venerdì 29 Marzo 2024

Il soccorso in acqua come sport cinofilo

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Parlare di lavoro o soccorso in acqua in Italia vuol dire parlare di un mondo diviso, frastagliato, un po’ specchio di quello che è il nostro paese.
In Italia non esiste come in Francia o in Svizzera un ente o una federazione che riunisca i gruppi di lavoro, ognuno fa per se.
La legge prevede che per accedere sull’arenile il conduttore debba essere in possesso di un brevetto di assistente ai bagnanti (almeno quello!) rilasciato dalla FIN (Federazione Italiana Nuoto) oppure dall’ SNS (Società Nazionale Salvamento).
Il cane deve aver superato un esame organizzato da un gruppo, un club, un’associazione riconosciuta da un ministero. In Italia esistono tra gli altri brevetti operativi dell’ANPAS, dell’ANUCSA, dell’UCIS della Salvamento e da poco dell’ENCI. Ma  qui viene il bello.
Alcuni gruppi di protezione civile o gruppi dell’ANPAS sono riconosciuti solo a livello regionale, per cui un brevetto riconosciuto in Umbria, non vale in Lombardia (ho scelto volutamente due regioni senza mare, così nessuno si sente tirato in causa…).

Ci sono dei gruppi, poi, che hanno dei brevetti riconosciuti direttamente dalla Capitaneria di porto, che è competente per ciò che riguarda l’accesso dei cani sull’arenile.
Ma anche qui qualcosa non torna… esiste un dispaccio di cui noi siamo in possesso, datato 11-09-2001, in cui il Comando generale delle capitanerie di porto dichiara senza ombra di dubbio che non è nelle loro competenze rilasciare brevetti di salvataggio.
Allora si è cercato di far sedere intorno ad un tavolo tutti coloro che in un modo o in un altro fanno parte di questo mondo. Solo che le poltrone in cui questi Signori si sono accomodati devono essere di un gran comodo, visto che sono dieci (10) anni che fanno tavoli e riunioni ma non si sono ancora accordati…

Nel mentre, cosa ha fatto l’ENCI?
Per vari anni poco o nulla, insomma si sa, sono molto impegnati… poi hanno deciso di prendere in pugno la situazione.
Hanno annullato tutti i brevetti e ne hanno istituito uno per tutti?  No, non lo hanno fatto.
Sono riusciti a mettere tutti d’accordo? Per i miracoli si stanno attrezzando.
Semplicemente hanno istituito un loro brevetto, con 10 prove (la media in tutta Europa è 4) tutte da eseguire in un giorno: e si sono accodati agli altri gruppi.
Essendo anche l’Enci dipendente da un ministero,  il brevetto operativo è servito.

Ricapitolando:  per andare in spiaggia bisogna che siate bagnini. Bisogna che troviate un gruppo una scuola o un’ associazione che rilasci i brevetti riconosciuti da un ministero.
Fatto questo, bisogna che avvertiate la Capitaneria di porto di competenza della vostra disponibilità a pattugliare una spiaggia.
Bisogna che avvisiate il bagnino della vostra presenza in spiaggia ma, badate bene, né la Capitaneria né il bagnino hanno l’obbligo di farvi accedere alla spiaggia con il cane (alcune associazioni hanno aggirato questo “ostacolo” accordandosi direttamente con i Comuni per la sorveglianza di spiagge libere).
Finalmente riuscite ad accedere alla spiaggia e ad iniziare una bella giornata al mare con il vostro cane tra onde e tuffi….
No. Non proprio.
Il cane deve stare all’ombra buono e tranquillo senza disturbare, ogni due ore lo accompagnate fuori dallo stabilimento a fare i bisogni e nel caso un bagnante fosse in difficoltà siete subalterni al bagnino, che deciderà come intervenire. Insomma, il cane è parificato ad un salvagente, ad un remo ad un pattino.
Ah dimenticavo: se mentre un bagnante è in difficoltà voi siete a bere un caffè dopo 10 ore di sorveglianza, siete passibili di omissione di soccorso.

