mercoledì 27 Marzo 2024

Quando non ci si capisce

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

Del cane noi diciamo: “E’ così intelligente! Gli manca solo la parola”.
Ma il cane, di noi, potrebbe pensare: “Sembrerebbe così intelligente! Peccato che cerchi di esprimersi solo con quegli strani vocalizzi che non riesco a capire”.
Perché noi umani siamo troppo abituati a utilizzare la parola come mezzo di comunicazione; e ne facciamo uso (e abuso) anche con chi, per ovvi motivi, non è in grado di comprenderci.
Il cane non parla italiano: sembrerebbe un’ovvietà, ma…

Quando allevavo pastori tedeschi, come fanno tutti gli allevatori, mi capitava di acquistare qualche soggetto nella sua terra d’origine: spesso erano cuccioli, ma in qualche (costosa!) occasione comprai anche cani adulti.
Bene; quando mi capitava di parlarne a persone non strettamente addette ai lavori, la domanda più frequente era sempre questa: “Ma lei sa il tedesco?
Perché ritenevano che non potessi comunicare col cane, se non parlandogli nella sua lingua!

In realtà l’obiezione non era del tutto campata in aria.
Un cane cresciuto in un determinato Paese conosce, ovviamente, alcuni ordini in quella lingua; e per qualche giorno, se vogliamo chiamare a noi un cane tedesco, sarà meglio dirgli “komm” piuttosto che “vieni qui”, perché il “vieni qui” non potrebbe capirlo.
Una volta instaurato un minimo di rapporto, però, la lingua diventa del tutto superflua, perché il cane comincia a leggere il nostro linguaggio del corpo molto più di quanto non ascolti le parole.
Il cane riesce a riconoscere alcuni vocaboli se noi li ripetiamo costantemente in abbinamento a determinate nostre azioni (andiamo? Pappa! Spostati!) o se glieli facciamo abbinare ad azioni sue (seduto, terra, vieni, abbaia!): ma non è mai veramente sicuro di ciò che sta ascoltando e si fida molto di più di quello che vede.
Per chiarire questo concetto ai miei allievi, quando tenevo corsi cinofili, usavo mettermi di fronte al mio cane e dargli una serie di ordini più o meno così: “Crauti! Iiiiiiinsalata…wurstel! Alka seltzer!”
E il cane, in sequenza, si metteva seduto, a terra, di nuovo seduto e mi dava la zampa. Poi, per dimostrare che il cane non era stato addestrato ad obbedire a questi “ordini”, chiedevo agli stessi allievi di dirmi loro stessi alcune parole: uno mi chiese di far sedere il cane dicendogli “ornitorinco”!
Ripetei questo giochetto per molti anni, anche con cani diversi… e in totale credo che non ci furono più di cinque o sei errori.
Se avete un buon rapporto con il vostro cane, provate anche voi: basta che pensiate l’ordine giusto mentre pronunciate parole inventate e vedrete che la cosa funzionerà, perché il cane, quando sente una parola sconosciuta, la ignora e cerca ugualmente di intuire ugualmente i nostri desideri basandosi su ciò che trasmettono la posizione del nostro corpo, i gesti, perfino gli sguardi.

Il cane ci “legge” dalla testa ai piedi e questo gli permette di capire ciò che gli chiediamo… ma solo se stiamo parlando di un singolo ordine, come un “seduto”.
Purtroppo a noi capita spesso di sopravvalutare questa sua intelligenza intuitiva e di cominciare a pensare che il cane sia in grado di seguire una conversazione, o che possieda un dizionario dei sinonimi e contrari.
L’allieva di un mio corso, un giorno, se ne uscì urlacchiando al proprio dobermann: “Ma vuoi smetterla di sederti storto? Lo vuoi capire che così ci tolgono punti?”
Da fuori campo io commentai, scuotendo la testa e sospirando: “Macché, mi sa che non lo voglia proprio capire. Forse non ha letto bene il regolamento di gara: stasera glielo metta sul comodino nella cuccia”.
La signora si voltò a guardarmi sorpresa: restò a bocca aperta per un secondo… e poi, realizzando quello che aveva detto, fu presa da un attacco di ridarella così esplosivo e incontenibile che dovetti sospendere la lezione per ko tecnico.

