giovedì 28 Marzo 2024

Il cane che non c’è – prima parte

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Il “cane che non c’è” è quello che spesso chiamiamo “cane totale“, bello e bravo, ricchissimo di doti morfologiche e caratteriali. Però forse questo cane…”potrebbe esserci”, se l’uomo imparasse a rapportarsi con lui in modo corretto.
Non intendo scrivere il Vangelo dell’addestramento canino:  riferirò semplicemente una serie di mie interpretazioni personali riguardo alle attitudini naturali del cane e alle sue evoluzioni comportamentali in seguito ai condizionamenti indotti dall’uomo.

Secondo me il cane finora è stato osservato in modo forse troppo scientifico, tralasciandone spesso l’aspetto emotivo ed evolutivo all’interno della nostra società: capita infatti sovente che vengano fatte delle considerazioni basandosi sui comportamenti dei cani selvatici o dei lupi, senza considerare le differenze evolutive dovute ad ambienti totalmente diversi. Con questo non voglio mettere in dubbio l’appartenenza alla specie, ma piuttosto mettere in luce le differenze tra cani “naturali” e cani selezionati ed inseriti in un ambiente diverso.
L’uomo seleziona le varie razze per scopi strettamente legati alle proprie esigenze: così gli allevatori, nel corso degli anni, hanno plasmato a loro piacimento la conformazione e il carattere dei propri soggetti.
Questo evidenzia la certezza di trovarsi di fronte a un panorama molto complesso, composto da vari tipi di cani con attitudini molto diverse tra loro.
Il mio lavoro di addestratore mi ha permesso di verificare le caratteristiche fondamentali su cui bisogna basarsi se si vuole lavorare con il cane: TEMPERAMENTO, TEMPRA, DOCILITA’, SENSIBILITA’ e AGGRESSIVITA’ sono alcuni degli aspetti più importanti per poter analizzare le attitudini naturali di un cane.
Un altro aspetto importantissimo è la relazione tra uomo e cane, perché in linea di massima i condizionamenti vengono dettati principalmente dall’uomo.
Anche la conformazione del cane ha la sua importanza, perché le caratteristiche fisiche sono “gli strumenti” che il cane ha a disposizione.
I metodi di addestramento sono migliorati molto negli ultimi tempi, e ciò è dimostrato dal fatto che, soprattutto in campo agonistico, anche cani con scarse attitudini al lavoro hanno potuto conseguire buoni risultati grazie al supporto di un buon professionista.
Viene così confermata l’ipotesi secondo cui l’influenza ambientale può migliorare o peggiorare notevolmente il risultato finale.
E’ altrettanto vero, comunque, che i cani con grande predisposizione, anche se male addestrati, si possono recuperare e portare ad ottenere ottimi risultati: ciò conferma il fatto che sicuramente anche la genetica di un soggetto è molto importante. Inutile dire che i risultati veramente eccellenti si ottengono con cani geneticamente predisposti, e con programmi di addestramento idonei e corretti!

A detta degli addestratori più anziani sembra che lo sviluppo della tecnica sia andato migliorando in modo direttamente proporzionale al decadimento caratteriale dei cani.
Questo potrebbe dare vita a discussioni infinite in cui, da una parte, troveremmo i sostenitori delle esposizioni canine (che sostengono che ci sia stato un miglioramento del carattere dei cani attuali, perché sono più sociali) e dall’altra i tecnici del lavoro (che affermano invece che i cani attuali sono solo più paurosi, quindi meno sicuri di sé e meno affidabili anche dal punto di vista sociale).
Io mi trovo più vicino al pensiero degli addestratori e ritengo che il settore espositivo tenga troppo poco in considerazione gli aspetti funzionali e caratteriali dei cani moderni: questa non vuole essere una polemica, ma solo una considerazione strettamente personale.
Tutti i cinofili hanno in mente un tipo di cane ideale, ed è da questo concetto che prendo ispirazione: tutti, in fondo al cuore, sognano di possedere il cane “totale”, bellissimo e bravissimo, in grado di soddisfare appieno la propria passione.
Il motivo per cui questo non accade quasi mai si trova esattamente a metà strada tra il modo errato in cui l’uomo si rapporta con il cane e l’effettiva carenza di soggetti dalle caratteristiche entusiasmanti.
Sicuramente bisognerebbe lavorare per migliorare culturalmente la categoria cinofila (quella a due zampe!), fornendo basi di conoscenza più solide al fine di ottimizzare il rapporto uomo/cane.
Ma a monte di tutto questo c’è una considerazione ancor più importante: oggi si punta troppo al business e alla competizione a qualsiasi costo, soffocando così la PASSIONE.

