martedì 19 Marzo 2024

I corsi per educatore/addestratore cinofilo sono un bene o un male?

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Davide Beltrame
Davide Beltramehttps://www.tipresentoilcane.com
Figlio di Valeria Rossi dalla nascita, creatura mitologica a metà tra uomo e cane, con tratti bestiali dello yeti. Solitamente preferisce esprimersi a rutti, ma ogni tanto scrive su "Ti presento il cane" (di cui è il webmaster, quando e se ne ha voglia). La sua razza preferita è lo staffordshire bull terrier, perché è un cane babbeo che pensa solo a mangiare e a dormire. Esattamente come lui.

di DAVIDE BELTRAME – E’ qualche tempo che non trattiamo il tema dei corsi per educatore/addestratore/istruttore/chipiùnehapiùnemetta cinofilo, ma dato che negli ultimi giorni sul nostro gruppo Facebook ci sono stati diversi thread sull’argomento, spaziando dai corsi online a quelli in campo e discutendo della loro utilità, vorrei tornare sull’argomento, complice anche il fatto che ormai da più parti mi capita di leggere quasi delle “crociate” contro i corsi, accusati di essere in pratica dei diplomifici che danno il pezzo di carta anche a chi come unico cane dovrebbe vedere la foto di un peluche, a causa di una certa facilità nel far passare il corso con il fatto che comunque l’allievo ha pagato molto per l’iscrizione.
Insomma, l’accusa mossa non troppo velatamente è quella di certificare anche degli incompetenti, perchè “tanto pagano”, mandando poi quindi persone che non sono così capaci a svolgere il lavoro di educatore/addestratore/eccetera dando però loro “autorevolezza” con il titolo più o meno riconosciuto.
Dico “più o meno riconosciuto” perchè ricordo che in realtà non esiste un vero e proprio albo, e di fatto comunque se non è cambiato qualcosa che mi sono perso, chiunque può aprirsi un centro cinofilo anche senza aver mai visto un cane in vita sua.

Valeria già nel 2011 scrisse l’articolo “più educatori cinofili che cani?“, non perchè prevedesse il futuro ma perchè già c’era un po’ di diffidenza verso il sempre crescente numero di corsi, soprattutto in considerazione del fatto che la maggior parte dei proprietari il centro cinofilo nemmeno sa che esiste e pensa di essere benissimo in grado di educare il cane da solo e quindi le tanto paventate opportunità lavorative (la maggior parte dei corsi veniva e viene tuttora proposta con slogan del tipo “fai della tua passione il tuo lavoro” e similari) non fossero in realtà così concrete.

Da allora il fenomeno è aumentato, perchè molti altri enti hanno iniziato a proporre i propri corsi: l’ENCI ha avviato i corsi per addestratore (se non sbaglio la circolare con cui hanno approvato l’inizio dei corsi è di fine 2012), ma come loro anche altre sigle più o meno note hanno seguito il “filone corsi”, perchè aveva riscosso innegabilmente molto interesse. Ovviamente col crescere del numero di corsi (e di “diplomati” a questi corsi) è aumentato il dibattito sul tema, sono anche arrivati i corsi online riconosciuti dall’ENCI e promossi dal CEF, e contando anche le varie “scuole di pensiero” che organizzano corsi si può dire che ce ne sia davvero un po’ per tutti i gusti.

Qui cade la prima domanda fondamentale: questi corsi sono fatti con l’unico scopo di guadagnare soldi da parte di chi li organizza?
Non credo esista una risposta valida a questa domanda se non “dipende”… Perchè è innegabile che in molti casi il costo di iscrizione sia tutt’altro che irrilevante, ma poi molto dipende (appunto) anche da cosa viene offerto durante il corso!
Perchè c’è chi si affida a docenti esperti che lavorano da molto tempo coi cani (e che ovviamente vanno pagati) e chi invece “si improvvisa insegnante”, magari mettendo come docente qualcuno di interno al centro che però esperienza non ne ha molta.
Analogamente c’è chi investe un po’ di più per ciò che fa da contorno al corso (es. pause pranzo, convenzioni con alberghi in zona dato che di solito le lezioni di teoria prendono tutto il weekend e qualche allievo magari viene da fuori, aulee per le parti di teoria etc) e chi invece si arrangia alla bell’è meglio per risparmiare.
Insomma, i fattori che entrano in gioco sono tanti e non credo sia corretto fare di tutta l’erba un fascio: sicuramente c’è chi “ci marcia” di più, e questo lo si evince anche da come corsi sotto lo stesso “ente” spesso abbiano costi notevolmente diversi pur offrendo lo stesso numero di ore di teoria e pratica.

