giovedì 28 Marzo 2024

Associazioni Sportive Dilettantistiche versus Professionisti: l’inquadramento fiscale nel campo dell’educazione/addestramento cinofilo

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ASD1di LUCA FINAZZO – Mettiamo un po’ di ordine.
Premettiamo che ci sono moltissime associazioni serie e che si occupano veramente di attività con fini sociali e senza scopo di lucro. Il presente articolo, ovviamente, non parla di loro.
Ponendo attenzione alle realtà che ci circondano, non è difficile accorgersi di come la maggioranza delle attività, legate direttamente o indirettamente al mondo dello sport, siano costituite sotto forma di Associazione Sportiva Dilettantistica (spesso addirittura con l’aggiunta della dicitura ONLUS, ossia senza scopo di lucro). Non è poi difficile notare come attività un tempo gestite sotto forma di impresa individuale, professionale o societaria, si siano nel tempo “trasformate” in A.S.D.
Perché?
Proviamo a rispondere a questa domanda.
Nello specifico faremo riferimento alle attività di carattere cinofilo (di nostro interesse) e nel particolare, alle attività di educazione cinofila.
Offrire corsi di educazione cinofila, o meglio, prestare una attività di servizi consistente nell’offerta di corsi e lezioni di educazione cinofila, rientra in una attività ordinaria di prestazione di servizi.
La figura professionale che opera in tale settore è, appunto, un professionista al pari (con le ovvie differenze di attività e a volte di iscrizione o meno ad un albo che comunque nulla ha a che vedere con l’inquadramento fiscale) di un avvocato, un medico, un consulente.
Offre prestazioni dietro pagamento di un corrispettivo. La sua attività non ha alcuna particolarità né alcuno scopo sociale che gli permetta di ottenere vantaggi di alcun tipo; men che meno di carattere fiscale.
La sua attività e quindi soggetta a tassazione ordinaria (come ogni altra attività professionale) e sconta IRPEF e IVA (IRAP se l’attività ha determinate caratteristiche anche di tipo organizzativo/dimensionali) in regime ordinario dietro emissione di regolare fattura. Ha obbligo di tenuta della contabilità e obbligo di predisporre la relativa dichiarazione dei redditi.
Perché, quindi, la maggior parte degli educatori cinofili opera sotto forma di A.S.D.?
La risposta credo oramai si sia capita.
Viene messa in atto una vera e propria dissimulazione, sotto forma di associazione sportiva, al fine di eludere le norme in vigore e occultare l’esistenza di vere e proprie imprese commerciali/di servizi.
A quale scopo?
E’ presto detto: garantirsi agevolazioni fiscali eludendo il fisco.
Le associazioni sportive vere che presentano particolari e meritevoli scopi di utilità sociale e che non mirano al profitto dei singoli ma alla crescita dell’associazione e al raggiungimento dello scopo sociale, hanno diritto, in forza di legge, di accedere ad un regime fiscale agevolato. Non è importante in questo ambito entrare nei tecnicismi della materia (si rimanda alla guida fiscale redatta sull’argomento dall’Agenzia delle Entrate; guida che potrete trovare in calce al presente articolo) basti sapere che:

ASD4Le agevolazioni previste a favore delle associazioni sportive dilettantistiche riguardano sia la semplificazione degli adempimenti contabili che la determinazione del reddito e gli obblighi ai fini Iva. In particolare, le agevolazioni prevedono:

• la determinazione forfetaria del reddito imponibile (sulla base di un coefficiente di redditività);
• un sistema forfetario di determinazione dell’Iva;
• l’esonero dall’obbligo di tenuta delle scritture contabili (libro giornale, libro degli inventari, registri Iva, scritture ausiliarie e di magazzino, registro beni ammortizzabili);
• l’esonero dalla redazione dell’inventario e del bilancio;
• l’esonero dagli obblighi di fatturazione e registrazione (tranne che per sponsorizzazioni, cessione di diritti radio – Tv e pubblicità).

Per la specifica quantitativa delle agevolazioni si rimanda, come detto, alla guida dell’Agenzia delle Entrate. In questo ambito preme ribadire che la tassazione risulta molto inferiore rispetto a quella applicata a chi opera correttamente sotto forma societaria, di impresa o professionale.
Problema ulteriore è il non assoggettamento della ricchezza prodotta e distribuita, alle ritenute previdenziali (INPS o enti equiparati) cosa che invece è obbligatoria per chi agisce correttamente nel regime fiscale ordinario.

Dove sta l’inghippo?
Per poter operare sotto forma di A.S.D. si devono dichiarare (e teoricamente rispettare) alcuni principi ricompresi e certificati nella redazione dell’Atto Costitutivo e dello Statuto.

