venerdì 29 Marzo 2024

Corso per educatori cinofili CSEN Toscana: impressioni da esaminatrice

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

Ho passato lo scorso week end a Grosseto, nella maremma toscana.
Per diletto? Non proprio: facevo parte della commissione d’esame del corso per educatori cinofili dello CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale), quindi in realtà si sarebbe trattato di un week end di lavoro. Però mi sono divertita un sacco: un po’ perché basta piazzarmi in mezzo ai cani ed io mi diverto sempre, un po’ perché ero circondata da persone simpaticissime e – Dio li abbia in gloria – davvero competenti.
Ma bando alle ciance e veniamo al dunque: ovvero alle impressioni che ho ricevuto potendo, in questo ruolo di esaminatrice, vivere un corso per educatori un po’ più “dal di dentro” di quanto non avessi fatto fino ad oggi (finora avevo fatto un paio di “comparsate” come docente, ero stata invitata ad aprire i lavori, insomma ero stata sempre piuttosto “di passaggio”: poter verificare i risultati finali di tutti gli allievi è stata un’esperienza completamente diversa).

Premessa: gli allevi (quasi tutti ragazzi molto giovani) avevano seguito un corso di un anno, con una quarantina di lezioni pratiche e tutte le altre teoriche. Il testo su cui hanno studiato non ho potuto (ancora) leggerlo tutto, perché è un bel “papozzone” decisamente corposo: ma da quel che ho visto mi  è sembrato davvero completo, approfondito, aggiornatissimo. Un sunto decisamente ben fatto di tutto lo scibile cinofilo, o quasi.
Le cose che mi sono piaciute veramente molto del corso CSEN, fin da quando me ne hanno parlato per la prima volta, sono state soprattutto due (oltre al prezzo davvero accessibile, che sicuramente, più che a me,  piacerà a chiunque voglia seguirne uno!):
a) l’assoluta mancanza di “gurismi” di ogni genere. Ovvero: pur essendo improntato a una filosofia cinofila ben precisa (e cioè contraria alla coercizione), il corso non è “solo” filosofico, ma comprende anche la conoscenza di molteplici aspetti della cinofilia pratica che sono stati presentati con l’osservazione di diversi sport e discipline, ma facendo conoscere anche diversi metodi, approcci, modi di comunicare. Si è fatto vedere “tutto”, lasciando all’intelligenza e allo spirito critico degli allievi la possibilità di scegliere, indirizzandoli, sì,  ma non obbligandoli a seguire una certa direzione con cieco fanatismo, come purtroppo succede molto spesso in altri campi;
b) il fatto che esistesse una commissione d’esame esterna e che non fossero gli stessi docenti a decidere se l’allievo era “promosso” o meno: questa mi è sembrata una garanzia di serietà, perché non basta “aver pagato” per ricevere automaticamente un diploma di educatore: bisogna anche dimostrare di aver imparato. Inoltre il titolo di “educatore”, qualora se ne voglia fare un’attività professionale, permette solo di affiancare un istruttore, in pratica di iniziare un tirocinio, e non di considerarsi “arrivati” e pronti ad aprire un campo.

Tanta emozione e ultimi ripassi prima della prova scritta

Tutto bene, tutto bello, tutto perfetto?
Devo dire di sì, per quanto era nelle possibilità di organizzatori e docenti: ma ovviamente anche questo corso ha mostrato – all’atto pratico – i limiti di qualsiasi corso del mondo…e cioè l’impossibilità di “costruire” certe doti che possono essere naturali o possono arrivare con l’esperienza, ma che nessuno studio teorico basterà mai ad inculcare.
All’esame, infatti, siamo stati pure un po’ carogne (peraltro ci avevano chiesto di esserlo, ovvero di giudicare con severità!), bocciando alcuni aspiranti educatori: ma solo in un paio di casi la motivazione è stata il classico, scolastico: “non hai studiato e non sei preparato”.
Negli altri casi la teoria c’era tutta ed  era evidente che i ragazzi si erano applicati con serietà: però, alla prova pratica, hanno mostrato scarsa confidenza con i cani, poca manualità, poca capacità di comunicazione, in qualche caso addirittura un po’ di timore. E queste persone non ci siamo sentiti di promuoverle “educatori”, perché è evidente che hanno bisogno di ulteriore esperienza “sul campo”, ovvero che devono “pasticciare” più cani possibile, anche solo giocandoci insieme, per avere le basi sufficienti anche solo ad iniziare un percorso cinofilo professionale.
Gli allievi avranno modo di farsela, questa esperienza, perché un tirocinio pratico è comunque previsto: però, devo confessarlo, sono stata contenta di stare in una commissione che “poteva bocciare”. E non perché sia bastarda inside (in realtà mi è dispiaciuto moltissimo per ognuna delle persone che sono rimaste deluse) ma perché penso con vera preoccupazione ai corsi “con diplomino incorporato” da cui escono tutti, indistintamente, con una qualifica che in realtà non sempre meritano.