Soffermatevi un attimo a pensare attentamente all’evoluzione storica del rapporto uomo/cane e all’entusiasmo che portò l’uomo a vivere sempre più a stretto contatto con i cani.
Un tempo l’esigenza di capirsi era molto importante, perché il cane era un supporto lavorativo fondamentale: per questo la selezione era basata più sul carattere e sullo “spirito” dei soggetti che non sul loro aspetto.
Oggi avviene esattamente il contrario: si tende ad enfatizzare l’aspetto esteriore piuttosto che prestare attenzione alle caratteristiche comportamentali dei cani.
In questo periodo storico, un po’ in tutti i settori, l’immagine ha sostituito la vera “sostanza”, e anche noi cinofili siamo succubi di un sistema che ci vede vittime quasi inconsapevoli.
Ma ditemi: cosa ve ne fate di un cane bellissimo E STUPIDO?
E’ per il “cane totale” che bisogna lavorare: bellezza e carattere devono andare assolutamente di pari passo.

Trovare il cane ideale è tutt’altro che facile, ma l’errore principale sta nel modo di porsi verso il proprio cane.
Ho conosciuto molti proprietari di cani di razze diverse, e una cosa li accomuna tutti: le ASPETTATIVE.
Per molti, infatti, il cane rappresenta paradossalmente una proiezione positiva di se stessi: ma in questo modo si rischia di non saperne accettare i difetti, creando un rapporto conflittuale.
Amare davvero un cane significa amarne pregi e difetti, interpretandoli nel modo più corretto.
Certamente bisognerebbe cercare di selezionare cani forti, sicuri, equilibrati…ma soprattutto bisognerebbe insegnare agli appassionati a comunicare e ad istaurare un rapporto di collaborazione con il proprio compagno a quattro zampe.
Si dice spesso che i cani rispecchiano l’animo dei loro proprietari: io non credo sia un’affermazione del tutto esatta. Mi è capitato sovente di trovarmi di fronte all’esatto contrario, e di chiedermi cosa ci facessero insieme quell’uomo e quel cane!
Oggi i mass media ci coinvolgono con teorie assurde e del tutto prive di cultura cinofila: prendiamo ad esempio tutta la polemica riguardante i cani potenzialmente pericolosi, che ha  fatto tanto scalpore in tutta Europa. Tutto ciò è un esempio evidente di malinformazione, perché è evidente che il vero problema riguarda la specie umana e non quella canina!

L’ATTITUDINE DEL CANE ALL’ADDESTRAMENTO

Un cane idoneo all’addestramento equivale anche a un cane entusiasmante da “vivere”: questo, attenzione, non significa necessariamente “cane facile”. Come tutte le esperienze importanti, anche questa va vissuta impegnandosi a fondo, e magari mettendosi anche discussione.
Quando si parla di attitudini naturali del cane bisogna innanzitutto specificare “rispetto a quali utilizzi”.
Nel mio settore (Sch e IPO) le caratteristiche da cercare fin dall’inizio sono TEMPERAMENTO, TEMPRA, DOCILITA’, SENSIBILITA’, AGGRESSIVITA’, POSSESSIVITA’, INTELLIGENZA, ENERGIA.
Esaminiamole una ad una.

– per TEMPRA si intende la capacità di un soggetto di sopportare stress, sia fisico che psichico. La tempra determina la durezza o la debolezza del cane in situazioni difficili. Soggetti con tempra molto debole patiscono facilmente situazioni apparentemente banali. La tempra può essere di due tipi: attiva e passiva.
E’ “attivo” il grado di tempra quantificato sotto stimolo, “passivo” quello quantificato in assenza di stimolo.

– il TEMPERAMENTO è il grado di reattività agli stimoli esterni;

– la SENSIBILITA’ è l’attitudine a percepire (attraverso stimoli di vario tipo) le informazioni relative allo stato e ai cambiamenti delle condizioni interne ed ambientali (compreso lo stato d’animo del conduttore);

– la DOCILITA’ è la capacità del cane di accettare i condizionamenti imposti dall’uomo. Può essere inglobata nella valutazione della docilità anche la SOCIALITA’, e cioè la capacità di adattamento alla vita con l’uomo.

– l’AGGRESSIVITA’ è la capacità del cane di reagire in modo attivo a stimoli particolarmente eccitanti. Il cane è un predatore, e come tale manifesta aggressività sia durante le fasi predatorie che durante le fasi di combattimento con la preda. L’aggressività è una dote caratteriale molto articolata, infatti il cane può reagire in modo aggressivo non solo per attaccare, ma anche per difendersi.