Nell’Atto Costitutivo sono indicati, tra l’altro:

• la denominazione sociale, oggetto dell’attività e la finalità sportiva dilettantistica;
• la sede legale;
• i dati dei soci fondatori.

ASD3Lo Statuto è il documento che contiene gli obiettivi dell’associazione e le norme che regolano il suo funzionamento. Per poter fruire delle agevolazioni le clausole che devono essere recepite nello statuto delle associazioni sportive dilettantistiche sono le seguenti:

• la denominazione;
• l’oggetto sociale con riferimento all’organizzazione di attività sportive dilettantistiche, compresa l’attività didattica;
• l’attribuzione della rappresentanza legale;
• l’assenza di fini di lucro e la previsione che i proventi delle attività non possono, in nessun caso, essere divisi fra gli associati, anche in forme indirette;
• le norme sull’ordinamento interno ispirato a principi di democrazia e di uguaglianza dei diritti di tutti gli associati, con la previsione dell’elettività delle cariche sociali, fatte salve le società sportive dilettantistiche che assumono la forma di società di capitali o cooperative per le quali si applicano le disposizioni del codice civile;
• l’obbligo di redazione dei rendiconti economico-finanziari, nonché le modalità di approvazione degli stessi da parte degli organi statutari;
• modalità di scioglimento dell’associazione o della società;
• l’obbligo di devoluzione ai fini sportivi del patrimonio in caso di scioglimento delle società e delle associazioni.

Da tali prescrizioni appare ovvio che lo scopo di queste associazioni (e il relativo favore fiscale) non ha nulla a che vedere con il lucro personale di soci fondatori/amministratori.

Chiarito questo, ciascuno si dovrebbe porre le seguenti domande:
• Perché persone che hanno affrontato un lungo percorso di studio, magari laureate (anche in veterinaria), avendo investito parecchio (denaro e sacrifici) nella formazione, dovrebbero aprire una attività dilettantistica senza scopo di lucro personale?
• Come mai dei soggetti con curriculum e percorsi qualificanti professionalmente si pongono sul mercato sotto forma di “dilettanti”? E se si proclamano “professionisti” perché non sono inquadrati fiscalmente come tali?
• Trattandosi di un’attività di tipo dilettantistico, può trattarsi dell’unica e principale attività dei soci? Non essendo un’attività a scopo di lucro ma a scopo sociale, i soci non dovrebbero fare altro per mantenersi?
• Trattandosi di un’attività dilettantistica, come mai l’orario delle lezioni offerto copre gran parte delle fasce orarie di gran parte dei giorni della settimana? L’attività prestata non dovrebbe essere marginale? Non dovrebbe svolgersi per poche ore la settimana?
• Come mai, trattandosi di attività dilettantistica e quindi non svolta in modo professionale, ci sono dei tariffari? Come mai il costo dei corsi è equiparato a quello di educatori professionisti?
• Chi sono i soci fondatori? Sono fittizi? Sono parenti e amici del presidente/educatore? Sono altri educatori quindi di fatto ci sono più educatori che costituiscono una attività commerciale sotto forma elusiva di A.S.D.?

ASD2Per avere dei chiarimenti su tutti questi aspetti, non esitate a fare domande e NON ESITATE A RICHIEDERE COPIA DELLO STATUTO.
Una associazione seria premerà per il coinvolgimento dei propri soci. Se, infatti, un’associazione sportiva dilettantistica operasse in maniera trasparente, all’atto di iscrizione di un nuovo socio sarebbe tenuta a consegnargli copia del proprio statuto e a renderlo informato su tutte le norme interne di gestione.
Ad esempio un nuovo socio potrebbe voler sapere come vengono impiegati i propri soldi, oppure vorrebbe candidarsi come presidente, o ancora, vorrebbe rinegoziare le condizioni stabilite con il fornitore delle strutture, eventualmente trovare un nuovo fornitore. Potrebbe voler discutere sull’adeguatezza del compenso degli amministratori e di chi presta opera… tutte possibilità che risulterebbero devastanti per il titolare dell’ente commerciale camuffato da associazione, che quindi si guarda bene dall’accettare nuovi soci “pericolosi” e dal rendere trasparente la gestione della società.
Richiedete copia dello statuto e leggete attentamente le finalità e l’oggetto dell’associazione.
Scommetto che non troverete, nero su bianco, che l’oggetto istituzionale dell’associazione è quello di fornire dietro corrispettivo lezioni e corsi di educazione cinofila.
Come mai?
Perché questa attività non è una possibile attività istituzionale che consente l’accesso alla forma delle associazioni sportive dilettantistiche. E’ una attività puramente commerciale.
L’oggetto sociale dell’associazione sarà infarcito di formule riportanti “diffondere la cultura cinofila…”, “creazione di eventi…”, “manifestazioni e promozione…” e via discorrendo.
Un’associazione vera dovrebbe avere quale scopo quello di riunire appassionati, persone interessate e singoli operatori, al fine di realizzare e organizzare ciò che singolarmente è difficilmente fattibile.
Eventi, invitare esperti internazionali, divulgare cultura tramite pubblicazioni, ricerche, libri, progetti, organizzare conferenze, incontri, partecipare a manifestazioni … il tutto nell’ottica di spalmare su più persone il sostenimento dei costi di organizzazione e realizzazione.
Lo scopo finale è quello di far crescere l’associazione e il suo operato, di fare e organizzare cose per il piacere di poterle fare e farlo in favore degli associati; non quello di intascarsi soldi eludendo il fisco e usufruendo di sgravi fiscali.
Come abbiamo visto, le associazioni hanno l’obbligo di reinvestire eventuali utili per il raggiungimento degli scopi sociali. L’adesione di nuovi soci dovrebbe essere relativa alla partecipazione al progetto ed al sostegno attraverso la quota associativa ottenendo, in cambio, la partecipazione agli eventi e all’attività istituzionale e non al solo scopo di poter accedere a lezioni a pagamento.