Non ho motivo di pensare che gli allievi del corso CSEN fossero mediamente diversi di quelli che frequentano altri corsi: presumo che in ognuno di questi, in ogni parte d’Italia, ci siano i molto preparati e molto dotati, i molto preparati ma non altrettanto dotati…e anche i poco preparati e/o per nulla dotati. E il fatto che questi ultimi ricevano un diploma da “educatore cinofilo”, solo perché hanno pagato una cifra X, sinceramente mi fa venire i brividi.
Facciamo test, esami  e scremature severissime quando dobbiamo scegliere un CANE da adibire ad un certo compito…e gli educatori umani li diplomiamo in massa?
Per fortuna ai corsi CSEN questo non accade ed è un grosso, ma proprio grosso punto che mi sento di portare a loro favore.

Per chi avesse provato a copiare... c'era pronto Lorenzo col "metodo gentile"!

Come funzionava l’esame?
Il sabato mattina c’è stata la prova scritta, prevalentemente con la formula “a quiz”: 90 domande con tre risposte tra cui scegliere quella corretta o – in alcuni casi – con righe libere in cui scrivere la propria risposta.
La prova scritta ha avuto una graditissima interruzione per il saluto dei politici locali: e la definisco “graditissima” non certo per sviolinare (io sto a Savona, che li sviolinerei a fa’ i politici toscani?), ma perché il Presidente della Provincia di Grosseto, estremamente soddisfatto dell’operato dello CSEN (che è arrivato, se non ricordo male, al settimo anno di attività), ha promesso addirittura un campo macerie, da realizzare in tempi brevi, per l’addestramento di cani da protezione civile. Conoscendo impegni e costi di un campo macerie, questa è stata davvero una grandissima notizia, che speriamo si concretizzi al più presto perché di cani operativi c’è sempre un bisogno vitale.

In trepidante attesa del proprio umano, impegnato nell'orale!

Sabato pomeriggio, esame orale, che abbiamo deciso di basare soprattutto sui punti nei quali, al mattino, l’esaminando aveva mostrato qualche incertezza: scelta che è servita a capire se la domanda era stata – magari – solo male interpretata, o se proprio c’era una lacuna sull’argomento…ma che, costringendoci a rileggere ogni volta tutte e 90 le risposte, ha allungato un po’ troppo i tempi.
Forse ai prossimi esami l’orale potrebbe essere nettamente staccato dallo scritto, toccando temi diversi, con due valutazioni separate. Comunque…è stata dura (soprattutto per gli esaminandi in attesa!), ma ce l’abbiamo fatta: e la preparazione generale è risultata  decisamente alta, solo con qualche criticità sul condizionamento operante che non tutti avevano afferrato perfettamente (ma si sa che è difficilissimo capirlo, perché i termini utilizzati da Skinner cozzano con l’interpretazione degli stessi termini nel linguaggio corrente).

L'esaminanda spiega a Pasquale Landinetti, nelle vesti del cliente neofita, l'importanza del gioco

La domenica è stata dedicata interamente all’esame pratico, sul campo: c’è voluta l’intera giornata per esaminare i 17 allievi, ma qui siamo andati proprio sul “pesantino”, cercando di valutare sia la capacità dell’allievo di gestire qualsiasi situazione “umana” dentro e fuori dal campo, sia la sua abilità nell’impostare un esercizio o nel trattare cani e clienti.

Chi, se non Valeria, poteva impersonare la Sciuramaria fan di Cesar Millan (!!!), con collare a strozzo e cane da "dominare"?

