martedì 16 Aprile 2024

Il senso morale del cane (e di quello degli sperimentatori, ne vogliamo parlare?)

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – “Anche gli animali hanno una morale?” è il titolo di un articolo apparso su Panorama (a questo link) in cui vengono riportate le osservazioni del filosofo e scrittore Mark Rowlands, autore de “Il lupo e il filosofo” e adesso del nuovo libro che si intitola proprio “Can Animals Be Moral?”, e che personalmente leggerò solo quando verrà tradotto in italiano, visto che il mio inglese è penoso.
Ovviamente bisognerebbe aspettare di leggere il libro prima di commentare… ma lo spunto a me viene dall’articolo, nel quale si legge, per esempio, che  “in sostanza, gli animali – secondo Rowlands – possono fare tutto ciò che facciamo noi, ma agendo in base a qualche ragione morale, primordiale, che li spinge a comportarsi in un determinato modo nei confronti dei loro simili, come istintivamente”.
Io direi che prima di tutto bisognerebbe intendersi sul significato di “morale”.
Se prendiamo il vocabolario, leggiamo:  “MORALE – Che riguarda la vita pratica considerata nel suo atto fondamentale di scelta tra bene e male, giusto e ingiusto SIN: etico”
E allora io sostengo, pure con molta determinazione, che i cani (mi riferisco soprattutto a loro, ma credo che la cosa si possa estendere abbastanza agevolmente a qualsiasi altro animale) NON hanno un senso morale: perché la scelta tra il bene e il male è rigorosamente ed esclusivamente culturale, tant’è che varia da una cultura all’altra e da un’epoca all’altra.
Quando – da brava atea –  mi capita di scannarmi con i cattolici convinti (si fa per dire, visto che essendo appunto atea l’argomento per me non è di interesse vitale: però gli “scanni” esclusivamente accademici mi divertono sempre un sacco!), spesso io cito loro episodi particolarmente illuminanti della Bibbia, tipo quello del padre (mi pare fosse Lot, ma non sono sicura) che agli stranieri che volevano violentare i suoi ospiti offrì la proprio figlia con cui fare il cavolo che volevano, perché, perlamiseria, l’ospite era sacro. Questa era la morale dell’epoca, ineccepibile dal punto di vista di chiunque abbia scritto la Bibbia: l’ospite era sacro, la donna (anche se figlia) era un oggetto di consumo.
Sempre sullo stesso tema potrei citare la “morale” dello stesso Dio quando chiese ad Abramo di sacrificargli il figlio… per tacer di quella di Abramo che era già lì col pugnale in mano, pronto ad obbedire. Anche in questo caso io rabbrividisco (e mi chiedo come mai i cattolici no…ma non è questo il tema dell’articolo), ma il messaggio trasmetteva a sua volta una precisa morale: Dio è più importante di qualsiasi altra cosa al mondo e bisogna obbedirgli ciecamente, a costo di sacrificargli gli affetti più cari (e se poi ti va bene, lui ti dice “scherzetto!” e  non ti fa ammazzare davvero il figlio).

Grazie a Dio (questa è voluta…) la morale è una cosa mutevole:  sganciandoci dalla religione possiamo citare casi molto diversi, per esempio il fatto che noi ci indignamo perché i coreani mangiano i cani, ma contemporanemente  ci appanziamo di carne di mucca che per gli indiani è invece un animale sacro (vabbe’, qui c’entra di nuovo la religione… ma non è colpa mia se nelle questioni morali finisce per trovarsi sempre in mezzo).
Si potrebbe citare anche il fatto che per gli antichi romani e greci fosse normalissimo avere rapporti omosessuali (pure con i bambini), mentre in seguito i gay sono stati perseguitati (Hitler non ha fatto fuori solo ebrei…), poi tollerati e adesso, fortunatamente, considerati del tutto normali (con qualche eccezione, che però rientra nel solito discorso della madre dei cretini iperprolifica), lasciando però nell’ambito dell’amoralità la pedofilia.
Meno male che i cani non hanno un senso morale inteso in senso culturale, dico io: perché altrimenti avremmo il nostro bel daffare a capire chi tra loro la pensa come gli italiani e chi come gli indiani, chi come i cattolici e chi come i musulmani, chi come gli omofobi eccetera eccetera (come i coreani presumo che non la penserebbe nessuno… ma sarebbe forse l’unica eccezione).
Per fortuna io non ho ancora visto nessun cane ringhiare ad una cagna perché si è messa la minigonna o lo smalto sulle unghie (motivazioni con le quali mia nonna mi diede dell’amorale – e anche della “donnaccia”, per la  precisione  – quando avevo tredici anni): quindi questo tipo di distinzioni tra il bene e il male, il cane sicuramente non le fa.

