giovedì 28 Marzo 2024

Caso di Livorno: i linciaggi mediatici non sono ammissibili

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – Avevo dodici anni, e l’epagneul breton Whisky era il primo cane della mia vita. L’avevo desiderato tanto che mi sembrava un miracolo averlo accanto: vivevamo in simbiosi e ci adoravamo a vicenda. Eppure, un giorno, mentre stavo facendo i compiti (probabilmente ero alle prese con qualche esercizio di matematica, materia con la quale ho litigato per tutta la vita), Whisky cominciò a darmi zampate e musate perché voleva giocare… ed io, esasperata, feci una cosa di cui sento il rimorso ancora oggi: dopo aver tentato in ogni modo di fargli capire che non era il momento e che doveva lasciarmi studiare, persi letteralmente la testa e gli tirai un’orecchia con forza.
Il “CAIIIINNN!” disperato e incredulo che lanciò il mio cane – che mai si sarebbe sognato che io potessi fargli volutamente del male – risuonò nelle mie, di orecchie, per anni ed anni: non solo scoppiai immediatamente a piangere dopo aver commesso quell’atto cattivo e stupido… ma mi è venuto da piangere per decenni, se solo mi azzardavo a ripensarci.
Certo, ero solo una bambina; certo, non ho mai più fatto nulla di lontanamente simile in vita mia; certo, non ho ammazzato nessuno.
Però ho fatto una cosa di cui mi vergognai profondamente allora e di cui mi vergogno ancora adesso: uno scatto d’ira che mi ha fatto perdere completamente il lume della ragione. Non è stato neanche l’unico, durante la mia vita (come penso sia successo pressoché a chiunque): ma è stato sicuramente quello di cui mi sono pentita di più, quello che mi ha fatto sentire peggio.
Perché racconto questo aneddoto, che avevo seppellito il più profondamente possibile nel mio subconscio? Perché ieri mi ha telefonato una carissima amica che abita a Livorno e che, guarda caso, è amica anche del ragazzo che ha sparato al cagnolino Snoopy sul balcone, uccidendolo.
Mi ha raccontato che l’autore dell’orribile gesto è disperato, distrutto, pieno di rimorsi: non solo è assolutamente vero che non avrebbe mai pensato di uccidere, ma non avrebbe mai pensato neppure di poter sparare quel colpo verso un cane, perché i cani li ama moltissimo.
Ma allora, che è successo?
E’ successo che era sotto pressione, sotto stress, sotto tutto quello che si può avere di negativo nella vita: ha perso il padre da poco, sta facendo turni massacranti di un lavoro pesante, era stanco morto e avrebbe dovuto riposare, ma l’abbaiare incessante di Snoopy glielo impediva.
Così ha semplicemente perso la testa, punto e basta. Ha preso quella dannata carabina (che aveva acquistato sperando di eliminare i topi che infestano un suo pezzetto di terra, senza ucciderne nessuno perché anche quando li colpiva i topi scappavano via apparentemente incolumi) e ha tirato quel dannatissimo colpo in direzione del cane.
Appena ha sparato si è sentito malissimo, anche se non pensava assolutamente di aver fatto troppo male al cane, perché Snoopy è scappato dentro casa: soltanto il giorno dopo ha scoperto che era morto, perché un pallino gli aveva trafitto l’aorta.
E per lui è stato un incubo, ancor prima che iniziasse il linciaggio mediatico a cui è tuttora sottoposto.
Lo giustifico, lo difendo? Assolutamente no.
Però… diciamo che le cose, sentite “dal vivo”, sono un po’ diverse da come le si legge sui giornali. La mia amica mi ha raccontato di avergli telefonato per capire come potesse essere successa una cosa simile, visto che lo conosce molto bene e da molto tempo e – mi ha detto – “non esisterei un secondo a lasciargli i miei cani, perché so quanto bene vuole agli animali”.
Lui è scoppiato immediatamente a piangere (“sono rimasta impressionata da tanta disperazione: è un ragazzone di quasi due metri, non ti aspetteresti mai di sentirlo piangere come un bambino“), le ha detto che non riesce a dormire, che si è reso conto che avrebbe potuto fare lo stesso gesto verso chiunque, perfino verso un umano, perché in quel momento non ci stava proprio con la testa.
E infatti ha chiesto l’aiuto di uno psicologo.
Questo, a mio avviso, non è il ritratto di un mostro: è il ritratto di una persona che per un attimo ha perso il lume della ragione e che l’ha recuperato subito dopo.
Certo, era tardi: Snoopy non potrà tornare in vita. Però non torna in vita neppure infierendo contro il colpevole, neppure urlandogli “assassino”, neppure augurandogli di crepare e via con tutto il repertorio standard delle maledizioni su Facebook e dintorni.
Come ben sa chiunque segua questo sito, io detesto i linciaggi anche quando il destinatario se li merita in pieno, perché magari ha fatto qualcosa di crudele con la piena consapevolezza e la volontà di farlo: ma in questo caso non c’era né l’una, nell’altra cosa.
E’ stato il classico raptus, quel momento in cui il cervello si spegne e si fanno cazzate che a volte possono avere conseguenze drammatiche, ma assolutamente non previste e tantomeno volute.
Per questo credo che infierire su chi sta già abbastanza male da solo (tant’è che si è costituito) sia uno sfogo forse comprensibile, ma inutile e potenzialmente molto dannoso: perché quando una persona è già dilaniata dai sensi di colpa, continuare a dargli addosso può fargli davvero molto male.
E a me non sembra il caso di rovinare la vita di un essere umano perché ha fatto una cazzata, anche se gravissima, anche se imperdonabile.
Perché il punto è che lui non voleva uccidere: addirittura non pensava neppure di ferire.
Forse sono più colpevole io, che ho tirato le orecchie al mio cane proprio con l’intento di fargli male. E non posso fare a meno di ripensarci, mettendomi nei panni di questo ragazzo, perché io ho provato davvero un rimorso insostenibile, per anni, per un semplice cain.
Quindi non oso immaginare cosa stia provando lui, e non credo proprio che sia giusto girare ulteriormente il coltello nella piaga (come stanno facendo in molti, soprattutto a Livorno ma non solo: adesso  lo stanno  addirittura additando come responsabile di alcune polpette avvelenate trovate qualche tempo fa… e se si va avanti così probabilmente diranno che è stato lui pure a tirar giù le torri gemelle).
Sia chiaro: non lo giustifico e non lo scuso. L’ha fatta grossa, anzi enorme.
Però esiste una legge, esiste la possibilità (per quanto remota) di una punizione: ma soprattutto esistono i sensi di colpa che sta già provando anche da solo… e me pare che possa bastare.
Non so a voi.

