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A proposito di pit bull e di altri cani con una cattiva fama… chi è che morde “davvero”?

di VALERIA ROSSI – Ieri, come molti di voi avranno probabilmente notato, l’articolo su Lilly, la pit bullina che ha salvato la sua umana dal treno restando (purtroppo) investita lei stessa – ma si spera che possa salvarsi – ha avuto una tale overdose di visite da far crollare il server per tre volte di fila.
Precisazione: non lo dico per “tirarmela”  (neppure potrei vantarmi per aver scritto un articolo-bomba, visto che mi sono limitata a riportare un avvenimento di cronaca: le visite le ha fatte la storia, non io).
Lo dico perché, intanto che tiravo moccoli col sito che non funzionava,  pensavo “Non tutto il male vien per nuocere: se così tanta gente legge questo articolo, almeno qualcuno nel mucchio forse capirà che i pregiudizi su questa razza sono veramente imbecilli e che solo una cattiva gestione può rendere un pit bull aggressivo e/o mordace verso le persone”.
Tutte cose che predico da sempre, conoscendo piuttosto bene questa razza, ma che pensavo potessero essere sottolineate dall’episodio in questione.
Invece no… o almeno, non del tutto: perché la storia ha girato su millemila pagine e gruppi di FB, e in alcuni di questi si sono visti – nonostante tutto – i soliti pregiudizi: “Sì, vabbe’, però son cani aggressivi…”; “Sì, brava questa cagnolina, poverina, una vera eroina, ma un pit bull io non lo vorrei…” e così via.
Molto diffusa la teoria “Sì, però un cane così va dato in meno a persone esperte”. Teoria sulla quale concordo in parte (ma solo in parte).
E’ vero, infatti, che non tutte le razze sono “per tutti”; è vero che il pit bull ha, in media, un’aggressività intraspecifica piuttosto alta (d’altronde è stato selezionato per i combattimenti…) e per quanto sia invece molto bassa quella interspecifica,  per me il cane che si mangia un altro cane non è meno sgradevole del cane che morde un uomo. Sono entrambe cose da evitare assolutamente.
Però è anche vero che tutti i cani (compresi quelli con un’aggressività piuttosto alta anche verso l’uomo) possono essere gestiti anche dal neofita, purché  il neofita venga prima selezionato e poi se-gui-to  passo passo.
Dall’allevatore, innanzitutto, e poi semmai da un educatore-addestratore ecc.
Però l’allevatore è il primo responsabile del binomio che va a creare. Se tutti gli allevatori di cani “tosti” sentissero questa responsablità, credo che non sarebbe mai iniziato alcun discorso su “cani killer” e affini.
Tempo fa ho letto in un commento a non ricordo più quale articolo che un’allevatrice, parlando del patentino cinofilo, diceva: “Il mio compito è quello di allevare cani tipici, sani e caratterialmente a posto dal punto di vista genetico: fine. Non è giusto che debba pensare anche al percorso successivo, occorrono altre figure professionali per l’educazione e l’ eventuale addestramento”.
Corretto, sì, ma fino a un certo punto.
Perché l’allevatore ha comunque il dovere di selezionare i clienti prima di ogni altra cosa: e lo fanno veramente in pochi. Basta vendere, va tutto bene… ma finché si tratta di golden o di chihuahua, posso anche accettarlo. Quando si tratta di razze di grande taglia e dalle doti caratteriali molto forti, non mi sta più bene per niente.
Se nessuno vendesse rottweiler, pit bull o malinois alla categoria umana che io chiamo dei Truzzi & Tamarri, ovvero a quei personaggi – quasi sempre maschi – che non cercano un cane, ma un’estensione della propria virilità (che se ha bisogno di estensioni, evidentemente qualche problemino di base ce l’ha…), molti episodi di cronaca non sarebbero mai accaduti.
Poi, per carità: è indubbio che certe razze attirino soprattutto un certo genere di persone, e che tagliandole fuori tutte si rischierebbe di non vendere più neanche mezzo cucciolo, cosa che nessun allevatore può permettersi. Però, a questo punto, l’allevatore ha l’assoluto dovere di seguire passo passo il suo cliente, di dargli i consigli giusti, di controllare come viene su il cane e di intervenire prontamente qualora si renda conto che le cose stanno prendendo una brutta piega.
Troppo comodo dire “io ho allevato bene, adesso la responsabilità non è più mia”: oltre ad allevare bene, tu sei tenuto a dare i cani giusti alle persone giuste! Altrimenti di responsabilità ne hai una carrettata, altroché!

