di FABIANA BUONCUORE e DAVIDE BELTRAME – L’approccio di Ti Presento il Cane alla cinofilia è sempre stato di tipo etologico-ma non-troppo.
Cioè, ok considerare quello che un lupo fa in natura, ma non siamo così ciechi da non vedere che ad esempio un dogue de bordeaux non è esattamente più un lupo, ecco.
In ogni caso, ci sembra giusto partire sempre dalle basi etologiche di Canis lupus per sapere dove andare a parare.
MA QUALCOSA QUI È STATO DECISAMENTE FRAINTESO, PER LA MISERIA!
Mi riferisco al “nuovo” ritrovato dello shopping cinopancino online, il “Pippi”: una sorta di birillo con alla base una ciotola, che fungerebbe da target per la pipì dei cani maschi, in modo da dirottarvi le marcature casalinghe.
Pippi che poi così nuovo non è, perchè – purtroppo – esistevano già degli aggeggi basati sul concetto della “superfice verticale” come target per il cane maschio, spesso nati perchè “il mio cagnetto mancava la traversina facendo pipì”.
Ad esempio sotto vi mostro una foto presa da un post del 2013 di un blog, dove un cono del traffico viene messo su una traversina e poi coperto, così da fornire al cane maschio il target in verticale. L’autrice di quel post diceva di averla adottata con il suo Jack Russell “per quando non potevano uscire”, ma ovviamente consigliava “per cani cani più grandi prendete il cono di taglia maggiore e usate 2 traversine per avvolgerlo”. Sigh.
MAGARI però ci fosse solo qualche soluzione artiginale… esistono diversi prodotti commerciali, segno che il potenziale mercato ce lo avessero visto in molti. Dalle traversine particolari ai reggi-traversina, ai raccogli pipì con o senza traversina.
Menzione a parte per il “Pop up Pee Pad” che su Amazon vanta 1800 recensioni, giusto per rattristarci su quanto successo possa avere un prodotto del genere. Le recensioni sono principalmente dall’America, per fortuna in Italia non sembra aver avuto successo, ma temo sia solo perchè molti ne ignorano l’esistenza. Ah, non sperate di fregare l’idea: è brevettato!
Concedo una menzione a parte anche a un altro prodotto, per tre motivi: il “muro simulato” che viene evidenziato come caratteristica degna di nota, il fatto che venga venduto a un prezzo a mio avviso folle (94 dollari, in offerta…) ma soprattutto il “può reggere il peso di un cane fino a 75Kg”: io ho il piccolissimo dubbio che un cane di 75kg non la faccia più in alto del muro o in quantità tale da mettere quantomeno in difficoltà il raccoglitore sottostante.
L’unica effettiva novità del Pippi sarebbe la “ciotola” al fondo che va a raccogliere la pipì, a differenza di quasi tutte le altre soluzioni che usavano o adattavano le traversine, ad eccezione parrebbe dell’ultima.
Francamente non so quanto la possa definire una novità positiva.
Pippi o affine che sia, permettetemi un accorato perdindirindina, altro non è che l’ennesima scorciatoia che si somma a tutti gli altri aggeggi inventati per bypassare il fastidioso fardello di insegnare ai cani a sporcare fuori casa.
Ma attenzione: il prodigioso Pippi avrebbe, almeno secondo la sua ideatrice, un profondo fondamento etologico che vado a riportarvi:
Il cane che vive in un luogo dove non può urinare non lo considererà mai del tutto suo. Per lui è un ricovero, un posto nel quale si ciba e dorme, ma non sarà mai il suo territorio. Con il Pippi in casa anche l’appartamento diverrà la sua casa.
Perchè è risaputo, naturalmente, che il “ricovero dove il cane mangia e dorme”, cioè la cara, vecchia, banalissima tana, viene regolarmente marcata dal Canis, vero?
Probabilmente chi ha formulato questo concetto non ha ben chiaro che mamma lupa/cagna, piuttosto che far sporcare la tana dai cuccioli, si mangia i loro escrementi, e che appena i cuccioli sono in grado di camminare si allontanano il più possibile dalla tana per espletare le loro necessità fisiologiche escretorie, comportamento che continueranno a mantenere in età adulta.
Che di solito si insegna al cucciolo a sporcare in un punto preciso del suo recinto proprio sfruttando il suo istinto: posizionando in un angolo la cuccia, in un angolo l’acqua e in un angolo il cibo, resterà il quarto angolo, perché un cucciolo sa già, istintivamente, che non si fanno i bisogni dove si mangia, si beve e si dorme. Che per il Canis adulto la tana è parte del territorio, al cento per cento, ma è l’ultimo posto in cui decide di depositare i propri escrementi. L’istinto gli dice che è pericoloso, perché potrebbe incorrere in pericolose infezioni di vario tipo.
E la casa degli umani, per quanto grande, il cane impara ad interpretarla come un rifugio sicuro, un luogo inviolabile: la propria tana, per l’appunto. Una tana un po’ innaturale, ma del resto in natura non esistono neppure ciotole e guinzagli: ed ecco che qui l’etogramma si prende qualche licenza poetica dovuta all’intervento della millenaria domesticazione. Ma una tana sarà sempre una tana, che ci piaccia o no, e non ha nulla a che vedere con le esigenze di territorialità del cane: marcare in casa è il risultato di un’errata educazione, punto e basta. E permettere al cane di urinare in casa non è un gesto etologico: è solo che ci fa comodo crederlo, perché ci sentiamo esonerati dal percorso educativo, che agli occhi del proprietario moderno è troppo gravoso.
Tra le fantasiose spiegazioni sull’utilità del Pippi, l’unica che mi sento di poter considerare potenzialmente valida è quella relativa alla comodità del raccogliere un campione di urine qualora fosse necessario per un controllo dal veterinario… effettivamente la raccolta del campione di pipì non è comodissima. Però di norma fortunatamente non capita così spesso di dover raccogliere il campione di urine, e visto che il Pippi viene venduto a ben QUARANTACINQUE euro (però se ne acquistate di più avete lo sconto, eh), direi che può far cadere anche qualsiasi velleità di acquisto per il saltuario uso come ausilio alla raccolta pipì.
D’altronde negli ultimi anni siamo alla continua ricerca di mezzi che ci convincano che “non fare nulla” sia la scelta giusta, perché ci viene comodo così; ed ecco spiegato l’enorme successo dei cosiddetti approcci “naturali”, che prevedono la totale assenza di input educativi perché altrimenti il nostro cane verrebbe privato della sua identità animale. Non stupisce quindi che questi prodotti possano avere successo, e che diversi educatori si trovino richieste come “quante lezioni servono per insegnare al cane a usare la traversina?”.
Comodo, no?
Ma che cosa orrenda!!!!!!
e purtroppo ci sarà un sacco di gente che comprerà sta schifezza….