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26 Commenti

  1. Ecco che torno a leggere dopo due settimane passate in campagna senza connessione dati ma soprattutto a zonzo con il mio cane, e deve esserci qualcosa che non capisco.

    Io ho apprezzato l’articolo per quello che c’e’ scritto e per la chiarezza del distinguo tra il significato di “comprendere” e quello di “giustificare” visto che se sul dizionario corrispondono a due lemmi diversi un motivo ci dovra’ pur essere.

    Ora, io inviterei a stare un po’ con i piedi per terra: stiamo parlando di qualcuno che ha sicuramente fatto qualcosa che non doveva fare, ma stiamo attenti a comprendere bene il contesto, altrimenti spariamo anche noi, invece che pallini, parole a vanvera.

    Se io prendo un fucile da assalto e comincio a sparare tra la folla, e’ chiaro che sto usando un’arma da fuoco atta ad uccidere e quindi non posso dire che non pensavo di far male, ma se prendo una carabina ad aria compressa di libera vendita e sparo un pallino di piombo, sto usando uno strumento di libera vendita che non e’ equiparato a un’arma comune da sparo, tanto che viene definita di “modesta capacita’ offensiva” il cui utilizzo previsto e’ prettamente sportivo (per intenderci, il suo uso “normale” e’ quello di tirare a un bersaglio di carta). Questo non vuol dire che non possa far male e che non sia in qualche misura pericoloso, ma e’ pur vero che una persona, sbagliando, possa pensare che a parte il rumore non possa far danno e che comunque non possa uccidere altrimenti non sarebbe di libera vendita. E’ evidentemente una convinzione errata, ma fa la differenza sulla valutazione della consapevolezza e dell’intenzionalita’.

  2. NO MI DISPIACE cara Valeria…e sai perchè??? se veramente tu amassi gli animali capiresti che si crea un precedente….che in tribunale vale…cioè…qualsiasi st….o…come il suddetto consapevole di avere un arma in mano può affacciarsi dal balcone e sparare!!!…fai un pò te…ci fosse un bambino che gioca???

