giovedì 18 Aprile 2024

Ma poverino, vuole solo giocare! (disse, entrando al Pronto Soccorso)

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Moreno Sartori
Moreno Sartori
Moreno Sartori è educatore cinofilo e consulente per le patologie comportamentali con la finalità di risolvere le problematiche di rapporto tra cani e conduttori. E' Istruttore Cinofilo riconosciuto C.S.E.N., Coordinatore tecnico nazionale per la disciplina della Rally Obedience C.S.E.N. e Giudice di Rally Obedience C.S.E.N.

Qualche tempo fa abbiamo pubblicato un articolo, dal titolo “Aiuto! Mi morde!”,  dedicato agli umani che si preoccupano di una presunta “aggressività” del loro cucciolo quando questi manifesta semplicemente un normalissimo comportamento ludico. Stavolta ci occupiamo invece del caso opposto, ovvero di umani che pensano sempre che il “povero amore della mamma” stia solo giocando  anche quando morde in modo deciso e si comporta come se il capofamiglia fosse lui.

Malgrado quanto stia per descrivere sia rimasto per lunghissimo tempo nella mia memoria, a ricordo indelebile di diversi fatti, vorrei rendere partecipe il lettore di questa mia esperienza per alcuni aspetti surreale.
I punti salienti di questo articolo saranno: la difficoltà oggettiva nel raccogliere informazioni utili alla corretta collocazione di una problematica attraverso l’iniziale descrizione telefonica, la successiva scoperta del reale stato dei fatti ed una dimostrazione di dominanza e controllo della situazione mai viste così chiaramente.

Fui contattato da una signora, preoccupata per il suo incrocio shar-pei maschio di circa due anni, che dalla descrizione sembrava mordere le mani se i proprietari interagivano con lui per giocare.
Dopo qualche altra domanda, tipica del primo contatto telefonico, finalizzata ad inquadrare meglio la situazione, decidemmo di comune accordo di fissare un primo appuntamento.
Appena giunto davanti all’abitazione fui accolto da un energumeno di circa cinquanta chilogrammi che solo vagamente somigliava ad uno shar-pei.
Finché non gli fu chiaro che dovevo entrare nella sua proprietà, il suo abbaio era da collocare nei vocalizzi da avviso; tre abbai un intervallo, tre abbai un intervallo, a dire: “c’è qualcuno fuori da casa mia”.
Appena raggiunsi il cancello d’ingresso, l’abbaio si fece più secco e tuonante, tipico della minaccia aperta: “se entri avrai guai”.
Per aggirare l’ostacolo e svolgere comunque la prima consulenza senza correre rischi inutili, decisi di chiedere alla proprietaria di recuperare il guinzaglio e fare un giro all’esterno insieme a me, rientrando poi tutti insieme nella proprietà. Durante l’uscita King, questo era il nome del cane, mi diede ampia dimostrazione del suo “egocentrismo”: marcò ininterrottamente ogni quattro-cinque metri per tutto il percorso della breve passeggiata. Al rientro in giardino, dove peraltro si svolse il resto della consulenza, entrai io per primo dal cancello e di seguito lui e la sua proprietaria.

Dissi allora di liberare King per poterlo osservare liberamente; fu l’inizio di un’esperienza indimenticabile.
I vari tentativi di interazione del cane nei miei confronti non trovavano conferma: volevo evitare di lasciare a lui il controllo delle iniziative.
Vista la situazione, nella quale King non riusciva ad avere ciò che desiderava, i tentativi divennero sempre più insistenti al punto che, pur di ottenere almeno un scambio di sguardi, si avvicinava alla sedia sulla quale io ero seduto e mi urtava con il muso.
Il passaggio successivo fu iniziare ad utilizzare la bocca provando a prendere mani, braccia ed indumenti.
Nel frattempo, per me, era necessario portare avanti la consulenza, ovvero parlare con la proprietaria gestendo al tempo stesso il cane.
Negli intervalli tra un tentativo di interazione e l’altro, King girava baldanzoso per il giardino, disseminandolo, mentre mi guardava, di nuove marcature (a mio avviso spremendosi oltre ogni immaginazione la vescica, pur di produrre ancora qualche ml di urina).
Pur controllandolo di continuo, cominciai a fare domande un po’ più specifiche ai proprietari, visto che nel frattempo si era aggiunto a noi anche il padrone di King. Come previsto, al suo arrivo, il cane gesti la situazione attendendo che fosse il proprietario ad andare verso di lui.
Ricevute le consuete carezze, decise quando era il momento di interromperle e di passare ad altro, si presentò quindi con una palla imponendo al padrone di giocare con lui.
Durante l’indagine comportamentale mi resi conto che tutto ciò che sino a quel momento avevo visto era da considerarsi all’ordine del giorno.
Inoltre la relativa “delicatezza” mostrata nei miei confronti nell’utilizzo della bocca pareva fosse meno presente nei confronti dei suoi “gregari” di famiglia.
Per questa ragione ciò che per i padroni risultava essere un “mordicchiare per gioco” lasciava segni piuttosto consistenti sulle loro mani e braccia.
La comparsa di questo atteggiamento era quasi certamente legata ad un gioco inizialmente mal gestito, ma il problema purtroppo era di altro genere.