Seconda domanda cruciale, sicuramente più rilevante per il “cliente finale”: certificano davvero gente poco competente?
Avete presente il “dipende” di cui sopra? Ecco, moltiplicatelo per dieci.
Questo è il punto principale di critica ai corsi, insieme al fatto che spesso l’educatore neoformato vada subito ad aprirsi il campo cinofilo. Ma qui tutta la differenza del mondo la fanno a mio avviso due cose
– l’onestà dei docenti
– l’umiltà dell’allievo
Perchè è normale che se inizi il corso dicendo che “finito questo corso ne saprete più di chi lavora coi cani da 50 anni perchè il nostro metodo è quanto di più figo esista e il resto è tutta feccia” è un conto, se invece dici “guardate che finito questo corso saprete ben poco più di prima come teoria ma dovrete comunque farvi un mazzo tanto”, è tutt’altra questione.
Epperò, anche se si parte con il presupposto numero 2, nessuno vieta poi all’allievo magari un po’ sborone di aprirsi lo stesso il campo appena finito il corso. Perchè i docenti possono avere la responsabilità di cosa insegnano e delle eventuali promozioni, ma… non hanno ovviamente nessun controllo su cosa farà un corsista una volta terminato il percorso di studio.

Sicuramente una critica che condivido è quella della “promozione facile”, perchè mi pare che la percentuale di bocciati a questi corsi sia davvero irrisoria, e mi sembra un po’ strano ci siano tutti questi allievi così ben preparati. Però da qui a dire che vengono formati solo dei caproni, mi pare che ce ne passi… insomma, è un punto che va sicuramente approfondito e su cui si potrebbe discutere, che però trovo spesso venga estremizzato.

Terzo punto: basta davvero un corso per diventare educatori/addestratori/quellochevipare?

Qui permettetemi di citare Valeria, che in un suo articolo proprio riguardo a questi corsi scriveva:

L’ho già detto mille volte: il lavoro con i cani ti obbliga ad avere una mente elastica. Qualsiasi cosa tu abbia studiato e imparato, anche se avessi fatto un corso da un milione di ore, troverai sempre il cane che ti prende per il naso e si comporta all’esatto contrario di quanto non dicessero libri, dispense e istruttori. Mettetevelo bene in testa, perché questa non l’opinione di Valeria Rossi, ma un dato di fatto incontrovertibile: se si lavora sul campo, se si prendono veramente i cani in mano, prima o poi tutti troveranno il cane con cui “non funziona niente” di ciò che si è studiato, visto, letto e neppure già praticato. addestratore_corsoPersonalmente mi sono trovata almeno un centinaio di volte a pensare: MA PERCHE’?!? Questo metodo ha sempre funzionato, tutti i cani con cui l’ho messo in pratica finora hanno reagito “come da manuale”: perché questo no? La risposta è ovvia (ma non ci pensa mai, finché non ci si sbatte il naso): perché i cani sono individui. Perché sono esseri pensanti. Perché non sono fatti con lo stampino.

