giovedì 18 Aprile 2024

Ho più di un cane: faccio preferenze?

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – L’email – molto dolce e molto delicata – di una lettrice mi ha costretto a riflettere su qualcosa che ovviamente già sapevo, ma a cui non davo troppo peso: e cioè il fatto che, dovendo scegliere di affidare una delle mie due cagne al figlio quando lui si è trasferito dalla quasinuora (perché da sola non riuscivo proprio a gestirle entrambe: sono troppo vecchia, questa è la triste realtà), non mi sia neppure passato per la mente di tenermi la Bisturi e di mollare Samba.
L’amica mi fa anche notare che quando invece ho lasciato effettivamente Samba ai ragazzi mi sono sentita persa (e l’ho scritto su Facebook), cosa che non mi era successa quando la Bisturi si è trasferita.
E aggiunge:

In effetti i sintomi si sono visti già da subito, a saperli ben cercare. Nei pochi mesi di regno di Bisturi come cagna unigenita hai scritto su di lei pagine fantastiche, ricche di humor e di amore. Ma… dall’arrivo di Samba Bisturicchia è stata, man mano, sempre più relegata al ruolo di “spalla”, messa lì più che altro per enfatizzare le varie marachelle della cucciola”.

Dopodiché si chiede (e mi chiede):

Tutto questo come lo vivi???
Te lo chiedo perché anch’io ho una situazione simile (un vecchietto preso in canile e una cucciola): e adoro i miei cani, ma con la più giovane c’è un’intesa che credo sia possibile solo se vivi il tuo cane fin da piccolino. Lei è quella che si prende più sgridate (d’altronde è la più giovane e, di conseguenza, la più monella), non ho mai fatto distinzioni su niente, lo stesso cibo “extra”, stesse passeggiate, stesso tutto… però lei è la mia vita, ci capiamo al volo, siamo in perfetta simbiosi.
E tutto questo lo vivo con costanti sensi di colpa, sono convinta che loro sentano questa mia preferenza.
Non ho mai avuto conflitti simili, sono figlia unica e ho un’unica figlia, quindi non so cosa possa voler dire sentirsi più o meno amati. Forse ci sono altre persone che vivono questa esperienza con i miei stessi sensi di colpa…

Questa stupenda piastrella di ceramica mi è stata regalata al seminario dello scorso week end, a Forlì. "Dovevo" farla vedere anche a voi!
Questa stupenda piastrella di ceramica mi è stata regalata al seminario dello scorso week end, a Forlì. “Dovevo” farla vedere anche a voi!

Bene, che posso dire?
Tanto per cominciare, lo ammetto senza problemi: beccata in pieno!
Perché l’amica ha ragione: provo sentimenti diversi per le due cagne, così come li provo per le mie due gatte.
Per di più sono anch’io figlia unica e madre di figlio unico… ma sono abbastanza sicura che, se avessi avuto un secondo figlio, anche per loro avrei provato sentimenti diversi.
Il fatto è che lo trovo assolutamente normale: e credo anche che succeda proprio a tutti coloro che hanno più di un figlio… o più di un animale.
Probabilmente è altrettanto normale sentirsi un po’ a disagio quando ci si pensa (o, come sta succedendo a me in questo momento, se si è costretti a confessarlo): però… sensi di colpa?
No, direi proprio di no.
Penso che non sia il caso di provarne, proprio perché è un fatto del tutto naturale.
Certo, a volte penso che mi piacerebbe di più riuscire a dividere il mio cuore “esattamente” in due parti uguali: ma se è per questo mi piacerebbe anche essere una strafiga alta un metro e ottanta e con due tette da urlo. Mi piacerebbe avere gli occhi azzurri, mi piacerebbe avere la voce di Maria Callas o saper scrivere come Stephen King.
Però troverei molto sciocco  perder tempo a rimpiangere ciò che non potrò mai avere, anziché cercare di prendere il meglio da quello che ho.
E lo stesso vale per l’impossibilità proprio “fisica”, direi, di amare due o più compagni di vita nello stesso identico modo. Non si può, non credo che si possa: tanto vale accettarlo.
Anche perché non è neppure giusto affermare che io “voglia più bene” a Samba che alla Bisturi.
E’ indubbio che siano due cose “diverse”, ma diverso non significa che da una parte ci sia “più” amore che dall’altra.
Non sento di fare “preferenze”, insomma: tant’è che le canesse – esattamente come i cani di chi mi ha scritto – hanno sempre ricevuto le stesse identiche attenzioni, lo stesso cibo, le stesse coccole.