    • Alè, eccone n’altra….mi spiegate DOVE avreste letto che il “dispiacere” dovrebbe valere in tribunale o comportare uno sconto di pena?
      Eppure è scritto in italiano eh, che quelli che vengono contestati sono i consueti (e consuetamente INUTILI) linciaggi mediatici e non certo il fatto che debba essere punito per quanto ha fatto. Ma a quanto sembra anche da altri commenti, leggere l’articolo con connesso il neurone atto a comprendere il testo sembra impresa ardua…

  3. Chi realmente ha avuto un cane e lo ha amato non puo’ nemmeno provare a difendere questo psicopatico. A chi non è morto un genitore o peggio ancora un figlio, non mi risulta che si siano messi a sparare contro qualcosa che parlava altrimenti il mondo sarebbe abitato da poche persone.

  4. A noi non basta. E poi uno che racconta di sparare ai topi (ma non per ucciderli eh!) che vanno via apparentemente incolumi…è incommentabile. Sta semplicemente provando la strada del vittimismo per evitare di espatriare. Sappiamo che la legge tutela poco o nulla gli animali ma è possibile che, anche da libero, questa specie di uomo sia isolato dalla società che lo circonda e si sia in ogni caso rovinato la vita! Quindi prova a metterci una pezza. Sorry, non attacca. E chi lo difende, sia chiaro, è esattamente come lui.

  5. Signore e signori, do a tutti la triste notizia della morte della lingua italiana. Ella defunse per mancanza di interpreti, cosa deprecabile essendo un idioma di gran classe e molto aprezzato fuori dai confini del suo paese d’origine, ma purtroppo scontata in un periodo storico dove la frase più lunga ( il senso compiuto defunse ancor prima ) vanta 140 caratteri , alcuni dei quali inesistenti nell’italico alfabeto ( dove X e K brillavano per la loro mancanza ) ma introdotti a forza da giovani virgulti ignoranti di congiuntivi e consecutio temporum. Riposi prutroppo non in pace, dato lo scempio subito. AMEN.
    Ciò detto: dato che ho già fatto lo sforzo di spiegare cosa in effetti dice Valeria, ( per le persone scarse di vista o di attenzione: ” lo giustifico, lo difendo ? Assolutamente no! IN GRASSETTO , a ribadire il concetto ) non posso che dolermi non solo per il povero Snoopy, purtroppo morto per un fatto che mai avrebbe dovuto accadere , ma anche per la povera lingua italiana, deceduta più del cane , del latino e del greco antico, che pur essendo lingue morte per definzione, quantomeno hanno estimatori che ancora si sforzano di capirle.
    Scusate lo sfogo, ma da persona che ama l’italiano, che trovo bello, complesso, raffinato e fascinoso, certi cose proprio mi scoraggiano… a meno che certi fraintendimenti non siano voluti….cosa forse peggiore.

  6. Per me non e’ assolutamente pentito, ha avuto dei grandi suggerimenti per pararsi il sederino, io continuo a dire che deve pagarla amaramente questa atrocita’ che ha commesso, a me non fanno pena le sue bugie!!!!! Chiedi se possono bastare i suoi falsi sensi di colpa??? Assolutamente NO!!!!!!

  7. Il nocciolo della questione è solo la giustizia…chi sbaglia paga… Il problema è se ci viene fatta una multa per divieto di sosta abbiamo tempo 60 giorni per pagare altrimenti la multa raddoppia. Qua parliamo di un gesto grave… L’uso di un arma puntata verso un animale e la morte del cane. Quanto tempo ci vuole alla legge per essere applicata? E che tipo di pena verrà data? Questo è quello che tutti si chiedono e vorrebbero sapere.