Quindi la risposta è NO. Non basta un corso, non bastano tre corsi, non bastano dieci corsi, ci vuole sempre l’esperienza sul campo e soprattutto ci vuole lavorare con cani diversi.
Questo è un punto su cui molti corsi sì, trovo siano carenti: la parte di pratica viene fatta col proprio cane, o tutt’al più coi cani degli altri corsisti. Che però essendo cani di qualcuno che vuole diventare un educatore/addestratore/etc di solito è comunque un cane che quantomeno un po’ di educazione l’ha già ricevuta e qualche base la ha (magari acquisita proprio durante il corso!), si tratta insomma di cani diciamo più “facili” rispetto alla media, non nel senso che la media siano cani aggressivi ma nel senso che è frequente trovarsi il cane magari già di qualche anno che però in casa non ha mai ricevuto la minima educazione e quindi “non sa cosa fare”.
Altra grossa lacuna è che spesso magari nel corso ci sono cani di un solo “tipo”, quindi non si ha la possibilità di interagire con cani che hanno un atteggiamento, un “linguaggio” diverso.
Non si può pensare di lavorare allo stesso modo un rottweiler, un border collie, un dobermann, un chihuahua, un alano e un boxer.

E qui veniamo al quarto punto: certi corsi non sono un po’ troppo “chiusi”?
Secondo me assolutamente sì. E con “chiusi” intendo limitati nell’insegnamento, nel senso che a mio avviso un corso dovrebbe aprire la mente, far capire che la cosa importante dovrebbe essere conoscere più strumenti e più tecniche possibili per poi poterle adattare al cane, non impostare un solo metodo e “se non funziona quello, è fallato il cane”.
Sembra un’esagerazione, ma purtroppo avviene molto spesso, ne è un esempio quanto ci ha raccontato Mattia Ceruti in un suo articolo, mentre personalmente posso raccontare di una ragazza che si è fatta più di 200 chilometri per venire a fare una lezione con Fabiana perchè non riusciva a risolvere il problema che aveva con il suo cane. E il problema era banalmente che il cane tirava! Solo che pur cambiando tre centri cinofili le veniva consigliata sempre e solo la pettorina, con un cane di 40 e passa Kg e lei più o meno di pari peso. Le passeggiate per lei erano diventate uno stress e non un piacere, addirittura le era stato detto che “aveva sbagliato cane”.
Possibile che nessuno nè per Mattia nè per questa ragazza abbia mai pensato almeno di provare una combinazione diversa di strumenti?

Quindi anche a te questi corsi non piacciono“, direte a questo punto voi.
No, o meglio “nì”: personalmente ritengo che l’attacco che viene fatto contro i corsi sia in molti casi eccessivo. Sicuramente hanno delle lacune, ma ritengo che il fatto che venga insegnata almeno qualche base teorica a chi vuole iniziare sia solamente un bene, e credo che molti esperti di lunga data che magari hanno dovuto iniziare più “alla cieca” perchè all’epoca non avevano a disposizione altrettanto materiale e altrettante persone separate sarebbero stati ben contenti di non doversi “buttare allo sbaraglio”. E soprattutto ritengo che ci sia troppa variabilità nel modo in cui i corsi vengono organizzati e tenuti per fare di tutta l’erba un fascio e ritenerli per forza tutti fuffa: ci sarà sicuramente chi ha la promozione troppo facile e bada più all’incasso che alla formazione degli allievi, ma non ho dubbi che ci siano molti docenti preparati e molti centri che si danno da fare per creare dei futuri professionisti.

Dirò di più: secondo me la maggior parte dei proprietari un corso (fatto bene, ovviamente!) dovrebbe farlo, perchè le basi dell’etologia, del linguaggio del cane, sono qualcosa che serve a tutti, sia per una miglior convivenza con il proprio cane sia per non fraintendere i segnali lanciati dagli altri cani, cosa che succede fin troppo spesso e porta a volte anche a epiloghi tragici che finiscono sui vari giornali. Saper cogliere in tempo i segnali di stress o di minaccia potrebbe evitare tantissime zuffe tra cani e molte pinzate o morsi agli umani, ad esempio.
Insomma, quello che dovrebbe in teoria essere la base del famoso “patentino” di cui abbiamo parlato spesso.

