Il linguaggio dei cani rimane per molti un vero enigma, ma in realtà essi comunicano in modo abbastanza chiaro usando espressioni e movimenti del corpo.
L’etologia ci insegna ad osservare il comportamento dei lupi all’interno del branco per elaborare concetti utili al miglioramento della comunicazione tra uomo e cane.
E’ stato dimostrato da studi fatti specificatamente sul cane, che spesso soggetti dominanti nei rapporti cospecifici risultano poi essere remissivi in quelli intraspecifici; questi sono atteggiamenti che sicuramente fanno riflettere.
Il linguaggio utilizzato dai cani per comunicare tra loro non sempre è imitabile dall’uomo, così esso dovrà sforzarsi di far sue altre forme di comunicazione.
Ritengo che non vi sia ancora nessuno in grado di svelarci tutti i segreti per comunicare con questi magnifici animali.
Vi sono infatti centinaia di scuole di pensiero, soprattutto nel settore agonistico: eppure anche i professionisti più affermati tendono continuamente a contraddirsi, ciò dimostra che c’è ancora molto da scoprire.
Personalmente sono portato a considerare il cane come un animale molto evoluto ed intelligente poichè, essendo da secoli a stretto contatto con la specie più evoluta del pianeta, cioè l’uomo, esso ha sviluppato sicuramente uno spiccato senso del “ragionamento”.
A causa del mio lavoro ho potuto esaminare, nel corso degli anni, diversi soggetti: ho così notato che generalmente, in base alle varie memorie di razza, i cani utilizzano modi diversi per comunicare con l’uomo.
Tutto ciò non si discosta molto dai comportamenti della nostra specie.
Infatti uomini di paesi diversi, appartenenti a culture diverse, possono sì comunicare tramite la gestualità, ma se vogliono comprendersi a fondo devono necessariamente scegliere un linguaggio verbale comprensibile ad entrambi.
Accade la stessa cosa quando ci troviamo a dover comunicare con cani appartenenti a razze diverse.
L’uomo può comunicare con tutti i cani tramite linguaggi standardizzati, ma se vuole veramente interagire con essi in modo utile e significativo dovrà utilizzare il linguaggio più idoneo riferito alla memoria di razza ed alle caratteristiche del soggetto in questione.
Tutto ciò implica la conoscenza delle varie memorie di razza,cercando di soffermarsi sulle più lievi sfumature caratteriali.
Oggi gli addestratori utilizzano schemi abbastanza standardizzati e generici (azione positiva = premio; azione negativa = punizione): i cani infatti memorizzano immediatamente i condizionamenti operati dall’uomo.
Personalmente avvallo solo in parte la validità di questi schemi poiché credo che vi siano molte altre teorie da sviluppare per riuscire a comunicare con il cane.
L’utilizzo di tecniche così schematiche potrebbe portarci a credere che i cani siano dei “robot:” in realtà essi vivono degli stati emotivi molto complessi e simili ai nostri, quindi solo tenendo in debita considerazione gli aspetti comportamentali più nascosti è possibile raggiungere realmente un’intesa.
Ogni cane esprime ciò che geneticamente gli è stato tramandato dalle generazioni precedenti.
Le variabili sono molte e molto complesse: per spiegare meglio come cani diversi possano affrontare la stessa situazione con conseguenze differenti mi servirò di un esempio.
Prendiamo due cani con caratteristiche opposte dal punto di vista caratteriale: il primo possiede scarse attitudini all’addestramento (scarso temperamento, scarsa tempra, ipersensibilità, indocilità e carenza di aggressività), il secondo invece risulta essere un soggetto più portato (buon temperamento, buona tempra, docilità, sensibilità non eccessiva ed aggressività ben canalizzata).
Affrontando lo stesso esercizio con entrambi, ad esempio la condotta al guinzaglio, risulterà evidente che le tecniche da utilizzare dovranno essere differenti.
Come attrezzatura avremo a disposizione il guinzaglio ed il collare a strozzo; con il primo cane l’uso di questi strumenti da parte del conduttore dovrà essere ponderato molto attentamente, dovranno infatti essere gestiti in modo dolce cercando di non creare eccessivo stress psico-fisico al cane.
Se venissero utilizzati metodi troppo energici si potrebbero manifestare stati di insofferenza che porterebbero il cane a rifiutare totalmente la situazione: oltretutto, trattandosi di un soggetto indocile, avremo necessità di effettuare più sedute di addestramento per fargli memorizzare l’esercizio.
Con il secondo soggetto lo stesso metodo risulterà insufficiente poiché doti come tempra e temperamento elevate porteranno il cane a confrontarsi in modo più diretto e sicuro nei riguardi del conduttore, mettendo a volte anche in discussione il suo stato gerarchico.
Il cane in questione è supportato però anche da una buona dose di docilità e quindi, essendo portato a collaborare con l’uomo, codificherà in modo veloce ciò che gli verrà chiesto dal conduttore.
E’ perciò evidente che soggetti diversi necessitano di tecniche di comunicazione differenti che, se effettivamente valide, porteranno al medesimo risultato.
Dato per scontato che un boxer è diverso da un pastore tedesco, risulta evidente che non esistono metodi di comunicazione o di addestramento migliori o peggiori di altri: esiste invece la giusta applicazione di tali tecniche a seconda dei casi.
Credo che siano decisamente fuori luogo le polemiche che nascono spesso e volentieri tra i professionisti, soprattutto in campo agonistico; ognuno di essi sostiene infatti di utilizzare “il metodo miracoloso” per eccellenza, applicabile a qualsiasi cane.
