Qualche annetto fa, quando non c’era ancora Facebook e in Internet erano di gran moda i newsgroup, lanciai una mini-inchiesta sul newsgroup IDAC (it.discussioni.animali.cani), frequentato da gente che in media poteva vantare una discreta cultura cinofila.
Parlo di mini-inchiesta e non di “sondaggio” perché il campione era microscopico, perché rappresentava una sola categoria (persone che avevano almeno un cane in casa), perché mancavano alcune formule indispensabili (per esempio, non avevo permesso di rispondere “non so/non mi interessa”)…e perché non c’è decisamente nulla di scientifico nel chiedere risposte su un NG, dove una persona potrebbe anche rispondere dodici volte, con dodici nick diversi.
Però anche una chiacchierata informale, a volte, può essere indicativa e tastare un po’ il polso di una situazione.
La domanda, secca, era formulata così:
GLI ALLEVATORI SONO:
1) cagnari o addirittura delinquenti all’80% circa. Il resto è composto da persone serie ed oneste, però scompare nel mare di porcherie che combinano gli altri;
2) persone serie e oneste all’80% circa, clamorosamente svergognate, però, dal comportamento dell’altro 20%;
3) fifty fifty
Avevo usato volutamente un termine forte come “delinquenti”, perché volevo vedere se qualcuno lo rilevava. In realtà una sola persona scrisse “ma non è esagerato parlare di delinquenza?”, mentre un’altra fece notare che c’erano diversi possibili “crimini” in cinofilia, che si sarebbero dovuti indicare con diverse scale di valori.
Il resto nel newsgroup rispose senza fare alcun caso al termine, ritenendo quindi che fosse assolutamente legittimo abbinare la parola “delinquenti” alla categoria degli allevatori.
E adesso volete conoscere i risultati?
Eccoli qua.
Su 31 risposte (l’ho detto che era un campione microscopico…) abbiamo avuto:
14 risposte “1” (in due delle quali si specificava che l’80% di disonesti era un po’ eccessivo, e che si riteneva più corretto un 60%…mentre in un’altra si diceva che l’80% era troppo basso!);
2 risposte “2”, una delle quali era di un ragazzo americano;
15 risposte “3” , due delle quali contenevano le seguenti precisazioni: “dico 3 ma temo 1” – “dico 3 ma d’istinto risponderei 1”.
Certo, non è indicativo.
Certo, non vuol dire niente.
Se parliamo in termini statistici, è solo un giochetto fatto per passare due ore.
Se però “non” parliamo in termini statistici né scientifici, ma pensiamo che quello che ho fatto io equivale a salire sul palco di un teatro pieno di cinofili (ma proprio cinofili, eh? Quasi tutti possessori di cani di allevamento, molti impegnati in esposizioni e prove di lavoro: non semplici possessori di cagnolino di casa) e dire: “salve, sono un allevatore”…be’, forse è meglio cominciare a preoccuparsi.
Perché un buon ottanta per cento di quei cinofili è già pronto a tirarci pomodori.
E se la pensa così gente che in allevamento c’è quasi sempre andata, a comprare il cane; gente che col cane fa attività sportiva, gente che bazzica la cinofilia ufficiale, non solo i giardinetti…cosa potranno pensare gli altri?
Come potremo mai sperare che il pubblico medio smetta di comprare cani dell’Est o di accoppiare a capocchia canedelcugino-cagnadelvicino, se dell’allevamento riconosciuto non si fida nessuno?
Perché, signori miei, non è il caso di fare sondaggi seri o meno seri: basta aprire gli occhi e le orecchie per capire che abbiamo una pessima immagine.
Basta passare mezz’oretta nella sala d’attesa del veterinario, o ai giardini, o in un qualsiasi pet shop.
In queste occasioni ho sentito dire le cose più raccapriccianti: dal fatto che noi parliamo male dei cani dell’Est solo perché temiamo la loro concorrenza, fino all’idea (diffusissima) che facciamo pagare cento euro un cane identico a quello del vicino, più novecento euro per un pezzo di carta del tutto inutile (che sarebbe ovviamente il pedigree!).
Nell’immaginario collettivo, l’allevatore è un disonesto e il negoziante sotto casa è una brava persona…ma il sistema migliore per avere un cane davvero perfetto è sempre quello di fabbricarselo in proprio, o al massimo di acquistarlo dall’amico-parente-conoscente che ha due bellissimi Rosciai o due splendidi Dobermen (plurale), anzi un Doberman e una Doberwoman (non è una battuta mia: è stata sentita live da un amico dobermanista).
A questo punto resta da porsi la domanda da cento milioni: DI CHI E’ LA COLPA?