Ma in che senso, allora,  Rowland ritiene che gli animali siano “morali”?
Gli esempi di cui si legge nell’articolo sono i seguenti:
a) gli elefanti che manifestano dispiacere e vero e proprio “lutto” quando muore un membro del loro branco;
b) il fatto che  “le scimmie, pur affamate, non prenderebbero cibo se facendo questo si rendessero conto di dare una scossa elettrica ad un’altra scimmia”;
c) il fatto che i  cani dell’autore, definiti come “potenzialmente pericolosi perché incroci tra cani lupo e pastori tedeschi” (che è come dire incroci danese x alano, o australian sheperd x aussie, o collie x Lassie… ma che vor di’, cane lupo per pastore tedesco? L’uno è il nome popolare dell’altro!), non si siano mangiati il suo figlioletto appena nato, ma anzi l’abbiano accudito e protetto.
Ora, sul punto c) preferisco filar via liscia, perché mi sembra una roba così da Sciuramarie che non vale neanche la pena di parlarne. Il comportamento epimeletico (e cioè, in etologia, il comportamento di accudimento suscitato dalle morfologie di tipo giovanile) è presente in natura in moltissimi animali, allo scopo di garantire la conservazione delle specie: chi ha l’aspetto di un cucciolo non solo non viene (almeno in condizioni normali) attaccato e ucciso, ma stimola un desiderio di protezione e cura.
Succede anche nell’uomo, tant’è vero che un neonato – oggettivamente brutto come la notte per chiunque non sia preda dell'”effetto scarrafone”, ovvero sua madre e pochi altri parenti  – non suscita in noi repulsione, ma ci intenerisce e ci fa sdilinquire in vocine sceme e cazzeggi da subnormali.

La cosa peggiora man mano che il neonato cresce: solo ieri mi è venuta a trovare un’amica con la sua bimba di un anno, che non è più brutta come un neonato – anzi, è bellissima – ma che ha ugualmente una “faccia da cucciolo” davanti alla quale mi stavano partendo in automatico le vocine tipo ciccinaammorinotessoro… che odio con tutto il cuore quando le sento fare dagli altri. Eppure ho dovuto far forza su me stessa per controllarmi, perché l’impulso epimeletico parte in automatico. E’ innato, non ci si può far nulla: e come ce l’abbiamo noi, ce l’hanno anche i cani (compreso il mio: la Bisturi non solo è saltata subito in braccio alla mamma della piccola, ma si è ampiamente sbaciucchiata entrambe: per fortuna la piccola vive con un cane e quindi ha mostrato di gradire moltissimo, ricambiando baci & coccole).
Insomma, il fatto che due cani equilibrati – indipendentemente dalla razza – si prendano cura del cucciolo umano di casa e non pensino di sbranarlo è assolutamente naturale e non c’è nessuna connotazione “morale” in tutto questo.
Il punto a) non parla di morale, ma di sentimenti: e che gli animali siano in grado di provarli mi pare talmente scontato da non richiedere tanto studio per dimostrarlo. Bastano e avanzano gli occhi… ma comunque è stato “anche” dimostrato scientificamente (soldi buttati, ma vabbe’… per chi ha sempre bisogno della bibliografia per accettare che una cosa sia vera, abbiamo anche quella).
Infine, il punto b): che a me non ha dato alcuna certezza sul senso morale  delle scimmie (come ho scritto in un commento su FB, magari alla scimmia A dava fastidio il suono prodotto dalla corrente elettrica somministrata alla scimmia B. O la innervosivano le sue urla di dolore, senza neppure bisogno che si rendesse conto di essere stata lei a provocarle prendendo il cibo).
In compenso mi ha dato l’ennesima certezza per quanto riguarda il senso morale di certi sperimentatori, scienziati e affini: che per dimostrare una qualsiasi teoria, comprese quelle palesemente inutili come quella di stabilire se le scimmie abbiano una morale, non esitano a torturare degli animali innocenti.
Complimenti vivissimi: una cosa, con questo esperimento, l’avete sicuramente dimostrata, e  cioè che siete dei sadici imbecilli.
Per tutto il resto c’è il buon senso.