Gli esaminatori, di volta in volta, impersonavano vari personaggi: dal cliente  neofita a quello che “se la tira” (io ho fatto quella che non si era persa una puntata di Cesar Millan e che voleva imparare a “dominare” il cane!) all’operatore cinofilo, dall’istruttore al tizio di passaggio che voleva entrare in campo per vedere cosa stavamo facendo e che magari diceva pure la sua. Ho scoperto così che Enrico Gualtieri e  Alessio Pernazza (docenti), Pasquale Landinetti e Michele Gamberucci (esaminatori) hanno sbagliato tutto nella vita: dovevano assolutamente fare gli attori!

L'irresistibile mimica facciale di Enrico Gualtieri

Enrico, in particolare, ha inscenato un paio di situazioni in cui impersonava o il classico cliente impossibile, o addirittura l’assistente mostruosamente rompipalle, che metteva becco dappertutto, prendeva in braccio i cani, dava addirittura consigli contrari a quelli che stava dando l’educatore e così via.
Momenti  di divertimento assoluto per noi:  momenti di vero e proprio PANICO per i poveri esaminandi, che dovevano dimostrare la loro abilità nel gestire situazioni del genere (e potete immaginare l’imbarazzo, quando dovevano mandare a quel paese quelli che in realtà, pur impersonando personaggi di fantasia, erano i loro docenti!).

Al di là del fatto che questi “sketch” si siano rilevati spassosi siparietti comici grazie alle doti interpretative dei protagonisti, chiunque abbia avuto un campo sa che tutto questo, nella realtà, succede davvero in continuazione: quindi era importante capire come gli allievi riuscissero ad accontentare anche il cliente più odioso o a liberarsi dell’assistente più invadente senza fare – ovviamente – una piazzata davanti al cliente stesso.
Un esame davvero duro, insomma, che in molti hanno superato con grande disinvoltura ed abilità, mentre altri, pur dimostrandosi bravissimi nel rapportarsi con i cani, non sono stati alla stessa altezza nel gestire le situazioni “umane”.
Ma un educatore (sempre che voglia farlo professionalmente) DEVE assolutamente essere abile anche nei rapporti umani: quindi anche questo è stato un metro di valutazione importante.
Il fatto di essere in Toscana, poi, ha ovviamente dato la stura al celeberrimo eloquio (e alla creatività) locale: quando un esaminando si è liberato con grande aplomb del suo “assistente disturbatore” dicendogli:  “Guarda, ieri, sotto quel tetto, ho visto du’ nidi di vespe: per favore, me li andresti a levare con le mani?”, mi sono letteralmente piegata in due. L’avrei promosso solo per questo!

In realtà, come dicevo, non sono passati tutti (neanche con il bonus simpatia): il risultato finale è stato di undici allievi diplomati e di sei “bocciati”; anche se in realtà non si tratta di vera “bocciatura”, perché chi non è passato potrà ripresentarsi tra qualche mese e ritentare.
Si è vista molta, ma molta emozione tra i ragazzi, e in qualche caso questo stato d’animo ha sicuramente influito sul risultato: ma anche le emozioni bisogna imparare a gestirle, quando ci si deve rapportare con cani e umani.
Altrimenti non si può pensare di fare questo lavoro.
Mi sono fatta l’idea che alcune persone – escluso qualche caso di ragazze (tutte femmine) che per me potrebbero aprire un campo anche domani, perché hanno doti naturali, preparazione teorica, manualità con gli animali e sicurezza a mille –  scelgano questo tipo di  corsi  perché hanno un grandissimo feeling con i cani… ma non altrettanto con gli esseri a due zampe: anzi, forse è proprio questo problema di rapporto intraspecifico a spingerle verso un lavoro che sembra essere soprattutto di contatto con esseri (quelli a quattro zampe) che sono indubbiamente molto più solari, spontanei, piacevoli e rilassanti degli umani.
Purtroppo, però, la realtà è diversa: fare l’educatore cinofilo significa forzatamente avere a che fare anche con i bipedi:  e se proprio non riesci a comunicare con loro, purtroppo non otterrai nessun risultato.

