venerdì 29 Marzo 2024

Avere un cane per me

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546866_604516736255500_2128423905_ndi JESSICA DONATO – Non ho avuto un infanzia facile, il che si è tradotto spesso in problemi psicologici, come gli attacchi di panico di cui ho sofferto per  quattro anni abbondanti.
Mi ero iscritta all’università di Torino per studiare lettere, la mia vera passione: ma a causa della mia paura delle persone, avevo sempre bisogno di qualche amica che rimanesse in aula al mio posto per registrare la lezione (mentre io me ne stavo chiusa in bagno a cercare di respirare) che poi avrei trascritto a casa, tra le mura sicure della mia stanza.
Riuscii comunque a laurearmi.
L’ultimo anno di università, poco prima della laurea, incontrai un mio vecchio compagno di liceo con cui avevo avuto una turbolenta storiella d’amore. Ci frequentammo, ci innamorammo e andammo a convivere.
Trasferitami lontana dalla mia famiglia e lontana dalla Torino che tanto avevo odiato, ma che al contempo mi aveva permesso di conoscere persone stupende, mi trovai sola, a vivere ogni giorno nell’attesa del ritorno a casa del mio compagno.
Non riuscivo a trovare lavoro. Stavo tutto il giorno in pigiama, a soffrire sempre più di solitudine e cadendo in depressione.
Poi una sera, mentre eravamo a mangiare una pizza, abbiamo incontrato un altro compagno delle superiori, che nel frattempo era diventato un educatore cinofilo (specifico che io da bambina volevo diventare veterinaria, ma dopo un mese di volontariato mi ero accorta di non avere lo stomaco abbastanza forte).
Conoscendo la mia passione per i cani, questo amico mi propone di andare con lui a lavorare, di aiutarlo con una coppia di cani fobici, di accompagnarlo a portare fuori un meticcione di 70 kg a cui dovevamo insegnare a non portare in giro la sua padrona come se fosse un sacco appeso al guinzaglio.

1016765_599189890121518_902790021_nLavorando con lui la mia passione per la cinofilia crebbe a dismisura.
Iniziai a pensare di voler prendere un cane (la mia famiglia ne aveva sempre avuti, ma volevo un cane mio): così scoprii che i cani di questo mio amico educatore (una stupenda pastore belga malinois – con un passato da utilità e difesa che non considerata all’altezza dal suo vecchio padrone rimaneva segregata in una gabbia tutto il giorno – e un border collie con la paura delle persone – maltrattato da cucciolo perché secondo il proprietario non era in grado di seguire il gregge) stavano aspettando una cucciolata.
Dopo due mesi di attesa, in cui ho cercato di assimilare tutto il possibile sulla cinofilia, sia grazie al mio amico che grazie a letture (e naturalmente a “Ti presento il cane”), nasce la cucciolata: sei stupendi cucciolotti tutti neri con macchie bianche di varia forma sul petto.
Il solo fatto di studiare e avere uno scopo mi stava già aiutando, ma l’attesa che i cuccioli fossero svezzati mi stava logorando.
Ho sempre avuto una grande energia, ma anche una grande pigrizia che, unita alla paura delle persone, mi aveva costretta in casa, trasformandomi in una bomba a orologeria.
Rischiavo di mandare a ramengo la mia relazione a causa del nervoso crescente.
La prima volta che vidi i cuccioli, li presi in braccio uno ad uno.
Una sola mi leccò il viso. Avevo deciso che lei sarebbe stata il mio cane.
Passavano i giorni, e (volendo io una femmina) continuavo a tenere d’occhio le tre piccole, convincendomi sempre più che volevo lei, quella con collarino giallo. Ma, già dopo il primo mese, mi stavo ricredendo.
Lei era sveglissima, troppo sveglia, quando la facevamo uscire dal recinto si arrampicava ovunque, spaccava tutto, mordicchiava e ignorava il fatto che noi fossimo lì.
L’altra, quella col collarino rosa, non mi era mai piaciuta, troppo avventata.

