lunedì 7 Ottobre 2024

Le esposizioni canine hanno ancora un significato? (parte seconda: le porcate concettuali)

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

Nel precedente articolo abbiamo parlato di tutto il marcio, delle corruzione, delle mafie e mafiette che si annidano nel mondo delle expo: ma anche se fossero totalmente “pulite” dal punto di vista etico e morale…le mostre canine avrebbero davvero un significato tecnico?
Abbiamo parlato di quello che avevano quando sono nate, ovvero nell’ 800. Le prime si tennero in Inghilterra, ed è chiaro che in pratica, a quei tempi, servivano soprattutto a chiarire quali cani fossero in standard e quali no.
Anzi, a volte servivano addirittura per  “creare” gli standard (che comunque erano sempre e SOLO basati sulla funzione).
Oggi gli standard sono accessibili a tutti: esistono da tempo immemorabile, talora hanno avuto qualche modifica/assestamento, ma ormai sono ben fissati per ogni razza.
Un allevatore decente non ha certo più bisogno del Giudice per capire se il suo cane è un labrador o un bassotto:  ma non gli serve neppure sapere dal Giudice se il suo labrador o il suo bassotto sono perfettamente aderenti allo standard di razza.
Un allevatore di buona qualità (se non è proprio un cagnaro della peggior risma) questo deve capirlo benissimo da solo.
Le uniche funzioni residue delle expo, dunque (intese come funzioni “tecniche”) sarebbero le seguenti:

a) far sapere al privato, al “cuggino”, al neofita completo, insomma al signore che si è comprato un cane, ma lo standard non sa manco cosa sia, se il suo soggetto è, a pieno titolo, un valido esponente della sua razza e se – in base a questo – gli conviene o meno farlo accoppiare;
b) far sapere a tutto il mondo cinofilo se il bassotto perfettamente in standard presentato dall’allevamento X è più o meno bello del bassotto perfettamente in standard presentato dall’allevamento Y, cosicché il resto del mondo cinofilo sappia regolarsi quando deve cercare una monta.

Bene. Ma…siamo proprio sicuri che ce ne freghi qualcosa?
O meglio:

a) tra due cani perfettamente aderenti al proprio Standard (perché, se non fossero, col cavolo che gli allevatori ci avrebbero investito tempo e denaro per presentarli in giro per mezzo mondo), ci importa davvero sapere quale piaccia di più al giudice Pincopallo?
Ovviamente no.
Da allevatrice io ho sempre scelto i cani che piacevano a ME, e lo stesso penso facciano tutti i miei colleghi.
Sicuramente le expo possono servire a farmi conoscere il cane X o il cane Y, che altrimenti non avrei modo di vedere a meno di non girarmi tutti gli allevamenti italiani.
Ma se un’esposizione è una semplice “passerella”…allora a cosa serve il Giudice?
L’impressione è che serva soprattutto a far odiare tutti gli allevatori tra loro, facendoli a volte litigare in modo eclatante e vivacizzando così la giornata per i poveri espositori che devono star lì a grattarsi le ginocchia fino all’ora di uscita, anche se non hanno fatto il BOB.
Non mi pare una gran funzione, eh.

b) (punto MOLTO più importante): ce ne frega davvero qualcosa di sapere che il cane X è bello-bellissimo-piùbelloditutti, se non abbiamo modo di sapere anche:

1. quanta di questa straordinaria bellezza passa ai suoi figli
2. se questa straordinaria bellezza non nasconda, per caso, qualche drammatica malattia genetica e/o un serio problema caratteriale?

La risposta è “SI” (ovvero: sì, ci importa della bellezza fine a se stessa), solo se consideriamo le expo alla stregua di un concorso di Miss Italia: la vincitrice dev’essere strafiga, se poi è deficiente, ignorante come una scarpa o portatrice di geni letali, freganulla. Se un domani, quando si sposerà, partorirà un nano pelato con la gobba,  frega ancora meno.
La fanciulla è strafiga, ergo verrà proiettata nel mondo dello spettacolo, tutti potranno godere di inquadrature in primissimo piano sulle sue tette e/o i suoi glutei, farà guadagnare tanti bei soldini ai suoi sponsor e bon, finita lì.
Ma, scusatemi… un CANE?
A che serve che un cane sia strafigo?
Non finirà in televisione per questo (in TV ci finiscono, semmai, i cani bene addestrati), nessuno si ecciterà se viene fatto un primissimo piano al suo posteriore, nessuno sponsor ci investirà sopra solo per la sua avvenenza (anzi: i cani degli spot pubblicitari devono essere simpatici, non belli: vedi il simil-jack russell della Melinda, che con lo standard si piglia a pugni, ma è adorato da mezzo mondo e fa vendere le mele. Un cane da show, tutto tirato e impettito, sta sulle palle a quasi tutti – specie dopo gli attacchi reiterati degli animalisti – e non farebbe vendere neanche una nocciolina).