– la POSSESSIVITA’ è una dote che può indurre all’attivazione dell’aggressività, perché il soggetto difende in modo attivo le cose che ritiene di sua proprietà.

– l’ INTELLIGENZA merita un discorso a parte, perché molti studiosi hanno dichiarato in passato che questa dote è solo umana, e che quindi è impossibile valutare l’intelligenza di un cane. Io non credo a questa interpretazione, anzi sono convinto che l’intelligenza dei cani si possa classificare e quantificare. Analizzando diversi soggetti è stato notato che i cani hanno la capacità di risolvere alcuni problemi tramite il ragionamento.

– l’ENERGIA è un’altra dote difficile da descrivere, ma importante da analizzare in un cane da lavoro.
Gli esseri viventi emanano forme energetiche di vario tipo, percepibili solo da altri esseri viventi sensibili: spesso i cani trasmettono sensazioni molto particolari legate al loro stato d’animo.
Lo stesso soggetto può trasmetterci sensazioni di relax oppure attivarci con scariche di adrenalina, e tutto ciò avviene in relazione con il tipo di energia che lo attraversa in quel momento.
La filosofia occidentale tende ad ignorare certi concetti, ritenendoli irreali: ma in realtà molti fatti riguardanti il rapporto uomo/cane non hanno mai trovato spiegazioni scientificamente convincenti…eppure sono accaduti!
Se provate a riflettere, forse troverete anche voi alcune situazioni vissute con il vostro cane che vi hanno coinvolto in modo profondo, ma che non sono spiegabili in modo tradizionale.
Tutto ciò mi porta ad affermare che nel cane esista la “dote” di riuscire a trasmettere sensazioni mediante l’energia.

Tutte quelle che ho elencato sono, a mio avviso, caratteristiche fondamentali per individuare un cane predisposto all’addestramento per attività agonistiche di tipo Sch e IPO.

Quando si effettuano test attitudinali bisogna esaminare con molta attenzione pregi e difetti del cane, soprattutto per identificare il miglior programma di addestramento che si può adottare con lui.
Personalmente tendo a suddividere la specie canina in due categorie: cani che “hanno cuore” (sia chiaro che si tratta di una metafora!) e cani che ne hanno meno.
Con ciò non intendo classificare i cani in “buoni” e “cattivi”, tutt’altro: semplicemente ritengo che esistano cani che sentono l’esigenza di fondere il proprio cuore e la propria anima con quella del conduttore, e altri cani che la sentono un po’ meno.
Il pianeta cane è costituito da soggetti non sempre idonei all’addestramento, e talora neanche alla convivenza con l’uomo: alcuni cani, probabilmente, sarebbero molto più felici vivendo una vita selvatica, senza essere costretti ad integrarsi nella nostra società (molto spesso noi addestratori ci troviamo a dover educare, con non poche difficoltà, soggetti che manifestano atteggiamenti decisamente “selvatici”).

Il primo passo da ponderare bene, per avere buone possibilità di vivere un’esistenza felice accanto al nostro cane, è quello della scelta del cucciolo, che merita approfondite riflessioni.
Spesso mi capita di imbattermi in personaggi molto egocentrici ed insicuri che nel cane cercano ciò che a loro manca: questo è uno degli errori più stupidi che si possano commettere, perché in questo modo non si vivrà mai serenamente il rapporto con il proprio cane e ogni suo difetto o ogni suo errore verranno vissuti come sconfitte personali.
Bisogna invece ricordare che i cani NON SONO ROBOT realizzati e programmati per le nostre esigenze: sono esseri viventi autonomi, e quindi anche il soggetto più forte potrà avere delle debolezze.
E’ fondamentale relazionarsi con il cane in modo corretto, e cioè accettandolo per quello che è.
Guardandosi umilmente allo specchio qualsiasi individuo può essere in grado di valutare quale sia il soggetto più adatto alla propria personalità: ma siccome non è affatto semplice valutare le attitudini di un cane, è bene (oltre a seguire il proprio istinto) affidarsi a un tecnico del settore e chiedergli consiglio. La sua esperienza ci sarà sicuramente di valido supporto.
Un’altra cosa molto importante, da tenere in grande considerazione, è la COERENZA. Infatti, se decidiamo di appoggiare in pieno una filosofia addestrativa, sarà meglio restare coerenti fino alla fine, per evitare di creare confusione in noi stessi e soprattutto nel cane.
La coerenza è la base dell’addestramento del cane.

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