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22 Commenti

  1. Cioè, e glieli pubblicanopure i libri, a questo qui…
    classico caso di antropomorfizzazione, attribuire un’attitudine tipica della società umana agli animali, dotati di costrutti sociali non solo completamente diversi dai nostei, ma diversi persino fra le varie specie e, udite udite!, persino fra branchi e branchi di animali conspecifici (ad es. i cetacei!).
    Anyway, questo signore dimostra di non saperne granché nè di etologia, né soprattutto di antropologia, culturale, sociale, storica, fate voi…
    non si possono fare speculazioni simili senza sapere COME è nata la “morale” umana e PERCHÉ.
    Attribuire una affinità fra sentimenti/istinti e moralità negli animali fa chiaramente capire che questo signore ha le idee confuse su che cosa sia e da dove venga anche negli uomini. Impara prima questo, e POI potrai verificarlo fra gli animali!
    il punto C mi ha fatto mettere le mani fra i capelli, comunque.
    assurdo. XD

  2. Faccio una piccola critica spero costruttiva per spezzare una lancia a favore degli scienziati (quelli veri e quelli a cui si pensa in genere quando si parla di sperimentatori). Sia ben inteso che l’articolo lo condivido su tutti i punti salvo che, viste le fonti di ispirazione, avrei evitato di perderci tempo a scriverlo. Con tutto il rispetto Valeria, se non ho capito male hai preso spunto esclusivamente da un articolo di Panorama (che in quanto ad autorevolezza scientifica è pari alla mia da ubriaco) che commenta l’operato pseudoscientifico di un professore di filosofia… quindi “sulla carta” questo tizio ha ancora meno credibilità scientifica. Fossi stato in te avrei forse letto l’articolo c’avrei fatto una risata su e amen. 🙂

  3. il primo libro di Rowlands è meraviglioso, da leggere rileggere e meditare
    .panorama (IMHO)va bene per avvolgere il pesce al mercato.<<Più prudente leggere prima il libro che …………..commentare i commenti di panorama

  4. Ehm, @Giampi ma la carne è animale tout court 😉
    Però si parlava di morale canina, gusti e abitudini alimentari umane qui c’azzecan poco.

  5. sì Giampi, la carne di cane viene consumata da questi popoli perché è diffusa la credenza che faccia bene alla salute (varie balle sull’energia positiva e sulla circolazione del sangue) e che migliori la potenza sessuale (non a caso è maggiormente consumata dagli uomini)…
    invece di stare a fare il bastian contrario da tastiera, fatti qualche viaggetto in Oriente, così potrai ammirare da vicino antiche civiltà e potrai anche farti un’idea su quanto siano ancora radicate certe superstizioni.

    • conosco chi ha mangiato zampe di cane in vietnam (le ha trovate buone), non mi ha detto nulla sulle credenze, forse non lo sapeva o forse tu dai dei selvaggi ignoranti a popoli che non ti piacciono, non lo so, non possono mangiare carne solo per nutrirsi? non mi convinci… non è che basta leggerti qui per crederti. Io ho solo fatto scalo in vietnam e per andare in Thai ma in Tailandia non li mangiano.
      E poi forse qualcuno può anche attribuirgli qualche proprietà non vera ma verrebbe mangiata comunque visto che viene mangiata anche dalle donne, e non ci trovo niente di strano al contrario tuo, culture diverse che rispetto

          • Tu mangi cani, gatti & altri animali di affezione? Io non sono vegetariana, non me la piglio con chi mangia carni per me inaccettabili perché ha una cultura diversa dalla mia… però, scusami, prima di mangiare un cane (e pure un cavallo, se è per questo) dovrei morir di fame.