Presumo che i cani aspettino tutti con impazienza il prossimo esame: per loro è stata una giornata di gioco, libertà e bocconcini a gogò

Noi parliamo di “educazione cinofila” come se il lavoro consistesse nell'”insegnare” qualcosa ai cani: ma non è così.
I cani sanno già tutto!
Quelli da “educare” sono sempre e solo gli umani, che dovremo mettere in condizione di creare e gestire il rapporto con il loro amico peloso.
Però bisogna avere feeling anche col cane: bisogna capirlo, conoscerlo, avere la giusta manualità e gestualità. Per questo io non approvo i corsi esclusivamente “filosofici”, diretti solo agli umani, nei quali i cani si vedono solo in fotografia. O meglio, li approvo solo se NON vengono definiti corsi “per educatori cinofili”, perché qui devono entrare in ballo sia  gli animali che gli uomini:  se sei bravo solo con una metà dell’equazione, ma non sai nulla (o non ti interessi) dell’altra, non educherai mai nessuno.
Sarai un bravo teorico, uno studioso, un etologo o un “cinofilosofo” (da una parte), o magari un bravissimo conduttore (dall’altra) di cani da lavoro, da agility o da ricerca. Ma l'”educatore” è un’altra cosa.
Questo mi porta ad un’ultima considerazione, ovvero al fatto che io veda l’educatore come una figura professionale, mentre in realtà alcuni degli allievi del corso (pochi: ma qualcuno sì) non ha alcuna intenzione di aprire un campo, ma ha seguito le lezioni solo per approfondire le proprie conoscenze, per migliorare il rapporto con il suo cane, per comunicare meglio con lui.

A mio avviso questa è una cosa bellissima, che vorrei facessero proprio TUTTI: però, quando devi giudicare un esaminando, ti trovi decisamente in difficoltà se le due figure non sono nettamente distinte.
Noi potevamo soltanto dare un “diploma da educatore”, oppure non darlo: e siccome, in teoria, chiunque riceva questo diploma può mettersi, domani, a lavorare con i cani altrui (anche se all’inizio dovrà obbligatoriamente affiancare un istruttore), abbiamo dovuto considerare sullo stesso piano sia coloro che avevano effettivamente questa prospettiva, sia quelli che avevano fatto il corso solo per “uso personale”.
Questo, secondo me, porta ad un’eccessiva severità nei confronti di questi ultimi: quindi, se fossi nei panni dei dirigenti CSEN, inserirei un “attestato di mezzo” tra l’attribuzione del diploma e la bocciatura.
Magari una sorta di attestazione del fatto che il signor X ha seguito il corso ed ha imparato cose che lo elevano sicuramente al di sopra del rango di “Sciuramaria” o “Sciurmario”: senza che questo, però, significhi che da domani può mettersi ad educare/addestrare qualsiasi cane.
E non parlo, ovviamente, solo dei corsi CSEN, perché il problema di ripresenta identico per ogni corso che venga definito “corso per educatore cinofilo”.
Io stessa non ci avevo mai pensato, finché non mi sono trovata a dover giudicare e a dover usare lo stesso metro per categorie di persone molto diverse, che avrebbero richiesto metri diversi: spero che questo possa essere uno spunto di riflessione per chiunque organizzi corsi cinofili.

Concludendo, comunque: questa esperienza, che ancora mi mancava, mi ha divertito, mi ha insegnato qualcosa (non si è mai troppo tardoni per imparare!) e mi ha permesso di incontrare persone gradevolissime… ma, come dicevo all’inizio, ha anche confermato tutte le perplessità che ho sempre avuto sui corsi.
Perché anche quando sono fatti nel migliore dei modi possibili (e questo lo era: tutto è perfettibile, ovviamente, ma posso assicurare che il corso CSEN è stato il top di quanto ho potuto vedere fino ad oggi) non hanno, e probabilmente non avranno mai, la possibilità di “costruire da zero” una figura professionale.
Il corso è un punto di partenza, che come tale deve essere visto: poi ci si deve mettere in gioco, con cani e umani, e tirar fuori – insieme alle nozioni acquisite – anche tutta l’umiltà possibile, rendendosi conto che in una scala da 1 a 10, a corso finito ed esame superato, siamo arrivati al livello 2, massimo 3  (se siamo proprio passati “col massimo dei voti”: teorici, perché – almeno in questo caso – di voti veri e propri non ce n’erano).
Davanti a noi c’è ancora tanta, ma TANTA strada da fare: e bisogna esserne consapevoli.

