di VALERIA ROSSI – Vado giù piatta e sincera, eh… tanto non son capace di farle diversamente, le recensioni dei libri. Quindi… ecco qua.
Avevo avuto occasione di vedere questo libro in anteprima, anzi in “anteprimissima” (era solo la prima bozza) al convegno di Cilavegna al quale aveva partecipato anche l’Autore, Giovanni Giacobbe Giacobbe.
Avevo dato la classica “scorsa volante” (a tavola, in mezzo a tanti amici che ciacalavano allegramente di cani: non era propriamente un contesto culturale!) e mi aveva colpito questa curiosa interazione tra l’Io (inteso proprio come Io freudiano, non come “io-me”) e la cinofilia. Però, in pratica, avevo letto giusto i titoli di qualche paragrafo (restando assai colpita da alcuni sottotitoli, come… “il cane latrina”!).
“Se me lo mandi, quando sarà uscito, te lo recensirò volentieri”, dissi all’Autore. Che prontamente, appena data alle stampe la sua opera, molto carinamente me ne inviò una copia autografata.
Ed io, molto indegnamente, l’ho tenuta in un cassetto per quasi due mesi.
Una mezza scusante, inizialmente, ce l’avevo: mi ero appena operata al dannato tunnel carpale e sfogliare un libro con una mano sola è impresa assai più complessa di quanto avessi mai pensato.
Una volta guarita, però, di scuse valide non ce n’erano più: quindi devo confessare che la seconda permanenza nel cassetto è dovuta al fatto di aver letto le prime dieci pagine e di aver pensato, testualmente: “Nun ce la posso fa'”.
Perché all’inizio il libro mi è sembrato pesante e noioso: almeno per il mio modo di accostarmi alla lettura, perché ad altri potrà sicuramente piacere. Però io ho questo limite (limite “mio“, sottolineo): sia quando lo scrivo che quando lo leggo, un libro, mi voglio divertire.
Anche quando la materia è serissima, perfino quando è scientifica, spero sempre di trovare un linguaggio fruibile, che non mi costringa ad arrovellarmi il cervello su ogni singolo termine o a rileggere due volte la stessa riga per capirla: e “L’Io e il cane” – oltre ad essere scritto in modo acculturatissimo – inizia con una parte introspettiva-autoanalitica in cui l’Autore sembra quasi voler sbattere in faccia al mondo intero che anche un “addestratore” (figura che una raffinata quanto infingarda operazione di marketing vorrebbe accomunare a quella di una sorta di tamarrone incolto, per distinguerla da quella dell'”educatore” studioso e erudito, oltre che gentile e perbenino) può parlare e scrivere in modo dotto e forbito.
Giovanni Giacobbe Giacobbe riesce indubbiamente nell’intento… ma l’effetto collaterale è quello di invitare chi – come me – adora lo “scrivi come mangi” a fare uso di cassetti fagocitatori.
Quando faccio una promessa, però, ci tengo anche a mantenerla: quindi, in partenza per un breve viaggio, ho riaperto il cassetto, ho messo “L’io e il cane” in valigia e non ci ho messo nessun altro libro (di solito parto con almeno due-tre alternative).
Così – mi sono detta – sarò costretta a leggerlo: dopodiché cercherò di fare una recensione il più possibile indolore, che non faccia troppo capire quanti sbadigli mi sia costata.
E invece…ci credereste? Dopo quelle prime pagine (poche, in realtà), non appena l’Autore comincia a parlare davvero di cani (o meglio, “del cane”), il libro diventa interessantissimo: tanto che gli amici in albergo mi dovevano dire “dai, andiamo” perché io ero così presa dalla lettura che mi dimenticavo di scendere a colazione.
Sono una squilibrata io, oppure Giovanni Giacobbe ha cambiato completamente taglio e stile dopo le prime pagine?
Nessuna delle due cose (almeno spero, per quanto riguarda la prima): è solo che, finita la parte più strettamente “umana”, questo diventa un trattato di vera e profonda cultura cinofila, che però va molto oltre i consueti “libri sui cani” riuscendo a stimolare la riflessione (anzi, diverse riflessioni) sul meraviglioso rapporto di cooperazione tra specie diverse. Un rapporto che non si può basare solo sulle chiacchiere, ma che non può neppure prescindere dall’analisi del nostro Io umano e dallo sforzo di fonderlo con la sensibilità, con l’intelligenza ma anche con l’animalità del cane.
Un libro decisamente diverso, insomma, che supera di gran lunga quello che potrebbe sembrare l’intento delle prime pagine e che apre davvero nuove prospettive a chi vuole capire meglio non soltanto il cane, ma anche sé stesso. A chi vuole capire, insomma, la vera essenza di un binomio.
Per questo, nonostante il cattivo impatto iniziale, il mio parere finale è: “da non perdere!”. Assolutamente.
L’Io e il cane – di Giovanni Giacobbe Giacobbe
Edizioni Altea
€ 25,00
in effetti,la prima volta che ci sono andata per iniziare il corso di addestramento del mio labrador,sono rimasta un ora a cercare di capire quanto mi stesse dicendo,perchè usava terminologie e giri di parole troppo complicati…ma superata la prima parte,ovvero quando siamo arrivati alla parte pratica,mi sono anche molto divertita con il gruppo di Giacobbe e con il mio peloso:)
Mi ha insegnato l’ABC, sul come Io devo comportarmi con il mio cane…e sicuramente comprerò il suo libro,magari salterò la parte iniziale e mi fionderò direttamente sul resto:)
Cercavo giusto qualcosa di interessante da leggere ed eccomi accontentata. Thanks!
PS: Un giorno, Valeria, potresti recensire anche “Il bambino che parlava con i cani”? Anche quello è un libro DIVERSO, fuori dal comune…
Sembra interessante, finita la scorta di libri sui cani che ho appena ordinato su IBS, lo comprerò di sicuro. (Insieme a “Il cane preso sul serio” se mai riuscirò a trovarlo… sto impazzendo cercandolo.)
Della recensione mi ha colpito questa parte:
“Un rapporto che non si può basare solo sulle chiacchiere, ma che non può neppure prescindere dall’analisi del nostro Io umano e dallo sforzo di fonderlo con la sensibilità, con l’intelligenza ma anche con l’animalità del cane.”
E’ proprio questo (secondo me) il bello dei cani: avvicinarci all’animalità che abbiamo perso, il riportarci ad un’emotività ancestrale e semplice.
Porca zozza, mi toccherà leggerlo. Poi lo recensisco io.
Apro io i commenti? 🙂 I miei più vivi complimenti a Giovanni Giacobbe. E’ una delle poche persone in cinofilia delle quali ho stima: eccettuati Valeria, Claudio Mangini, Francesco Polidori ed un altro paio di persone Giacobbe fa parte del novero di coloro che leggo sempre con piacere.