          • io forse no, forse non arriverei al morire di fame, non lo so, dovrei avere un piatto di zampe davanti ed essere in korea , poi ti saprei dire 😛

  6. scusa eh! ma l’esempio dei coreani che mangiano carne di cane mica l’ho capito! lì la morale (o cmq una diversa morale rispetto alla nostra) c’entra ben poco, si tratta di pura superstizione.
    Fra i popoli orientali sono ancora in voga credenze che fanno sì che si arrivi a consumare il pene di tigre, la carne di cane, la polvere del corno di rinoceronte, le pinne di squalo…e la motivazione è molto spesso una presunta attività afrodisiaca piuttosto che curativa, almeno secondo i canoni della medicina tradizionale e popolare. Se poi in senso lato vogliamo dare al termine “morale” un’accezione talmente estesa da ricomprendere di tutto di più…
    Quanto al consumo di carne di mucca, sì, per noi è normale, almeno per quanto riguarda i non vegetariani, ma il paragone con la carne di cane è quanto meno fuori luogo; intanto chi consuma carne di mucca rispetta una catena alimentare,e scusa se è poco, chi invece consuma carne di cane neanche per sogno; e poi, da quando in qua l’uomo, a qualunque latitudine, si ciba di carne di cane, se non per motivi che niente hanno a che vedere con l’alimentazione intesa come nutrimento e non come superstizione? solo in casi estremi l’uomo è arrivato a uccidere i cani per poter sopravvivere. Che in certi luoghi non si mangi carne di mucca significa poco: le mucche vengono sfruttate per lavorare i campi, per il latte (poco, perché spesso sono macilente), i vitelli vengono cmq venduti e uccisi, e non scordiamo che l’India è fra i primi esportatori di cuoio, con indicibili sofferenze dei bovini allevati e poi uccisi negli stati indiani che lo permettono.
    Perché sennò con la diversa morale e le diverse tradizioni “un-tanto-al-chilo” si finisce per giustificare tutto…sul suolo italiano dovremmo ad es. permettere l’infibulazione a questo punto, visto che per alcuni popoli immigrati è “normale” ( e neanche tanto, dato che nei Paesi di origine c’è chi si oppone a questo orrore)

  7. Tutte le cose serie che volevo esprimere sono già state scritte in altri commenti, quindi non mi resta che mettere l’ accento sulla facciascemissima che ha la Bisturi nella foto allegata XD è dolcissima!! <3

  8. Purtroppo non mi ricordo dove l’avevo visto, ma parlava di scimpanze’ con casi di cannibalismo o casi di sadismo (picchiavano l’elemento debole), quindi da un punto di vista umano tanto morali non sono. Allora cosa dire del leone che uccide tutti i cuccioli del precedente capo branco in modo che le femmine vadano in calore e allora possano tornare ad essere fertili e riprodursi? Oppure del criceto che mangia i suoi cuccioli se non si sente sicura/esperta (capita spesso alla prima cucciolata in cattivita’) ? Io penso semplicemente che ai libri bisogna dare un titolo interessante e intrigante per vendere e questo mi sembra giusto. Ricordo un’intervista al ragazzo che ha scritto “la solitudine dei numeri primi” titolo imposto dall’editore che evidentemente ci ha visto lungo. Secondo, che gli animali sono per fortuna AMORALI, cioe’ non hanno una morale che ti fa’ dire che nom puoi porre termine alla tua vita perche’ a qualcuno urta la sua sensibilita’, ma della tua la stessa persona se ne sbatte bellamente, ma hanno comportamenti utilitaristici e pratici. Questa cosa mi comporta un vantaggio che puo’ essere spesso evolutivo, o anche di prestigio all’interno del gruppo o alimentare ecc. ecc. allora lo faccio e lo ripropongo nel tempo perche’ ho un vantaggio. Semplice e lineare. Secondo me l’errore dell’uomo e’ quello di voler tradurre e guardare tutto con il suo metro e i suoi occhi comportamenti che di umano non hanno niente, infatto sono fatti da animali.