Perché in fondo noi lo sappiamo, che il cane non conosce la nostra lingua: ma ce ne dimentichiamo continuamente e incappiamo in grossolani errori di comunicazione.
Attenzione: confesso di essere la prima a cascarci!
Un giorno ho detto, testualmente, alla mia Snow sdraiata in mezzo al corridoio: “Non puoi andare sul tuo divano, invece di stare in mezzo ai piedi?”
Il che, per lei, è stato comprensibile come se qualcuno avesse detto a me: “Thsjakahsk yaèakdal fjshakm, gdjsjalkn buojjh hab?”
Solo che io, se qualcuno mi avesse rivolto una frase simile, avrei risposto: “EEEEH?”
Invece lei si è spostata.
E’ questo che ci frega, molto spesso: il fatto che il cane, “leggendoci”, sembri capire anche quello che non è oggettivamente in grado di capire.
In realtà, quello che lei ha percepito è stato solo il mio disappunto: che non ha certo dedotto dalle mie parole, ma dal linguaggio del mio corpo.
A differenza di quando facevo i miei piccoli show al campo di addestramento, stavolta io non so “come” ho usato questo linguaggio; anzi, non sono neppure cosciente di averlo usato, perché la cosa non era “pensata” ed è stata assolutamente spontanea.
Ma lei mi ha “letto” , ha capito che non ero contenta di “qualcosa” (senza ovviamente sapere cosa)… dopodiché, giusto per evitare possibili conseguenze sgradevoli della mia scontentezza, ha fatto la cosa più logica: si è allontanata, ovvero si è tolta dai piedi proprio come volevo io.
Solo che questo è un classico esempio di risultato corretto ottenuto in modo scorretto.
Quello che ho fatto in realtà è stato solo di inquietare la mia cagna, facendole pensare che ce l’avevo con lei e inducendola ad allontanarsi da me; in tutto questo non c’è niente di buono.
Per carità, la Snow non ha certamente subito un drammatico trauma psichico (siamo state insieme per quasi diciotto anni e sapeva benissimo che di me c’è poco da aver paura…): però si è spostata perché pensava di aver fatto qualcosa di sbagliato, quindi si è sentita in colpa senza neppure sapere perché.
Se invece di blaterare una frase incomprensibile in tono seccato io le avessi detto in tono neutro “vai a cuccia” (ordine che conosceva e che capiva benissimo), avrei ottenuto lo stesso risultato; ma lei si sarebbe spostata con l’aria soddisfatta di chi sa di fare una cosa gradita al suo umano, e non con l’aria mogia di chi è stato beccato in fallo.
C’è un abisso di differenza, non vi pare?
A me, sicuramente, pare: però di questi errori ne commetto (spesso) anch’io, L’ho voluto confessare solo perché sappiate che vi capisco benissimo.

Anche se cinofila fino all’osso, sono umana: e come umana tendo a comunicare blaterando, perché noi bipedi siamo troppo abituati a farlo.
Però, con i miei cani, io blatero solo quando non penso a quello che faccio: mentre la stragrande maggioranza dei proprietari di cani tende ad usare la parola sempre e comunque, mettendola al di sopra di qualsiasi altra forma espressiva. E questo non funziona, perché il cane invece capisce “solo” le altre forme espressive: quelle che noi usiamo senza sapere di usarle.
In compenso, quando le usiamo consapevolmente, lo facciamo spesso a sproposito.
Esempio classico, quello del cane aggressivo verso gli altri cani (o verso le persone).
Nel corso della mia vita cinofila ho incontrato centinaia di cani che presentavano questo problema e che erano stati trattati TUTTI nello stesso identico modo.

 

Conversazione-tipo con il proprietario:

D: Quando ha cominciato a fare così?
R: Be’, è ormai da qualche mese… (e a volte: “ormai sarà un annetto…”. Perché non si va mai a chiedere consiglio la prima volta che il cane manifesta un problema: si aspetta sempre che sia ben radicato, altrimenti non c’è gusto! Ndr).
D: Lei come ha reagito, quando il cane ha manifestato per la prima volta ostilità verso un suo simile?
R: Ho cercato di calmarlo, accarezzandolo e dicendogli “buono, sta’ buono”.
D: E ha funzionato?
R: (faccina triste): “No”.
D: E allora cos’ha fatto?
R: Allora ho cominciato a sgridarlo, a urlargli “piantala!”, “basta!”…cose così.
D: E ha funzionato?
R: (faccina disperata): “No! Non funziona niente… non so più cosa fare! Ultimamente l’ho anche picchiato, ma non c’è niente da fare: va sempre peggio!

Qualcuno di voi, per caso, si riconosce?
Rispondete pure tranquilli, tanto non vi sento… ma dopo aver risposto provate un po’ a mettervi nei panni del cane, in un caso come questo.
Perché, dal punto di vista umano, tutto il meccanismo sembra avere una sua logica: il mio cane dimostra ostilità verso un altro essere vivente (cane o persona che sia) ed io cerco di tenerlo calmo accarezzandolo.
Siccome non sortisco il risultato sperato, mi incavolo e mi preoccupo – specialmente se l’aggressività è rivolta alle persone e ancor più se è rivolta ai bambini – quindi urlo per manifestargli il mio disappunto; siccome la situazione non cambia ancora, perdo le staffe e alzo le mani.

