giovedì 28 Marzo 2024

Tassa sui cani non sterilizzati: la politica conferma di non capire nulla di cani e gioca a fare confusione

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Davide Beltrame
Davide Beltramehttps://www.tipresentoilcane.com
Figlio di Valeria Rossi dalla nascita, creatura mitologica a metà tra uomo e cane, con tratti bestiali dello yeti. Solitamente preferisce esprimersi a rutti, ma ogni tanto scrive su "Ti presento il cane" (di cui è il webmaster, quando e se ne ha voglia). La sua razza preferita è lo staffordshire bull terrier, perché è un cane babbeo che pensa solo a mangiare e a dormire. Esattamente come lui.

di DAVIDE BELTRAME – E’ una triste costante: quando la politica affronta il tema “cani”, 9 volte su 10 se ne esce con qualche “idea tutt’altro che intelligente”, chiamiamola così.
L’ultima, che sta facendo ovviamente discutere molto, è l’emendamento proposto dai deputati del PD Anzaldi, Cova e

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Preziosi e “volto a tassare proprietari o detentori di cani non sterilizzati, che avrebbe lo scopo di finanziare le attività dei Comuni contro il randagismo”.

Io direi che per prima cosa andrebbe capito cosa intendiamo per “randagio”: da Wikipedia, la definizione di randagismo è

Per randagismo si intende, in genere, la condizione degli animali domestici che sono stati abbandonati o smarriti, e che si trovano quindi a vagare per proprio conto

Quindi il randagio sarebbe un cane libero sul territorio e che vaga per proprio conto, ma un cane di canile è già in una struttura e non rienterebbe in questa categoria. Peraltro, sempre da Wikipedia, nel nostro Paese c’è una ulteriore distinzione tra cane vagante e cane randagio.

La legge 14 agosto 1991, n. 281 applica solo ai cani la definizione di randagio (classificando invece i gatti senza padrone come animali in libertà) e introduce una distinzione specifica fra cane vagante e cane randagio, riferendosi con quest’ultima espressione al caso di cani abbandonati che si siano abituati alla vita in condizioni semi-selvatiche, per esempio riunendosi in branchi

Questa distinzione è curiosa, se consideriamo che per il dizionario italiano invece il randagio è proprio un cane senza branco.

Insomma, c’è una bella confusione già in partenza, su cui questa proposta di emendamento come vedremo “gioca” abbastanza (e questo è il motivo di questa introduzione un po’ noiosa).

randagio_stancoTra un cane in canile e uno libero sul territorio, ci sono grosse differenze: quello in canile è accudito, ha magari un costo maggiore di mantenimento dato che viene nutrito e curato, ma è comunque in una struttura e quindi non accoppiandosi non va a generare nuovi soggetti, inoltre non è considerabile un rischio per la comunità dato che non è libero sul territorio e non forma branchi.
Cosa che invece  invece può fare un cane per strada, che se da un lato ha un costo minore (o nullo) in termini di mantenimento, può però riprodursi: ricorderete pochi anni fa alcuni servizi TV su un vastissimo branco di randagi, se non ricordo male nella zona di Roma.
Insomma, se il cane di canile ha magari nell’immediato un costo maggiore, costituisce sicuramente un risparmio per la comunità sul lungo termine dato che non va a creare nuovi soggetti come invece può fare un cane senza alcun controllo.

Il problema principale di tali cani è proprio il fatto che non siano cani di proprietà, quindi tendenzialmente privi di controllo,e sono loro a creare poi la maggioranza dei nuovi randagi, accoppiandosi a ogni occasione, o andando anche a ingravidare qualche “cagnetta di casa” lasciata in giardino.
Non a caso molti volontari e associazioni si adoperano attivamente proprio per far sterilizzare i cani già presenti sul cane-abbandonatoterritorio, in modo che almeno se proprio non riescono a toglierli dalla strada siano almeno sicuri di non creare nuovi randagi. Del resto un dossier sul randagismo fatto lo scorso anno da Repubblica poneva proprio come problema principale i cani non sterilizzati liberi sul territorio, riportando anche che

Uno studio dell’americana Doris Day Animal League stabilisce che un cane femmina vagante e non sterilizzato sia soggetto a una media di due parti l’anno, otto cuccioli ogni volta di cui almeno quattro femmine, se non di più, che in cinque anni portano a 4.372 cani, pronti, in sette, a diventare 67mila.

Parlando proprio di leggi, già da Luglio 2008 è in vigore per i comuni l’obbligo di sterilizzazione dei cani randagi. E questa legge già obbligherebbe i comuni a dedicare una quota non inferiore al 60% dei fondi per la lotta contro il randagismo alle sterilizzazioni.

In pratica vogliono introdurre una tassa a finanziare qualcosa che dovrebbero stare già facendo da 8 anni.

Una delle ragioni di chi si esprime favorevole a questo emendamento è “però sterilizzare i cani diminuirebbe le cucciolate fatte a caso, quindi gli abbandoni, quindi il randagismo”. Va detto che non è effettivamente uno degli scopi “dichiarati” dell’emendamento, che si dichiara per quello che è, ovvero un balzello per fare cassa e poi finanziare la lotta al randagismo, non c’è (almeno nei riassunti che ho trovato) un “beh, sterilizziamo e automaticamente risparmieremo”, ma è un punto che è stato toccato in diverse delle discussioni nate a proposito di questa possibile tassa.

E’ vero, c’è tanta (troppa) gente che poi fa figliare Fufi e Bubi convinta che “la cagna debba avere una cucciolata nella vita” o che “il maschio abbia bisogno di accoppiarsi“, ma in gran parte dei casi queste cucciolate sono del tutto “clandestine” e non registrate all’anagrafe canina, quindi rimarrebbero completamente fuori dalla legge, trattandosi di fatto di “cani fantasma” per la burocrazia! Parliamo infatti di accoppiamenti fatti da persone che tendenzualmente non sanno come funzioni la legislazione in materia di cani e che poi ammollano il cucciolo ad amici e parenti…difficilmente vanno a fare le pratiche di registrazione del cane all’anagrafe.
Del resto pensiamo solo a come il microchip (che è obbligatorio per legge) in realtà sia mancante in tantissimi soggetti, che infatti quando si perdono poi finiscono in canile perchè non si riesce a risalire al proprietario.