1012611_586344641406043_337902655_nOsservandole mi accorsi che la terza, la più piccolina, era molto pacata, tranquilla: quando la presi in braccio mi si addormentò sulla spalla, con la boccuccia poggiata all’orecchio.
Ogni giorno tornavo a vederle, e mentre tutti i cuccioli saltavano e sembravano sempre più dei coccodrillini, lei era sempre pacata, mi correva incontro, poi si sedeva e aspettava che la tirassi su.
Ho avuto la conferma di volere lei un giorno in cui altri futuri proprietari erano venuti a vedere la cucciolata: tutti i cuccioli corsero dai nuovi arrivati, tutti tranne lei, che rubò un gioco ai fratelli e me lo portò, guardandomi come se sapesse già che lei era mia.
Al compimento dei due mesi la presi.
Tutti mi dicevano di non uscire con lei perché doveva convincersi che esistevamo solo io e il mio compagno. Mi dicevano di aspettare almeno i 4-5 mesi per educarla e addestrarla.
Come al solito, feci di testa mia.
Nel giro di una settimana Kim imparò a sporcare fuori casa, a camminare (un po’ a yo-yo) al guinzaglio e fece amicizia con tutti i cani che incontravamo.
Dovetti imparare a affrontare coccolatori coatti che volevano spacioccarla, sebbene lei, come quando la scelsi, non volesse essere toccata da nessuno a parte me.
Nel giro di un mese ha imparato a sedersi, coricarsi, fermarsi, dare la zampa, camminare al piede, rotolare, riportare i giochi e attaccare il manicotto a comando.
Non credo di esagerare quando dico che questa cucciola, che ora ha 3 mesi, mi ha salvato la vita. E non perché mangia tutti quelli che mi si avvicinano.
Mi sveglio alle 7 a ritmo di laplap e codino che sbatte sul comodino.
Se non mi alzo, mi ritrovo sepolta di giochini della Kim che vuole che mi alzi.

1043977_595707137136460_1616824099_nOvunque vada, ce l’ho accanto: che sia alzarmi di notte con l’influenza e avercela coricata sulla pancia che mi guarda con gli occhioni da cane ENPA; che sia uscire di casa con lei libera che mi segue al piede; che sia uscire senza di lei per un minuto, tornare e trovarmi sepolta di coccole.
Avere un cane per me è significato uscire di casa senza paura, perché lei impegnava tutta la mia energia nel giocare, correre, trovare nuovi prati e sentieri.
Significa uscire ogni due ore col sorriso.
Significa chiacchierare con millemila sconosciuti che si complimentano per il suo ottimo comportamento nei locali, al punto che nessuno mi ha mai detto che non poteva entrare.
Significa avere ogni giorno uno scopo, che sia insegnarle una cosa nuova o sia semplicemente giocare alla lotta sul divano, o con la pallina in corridoio.
Mi è tornata la voglia di vivere, perché non sono mai sola, per qualcuno sono il mondo  e lei non chiede altro che starmi appiccicata addosso tutto il giorno.
Da quando ho lei ho smesso di soffrire di insonnia, di depressione.
Da quando ho lei ho semplicemente ricominciato a vivere, e credo che questo non sia una cosa da poco.
La gente reputa il cane come se fosse un gioco o uno status symbol. Per me, la mia cucciola ha significato tornare in vita, avere uno scopo, sapere di dovermi alzare al mattino perché lei ha bisogno di me.
Non capisco come si possa abbandonare un cane, o maltrattarlo. O chiuderlo in gabbia per farlo uscire solo per le gare.
Non capisco come si possa decidere di prendere con sé un animale capace di tutto questo e poi non dargli il valore che ha.
Questo cucciolotto nero ha salvato la mia vita, e vorrei che tutto il mondo si rendesse conto che spesso un cane non è solo un stupendo animale a quattro zampe peloso, ma che per qualcuno è un angelo.

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18 Commenti

  1. Incredibile…Mi rivedo esattamente in TUTTO quello che hai scritto… Nell’attesa che il mio angelo arrivi da me, studio e cerco di imparare il più possibile di questo meraviglioso mondo cinofilo, così da poter investire le mie forze in qualcosa di bello, piuttosto che nel solito divanaccio di casa. Grazie per queste belle parole

  2. E’ passato un anno e mezzo da questo articolo, ma voglio mandare un abbraccio a Jessica e Kim: a volte le presone aiutano i cani, a volte i cani aiutano le persone… e aclune volte ci si aiuta a vicenda!
    Io ho problemi di ansia, niente di drammatico, ma ci sono periodi in cui è dura. Ringo… beh, anche lui non scherza. Da quattro mesi è con noi e andiamo avanti giorno per giorno, con i nostri alti e bassi, porto lui al campo ma aiutano entrambi…
    (noi non sappiamo che incrocio sia, ma qualcuno ci ha detto che potrebbe essere un meticcio border-belga anche lui!)

  3. i ragazzini che anno la fortuna di vivere e crescere insieme ad un cane imparano certi valori della vita molto prima degli altri, il cane ti insegna a essere responsabile,perche prendendoti cura di lui impari che nella vita ci vogliono responsabilità ,impari ad avere un amico fedele che ti aspetta sempre sul quale tu potrai sempre fare affidamento,e viceversa un amico che anche se sbagli la tiene sempre dalla tua parte ed è pronto a difenderti rischiando la sua vita , perche quando si prende un cane si crea un legame che si scioglie solo con la morte,e si impara anche il valore della morte perche quando il cane viene a mancare il vuoto che lascia ti responsabilizza e ti rende più consapevole,i ragazzini che crescono insieme ad un cane diventano migliori e imparano e essere affidabili perche il cane ha bisogno di loro e fa affidamento su di loro,io mi ritengo fortunato perche sono cresciuto insieme a grandi cani che hanno formato il cinofilo e l’uomo che sono ora,e nonostante purtroppo molti non ci siano più io li ho sempre davanti a me nei miei ricordi ,una parte di me, ciao a sentirci Aquila della notte