Perché l’allevatore DOC non ha un’immagine equivalente a quella della Ferrari (che non tutti possono permettersi, magari, ma di cui nessuno discute il valore) e invece ha quella del concessionario truffaldino che ti ammolla la macchina bocciata e rimessa insieme alla meno peggio, facendotela passare per nuova?
Ho già scritto altre volte – e lo ribadisco – che il pubblico non è colpevole di nulla.
L’ignoranza non è una colpa, specie se gli organi deputati a informare non fanno il loro mestiere.
Il principale colpevole, dunque, è sicuramente l’ENCI, incapace (o non desideroso) di evidenziare il valore dell’allevatore di qualità.
Evidentemente si preferisce spingere gente che si vanta, in interviste che vengono pubblicate sulle riviste specializzate, di avere in casa SETTECENTO cani e di spedirli in tutto il mondo con la formula “soddisfatti o rimborsati” : i cani che non funzionano si sostituiscono (e i “resi” che fine fanno?).
Neanche Aiazzone ai tempi d’oro…e nessuno che si curi del fatto che un cane è un essere vivente e non una credenza.
L’ENCI permette, anzi plaude ai settecento cani dichiarati; l’ENCI copre di gloria gente che fa le offerte speciali di fine stagione (tra poco mi aspetto di vedere il tre per due, compri due setter e ti regalo un pastore tedesco); l’ENCI non fa coriandoli con l’affisso di gente che tiene in cani in kennel 300 giorni all’anno e li tira fuori solo il giorno dell’esposizione (o prova di lavoro che sia), ma in compenso chiede che si facciano almeno due cucciolate all’anno per mantenere l’affisso.
Ho un’amica che di cucciolate non ne ha fatte per tre anni, pur dovendosi mantenere una ventina di cani di grande taglia, perché in quel periodo non stava bene e non poteva garantire le migliori condizioni di allevamento ai cuccioli: bene, l’ENCI le ha mandato una bella letterina in cui le diceva che non sarebbe più potuta entrare nel registro allevatori se non produceva subito qualche cucciolo.
Un altro che trovandosi nella stessa situazione facesse ugualmente le sue due cucciolate per tenere “in vita” l’affisso (magari facendole nascere in casa di qualcun altro che non ha mai visto un cane in vita sua)…quello sarebbe un bravo allevatore.
Purtroppo, se l’ENCI ha le sue colpe, pure noi non siamo da meno.
Noi allevatori (o ex-tali, nel caso mio) che spesso, pur di sputtanare il collega che alleva la nostra stessa razza e magari ci ha battuto qualche volta di troppo in expo, non esitiamo a spandere vagonate di maleparole sul suo conto (fa cani di m…, è un testa di c…, se si facesse il DNA ai suoi cani va a sapere cosa salterebbe fuori…eccetera eccetera), anche quando il poveraccio in questione è un allevatore serissimo, che ha il solo torto di avere – magari solo in questo momento – cani migliori dei nostri.
In compenso, quando sappiamo che un altro allevatore (ma di razza diversa) tarocca davvero i pedigree, tiene i cani in condizioni disumane e/o fa le offerte speciali come al supermercato…allora stiamo tutti zitti e buoni, a cuccia. Tanto che ci frega?
Quello non ci batterà mai, alleva un’altra razza!
Ma anche quando alleva la nostra, più che chiacchiere da comari non si sentono. E nessuna denuncia, MAI (se non in casi rarissimi).
Perché?
Per paura, per sfiducia, perché “non vorrei mai che quello si vendicasse sui miei cani”, perché “tanto l’ENCI non interviene” (e purtroppo è vero: io di denunce ne ho fatte tre, tutte scomparse nel nulla), perché “tanto il Club se ne frega”, perché “tanto c’è la mafia e non si riusciranno mai a cambiare le cose”.
Se però nessuno ci si prova…le cose non cambiano di sicuro!
E allora, se non si trova il fegato di denunciare, perché non si comincia a chiedere all’ENCI che esistano condizioni ben diverse dal “fare due cucciolate all’anno”, se si vuole mantenere un affisso?
Perché non si chiede che oltre alla produzione minima esista una produzione massima di cuccioli, proporzionata alla razza, al tipo di struttura e al numero di persone che si occupano di cani (perché avere tanti cani non è un delitto…ma è un delitto non curarli, tanti o pochi che siano)?
Perché non si chiede all’ENCI di dare uno straccio di valore etico all’affisso, rendendo noto che chi si comporta da cagnaro l’affisso lo vedrà volare dalla finestra?
Basterebbero dieci persone che vadano in giro per l’Italia a controllare, random, tutti gli allevatori: a sorpresa, senza preavviso.
E poi si fa l’affisso a punti, come la patente.
Pedigree tarocco? Meno dieci punti.
Cucciolo monorchide venduto senza avvisare il cliente? Meno sei punti.