Primo e secondo posto tra le razze che causano più danni in Inghilterra!

Detto questo: ieri un’amica mi ha linkato un interessante articolo sulle responsabilità legali dei proprietari di cani: lo potete leggere cliccando qui (è del 2010, ma ancora valido: l’ordinanza Martini è stata prorogata). In calce a questo articolo c’è la curiosa statistica di una Compagnia assicurativa inglese che cita le razze canine che hanno causato maggiori danni: e sono, nell’ordine… alano, chihuahua (!), mastino, bassetthound, levriero, setter inglese, bulldog, bassotto, boxer e beagle.
Ovviamente non si parlerà sempre e solo di cani morsicatori, visto che le Assicurazioni sono chiamate a risarcire anche danni di altro tipo: però, se è abbastanza comprensibile che un alano faccia danni (presumibilmente alle cose), data la stazza, il chihuahua al secondo posto e il bassethound al quarto fanno decisamente pensare a seri problemi di gestione.
Quindi, tutto sommato, forse non solo gli allevatori di “cani tosti” dovrebbero dare qualche suggerimento in più ai propri clienti: anche perché, se non si comincia subito ad educare il cucciolo, i guai sono quasi assicurati anche con razze che nessuno collegherebbe mai all’idea di “danno”.  E siccome sono davvero pochissime le persone che a due mesi frequentano già un corso cinofilo, tocca proprio all’allevatore dare i primi rudimenti di educazione (e anche accertarsi che i consigli vengano seguiti. Basta qualche telefonata per capirlo!).

Un Bandog. Se vi sembra che somigli al cane della prima foto (che è un american pit bull terrier purissimo)…

Per quanto riguarda i veri e propri casi di aggressività/mordacità (che NON sono sinonimi), proprio ieri la dottoressa Di Biagio, esperta cinofila che si occupa di pet therapy, mi ha inviato due statistiche, una americana (molto datata – 1978-1988 – ma significativa, perché riferita ai morsi sull’uomo) e una svizzera più recente (2007), ma senza distinzione tra morsi ad altri cani e morsi all’uomo.
In entrambe spicca la parola “pit bull” ai primi posti: però bisogna leggere meglio per capire.
Per quanto riguarda la Svizzera, si dice che “se in generale si registra una media di 0,9 morsi ogni 100 cani, nel caso degli american pitbull terrier la cifra sale a 8,5, per i rottweiler a 3,8, per i dobermann a 2,6 e per i cani da pastore tedesco a 2,0”.
Ma poi si aggiunge:  “è da notare che i pitbull mordono molto più frequentemente altri cani che gli esseri umani”.
Ora, mi sembra evidente che se uno si compra un cane selezionato per i combattimenti e poi pretende di portarlo al parchetto, qualche incidente potrà succedere. Attenzione: si POSSONO portare i pit bull al parchetto. Ne conosco diversi che giocano serenamente e senza problemi con gli altri cani. Però sono soggetti iper-socializzati dai proprietari, nonché ben controllati.
Scorrendo ancora l’articolo, si scopre che “i bambini sono più esposti ai rischi: vengono morsicati con maggior frequenza degli adulti e presentano ferite più gravi. Nei bambini di età inferiore ai 10 anni, in metà dei casi, le ferite sono localizzate alla testa o alla gola e un incidente su quattro è causato da cani di dimensioni ridotte“.
Ops! Siamo tornati al cagnolino di casa, mal gestito (in questo caso è stato mal gestito anche il bambino, perché il rapporto tra cani e bambini è una cosa meravigliosa, ma è anche una cosa che va sempre controllata dagli adulti).
La statistica americana, molto completa e dettagliata, parte però da un clamoroso errore cinotecnico: infatti distingue i cani tra “pure bred” e “crossbred”, ovvero tra cani di razza pura e incroci. Ma poi che fa? Tra i cani di razza pura inserisce i “pit bull type” e gli “husky type”, che essendo “type” NON possono essere di pura razza! Semplicemente “somigliano” alle razze indicate.
Ovvio che, così facendo, tutti gli incroci fatti ad capocchiam tra molossoidi, molossoidi e terrier, molossoidi e vattelapesca (i cosidetti “Ban-dog”) finiscono per rientrare tra i “pit bull type”. Bella forza.