Sia chiaro che è sempre meglio partire da 2 o 3 che da zero, com’era ai tempi della sottoscritta: noi eravamo veri e propri “dilettanti allo sbaraglio”, con tanta passione e nessunissima conoscenza (esclusa quella che poteva venirci dai due o tre libri esistenti, all’epoca, sull’addestramento del cane). Abbiamo fatto – tutti – un bel po’ di danni, prima di cominciare a vedere qualche risultato: dopodiché, le possibilità erano solo due. O si cambiava mestiere, o si diventava bravi. Alternative non ce n’erano.
Oggi si può partire con basi molto più valide, non da totali casinari ma da persone decentemente preparate: è un miglioramento grandioso (specie per i cani!), che però porta con sè l’effetto collaterale di avere quell’alternativa che ai “nostri tempi” mancava: infatti ci si può convincere di essere “arrivati” perché si è preso il diplomino. Si può aprire il campo sentendosi bravissimi e pronti ad affrontare qualsiasi situazione: e a volte capita di restare lì, in quel limbo tra la bravura vera e quella teorica, tra la capacità di gestire davvero cani e proprietari e la tentazione di pensare “se non ottengo il risultato voluto, o è cretino l’umano o è irrecuperabile il cane”.
Magari si comincia ad evitare il cliente troppo difficile (o addirittura a consigliare soppressioni, quando quello difficile è il cane), restando sempre convinti che non possiamo aver sbagliato qualcosa noi (ecchecavolo, siamo educatori diplomati!), ma che dovevano essere sbagliati loro. E a volte, in questo limbo, qualcuno con particolari abilità comunicative verso gli umani diventa pure un “guru”…ma senza essere mai diventato bravo.  E – cosa più grave di tutte – senza sapere di non esserlo diventato.

La commissione d’esame del corso CSEN Toscana:

Da sinistra a destra, in piedi:
Antonio Ciampielli: veterinario “di quelli di una volta” (ed è un complimento)
Michele Gamberucci: istruttore cinofilo ENCI, istruttore cinofilo CSEN, bravissimo agilista, un filino meno bello, ma poco, di Nicola Camoscini  (Michele è MOLTO grosso e non vogliamo correre rischi);
Valeria Rossi: scribacchina cinofila;
Pasquale Landinetti: responsabile dell’Unità Cinofila Partenopea della Protezione civile per la regione Campania, nella quale lavora come funzionario.
Simpatico come un napoletano, preparato e competente come un Cinofilo con la C maiuscola, capace di mettere a proprio agio anche gli allievi più emozionati (anche quando, per chiarire il rinforzo negativo a chi non l’aveva capito perfettamente, gli stritolava una mano e poi gliela liberava per rinforzarli: così l’hanno capito tutti). In due parole…UN MITO!;
Lorenzo Breveglieri: cinofilo dell’Arma dei Carabinieri, che ha fatto bene a seguire questa carriera perché è bravissimo;
Simone Landi: istruttore cinofilo, volontario di protezione civile…e unica vera persona seria del gruppo!***

Accosciati, sempre da sinistra a destra:
Alessio Pernazza:  anima dello CSEN toscano. Il più bravo educatore del mondo (dice lui). Sicuramente il più matto (dico io).
Enrico Gualtieri : cinofilo dell’Arma dei Carabinieri. Anche lui ha fatto bene a seguire questa carriera, perché è bravissimo…ma se faceva l’attore comico – o l’imitatore: impareggiabile la sua interpretazione della punkabbestia che si è presentata al corso cinofilo – a quest’ora sarebbe milionario
Nicola Camoscini:  istruttore cinofilo CSEN-CONI, istruttore Agility corso APNEC e Istruttore Cinofilo Obbedienza Generale AIM 1 – INKI SJOSTEN. Il più bello del gruppo! (quest’ultima frase è stata scritta con una pistola puntata alla nuca: però, dai, diciamolo…è un bel ragazzo davvero!)