Ma adesso facciamoci crescere quattro zampe e una coda immaginari, e cerchiamo di entrare per un attimo nella sua mente.
Tradotta dal canese, la sequenza dei suoi pensieri sarebbe più o meno questa:
a) “Quello là (persona, cane, gatto o bambino che sia, non ha importanza) ha una faccia che non mi piace; mi sorge il dubbio che possa rappresentare un pericolo per me o per il mio umano. Ora lo avverto che non deve avvicinarsi”.
A questo punto, di solito, il cane ringhia, oppure si limita ad assumere una posizione di sfida; ma l’”avversario” continua ad avanzare. O perché è un umano che non ha capito l’avvertimento, o perché è un cane che l’avrebbe pure capito… ma siccome è tenuto al guinzaglio da un umano che continua a trainarlo, non ha molta scelta.
Il nostro cane, non avendo ottenuto risultati con il primo avvertimento, decide di farsi sentire meglio: quindi abbaia aggressivamente.
Allora il padrone lo accarezza “per calmarlo”… e lui pensa:
b) “Ah, visto che facevo bene a far casino? Il mio umano è contento, mi premia accarezzandomi, sto facendo proprio la cosa giusta! Bene, facciamola più forte”.
Il cane si scalda sempre di più, il padrone va in panico e comincia a strepitare.
E il cane pensa:
c) “Mannaggia, il nemico non desiste e continua a venire avanti. Per fortuna il mio umano mi aiuta: sta abbaiando anche lui! Dai, facciamo più rumore che possiamo: in due forse lo mettiamo in fuga. E se non ci riusciamo, prepariamoci a lottare!”
Il cane, a questo punto, sembra una belva scatenata: ha l’adrenalina a mille e in questo stato, ovviamente, non è nelle condizioni migliori per ascoltare qualsivoglia comando.
Il padrone, beatamente ignaro di averlo portato a questi livelli di eccitazione con il proprio comportamento, passa alle misure drastiche e gli molla una sberla. Ma il cane, a cui non passa neppure per la mente di essere stato picchiato dal suo umano (convinto com’è che stiano combattendo uniti contro il nemico), pensa:
d) “Ahio! Ho sentito una botta! Lo sapevo che quello lì era pericoloso: se mi arriva vicino, sento dolore. Per fortuna sembra che adesso si sta allontanando… ma la prossima volta sarà meglio che cominciamo molto prima a far casino, l’umano ed io; così, forse, lo spaventiamo da lontano. E se ci arriva a tiro, meglio morderlo prima che riesca a farmi di nuovo male!”

Ovviamente l’esempio è un po’ semplicistico; ma all’incirca le cose funzionano così, anche se spesso occorrono settimane perché si compia tutto il ciclo che io ho descritto consecutivamente.
Spesso il proprietario insiste molto a lungo con quelle carezze che rappresentano la molla scatenante del problema, perché dal punto di vista canino significano piena approvazione del comportamento sgradito.
Perché l’umano fa una cosa così sciocca, rinforzando (e cioè premiando) l’atteggiamento che vorrebbe spegnere?
Semplice: perché è umano. E quindi tende ad antropomorfizzare tutto ciò che lo circonda.
Un bambino furioso, se lo accarezzi, si calma.
Lui stesso, quand’era bambino, veniva calmato così. Quindi trova assolutamente naturale agire in base ai suoi retaggi emotivi e culturali, anziché soffermarsi un attimo a pensare che il cane non è un uomo e che i suoi processi mentali sono diversi dai nostri.
I bambini maltrattati spesso diventano a loro volta maltrattatori; i bambini accarezzati a scopo calmante spesso diventano accarezzatori e, in questo modo, inconsapevoli scatenatori di aggressività canina.

Attenzione: non è una barzelletta, anche se ho cercato di usare un tono scherzoso. E’ una tragedia.
E lo è perché alcuni di questi cani, a lungo andare, diventano morsicatori e mandano gente all’ospedale. Oppure vengono soppressi.
E tutto questo solo perché non c‘eravamo capiti.
Ovviamente non tutti i problemi di comunicazione con i nostri cani finiscono in tragedia: ci mancherebbe.
Però il non capirsi è alla base del 99,9% delle tragedie e anche dei semplici episodi sgradevoli, anche se non gravi.
Il non capirsi è alla base di tutto ciò che di sbagliato, assurdo e ridicolo è stato fatto in materia di “cani pericolosi”.
Il non capirsi, insomma, comporta sempre un disagio, che può andare dalla semplice (si fa per dire) disobbedienza alla compilation completa dei problemi di leadership con tutti i loro effetti secondari, nessuno dei quali è mai piacevole.
Infine, per chi col cane lavora o fa sport, la differenza tra capirsi e non capirsi può equivalere a quella tra divertirsi un sacco, vincere e/o sentirsi gratificati e la depressione totale, con voglia di mollare tutto incorporata.