E qui tocchiamo un altro punto dolente: i controlli. Non c’è controllo sui microchip, non c’è controllo sulle vendite di cuccioli dell’Est, non c’è controllo sul rispetto delle leggi già vigenti…e non ci sarebbe controllo nemmeno riguardo a questa nuova legge, perchè tanto non ci sarebbero le risorse per istituire i controlli! Anche perchè presumibilmente anche quelli sarebbero responsabilità dei singoli Comuni…quelli stessi Comuni che magari finora si sono dimostrati tutt’altro che virtuosi nella lotta all’abbandono e al randagismo.

cuccioli-meticci-fotoTornando comunque al punto principale sui cani di proprietà, ammettiamo comunque che riducendo (teoricamente) il numero di cucciolate “Fufi x Bubi”, possiamo pensare che finiscano poi abbandonati meno cani (quelli che “eh, non sono riuscito a piazzare tutti i cuccoli ad amici e parenti”) e quindi alla fine della catena ci sia qualche abbandono in meno: saranno comunque un numero relativamente irrisorio e i cui effetti si vedrebbero solo tra diversi anni, se va bene!

I costi di cui si parla (con numeri abbastanza a caso, come vedremo tra poco) sono quelli che già sosteniamo con le attuali presenze, e per quanto sia ovviamente giustissimo cercare di contrastare l’aumento del randagismo, non è che sterilizzando gli altri cani automaticamente si riduca il numero di randagi…certo, ci sarà qualche randagio anziano che morirà di vecchiaia, ma essendo appunto randagi senza controllo e spesso senza sterilizzazione, ne nasceranno di nuovi. Andrebbero allora prima sterilizzati anche tutti i randagi (e in 8 anni non sono stati capaci di farlo…e dico 8 anni perchè da allora c’era una legge a riguardo, ma si poteva fare anche prima ovviamente…), oltre ai “cani di proprietà”.

cansoldiIn quanti anni arriveremmo a una diminuzione della spesa?
A supporto della propria proposta, gli esponenti del PD hanno portato alcuni numeri. Numeri che però come ho detto prima sembrano sparati un po’ a caso: hanno parlato del costo dei cani in canile, che andrebbe dai 3 agli 8 euro al giorno. Premesso che 8 euro al giorno non li paghi probabilmente nemmeno per un Alano, prendiamo comunque per buone queste cifre, e facciamo i conti su esse. I numeri parlano di 7 milioni e mezzo di cani, di cui il 10% randagi, ovvero 750.000.
8 euro al giorno, quindi l’ipotesi “peggiore”, per 365 giorni all’anno, sono 2920 euro annui per un cane in canile (ripeto, non è assolutamente realistica come cifra, ma prendiamola per buona).
Moltiplicato per 750.000 cani, sono 2 miliardi e 190 milioni. Questo proprio prendendo il “caso limite” di 8 euro al giorno.
Come mai invece come spesa hanno parlato di più di 5 miliardi l’anno? E’ vero che vanno considerati altri costi (strutture, interventi sanitari eccetera), ma è anche vero che molti canili
– affidano i cani con obbligo di sterilizzazione, quindi il costo di tale intervento ricade sull’adottante e non sulla struttura/comune
– hanno comunque convenzioni con il servizio sanitario o coi veterinari, quindi tendenzialmente hanno un costo ridotto per i vari interventi
sterilizzazione2– ricevono aiuti e donazioni da parte dei cittadini, sia come soldi che come materiale e cibo
QUANDO MAI quindi “alla comunità” un cane di canile costerebbe 8 euro al giorno, quando sappiamo benissimo che non vengono certo nutriti a botte di mangimi superpremium! Regge poi anche poco il discorso “stipendi del personale” dato che il maggior lavoro lo svolgono i volontari.

Insomma, come spesso accade, numeri sparati solo per fare senzasionalismo.
Così come il fatto che il dato per cui nel 2014 sarebero stati catturati circa 97.500 nuovi randagi è stato trasformato in “100mila nuovi randagi l’anno”. Ma no, santa pupazza, vuol solo dire che 97.500 randagi sono stati tolti dalla strada! Per dimostrare che sono 100mila “nuovi” randagi dovresti dimostrare che nonostante le 97500 “catture”, ci siano ancora 750.000 e più cani sul territorio, o no!?!

Volete poi un altro dato buffo? Proprio quest’anno è uscito un Dossier Randagismo da parte della LAV che darebbe il randagismo in diminuzione del 22%Le cifre di questo rapporto parlano di un costo annuo dei cani in canile di 118 milioni di euro, cifra che per quanto definiscano loro stessi “al ribasso” è un po’ TANTO al ribasso rispetto alle cifre date a supporto dell’emendamento.

Quando non vengono adottati, siccome i volontari sono pochi ed hanno pochissimo tempo per socializzare i cuccioli, i cani diventano timorosi nei confronti dell'uomo. Per alcuni sarà ancora possibile rimediare, per altri sarà davvero difficile.

Insomma, i numeri da una parte dicono che serve introdurre una tassa per finanziare la lotta al randagismo e che sia necessario aumentare le sterilizzazioni dei cani di proprietà, dall’altra dicono che il randagismo è in diminuzione. Curioso, non trovate?

Inoltre, il rischio è che ci sia un aumento e non una diminizione di randagi, perchè ad esempio:
– ci può essere chi abbandona il cane per non pagare la tassa (certo, è una motivazione imbecille e infida, ma c’è chi abbandona il cane per andare in vacanza, quindi…): a quel punto basta che un maschio e una femmina interi abbandonati “per colpa della tassa” si incontrino, ed ecco una nuova cucciolata che nascerà randagia
– o istituisci una tassa spropositatamente alta, o ci sarà comunque chi preferirà tenere il proprio cane “intero” piuttosto che pagare il costo dell’operazione
– se invece istituisci la tassa spropositatamente alta, magari ci sarà chi per pagare la tassa e non far sterilizzare il cane farà la cucciolata per vendere i cuccioli e coprire il costo della tassa.

“Però tramite questa tassa i comuni potrebbero avere i mezzi per combattere meglio la situazione del randagismo, aumentando l’informazione in merito e gli interventi sul territorio, in fondo è specificato che la tassa serve a finanziare la lotta al randagismo”, potrebbe dire qualcuno.
E quel qualcuno non avrebbe torto, ma…abbiamo già visto come già per legge ci sia l’obbligo di dedicare il 60% dei fondi raccolti per la lotta al randagismo alle sterilizzazioni. I fatti dimostrano abbastanza chiaramente che non è stato fatto, perchè è ancora strapieno di randagi non sterlizzati, quindi cosa dovrebbe farci essere ottimisti sul fatto che i soldi raccolti con questa tassa verrebbero effettivamente impiegati nella lotta al randagismo….che già da tempo avrebbe dovuto essere effettuata, ma che evidentemente non ha ricevuto tutti questi fondi?
Il randagismo è un problema serio già da molti anni, ma che moltissimi comuni non prendono abbastanza in considerazione finendo per delegare la cosa ad altri enti, è ridicolo pensare che una nuova tassa “riduca il fenomeno” obbligando alla sterilizzazione.