ASD5Ma come fanno i soci fondatori ad intascarsi personalmente i proventi, viste le maglie di obblighi e doveri?
Molto semplice. Tramite il meccanismo delle collaborazioni, dei rimborsi spese ecc. che a loro volta, per il solo fatto di derivare da attività di associazionismo, fruiscono di un regime agevolato anche in capo a chi li percepisce (ad esempio, le collaborazioni godono di una esenzione su redditi fino a 7.500,00 Euro).
Altro modo è quello di puntare sul fatto che i controlli, fino ad oggi, sono stati molto blandi se non inesistenti. Una formula associativa, per il solo fatto di dichiarare un intento sociale e senza scopo di lucro personale, verrà controllata solo in casi eccezionali (segnalazioni o movimenti sospetti) e comunque dopo la normale attività di controllo sulle attività ordinarie che sono prioritari per il fisco. In questa ottica, i corrispettivi vengono spesso occultati e non fatti risultare e sono facilmente spartibili.
Qualche cosa si sta muovendo e i controlli su questi escamotage sembrano prendere piede. E’ stato dichiarato dalle istituzioni che è giunto il momento di mettere mano alla situazione procedendo con controlli a tappeto sulle associazioni. I dati verranno richiesti a vari uffici tra cui la banca dati ONLUS, registri gestiti da enti territoriali, ASL ecc.. oppure da internet o da informazioni desumibili da pubblicità commerciale diffusa. Diffidare da materiale pubblicitario non chiaro (volantini e locandine) , dove non sono specificati oggetto pubblicizzato e attività svolta, sede dell’attività e sede legale, dati dei soci e dati fiscali (partita IVA ecc.)
Particolare attenzione verrà posta dagli accertatori per verificare l’effettiva partecipazione dei soci alla vita associativa (convocazione delle assemblee, partecipazione, svolgimento), alla natura dei servizi erogati agli associati (devono essere compatibili con le finalità sociali), alla rendicontazione annuale (bilancio o rendiconto), alla devoluzione del patrimonio.
Soprattutto in un momento storico dove si fa un gran parlare di equità, sacrifici, giustizia e lotta all’evasione con la necessità che tutti paghino le tasse è il caso di riflettere bene e di rivolgersi a persone serie e che operano nella piena legalità pagando quanto la legge impone.
Non da ultimo vale la pena accennare ad un aspetto spesso sconosciuto ai più: la possibile implicazione nell’eventuale fallimento della associazione.
Di fatto, chi si iscrive ad una associazione ne diventa socio. Non è quindi da escludersi la estensione degli effetti del fallimento ai soci, seppur remota e legata di norma non ai semplici soci che usufruiscono delle attività sociali ma a quelli che partecipano attivamente alla vita sociale, che operano, amministrano, che percepiscono utili e compensi anche in forma indiretta.

Clicca qui per scaricare la Guida Fiscale dell’Agenzia delle Entrate sulle associazioni sportive

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19 Commenti

  1. Ci sono altri aspetti legati all all’attività di educatore fatta in seno alle asd dei quali vorrei avere delucidazioni. Ad esempio i locali dove si pratica l attività o addirittura i box dove si tengono i cani dovrebbero avere le relative autorizzazioni e trovarsi nella zona predisposta dal Comune per poter svolgere determinate attività. Poi autorizzazioni asl. Ma come funziona? Io per aprire il mio Centro Cinofilo ho dovuto adempiere ad infinite formalità, autorizzazioni etc etc. Inoltre possiedo una polizza assicurativa che prevede il risarcimento per resp. Civile etc. Nelle asd come funziona? Cosa viene gatantito al cliente. Grazie per le risposte

  2. Dico umilmente la mia: non sono del tutto d’accordo con questo articolo.

    C’è una confusione di fondo tra alcuni concetti.
    Quando si dice “dilettantistica” ci si riferisce, evidentemente, alla qualifica dei soci, che godono dei servizi senza essere professionisti, non alla qualità dell’attività posta in essere che, si auspica, possa essere di altissimo livello.