sciurabibaAdesso la Bisturi le riceve da figlio e quasinuora anziché da me (o meglio: ne riceve “meno” da me, perché ovviamente la vedo spessissimo), ma di sicuro non le mancano: anzi, forse adesso ne riceve pure più di prima, per quanto possa trovare qualcosina da ridire su “come” le riceve, visto che i due fanciulli, quasi trentenni, sono palesemente affetti da sedicennite acuta. E soprattutto Fabiana, abituata ai suoi “morbidini” di cinquanta chili, mi dà l’impressione di giocare un po’ con le bambole, ora che si ritrova per casa un cane piccolo.
Dal fiocchetto rosa al vestitino da Sciuramaria, si vedon cose che voi umani… però la Bisturi, queste attenzioni, se le gode alla grande.
E quando vado a trovarli, o quando loro vengono da me, non è che veda esattamente sguardi languidi e pieni di rimpianto nel momento in cui ci separiamo di nuovo. Negli occhi della Biba c’è un bel “ciao, eh? Ci si vede!” senza alcuna traccia di rammarico.
Ed è proprio questo a contare, dopotutto: non come ci sentiamo noi, ma come si sentono loro.
La parte più importante della lettera della nostra amica non è quella che riguarda i suoi (o i miei) sensi di colpa, né i motivi per cui possiamo amare i nostri cani in modo diverso. E’ quella in cui dice “sono convinta che loro sentano questa mia preferenza“.
Io invece sono convinta di no. E sono anche sicurissima che, su questo punto, cani e figli prendano due strade molto diverse.
Gli umani – e soprattutto i bambini – vivono l’amore in modo molto più assolutista che non i cani: per loro l’idea che un fratello venga preferito a un altro è così devastante che tutti (o almeno, tutti i fratelli che conosco) almeno qualche volta si chiedono se papà e mamma “vogliano più bene” all’altro che non a loro. Se lo chiedono anche quando non è affatto vero (ammesso che il concetto di “voler più bene” possa mai essere vero: lo ripeto, amare in modo diverso non significa “amare uno più dell’altro”).
Se lo chiedono anche da adulti, quando la gelosia (perché di questo si tratta, alla fin fine) si sposta dai genitori agli amici, e poi alle persone di cui ci si innamora: e a volte questa domanda diventa tanto esistenziale da diventare addirittura patologica, come dimostrano i delitti passionali.
Non mi risulta, invece, che nessun cane sia mai arrivato a mordere l’umano che faceva più coccole all’altro cane. Di solito quello che fanno è “mettersi in mezzo” e pretendere la loro dose di attenzioni, o di carezze, o magari di cibo: ma questo accade solo se le differenze hanno una ripercussione “fisica”, visibile e tangibile.

