lunedì 18 Marzo 2024

Le apparenze… ingannano

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Mario Giovannini
Mario Giovannini
Mario Giovannini è nato a Vercelli nel 1968, dove vive tuttora con quattro gatti, un cane, tre chitarre e una moglie molto paziente. Giornalista, scrittore, fotografo e musicista, si occupa di editoria da più di vent’anni, conciliando la professione di editor responsabile dei contenuti di una piccola casa editrice con l’attività di giornalista free lance per alcune delle più prestigiose riviste del settore musicale italiano.

di MARIO GIOVANNINI –  Abbiamo deciso di adottare un cane. E allora perché questo articolo si trova nella categoria “Ti presento il Gatto”?
Abbiate fede.
Nel canile in cui io e mia moglie abbiamo scelto il nostro cane, e con cui stiamo lavorando per risolvere alcuni problemini (bell’eufemismo… comunque ho promesso a Valeria un dettagliato resoconto di questa avventura, se e quando sarà conclusa) ospitano anche i gatti.
Li tengono in un piccolo edificio, adiacente la cucina dove staziona abitualmente la nostra ‘cana’, piccola – anche qui si fa per dire, visto che sono 35 Kg di cana – privilegiata che non vive in gabbia come tutti gli altri.
Abbiamo sempre avuto gatti per casa, da quando viviamo assieme. Fino ad arrivare ad un piccolo, felice branco di cinque bambine pelose, che ci hanno accompagnato per quasi tutta la nostra vita in comune.
L’anno scorso se ne sono andate in tre (e almeno per due un po’ ce lo aspettavamo, per quello che può servire). Anche quelle rimaste, madre e figlia, sono in là con gli anni. Lo sapevo che prima o poi ne avremo preso un altro. Era inevitabile. Se poi si mette la paglia vicino al fuoco, non c’è da stupirsi se scoppia un incendio.

Mia moglie non ha mai perso occasione di buttare un occhio nelle stanze dei gatti, tutte le volte che siamo andati in canile. Mentre io ho cercato, per un po’, di resistere stoicamente. Ma sabato scorso ho notato che c’erano dei nuovi arrivi e ho ceduto, sono entrato a dare un’occhiata.
Un colpo al cuore: per un attimo mi è sembrato di ritrovare Nuvola, la mia piccola, l’unica perdita di cui non sono ancora riuscito a farmi una ragione. Il primo impulso è stato di prenderla in braccio e portarmela subito a casa.
Poi, visto che Afra – la cana – scalpitava, siamo usciti in passeggiata e ho riflettuto un po’ a mente fredda, passato l’impatto emotivo del momento.
Non era Nuvola. Punto.
Potevo illudermi finché volevo, ma non era Nuvola. E non sarebbe stato bello portarla a casa nell’illusione di rimpiazzarla.
Però era sicuramente ora di prendere un gatto, un cucciolo, che riportasse un po’ di vita e di allegria in casa.
Quindi, al rientro dal giro, siamo tornati dai mici e, per la prima volta in vita mia, ho scelto un gatto.
Non l’ho trovato randagio/morente/abbandonato/appena nato senza mamma (e potrei continuare per ore sulle varie casistiche che si sono presentate in questi anni). Ho fatto una scelta razionale e logica. Ho osservato con attenzione quello che succedeva attorno a me. Ovvero, un marasma totale: 22 cuccioli, i più piccoli neanche un mese, i più grandi quasi tre, che giocavano, si rotolavano, esploravano, mangiavano, e… va be’, ci siamo capiti.

Ho notato questa palletta bianca, con le orecchie e la coda rosse, due occhi azzurri da togliere il fiato, che se ne stava in disparte dentro una cesta. E mi guardava.
Mi sono avvicinato e ho cominciato a grattargli la pancia con un dito. Fusa sonore. Gobbetta, stiracchiamento, due passi e struscio su una gamba. Poi mi guarda fisso un attimo e si dirige alla ciotolina per mangiare delle crocche.
Intanto mia moglie aveva preso in braccio un altro scricciolo, che abbiamo poi scoperto essere la sorella del mio ‘osservato speciale’, che le stava facendo a fette una mano.
Nel frattempo il micro gatto, dopo aver mangiato, è andato nella cassettina a fare quello che doveva fare, poi è ripassato a farmi uno struscino contro la gamba e si è rimesso nella sua cesta a dormire.
E’ lui!  Tranquillo, equilibrato, assolutamente autonomo e pronto.
Tra l’altro, il primo maschio che sarebbe entrato in famiglia.
Elena ha fatto un minimo di resistenza, preferendogli la sorellina, ma ha capitolato molto velocemente. In macchina, nel trasportino, si è messo a dormire.
Ho cominciato a darmi una serie di pacche sulla spalla da solo.

Arrivato a casa, lo abbiamo messo in isolamento per la prima notte. Sempre tranquillo e coccolone, Leo ha preso possesso della stanza e ha riposato senza problemi.
Abbiamo comunque notato che zoppicava leggermente sull’anteriore destra. La mattina successiva lo abbiamo presentato alle due vecchione, che hanno rugnato un po’, ma non hanno dato segni di aggressività. Una volta avuta conferma dalla veterinaria che non aveva problemi di nessun tipo, lo abbiamo lasciato libero per casa.
Ci siamo accorti immediatamente di due cose: la zampa era guarita e la nostra tranquillità era finita.
Ha cominciato a comportarsi esattamente come tutti i cuccioli, ovvero sfreccia per la casa a velocità ipersonica, gioca, rimbalza come una palla di gomma e non disdegna qualche agguato ai nostri piedi.
Ho appena sentito al telefono Elena, che è passata da casa per pranzo. Dice che il gioco di oggi è la scalata della gamba, se non è fasciata da un paio di pantaloni… pazienza. In alternativa c’è il salto dalla sedia per poi risalire lungo la schiena.
Sulla testa – e forte – dovevo darmele, le pacche.
Le apparenze ingannano, eccome!
Che non eravamo così felici da un po’, l’ho già detto?

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6 Commenti

  1. Il gatto non da felicità se non ti sale sulle gambe. All’inizio ti sembra che la cosa migliore sarebbe avere un angioletto peloso, ma poi capisci che non ci si diverte con un “angioletto”, che tu volevi un gatto, e preferisci sempre i più vivaci a quelli che se ne stanno a dormire tutto il giorno. Giocate e coccole, miagolii e esplorazioni: questo è quello che vogliamo dai nostri compagni a quattro zampe, questo è quello che ci rende felici.

  2. Bravo Mario, e brava la tua paziente moglie. In famiglia sono io (moglie) che ho costretto il marito a vivere con svariati gatti e, da pochi mesi, con due cani. C’è poco da fare, l’amore è amore, e non c’è niente di più bello che avere la casa piena di animali e i cuccioli, poi, sono speciali! Buona felicità insieme.

  3. wow è davvero di una bellezza disarmante…che nn eravate così felici da un po’ nn ho dubbi, l’allegria che porta un cucciolo con tutti i suoi pasticci è impareggiabile, è come avere un micro pagliaccio per casa! 😀

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