  4. Mi ci sono riconosciuta…l’hai scritto – descritto benissimo. Chi ha vissuto momenti così difficili sa che gli occhi del tuo cane ti “inchiodano” alla vita e al viverla, nel bene e nel male, ogni minuto, ciascun giorno. Non per cattiveria né per mancanza di sensibilità, ma come i cani nessuna persona neppure con la migliore delle intenzioni, sa farlo altrettanto bene 🙂 🙂 🙂

  5. Bellissima storia sono felice per entrambe, capisco cosa si prova perché ho una storia simile e il mio Amstaff da quando ho 9 anni mi ha cambiato la vita.

  6. non puoi immaginare come ti capisco. davvero. la nostra storia è incredibilmente simile.brava facciamo sapere a tutto il mondo quanto è preziosa la vita che ti regala un cane.

  7. Mi sono commossa molto.. grazie di aver condiviso la vostra storia, non dev’essere stato facile.
    Un forte abbraccio per una vita meravigliosa, insieme!

  8. Il tuo articolo mi ha commosso e tanto, perché hai descritto una situazione molto simile alla mia. Io ho lasciato Milano anziché Torino e vivo a Bologna. Non trovo lavoro (tutt’ora) e spesso mi sono trovata a vivere aspettando il mio compagno, in pigiama, a casa. Poi è arrivato la mia “bestiaccia”…non che non mi capiti ancora di vivere momenti così, ma lui mi ha costretta ad uscire, ad affrontare il mondo, a fare le cose insieme e ad essere di nuovo una roccia per lui, che ha bisogno che io ci sia. Certo, ancora a volte, entro nel panico e, se sono stanca, faccio ancora fatica, ma di certo ho trovato in lui un’altra ancora (oltre al mio compagno). Ho scoperto un nuovo mondo, fatto di cose semplici ed ho anche conosciuto persone meravigliosa grazie a lui.

    • Anche io a volte ho ancora problemi, ma inizio ogni giorno col sorriso e ci provo con tutta me stessa, mentre prima alzarmi era di per se uno sforzo esagerato…

  9. Complimenti per come hai scritto la tua storia! Ho avuto la stessa tua esperienza per quanto riguarda la malattia, una malattia arrivata all’improvviso e devastante, sia fisicamente che neurologicamente parlando. Cortisone, antidolorifici, antinfiammatori, sovrappeso ecc…..però LEI mi ha tirato fuori da tutto questo, mi sono dedicata a lei, a tutto ciò di cui aveva bisogno, secondo le sue motivazioni di specie, un percorso di 7 anni, con soddisfazioni e orgoglio e tanta empatia, si è rimesso tutto il mio metabolismo in moto e la voglia di combattere. LEI c’è sempre, è il mio primo cane…e abbiamo ancora della strada da fare insieme. Non è bello tutto questo?

    • Ti capisco e credo anche io che sia stupendo. I dottori prima di prescrivere antidepressivi &co dovrebbero prescrivere il cane come cura… animali stupendi non c’è che dire!

  10. Bellissimo e toccante, sono assolutamente d’accord con te … avere un cane ti arricchisce come nessun umano può fare …
    Un appunto al tuo educatore lo devo fare però … avrebbe dovuto mettere i suoi due cani nelle condizioni di non riprodursi … vabbè … ovviamente lo dico per questioni come randagismo ecc… alla tua Kim è andata benissimo, speriamo anche agli altri cuccioli … e speriamo che almeno ora prenda provvedimenti …

    • É vero, ma il Pastore belga l’aveva presa il giorno stesso… non ha fatto in tempo! Gli altri cuccioli hanno tutti una nuova famiglia, un fratello è il cane di un’altra educatrice cinofila, una sorellina è da una famiglia con bimbi (l’unica che mi preoccupa ma sono i vicini di casa dell’educatore), uno è alla famiglia del ragazzo e cosí via… adesso la sterilizzerà in ogni caso…

  11. “Mi è tornata la voglia di vivere, perché non sono mai sola, per qualcuno sono il mondo e lei non chiede altro che starmi appiccicata addosso tutto il giorno.
    Da quando ho lei ho smesso di soffrire di insonnia, di depressione.
    Da quando ho lei ho semplicemente ricominciato a vivere, e credo che questo non sia una cosa da poco.”

    è tutto così vero… io a volte penso con rammarico a come sarebbe stata la mia vita se mi fosse stato possibile avere un cane prima,
    prima, prima di questi occhi che mi tengono stretta e mi ricordano ogni giorno che esisto

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Ti presento il cane
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