E allora…cerchiamo di capirci!

Brano tratto da “Guarda cosa ti dico – Il novissimo dizionario italiano-canerse e canese-italiano” , di Vittoria Peyrani e Valeria Rossi, di prossima ri-pubblicazione.

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35 Commenti

  1. Non so se sia completamente pertinente pero’ lo racconto. Al campo con Balrog utilizziamo parole precise per fargli eseguire degli ordini; per esempio “quieto” viene utilizzato come un “fermo”, “non ti muovere” per farlo rimanere seduto, sdraiato o in piedi nel posto dove si trova. E ovviamente lui non puo capire che la stessa parola usata tra umani assume piuttosto il significato di “tranquillo”; con grandi equivoci quando mia moglie umanizzandolo un po troppo gli ordina “quieto” per farlo smettere di abbaiare. E lui esegue l’ ordine, continuando ad abbaiare senza muoversi da dove si trova, dovendo io intervenire tutte le volte (lei fa questo sbaglio spessissimo) per dire a mia moglie che non deve usare quella parola per farlo calmare. Visto che Balrog non ha la minima idea del fatto che “quieto” abbia altri significati oltre a quello che gli diamo al campo.

  2. Scenario alternativo (successo stamattina). È il cane che parla.

    “Sta arrivando un grosso maschio arrogante, sento l’odore. Accidenti è il cagnaccio grigio del panettiere. Il mio amico Argo lo odia. Argo è grande, io non ho nemmeno un anno: ho visto bene una volta che se non lo tenevano lo avrebbe aggredito: io l’ho aiutato ad abbaiare. In due si abbaia meglio. Di Argo mi fido e i nemici dei miei amici sono miei nemici. Per cominciare ringhio. La mami mi accorcia il guinzaglio: brava mami, stammi vicino che ti difendo io. Dove non arrivi tu arrivo io. E, con rispetto parlando, tu non devi essere un granché a litigare coi cani. Non ti stai neanche agitando, non urli, non fai niente… non ti stai rendendo conto… Eccolo lì, lo sapevo che era il cagnaccio grigio.
    Adesso gli faccio una scenata. Ma cosa fai mami? Mi butti i pezzi di wurstel per terra? Ma ti sembra il momento di mangiare? Ma come “seduto”? Non vali niente come cane, l’ho sempre saputo. Non si può litigare da seduti. Adesso gli andiamo addosso, dai mami, che ci andiamo, dai forza! Accidenti, quanto sei imbranata! Invece che correre insieme a me hai perso l’equilibrio e mi hai pestato un piede. CAIN. Ecco, hai visto? Mi sono distratto un attimo e quello è passato. Chisennefrega dei wurstel. Sono troppo arrabbiato. Puoi mangiarli tu, se vuoi”

  3. … è assolutamente vero. Non esiste un vocabolario uomo-cane universale! Ogni cane è a sè, e per fortuna che è così… l’individualità di ogni cane è una dote speciale. Da sempre sono interessata al comportamento animale, e grazie alle mie due compagne di vita, sto capendo sempre di più… grazie mille per la risposta.

  4. “distrarre … ignorare .. rimproverare” .. siamo “impregnati” cuturalment di negatività nei confronti della relazione con il cane : Per riconvertire un atteggiamento aggressivo nei confronti di un simile o di altri animali va fatto un percorso del quale poi il cmportamento da tenere davanti allo stimolo è solo la punta dell’iceberg .

  5. Laura, dipende! Dal cane, dalla situazione, dal background…certo che “non viene spiegato” come farsi capire, perché un cane-esempio è solo uno dei millemila cani che possiamo trovarci di fronte, ognuno con la sua personalità, il suo modo di vedere le cose, la sua sensibilità eccetera eccetera. C’è quello che si può ignorare e quello che va sgridato, c’è quello che non ha semplicemente capito e quello che ti prende per i fondelli sapendo di farlo.
    E’ impossibile fornire “ricette facili” per ogni comportamento canino: bisogna esaminare ogni caso a sé, cercare le soluzioni, magari sbagliando e tentando un’altra strada. Quello che dobbiamo riuscire a fare è “comunicare” in modo efficace: ma il “cosa” comunicare – quando si tratta di cani con problemi di comportamento – è un discorso individuale e non generalizzabile.