    Inoltre non vedo come possa destare scalpore il fatto che i soci paghino (a condizioni privilegiate rispetto a terzi) uno di loro che di mestiere fa l’educatore per insegnare loro a gestire il proprio cane.

    Infine, sulla qualifica o meno di sportiva, basti pensare che il CONI qualifica come sportivo lo yoga. L’attività di educazione cinofila è un’attività in limine all’attività sportiva e anche se il binomio cane/umano non fa necessariamente sport in senso agonistico, trovo difficile inquadrarla in altri settori (forse in quello culturale, ma se giochiamo con la pallina o con il frisbee non è attività sportiva?).

    Inoltre lo CSEN, tanto per fare un esempio, riconosce tra le proprie discipline cinofile sportive la pet therapy, l’obedience, lo sheepdog e addirittura il “proprietario cinofilo responsabile”. Quindi, con buona pace di chi si è aperto la partita IVA, le ASD possono svolgere attività di educazione cinofila proponendo ai propri soci corsi e lezioni a pagamento, i cui proventi andranno in gran parte, ovviamente, per pagare un educatore che può anche essere socio stesso dell’associazione.
    Va da sé che l’educatore in questione, avendo necessariamente l’asd organizzazione democratica, potrà essere in qualsiasi momento sostituito ed è un rischio connesso alle finalità associative.

    Infine non corrisponde al vero quanto scritto relativamente al fallimento. Rispondono unicamente il presidente e i soci illimitatamente responsabili, ovvero quelli che hanno agito in nome e per conto dell’associazione. Quindi non c’è rischio, per il socio che usufruisca delle lezioni, di essere coinvolto nel fallimento.

  3. Le ASD possono essere un’escamotage o un modo per iniziare a lavorare essendo vagamente in regola. Un educatore non può essere considerato un professionista al pari di avvocati e commercialisti in quanto non esiste un percorso di studi obbligatorio, standardizzato e uguale per tutti o un albo reale, neanche il fisco ci riconosce in pieno visto che molti hanno lo stesso codice iva che si applica agli allevamenti o alle aziende agricole. In Toscana la legge imporrebbe la dichiaraziione di inzio attività al comune e alla asl, peccato che nè l’uno nè l’altro abbia idea di cosa significhi o di chi se ne occupi. Infine non è pensabile avere una pressione fiscale del 52% (o più) da pagare anticipatamente, poi forse tra 10 anni ti rimborsano (notare che solo in Italia la pressione fiscale è così alta e le tasse si pagano sull’ipotesi di quanto potresti guadagnare) + commercialista + multe inevitabili. Un commercialista della camera di commercio mi ha detto chiaro e tondo che a meno che non prevedevo di fatturare almeno 15000 euro l’anno non c’era senso nell’aprire la P.IVA. La maggior parte deglii educatori per i primi 3 o 4 anni non si avvicinano neanche a queste cifre. Al momento il lattaio può svegliarsi il mattino, aprire P.IVA e decidere di fare l’educatore, non mi sembra un gran chè professionale, anche se paga le tasse.
    Vogliamo essere considerati professionisti e avere un regime fiscale regolare? Bene!
    1. percorso di studi uguale per tutti. Pace all’anima di enci, fisc, fics, federcinofilia, apnec, siua ecc. Che il ministero detti gli argomenti, le ore (teoriche e pratiche), le metodologie e crei un unico albo a cui devi accedere (previo esame – non me ne frega nulla se hai portato il tuo cane al 3 brevetto di agility o obedience, se sai lavorare il tuo cane non è detto che tu sappia insegnare ad un proprietario a gestire il suo).
    2. formazione continua obbligatoria
    3. individuazione fiscale precisa ed istituzioni che per prime riconoscano la figura professionale

