domenica 17 Marzo 2024

Ti presento… Pluto (& co)

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di MATTIA CERUTI – “Disneyano”.
Chi di noi non ha mai usato questo termine per riferirsi all’andazzo della cinofilia ai nostri giorni, come sinonimo di buonismo da favola applicato al mondo animale?
Sappiate che a Disney potrebbero fischiare le orecchie, là nell’oltretomba, e ora vi spiego il perché.

Walt Disney è l’indiscusso genio del cartone animato fin dagli anni Venti del secolo scorso: il suo merito maggiore è quello di avere ripreso la tradizione degli animali antropomorfi, che risale addirittura ad Esopo, il favolista greco del VI secolo avanti Cristo. Disney ha poi arricchito questa tradizione con storie sempre nuove e avvincenti di personaggi umani e animali che sicuramente hanno popolato l’infanzia (e non solo) di molti di noi, e soprattutto l’ha adattata al grande schermo con uno sforzo artistico invidiabile.

Ma, appunto, siamo sicuri che il suo intento fosse quello di proporre un’idea tutta “pace, amore e sentimentalismi” del mondo animale?
Ci sono più documentari che dimostrano la grande passione di Disney per… l’etologia, prima ancora che per la favolistica!
Da dove pensate che provengano infatti le movenze assolutamente realistiche di Lilli e Biagio, di Dumbo e di Bambi, tanto per citare i personaggi più noti e amati? Semplice: da ore e ore di osservazione diretta degli animali!
Gli studi della Walt Disney Company si riempivano regolarmente di cani, cavalli, e perfino cervi ed elefanti, con un effetto straniante, comico, ma anche meraviglioso.

Insomma, scopriamo che Disney era molto meno “disneyano” di molti fanatici animalisti di oggi, no? Se fossi un cane, infatti, non me la prenderei con Disney se mi si riempie di bacetti, abbracci e vocine: lui non ha nessuna colpa di tutto ciò, lui faceva semplicemente il suo mestiere di artista, accompagnando solo la sua inesauribile creatività alla sua passione per il mondo animale!
Sarò pure immodesto, ma anche io lo faccio nei miei racconti e nei miei disegni, ma non per questo penso che Clint sia davvero un fumetto vivente!
Il guaio, insomma, non sono i cartoni animati, sono i cretini di cui oggi è pieno il mondo, che entrano in area cani, o peggio in canile, pensando di trovarsi a “Plutopia”!

Ora però, dato che qui si tratta proprio di cani, mi è venuta una gran voglia di… presentarvi Pluto, il cane disneyano più famoso che ci sia!
E chissà mai che non ci faccia anche lui qualche bella sorpresa…

Di che razza è Pluto? Alzi la mano chi non se l’è chiesto almeno una volta in vita!
Credeteci o no, io ho passato gli ultimi tempi a scervellarmi sul tema, e ho trovato più ipotesi.

– nella sua prima apparizione, in La fuga di Topolino (1930), è un anonimo cane da pista, un Bloodhound intento a… seguire le tracce del nostro Topo evaso di prigione!

– in Pluto e le papere (1939), assieme a quel Topo del suo padrone, è alle prese con una battuta di caccia, e va in posizione di punta, presentandosi come il più imbranato tra i Pointer inglesi.


– in altri contesti, viene definito “un meticcione”, forse per accodarsi alla solita interpretazione “politicamente corretta”, che va bene per tutte le stagioni.

Secondo i miei personalissimi e accreditatissimi studi di “cino-cartoon-gnostica”, propendo per tutte e tre le tesi, trattandosi di un braccoide a funzione polivalente, dalla ferma alla caccia al procione, alla caccia grossa, fino al traino e alla custodia degli armenti… tutte attività svolte con solerte comicità ed esito quasi regolarmente fallimentare!
Altro fatto d’interesse, è che non ci potrebbe essere cane più dual purpose, come si dice in gergo cinofilo, visto che, oltre a cimentarsi nei più vari mestieri e addestramenti, in Eroe pubblico n. 1 (1939), viene giudicato in esposizione (tra l’altro, salvando poi i partecipanti da un incendio, con somma invidia dei nostri cani da protezione civile).

Altro interrogativo cruciale: quanto è cane, nel senso più “etologico”, il nostro amico Pluto?
Tanto, troppo… comicamente, sì, ma anche molto più realisticamente di come di solito ci venga oggi proposto di interpretare il comportamento del cane!

Le questioni gerarchiche e le rivalità sono all’ordine del giorno anche nel mondo Disney, tanto che a volte, per aggiudicarsi l’appetitoso osso quotidiano, non bastano tutte le occhiatine e i segnali di pacificazione, ma occorre affrontare di petto l’acerrimo nemico Butch il Bulldog… ed ecco allora che iniziano inseguimenti, lotte, ringhi, e un sacco di gag e trovate nel classico stile di Pluto. Nonostante debba sempre fare la figura del povero sfigato, sottomesso al cagnaccio cattivo, il nostro eroe è più sveglio di quanto ci dia a credere, riuscendo sempre e comunque a cavarsela in qualche modo!