Risultava fin troppo chiaro che King aveva assolutamente il controllo della famiglia sotto quasi tutti i punti di vista; iniziai pertanto ad ipotizzare ai proprietari un cambio piuttosto radicale di abitudini, per mezzo del quale sarebbe stato possibile ricollocare l’animale nella sua giusta posizione all’interno della scala gerarchica.

King si mostrava sicuro di sé in ogni situazione: vedere lui è stato un po’ come essere immerso per due ore in un documentario sulla vita dei lupi. II portamento mostrato mentre mi passava davanti, la coda, le orecchie, la postura generale degli arti e del tronco, la mancanza di esitazione e la ricercatezza dei movimenti, lo ponevano senza dubbi al vertice della piramide come elemento alfa.
Assolutamente affascinato dal suo modo di porsi non ho potuto fare a meno di notare come, ancora una volta, un cane caratterialmente forte non abbia la necessità di imporsi fisicamente.
L’aggressività si manifesta in situazioni di insicurezza, nelle quali il cane teme di perdere delle risorse per lui importanti, ma se questo non si verifica, si scongiura ogni aggressione.
La nota negativa nell’essere leader consiste nel fatto che non si vive mai tranquilli, si è sempre allerta, carichi di responsabilità e la giornata non finisce mai.
Per meglio descrivere il processo in chiave umana: un dipendente d’azienda svolti i suoi compiti quotidiani torna a casa ed è tranquillo, poiché le sue responsabilità sono limitate a quanto gli viene detto di fare. Viceversa il direttore generale della stessa azienda, che sotto di sé ha svariati dipendenti di cui è responsabile, deve costantemente prendere decisioni importanti che comporteranno un carico notevole di stress, che lo porterà sicuramente ad essere meno tranquillo del dipendente.
King esagerava nel gioco, arrivando anche a mordere piuttosto seriamente, solo perché si sentiva troppo carico di responsabilità.

Questa fu sicuramente una delle esperienze più belle che io abbia mai vissuto dal punto di vista etologico: purtroppo, come spesso capita, ci fu un “ma”.
Il problema, in questo caso, riguardava la correzione della materialità con la quale King giocava con i proprietari e questo avrebbe obbligatoriamente messo in discussione le sue certezze.
Per poter arrivare ad ottenere questo risultato avrei dovuto poter contare sulla fermezza e determinazione dei proprietari. Purtroppo loro, sufficientemente spiazzati dai cambiamenti che sarebbero dovuti seguire per migliorare la situazione, si mostrarono da subito poco disposti a seguire un programma rieducativo.
Dal loro punto di vista la graduale riduzione del livello gerarchico di King, con la relativa gestione delle iniziative, avrebbe “rovinato il rapporto con il cane”, poiché in alcune occasioni sarebbe stato utile ignorarlo.
Fu pertanto inevitabile la conclusione: mi limitai semplicemente a spiegare ai proprietari quali giochi sarebbe stato bene evitare e perché.
Impostai – per quanto possibile – un meccanismo di “scambio”, sperando per la loro incolumità che sarebbero riusciti, per tutta la vita del cane, a non minacciare il suo status gerarchico.
Situazioni come questa, magari con cani meno “didattici”, si presentano più frequentemente di quanto si possa pensare.
Cogliere l’occasione di partecipare ad incontri divulgativi con professionisti, consultare gli stessi prima di portare a casa il cane o partecipare ad un corso “puppy class” appena portato a casa il cucciolo permette di ridurre drasticamente l’insorgere di problematiche come quella appena descritta

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10 Commenti

  1. Verissimo… non ci avrei creduto se non lo avessi visto con i miei occhi, ma c’è gente che non vuole cambiare assolutamente niente. All’istruttore/educatore chiede solo di “aggiustargli il cane”.

  2. eh allora poi. hanno bisogno … sono in difficoltà… chiedono iuto e poi? quando gli dici cosa fare polemizzano… ma poverino ecc. se vedi che così facendo sei arrivato a quel punto e hai dei problemi forse è il caso di chiedersi se non ci sia qualcosa da cambiare no? ecco… se non vuoi cambiare tientelo così e non rompere… che dire…

    • beh il caso riportato direi che è emblematico… conosco anche io gente che va daccordo col cane e nn avrà mai grossi problemi solo e finchè faranno quello che vuole lui, son cani tranquilli, nn tirano manco al guinzaglio, ma ad ogni loro piccolo ordine il padrone scatta e ubbidisce. Se si arriva a certi livelli, complice il temperamento della bestia, cambiare può addirittura essere deleterio… Nel caso descritto le persone di famiglia avrebbero dovto essere coinvolte in un totale cambiamento di vivere il cane e sarebbero di fatto entrati tutti in psicoterapia… Ovvio che se in una situazione del genere le cose poi nn vengono fatte come si deve, l’errore può essere veramente pericoloso.