Esistono in Italia anche gruppi che si occupano di lavoro in acqua in un’altra maniera.
Ragionando sul fatto che i soccorritori sono dei professionisti preparati ed allenati, e anche sul fatto che forse pretendere di mettere un imbrago al vostro cane una volta alla settimana e portarlo in spiaggia a fare il super eroe non sia una cosa corretta e sana anche per l’animale, qualcuno ha iniziato a pensare al lavoro in acqua come ad uno sport cinofilo vero e proprio.
In Italia (tutti i gruppi tranne l’ENCI)) ed in Europa (tutte le federazioni) hanno suddiviso i loro brevetti di lavoro in vari gradi: solitamente dal primo (il più facile, una sorta di prova di acquaticità) al quarto (in quasi tutti i paesi prova operativa) per dare la possibilità al cane di “crescere” gradatamente, trovando in ogni grado degli esercizi più complessi rispetto al grado precedente.
In tutti i gradi vi è una prova di nuoto, che nei quarti gradi arriva fino a 45 minuti, una prova di lavoro a terra ed una serie di esercizi che prevedono solitamente che il cane si spinga fino a 50 metri da riva.
Si è iniziato a ragionare guardando al cane non più come ad un super-eroe ma come fosse un atleta, un atleta da preparare con il tempo e con il lavoro di allenamento per delle prove sportive.
Si è iniziato a suddividere gli allenamenti in fisici e tecnici, dove nella parte fisica si allena il cane con corse, potenziamento muscolare e nuoto di fondo, ed una parte tecnica che comprende l’apprendimento del lavoro a terra e l’insegnamento degli esercizi in acqua.

Se poi andiamo nello specifico, nelle prove operative la cosa importante è che alla fine si porti a riva il figurante che è in difficoltà.
Nel lavoro sportivo invece è il dettaglio che fa la differenza. E’ importante la posizione del cane in partenza ed alla fine dell’esercizio; vengono assegnate delle penalità nel caso il conduttore utilizzi un doppio comando; vi è penalità se qualcuno alza la voce nel dare ordini (scusi sig. Guru, indicazioni), insomma una serie di cose che “obbligano” il conduttore a passare molto tempo con il proprio cane per affinare gli esercizi.
Questo lavoro è  faticoso, ma molto appassionante e divertente; ed è molto bello pianificare la preparazione di una gara e veder migliorare giorno per giorno il lavoro del cane.
Poi capita di andare in gara e di non azzeccare niente, per carità: ma il bello è tutto quello che c’è prima.
E quando arriva l’inverno e non possiamo più andare al lago o al mare a lavorare in acqua?
Niente paura, ci si diverte al campo a  preparare il cane per il lavoro a terra, condotte con e senza guinzaglio, apporti, riporti, terra-resta ci sono un sacco di esercizi su cui lavorare.
Purtroppo in Italia, al momento, sono molto poche le occasioni che si hanno di disputare gare sportive: quasi tutti i brevetti, come già detto, sono improntati all’operatività.
Un altro limite (assurdo) italiano è che ai brevetti possono accederete solo Terranova, Labrador e Golden, anche se ci sono dei gruppi che stanno aprendo ad altre razze.

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10 Commenti

  1. Vito,cercherò di sopravvivere anche se non condividi le mie idee, parlare con me di cassa è dimostrare di non conoscermi e per la chiesa domani ho un pò da fare… vedo di andarci lunedi.

  2. caro claudio non condivido le tue idee, oggi ho conosciuto a santa maria di leuca il sig. Antinori, e la sua e’ una passione umana non fatta di cassa e scienza, ma di coscienza, si vada a confessare domani nella piu’ grande chiesa d’italia.

  3. Ciao Alessandro grazie per i complimenti ma forse, ma non hai letto bene l’articolo.
    Scrivo:”Ma anche qui qualcosa non torna… esiste un dispaccio di cui noi siamo in possesso, datato 11-09-2001, in cui il Comando generale delle capitanerie di porto dichiara senza ombra di dubbio che non è nelle loro competenze rilasciare brevetti di salvataggio.”
    Questo dispaccio lo abbiamo ricevuto io ed altre 3 associazioni.
    Ti dirò di più. Da quando sono i Comuni ad emettere ordinanze, cani e porci hanno accesso alle spiagge in veste di “cane-bagnino” soltanto perchè l’amico assessore o l’amico sindalo rilascia facili permessi. Non ti dico di chi “inventa” salvataggi (ne ho almeno 4 casi con tanto di testimoni) pur di apparire su giornali o TV o di chi dopo aver “inventato” un soccorso và in Comune a batter cassa.
    Non esiste di fare in professionista del soccorso mezza giornata la settimana. Ma questa è una mia idea.
    Ciao e grazie per la precisazione.