Purtroppo sappiamo bene come le risorse “destinate a…” poi finiscano inevitabilmente “spostate su qualcosa di più urgente” (per esempio sono anni che promettono di ridurre il digital divide e investire nella banda ultralarga, ogni anno i fondi teoricamente dedicati a quello scopo finiscono altrove), chi garantisce che quei soldi poi andrebbero nella lotta al randagismo e non per tutt’altro scopo?

quasi_soldiOltretutto, trovo molto poco sensato il fatto che l’entità del balzello da pagare sia di competenza comunale: si andrebbe a creare una discrepanza sul territorio. Non avrebbe avuto più senso a quel punto introdurre una quota fissa nazionale e in un secondo momento eventualmente valutare la distribuzione delle risorse ai vari comuni, dando magari qualcosina in più dove il problema randagi fosse maggiormente presente, o meglio ancora dando un “premio” ai comuni che si fossero dimostrati particolarmente attivi ed efficienti nella lotta al randagismo?
In questo modo si sarebbero invogliati i comuni a fare qualcosa, mentre al momento il messaggio è “aprite il portafoglio che ci facciamo cadere dei soldi”.

Se lo scopo fosse veramente la diminuzione del randagismo si farebbe della cultura cinofila, si istituirebbero più controlli, si inizierebbe ad applicare pene serie per chi maltratta o abbandona un cane, non quelle ridicole che ci sono ora. Solo che queste contromisure inizialmente costano e non si bada al risparmio (molto maggiore) che verrebbe dopo, ma si pensa che sia molto più comodo spillare subito tutto il possibile, perchè “programmare” sembra un verbo sconosciuto per la nostra politica, mentre “tappare i buchi alla bene e meglio” è un concetto con cui certi personaggi sembrano molto più a loro agio.

Infine, tasto importante. ok, ammettiamo che vuoi finanziare la lotta al randagismo, devi pescare i soldi da qualche parte, pensi “beh i proprietari di cani saranno più sensibili al tema, tassiamo loro” (complimenti, un genio)…e vai a toccare un tema delicato come quello della sterilizzazione?

sterilizzazione-di-un-cane2Ci sono un sacco di motivi per cui potrebbe non poter sterilizzare il cane. Le condizioni di salute di un cane che semplicemente potrebbe essere impossibile/rischioso sterilizzare mi paiono il motivo più importante; noi ad esempio abbiamo Venerdì, una gatta epilettica, che ovviamente non possiamo sottoporre a un’operazione chirurgica: se avesse una crisi durante la sterilizzazione non sarebbe esattamente una bella cosa. Analogamente ci può essere chi ha il cane malato, o semplicemente anziano e per cui un’anestesia sarebbe rischiosa se non addirittura fatale.
Ci sono poi anche motivazioni etiche, tipo qualcuno che potrebbe essere contrario alla sterilizzazione, ad esempio sul maschio c’è molto più dibattito sui pro/contro rispetto a quanto avviene sulle femmine, dove invece i benefici per la salute della cagna in termini di riduzione del rischio di tumori all’utero sembrano maggiormente confermati.
Ci sono poi le motivazioni sportive: un cane sterilizzato non può partecipare a determinate manifestazioni (dato che le esposizioni ad esempio hanno lo scopo di quali siano i soggetti più adatti alla riproduzione per mantenere le caratteristiche di razza, sarebbe abbastanza un non-sense farci partecipare cani che non potrebbero riprodursi…).
Attenzione: la sterilizzazione è importante, ma dovrebbe essere una scelta informata e consapevole, non un obbligo indotto da uno stupido balzello burocratico!

“Ma i soggetti di allevatori professionali sono esentati!”, dirà qualcuno. Già, peccato che la maggior parte degli allevatori siano amatoriali. Per essere registrato come allevatore professionale devi avere almeno 5 fattrici e fare almeno 30 cuccioli l’anno, parametri in cui la maggior parte di chi alleva non rientra e quindi non si può configurare come tale e infatti è inquadrato fiscalmente in altro modo.
Tutti questi allevatori ovviamente non potrebbero sterilizzare le loro fattrici..e a quel punto qualcuno potrebbe pensare anche di aumentare il costo dei cuccioli per “rientrare” della tassa. Oltretutto normalmente le cagne di allevamento vengono sì sterilizzate, ma quando raggiungono la fine della loro carriera riproduttiva, quindi la sterilizzazione_femmancata sterilizzazione per un certo periodo è semplicemente una necessità lavorativa, non un “capriccio”. E non sono certo gli allevatori (seri, ricordiamolo sempre) che vanno ad aumentare il numero di randagi.

Infine, ci sono numerosi motivi pratici per cui una legge e una tassa di questo tipo genererebbero solo un grande caos.
Prima di tutto c’è un semplice motivo burocratico: il cane di proprietà è quello microchippato e registrato all’ASL. Quindi è qualcuno che ha già messo il proprio cane in regola, cosa che moltissimi proprietari non fanno. Questi a livello burocratico sono ovviamente “cani fantasma”, e indovinate un po’ chi ha maggior gioco ad avere cani non registrati all’anagrafe e che può quindi far riprodurre come e quanto vuole? Esatto, i cagnari, i commercianti di cuccioli e tutta quella bella gente li, che magari è un po’ più facile che se ha un cucciolo o una fattrice che “non servono più” li abbandona (o peggio).
In più, siccome siamo nel Paese del “fatta la legge trovato l’inganno”, vedrete che, come dopo il divieto del taglio di orecchie e coda se non per motivi sanitari misteriosamente un sacco di cani avessero otiti e code rotte, misteriosamente un sacco di cani non saranno iscritti all’anagrafe, ci si scorderà il passaggio di proprietario, diventeranno cani di una delle categorie escluse dalla tassa, eccetera eccetera.
Pensiamo poi alle implicazioni in caso qualcosa vada male: se uno che non vuole sterilizzare il suo cane, sentendosi “obbligato” per evitare la tassa (magari alta nel suo Comune) va dal veterinario, l’ per qualche motivo va male (si tratta pur sempre di un’intervento chirurgico in anestesia totale) e il cane muore, o comunque rimane con dei danni, oppure la sterilizzazione viene fatta male…su chi ricade la responsabiltà?