  4. mi sono trovato ora a leggere e forse ormai è diventato un discorso vecchio però…..
    Secondo me c’è una gran confusione
    primo fra tutti la differenza tra sport dilettantistici e professionali
    cito dal web:
    sport dilettantistico l’atleta esercita al solo scopo di migliorare le proprie prestazioni fisiche e psicologiche, senza ricevere alcun compenso infatti chi svolge questo tipo di sport lo fa solo per soddisfare necessità ricreative e formative, impiegando il tempo libero. Mentre gli sportivi che praticano a livello professionistico ricevono dei compensi per le loro prestazioni. Inoltre i giocatori sono soggetti a delle regole ferree, comportamentali, alimentari e di allenamento.
    Qui si parla di chi svolge l’attività non di chi gliela insegna. Infatti campi da tennis piscine palestre ecc.. in tutti questi luoghi vado per DILETTO ma pago la persona che mi assiste.
    Dopo quanto detto nei commenti precedenti dovrei pensare che tutti gli sportivi che partecipano alle Olimpiadi che hanno vinto varie medaglie d’oro e di bronzo ….. non sono dilettanti?si o no!?!? eppure le olimpiadi sono riservate ai dilettanti!?!?!?! E gli allenatori, istruttori secondo voi lo hanno fatto gratis? Stento a crederlo
    Comunque, altro aspetto è eludere il fisco…..
    è vero i compensi fino a 7500 euro sono esentasse ma se si superano? diventano un reddito normalissimo con il pagamento di tutte le tasse previste come i “professionisti”. E sinceramente campare con 650 euro al mese per non superare 7500 l’anno……. La vedo dura
    Questo accade anche nell’allevamento, oggi riconosciuto a tutti gli effetti come attività agricola. Infatti dopo aver aperto la nostra patita iva agricola fino a circa 7000 euro di entrate rientriamo in regime di esonero cioè niente fatture, contabilità, iva, ecc..!!!
    Per quanto riguarda la direzione o meglio consigli direttivi ecc. non è detto che sia proprio come scritto nell’articolo. Infatti esistono molte SSD cioè srl sportive dilettantistiche che non hanno soci ma tesserati non ci sono elezioni e presidente ma un amministratore unico. Pertanto niente rischi per i tesserati in caso di fallimento e comunque a me personalmente mi è spesso capitato di trovare pubblicato sul sito del centro lo statuto dell’associazione o srl. Altra piccola parentesi è che ASD e SSD hanno diritto ad svolgere attività commerciali fino a € 200.000 cioè possono fare fatture con pagamento dell’iva al 21% per le attività non istituzionali.
    Poi nasce un’altro problema che sinceramente mi piacerebbe sapere come altri lo hanno affrontato … Se lo hanno affrontato…….. In zona agricolao in strutture agricole (dove sorgono la maggior parte dei Centri cinofili) sono ammesse esclusivamente attività agricole, pertanto con una partita iva da professionista non credo proprio che si possa svolgere una attività professionale come un avvocato ecc. . Quindi o mi prendo un bel locale destinato a tale attività (commerciale artigianale ecc.in zone produttive, industriali, a servizi) o in zona agricola niente attività professionali. Non solo ma spesso alcune strutture compresi campi magazzini ecc. strutture indispensabili alla attività cinofila devono essere autorizzate con DIA SCIA PAC e possono farne richiesta solo i titolari di P.I. agricola ….. come avete fatto? le associazioni sportive, come d’altra parte i circoli privati, possono svolgere le loro attività indipendentemente dalla destinazione d’uso dei locali o del suolo dove si trovano.
    A questo punto dopo aver letto che ci sono molti corsi di tutte società sportive (non credo che possa fare nomi) non a scopo di lucro che formano educatori “dilettatnti”, di cui alcune spiegano in un capitolo tutto suo come costituire una asd. La mia domanda sorge spontanea. Quindi sono tutti fuorilegge e dilettanti? O forse lo avranno fatto perché non vedo altre forme compatibili con tutte le normative presenti sul territorio? (non solo la fiscale)
    Insomma la mia non è una polemica, ma di sciuramaria ce ne sono già troppi e vi garantisco che chiedere alle istituzioni non è cosa facile visto che le versioni sono molto contrastanti una con l’altra. Avrei solo il piacere che, sia dal punto di vista fiscale, da quello urbanistico (direi a dir poco insormontabile) e da quello sanitario, qualcuno mi indicasse come sono state affrontate le varie problematiche dovute alle normative vigenti (tra cui quella fiscale).