  4. Ciao Claudio e complimenti per l’articolo molto ben strutturato ed accurato. Voevo fare solamente una piccola correzione: permettere l’accesso ai cani da soccorso alle spigge non è più di competenza delle Capitanerie di Porto, ma dei singoli comuni che di anno in anno emettono le varie ordinanze balneari. In alcune ordinanze scrivono che hanno libero accesso i cani da salvataggio muniti di brevetto, in altre il libero accesso lo si concede previa verifica dei brevetti. La Capitaneria aveva competenza fino a poco dopo il 2000, poi è passato tutto in mano ai singoli comuni, essendo la spiaggia un “bene” demaniale.

  5. penso che come si evince da quanto scritto fino ad ora, ed i punti sul quale concordo sono:
    – occorre tutelare la vita umana e la salute del cane;
    – il binomio cane conduttore che desidera svolgere questo servizio deve essere atleticamente e tecnicamente preparato;
    -è fondamentale una linea guida a livello nazionale;
    fatta questa premessa nel rispetto delle normative vigenti,ritengo che si debba considerare che nel caso del soccorso nautico il cane è un valido ausilio in varie situazioni(se ben preparato). bisogna spiegare alle amministrazioni ed i nostri aspiranti volontari, che un conto è farsi il bagno con il cane, l’altro è svolgere un servizio a tutela della persona umana con il cane. il resto nel tempo, con il nostro impegno quotidiano ci porterà ad unificare le prove in tutta italia.

  6. Figurati Claudio, è un piacere, purtroppo non mi va di rispondere qui per delucidarti su alcune cose “politiche”, altrimenti ripartirebbero mille discussioni.
    Vedi le linee giuda erano e sono uguali per tutta italia. Le modifiche che ogni regione poteva fare riguardavano ciò che dici tu. Probabilmente mi sono espresso male.
    Per il discorso ENCI, lasciamo perdere. Vero, ci sono giudici che da anni praticano soccorso e sono davvero competenti, ma tanti che al contrario non ne sanno proprio nulla.
    Senza togliere nulla all’enci, credo che se si parla di protezione civile e di soccorso, allora sarebbe bene che chi se ne debba occupare siano proprio chi sa cosa sia un reale intervento e non chi fa gare agonistiche o selezione delle razze, ecc ecc.
    Ma credimi non voglio fare alcuna polemica.
    Di parole se ne fanno abbastanza. Forse sarebbe meglio rimboccarsi di più le maniche e lavorare anzichè fare sempre polemiche.
    Credimi a quelle riunioni a roma, sono rimasto schifato da chi parlava per conto enci ed affini, sapevano solo parlare di politica e cercare di fare un peso di quantità….