Il randagismo va combattuto, gli abbandoni vanno affrontati…ma va fatto con misure propositive, con la cultura che aiuti a ridurre questi fenomeni: istituire balzelli raffazzonati qua e la creerà solo maggiore malcontento.

abbandonato_binariInsomma, anche ammesso che potrebbe essere una tassa che poi porterà ad avere i soldi per affrontare il problema del randagismo, sarebbe comunque un caso di stalla chiusa dopo che sono scappati i buoi. Se proprio volete raccogliere da qualche parte i soldi per finanziare una lotta che dovreste già finanziare e svolgere da decenni, punite chi contribuisce a creare il fenomeno: fate multe salate a chi maltratta o abbandona i cani, istituite maggiori controlli: in teoria ci sono sanzioni anche per chi non raccoglie gli escrementi del proprio cane…se già solo si raccogliessero veramente soldi da tutti i proprietari incivili, si metterebbe da parte un bel gruzzolletto senza andare a toccare anche i padroni responsabili, che così rischiano solo di trovarsi cornuti e mazziati.

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30 Commenti

  1. Questo è un argomento che mi trova estremamente combattuta, vivo al Sud, in Sicilia e qui il randagismo può raggiungere in certi momenti davvero livelli allarmanti…
    parlo con cognizione di causa dal momento che spesso collaboro con altri volontari per catturare e “ricollocare” questi animali che spesso sono malati (da noi la leishmaniosi è endemica, ne sono affetti praticamente tutti i randagi e buona parte dei cani di casa…).
    le cucciolate che nascono libere sono numerosissime, ma credo che siano molte di più quelle nate da cagne di proprietà lasciate libere di fare i fatti propri.
    queste cagne nonostante la scarsa attenzione che ricevono, hanno comunque la ciotola piena e un riparo dove figliare in tranquillità, hanno eccellenti possibilità di riprodursi e svezzare i cuccioli, qualcuno di loro trova magari nel vicino di casa o nell’amico in visita un nuovo padrone che però generalmente lo prende e lo molla in un’altra campagna ricominciando daccapo la storia, gli altri vengono semplicemente caricati in macchina e mollati in un altro comune limitrofo perché non riescano a trovare la strada di “casa”.
    Vista da questa angolazione l’idea di una sterilizzazione massiva di soggetti non destinati alla riproduzione sarebbe davvero una soluzione al randagismo, soluzione puramente utopica dal momento che tutti qui sanno, ma nessuno controlla…
    non si può fare controllo sul territorio perché non ci sono i fondi, e se qualcuno spera che il privato cittadino vada eroicamente ad autotassarsi o vada volontariamente incontro ad una spesa come la sterilizzazione di magari più soggetti che tiene come cani da guardia in campagna io lo reputo un illuso!
    vedrei meglio l’uso della carota piuttosto che del bastone: se possiedi una cagna e la metti in regola ti accordo un bonus fiscale, per esempio, allora qualcuno potrebbe anche decidere che vale la pena farlo, ma il gioco deve valere la candela…
    Poi ci sono quelli presi nel mezzo come me: io le mie due cagne le ho regolarmente chippate e dichiarate, sono un proprietario “noto”, come è noto che ho la pretesa di voler produrre una cucciolata ogni tanto, pur senza essere un’allevatrice. non lo faccio a scopo di lucro, dell’ultima che ho avuto due anni fa gli unici due soggetti che sono stati venduti sono quelli che ha preso il proprietario del maschio, ma io adoro allevare, ne farei un mestiere se potessi, non potendo mi limito a togliermi lo sfizio una volta tanto.
    io secondo questa bella gente cosa dovrei fare? sterilizzare entrambe le cagne che ho scelto e pagato affinché fossero soggetti riproducibili? assolutamente no. io voglio che le mie cagne possano riprodursi, quando lo ritengo opportuno per le mie possibilità e col compagno che io ritengo adeguato. in cinque anni non è mai successo che una delle due sfuggisse al mio controllo, non c’è mai stata una cucciolata “illegittima”, e mai ce ne saranno: le cagne in calore vengono tenute in casa, il giardino o la strada la vedono solo sotto scorta e lo spirito santo è da un po’ che in quel senso non opera più…
    a questi politici che pretendono di salvare il mondo (e le casse dei comuni) con una bella legge direi solo di aprire gli occhi perché se le leggi che già ci sono non vengono rispettate cosa fa loro credere che quest’ultima lo sarebbe? in ultimo mi sento di dire che questa legge è un po’ come il rinforzo negativo nell’addestramento di un cane: vuole ottenere un comportamento corretto “sottraendo” qualcosa al soggetto (i soldini dal già magro portafoglio!), non sarebbe meglio usare il rinforzo positivo? forse ci sarebbe un po’ più di entusiasmo da parte di chi vuole ricevere il bocconcino e non occorrerebbe nemmeno andare a stanare i trasgressori perché quando nell’aria c’è odore di premio…
    scusate se ho scritto un poema epico.

    • Hai scritto molto perchè molto c’è da scrivere su questa situazione, nel senso che è normalissimo essere combattuti tra “meglio una misura che sa di ricatto che il nulla che ha portato a questa situazione”, soprattutto tu che la vivi in prima persona e in una regione che sicuramente patisce il problema più di altre, e il “però possibile che si debbano sempre proporre cose buttate giù alla membro di segugio”.

      Il problema di base è sempre che i politici si “ricordano” degli animali solo in campagna elettorale o quando fa comodo, ora non siamo sotto elezioni ma c’è il referendum e infatti tantissimi hanno preso questo emendamento come “aggancio” per motivare la loro preferenza di voto. Non pensano mai ad agire per il semplice benessere animale (e anche dei cittadini, nel caso del randagismo) e aspettano a fare proposte quando ormai la situazione è fuori controllo. Da quanto si parla del problema randagismo? Da quanto si sa che ci sono branchi di cani liberi di riprodursi a ogni occasione?
      Una legge così senza controlli come giustamente sottolinei sarebbe inutile, ma del resto è linea con il modus operandi della nostra politica: come hanno pensato di risolvere il problema della sporcizia per strada? Inasprendo le pene per chi getta i rifiuti per strada. Ma nessuno controlla che questi rifiuti non vengano gettati, e quindi forti del “tanto nessuno controlla”, i gettatori di mozziconi e rifiuti vari continuano a fare esattamente come prima.

      Ma sembrano concetti troppo complicati per le eccelse menti che stanno ai piani alti 😀

  2. E’ lo stesso discorso di aumentare le tasse per combattere l’evasione, paga di + chi è già in regola e l’evasore gongola! comunque noi possessori di cani paghiamo già tasse con l’anagrafe canina e con l’IVA su prodotti e cure per animali, se spendo x ipotesi 90eu/mese per cibo e cure, considerando IVA al 4%, sono circa 50 euro all’anno che vanno allo stato, altre tasse ed il randagismo lo incrementiamo altro che debellarlo!