bibapensosaChe siano in grado di leggerci nel pensiero, di pensare “vuole più bene a lui che a me” e di soffrire per questo… no, non lo credo.
L’evidenza scientifica ci dice che la mente di un cane non è neppure in grado di formulare un pensiero astratto così complesso: e forse, a volte, se ci sforzassimo di capire cos’è veramente un cane (anziché attribuirgli pensieri e ragionamenti umani), vivremmo più sereni.
Non solo: penso che vivremmo più sereni anche riuscendo ad accettare le diverse forme di amore che ci legano ai figli. Non ho la controprova, avendone uno soltanto, ma so come mi sento nei confronti dei miei animali e sono quasi certa che le cose non cambierebbero di molto se si trattasse di umani.
E’ verissimo che con Samba “faccio più cose”, che ci metto di più “del mio” (non solo perché l’ho presa da cucciola, ma anche perché lavoriamo insieme) e che lei stessa mi dà manifestazioni moooolto più eclatanti di quelle della Bisturi: è un molossoide, è “francobollica” proprio nel DNA, e poi è ancora una cucciolona e la sua dipendenza da me è molto più evidente di quanto non lo sia quella di una cagna undicenne, che nella vita ha già visto tutto e che è perfettamente convinta di potersela cavare da sola in ogni circostanza (non che sia vero, specie quando si ha il cervello di uno staffy… però lei è convinta).
In altre parole: quando un cane vive in perenne adorazione della tua persona, è chiaro che la cosa ti gratifica più del “ciao, eh? Ci vediamo”. Quindi provi impulsi di affetto che magari, verso l’altro cane, non provi: ma non tanto perché questo “lo ami di più”, quanto perché ti dà la sensazione di amarti di più “lui”.

samba_divanoCerto, non è facile analizzare a mente fredda queste emozioni… però io non credo proprio di “amare di più” Samba. Ho parlato di più di lei, è vero, ma solo perché lei faceva più cose buffe di cui valesse la pena di parlare: una cucciola è sicuramente più divertente di una nonnetta, almeno dal punto di vista narrativo (e infatti, adesso che è “grande”, ne parlo molto meno).
A volte, per “misurare” davvero i miei sentimenti, io penso a come mi sentirei se una delle due cagne mi venisse a mancare: e sono sicura che sentirei lo stesso identico vuoto, lo stesso identico dolore. Certo, l’idea di perdere la Bisturi mi sconvolge un po’ meno: ma solo perché è una vecchietta e sta dirigendosi, che mi piaccia o meno, verso la fine naturale della sua vita.
Se mi morisse Samba, al dolore della perdita si unirebbe la rabbia, il senso di profonda ingiustizia che ci assale sempre quando muore un cane giovane: ma questo no, non significa che le voglia “più bene”.
Le due pelose sono parti uguali della mia vita, e non mi sento neppure in colpa per aver mandato la Biba a stare col figlio: dopotutto se n’è andato pure lui… e non è che mi senta una pessima madre perché ha preferito vivere con la fidanzata piuttosto che con me! Anzi, sarei stata una pessima madre (o lui non sarebbe stato una persona troppo normale, a scelta) se avesse deciso il contrario!
Si dirà: ma la Bisturi non ha scelto. L’hai fatto tu per lei.
Che è un po’ la stessa accusa che è stata rivolta alla sua allevatrice quando l’ha ceduta a me: “Te ne liberi, quindi non la ami!”.
Ma allora mi dite perché lo stesso non vale per il figlio? Proprio in termini di amore… mi dite perché, volendogli un bene dell’anima, non avrei dovuto fare sceneggiate napoletane ed aggrapparmi ai suoi calzoni implorandolo di non lasciarmi?
Il punto è  si deve scegliere ciò che è meglio per chi si ama.
E se chi si ama non è in grado di scegliere da solo, lo si deve fare al posto suo.
Mio figlio ha deciso in proprio di farsi una famiglia sua, ed è la cosa più logica del mondo.
Io ho scelto per la Bisturi di affidarla a chi avrebbe avuto più tempo e soprattutto più energie (sigh) da dedicarle… e anche questa mi è sembrata la cosa più logica del mondo. Così come è logico educare un cane (scelta nostra, non sua), vaccinarlo e portarlo al vet ogni volta che non sta bene (scelta nostra e per nulla sua) e così via.
I figli crescono e diventano capaci di gestire da soli la propria vita: i cani no. Dipendono da noi dal primo all’ultimo giorno, e spetta a noi il compito di fare sempre il meglio per loro… anche quando questo “meglio” non ci fa sentire benissimo.
Ma l’importante è che faccia sentire bene loro: ed io sono sicurissima che la Bisturi si senta meglio con i ragazzi che con me, così come la sua allevatrice era sicurissima che sarebbe stata meglio con me che con lei. Il fatto è che la vita cambia, le situazioni cambiano e ci costringono a prendere decisioni non sempre facili: decisioni che a volte ci fanno sentire anche un po’ in colpa.
Però l’amore, in tutto questo, c’entra poco. L’amore, o c’è o non c’è: e chi è capace di provarne può anche fare scelte difficili, così come può suddividerlo in mille parti tutte diverse tra loro. Ma rimane amore, e quando si ama non ci si può MAI sentire colpevoli.