Husky-type. Ovvero, meticcione DOC!

Se poi consideriamo che questo è il tipo di cane che negli USA va per la maggiore tra bande, gang e truzzeria varia, che li usano proprio per scagliarli addosso ai rivali, ecco che le statistiche “creano il mostro” con la massima facilità. Personalmente trovo interessante notare, invece, che risultano 21 morti ammazzati da cani “husky-type”, dove però si specifica “inclusi DUE siberians”. E gli altri, che caspita di husky erano?!? Non esistono altre razze di husky, oltre al siberian!
Se poi state cominciando a pensare che gli husky siano belve feroci, occhio, perché altri 21 decessi sono attribuiti al chow chow (e ce ne vuole davvero, eh, per farsi ammazzare da un chow…che solo al pensiero di fare la fatica di alzarsi e andare a mordere qualcuno, solitamente rinuncia!),  che battono alla grande il dobermann (soltanto 8).
In compenso dobermann e labrador pareggiano (otto morti anche per il retriever considerato “buonissimo” e “affidabilissimo”). E – udite udite – perfino un cocker spaniel è riuscito a fare la sua vittima. Una sola, ma l’ha fatta. Mentre il collie (oddio, Lassie che ammazza la gente?!?) ne conta ben 6.

Negli anni passati, durante una lunga ricerca che mi è poi servita a scrivere il libro “Cani pericolosi?”, ho visionato decine di statistiche di questo tipo (che non è sempre facile trovare) e quattro fattori sono emersi prepotentemente:

a) le razze più diffuse sono quelle che mordono di più, per meri motivi statistici. Ogni nazione, ma addirittura ogni regione ha statistiche che seguono questo trend;
b) giornalisti, ma anche medici e membri delle Forze dell’Ordine, nel 90% dei casi sono incapaci di riconoscere una razza (o non razza) canina: il che falsa – ovviamente – non poco qualsiasi statistica;
c) i meticci sono tanto più “pericolosi” quanto più sono frutto di accoppiamenti scellerati.
I morsicatori sono quasi sempre incroci di due razze in prima generazione, mentre i “cani fantasia” (cani di cui si è perso ogni collegamento con una razza specifica) scendono notevolmente in classifica.
Tra gli incroci di prima generazione, i pit-bull type sono effettivamente delle mine vaganti. Questo perché nel pit bull di pura razza è stata tenuta veramente a livelli infimi l’aggressività verso l’uomo: ma se si incrocia uno di questi cani con un altro che invece non ha particolari remore ad addentare le persone, il mix che ne deriva è davvero potenzialmente pericoloso (vedi incroci pit bull x maremmano, o pit bull x pastore del caucaso, ma anche pit bull x terrier di piccola taglia) e il cane diventa molto difficile da gestire. Non impossibile, per carità: in mano a un cinofilo competente, non esiste “cane pericoloso” in assoluto. Però questi, davvero, NON sono cani per tutti: anche perché in questi casi non c’è mai un Allevatore con la A maiuscola a seguire il percorso del cucciolo con i suoi nuovi proprietari. Chi fa incroci di questo tipo o li fa per ottenere chissà quale supercane da combattimento (ignorando che esperimenti del genere si sono fatti e strafatti ai tempi in cui i combattimenti erano legali, e che ne è risultata l’assoluta inefficienza dei crossbred rispetto al pit bull purosangue), o per pura e semplice ignoranza: classica Sciuramaria col maremmano che incontra il Sciuramario con la pit bull e che decidono di accoppiarli “per vedere l’effetto che fa”. L’effetto è quello di una bomba genetica che può esplodere in mano a chiunque…ma loro ovviamente non ne hanno la più pallida idea. E infatti questo ci porta dritti dritti al punto…
d) esistono cani più difficili di altri, esistono cani potenzialmente più pericolosi di altri (anche solo per questioni di dimensioni: il morso di un rottweiler avrà sempre conseguenze più gravi del morso di un west highland)… ma nessuna potenzialità si trasforma MAI in effettivo pericolo quando il cane è educato e addestrato, o comunque sotto controllo. Che è un altro modo per dire che “non esistono cani pericolosi, ma solo umani deficienti”.