  3. arrivo ben ultima… ma fatemi capire: dato che A) in Italia ci son moltissimi aminali da affezione (e per me che adoravo Caldaia – galletto americanino, vi racconterò la storia un’altra volta – son tutti d’affezione, mucche e maiali compresi, ma ammetto di esagerare a volte…) B) che spesso gli umani di tali animali non sono esattamente ricchi come Trump, C) che i vet costano e le medicine veterinaie ( ed i vet non possono ordinare che quelle anche se i principi attivi sono uguali a quelle umane) anche di più; D) che la quota esentasse di tali spese è risibile ( in un solo anno per curare Caos ho raggiunto il budget dei prossimi dieci ) …i nostri politici, invece di presentare una qualche idea intelligente sui problemi di cui sopra, partoriscono questa bella pensata?
    Caos è “intero” perchè , per quanto non avrà mai bambini ( gli manca un dente, niente ZTP. E quand’anche avesse potuto darlo, niente bimbi uguale ) ha avuto problemi di accrescimento osseo da cucciolo ( cresciuto troppo e troppo in fretta ) ed uno degli effetti collaterali di una castrazione nel maschio può essere proprio a carico del sistema osseo. Quindi, a meno che non si verifichino specifici problemi, le pallette se le tiene ( in caso pagherò la tassa, anche senza un “lavoretto “secondario per il “loro” mantenimento… Marcod però se ti interssa…) visto che tra l’altro è un cane Zen.. ( se non mi cerchi non mi trovi…) che non rompe i co…ahem… le pallette a nessuno.
    Ma che i nostri politincatucoli avessero la monopalla ( intesa come 0 ) sotto i capelli… non avevo bisogno di una triste .ulteriore conferma.
    Uff.

  4. Scusate, io forse non ho capito bene; dunque io ho un cane in regola con microchip e vaccinazioni, che non intendo far riprodurre, ma neanche castrare( dietro consiglio del veterinario),visto che i vantaggi che ne avrebbe non pareggiano i rischi.Quindi io pago la tassa e quello che non ha nemmeno denunciato l’esistenza del cane, che non lo ha vaccinato, che magari lo fa accoppiare ad muzzum, non paga un tubo?

    • Sostanzialmente si’. E’ abbastanza facile individuale la vaga idea di un incentivo alla sterilizzazione di massa sotto forma di penalizzazione economica per chi non accetta di sterilizzare il cane.

      Qui ci siamo un po’ fossilizzati sul fatto che sia improponibile a chi e’ interessato alla selezione e alle razze, ma in realta’ la questione dovrebbe prescindere da questo. Invece di investire nella diffusione di una cultura nella quale il randagismo non puo’ proliferare, penalizzo economicamente chi ha un comportamento gia’ virtuoso che previene naturalmente il diffondersi del fenomeno e faccio pressione perche’ siano sterilizzati i cani che in ogni caso, anche se interi, non si riprodurrebbero a capocchia mentre lascio liberi tutti gli altri di fare quello che vogliono visto che comunque sono fuori controllo. Con i soldi che raccolgo dalla tassa ci pago le strutture necessarie a “domiciliare” i figli dell’amore libero. Cosi’, invece di risolverlo, ho istituzionalizzato il problema.

  5. Quello che mi getta nello sconforto e’ la totale ignoranza del contesto nel quale ci si muove. Per una volta il punto l’ha fatto proprio l’ENCI nel suo comunicato. Infatti, al di la’ di ogni considerazione sia pur valida su una legge di scopo che vincoli l’impiego dei fondi raccolti a quello scopo e non ad altri, il punto e’ che la proposta si fonda sull’alternativita’ della scelta tra sterilizzare e pagare e la imporrebbe prevalentemente proprio a chi per cultura cinofila sta agli antipodi rispetto a chi per approccio crea le condizioni in cui il fenomeno del randagismo puo’ proliferare.

    Il paradosso, poi, e’ che se e’ vero come e’ vero che dove piu’ ci sono proprietari di cani presi in allevamento c’e’ meno randagismo, l’emendamento avrebbe come risultato di foraggiare di piu’ le casse dei comuni che meno ne hanno bisogno. Infatti nessun proprietario di un cane di razza lo farebbe sterilizzare se non per ragioni strettamente cliniche e se ipoteticamente esistesse un comune (facciamo il caso estremo per rendere l’idea) con solo proprietari di cani di razza questo si ritroverebbe l’introito massimo possibile senza neanche un cane randagio, mentre il comune con una percentuale trascurabile di proprietari di cani di razza si ritroverebbe con l’introito minimo possibile con un randagismo da fronteggiare di dimensioni superiori alle sue finanze.

    Si tratta di un emendamento che – immagino – per pura ignoranza e sulla base di un presupposto piu’ che altro ideologico ma senza riscontro nella realta’ forza un’azione pecuniariamente punitiva proprio nei confronti di chi si pone in modo virtuoso verso il problema.

    Ora, e’ inutile giraci attorno: se per trovare le finanze per combattere il randagismo decido di gravare finanziariamente su chi possiede un cane allora sto pensando a una tassa, se invece decido di imporre un prelievo fiscale a chi non sterilizza il proprio cane allora non sto pensando a una tassa ma a una sanzione pecuniaria, ma questa presume che chi non sterilizza il cane compia un delitto o una contravvenzione. Non mi risulta che in Italia sia obbligatorio sterilizzare i cani e che chi non li sterilizza compia una delitto o una contravvenzione e quindi sia sanzionabile.

    • Sono d’accordo con la conclusione, ma non ho capito un’affermazione all’inizio del commento: “nessun proprietario di un cane di razza lo farebbe sterilizzare se non per ragioni strettamente cliniche”… perchè? Io non credo che sia automatico pensare “cane di razza= non lo sterilizzo”; conosco proprietari di cani di razza, femmine in particolare, che consci di non avere alcuna intenzione di far riprodurre la propria cagna una volta giunta all’età adeguata abbiano deciso di farla sterilizzare, per evitare rischi di gravidanze indesiderate, problemi col cane dei vicini che dà di matto (e vicini che non ne vogliono sapere di farlo sterilizzare perchè “poverino”…), o semplicemente più libertà di gestione senza le perdite del calore se viaggiano in hotel che accettano cani, o ancora e in primis direi per evitare eventuali piometra o tumori uterini e via discorrendo… come ce ne sono altri che non sterilizzano per scelta personale/motivi economici/perchè “e se poi cambio idea e non posso più farle avere cuccioli?” etc. ; comunque condivido il resto, il punto di partenza della questione è secondo me che, indipendentemente dalla razza/non razza, la scelta di sterilizzare o meno il cane debba restare appunto scelta, non essere imposta per obbligo pena una sanzione.