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21 Commenti

  1. Si ho più di un cane e faccio preferenze “mentali”. Non lo dimostro palesemente ovviamente, tutti sono trattati allo stesso modo, e in caso di necessità oggettive individuali sono obbligata a prestare più attenzioni a chi ne ha bisogno e seppur amati in egual misura, uno di loro, ad oggi, rappresenta la mia estensione. Non necessariamente il migliore ma perché manifesta nella sua indole il mio cane ideale.

  2. io proprio non saprei dire chi “amo di più`” fra i miei due cani…pero` mi sembra che Yukita ami di più` mio marito e Maro ami di più` me.

  3. E’ una situazione che ho vissuto anch’io sulla mia pelle, non solo per quanto riguarda i cani. Io ho una sorella di 5 anni più piccola di me. Due anni fa me ne sono andata a vivere per conto mio, a oltre 200 km dalla mia famiglia. E’ stata una logica conseguenza che mia sorella da quel momento in poi ricevesse un po’ più di tutto,ma solo perché lei viveva e vive tutt’ora con i miei mentre io sono più lontana e più autonoma ormai. Questo non significa che i miei amino più lei di me… anzi, mia madre fino all’anno scorso ha fatto qualche scenata da “ti prego torna a casa”.
    Ho vissuto una cosa simile anche con i cani. Quando vivevo con i miei avevo una Beagle adottata al canile quando aveva 3 anni. Quando mi sono trasferita lei è rimasta con loro perché io dovevo sistemarmi per bene e sarebbe stato stressante sballottarla inutilmente in qua e in là. Alla fine è rimasta comunque con loro ed io, incapace di vivere senza un cane, quest’anno mi sono finalmente decisa a prendere un cucciolo. I miei e il cane vengono a trovarmi due volte al mese circa; appena preso il cucciolo non ci ho dormito per diverse notti pensando a come avrebbe reagito la Beagle vedendomi con un altro cane e sentendo il suo odore addosso a me e alle mie cose (la Sciuramaria che c’è in me si immaginava una scenata di gelosia clamorosa con tanto di Beagle che piagnucola “traditricee!”). Quando è arrivato il momento del fatidico incontro, la Beagle mi ha ricoperto di feste come ogni volta e ha guardato il nuovo arrivato come per dire “E tu chi sei?” e la cosa è finita lì. Poi se l’è dovuto sopportare (santa subito!) per le successive 24 ore, ma a parte qualche piccola tregedia greca inscenata dal cucciolo per richiamare attenzione sono stata felice di constatare che il rapporto tra me e il mio vecchio cane non è cambiato, nonostante la distanza e il nuovo arrivato. Ci capivamo con uno sguardo e ci capiamo ancora, anche se il suo è un po’ più appannato di prima dall’età.