  6. … e quindi come ci si comporta con un cane che reagisce come nell’articolo?… alla fine non viene spiegato! Lo si distrae? Lo si ignora? lo si rimprovera?… che si fa?

  7. Antonio per fare una analisi professionale attendibile bsgnerebbe avere più dati e osservare possibilmente il comportamento descritto . Ma stando a qanto scrivi sembrerebbe che il tuo maschio sia stato “promosso” gerarchicamente dall’arrivo di una “suddita” ( uso termini “estremi” per semplificare il discorso che non si può certo esaurire in poiche righe ) . Il maschio nel cui branco entra una femmina si sente , se dominante , in dovere di “difendere” la famiglia e comunicare a tutti il nuovo status . La dominanza , anche se ha cambiato forma , probabilmente c’è sempre stata ( donìminanzaa non vuol dire aggressività ) solo che era inserita “dolcemente” nel vostro rapporto . il nuovo membro del gruppo ha destabilizzato gli equilibri . Questa è solo una ipotesi che si basa sulle poche righe che hai scritto , per avere un quadro completo avrei bisogno di molti altri dati . Spero di esserti stata di aiuto , se hai bisogno puoi scrivermi , faccio cosulenza gratuita online . Ma ricorda che poi la presenza di un professionista che ti aiuti a risolvere il problema può essere fondamentale . il mio indirizzo è reginadeicani@gmail.com

  8. Ho letto con piacere l’articolo e tutti i commenti.
    Solo un pelino di delusione alla fine però! 🙂
    Ho un problema col mio cane simile a quello descritto ad esempio.
    In pratica nonostante abbia in passato socializzato con successo sia in ambito intraspecifico che interspescifico ora dimostra insofferenza nei confronti dei suoi simili. Ovviamente ne le conferme ne le sgridate hanno sortito effetto e mi chiedevo come poter affrontare la situazione…
    Aggiungo che il problema sembra essere iniziato con l’arrivo in casa di una femmina. Fermo restando che questa sua insofferenza si manifesta durante una passeggiata al guinzaglio anche se la femmina non è con noi.

  9. La comprensione del NON VERBALE è il primo canale anche per gli animali verbali , come l’uomo . il 90% della popolazione umana comunica attraverso il non verbale quasi esclusivamente , e SIAMO ANIMALI VERBALI . L eprsone neurodiverse ( autistiche ) invece no , ma sono la minoranza numeria ed hanno un sistema nervoso iperspecializzato che fa eccezione e non è rparagonabile a nessun altro . Esclusa quindi questa condizione per tuti ( T U T T I ) gli altri animali il no nverbale ha priorità comunicativa . Anche le persone ( nell aproporzione speigata sopra ) capiscono che un “CHE BELLO VEDERTI !” detto con sopraccifglia aggrottate e labbra che scoprono i canini significa il contrario ! Se noi pretendiamo che il cane impari un linguaggio ( il verbale umano ) senza insegnarlo o usarlo correttamente allora pretendiamo l’assurdo esattamente come lo sarebbe per un bambino o un adulto umano .

  10. Strano che nessuno abbia ancora parlato di Energia. Parola inflazionata e troppo di moda, cosa che di solito ne svilisce il significato.
    Se devo aprire un canale di comunicazione tra me e il mio cane, quando arriva il cucciolo sarà bene che lo abitui a una parola, un comando, un’azione, una risposta. Su queste basi poi costruisco il rapporto solido. Potrò anche giocarmela sulle sfumature: non è importante solo ciò che dico, ma anche come lo dico. Il tono della voce, il volume, la mimica facciale e la postura accompagneranno le mie parole.
    Il canale di comunicazione si costruisce da una serie di atti sequenziali che, a seconda della loro incisività e coerenza, potranno essere efficaci o meno. Il canale è ovviamente bidirezionale. Il cane ci manda a sua volta dei messaggi e se io saprò interpretare il comportamento del mio cane, saprò interagire meglio con lui.
    Il cane (e i miei non fanno eccezione) ci mette poco a capire chi gli sta di fronte, cosa vuole e se è il caso o meno di prestare ascolto, obbedire, disinteressarsi o aggredire.
    E’ la nostra Energia, quella che trasmettiamo dall’insieme delle nostre azioni, che il cane sa leggere e lì non possiamo mentire.

    • energia? fa trendy parlare di energia? sebbene le cose dette mi paiono corrette, mi pare un po’ forzato infilarci a forza il discorso come energia… boh…

      • Il nostro educatore invece ne parlaspesso. Energia o Magnetismo la chiama. Ed è lo stesso principio per cui un ordine dato con la voce di gola non viene ascoltato ed uno dato con voce di petto, di diaframmma invece sì :).