      • Be’, piometra e tumori sono gia’ una motivazione clinica; si potra’ concordare piu’ o meno sulla valutazione del rischio e decidere se e’ accettabile o meno ma la valutazione e’ comunque di tipo clinico e da questo punto di vista secondo me ha senso.

        Io non credo che chi ha un cane di razza pensi in mdo automatio all’equazione “cane di razza = non lo sterilizzo” ma credo invece che chi si porta a casa un cane di razza e lo faccia con un minimo di consapevolezza abbia ben chiaro fin dall’inizio che avere un cane (maschio o femmina che sia) comporta un impegno anche nell’affrontare e sopportare i problemi che ne derivano ed e’ ben disposto ad adeguare le proprie necessita’ a quelle del “gruppo familiare”, cane compreso.

        In questo sono abbastanza drastico: se prendi una femmina sai che ha il suoi periodi di calore; se il calore ti crea dei problemi con l’albergo e non sei disposto a rinunciare all’albergo allora una femmina non va bene per te. Allo steso modo, se prendi un maschio e non ti va bene che gli parta l’embolo quando incrocia una femmina in calore e sia appena appena disposto a tollerare la presenza di altri maschi allora un maschio non va bene per te, il che non vuol dire che tu gli debba consentire di coprire anche i cancelli. Se non ti va bene ne’ l’una ne’ l’altra cosa allora un cane non va bene per te, indipendentemente dal sesso e dalla razza.

        Riguardo alla razza, invece, se uno da un cucciolo belloccio si ritrova un giovanotto o una giovannota di un un certo pregio ed ha un occhio di riguardo per la selezione della razza, anche se non e’ un allevatore, e’ molto piu’ facile che pensi alle cucciolate fatte con tutti i crismi che non al fatto che il cane di razza non si sterilizza.

        Per capirci, non e’ che il cinofilo amatore di un razza rifiuti l’idea di sterilizzaare il cane, e’ che non ci pensa proprio e non c’e’ ragione valida – a parte le valutazioni di tipo clinico di cui sopra – per cui lo debba fare, tanto meno il contenimento del randagismo perche’ il suo cane non va in giro a seminare cuccioli ovunque anche se e’ intero. I cani che vanno in giro e quindi si possono riprodurre a caso, lo possono fare perche’ l’ambiente culturale in cui vivono i loro proprietari lo consente il che, detto in soldoni, vuol dire che i loro proprietari lo consentono e i piu’ burini se ne vantano pure ma in questi casi il fatto di avere un cane di razza e’ del tutto irrilevante.

        In generale, io sono sempre dell’idea che la sterilizzazione sia un sistema di contenimento valido per i cani che vivono gia’ per proprio conto o quasi ma che per i cani che vivono con i proprietati la differenza la fa il livello culturale e cinofilo dei proprietari e la sterilizzazione avrebbe una valenza esclusivamente di tipo clinico se e quando serve.

        • Io invece penso che ci siano anche proprietari di cani di razza di buon livello culturale-cinofilo che però possano avere validi motivi al di là di quelli clinici/pratici (gli esempi che ho citato erano un campione generico, faccio solo notare che io non vedo quello portato per l’albergo una questione “non essere disposti a rinunciare all’albergo” quanto “non essere disposti a rinunciare a portarsi il cane”, ma mi riferisco a un esempio concreto che è off topic commentare oltre), come per esempio quello di aver scelto sì il cane di razza proprio perchè scelta ponderata cercando determinate caratteristiche e valutando compatibilità di stili di vita propri e attitudini e necessità del cane, ma sapendo che la riproduzione non verrà contemplata perchè le circostanze non sono indicate (non è da tutti pianificcare, seguire, gestire una cucciolata come si deve, occupandosi anche di selezionare adeguatamente gli adottanti dei nascituri, ed è buon senso secondo me evitare che accada se non si è in affrontare que che comporta). Certo che si può evitare anche senza sterilizzazione, non scomodiamo lo Spirito Santo per questi discorsi, ma non mi sento di dire che chi sceglie di sterilizzare il proprio cane di razza sia per questo privo di cultura cinofila. Anche perchè non è detto che tutti i cani di razza siano esemplari particolarmente meritevoli di avere discendenza e come tali da riproduzione, e questo non si può mettere in dubbio, altrimenti non ci sarebbe il presupposto della selezione alla base dell’allevamento. Infine, nella cultura cinofila io ci metto anche il riguardo per il benessere del cane, se sai che non andrà in riproduzione e che sterilizzarlo potrebbe evitargli problemi in futuro, e qui si torna al discorso delle motivazioni cliniche, ma in senso preventivo, per cui varrebbe più quindi il discorso che sterilizzare un cane di razza denota scarsa cultura cinofila, perchè paradossalmente ci può essere chi ha il cane di razza (magari perchè gli “piaceva” quel tipo lì, esteticamente, senza alcuna cultura cinofila che l’abbia spinto alla scelta) e non lo sterilizza semplicemente perchè costa e/o perchè ignaro di eventuali patologie che potrebbero capitare se lasciato intero: tra i due esempi riportati, chi è quello con meno cultura cinofila e meno attenzione al benessere del cane? Non sto dicendo “sterilizzazione a tutto spiano”, solo “libertà di scelta”, indipendentemente dalla razza/non razza, e senza giudicare da questo la cultura cinofila e a rispettabilità della persona e/o il suo modo di rapportarsi al suo cane.
          Avevo solo chiesto un chiarimento su un punto che non avevo capito, non volevo intavolare un OT in vena polemica.

          • Si, ho capito. Io non sono contro la sterilizzazione per partito preso pero’, proprio per questo, penso che ci si debba porre il problema di quanto incida una posizione di tipo ideologico sulla scelta. Dal punto di vista dell randagismo, per rimanere in tema, trovo che l’equazione “cane intero = randagismo” sia una forzatura di tipo ideologico. Invece, andando OT, sulla prevenzione del rischio trovo che la prevenzione assoluta sia anch’essa una posizione di tipo ideologico. Nella realta’ la prevenzione assoluta non esiste; infatti – anche al di fuori dell’ambito cinofilo – si parla di valutazione del rischio e in quest’ambito si decide quale sia il rischio accettabile e quale il rischio residuo. Se non si fanno i conti della serva con questi concetti si “rischia” di tagliare la zampa per prevenire l’insorgenza di unghie incarnite. E’ buona prevenzione? Secondo me e’ buona prevenzione quando si valutano probabilita’ e gravita’ di cio’ che si vuole prevenire; e’ invece cattiva prevenzione, piu’ che altro dogma ideologico, quando si pensa che la prevenzione sia un valore positivo da perseguire in modo assoluto.

