mercoledì 17 Aprile 2024

Nessun aumento significativo di abbandoni a causa del coronavirus: un’ottima inchiesta del Secolo XIX

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Davide Beltrame
Davide Beltramehttps://www.tipresentoilcane.com
Figlio di Valeria Rossi dalla nascita, creatura mitologica a metà tra uomo e cane, con tratti bestiali dello yeti. Solitamente preferisce esprimersi a rutti, ma ogni tanto scrive su "Ti presento il cane" (di cui è il webmaster, quando e se ne ha voglia). La sua razza preferita è lo staffordshire bull terrier, perché è un cane babbeo che pensa solo a mangiare e a dormire. Esattamente come lui.

di DAVIDE BELTRAME – Su queste pagine commentiamo spesso in maniera critica quando i mass media toccano temi correlati alla cinofilia (soprattutto quando si parla di aggressioni), oggi invece facciamo supervolentieri i complimenti al Secolo XIX e alla giornalista Annissa Defilippi, che ha voluto verificare se le voci e i timori sull’incremento degli abbandoni fossero realtà, o appunto solo voci e ha fornito un dettagliato resoconto in un articolo apparso sul Secolo XIX.

La consueta bufala AIDAA che parlava di 2000 cani abbandonati da Febbraio è stata lo spunto da cui la Defilippi è partita per verificare i numeri reali, ma in questo periodo anche a prescindere dalla notizia AIDAA è ricorrente. nei commenti sui social quando si parla di Sars-CoV2 e cani. tirare fuori il tema del “record di abbandoni”.
Anche la maggior parte dei commenti critici agli articoli in cui abbiamo parlato del Pomerania di Hong Kong salito agli onori della cronaca dopo la sua positività ai tamponi per il coronavirus verteva sul “non dovreste dare queste notizie, già ci sono abbandoni record e così li fomenterete ancora di più”.
Ma come stanno davvero le cose? Esiste davvero questo incremento o più una vox populi dettata più da un timore che dai fatti?

Ebbene, fortunatamente i proprietari di cani sono meno stupidi di quanto sembra molti ritengano, non c’è infatti ad oggi nessun aumento significativo dei casi di abbandono: possiamo dirlo con un buon margine di certezza perchè la giornalista ha svolto un ottimo lavoro contattando canili di tutte le regioni, e a quanto pare quanto ad esempio accennava nell’articolo di ieri Pamela Giuttari riguardo al canile di Cesena – dove non era stato riscontrato un incremento dei cani abbandonati nelle ultime settimane – trova conferma in quasi tutta la nazione.
In particolare, riporto:

Marco Melosi, presidente dell’Associazione medici veterinari italiani (Anmvi) ha risposto così: «Smentisco ufficialmente che gli abbandoni di cani siano in aumento in Italia. Abbiamo avuto contatti con vari canili e non risultano ingressi in surplus in questo momento». «I dati diffusi la scorsa settimana da tale associazione Aidaa – spiega anche il presidente nazionale di Lav, Gianluca Felicetti – che purtroppo sono stati ripresi da diversi media sono irrealistici, anche perché identificano un numero troppo preciso. Già in tempi normali è difficilissimo avere un numero nazionale sugli abbandoni senza analisi dei dati degli anni precedenti: in questo momento è semplicemente impossibile».

Anche per quanto riguarda le zone attualmente più colpite dal problema del Covid-19 e che quindi potrebbero fare eccezione vivendo maggiormente da vicino il problema, la situazione è stazionaria:

Nessun aumento degli abbandoni […] nemmeno in Lombardia come ci ha chiarito Benita Parenti, la responsabile dell’Associazione Italiana animali randagi, Aidar: «Nonostante la zona sia l’epicentro del contagio non ho notato sia nel bresciano che nel bergamasco aumenti di abbandoni». Dello stesso parere anche Milena Piazzalunga responsabile della associazione “Io cammino con fido” di Milano: «Nessun abbandono», dice. «Anzi si è alzata la richiesta di adozioni perché il cane è un motivo valido per uscire di casa in questa emergenza». 

Solamente in due regioni (Piemonte e Sardegna) è stato riscontrato un maggior timore recepito, timore che non corrisponde però a un effettivo aumento degli abbandoni: alcune associazioni raccontano di aver ricevuto telefonate di proprietari preoccupati che il cane potesse essere una fonte di contagio.
Ma appunto, telefonate a cui viene risposto che il cane non costituisce una fonte di contagio e che non è il caso di allarmarsi.
Anche questo aspetto è ben spiegato nell’articolo:

La Lega Nazionale Difesa del cane di Torino ha ricevuto infatti diverse telefonate di persone che vorrebbero lasciare il proprio animale in canile per la paura legata a questi giorni di diffusione del virus. Una da Nives dell’Associazione il randagio di Borgaro Torinese (associazione che lavora in sinergia con i canili della cinta torinese). Anche qui il telefono squilla perché le persone sono impaurite dal rischio di essere contagiate dal proprio animale. «I canili sono quasi al collasso ma ancora tengono, non sappiamo però fino a quando – ci racconta – però abbiamo fatto presente il problema alla regione Piemonte e speriamo in una risposta».
A questo punto ci viene in conto la dottoressa Marina Pompameo, direttore UOC Sanità Animale e Presidio Ospedale Veterinario ASL Napoli 1 centro: «Bisogna distinguere l’abbandono dalla problematica – spiega la dottoressa – parliamo di abbandono quando effettivamente ho la presenza di un animale errante, di cui il proprietario non ha fatto denuncia di smarrimento come atto volontario o ha dato evidenza di averlo cercato e il cane magari presenta qualche evidente patologia. Quando come medico o come associazione intervengo in seguito a una chiamata di richiesta di aiuto, questa è una problematica; insomma se l’istituzione c’è ed è raggiungibile, l’abbandono non si verifica».

Insomma, sembra proprio che l’aumento di abbandoni sia più ipotetico e raccontato che reale: purtroppo anche la campagna #noinonsiamocontagiosi, che appoggiamo assolutamente come idea, vedeva allegato un comunicato contenente anche la frase “Gli allarmi diffusi sui social con notizie errate e fake news hanno creato una situazione di panico facendo registrare, recentemente, un incremento ingiustificato degli abbandoni“. Sembra però che fosse più un escamotage per rendere più drammatica la notizia che un’effettiva tendenza provata dai dati.
Decisamente meglio così!, almeno una buona notizia in un periodo difficile: ora speriamo che l’articolo di Annissa Defilippi abbia diffusione pari e anzi ancor maggiore a quella della bufala AIDAA, perchè è fondamentale che l’informazione corretta e ben fatta surclassi le bufale anche nei numeri.
Ricordo l’articolo completo sul Secolo XIX, dove troverete anche maggiori dettagli sulle varie regioni e sugli enti interpellati per l’inchiesta.

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