Come ogni cane che si rispetti, Pluto è anche un tenace inseguitore e seduttore di cagnette… rigorosamente fedifrago.
La petulante – e dominante – Fifi, “moglie” ufficiale del nostro eroe, di razza Toy spaniel o forse Pechinese, non perde occasione (in Pluto papà, del 1937) per ribadire la sua supremazia all’interno della famiglia, e mettere in riga sia il maldestro compagno che i loro cinque irrequieti cucciolotti… e non chiedetemi come ci siano riusciti, un Pointer e una Pechinese!

Che però Pluto sia un povero “marito” assoggettato e sempre fedele, come vuol farci credere nell’episodio appena citato… beh, non è proprio vero, e ce lo dimostra la sua passione per tutte le successive Bassotte (tra cui Dinah) che va a tempestare di avances. Occhi dolci, cuoricini, leccatine, (quasi) vere scene di corteggiamento canino, tutte idilliache e disneyane in piena regola, se non ci fosse sempre di mezzo il rivale Butch, e con lui altre lotte di supremazia, e questioni gerarchiche: insomma, anche Pluto fa la figuraccia del cane cattivo, che tradisce la sua amata, e che per conquistarne un’altra fa “a botte” con un pretendente!


Unica nota di merito: per salvare la bella Dinah finisce addirittura per sfidare gli accalappiacani, prova di passione e romanticismo che nei suoi panni, personalmente avrei rifiutato… e – care fanciulle lettrici – datemi pure dell’arido insensibile finché volete, ma non cambio idea!

E della pulsione predatoria di Pluto, ne vogliamo parlare? Ovviamente la sua passione sono i gatti, altrimenti non sarebbe un vero cane dei cartoni, ma non fanno eccezione, tra le sue prede preferite, i fastidiosi scoiattolini Cip e Ciop, verso i quali il nostro cagnone sa essere un’autentica carogna, in grado di escogitare i piani di eliminazione più crudeli… ovviamente ritorcendoseli contro da solo il più delle volte!

Tutte queste scorribande contro i “poveri animaletti indifesi”, ovviamente, qualche volta allarmano il padrone Topolino, che prende le difese del gattino di turno, e se pensate che per salvarlo, distragga il predatore con un buon wurstel, vi sbagliate eccome! Non sono isolate nel rapporto tra Pluto e Topolino, certe sgridate epiche (come nel terrificante Sogno di Pluto, del 1935): situazioni più che normali, anche nel fantastico mondo Disney… quindi, amici “gentilisti”, fatevene una ragione!

Se ancora siete convinti che “mondo disneyano” equivalga a davvero a “mondo totalmente positivo” da promettere anche ai nostri cani, volete saperne un’altra?
Lo dice anche Topolino: “Mi dispiace, Pluto, ma le regole sono regole”, quindi… al campeggio si sta al guinzaglio, e si impara che in certe situazioni va tenuta la museruola.

Disney si è sempre impegnato ad essere all’avanguardia, sia nelle tecniche dei suoi film, sia nei suoi progetti imprenditoriali, e, adesso che ci penso, era avanti già nel 1950, quando aveva donato a Pluto nientemeno che… un lancia-palline automatico, con mani autonome semoventi! Ma non era mica una delle ultime trovate della cinofilia postmoderna?
No di certo! Anzi, se mi dite chi c’è sotto a quelle magiche mani, vi offro da bere.

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5 Commenti

  1. Bella e accurata presentazione di Pluto! Credo però che l’accezione “spregiativa” del termine “disneyano” derivi dall’eccesso di antropomorfizzazione assunto da alcune figure poi divenute storiche, generando luoghi comuni germogliati sul terreno dell’ignoranza cinofilo-etologica diffusa, per cui l’ammmore-coccolosità garantiscono happy ending da cartone appunto, mentre sappiamo che nella vita reale la situazione sia più articolata. Non tanto ovvio se manca la cultura cinofila per discernere il verosimile dal puro immaginario. Penso, come esempio, a Lilly e alla conseguente diffusione del cocker, anzichè come cane da caccia e come tale con determinate caratteristiche ed esigenze etologiche specifiche, invece come peluchino da grembo da vezzeggiare per le sciuremarie che lo regalano per Natale infiocchettato al bambino che vuole il cagnolino. Quindi “disneyano” in accezione negativa non in spregio al genio artistico del fumettista/cartoonista in grado di rendere pur in comicità aspetti veritieri/verosimili del cane nel tratteggiare Pluto, ma come definizione della corrente interpretativa che ha portato alla diffusione di preconcetti deviati e difficilmente sradicabili nell’immaginario comune… Bello spunto di riflessione comunque, grazie Mattia.

  2. Non sono mai stato un grande amante dei cartoni animati della Disney, ma ovviamente so di cosa stai parlando. Ti confesso che non li avevo mai guardati sotto quest’ottica. Interessante, oltre che condivisibile, punto di vista. bravo

  3. cip&ciop……
    l’ho guardato talmente tante volte da bambino che ora che lo faccio vedere ai miei figli so dall’altra stanza cosa succede….
    Per la birra ci mettiamo a posto

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