***Simone Landi è persona talmente seria (e silenziosissima) che in pratica ci ho scambiato solo una decina di parole in tutto il giorno: e non ho mai avuto modo di sentire il suo nome. Per questo ho sbagliato a scriverlo e nella prima stesura dell’articolo l’ho chiamato “Alessio Andreucci, vigile del fuoco”, dato dedotto dall’elenco di nomi che mi era stato inviato prima dell’esame. La persona in questione è stata sostituita da Simone, ma io l’ho scoperto solo dopo aver pubblicato il tutto. Mi scuso pertanto con entrambi gli interessati.

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25 Commenti

  1. Eh infatti hai perfettamente ragione! Io ho molti testi…ma come faccio a sapere se vanno bene? La lista degli argomenti te la posto, ma se cerco un libro per ogni settore, ci faccio notte! (senza considerare la spesa)

    – le origini del cane: teorie sulla domesticazione;
    – fisiologia: il sistema nervoso centrale e periferico, i 5 sensi nel cane, capacità percettivo-­‐sensoriale nei cani;
    – studio morfo-­‐funzionale nel cane, il movimento;
    – la differenza dei metodi educativi: behaviorismo, metodo gentile e approccio cognitivo-­‐relazionale;
    – etogramma del cane e profili attitudinali delle diverse razze;
    – età evolutiva del cane, periodi sensibili, attaccamento e socializzazione;
    – la formazione caratteriale nei cani;
    – allevamento e selezione, rilievi genetici;
    – aspetti veterinari: la prevenzione (sverminazione, profilassi vaccinale), le zoonosi, nozioni di pronto
    soccorso (emorragie, colpo di calore, sindromi d’avvelenamento, traumatologia, dilatazione gastrica,
    intossicazioni alimentari), l’alimentazione;
    – psicologia sociale del cane: lavorare sul ruolo e lo status sociale del cane;
    – la comunicazione col cane: dai segnali calmanti ai “comandi” di base;
    – il comportamentismo e la teoria dei condizionamenti;
    – introduzione alle scienze cognitive animali;
    – lavorare con l’apprendimento associativo e non associativo;
    – lavorare con le emozioni: l’arousal;
    – lo stress nel cane;
    – il gioco per lavorare sulla relazione con la famiglia;
    – il gioco come mezzo per il potenziamento cognitivo;
    – il gioco ed il lavoro sulle emozioni;
    – il clicker training;
    – affrontare i problemi pedagogici più comuni: gestire le eliminazioni inappropriate del cucciolo e
    dell’adulto, la conduzione al guinzaglio, il richiamo e la gestione in libertà;
    – la conduzione del cane nell’ambiente urbano;
    – conoscenze di base in medicina comportamentale;
    – aggressività e comportamento di aggressione: saper individuare le situazioni pericolose, come
    comportarsi nelle risse tra cani;
    – introduzione alle Classi di Socializzazione;
    – prevenzione: il cucciolo dal concepimento alla socializzazione;
    – organizzare e condurre una scuola per cuccioli: le Puppy Class;
    – gestire le consulenze pre-­‐adozione, formazione dei futuri proprietari;
    – discipline cino-­‐sportive (AgilityDog, Rally-­‐Obedience, Obedience , Flyball, Retrievers, SheepDog, Coursing,DogDance, Sport Cinofili Acquatici ;
    – lavorare con il proprietario: dal primo contatto all’alleanza;
    – intervenire sulla relazione cliente-­‐cane;
    – definire gli obiettivi del percorso educativo;
    – strutturare il progetto educativo;
    – configurazione fiscale dell’educatore cinofilo;
    – etica professionale e codice deontologico CSEN;

    Soprattutto l’ultimo argomento…dove lo trovo?? Bisogna che me lo forniscano loro in tutti i modi…

    • Il codice deontologico credo si trovi sul sito dello CSEN (non vorrei sbagliarmi, mi pareva di avercelo visto): gli altri argomenti sono, come pensavo, molto “corsistici”, nel senso che non esiste un unico libro che li tratti tutti, e su alcuni temi non esistono proprio libri! Devi farti dare le dispense del corso, non si scappa!

  2. No, scusami, non ho specificato che faccio l’esame da privatista perché la teoria l’ho già fatta all’università (sono laureata in educazione cinofila presso la facoltà di medicina veterinaria di Pisa) però ho finito nel 2008 e volevo dare un ripassino!