Tutto ciò è sbagliato.
Infatti, per ottenere il massimo, bisogna interpretare al meglio le attitudini del cane in questione, applicando poi il programma di addestramento più idoneo a tale caso.
Vivere con un cane significa anche rispettarne i bisogni fisiologici.
E’ infatti di vitale importanza che il nostro compagno possa avere dei momenti di svago per rilassarsi.
L’esercizio fisico serve a mantenerlo in forma, ma anche in questo caso bisogna rispettare correttamente tempi e modi, tenendo in debita considerazione la costruzione psico-fisica del soggetto (un mastino napoletano avrà esigenze differenti rispetto ad un dobermann).
Grazie alle mie esperienze ho potuto notare che gli stati emotivi del cane sono strettamente legati alla quantità di movimento da esso praticata.
Per esempio è facile osservare, in soggetti abituati a rimanere chiusi per parecchie ore in appartamento, il manifestarsi di atteggiamenti di disagio dato da stress (rincorrersi la coda, leccarsi in modo spasmodico etc.).
E’ comunque accertato che alcuni stati di stress sono dovuti anche al fatto che i cani percepiscono molto chiaramente lo stato emotivo delle persone che li circondano: spesso, captando il nervosismo del loro proprietario, i cani possono reagire manifestando strani atteggiamenti.
Fate attenzione, quindi: i cani ci sono molto più vicini di quanto pensiate!!!
ESPOSIZIONI E LAVORO
L’obiettivo di ogni allevatore dovrebbe essere quello di riuscire ad ottenere, grazie alla sua selezione, il “CANE TOTALE”, e cioè soggetti tipici sia dal punto di vista estetico che caratteriale.
Purtroppo, a mio avviso, il settore espositivo tiene troppo poco in considerazione l’aspetto caratteriale.
Nonostante questo esistono alcuni allevatori che stanno cercando di far conciliare l’estetica con il carattere (purtroppo il numero è ancora esiguo).
Sicuramente l’interesse generale per le discipline sportive è inferiore rispetto a quello per le esposizioni di bellezza: questo porta dunque a prestare poca attenzione alla selezione caratteriale.
Io credo fermamente che la perdita delle doti naturali proprie di alcuni cani potrà risultare in futuro un serio problema.
Le caratteristiche psico-fisiche che vengono ricercate nei soggetti che praticano discipline sportivo-agonistiche sono proprio alla base del successo di alcune razze.
Quando un appassionato sceglie un cane pondera la sua decisione anche in base alle sue necessità ed alle caratteristiche di razza.
A mio avviso il problema della scarsa selezione caratteriale non viene creato dai club di razza, che anzi cercano affannosamente di preservare l’integrità psico-fisica dei loro soggetti, ma piuttosto da una serie di allevatori improvvisati che, senza scrupoli, curano la selezione dei propri cani seguendo solo ed esclusivamente canoni estetici, con lo scopo di piazzarsi bene in esposizione e di incrementare così le vendite dei loro cuccioli.
Il mondo della cinofilia purtroppo è fatto anche di questo!
Non tutto però è negativo: infatti gli enti ufficiali che si occupano del settore stanno lavorando sodo per preservare le caratteristiche sia morfologiche che caratteriali delle varie razze.
Io ho cercato di promuovere una collaborazione tra specialisti di conformazione e tecnici di addestramento: cercare di unificare gli obiettivi, purtroppo, non è stato facile, in quanto i due settori si trovano spesso in contrapposizione.
Oggi si assiste spesso a manifestazioni di lavoro a cui partecipano soggetti che non rispecchiano assolutamente la tipicità morfologica della razza di appartenenza.
Analogamente, alle esposizioni partecipano sovente soggetti con carattere totalmente atipico (troppo timidi, timorosi, apatici o eccessivamente aggressivi).
E’ evidente che lavorare insieme per un obiettivo comune, e cioè il “CANE TOTALE” è cosa tutt’altro che facile; ma dobbiamo riuscirci in nome dell’amore che lega ogni appassionato alla specie canina.
Il cinofilo esperto deve acquisire esperienza in entrambi i settori per definirsi competente.
A sin: Lars v. Batu, past. tedesco da bellezza (all.to Von Dax all’Alberone). A dx: Fax Von Der Langen Gasse, past. tedesco da lavoro (All.to della Decima Mas)
La cultura cinofila non può essere soppiantata dalla moda, essa deve rimanere il punto di riferimento ove più appassionati possono confrontarsi intelligentemente e sviluppare nuove teorie.
Il mondo delle esposizioni e quello del lavoro sono, anche in termini di giudizio, analizzati in modo differente: i giudizi espressi in esposizione sono facilmente opinabili poiché, essendo la bellezza un concetto soggettivo, capita sovente che uno stesso cane visto da giudici diversi abbia anche differenti valutazioni.
Questo accade non per una reale incompetenza, ma semplicemente per una diversa interpretazione degli standard di razza, che oltretutto a volte sono poco dettagliati.
Nelle gare di lavoro le valutazioni sono più chiare e meno personali, in quanto tutto risulta essere più evidente.
Tutti i tecnici di settore sono consapevoli che in competizioni di un certo livello sono le sfumature che fanno la differenza, e questo vale per ogni settore.
Il pianeta cane vive purtroppo un serio conflitto che coinvolge il ramo espositivo e quello del lavoro: solo riuscendo ad unificare queste due sezioni, facendo in modo che l’una completi l’altra, potremo dire di aver completato questa grande opera che è il CANE.