            E’ evidente che io sono convinto che la prevenzione non sia di per se’ un valore assoluto ma che sia piu’ o meno importante in funzione di cosa si vuole prevenire e di quale sia l’efficacia delle azioni che intendiamo intraprendere come preventive. Al contrario, secondo me, chi pensa alla prevenzione come valore assoluto partecipa un po’ della sindrome della crocerossina o dell’assistente sociale, per dirla in termini grezzi, o della sindrome di Münchhausen per procura, per dirla in termini piu’ forbiti e per estensione, perche’, in fondo, cio’ che le accomuna e’ la gratificazione derivante dalla stima da parte degli altri e dall’accresciuta autostima per rionoscersi ed essre riconosciuti come affettuosi e amorevoli. Pero’ qui siamo gia’ abbondantemente fuori tema.

            Il punto invece e’ semplicemente che intervenire su persone che in maggioranza sono culturalmente distanti dal fenomeno che si vuole combattere semplicemente non funziona e che a me l’idea sembra motivata piu’ che dalla comprensione della realta’ da una posizione di tipo dogmatico.

          • Completamente d’accordo soprattutto sul fatto che, stando in tema, prendersela con chi è “distante dal fenomeno che si vuol combattere”non funziona. La mia “difesa”, se così vuoi intenderla, della sterilizzazione anche dei cani di razza (ribadisco, ANCHE e non solo, ma soprattutto non “a prescindere”, ma come opzione di libera scelta personale dei proprietari da valutare a seconda delle circostanze di ogni singolo cane per il suo benessere, in senso generale) non voleva assurgere in alcun modo a “posizione di tipo dogmatico”, ma solo invitare a non considerare aprioristicamente privi di cultura cinofila e/o interesse per il benessere del cane chi decida di perseguire una scelta in tal senso, anche perchè così si rischierebbe sì di peccare di dogmatismo categorico dividendo la categoria dei proprietari in buoni cinofili e cattivi menefreghisti ignoranti, categorizzazione che francamente più che drastica definirei limitata e mentalmente ristretta.
            Completamente d’accordo sulla deriva di certe “prevenzioni” tirate all’estremo (vado
            ancora OT, ma l’esempio dell’amputazione per prevenire l’unghia
            incarnita mi ha fatto ricordare che non molto tempo fa parlando con
            un’amica di altre vedute le ho chiesto perchè per evitare di perdere i
            capelli al cambio stagione non si rasasse a zero ;-P).

  6. Vi invito a far sapere via twitter come la pensate ai deputati che hanno partorito questo brillante emendamento. In toni civili e di corretta dialettica come sempre dovrebbe essere, ovviamente.

  7. Sono d’accordo, ma…
    Un incipit generalizzato a cui aggiungo che non si può continuare a permettere ai proprietari di Fufi e Bubi di fare cuccioli. Questa cosa deve finire! Inoltre, un allevatore con affisso, amatoriale o professionista (quindi indipendentemente dal regime fiscale sotto cui opera), resta un allevatore che sa fare il suo lavoro (si spera, perchè di cagnari è pieno!), ergo dovrebbe essere esentato da una legge simile a prescindere. Il problema è proprio chi fa cucciolate “ad muzzum”. Tralascio tutto il sitema di conteggi perchè mi ha fatto girare la testa, anche qui il succo del discorso (implicito sopra) sta in quei mancati controlli che le autorità preposte dovrebbero mettere in atto e che, come giustamente già sottolineato da altri prima di me, sarebbe ora più che sufficiente a permettere ai comuni di avere una voce a bilancio mirata che si può tranquillamente autoalimentare. Mi spiego meglio: le leggi ci sono, se i comuni investissero un minimo per istituire i controlli dovuti, con le multe (che se i controlli sono fatti a dovere sono certa fioccherebbero meglio della neve a Cervinia!), si potrebbero reinvesire al medesimo scopo. Si innescherebbe un circolo virtuoso a favore dei cittadini proprietari dei cani che rispettano le regole (ce n’è parecchi e meritano il riconoscimento); coloro che di cani non ne vogliono sentir parlare e si vedono obbligati a subire le presenze dei cani altrui, spesso maleducati e invadenti; infine dei cani stessi, indirettamente, perché si alimenterebbe quel minimo di cultura cinofila di cui loro per prima, ma anche tutta la società avrebbe bisogno. La realtà è che i comuni fanno poco o nulla (tendo per la seconda) a livello di offerta di servizi per i proprietari dei cani. Vige una sorta di anarchia, per cui il mio cane è bravo e tu te lo devi sopportare, zitto e muto. Non ci sono spesso aree dedicate allo sgambamento, quelle poche vengono trattate come se fossero terra di nessuno…insomma, qui mi dilungo in altre problematiche, come educazione e rispetto del prossimo, che però vengono effettivamente toccate da questi temi (multe e salassi). Buona giornata a tutti. Serena.

  8. Sono d’accordissimo con tutto quello che è stato scritto nell’articolo e vorrei aggiungere un altro spunto di riflessione: nel mio comune non ci sono molti randagi ma ci sono molti cani che pur avendo un padrone vengono lasciati liberi di andare in giro tutto il giorno senza controllo e che tornano a casa dopo aver girovagato da soli vista la pigrizia dei padroni! Nessuno fa niente e sono cani anche non sterilizzati! I vigili li vedono ma non fanno nulla! Se iniziassero a multare i padroni di questi cani non sarebbe un buon inizio? Io ho un cane ed è sterilizzato quindi in teoria dovrei essere a posto ma penso che se si facessero rispettare le regole che già ci sono sarebbe meglio!