  5. O sei professionista o sei un’associazione sportiva DILETTANTISTICA. Non è questione di essere altro un professionista inquadrato diversamente. Un professionista non può essere inquadrato come dilettante e se il dilettante vuole essere considerato come professionista deve prima di tutto inquadrarsi correttamente e cominciare a pagare le tasse. Comunque cinofilia e sport non mi paiono così affini. Cosa ha a che fare la terapia comportamentale con gli sport? i corsi cuccioli con gli sport? I corsi di educazione con lo sport? Le classi di comunicazione con lo sport? Le Asd sono credibili solo per quelle realtà che si pongono specificatamente l’obiettivo di diffondere e sostenere effettivamente gli sport cinofili, in primis attraverso gare e manifestazioni (Il club sportivo dove i soci si trovano la domenica, alla pari, a esercitarsi con i cani). Come fa un’asd a proporre corsi di formazioni per educatori, occuparsi di problemi comportamentali, fare pensione (SIC), corsi cuccioli etc tutte attività che non hanno nulla a che vedere con lo sport? Per me l’educatore gratuito, il dentista gratuito, il massaggiatore gratuito lasciano il tempo che trovano. Se fossi ereditiera sarei proprio felice di fare gratuitamente il mio mestiere ( e credimi che pur pagando le tasse ho un monte ore annuali gratuite incalcolabile), però non solo devo mangiare e pagare le bollette ma anche recuperare i soldi spesi per la formazione, l’investimento nelle strutture e nel materiale etc etc. Beato chi può permettersi di farlo gratis (bravo o meno bravo, il fisco non c’entra). Cominciamo a proporre controlli sulle associazioni che nascondono una natura commerciale e vediamo quanti educatori sono gratuiti e quanto hanno scopo di lucro.

  6. Mi sembra un articolo di parte, cioè di professinisti ai quali da fastidio che altri professionisti facciano lo stesso mestiere essendo però inquadrati in un altro sistema. Le ASD esistono proprio perchè danno un grande servizio allo sport in genere ed in generale, non solo alla cinofilia, e lo fanno con grande passione, competenza e serietà. Ben vengano i controlli delle autorità preposte a quelle associazioni che nascondono la loro vera natura commerciale con un attività senza scopo di lucro. Poi ognuno decida, liberamente, come insegnare agli altri lo sport che conosce, in maniera lucrativa o in maniera gratuita. e sono convinto che non sempre chi lo fa per lucro è più bravo di chi lo fa gratuitamente.

  7. Grande Manuel! E poi è un discorso di deontologia professionale. I miei clienti non sono soci, se così fosse potrei decidere di andare tutti a Lignano Sabbiadoro la domenica invece di impegnarmi a trasferire competenze. Le responsabilità sono ben diverse.
    Un educatore offre una prestazione. Punto. Perchè dovrebbe associarsi con la zia o la suocera per aprire un’associazione quando poi le lezioni le fa solo lui? Tu hai parlato benissimo di professionalità. Per tanti fare l’educatore vuol dire mettere i cani in batteria, a fare tutti il seduto di gruppo …in realtà trascorrere ore e ore a spiegare i meccanismi di apprendimento, la comunicazione sociale, come giocare con il cane, l’autocontrollo ad ogni allievo è davvero un mestiere impegnativo, che sinceramente non capisco come si fossa fare per hobby. Tanti diventano educatori senza lo studio, la preparazione e l’esperienza che dici tu. Fanno un corso “professionale” da un’associazione sportiva dilettantistica (contraddizione in termini) di qualche week end e poi sono pronti ad operare e fare danni.
    Poi per hobby ovviamente ognuno fa quello che vuole, ma non dovrebbe farsi pagare.

  8. Che bell’ articolo!! Anche io ormai da qualche anno combatto con le tasse, ho aperto una partita iva come libero professionista ed ogni anno, invece di vivere serenamente le vacanze estive, mi ritrovo a pagare migliaia di euro tra inps e tasse varie! E’ deludente “concorrere” con tantissime ASD che offrono dei veri e propri servizi allo stessa stregua di attività, a volte con costi inferiori e quindi più vantaggiosi per gli utenti. Credo che le figure dell’educatore e dell’istruttore cinofilo siano delle figure importanti che necessitano di una buona preparazione, studio, esperienza, passione, pazienza, professionalità ecc. ecc. E’ un lavoro a tutti gli effetti e merita una posizione importante quanto qualunque altro lavoro; sono quindi orgoglioso di pagare le tasse e penso che chiunque ritenga questa una professione le debba pagare. Ben vengano le ASD se hanno veramente degli scopi assolutamente dilettantistici e/o offrono funzioni importanti come il recupero, l’educazione e la rieducazione dei cani da canile, organizzazione di eventi quali conferenze, stage e manifestazioni per promuovere un buon rapporto con il cane. Se proprio si vogliono occupare di educazione e istruzione cinofila si dovrebbero avvalere della collaborazione con Educatori e/o Istruttori professionisti.

    • Ciao ragazzi! sono nuovo del forum, sto x diventare educatore cinofilo con annesso diploma FISC, ore e ore di teoria e pratica, compresi gli esami…insomma un po come tornare sui banchi di scuola! volevo sapere, dato che già possiedo partita IVA con regime agevolato (essendo architetto) e avevo intenzione di aprire l attività da educatore cinofilo come libero professionista e non come Associazione Sportiva, qualcuno saprebbe dirmi a cosa vado incontro dal punto di vista fiscale? Dal momento che il mio primo lavoro da architetto mi obbliga a versare contributi in INARCASSA, iniziando a svolgere l attività da educatore cinofilo dovrei pagare pure l INPS? Se sì con che percentuale? Vi ringrazio in anticipo
      Saluti!