Troppi cani in uno spazio inadeguato? Meno cinque punti.
E così via.
Arrivati a 20, via l’affisso: se lo rivuoi devi passare un bell’esame, pagare mille euro e ricominciare tutto daccapo.
Poi, dopo cinque anni, facciamo un sondaggio vero, scientifico, con un campione altamente indicativo…e sentiamo cosa ne pensa la gente degli allevatori.
Vogliamo scommettere che i risultati comincerebbero a essere ben diversi?
Lo so che ho fatto male… ora. Allora ne sapevo ancora meno di adesso…
Però questo fatto dello sconto se non vuoi il pedigree è diffusissimo… perché allora se i cani sono loro?
20 anni fa ho comprato una cagnina bolognese (erano poco diffusi e andai in Piemonte a prenderla) i genitori erano visibili, l’allevamento ben tenuto, ho visto e scelto il cucciolo a 30 giorni e sono tornata a prenderlo un mese dopo. L’allevatrice mi ha dato il “libretto sanitario” e mi ha detto che il pedigree non era ancora pronto e me lo avrebbe mandato per posta. Non l’ho mai ricevuto. Ho sollecitato una volta ma senza esito. Poi ho lasciato perdere.
E hai fatto male a lasciar perdere…tu andresti in giro senza carta d’identità? 🙂
Comunque è normale che non fosse pronto a due mesi: di solito l’ENCI ce ne mette 5-6 a spedire i pedigree (anche se ultimamente pare che si sia velocizzato!)
Il fatto che sia diffusa l’abitudine di fare “lo sconto” se non vuoi i pedigree, invece, significa solo che quei personaggi i pedigree li riciclano: ovvero, sono cagnari della peggior specie.
ripesco ora questo articolo letto tempo fa perché mi è successa una cosa recentemente che penso possa entrare nel discorso.
due cari amici scrivono su FB di aver preso un gatto, un Maine Coon. mille complimenti e felicitazioni, finché non hanno scritto che era senza pedigree perché volendo c’era ma costava tipo 400 euro in più. io sono andata in panico, mi sono fatta dire il nome dell'”allevamento” ed era uno di quei multi razza (e multispecie!) con 20 razze di cani e 10 di gatti con tanto di foto dei cuccioli da soli… chiamo la mia amica infumanatissima sgridandoli e imprecando e dicendo che non è possibile, e che hanno fatto un danno, e che quei venditori sono dei cagnari, e non ha senso che il gatto sia senza pedigree perché non costa 400 euro un pedigree! lei casca dalle nuvole e mi fa “ma tutti i nostri cani (lei ha sempre avuto cani di razza, presi da allevamenti “seri” e conosciuti e non cagnari!!!! N.d.A.) li abbiamo pagati molto meno perché non ci siamo fatti fare il pedigree!”
a me sono cadute le braccia e a quel punto non sapevo più cosa dire nè come giustificare la differenza che stavo facendo tra cagnaro e allevatore serio… comunque, grazie al cielo il gattino sta bene, e magari non sarà un Maine Coon al 100% ma almeno non ha strane malattie!
Evito di gufare sul futuro del micetto, anche se mi vengono i brividi (ma i gatti per fortuna sono più robusti dei cani): però non credo a questa storia dei cani “scontati”. O meglio, ci credo, ma non credo che si trattasse di allevatori seri. “Conosciuto” e “serio”, ahimè, non sono affatto sinonimi: anzi, a volte è proprio il contrario 🙁
è questo il casino.. cioè…
SEMBRANO allevamenti “normali”… niente multirazza, cani trattati “come si deve”, genitori visibili ecc ecc ecc.. e poi fanno queste uscite! davvero, è un labirinto saltarci fuori!!!!
povero micio io spero davvero che starà bene, mi sono messa a piangere quando ho visto il sito dell’ “allevamento” sono andata totalmente in panico!!!
Direi che c’è un motivo semplicissimo per cui l’ENCI non si sbatte, specialmente per quello che riguarda il discorso etico… nel suo statuto (sono andata a leggermelo di recente per la storia dei collari elettrici) NON C’E’ NULLA, nell’ambito degli scopi, che parli di benessere del cane. Niente. Nisba. Si parla di produzione, di miglioramento (morfologico o delle prestazioni), di valutazioni sì ma sempre da un punto di vista puramente “funzionale”. In fin dei conti l’ENCI è semplicemente una associazione di categoria che fa i propri interessi (imprenditoriali), e il dramma é che la cinofilia italiana sotto praticamente ogni punto di vista è in mano a questo ente.