Con questo nessuno intende negare l’esistenza di razze più aggressive di altre (ma l’aggressività è una DOTE caratteriale: senza aggressività nessuna specie vivente sarebbe mai sopravvissuta su questo pianeta), così come esistono razze più o meno docili, più o meno sociabili, più o meno reattive.
Il povero pit bull, però (sempre parlando di “pure bred” e non di incroci demenziali), è un cane molto sociabile, mediamente docile e dall’aggressività interspecifica davvero molto bassa: quindi è veramente assurdo che venga sempre additato come il mostro di Lochness e che non bastino neppure gli episodi di eroismo come quello che ha visto protaganista la povera  Lilly per smentire i pregiudizi e le dicerie.

Pit bull purissimo impiegato come “cane visitatore” dal Working pit bull club italiano

A dire il vero sembra addirittura che i media, dopo aver “creato il mostro” mettendoci tanto impegno, ora si vergognino di smentire se stessi e quindi tendano a minimizzare gli episodi che vedono i pit bull protagonisti in positivo.
Di cani da pet therapy ormai si parla ad ogni pie’ sospinto: del gruppo di pit bull del Working pit bull Club, che ha già visitato asili, ospizi e perfino carceri italiane, sempre con risultati eccellenti, si trovano ben poche notizie.
La storia di Lilly, sui giornali italiani, non mi risulta che sia apparsa.
E’ invece apparsa questa, solo due giorni fa: un uomo si è recato in riva ad un lago con il proprio cane, suo compagno da cinque anni, e  per qualche motivo ha deciso di immergersi nelle acque gelate, dove è stato colto da un malore. Il cane ha cominciato ad abbaiare recandosi verso le uniche luci che ha individuato: dapprima si è fermato nel piazzale di fronte ad un ristorante, poi si è avvicinato sempre più all’entrata del locale, finchè i gestori non gli hanno dato retta e lo hanno seguito. Giunti sulla spiaggia hanno scorto l’uomo in acqua che è stato soccorso. Il cane, un american pit bull terrier di nome Argo, è stato citato da diversi giornali come “meticcio”.
Poi ditemi se non scatta automatico il “vaffa” verso questo tipo di giornalismo.
E’ verissimo, e non intendo negarlo, che il pregiudizio buonista sia stupido quanto il pregiudizio allarmista, come mi ha ricordato nella discussione citata sopra la dottoressa Di Biagio. Però di pregiudizi buonisti, nei confronti dei pit bull, ne vedo davvero pochissimi: mentre sono diffusissimi quelli su cani ritenuti “buoni” tout court e quindi lasciati spesso liberi di fare i cavolacci loro… mandando poi qualcuno all’ospedale quando si scopre che…toh! Senza una corretta educazione e senza controllo, qualsiasi cane può mordere.