  8. Cara Valeria, è successo a tutti di reagire bruscamente e poi pentirsene. Quando la mia cucciola è uscita improvvisamente dalla porta finendo quasi sotto una macchina l’ho tirata in casa e l’ho sculacciata… Ero spaventata, scossa, fuori di me. Subito dopo ho pianto,e ho pianto tanto, abbracciandola e cullandola, sentendomi in colpa e ringraziando il cielo che fosse viva.
    Un uomo pentito, veramente pentito, non aspetta che gli venga sequestrata “l’arma del delitto” per confessare. Un uomo davvero pentito si accerta di non aver fatto del male dopo il suo gesto. O si fa semplicemente avanti e confessa chiedendo perdono!
    I nostri amici a 4 zampe hanno pochi diritti e Snoopy li rappresenta. Non vogliamo che, come succede sempre più spesso in Italia, svanisca tutto in una bolla di sapone perché “tanto era un cane”… e se ci fosse stato un bambino? un passante?
    Un uomo pentito merita perdono e una giusta punizione. Un uomo furbo merita tutte le cattive parole di questo mondo! I momenti difficili, mi creda, li abbiamo tutti (e so cosa vuol dire avere un lavoro pesante e notturno) ma questo non giustica un tale atto, altrimenti ogni giorno sarebbe una carneficina.
    Credo che questa sua lettera sia vergognosa, e sono proprio le sue parole a non essere AMMISSIBILI!!

  9. ???? Bastano i sensi di colpa?
    L’inizio della fine ……
    Non ci siamo proprio più…. secondo me si sta degenerando totalmente.
    Bisogna inasprire le leggi, e lui deve pagare e salato, una punizione esemplare per dio. Diversamente domani compro una carabina e sparo al cane del mio vicino: l’origine del caos. L’anarchia.
    Cioè, un articolo del genere va censurato!
    Ma cosa diamine sta succedendo a questo sito? Sta regredendo….

    • A me pare invece stia regredendo la capacità di comprendere l’italiano da parte di molti…non c’è mica scritto che “bastano i sensi di colpa” nel senso che allora bon, finisce a tarallucci e vino e buonanotte al secchio. C’è scritto che i linciaggi mediatici sono inutili, come del resto lo sono stati in altre mille occasioni.
      C’è scritto (pure in grassetto) “non lo giustifico e non lo scuso”.
      Ma dalk’aver compiuto un gesto stupido e dover pagare per quello a vedersi accusato anche di cose con cui uno non c’entra nulla, ce ne passa: vogliamo ricordare quante volte il “passaparola mediatico” ha trasformato in mostri anche degli innocenti ?
      In questo caso lui innocente sicuramente non è, ha una sua colpa per cui deve pagare, è giusto che sia così e si può anche arrivare a comprendere qualche insulto partito durante la manifestazione di solidarietà verso la padrona di Snoopy. Però di stupidaggini quante ne facciamo e abbiamo fatte tutti nella vita e magari non hanno avuto conseguenze gravi solo per delle gran botte di fortuna ?

      Basterebbe leggere anche il precedente articolo dove Valeria ha parlato della vicenda (https://www.tipresentoilcane.com/2015/08/17/brutte-storie-belle-persone/) per vedere come non si inviti da nessuna parte a “perdonare il gesto” in sse, ma semplicemente si fa notare come una cazzata (grossa, su questo non ci piove, ma che poteva andar liscia come va liscia mille altre volte a mille altre persone) possa giustificare magari reazioni e commenti a caldo, ma non un “marciarci sopra” nei giorni successivi inventandosi responsabilità che uno non ha…ma del resto ormai è consuetudine andar giù di “devi morire” su Facebook su un sacco di vicende anche meno gravi di questa…risolvendo però con certi commenti, solo un grandissimo nulla.

    • Non ho mai scritto che “bastano i sensi di colpa”: ho scritto che bastano “la legge e i sensi di colpa”, senza bisogno di aggiungerci i linciaggi mediatici. Che questa persona venga punita dalla legge me lo auguro fortemente, perché sarebbe giusto: poi purtroppo la legge italiana in tema di maltrattamento e/o uccisione di animali fa ridere i polli, ma questo è un problema diverso. E comunque non lo si risolve diventando a nostra volta violenti.

  10. Può capitare. Ripeto, può capitare: siamo esseri umani e la mente è una cosa strana e furiosa, lo stress può distruggerci, lo stress può farci fare cose orribili e poi stressarci ancora con i sensi di colpa.
    Io lo capisco, personalmente, e capisco come adesso debba sentirsi: se è vero che ama tanto i cani, sarà distrutto, a pezzi. Terribile.