[mode pignola on] ma da coma la sapevo io, l’affisso è vitalizio indipendentemente dalle cucciolate fatte o non fatte. Invece c’è questo fantomatico “Registro allevatori” dal quale si è cancellati se non si fanno tot cucciolate. E infatti io sono stata cancellata. Ma non mi è mai chiaro quale sia in realtà la funzione di questo registro… il mio affisso c’è ancora (e prova è che i cookini A l’hanno avuto regolare sui loro pedigree), posso sempre rinnovare la tessera socio allevatore (rinnovata anche quest’anno, con pure credenziali per registrarmi i cuccioli on line), ho diritto di voto alle assemblee enci (convocazione ricevuta anche quest’anno via raccomandata). Quindi: a che cappero serve essere o non essere nel “registro allevatori”???
Comunque perfettamente d’accordo con l’articolo. Ci vorrebbe un LIMITE MASSIMO di cuccioli, non il MINIMO!!! 🙁
pignolini mode on mi piaciii ! ahahah ciao Irma :*
@Irma: io non so se le cose siano cambiate di recente: ma non moltissimi anni fa una mia cliente che aveva maschio e femmina miei, che ho sempre seguito molto da vicino, mi aveva chiesto di dare il mio affisso alla sua unica cucciolata (la cagna era rimasta intestata a me).
Sapendo come teneva i suoi cani, mi avrebbe fatto piacere, per dare un po’ di continuità al mio allevamento ormai “defunto” da tempo.
Però, sapendo che era entrato in vigore il nuovo regolamento, ho chiesto lumi all’ENCI e loro mi hanno risposto che se non ero nel registro allevatori non potevo più fare cucciolate con il mio affisso: a quel punto la mia cliente si intestò la cagna e fece la cucciolata a nome suo, come privata.
Ora, se tu mi dici il contrario…significa che o a me ha risposto il pirla della situazione, che non sapeva come funzionavano le cose… oppure tu stai facendo cucciolate con affisso senza poterle fare, e l’ENCI non lo sa. Spero che sia il caso a)! 🙂
Ho chiesto lumi in delegazione.
Alùra, l’affisso è VITALIZIO, quindi finché si è vivi, l’affisso è altrettanto vivo e vegeto. Il non essere nel registro allevatori, non impedisce di essere socio allevatore, sono due cose scollegate.
In sostanza, alla mia domanda “ma quindi, ‘sto registro, a che cappero serve?”, la risposta è solo: dà maggiore visibilità. Perché il pincopallo di turno che cerca un tal cucciolo di una tal razza, va sul sito ENCI e si trova il registro allevatori. Quindi chi è nel registro, ha un certo tipo di pubblicità.
Così disse la delegazione ENCI. 🙂
@Irma: grazie! Allora ho ancora il mio affisso … non credo che farò mai più una cucciolata, però ce l’ho. Oh. 🙂
non me lo dite a me guarda…
@era il 7 luglio, la sveglia sul collo suonava 2003.
Grazie 🙂 … minchia, quanto tempo!
🙂 belli loro .. 🙂 idacchiani: il ritorno 😀
Eviva, che bello! Grazie, Valeria!! 🙂
@mcZook: non era la tua [spernak]. Sono andato a vedere… tu eri 1) senza nessuna titubanza. 😀
In gioventù mi schieravo di più (_!_)
Dico solo che un giorno -spero il più lontano possibile- mi troverò nell’occasione di prendere un altro cane: tremo già all’idea di dove andarlo a cercare
Conosci qualche allevamento serio su alpha centauri? 🙂
Maczu’, dipende da da che cane vuoi. Se cerchi un pastore luculliano della patagonia orientale, magari qualche difficoltà su questa terra la incontri: ma se volessi un cane “normale”… secondo me qualche allevatore serio lo trovi 🙂
Ho replicato nel punto sbagliato:
C&P: Mah! … vedo certi cani in giro …
@Denis: non me lo dire…sei andato davvero a ripescare ‘sta roba su IDAC? Allora scoprimi pure che anno era, perché la data nel pezzo non l’ho trovata!
corro a mangiare… dopo ci guardo.
Come anticipo ti posso dire che era prima di maggio 2004 perché non mi chiamavo ancora Sorbole.
Mah! 😉
“dico 3 ma temo 1” penso fosse la mia :-))
Valeria, Valeria…. dai tempi di IDAC non è cambiato nulla e lo sappiamo.. chi alleva con correttezza, etica, professionalità e passione c’è, eccome ! ma incidiamo (e mi ci infilo anch’io magari immodestamente.. ) numericamente pochissimo sul numero totale dei cuccioli.. poi però chi viene a casa nostra, ed è stato a casa d’altri, la differenza la vede, eccome se la vede! in questo momento purtroppo non possiamo che essere soddisfatti di questo, sperando che poco alla volta, chi ha preso cani da allevatori seri divulghi la sua esperienza e le persone siano meno ignoranti; per quanto riguarda l’ENCI, bella la tua proposta.. ma cambia spacciatore 😀