        (NB non ho un educatore new generation, ha fatto l’educatore 30 anni in guardia di finanza ed era responsabile del centro di Castiglion del Lago ^^). Lui ha davvero un modo stupendo di rapportarsi coi cani ed è anche per la calma che emana (e no, non mi tirate in ballo la “calma assertiva” di Millan perché Millan non sa nemmeno che tipo di concetto è la “Calma Assertiva”!!)

        • Qualcuno ha mai sentito parlare della legge di attrazione? Ai cani si applica alla p e r f e z i o n e ! Stai sempre attento quando é cucciolo ad ogni cosa che mangia nell’erba? Ci dovrai stare attento a vita.
          Di converso, vuoi che un cane si comporti in un certo modo? Lo tratti come se già ci si comportasse.
          Chi la conosce questa legge, o chi se ne informerà e tratterà cosí i suoi cani (ho solo fatto due esempi) mi ringrazierà, ne sono sicuro 🙂

          • Non é che prendi un cane dal canile elo stesso giorno pretendi che ti segua come é successo e finito male in piú casi che ho visto…
            Per quanto riguarda il fargli mangiare di tutto se é questo, perlustri l’area prima di mettere il cucciolo e lo controlli casomai ti scappasse qualcosa nel perlustro. Ho seguito tanti ciccioli e rispettivi padroncini: quelli che da sempre gli levavano tutto di bocca salvo il cibo che gli davano … Un boxer adulto trattato cosí ha mangiato mezzo pacchetto di sig arete perso, per dire… Comunque se il tuo pensierio é: oddio xhissà cosa mangia, é tutto pericoloso, questo tuo pensiero rimarrà anche quando il cane cresve, ed avrà una sua ragion d’essere.
            Sempre im base alla regola d’attrazione usata in negativo: i maschi con maschi si attaccano! Cuccioli normalissimo trattati cosí ho visto e siventano… Oppure… Non lo lascio xhe se no scappa…
            L’opposto, cioé sfruttare a proprio vantaggio quella regolapuò per esempio easere chi prende un cane secondo il padrone con certi problemi, se ne.fotte, lo tratta xome se non li avesse e infatti… Non li ha

  11. beh no .. stavolta non sono per nulla d’accordo . Lavoro con c ani che interagiscono con persone dalla motricità ed espressività diversa , a volte del tutto compromessa , insegnare l’italiano in certi casi è l’unico canale per comunicare . i cani capiscono la lingua verbale ( se servisse è stato dimostrato che capiscono 200 parole diverse almeno e deducono il possibile significato di parole nuove ) Le parole arrivano e arrivano bene e la lingua , per i cani abituati al verbale , è un problema . Ho lavorato cob un mio can in USA ed era disorientata dall’inglese . All’arrivo a fiumicino al ritorno si è semplicemente ILLUMINATA al complimento in italiano di una guardia doganale .
    Certo che , se la lingua è insegnata male l’apprendimento no arriva . Ma questo vale per tutti no solo per i cani , se io ad esmepio uso la parola “mela” per indicare mele , forchette e cazzotti sarà impossibile capirmi . Al contempo se parlo inmodo incomprensibile sarà automatico ( sia per i cani ch eper lgi umani ) agganciarsi al non verbale per cercare di capire il messaggio .

    • sono molte di più le parole, oltre alle frasi complete 🙂 mi viene in mente lo studio di “rico”, cane che oltre ad un numero consistente di parole e frasi, ha imparato a discriminare e riconoscere nomi di 200 oggetti diversi 🙂 e tanto che sono in tema … centra poco (o forse no, perchè sempre di comunicazione si tratta), c’è uno studio condotto dall’università di lipsia su un pastore belga al quale è stato insegnato ad esprimere dei suoi bisogni attraverso un oggetto. esempio: ho sete prende la palla, voglio uscire prende un riportello, ho fame prende un pupazzo… un giorno spontaneamente ha iniziato a prendere la custodia di un rullino fotografico per dire “NON CE LA FACCIO”. i ricercatori hanno iniziato a chiedergli cose impossibili, tipo prendere qualcosa da un ripiano troppo alto per lui, ed ogni volta il cane mostrava il contenitore del rullino… bene. è da 1 anno che sto cercando questo studio 🙂 qualcuno mi può aiutare? 🙂