  4. Questo articolo mi ha toccata profondamente… Per seri motivi di salute (e quindi non xchè me ne sono andata in vacanza e ciao a tutti), per oltre un anno mi sono dovuta separare dalle mie due canesse, lasciandole dove sapevo sarebbero state benissimo, cioè dai “nonni”. Dai miei stavano in compagnai della loro che conoscevano benissimo perchè prima di andare a stare da sola per un periodo a casa eravamo tutti insieme, quindi ambiente noto, coccole garantire, compagnia e giochi tra loro, passeggiate con papà, vizietti (anche contro la mia approvazione… le nonne 😉 ), gite al lago/in campagna, io appena potevo andavo a trovarle (anche eprchè abito vicino e anche se non ho potuto guidare a lungo le uniche uscite a piedi le facevo per andare da loro, oppure mamma me le portava a casa. E intanto finalizzavo gli sforzi per riprendermi pensando che così finalmente avrei potuto riportarmi a casa le “ragazze”. Appena mi sono sentita in condizioni di gestirne almeno una nel rispetto delle loro esigenze, ho pensato di cominciare a portare da me la più vecchia (quasi 10 anni), anche pensando di non farla “ingelosire” (anche se Valeria ha spiegato che non si può ragionare in questi termini, ma so che col rapporto “viscerale” che ha con me avrebbe comunque sofferto se non in ragionamenti astratti vedendomi andare via con l’altra e restarsene lì ad aspettare, i miei mi han sempre detto che con loro era serena, ma quando c’ero io si “risvegliava”, le feste le vedevo anch’io, ma loro anche solo a nominarmi la vedevano cercarmi insomma). Poi nella mia ingenuità pensavo che il passo successivo fosse portare da me anche quella di 6 anni, pensando che epr fortuna lei ancora giovane avrei potuto godermela più a lungo (e sentendomi in colpa nei confronti della prima per averlo pensato, vedendo lei poverina un po’zopperella per artrite, vecchietta con un principio di cataratta, ma sempre allegrissima con me e vispa e felice di fare qualcosa per cui sentirsi dire “che braaaaaaaaaaaaaaavaaa!”). Insomma, un giorno di agosto sono passata dai miei a prendere la “veccheierella sprint”, solita scena sciuramariesca del “chi viene a casa con me?”, lasciando in giardino la 6enne con l’altra decenne di mamma, e quando la 6enne ha fatto per venirmi incontro come dire “vengo anch’io!”, io spensieratamente le ho detto “No, tu la prossima volta!Ciao bimba!”… che stupida mi sento… è stata l’ultima volta che l’ho vista viva… E’morta all’improvviso lasciandomi un vuoto incolmanìbile, un senso di colpa soverchiante, anche se razionalmente so di non avere colpa (avessi avuto una leggendaria sfera di cristallo…), mi sento in colpa con l’altra perchè non riesco a farmi bastare la sua presenza e non trovo conforto (anche se ovviamente non significa che non le oglia bene! Solo mi sembra di farle un torto a pensare che avrei dovuto portarmi a casa subito entrambe -ma in coscienza so che non avrei potuto per la mia situazione ancora non ottimale, per il loro bene era meglio mantenere l’appoggio dei miei intanto che mi stavo assestando…ma non mi dò pace per non essere stata veloce abbastanza a rimettermi in sesto, anche se non l’ho scelto io di stare male come sono stata). Tutta questa sciorinata per dire che per quanto razionali ci si sforzi di essere, se si ha un cane come compagno di vita e come tale lo si vive, nel bene e nel male, è umano anche farsi i sensi di colpa e sentirsi inadeguati, ma se si capisce che si è agito per il loro bene è già una conquista. Io ho capito che se mi fossi ostinata a non farmi aiutare, la mia “piccola” non avrebbe vissuto quest’ultimo periodo felice ome lo è stata dai miei, e di averla resa tale sono loro grata. E a lei chiedo scusa per non esserci stata abbastanza… e la ringrazio per avermi restituito emozioni che la malattia mi aveva sottratto, nel bene (la gioia di progettare futuro insieme) e nel male (lo strazio per averla persa così inaspettatamente e preceocemente). Ora anche se non sono ancora a posto del tutto mi sono ripresa la mia “vecchierella” (che poi tale per me non è) e cerco di vivermela più che posso, al meglio che posso, con la’iuto dei miei se/quando occorre. Grazie a Valeria per le sue considerazioni che mi hanno aiutata a sentirmi meno “sbagliata”…

  5. certo che pure io faccio preferenze, del resto non è uguale cio che loro ci danno… è ovvio che essendo una relazione dipende anche dalla risposta dell’altro, se ci è pià congeniale tendiamo a preferirlo, ed è naturale, non vedo perchè vergognarsene…figli compresi eh

  6. Grazie Valeria! Mi insegni ancora di non tenere la mia mente in una sfera chiusa ma aprirla e cercare di vedere le cose da fuori, dall’alto, dal basso, dai lati, da dentro, da fuori. E di mettere i miei pensieri in ordine. Ho giusto una gatta che ha già 15 anni, un cane che ha 10 anni e mezzo e l’ho conosciuto quando aveva già un anno e mezzo, e un altro cane di 3 anni e mezzo che è arrivata da noi a 40 giorni. Sono tutti i tre miei AMORI E BASTA!