Certo, trovo scorretto attrarre con la prospettiva del “lavoro sicuro”, come spesso viene fatto… ma perchè questa è una balla clamorosa, perdonate il francesismo. Proprio perchè ci sono già da tempo “più educatori che cani” e perchè i proprietari che si curano dell’educazione/addestramento del cane sono comunque una minoranza, è semplicemeente impensabile per una mera questione numerica che ci sia clientela per tutti…ma non per niente molti devono inventarsi “metodi rivoluzionari” (che di rivoluzionario di solito non hanno nulla), vendersi raccontando di migliaia di casi risolti col 100% di successi, spalare fango sulla concorrenza (specie se usa metodi diversi dai propri) e via dicendo. Ma questi problemi in cinofilia c’erano già da prima che nascessero i corsi.

Si può fare di meglio su molti punti, sono d’accordo: ma allora cerchiamo di fare proposte concrete, non di attaccare in maniera generica tutti i corsi e tutti gli allievi che ne escono, insegniamo alla gente come riconoscere un buon educatore/addestratore, insomma cerchiamo di essere più costruttivi. Perchè gli incapaci, i macellai e via dicendo c’erano già da prima che esistesse internet, non sono un problema nato con i corsi… possono essere aumentati, è vero, ma se si insegna ai clienti come distinguere il grano dalla pula, alla fine chi ha preso il pezzetto di carta non supportato da reali competenze rimarrà senza clienti.
Se invece la si butta sempre in caciara, continuerà ad essere solo questione di chi saprà vendersi meglio.

Concludo rimandando ad alcuni degli articoli dove in passato abbiamo trattato l’argomento corsi (oltre a quelli già linkati nell’rticolo), e ovviamente vi invito a dire la vostra opinione nei commenti o nel gruppo Facebook di “Ti presento il cane”

 

Evviva, ho preso il diploma di educatore cinofilo! E adesso…?

Corso educatori…corso istruttori…corso…?

Corsi addestratori: parliamone ancora (onestamente)

 

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2 Commenti

  1. Bell’argomento. Circa un anno fa valutai l’idea di fare un corso ed ero indeciso tra Enci e Csen.
    Cercai date e luoghi dei corsi, presi contatto per chiedere info e valutai le differenze.
    Poi, causa impegni lavorativi, la cosa non ebbe più seguito.
    Ne dedussi però una cosa: come scrisse Valeria e come ribadisce Davide, il corso Enci non permette assolutamente di aprire un campo. Però devo anche aggiungere che su 3 contatti uno solo lo ha sottolineato (vale la pena precisare che quando telefonavo e mi presentavo, specificavo subito che a me il corso serviva per avere le basi teoriche per imparare a conoscere e gestire meglio il mio cane). In un caso, quella di aprire un campo mi è stata addirittura messa come prospettiva professionale.
    Il contatto Csen mi è sembrato più ponderato. Le ore di teoria più o meno si equivalgono, ma le ore obbligatorie di pratica sono molto superiori e mi hanno specificato anche che non esiste un corso che dia la possibilità, o meglio la competenza, per praticare l’attività di istruttore o educatore al conseguimento dell’attestato. Serve la pratica sul campo.
    Lungi da me l’idea di innescare la diatriba, ma questa è la mia esperienza, o non-esperienza, visto che poi il corso non l’ho fatto.
    Sempre sull’argomento, parlando col mio attuale educatore, dopo averne cambiati altri due, venne ribadito lo stesso concetto.
    Parlando con chi il corso lo ha fatto di recente, vuoi perchè incappata in un centro molto attento al profitto e poco alla didattica, vuoi perchè le aspettative forse erano troppo alte, fatto sta che il livello di soddisfazione è stato basso. A quel corso qualcuno è stato bocciato.

  2. già, anche noi avevamo provato, ma avevamo rinunciato quasi subito…a parte la cifra esosa, facevano pietà!
    Siamo stati comunque fortunati, abbiamo un cane formidabile educato (a parte la gelosia), e mio marito in gamba a insegnargli le cose! Oggi sento parecchie persone che seguono corsi per diventare educatori, ma a parte (appunto), che non sanno nemmeno educare il loro di cane, dovrebbero prima fare un corso per educare i loro figli! Un giorno che ho gridato un secco no al mio cane, mi sono sentita dire che i cani non vanno sgridati, bisogna lasciarli liberi come si fa con i figli! Era, a detta sua, un grande esperto…..XD XD XD

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