    • nessuno ha detto che non capiscono le parole, ma solo che spesso capiscono più dall’atteggiamento che da quel che diciamo. se tu ti metti davanti alla porta sulla soglia e chiami il cane in casa questo ti guarderà perplesso prechè a voce dici una cosa (e la capsice benissimo) ma col corpo ne dici un’altra. ma funaiona così anche per noi eh. se io faccio un complimento con un certo tono è credibile se ne uno un altro no… non so se rendo.poi non capiscono le frasi di senso compiuto. capsicono palla pappa bere cuccia andiamo ecc ecc ma se dici prendi la palla o palla e basta è la stessa cosa. associano un significato ad una parola ma non riescono a coniugare verbi ecc ecc. l’articolo voleva appunto dire che invece spesso l’umano ci parla col cane come se parlasse con un umano e il cane non ci capsice un accidente se no per il gestuale e per il tono che si usa.l’esempio del seduto sostituito da ciabatta per dire, era, pens di dire seduto e di un’altra cosa. sicuramente mentre lo dici metterai in atto col corpo anche altri indizi che il cane, non capendo cosa vuoi dicendo ciabatta, andrà cercare intuendo che vuoi il seduto. ma se ti copri dietro un pannello e dici seduto, comando che conosce già, nessuno ha detto che non lo sa fare. con la lingua ovvio, se gli dici platz invece di terra all’inizio non lo capisce ma proprio come noi prima o poi ci arriva.e… sarebbe meglio no usare più comandi per la stessa cosa o più significati per lo stresso vocabolo ma non essendo cretini i cani si adeguano e bene o male a volte i arrivano lostesso aiutandosi appunto cll contesto e con il linguaggio corporeo che mettiamo in atto. ad es… la mia border conosce il “terra” ma scherzando a volte le dico sploff o splatt e per lei sono sinonimi…e fa il terra lostesso…

      • dipende anche molto dai cani… io ho avuto una bastardina che era orientatissima al linguaggio umano (forse agevolata dal fatto che aveva un udito sviluppatissimo e sentiva le cose “prima” anche degli altri cani”). Erano i tempi in cui era appena uscito il libro di Coren (quindi ormai parecchi anni fa) e io per mettere in pratica le cose che stavo leggendo ricordo che avevo fatto anche la prova di dire frasi con parole distore o somilgianti per vedere le reazioni del cane… Tipo, invece di dire “vuoi andare a fare un giro?”, “lupo fare maro miro?” (che era la frase tipo proposta nel libro… che forse non era quello di Coren, ma li stavo leggendo tutti). E contraiamente alle previsioni del libro, quando dicevo la frase distorta il cane mi guardava incredulo come per dire “ma… hai detto veramente… no… ripeti…intendi forse….”… c’era un’aria di attesa del tipo “non può essere, forse non ho capito bene”. Mentre ripetendo “andiamo a fare un giro”, sembrava che l’italia avesse vinto i mondiali (vedi perchè poi scrivono i decaloghi, perché i cani sono meglio delle mogli… o dei mariti :DD). Comunque, lei i suoni li sentiva belli chiari, e non un qualcosa di confuso da interpretare in base a ciò che vedeva. La parola “giro” aveva la “g” che non poteva essere sostituita da altra consoante… Con gli altri miei cani però il discorso della mimica e tutto il resto ci azzecca un po’ di piu’. Quelli che ho adesso sono molto attenti ai segnali del corpo e capita che a volte lo sguardo interrogativo del tipo “scusa, non ho capito bene” lo abbiano anche quando uso il linguaggio corretto, ma hanno bisogno di un qulcosa in piu’ che li faccia capire, “allora, vieni…. con movimento del corpo, invece di stare in piedi impalato”. Il mio primo collie poi era esasperatamente legato a ciò che vedeva… nel senso che bastava una finta di sopracciglio perché interpretasse una tua richiesta o ritenesse opportuno fare qualche cosa. A quell’epoca ero troppo piccolo per fare esperimenti e non ho nessuna documentazione, ma ripensando ai suoi comportamenti… penso che quel “qualcosa in piu'” di sbalorditivo che aveva rispetto alla media dei cani fosse piu’ che altro dovuto al fatto che leggeva le espressioni e captava ogni singolo movimento… col risultato che sembrava “aver capito” ancor prima che parlassi.

  12. Sono stata tra i fortunelli ad avere una copia della prima stampa del libro. Bellissimo, dalla prima all’ultima pagina… Molto interessanti i brani scritti da Vittoria ma con Valeria ci si piega sempre in due dalle risate… Attira la mia attenzione più dei Lindor Rossi… 😉

  13. eh… pure io che so logorroica con gli uamni, lo sono anche con i cani. LO SO che no capiscono ma è una valvola di sfogo mia los traparlarci. del resto se son coccole o sgridate lo capiscono dal tono che uso… e a volte li invello di insolenze non perchè capsicono cosa dico ma perchè capiscono il mio disappunto.poi tante cose inizio a insegnarle col gestuale che capiscono prima, e poi ci metto il sonoro associando comando a gestuale ma… difficile non essere verbosi con loro. siamo animali parlanti… pure troppo.