  9. Apprezzo moltissimo l’articolo di Luca e sono molto contenta che sia stato pubblicato su “Ti presento il cane”. E’ assolutamente esauriente e completo, del resto è redatto da un operatore del mestiere. Purtroppo pagare le tasse non fa piacere a nessuno, ma operare come professionista anche a livello fiscale è il primo passo per avere credibilità ed essere onesti nei confronti del cliente. Non c’è motivo alcuno per cui l’educatore debba esercitare a titolo dilettantistico o debba avere alcuna agevolazione fiscale (a meno che ovviamente non lo faccia gratis e saltuariamente). Men che meno ha senso che l’operatore operi senza fini di lucro. Perchè mai (università, corsi, acquisto di strutture che per i professionisti non prevedono AGEVOLAZIONI fiscali etc non sono certo sacrifici fatti senza scopo di lucro)? Perchè mai l’educatore dovrebbe lavorare gratuitamente? Per passione? Anche io faccio i pasticcini per diletto, ma essere pasticcere, con tutti i doveri che comporta è ben diverso. Quando ho aperto come libero professionista, ormai diversi anni fa, sia l’agenzie delle entrate che il commercialista mi hanno detto chiaramente che le prestazioni dietro compenso devono essere tassate! E poi chi costituisce le Asd non lo fa certo per far spendere meno i “soci”. Le Asd difficilmente pubblicano i prezzi (chissà come mai) ma mi risultano nella mia zona educatori (con il diplomino in formula we) che fanno consulenze comportamentali come ASD per 40 euro all’ora (quindi esentasse). Insomma proprio a livello fiscale le ASD sono un’espediente per pagare meno tasse (se così non è aspetto smentite da Luca). Se posso lavorare senza pagare le tasse ben venga, ma non mi pare che sia possibile e corretto dal punto di vista fiscale. Ho comunque intenzione di chiedere delucidazioni ulteriori all’Agenzia delle entrate e alla Guardia di Finanza. Se mi dice che posso fare a meno di pagare IVa, irpef, inps etc tanto meglio. Se così non è mi aspetto però dei controlli.
    (apprezzo questa ultima precisazione sul termine “professionista”. O sei dilettante o sei professionista, sono due concetti differenti. Come fa un dilettante a pubblicizzarsi come professionista ancora mi sfugge)

  10. Davide, l’articolo non tratta volutamente il lavoro con i cani o la professionalità cinofila. Tratta l’inquadramento fiscale della attività di educatore. Nulla ha a che fare con la professionalità sul campo. Il termine PROFESSIONISTA è un termine fiscale per individuare chi fa la libera professione. Come detto in premessa, chi fa parte di associazioni che non eludono il fisco, non trattiene importi per se è persegue solo i fini sociali, non dovrebbe sentirsi toccato da questo articolo. Per quanto riguarda il ‘farsi spennare” ciascuno è libero di fare o non fare corsi presso professionisti. Nessuno obbliga nessuno. Su questioni di educazione e metodi per risolvere problemi (dei proprietari) volutamente non entro. Non è intento di questo articolo.

  11. Non necessariamente le attività istituzionali devono essere fatte gratuitamente. Le quote associative e i contributi devono servire proprio a coprire le spese necessarie per offrire i servizi istituzionali o per coprire parte delle spese di organizzazione di eventi, corsi ecc. Le lezioni di educazione a pagamento non sono classificabili come eventi. Coprire le spese di manutenzione, del commercialista ecc. è un conto, intascarsi un compenso è ben altro. Vivere di proventi è una attività imprenditoriale o professionale, non associazionistica. Capisco il discorso di trovare motivata una differenziazione dei prezzi ma occorre fare ancora un salto: le associazioni non devono nascere per vendere lezioni di educazione. Per quello si opera mediante impresa individuale, libera professione o società. Una associazione può poi collaborare con degli educatori e offrire ai soci la possibilità di fare lezioni a pagamento ma l’educatore può tranquillamente fatturare ai clienti e pagare alla associazione una sorta di “affitto” per l’uso della struttura. Così l’educatore paga le tasse e la associazione copre le spese istituzionali. Una associazione non dovrebbe mai arricchirsi o permettere ai soci di farlo. Non è questo il suo scopo. Reinvestire è lo scopo al fine di far crescere i servizi offerti, non il conto in banca di alcuni.

