giovedì 18 Aprile 2024

Eucanasia

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eucanasia4di MARCO CARUCCI –  Allegria, stavolta parliamo di morte.
Mica di quella dei nostri cagnolini, giammai. Al solo pensarci, per la commozione, non riuscirei a scrivere una riga.
Parlo piuttosto della prospettiva di dovere tenere conto che, dei componenti il binomio cane-padrone, non è detto, come talvolta si dà per scontato, che sia sempre il quadrupede a raggiungere l’Ade per primo.
D’altro canto, inutile girarci intorno o far finta di niente per esorcizzare il problema: qui c’è poco da ridere, ogni vita, così come ha un inizio, ha una ineluttabile fine. Vale per il cane e vale per noi.
Adesso non è davvero il caso di fare scivolare lestamente le mani verso l’inguine in gesto di istintiva scaramanzia: si sta solo parlando, del tutto teoricamente, del certo epilogo di ogni essere vivente, pur se mi rendo conto che si tratta di un argomento “di nicchia” (forse, vista la materia, meglio sarebbe dire “di loculo”).
Lo spunto per considerazioni di così sfrenato buonumore mi è stato offerto da un articolo (Tpic, 8 luglio 2014) di Valeria Rossi intitolato “A che età prendere il cucciolo” e dedicato ai primi giorni di socializzazione familiare del piccoletto peloso: titolo che ho equivocato, ritenendo che la Nostra intendesse fornirci indicazioni sulla adeguata età dell’umano per munirsi di un cucciolo. Tanto più che un paragrafo (la prima, del tutto parziale, scorsa dell’articolo è stata assai affrettata) così principiava: “questo è il motivo per cui Samba l’ho presa a 60: …”.
Io – considerato che Valeria è del 1953 (non violo alcuna privacy, è notizia di dominio pubblico) – non avendo colto che si riferiva ai giorni di vita della rott, ero anche con benevolenza disposto a perdonarle il piccolo vezzo femminile di rubarsi un anno (dopotutto eravamo ancora largamente nei limiti della decenza, sai quante ne conosco che sarà una decina d’anni che spergiurano di avere compiuto i sessanta “il mese scorso”) ma solamente dopo il secondo caffè mattutino mi sono chiarito completamente le idee. Anche se, dal malinteso, mi è rimasto un rovello: cioè ritrovarmi a chiedermi se forse, per davvero, non si dovrebbe fare un serio esame di coscienza anagrafica prima di prendere un cane quando, almeno da un punto di vista meramente statistico, la teorica spettanza di vita del cane stesso sia ben maggiore di quella di chi si accinga ad adottarlo.
Messa così, potrei anche ritrovarmi un nugolo di anziani inferociti sotto casa, comprensibilmente pronti ad annullare, a bastonate e senza indugio, la mia, di spettanza di vita. In realtà si tratta solo di un maldestro tentativo di etica cinofila che si compendia in una domanda: vogliamo tanto bene ai cani da sapervi rinunciare quando siamo consci che rischiamo concretamente, sia pure del tutto involontariamente, di farli soffrire?

eucanasia2Ovvia ed immediata obiezione, tutt’altro che da trascurare, è quella del mancato rispetto, così ragionando, della sensibilità e delle esigenze affettive di tante persone, specie di età avanzata e/o di salute malferma, che trovano (come si può dubitarne?), nella compagnia del loro cagnolino, conforto e gioia quando non addirittura ragione di vita, cosicché il privarsi di tale compagnia li lascerebbe soli … come cani.
Un fatto certo è che non siamo in grado di dire, neppure per approssimazione, quanto, per un cane, sia triste il giorno della morte del padrone, né quanto tempo gli sia mediamente necessario per “elaborare il lutto”: in verità, nemmeno sappiamo se (akita di Richard Gere escluso) il cane “soffra” per la dipartita del suo padrone.
D’altro canto, e questo accresce ulteriormente il mistero, sono le stesse riflessioni (e restano le stesse domande senza risposte) che potremmo fare sostituendo il vocabolo ‘cane’ con la parola ‘moglie’ e ‘padrone’ con ‘marito’.
Lungi dal cercare alibi per quello che può sembrare, se non essere, un nostro egoismo, al contempo evitando una ingiustificata antropomorfizzazione dell’emotività canina, forse sarebbe sufficiente pensare sempre, anche in una proiezione futura, al fatto che nostro dovere è trovare il modo di fornire lealmente a questo fantastico amico una buona vita (almeno pari a quella che lui fa vivere a noi), beninteso una buona vita da cane: eucanasia, mi viene di definirla giocando tra fosche assonanze ed inesistenti etimologie (mai andato oltre la sufficienza stentata in greco, al liceo) ma penso che renda l’idea.
Poi, quando anche dovessimo scoprire, dall’Aldilà, con un qual certo disappunto, che il cane da noi tanto amato, rimasto nell’Aldiqua, non ci lesina critiche (magari discorrendo con il micio di casa: “guarda, il padrone, parlandone come da vivo, era veramente un gran pistola”), vabbè, in ciò il peloso non farebbe che segnare un punto in comune con il coniuge superstite.
Requiem.
Prometto di trattare un argomento più brillante e ridanciano, la prossima volta … se ci sarà, una prossima volta: la Parca è seduta lì, pronta a recidere il filo in qualsiasi momento.