  11. Cara Valeria Rossi ho letto con attenzione il suo articolo, premetto che non sono partito prevenuto nonostante il vile gesto ma mi meraviglia più di ogni altra cosa il Suo modo di ragionare e di interpretare la vicenda. Ora le spiego il perché..
    Le fa la giornalista giusto? Avrà sicuramente partecipato direttamente o seguito interviste di suoi colleghi in casi di omicidio o altri crimini, ora mi dica, cosa dicono di diverso i vicini di casa o i parenti di chi ha commesso il crimine da Lei e la Sua amica che lo conosce bene?!?! Nulla! Sempre le solite frasi: “era una persona molto tranquilla ” oppure “a me sembrava una brava persona “, “non avrei mai pensato che sarebbe stato capace di un gesto simile, lo conosco da anni”…ora mi dica, c’è qualche differenza?!?!
    Tra questo personaggio e chi preso dall’ira uccide un cristiano non vi è alcuna differenza. Se non si riusciva a controllare doveva cercare aiuto prima di rovinare la vita ad altri esseri viventi.
    Ora cosa facciamo, andiamo in carcere e liberiamo quelli che si sono pentiti? quelli che piangono più forte di altri? quelli che vogliono lo psicologo?….
    I partecipanti a questo evento sono “incazzati” perché hanno paura che ragionando come Lei solo perché Snoopy era un cane finirà tutto nel dimenticatoio e che grazie a queste frasi che lei stessa cita il colpevole oltre ad avere questo “senso di colpa” non scontera’ la pena come prevede la legge.
    Perché a questo punto non va lei stessa ad intervistare la mamma di questo peloso e le legge il Suo articolo? Lei come si sente secondo Lei?!?!? Non ha bisogno anche lei dello psicologo?!?! Lei e Snoopy però non hanno fatto nulla di male.
    Se vi fosse stato un bambino sul balcone secondo lei sarebbe finita diversamente?
    Pensi che piuttosto che suonare il campanello e parlare con la mamma di Snoopy ha speso soldi per una carabina. Dunque ci ha pensato prima. Poche balle.
    Per concludere penso che questo “Signore” se così lo dobbiamo chiamare debba scontare la sua pena inflitta dello stato e dai suoi stessi cittadini. Appoggio tutti coloro che hanno detto senza mezzi termini la loro opinione, ovviamente senza violenza. Tra l’altro una persona come lui impegnata in politica dovrebbe dare per prima il buon esempio. Basta buonismo gratuito. Snoopy è stato deliberatamente ucciso.

  12. Signora Valeria, e se sparando dalla finestra avesse colpito un passante o un dirimpettaio, lei avrebbe scritto le stesse cose ? Le sembra giustificabile che uno sotto stress spari con la carabina dalla finestra e lo mette sullo stesso piano di una tirata di orecchie ?

    • Mi pare di aver scritto chiaramente che NON lo giustifico. In nessunissimo modo. Però… sì, credo che avrei scritto le stesse identiche cose, se fosse stato un episodio identico a questo (ovvero una cosa molto, ma molto preterintenzionale). Il momento del belinone, come si dice a Savona, prima o poi viene a tutti: “voler” fare del male è diverso dall’avere un raptus e poi trovarsi di fronte a conseguenze ben più serie di quanto si immaginasse.

    • Non esiste nessuna giustificazione per il comportamento avuto ed è inutile adesso avere dei rimorsi perchè non servono a niente.Una persona equilibrata anche se piena di problemi esistenziali della vita non può prende un arma e sparare! Se lui era in grado di riconoscere il suo disturbo mentale doveva rivolgersi a chi di competenza già da molto per non causare danni a chi non ha colpe. Lei si è mai posta una semplice domanda che è quella del grande dolore dei proprietari e di tutto quello che adesso sono costretti a subire ? ed aggiungo che molte volte bisognerebbe di più ascoltare un abbaiare di un cane che mille stupidi essere umani!Ama gli animali però si diverte a spararli ….

  13. Valeria sta solo dicendo che le gogne mediatiche. .. il “dagli all’untore ” sono cose sbagliate anche quando coinvolgono persone che compiono gesti efferati, criminali o solo sbagliati senza pentirsene in alcun modo. Se poi il colpevole se è già pentito di suo e preso tutte le contromisure per evitare di ripetere certi gesti sono ancor più sbagliate. Le gogne, non le “pene” conseguenti al gesto. Tant’è che nessuna scusante viene riconosciuta. Valeria non dice “porello era stressato e si è pentito famo finta di niente…” dice ” si è pentito da solo e si sente già male di suo. Ha una coscienza che si è svegliata e che non gradisce quel che ha visto svegliandosi. Che sia punito come legge prevede. Ma la gogna mediatica è più uno sfogo alla nostra cattiveria che una punizione per la sua”. Non scusa il gesto ne lo sminuisce. Chiede solo a noi se siamo davvero in grado di scagliare sassi mediatici con la coscienza immacolata. La nostra. La mia ad esempio così perfetta non è. Mi auguro che il tipo venga punito anche per dare certezza della pena… ma ammetto che qualche volta il lume dagli occhi il mio bestione lo fa perdere pure a me…certo non gli sparo… ma la curiosità di aprirgli quella capa dura per esaminare il contenuto mi viene. .. ecco e se mi viene.