    • mi trovi d’accordo su quasi tutto Luca, solo mi accendi alcuni dubbi di tipo fiscale che avrò cura di approfondire immediatamente con la finanza. Sono il presidente di una grossa associazione e periodicamente mi informo delle novità fiscali rivolgendomi direttamente agli uffici della gdf.

  12. Innanzitutto molte grazie per l’interessante articolo.
    Io credo che anche chi ha tariffe basse e fa questo lavoro veramente in modo dilettantistico (spesso in tutti i sensi),come attività serale o nel finesettimana, faccia comunque un enorme danno a chi invece la pratica in modo professionale e come unica occupazione.
    E’ chiaro che non posso competere sul piano economico con qualcuno che fa pagare una lezione 5 euro, e anche se lo faccio egregiamente sul piano professionale al proprietario di cani medio non sempre è così evidente la differenza fra un dilettante e un professionista sul piano della competenza, mentre sa fare molto bene la differenza fra 30 o 40 euro all’ora e 5 euro all’ora.

    • alla fine è lo stesso discorso che viene portato avanti da anni dai proprietari di bar nei confronti dei circoli.
      Però scusa, ma non è assolutamente vero che chi si rivolge ad una associazione ha un servizio più scadente di chi si rivolge ad un libero professionista.
      Come diceva giustamente Luca, sono gli scopi che cambiano: l’associazione dovrebbe esistere e operare unicamente nell’interesse dei propri associati ed investire i ricavi nelle proprie attività istituzionali o comunque nell’interesse collettivo.

    • certo che anche spennare il cliente da “professionisti” è un enorme danno al mestiere. e le lezioni di gruppo? ecc ecc quando mi arriva uno che mi dice che il cane gli salta addosso, gli dico come fare e lo mando a casa senza fargli pagare niente o senza proporgli un corso base. diciamo che generalizzare serve poco. Così come per le asd e le onlus. io faccio parte di entrambe e come onlus alla fine ci mettiamo dei soldi nostri, senza parlare del rischio di quando entriamo nel canile di Avola e abbiamo a che fare con cani che a vederli ti si gela il sangue. credo sia facile parlare di categorie con argomenti generali. è un po’ come dire che i dentisti sono ladri mentre vi posso assicurare che il mio mi fattura tutto. ora, se ci sono esempi concreti, nomi e cognomi, si abbia il coraggio di dirli altrimenti è come dire che tutti gli allevatori “riconosciuti” sono coscienziosi e tutti i cacciatori maltrattano i cani.
      Quando ho cominciato andavo da un decoy francese che mi prendeva 15 mila lire e mi faceva lavorare tutto il giorno. alla fine, secondo me, il discorso è uno solo: o sai leggere e lavorare il cane e addestrare l’umano, oppure no.
      PS: lo faccio come seconda attività, solo la sera e il fine settimana. 🙂

  13. Emanuela ma il distinguo è sul tipo di attività. I professionisti che fanno questo mestiere fanno tutto quanto dici e lo fanno pagando le tasse. La realizzazione della struttura, un eventuale affitto, la manutenzione, la contabilità non gravano esclusivamente sulle associazioni. Le ASD non possono fare questa attività come attività istituzionale. Non è una questione di prezzo. Se poi sono ASD e chiedono pure cifre spropositate è ancora peggio.

    • Esatto, però i professionisti fanno tutte queste attività correlate e le mettono in conto ai loro clienti, e giustamente poi ci pagano le tasse.
      In un associazione queste attività dirigenziali, amministrative e/o correlate vengono (o dovrebbero essere) fatte gratuitamente e non messe in conto ai soci, in quanto non attività istituzionali.

  14. stare ore al pc a fare progetti, scartabellare tra bandi di concorso, contributi, finanziamenti di regione, provincia, comuni e fondazioni. Organizzare eventi, passare ore al telefono per avvisare tutti i soci che ci sarà tale cosa il tale giorno. Trascorrere pomeriggi a sistemare il terreno, rifare le recinzioni, potare gli alberi e sistemare l’attrezzatura. Scervellarsi ore dietro a contabilità, bilancio, compensi per istruttori. Dedicare ore alle classi di socializzazione. Collaborare con le altre associazioni trasportando attrezzatura e impegnando molti we… e tutto questo GRATIS. Se, dopo tutti questi servizi, un socio paga 15,00 euro un’ora di lezione singola, oppure 5,00 euro una lezione di agility, per contribuire ai compensi degli istruttori e alla realizzazione degli obbiettivi istituzionali, non credo che abbia nulla da lamentarsi. Se invece, il costo richiesto al socio è di 40,00 – 50,00 euro l’ora, come ho sentito che qualcuno registrato come ASD richiede, bhe, in tal caso qualche dubbio viene pure a me…

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