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11 Commenti

  1. Beh….io ho “solo” 38 anni, e sono malata di tumore al iv stadio…… Non posso vivere senza il mio muso di velluto….. E non passa giorno che non pensi a domani. Domani ci sarò ancora? Come starò? Potrò occuparmi di lui come oggi? Non so la risposta….posso solo dire che ci proverò. É per lui che le giornate prendono senso, al suoni della sveglia delle 6.00 …… Il resto si vedrá…. Mano a mano che si presentano i problemi.

  2. io ho 60 anni e il mio DOC ne ha 6. Ho deciso che dopo di lui o non ne prendo più o mi metto in casa cani che magari non vogliono più perché di 8,9 anni. Per egoismo mio non potrei sopportare di lasciare non si sa bene a chi o dove il mio bimbo peloso. infatti parlando sempre della morte io ho sempre detto mi basta il giorno dopo del mio pelosetto.

    • Infatti Giuliana il mio cane più giovane ha circa 3,5 anni e il più anziano sui 10. Io ho 57 anni e se rimarrò in salute forse dovrò sopportare la perdida della più anziana (biologicamente ragionando) che rappresenta la mia entità interiore, non so come ne uscirò ….. ma dovrò comunque accudire al meglio gli altri che rimaranno

  3. Questo art. se pur presentato volutamente sdrammatizzante affronta un tema molto profondo e reale che mi sta particolarmente a cuore a tal punto che mi sento finalmente liberata da quel pudore che mi reprimeva.

    Seppur statisticamente dovrei avere a disposizioni altre primavere da macinare, sono anni che ho scritto un “testamento” per i miei animali. Volontà che per lo più danno indicazioni su chi potrebbe occuparsi di loro nel caso venissi a mancare o non essere più in grado di intendere. Il loro benessere futuro mi interessa quanto il loro presente. A conti fatti, basandomi sulle aspettative di vita potrei ancora permettermi di allevare un cucciolo ma sarebbe comunque l’ultimo. Con un cane adulto il margine ovviamente sarebbe più ampio.
    Nella scelta dei miei cani di razza (o non) non ho mai sottovalutato la taglia e il peso del cane adulto poiché consapevole che sia io che loro invecchieremo e se le mie energie non saranno più adeguate non potrò essere di aiuto ad un mio cane anziano o malato che non riuscisse più ad essere autonomo nel muoversi.
    Affidare un cane a chi già di suo a problemi non è sempre la soluzione migliore soprattutto per il cane.

  4. Complimenti per l’articolo! Spiritoso e sensato.

    Io ho una Labrador e una Rottweiler (la mia razza del cuore) presa un paio d’anni fa e pensando che sarà l’ultima, visto che sto rasentando i 50. Invece è talmente brava ed educata che, quando mi proietto nel futuro, penso alla prossima… Ma questo è un altro discorso e si vedrà. Quanto alla Labradorina, che adesso ha undici anni e sta benone e spero continui così a lungo, dato che ho scoperto negli anni che 2 è meglio di 1 nel mio caso, ho già pensato a una razza più piccola e più gestibile fisicamente (per me, che inizio ad avere qualche dolorino di troppo). Quanto a chi lasciarle, saprei anche questo. Dovrei metterlo per iscritto, lo penso spesso, ma la pigrizia ha sempre la meglio.

  5. Ci sono tanti cani anziani, purtroppo, nei canili, forse si potrebbe “ragionare” anche su quelli e non solo sui cuccioli, facendosi magari consigliare un “anziano” adatto alla specifica “situazione umana”… 🙂

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