  3. La mia Jack Russel rescue ha pure lei un po’ il vizietto di usare la bocca per giocare… lo fa anche per “coccolare”, premetto che quando l’ho presa aveva circa otto mesi, viveva in campagna, libera assieme ad un altro cane meticcio di taglia medio/grande che aveva lo stesso comportamento, in pratica arrivati sul terreno iniziarono ad interagire con noi prendendoci la mano e portandoci a spasso… potrebbe essere un comportamento acquisito per imitazione? Per il resto la cagnolina si è subito ben inserita in casa, nn ha mai sporcato,è molto libera ma ubbidisce al richiamo, si mette panciall’aria quando arriva o se la sgrido (ma anche quando nn vuole fare/le sia fatto qualcosa), non sale su letti/divani è molto socievole e paziente con tutti, bambini compresi e si rapporta con gli altri cani in modo abbastanza ludico dosando le sue manifestazioni fisiche in base alla taglia e all’età dell’altro risultando molto delicata coi cagnolini di taglia piccola… Difetti: nn sa stare da sola chiusa in casa, probabilmente perchè è un’esperienza che non ha mai fatto, la cosa è comunque seccante, so che dovrei desensibilizzarla gradualmente ma ancora nn mi sono presa il tempo e la costanza per farlo; tira un pochetto al guinzaglio, ma dipende chi la porta e come… lo fa specialmente in campagna quando ci son tanti odori da annusare. Non ama molto essere “trattenuta” in braccio ma a questo pian piano sta abituandosi anche perchè io ho l’abitudine di maneggiare parecchio il cane e di ispezionarlo. Diciamo che è gestibilissima essendo piccola, probabilmente con lo stesso temperamento e delle altre dimensioni sarebbe un po’ problematica.

  4. Ecco descritto il mio incubo… Il mio cucciolo di meticcio golden (5 mesi 22 kg) avrebbe questa tendenza, cioè di mordere per giocare o per avere attenzioni se al momento non ne ha o se si sente frustrato perché l’ho portato via da un cane o altro divertimento (una succulenta schifezza per terra, un bambino in monopattino da rincorrere, etc.).

    Per il resto si comporta bene: passa per secondo dalle porte, non pretende il cibo quando mangio io, ubbidisce ai comandi nei limiti in cui li ha appresi sinora.

    Se lo ignoro voltandogli le spalle quando cerca di mordere (morso inibito, ok, ma è come un forte pizzicotto) invece che le mani mi morde il sedere ;-).

    Oltre a essermi iscritta a un corso di obbedienza di base, io o lo sgrido facendolo prima sedere e poi mettere a terra e facendo passare qualche minuto prima di riprendere la passeggiata (se preso subito ubbidisce) o gli faccio mordere qualcos’altro sperando che capisca che gli umani non si mordono, mentre il riportello (o una corda, o un bastoncino o quello che è) si possono mordere.

    Cos’altro si può fare?

    • Provato a fare “cain” quando ti morde? Spesso i cani, semplicemente, non si accorgono di farci male: regolano il morso come farebbero con un altro cane (che infatti non sente niente, perché ha la pelle mooolto più dura e la pelliccia) e non riescono a realizzare il concetto di pelle umana=protezione quasi nulla.
      Reagire con un versetto di dolore spesso serve a fargli capire l’antifona.

      • Sì sì, provato (l’ho letto l’articolo)… funzionava quando era più piccolo (fino a un mese fa) ma adesso non funziona più.

        Se fosse un ragazzino direi che “fa lo spiritoso” (vedessi che faccia che fa!). E’ una (debole) sfida. Alle volte basta che io gli faccia una faccia brutta e gli dica qualsiasi cosa con voce “cattiva” che si mette “in castigo” da solo: seduto e a terra… e ha un modo di farlo completamente diverso da quando lo facciamo per gioco (chiamiamolo addestramento).
        Altre volte invece devo dirglielo io. Lui ubbidisce e smette. Ma a Venezia andare a piedi è il mezzo di locomozione principale ed è un po’ problematico farlo sedere e attendere un minuto ogni 10 passi… D’altra parte cerco di portarlo con me tutte le volte che esco, se possibile.

        Spero, col corso che ho appena iniziato, di imparare a farlo ubbidire di più… forse si risolverà, ma è un cane che richiede molta attenzione. E questo articolo mi ha fatto venire la paura (che già ce l’avevo) che da grande possa degenerare in un comportamento non accettabile…

        Dargli qualcosa di alternativo da mordere (che lui accetta sempre) è sbagliato?

          • ma nel caso dei ritriever è vero che usano la bocca di più anche per comunicare?? la mia piccolina (7 mesi, molto probabile incrocio di retriever) usa la bocca anche per comunicare… mi prende la mano per uscire, mi tiracchia il maglione per chiamarmi, per addormentarsi a volte mi appoggia i denti sulla mano… ma non fa praticamente mai male, facendo cain smette di affondare i denti. credo ormai abbia capito qual è il limite!!!

          • Sì, è verissimo: i retriever sono cani molto orientati oralmente e quindi usano la bocca molto più della media degli altri cani, anche per la comunicazione.

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