  14. con i cani dobbiamo utilizzare il linguaggio dei sordo muti.
    Ogni qualvolta devo insegnare qualcosa al mio cane ,l’aiuto sempre con il luring.Ma ci sono anche persone che insegnano comportamenti in shaping non partendo dal luring,perchè secondo loro dopo si perde molto piu tempo a far capire solo con i segnali verbali se si parte in luring.

      • il luring(adescamento) non è altro che un esca che teniamo in mano ,in questo caso un bocconcino .Se devo insegnare al cane un certo movimento,facciamo l’esempio piu semplice del terra,questo segue i movimenti della mano ,perchè ho un bocconcino.In questo caso “capisce” piu facilmente prima i segnali verbali.
        Mentre nello shaping(modellamento) si cerca di far ragionare il cane e si va a tentativi per arrivare ad un certo comportamento ,senza utilizzare segnali visivi che aiutano il cane .Ti posso fare un esempio:immagina un cane che deve imparare a ruotare solo il posteriore,tenendo le zampe anteriori su un target (una base).Utilizzando il luring aiuteremo il cane con le mani a fare dei movimenti ,mentre con lo shaping ,fare in modo che a piccoli passi(click e click) il cane arrivi al comportamento desiderato senza l’aiuto delle nostre mani

        • aaaaaaaaaaaaaaaah! si chiamano così ! uso entrambe le cose con i miei cani ma nn sapevo avessero un nome ‘speciale’ … ora me la tirerò usandoli !!!! 😀 😀

          • li chiamano cosi 🙂 chiamali come vuoi ,l’importante che hai capito! se no te lo scrivo in dialetto che fa piu effetto :))

          • vuol dire che non ti confronti con gli americani o gli inglesi 🙂
            ti sei limitata ad ascoltare solo gli italiani 🙂

  15. “Prossima” quanto la pubblicazione? Ne verrà dato annuncio sul sito?
    E’ vero che i cani capiscono più i gesti che le parole… ma il problema è: come farsi ubbidire quando sono lontani?
    Almeno “fermo” e “vieni” lo dovrebbero imparare a voce, credo…
    Quando sono in collina il cane a volte è abbastanza distante e mi rendo conto che non mi vede bene…

    Inoltre: quando gli facciamo le coccole (perché è calmo) o quando siamo contenti del suo comportamento, è sbagliato ugualmente usare tante parole? Sono certa che non le capisce, ma poiché noi abbiamo questo modo di esprimerci, io mi illudo che sentire la nostra voce soddisfatta o coccolosa contribuisca a fargli capire il mood del momento (difatti scodinzola)

    • Personalmente ho sempre usato una sola parola per ogni ordine da dare al cane, adesso sono passata ai gesti perchè è sordo e la cosa funziona, con le coccole ho sempre straparlato di cose mie col pelosetto, ma ho sempre avuto l’impressione che il suo interesse è per le coccole e non per i miei sproloqui….

    • Quanto prossima non lo so: penso per Natale (ma non sono sicura): e sì, ne darò annuncio perché è un libro a cui tengo veramente tanto, visto che ci abbiamo messo, in due, una cinquantina d’anni di esperienze cinofile…e mi sembra che ne sia uscito qualcosa di veramente carino 🙂
      Le parole di lode si possono usare, eccome: è verissimo che il cane capisca il mood! Però non si possono usare duemila parole diverse per chiedergli di fare una cosa, perché lo mandiamo solo in confusione.
      Per gli ordini da lontano, ci sono diversi metodi… però i pastori (che lavorano davvero MOLTO lontani dai cani) usano il fischietto e personalmente lo trovo un metodo eccellente.

  16. Sacrosanto!!!!!

    Ho iniziato a prepararmi all’arrivo del mio cucciolo due anni prima di prenderlo. Ed è stata una delle prime cose che ho imparato: NON CONFERMARE COMPORTAMENTI INDESIDERATI (comprese le paure).

    E concordo anche sul linguaggio non verbale, tanto che a volte facciamo intere serie di esercizi senza una parola, tanto per il seduto c’è un gesto, per il terra un altro (o addirittura un’occhiata) e anche per il piede e il resta ^^…

    ma sono una di quelle “fanatiche” “che snaturano” il cane lavorando al campo tutte le settimane (e pensate, non mi interessano le gare XD)….

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