  7. Ciao Giovanni, grazie del tuo commento che non trovo ne noioso e neanche critico. Se aiutano a capire meglio, tutti i commenti sono ben accetti, anzi penso che su molti punti la pensiamo nella stessa maniera anche se inizi scrivendo “…ma le cose non sono proprio così” e ad un certo punto scrivi “… tanto storto non è quello che dici”.
    Siamo d’accordo sul fatto che l’ENCI non ha voce in capitolo ed io volevo proprio sottolineare il fatto assurdo che un Ente Nazionale nato per occuparsi della cinofilia a 360° non abbia voce in capitolo sui cani da soccorso in acqua. Stessa idee di vedute sul fatto altrettanto “bizzarro” che più Ministeri si occupino invece della stessa materia (lo facessero per pensioni ed occupazione…)senza riuscire ad accordarsi.
    Sul fatto che tu sia al tavolo al dipartimento, con diritto di voto, ti fà onore perchè significa che sei competente e conosci la materia però Giovanni ad oggi, 11 Luglio 2011 ore 20.36 (NON PER COLPA TUA), non se ne è ancora arrivati ad una.
    La parte dove non concordo con te, pur rispettando il tuo pensiero, è quando dici “…ogni regione ha una storia e delle difficoltà o particolari a sé diverse tra loro. Di conseguenza, si era lasciata la possibilità alle regioni di poter “adeguare” queste linee alle loro realtà”.
    Qui non ti/vi seguo. Le linee guida dovrebbero essere salvaguardia della vita umana e rispetto per il cane. Non credo che salvare la vita a Lecco o a Genova sia diverso che farlo a Riccione o a Palermo. Se vuoi parlare di ambienti dove si opera differenti, và bene, concordo che un cane che opera al mare necessità di una preparazione tecnico-fisica differente da uno che opera su un lago piatto ma allora parliamo di diferenza di allenamento. Ma che dove “è più forte l’ucis” si segua un brevetto e dove è meno forte se ne segua un altro… mi puzza un pò di politica… ma ripeto, l’errore sta nel manico.
    Giovanni ti saluto sperando di strapparti un sorriso.
    Nella mia posta elettronica personale ho ricevuto alcune mail non carinissime di sedicenti associazioni di soccorso in acqua che mi puntualizavano il fatto che la loro associazione ha l’unico brevetto abilitato dal Comando delle Capitanerie di Porto.
    Buona serata e se hai delle novità e ti fa piacere farle sapere io sono qui (finchè Valeria non mi caccia).
    Claudio Cazzaniga.

    • salve scusate l’intrusione sono interessata x il mio che vorrei tanto poter fargli prendere il brevetto ma da che posso leggere non è permesso se non è un terranova un labrador o un golden.Ilmio è un terranova /golden con tutte le caratteristiche del terranova e non mi sembra giusto, come sopra leggevo dice che c’è qualche associazione che fa brevetti anche ad altre razze.Noi siamo di firenze se gentilmente mi potreste dire a chi posso rivolgermi? grazie mille

  8. Mi spiace dover essere noioso, ma le cose non sono proprio così.

    Innanzitutto l’ENCI non ha voce in capitolo in quando dipende dal ministero delle politiche agricole e forestali (o come si chiama), pertanto non dal ministero dell’interno e quindi non dal dipartimento di protezione civile (tantè che nel regolamento non figura da nessuna parte il logo della protezione civile).

    L’enci nel lontano 2006 ha varato un regolamento per esami operativi per loro, ma non operativi per la protezione civile (questo è un problema di fondo grande).

    Lo stesso anno ci sono state presso il dipartimento a Roma delle riunioni proprio per decidere l’evolversi delle abilitazioni delle unità cinofile nelle specializzazioni di : macerie, superficie, valanga e salvataggio in acqua.

    Alla fine di ciò, approvate le linee guida da seguire, all’unanimità , il dipartimento ha deciso che dovessero essere proprio le regioni ad aggravarsi di tali compiti (ecco svelato semplicemente il tuo dubbio sulla diversità tra regioni e regioni), formando dei coordinamenti cinofili , dei formatori, istruttori e verificatori, tutte figure all’interno del volontariato.

    Alcune regioni hanno scelto la strada dei giudici Enci (casualmente dove è forte la presenza dell’ucis), altre no, preferendo un coordinamento diverso.

    Quindi se stiamo a vedere, tanto storto non è quello che dici. Questa strada era stata scelta semplicemente perché a quelle riunioni si era presentato il problema che, anche se una unità cinofila deve avere una preparazione minima e professionale uguale, ogni regione ha una storia e delle difficoltà o particolari a sé diverse tra loro. Di conseguenza, si era lasciata la possibilità alle regioni di poter “adeguare” queste linee alle loro realtà.

    Dimenticavo…. A quelle riunioni ero presente in maniera attiva e con diritto di voto anche io.

    Non prendete per favore questo commento come una critica, mi premeva solo dire come è la verità.

    Al momento il dipartimento sta rivalutando queste indicazioni, ma alla fine, vige che è la regione a decidere cosa sia riconosciuto e cosa no come brevetti nel suo territorio.

    BOZZANO GIOVANNI Istruttore di cani da soccorso e catastrofe ligure

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