    • Ah! Capito! Non saprei come aiutarti, però, perché ogni corso ha la sua impostazione e non so come sia impostato quello a cui ti presenterai tu. Di solito, però, se chiedi il testo su cui hanno studiato i corsisti, te lo forniscono. Altrimenti rischi di leggere testi che non si accordano con l’impostazione di quei docenti lì…cosa tutt’altro che impossibile, viste le molte scuole di pensiero che ci sono in cinofilia.
      Se poi non sono disponibili a fornirti il testo, almeno bisognerebbe sapere le materie di esame: perché i testi unici su “tutta” la cinofilia, per ovvi motivi, non esistono proprio. Magari potrei consigliarti due o tre testi a seconda di quelle che saranno le materie, ma senza conoscere neanche quelle è un terno al lotto!

  3. Salve! Mi chiamo Lisa e domenica 24 Giugno dovrei sostenere l’esame per diventare educatore Csen. Ho tantissimi testi provenienti dall’università ma sono un po’ confusi e “datati”….avete mica da consigliarmi un testo unico dove posso ripassare un po’ di teoria? Grazie!

  4. Ciao, posso chiederti il titolo del libro assegnato? Sto facendo anch’io un corso educatori, ma più riesco a leggere e a studiare, meglio è 😉

    • Non è un libro-libro: è un manuale – credo autoprodotto dallo CSEN – che contiene un po’ un sunto di tutto quello che è stato detto, scritto ecc. sulla cinofilia. Però spero che qualche istruttore possa essere più preciso di me: io l’ho soltanto sfogliato!

  5. Anche a me piacerebbe fare un corso per educatore cinofilo per conoscere meglio il mio cane e migliorare il mio rapporto con lui…quest’anno sono stata tentanta fino all’ultimo ma poi ho rimandato tutto al prossimo anno. Sono contenta però di aver iniziato a frequentare il campo di Nicola Camoscini dal quale stò già imparando molto e che in futuro mi saprà consigliare un corso serio come quello CSEN nella miriade di corsi che ci sono in giro.

  6. Ciao! Ho provato a cercare un corso per educatori cinofili CSEN, ma ce ne sono tantissimi con la dicitura “riconosciuto dal CSEN”! Potreste dirmi qual è quello di cui parla Valeria? Grazie!

  7. Perché ho mollato o perché me ne pento? 🙂
    Beh… cerco di farla breve. Avevo vent’anni quando mi sono buttata a capofitto in quel mondo. Buttata letteralmente perché come hai scritto perfettamente nell’articolo (suppongo che Redazione sia tu Valeria eheh) all’epoca (e parlo di più o meno dieci anni fa) di corsi non se ne sentiva neanche lontanamente parlare. Sono stata morsa da un cane (me l’hanno dovuto staccare dal braccio col tubo dell’acqua). Il motivo e le circostanze sono un po’ lunghe da spiegare in questo contesto, comunque dopo quell’incidente i miei istruttori non sono stati in grado (non che non ci abbiano provato, ma sicuramente non nel modo giusto) a farmi superare il trauma.
    Così ho mollato tutto e mi sono portata via anche la paura, che mi ha cambiata o meglio ha cambiato il mio rapporto con i cani. Da quel momento non li avvicinavo più, non li accarezzavo più, insomma per la strada me ne tenevo a distanza. E io non ero mai stata così! Con i cani ci sono cresciuta e anche di morsi da piccola ne ho ricevuti eccome, ma quell’esperienza mi ha… bloccata!
    Ora sono passati un po’ di anni e il tempo ha fatto gran parte del lavoro, anche se qualche strascico lo porto ancora dietro, lo ammetto.
    Però mi sta tornando la voglia di ributtarmi perché in fondo i cani li adoro e li ho sempre adorati! E guardandomi indietro, le poche grandi soddisfazioni che ho avuto nella mia vita sono state proprio quelle che ho vissuto insieme ai cani con i quali ho lavorato. Vedere le effettive trasformazioni in campo e nei loro occhi è semplicemente indescrivibile.

  8. Bellissimo racconto, deve essere stata una bella esperinza e ancor più racconta di una realtà “sana”. Ma soprattutto … la vera notizia è il ritorno di Valeria su un campo a lavorare con i cani 😉 finalmente, grazie allora allo CSEN!!!

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