lunedì 18 Marzo 2024

Cinognostica. Tradizionale o razionale?

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di MARIO CANTON –  La zoognostica – o ezoognosia, come veniva preferibilmente denominata in passato – è nata in Italia nella seconda metà del XIX secolo con le prime pubblicazioni di Almerico Cristin tra il 1860 e il 1870. Quasi un secolo dopo nacque anche la zoognostica canina o cinognostica con la prima pubblicazione delle lezioni di Giuseppe Solaro, tenute nel 1955.
La selezione degli animali domestici “di razza” in Italia è sempre stata considerata una attività zootecnica e il mondo delle razze canine ufficiali non ha fatto eccezione.
Pertanto, per anni si è ritenuto che la zoognostica potesse contribuire al miglioramento della produzione d’allevamento, considerandola una vera e propria tecnologia (la “tecnica” – dice il dizionario – è “scienza applicata”).
Con queste premesse, suona strano che le manifestazioni cinofile ufficiali abbiano avuto uno sviluppo storico tale da arrivare a concepire assunti che incredibilmente contraddicono leggi fondamentali della biologia, come il ben noto: “La forma segue la funzione”.
Si vorrebbe credere infatti che sia vero il contrario, cioè che una selezione basata esclusivamente sulla morfologia possa migliorare – anche solo potenzialmente – la funzione, senza alcuna riprova della funzionalità stessa.
Sappiamo che l’uomo tende a comportarsi in modo razionale e ad agire in tal modo, cioè valutando il grado di coerenza tra valori diversi, tra fini e valori e tra fini diversi, per arrivare a scegliere la combinazione di mezzi più adeguata alla realizzazione dei fini.

angolo_spallaPare dunque strano che negli anni ci sia stata una insistita ricerca di caratteristiche mitologiche come la spalla in stazione a 45 gradi (senza che mai nessuno facesse una misurazione), la ricerca della massima “presa di terreno” (senza che mai nessuno si chiedesse se fosse efficace o meno) o la valutazione positiva di un arto visto frontalmente in movimento, che si sposti perpendicolarmente al terreno (con la messe di documentari alla TV che consentono di osservare lupi e altri canidi che si spostano in natura).
Cosa può indurre ad assumere tali comportamenti irrazionali senza mai farsi sfiorare dal dubbio? Probabilmente un atteggiamento di riverenza culturale nei confronti della c.d. “tradizione”.
La tradizione si fonda sul passaggio orale di concetti da una generazione all’altra, ma non pare una buona idea dotarsi di un metodo culturale tipico degli sciamani di un villaggio neolitico.
Diceva sir Arthur Conan Doyle che “costruire teorie prima di aver raccolto i fatti è un errore madornale perché induce ad adattare i fatti alle teorie anziché adattare le teorie ai fatti”.
Certo un atteggiamento del genere poteva anche essere considerato normale nel’800 ma dato che abbiamo superato la fine del secondo millennio da un po’ …
Insomma, perdute di vista le origini, si è continuato a pensare che concetti elaborati in assenza di alcunché di sperimentato o di scientificamente provato potessero essere utilizzati, indipendentemente dalla loro verità o perlomeno dalla loro verosimiglianza.

Dog ShowLe manifestazioni cinofile sono uno sport che ha consentito nel tempo di preservare molte razze canine che sarebbero altrimenti scomparse e nel contempo hanno fornito ai molti appassionati un motivo di svago personale e di impegno a favore dei cani domestici.
Se però si vuole mantenere un aspetto cinotecnico delle varie attività forse sarebbe bene fare affidamento su conoscenze scientifiche che difficilmente ormai possono essere ignorate e che gli stessi enti cinofili internazionali sono costretti ogni giorno a prendere in considerazione con continue correzioni agli standard di razza.
La cinognostica, anche se la scienza non la considera più da tempo un metodo assoluto di selezione zootecnica, può essere ancora utile se si ha l’accortezza di adeguare e aggiornare opportunamente i parametri scientifici che stanno alla base del giudizio morfologico.
Diversamente ci si dovrà rassegnare a una lenta deriva delle razze verso un’unica tipologia funzionale (quella che vince alle manifestazioni) che tradirà lo scopo che sta all’origine di moltissime razze canine e alla preservazione del solo aspetto estetico, peraltro soggetto alle variazioni imposte dalla moda del momento.
Non sarebbe quindi ora di passare da una cinognostica tradizionale a una cinognostica razionale?

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2 Commenti

  1. Forse il senso lo trovi, se immagini che non sempre il “funzionale” è esteticamente bello . Quindi commerciale . Ho un dobermann che rispetto a quelli di anni fa è più alto, muscoloso e potente. Bello lo è, ma i dobermann di tempo fa erano infinitamente più agili, scattanti e più “rustici”(leggi più resistenti …) di lui. Ma in espo vincono i più massicci, non i più agili, chissà perché…

  2. sto leggendo con grande interesse (e parecchio impegno) il primo volume del suo ” cani e razze canine”. Non è una lettura che scorre veloce, questo lo sa da sè, ma piano piano riesco a visualizzare nella mia mente, ancora prima di riconoscere nella realtà, quello che dovrebbe essere, secondo le sue indicazioni, il giusto movimento di arti e schiena. E questo, oltre a dare sommo piacere al mio cane che si fa “paciugare” da testa a coda per capire dov’è la scapola, com’è lo sterno e quanto è inclinata la groppa, mi aiuta ad apprezzare e conoscere meglio questi nostri amici pelosi, che sono stati selezionati con scopi ben precisi e nobili. Se poi noi ci prendiamo la ferrari per andare a far la spesa o il maremmano come peluche, è un nostro errore di valutazione. Solo mi lascia interdetta questa evidente deriva degli “addetti ai lavori” – mi riferisco ai giudici di esposizioni di bellezza- che dovrebbero assolutamente valutare il cane per i compiti a cui è stato, o sarebbe, adibito. Non capisco il senso..

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