    • infatti. guarda qua a Trieste se un cane vaga lo prendono immediatamente, ti rintracciano e prendi una multa. e infatti cani vaganti non ce ne sono

  9. Appunti e riflessioni personali varie:

    è vero che esiste la legge, ma praticamente non esistevano i fondi. Puoi anche dire che una quota non inferiore al 60% dei fondi per la lotta contro il randagismo va alle sterilizzazioni, ma se la quota destinata dal bilancio comunale è 0 o “poco”, perchè la priorità del sindaco è l’asilo in cui piove dentro, si faranno ben poche sterilizzazioni. Se invece fai una “legge di scopo” quei soldi lì devi per forza destinarli lì, non importa se hai la scuola che sta crollando: quei soldi li puoi spendere solo per il randagismo. Prova ne sono vari enti inutili finanziati con leggi di scopo o accise tipo la guerra in abissinia i cui fondi son stati “distratti” solo attraverso altre leggi di scopo

    Essendo la lotta al randagismo una competenza comunale sarebbe giusto che l’importo sia deciso a livello comunale, anche perchè se fosse un “fisso” mi immagino i comuni del nord con la cassa “lotta al randagismo” traboccante dobloni semplicemente perchè i randagi sono pari a zero e senza possibilità di usarli diversamente. Non credo (ma potrei sbagliare) sia possibile fare una “raccolta” a livello nazionale con ridistribuzione per questione di competenze

    Se passa son d’accordo con te che sarebbe una legge inutile e pericolosa (incremento di abbandoni o almeno di mancate iscrizioni all’anagrafe) oltre che portante ben pochi soldi. Nel piccolo comune dell’entroterra calabro dove i cani regolarmente microchippati sono 10 a fronte di 100 cani “di proprietà” e 500 randagi, quanto dovrebbero pagare questi 10 (gli unici controllabili…) per tenere interi i loro cani? E se questi 10 (cosa più che probabile) son già sterilizzati/vengono sterilizzati che cosa resta nella cassa contro il randagismo?

    Tempo fa era uscita la polemica per l’appalto dei canili di Roma, ricordo di aver fatto il conto importo appalto/numero cani=cifra da paura!!!

    Il randagismo è un problema serio che va affrontato seriamente, non con sciocchezze come questa. Noi al nord non abbiamo idea, non riusciamo ad averne idea.

    Detto questo, se questo sciagurato emendamento passa, caro Attila saluta le tue palline che è da un bel po’ che ci penso, e se mi tocca pure pagare per tenertele….ciaociaooooo

    • Silvia, giustissimo il discorso che il 60% di 0 resta zero, ma a maggior ragione in pratica così andremmo a “premiare” con una pioggia di soldi dei comuni che finora se ne sono sbattuti quelle che rischia di perdere Attila.
      Il discorso del “fisso” io lo intendevo nazionale e non dato subito ai comuni proprio per il motivo che dici tu, ci sarebbero posti che solo perchè ci sono tanti residenti e magari c’è poco randagismo avrebbero i soldi che gli escono dal sedere inutilmente, e invece magari il paesino pieno di randagi con 3 cani registrati all’anagrafe che non raccoglie nulla…ma anche con la competenza comunale rischi la stessa cosa: o il paesino fa pagare millemila euro l’uno a quei tre (e a quel punto sterilizzano, il comune non prende un soldo, i vet sono felici e i randagi restano…) Per questo l’unica cosa sensata mi parrebbe “raccogliamo i soldi nazionalmente e poi li distribuiamo perchè magari Milano ne ha meno bisogno di Pusterlengo Sud”. Che poi magari non sia fattibile è un altro discorso dato dalla burocrazia, ma sarebbe l’unica cosa sensata IMHO.

      Comunque per l’ennesima volta, per i politici cani = soldi, un minimo di programmazione e un caspita di piano per aumentare la cultura cinofila no….ah già, ma quelli poi costano.
      Disgustorama.

    • Se però il Sindaco usa i fondi per pagare LSU scansafatiche e poi il lavoro vero lo fanno le associazioni di volontariato, che facciamo? Paghiamo di buon grado una tassa per continuare a campare eserciti di nullafacenti, buoni solo perché votanti, e ci teniamo lo stesso il problema? (perché così sarà!)

      Io non sono d’accordo.

      • neanche io sono d’accordo, e non mi sembra di aver scritto di esserlo (tanto che lo definisco “legge inutile e pericolosa”, “sciocchezza” e “sciagurato emendamento”) ho solo scritto alcune riflessioni sul perchè forse è stata concepita (legge di scopo) e sul motivo per cui non possa esser nazionale (competenze fiscali) ed alcune considerazioni personali

  10. Ho sentito anch’io la notizia ieri al telegiornale. Ovviamente si sta raschiando il fondo del barile volendo andare a colpire quella che può essere la “manifestazione” di reddito in virtù del fatto che tenere un cane costa, e quindi se hai un cane sei ricco.
    Non viene considerato il fatto che quando vado in negozio a comprare crocchette, o altro, pago l’IVA e il negozio denuncia i suoi redditi, ergo già pago le tasse sulla mia manifestazione di reddito che il mio vicino di casa non munito di cane non paga (ovviamente e giustamente). E altrettanto dicasi per toelettatura, spese veterinarie e quant’altro.
    Sarebbe, in via teorica, più corretto farla pagare a chi ha i cane sterilizzato di razza, visto che quella sarebbe proprio una mera attività ludica e costosa, ma aumenterebbe il rischio di cucciolate fatte a caso con gravi danni per le razze.
    Far pagare una tassa ai cani interi invece… concordo con l’articolo.
    Morale della favola: si sta cercando una ragione giusta per fare una cosa sbagliata, e tutto per tentare di supplire alla carenza di controlli.
    A scanso di errate interpretazioni al mio commento, io ho due cani di razza di cui uno sterilizzato e uno no, quindi in perfetta par condicio.

    • potrebbe essere una soluzione il poter scaricare fiscalmente sia il costo della sterilizzazione sia gli interventi veterinari, cosicche ognuno ha l’obbligo di registrare il peloso all’anagrafe, si riducono quelli senza microchip, si controlla le nascite e ci sono proprietari certi , ma penso che la casta dei veterinari non sarebbe d’accordo

      • scusami ma io ho sempre scaricato le spese veterinarie, anche perche’ con 3 quadrupedi tra sterilizzazione e operazioni varie la mia bella zuppa era sempre consistente ed al veterinario non ho mai dovuto chiedere io la fattura, il mio c.f. lo sa a memoria….
        per quanto riguarda la tassa ammetto che preferirei restasse nel mio comune.
        Se i miei concittadini sono bravi e non disperdono cuccioli il comune/canile non dovrà occuparsi di randagi e quel che avanzerà potrebbe usarlo per migliorare i servizi dedicati alla cinofilia locale.
        per dovuta informazione un cane e’ sterilizzato l’altra ancora no.

      • Potrebbe proprio essere una soluzione,tanto che….lo è. Da anni. La casta dei veterinari ha ben poco di casta. Per 10 ricchi ce ne sono altri 100 che fanno la fame. Basta digitare su google “stipendi veterinari” per farsi un’idea.

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