  9. I cani hanno un innato galateo canino, che si adatta/evolve alle circostanze, qualcuno ha fatto caso che certi cani non vogliono che altri corrano troppo vicino alle panchine degli umani? Comunque ci sono cani maleducati e cani che si preoccupano di far rispettare il galateo, per me la morale qui c’entra qualcosa

  10. Fortuna che poi i favorevoli (quelli senza SE’ e senza MA), alla sperimentazione animale dicono che ci sono già dei protocolli che impedirebbero l’uso degli animali in esperimenti di dubbia utilità. Non oso immaginare cosa combinerebbero certi scienziati se ci fosse libertà assoluta!

    Io potrei accettare la sperimentazione animale, quando serve davvero a capire i meccanismi di gravi malattie(senza sperimentazione, non ci sarebbero nemmeno le cure per i nostri amati animali domestici), però è evidente che in moltissimi casi, con la scusa che tanto “sono solo animali”(e non possono parlare e denunciare i maltrattamenti e le sofferenze subite), se ne fa un abuso veramente vergognoso(e TOTALMENTE INUTILE)!

  11. Secondo me il libro, da quel poco che si può intendere leggendo l’articolo del periodico, mostra per l’ennesima volta quanto sia profonda la tendenza ad antropizzare.
    Per il resto, se desidero capire/approfondire dei comportamenti umani, patologici o no, mi rivolgo alle categorie preposte (antropologo, sociologo, psicologo, psichiatra e così via), così come andrei dall’oculista e non dal cardiologo se ho problemi alla vista.
    Che un filosofo, senza nulla togliere alla categoria, possa disquisire in ambito etologico mi lascia perplessa.
    Sugli incroci fra le pericolosissime razze di pastore tedesco e cane lupo ci sto ancora rimuginando invece 😉

  12. Esistono eswperimenti ancora peggiori: avevo letto di un cane che subiva una scossa legata ad un certo comportamento, e che una volta imparato a non ripeterlo “viveva sereno”; e di un secondo cane a cui venivano date scosse random, tali che lui non riuscisse a comprenderne la causa, andando in forte crisi. Tutto questo per dimostrare che (negli umani, eh! Però noi sperimentiamolo sui cani!) quando siamo sottoposti a stress che non sono causati dalle nostre azioni, andiamo in depressione perchè ci sentiamo impotenti. MA VA’??? Grazie, scienza moderna, per averci illuminati! E’ valsa la pena di rovinare la vita a creature innocenti!

  13. Citazione:
    In compenso mi ha dato l’ennesima certezza per quanto riguarda il senso morale di certi sperimentatori, scienziati e affini: che per dimostrare una qualsiasi teoria, comprese quelle palesemente inutili come quella di stabilire se le scimmie abbiano una morale, non esitano a torturare degli animali innocenti.
    Complimenti vivissimi: una cosa, con questo esperimento, l’avete sicuramente dimostrata, e cioè che siete dei sadici imbecilli.
    Per tutto il resto c’è il buon senso.

    Se pur piena di tristezza per l’uso che i cosidetti umani fanno della “morale” plaudo alla tua concretezza.

    Gli animali hanno sentimenti, sono molto empatici, ma sono anch’io convinta che non hanno una morale anche perchè estranei a tutto ciò che ne richiederebbero una, ad esempio un cane se pur avrà la sua personalità di certo mai agirà spinto dalla cattiveria, ma i suoi comportamenti saranno sempre spiegabili in altro modo ecc…

    Quanto a quella dei cani pericolosi (un PT per cane lupo? maaaaahhhh) che si prendono cura dei cuccioli di casa anzichè sbranarli direi che questo signore ha davvero scoperto l’acqua calda…e per di più ha usato delle risorse per queste incredibili scoperte…

  14. Io ho letto (non ricordo dove, mi spiace) di un esperimento scientifico (tranquilli, non cruento!) in cui un cane veniva premiato con un bocconcino quando ubbidiva a un ordine. E’ stato poi introdotto un secondo cane, cui venivano dati bocconcini gratis, senza nessuna richiesta di ubbidienza. Dopo poco il primo cane ha smesso di ubbidire all’ordine.
    Questo fa pensare all’esistenza di un certo “senso di giustizia” , che è alla base di ogni “senso morale” di base…
    In più, a mio avviso, mette un po’ in discussione il concetto di “condizionamento”: il cane si riserva sempre di “valutare”, a me pare (poi c’è chi più e chi meno).

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