lunedì 18 Marzo 2024

La storia del piccolo Pedro

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Questa è una favola. Potrebbe essere una bella favola di Natale, da raccontare ai bambini. Purtroppo temo che anche a diversi adulti farebbe bene leggerla.

di DARIO NOVAGLIO –  C’era una volta un cucciolo di nome Pedrito, aveva solo due mesi. Lui non era uno di quei cani figli di nessuno, che vagano per strada: lui no, lui era un cane di proprietà.
In casa c’erano pure delle carte che lo provavano, su cui c’erano i nomi di Lucia e Fabio, una coppia di giovani sposi, gente che si definiva sportiva, che lavorava tutto il giorno in ufficio.
Loro non erano riusciti ad avere un figlio e allora avevano pensato, per il momento, di acquistare un cucciolo di cane. Pedrito, quando gli prendeva la malinconia, pensava: “… ma allora io sono solo un facente funzioni, un supplente, un panchinaro chiamato ad entrare in partita perché il titolare non si è presentato…” .
Questa cosa lo rendeva triste, però era convinto di potersi giocare comunque le sue carte: “Questa è la mia opportunità, dimostrerò quello che valgo. Sono un cucciolo di cane, non pizza e fichi! Sono un golden retriever, una razza socievole, brillante, collaborativa. Li conquisterò con la mia simpatia e la mia voglia di vivere.”
I giorni passavano e Pedrito pensava: “Sì, vabbe’ la mia voglia di vivere, ma voi? Fatemi giocare un po’! Siete sportivi, lavoratori, cari i miei signori proprietari, ma quando venite a casa siete sempre sdraiati sul divano a guardar la televisione. Almeno mi facessero vedere… boh! Non so: Animal Planet! Piccoli cuccioli crescono… posso accettare al limite anche… Cesar Millan, anche se mi fa venire la depressione, ma non sempre Masterchef Italia, Australia, Paupasia!”
Il cucciolo guardava Lucia e Fabio e cercava di attirare la loro attenzione: “Adesso gli rubo le pantofole e vedrai che mi fanno correre un po’!
Niente da fare: anzi! Fabio alzava la voce incavolato nero e pronunciava frasi incomprensibili agitandosi come un pazzo furioso, Lucia con quella voce stridula chiamava Fabio e diceva: “Fabio, guarda cosa sta facendo il TUO cane!”
Allora Pedrito alzò il tiro, o meglio provò ad alzare la zampa, anche se per il momento non ci riusciva, e fece pipì sul persiano. No, non sul gatto persiano, sul tappeto persiano. Ma neanche questo servì a far sì che loro si occupassero di lui.
“Ora – pensò Pedrito – vi do tre possibilità, sceglietene almeno una, ma datevi una mossa. Sono sicuro di fare divertire anche voi. A me piacciono tre cose: il cibo (preferenza per i wurstel di pollo), i giochini (preferenza per le palline che rotolano) e le coccole (preferenza per i grattini dietro le orecchie). Mettiamoci a fare qualcosa insieme!”
Già, ma il problema era come fare a farglielo capire.
Beh! Facile! Per il cibo, Pedrito pensò: “Vado sul tavolo e rubo un po’ di carne che sta sul piatto, capiranno che sono goloso”.
Per i giochi: “Prendo dall’armadio un maglione, una sciarpa e la vado a nascondere in giardino, capiranno che mi piacciono le cose che hanno il loro odore”.
Per le coccole? “Facile! Quando li vedo arrivare mi fiondo a tutta birra, facendo salti di gioia, cercando di saltargli in braccio”.
Pedrito mise in atto il suo piano. Risultato?
Lucia e Fabio si convinsero che il loro cane aveva seri problemi caratteriali.
Loro erano stati sfortunati, perché il loro cucciolo non si comportava in modo “normale”, cioè tranquillo, a cuccia come tutti gli altri, che loro si erano immaginati.
Il finale di questa storia lo potete scrivere voi.
I più “tenerosi” possono pensare che Lucia e Fabio un giorno decisero di andare da un bravo educatore cinofilo che, dopo averli strigliati per bene, gli fece scoprire le gioie della comunicazione animale.
I più “tenebrosi” possono pensare che il piccolo Pedrito diventò davvero un cane problematico, perché nessuno in quella casa capì mai le sue vere esigenze di cane. E così lo portarono in canile.
Morale della favola?
Nessuno ci obbliga a prendere un cane, ma se lo facciamo è perché nella vita abbiamo deciso di fare spazio ad un altro membro della nostra famiglia. È quindi nostro dovere informarci, impegnarci, trovare il tempo per tutti i piccoli Pedro che la Natura ci ha regalato e ci regalerà.
Tranquilli! Sarà l’investimento meglio ripagato in valore assoluto.

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10 Commenti

  1. da stampare e affiggere in giro a caratteri cubitali.
    La storia del mio Tim ( il pt ) è la storia di Pedro con finale di Sif.
    … lo portarono in un campo lontano lontano e li lo lasciarono. Perchè era cresciuto,e non era più un cucciolino tanto simile ad un trudino, ed era nato loro un bambino, che se ne facevano più del cagnolino?…
    Finchè una pazza che tutto quanto sapeva di cani risaliva a molto prima che fosse ragazza, un giorno passò per quella strada, vide la cosa e decise di portarsi il cane a casa.

    Ci ho impiegato mesi ( e come ho ripetuto, quintali di fortuna) per fare di un animale che i gatti se li mangiava ( mangiava. non avete letto male. Trovavo i miseri resti, pochi, in giardino… ed io i gatti li adoro ) un cane sereno. Per botta di culo era un animale fantastico con un carattere ottimo che non ha mai dato problemi a parte che con cani maschi e gatti. Quelli ha continuato a volerli far secchi anche in vecchiaia. Ma almeno, aveva smesso di mangiarseli.

  2. Vero e ottimo, la tua storia/fiaba, dovrebbe essere inviata come lettera ai giornali, forse…chissà che qualche d’uno decida di non prendere affatto un cane se non di peluches!!!! Non è tanto lontano da storie (vere) di genitori col proprio figlio, c’è chi ci arriva e va dallo psicologo (non il figlio), ma il genitore, c’è chi porta il figlio dallo psi e magari si trova poi un figlio impasticcato e depresso, c’è quello che non fa proprio nulla e rischia di trovarsi un figlio aggressivo, o peggio, un mostro, se ne sentono più che a sufficienza, non pare anche a voi? Unica differenza? Un figlio, appena ne ha la capacità, può parlare e esprimere il proprio disagio…….

  3. altre possibili END
    – andarono da un comportamentalista che lo impasticcò, e loro ebbero il cane che avevano sognato
    – lo misero fuori in giardino, e Pedro divenne l’ottavo nano

  4. ma guarda un po’, questo novello Esopo cosa ci fa leggere…Complimenti per la sintesi di tanti piccoli messaggi su cosa significa prendere un cane. Da far leggere a bimbi e adulti pronti per IL regalo natalizio

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