  14. Cara Valeria, come sempre condivido i tuoi toni moderati e “non belligeranti”. È vero che può capitare a chiunque un momento di furia cieca in cui ci si sente là là per perdere il controllo di se stessi e regredire all’età della pietra. La differenza tra le tue mani che tirano le orecchie di Whisky (o le mie su Ginger) e la sua carabina che tira il pallino a Snoopy sta proprio nello strumento usato, secondo me. Lui purtroppo ha volontariamente e coscientemente acquistato una carabina -che non è mai “finta”, se ne accorto anche lui- per tirare ai topi. Esistono anche le trappole, volendo..Certamente, se è persona dotata della coscienza di cui parla la tua amica, posso solo provare pena per lui e per i suoi sensi di colpa, che però dovrebbero partire dal momento in cui ha pensato di comprarsi l’arma, non solo da quando ha ucciso il cane.

    • ecco, pienamente d’accordo…questa storia della “carabina per sparare ai topi” mi suona come una scusa per sfogare qualche sadico istinto represso. Anche io ho spesso i topi nel garage e ci sono milioni di metodi per eliminarli (vivi: spinotti a ultrasuoni, trappole di cattura- o morti, ma senza sofferenze: trappole che danno una scarica elettrica, trappole a pinza che uccidono sul colpo). Questa mi sa un pò di tamarrata testosterone-dipendente dell’uomo che uccide il topo sparando dalla finestra…non so, sono d’accordo, i raptus non si controllano, ma prendere un’arma e puntarla consapevolmente contro un essere vivente continua a sembrarmi una cosa un pò inquietante…

      • Solo una specifica: credo che i topi di cui parla siano in realtà ratti. Sono furbi e con le trappole ci si fa veramente poco, inoltre, in un appezzamento di terra, non si possono mettere ultrasuoni per ovvi motivi e… se non puoi usare le trappole e nemmeno gli ultrasuoni non restano molte alternative. Qui da me sono diffusissime le carabine

      • aggiungo: il signore si è “pentito e costituito” solo DOPO che i carabinieri gli avevano sequestrato l’arma dopo aver consultato i registri di vendita…vero rimorso….o consiglio di un avvocato zelante???

  15. credo che se ci fosse una certezza della pena i miei concittadini (me compresa) non avrebbero reagito così, la manifestazione infatti è stata fatta inizialmente come richiesta di certezza della pena, poi va be come prevedibile molti si sono lasciati andare con gli insulti. io credo che se qualcuno si fosse permesso di causare la morte della mia canina il raptus poi lo avrei avuto io, perchè per me quella palla di pelo è tutto quello che ho, è l’unico vero amore della mia vita.
    spero che non gli diano l’infermità mentale, perchè se vogliamo dirla tutta non può esistere un assassino sano di mente, troppo facile giustificarsi con discorsi tipo “eh non ero in me in quel momento, non so cosa mi sia preso”, in ogni caso se non riusciva dormire poteva comprare 1 € di tappini per le orecchie invece di sparare a random. mi dispiace ma non riesco né a capirlo né a giustificarlo.
    “è stato un raptus, il cane abbaiava non riuscivo a dormire e l’ho ammazzato” allora deve andar bene se io poi dico “è stato un raptus, mi ha ammazzato il cane e io l’ho ammazzato”

    • Anche se ci fosse “certezza della pena” in Italia il reato è punito con un massimo di 2 anni di carcere che equivale a non andarci mai. La cosa che fa incazzare la gente è proprio il fatto che le violenze sugli animali non hanno pene che possano fungere da deterrente. Paradossalmente il tizio avrà più rogne per avere modificato la carabina potenziandola. (una carabina a gas non uccide certo un cane a decine di metri di distanza).

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