lunedì 18 Marzo 2024

Così è la vita

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di PACO – Ne abbiamo fatte, di cose insieme. Ci siamo innamorati l’uno dell’altra la prima volta che ci siamo visti, là in Liguria.
Be’, io mi sono innamorato anche della Pepa, ma tu mi stavi parecchio simpatica.
E credo di esserti piaciuto anch’io, se siamo andati via insieme dopo che tu avevi detto all’allevatrice che eri venuta “per fare due chiacchiere”. 350 km, per fare due chiacchiere.
Insomma, a parte un po’ di emozione quando siamo partiti con la macchina, da lì è stato facile. Arrivati a casa, ho sentito che quella era anche casa mia, e che potevo fidarmi.

Venivano a trovarti un sacco di amici, ed è per questo che ho imparato che gli umani sono OK. Da loro mi sono sempre aspettato qualcosa di buono (in tutti i sensi). Ma sapevo capire benissimo le intenzioni di tutti quelli che incontravamo: nessun abbaio, non era necessario innervosirsi, ma tenevo d’occhio tutto e se c’erano brutte intenzioni… be’, era il caso di intervenire. Ho sempre protetto il mio branco, prima te e la Pepa, poi le altre che man mano sono arrivate. Un bel branco, di cui ero il capo incontrastato, anche se mi piaceva far credere che non era così, concedere privilegi a qualche pettegola che ci teneva tanto, ma sulle cose davvero importanti non c’era storia.

La cosa più bella era quando ce ne andavamo io e te da soli, e facevamo quei viaggi lunghi col camper. Sì, va be’, poi dovevo fare quella cosa noiosissima in quel recinto con quei signori che mi guardavano i denti e… altro.
Ma non era difficile, e tu di solito sembravi contenta. Quindi, perché no? In cambio c’erano altri momenti bellissimi, al mare, nei fiumi, in vacanza, in campagna e (il massimo) le pecore…

E tante altre cose che sai e che non ho bisogno di ricordarti, tanto lo sai da sola… quando sei stata così male, e certe mattine andavi via e poi tornavi così stanca. Sapevo che dovevo, e volevo, stare buono lì vicino a te per farti sentire un po’ meglio. Perché questa è la nostra missione: farvi sentire meglio.

Negli ultimi tempi ci sentivo poco, ma non mi importava: solo, non vedervi, tu e le mie compagne di casa, mi faceva sentire vulnerabile. Col mio branco mi sentivo al sicuro. E allora nonostante facessi fatica ad alzarmi, dovevo spostarmi da una stanza all’altra per stare tutti insieme.

All’ultimo, ero stanco, stanco, stanco. Mi succedevano quelle cose strane, non riuscivo a mangiare bene e avevo dolori forti alla gola. Ero stremato, e tu piangevi sempre. Quel giorno che siamo andati in clinica, ho capito che forse avrei dovuto lasciarti per un po’: ed ecco perché quello sguardo lungo, lunghissimo con i miei occhi nei tuoi.
Noi cani non lo facciamo mai, ma quella volta volevo portare con me la tua immagine.
O forse ti chiedevo di aiutarmi a non farmi stare più così male, non lo so.
E poi mi sono addormentato, ed il male è sparito, ero finalmente libero, ed ero di nuovo quel cane forte e allegro che avevi conosciuto.

Che vuoi farci? Lo sapevi che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Siamo invecchiati insieme, solo che noi invecchiamo molto più velocemente di voi umani. Ma non importa, noi viviamo il momento, mica come voi che siete sempre nel passato, o nel futuro.
Il mio tempo sulla terra era finito, ho avuto una bella vita, ci siamo amati alla follia.

Ma ora smettila di piangere, e lasciami andare: solo così sarò ciò che di bello abbiamo vissuto, e non solo quell’orribile ultimo periodo. Io so che sarò sempre con te, e tu sarai sempre con me.

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