di VALERIA ROSSI – Qualche tempo fa ho dato qualche consiglio cinofilo telefonico ad un signore del tutto sconosciuto, come spesso mi capita di fare: un paio di settimane dopo mi sono vista recapitare un pacchetto con due libri dentro. Titoli: “Le avventure dei Berto’s 2.0” e “Vitamina Doppia B”.
Me li mandava il signore di cui sopra, spiegandomi che erano opere di sua moglie, illustrate da lui stesso, e scusandosi perché me ne aveva mandati solo due quando in realtà i libri pubblicati erano tre, ma il primo era andato esaurito. Aggiungeva che era molto felice che fosse finito così in fretta, perché tutti i proventi venivano devoluti ad associazioni rescue (l’ultimo in particolare all’Australian Sheperd rescue Italia, che personalmente stimo molto per la loro miracolosa capacità di sistemare cani con problemi di vista e udito e ancor più per la loro battaglia contro gli accoppiamenti merle x merle, che causano proprio questi problemi).
Assodato lo scopo benefico sicuramente meritevole, ho dato un’occhiata ad uno dei libri pensando (lo confesso): “Vabbe’, saranno le solite storielline strappalacrime su cani e gatti”.
L’ho aperto, ho letto il primo racconto… e non ho più smesso finché non sono arrivata in fondo.
Una cosa (una) l’avevo azzeccata: sono effettivamente storielline, nel senso che sono tante e corte.
Ma “strappalacrime” proprio no: anzi, sono decisamente più strappasorrisi (ad eccezione di un paio, che comunque sono commoventi ma non retoriche, lagnose né angosciose).
Non sono neppure strettamente “su cani e gatti”: gli animali ci sono, ma non sono i protagonisti principali. Sono semplicemente membri della famiglia che vive le “avventure” citate nel titolo, e che in realtà sono storie di tutti i giorni, piccole e grandi storie di gente normale a cui succedono cose normali.
Il fatto è che la Betti (che mi viene di chiamare così perché dopo dieci pagine cominci a pensare all’autrice come se fosse una tua amica d’infanzia, anche se non l’hai mai vista né conosciuta) riesce a raccontare questa normalità con una leggerezza, un’autoironia e un entusiasmo letteralmente contagiosi.
Quando la leggi un po’ ti immedesimi (“sììì! anche a me è successo che…!”), un po’ la ammiri e un po’ la invidi per il suo saper prendere ogni contrattempo con filosofia e soprattutto con umorismo (“io sarei diventata idrofoba, e questa ride come una matta!”), ma sempre ti diverti o, male che vada, ti rilassi.
Ad ogni pagina.
Quindi ‘sti libri sono proprio da leggere, non “per aiutare i poveri cagnolini sfigati” ma perché meritano di essere letti. Perché sono un potentissimo antistress: vere e proprie coccole per le nostra mente.
Il fatto che poi aiutino pure i poveri cagnolini sfigati va visto come un valore aggiunto, non come la spinta principale.
Solo dopo essermi gustata (anzi, centellinata: uno o due raccontini al giorno) per benino i due libri, sono andata a sbirciare anche la pagina FB del TAP, “Team Adozione Pappa”, creato sempre dalla Betti e così descritto:
Questo gruppo (che tra l’altro è di Loano, cittadina ligure in cui ho vissuto a lungo e che mi sta proprio simpatica) fa davvero un sacco di cose e anche queste le fa nel modo giusto, sorridendo molto e piagnucolando poco: ma soprattutto non chiede soldi, il che lo solleva dalle mille perplessità (purtroppo spesso giustificate) che ormai circondano le associazioni protezionistiche.
Per questo vi invito a visitare anche voi la pagina FB del TAP e, se potete, a collaborare in qualche modo con queste splendide persone capaci di fare del bene agli animali senza fare del male alle persone con foto splatter e/o appelli che ti fanno andare di traverso la colazione.
Complimenti, così si fa!
Brava Betti e bravi tutti… e grazie a Paolo per avermi fatto conoscere tre realtà piacevolissime: una bella penna, un bravo disegnatore e un intero team di gente in gamba che ama gli animali.