  7. Io ho due DDB presi da cuccioli, ma con la prima ( Brenda ) c’è un rapporto diverso anche per il vissuto che nostro malgrado abbiamo dovuto passare insieme….
    Con il secondo ( Flender ) c’è la scoperta di avere un maschio ( non ho mai avuto cani prima ) cosa totalmente diversa da ciò che pensavo….è un doppio francobollo…..li amo entrambi ma Brenda sarà sempre un qualcosa in più…….

  8. Sono figlia di una madre che ha patito per tutta la vita la preferenza della propria per la sorella minore … che era sempre più bella e più gamba di lei. Situazione purtroppo non rara. Quindi se non posso essere d’accordo sul fatto che in situazioni normali sia possibile che i propri i figli vengano trattati in modi diversi, perchè comunque li si ama entrambi ( la loro percezione, posso garantire non è tale) non trovo nulla di male nel trattare due o più pelosi, piumati, squamati o che altro secondo le loro idoli e caratteristiche. Ho un amico che ha un border giovane ed un labrador più anziano. Con la border fa agility e con la labrador pet therapy. Sarebbe pazzo ad imporre alla labrador tutto il movimento che invece la border adora. Passa più tempo con l’una e non con l’altra? Ovvio che sì. Preferisce l’una all’altra? Forse. Le cagne gli tengono il muso? Ma anche no. Si sentono entrambe apprezzate per quello che sanno fare. Credo che gli animali da branco in special modo abbiano nel DNA la consapevolezza della diversificazione dei ruoli nel branco, e non ne soffrano .
    Ciò non toglie che certi umani vivano male le “loro” preferenze per l’uno o per l’altro ( sia chiaro che stiamo dissertando di condizioni di “normalità “, non del caso in cui un cane mi dorme nel letto ed il suo gemello fuori al freddo ed al gelo…) facendo l’errore di umanizzare i pelosi. Che da molti punto di vista sono moltooo più saggi di noi: certe masturbazioni mentali non li sfiorano di pezza. E vivono moltooo meglio.

  9. Noi umani ci facciamo troppe seghe mentali. Gli animali quando fanno le preferenze mica se le fanno. :p
    Io ho due gatti, femmina e maschio. La femmina è un po’ più selvatichina e ha una netta preferenza per mio marito. che vuol dire che lo adora, a me al massimo concede uno sguardo di condiscendenza (e almeno ha smesso di tentare di sbranarmi). Il contrario per il maschio, che adora me, fa il francobollo, mi pretende, mentre mio marito viene buono giusto per due coccole.
    Inutile dire che mio marito preferisce la femmina io il maschio, per via della soddisfazione e interazione che danno.
    Così io mi pastrugno il maschio e alla femmina faccio massimo un grattino, il marito si coccola la femmina, e siamo tutti felici e contenti, umani e gatti 🙂

  10. Purtroppo anche non volendo si tende ad amare piu’ un cane dell’altro, a me sta accadendo ora col cucciolone di jr rispetto al golden e prima accadeva con lo yorkie rispetto al golden(sempre lui ci rimette), ma succede un po’ anche con i figli, si amano entrambi, ma verso uno c’e’ sempre un qualcosa di particolare, tuttora anche se sono portato ad amare maggiormente il jr, se vado col pensiero allo yorkie volato via, non c’e’ paragone, lui era la mia luce

  11. Secondo me l’errore di base è quantificare l’amore, in termini di quantità, tempo, qualità ecc. I sentimenti non sono misurabili con le unità di misura a cui siamo abituati ma il nostro cervello a volte non lo capisce.

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