Dunque: la bellezza fine a se stessa, in un cane, non porta da nessuna parte, se escludiamo l’orgoglio del proprietario che gode come un riccio mostrando il coppone del BIS ad amici, parenti e – se è un allevatore – clienti.
Vogliamo dire che i campionati fanno vendere più cuccioli?
E diciamolo pure: però non è vero.
Come ho già spiegato nell’articolo precedente, il privato che viene a comprare un cucciolo vuole, sì, vedere un po’ di coppe e trofei, ma non distingue il BIS del Crufts dal Migliore di razza ottenuto alla fiera del paese.
I campionati, i BOB, i BOS (mi rifiuto di citare raggruppamenti e Best in Show, che sono delle assurdità tecniche: sarebbe come fare una finale tra la Miss Italia di cui sopra, il vincitore del concorso di Mister Universo e il più bel gatto dell’ultima esposizione felina. Chi è il più bello? Ma dai!) dovrebbero servire a scegliere i riproduttori capaci di migliorare una razza.
Se la vogliamo vedere in senso economico, servono a vendere monte, non cuccioli.
Ma se nel 2011 compiamo ancora questa scelta in base alla morfologia del singolo soggetto, siamo dei pirla all’ennesima potenza.

Nell’Inghilterra dell’800 non si sapeva neppure che esistessero i geni (Mendel è nato nel 1822 e le sue prime pubblicazioni risalgono al 1865: la prima esposizione canina della storia si tenne nel 1859); figuriamoci quanto si sapeva di malattie ereditarie, ma anche di trasmissione genetica positiva, ovvero della capacità di trasmettere ai propri figli le migliori qualità.
Da allora, però, sono passati 150 anni, e oggi sappiamo qualcosina di più… tant’è vero che in cinofilia, a un certo punto, sono apparse categorie come il “gruppo di allevamento”, che dovrebbe  premiare l’omogeneità dei soggetti prodotti.
In qualche raduno di Club esiste anche una “classe” (ma in realtà è più che altro si tratta di un’esibizione)  riservata ai riproduttori  in cui viene presentato un cane (quasi sempre maschio) con i suoi figli: all’estero la cosa comincia ad essere un po’ più diffusa, ma in Italia è davvero rarissima.
Personalmente l’ho vista a un raduno di barboni, ed era davvero bello vedere il “papà” piazzato al centro del ring, con tutti i figli che gli trottavano intorno: anche se volessimo intendere le expo solo come spettacolo, quello ERA uno spettacolo!
Solo che, a differenza del BIS che non serve a un accidenti, è uno spettacolo utilissimo per chi vuole capire cosa può “dare” un cane in riproduzione, oltre ad essere bello lui.
Ma siccome è utile alla cinotecnia, non si fa. O si fa molto raramente.
Certo, non è facile per un allevatore “recuperare” tot figli del suo cane – quasi sempre venduti in giro per l’Italia o per il mondo – e convogliarli tutti a una stessa expo: quindi non dico che si dovrebbe fare sempre e comunque…ma almeno ai raduni di razza, almeno alle Speciali, sì.
Anche a UNA sola expo all’anno, toh: così chi è interessato ad utilizzare un cane si può fare un’idea della progenie già esistente…fermo restando che, se lui ha prodotto cinque bei cani e trentadue ciofeche, vedrà solo i cinque bei cani perché gli altri staranno a casa.
Ma almeno vede “il meglio di”…e può sempre sperare che qualcosa di buono tocchi pure a lui. Oppure può decidere che quel cane è un cane della madonna, ma i suoi migliori figli sono mediocri: e quindi andare a cercare altrove, facendo sicuramente un favore alla razza.
Il motivo principale per cui la classe “riproduttori” è così poco diffusa, purtroppo, temo stia proprio nel fatto che sono pochi i grandi campioni che possono vantare una progenie alla loro altezza. Ma, perdio, sarebbe anche giusto saperlo SEMPRE, se si è interessati al bene della razza. Se invece ci interessa solo far monte a tutto spiano, mettendoci in tasca i soldi, è un altro discorso: ma allora non definiamoci “cinofili”.

Ancora più grave, ovviamente, è il discorso sanitario: perché se mi nasce una ciofeca brutta come la notte ma sana, pazienza. La vendo a un privato e potranno essere felicissimi entrambi. Io, come allevatrice, lo sarò un po’ meno, ma loro vivranno felici e contenti;  e il privato, con ogni probabilità, si sentirà ripetere ad ogni pie’ sospinto “ma che bel caneeeeeeeeeeeeeee…”, perché quello che è “ciofeca” per me è meravigliosamente bello per qualsiasi neofita. Voglio di’: se io sbagliavo un accoppiamento, non è che mi nascesse un siberian husky che somigliava a un incrocio tra un bassotto e un mocio vileda:  semmai mi poteva nascere un cane a cui mancavano due denti, o che aveva la coda attaccata un po’ troppo altra: tutte cose per cui a me venivano gli istinti suicidi e dovevo rivoluzionare tutte le mie teorie di allevamento…ma il privato che se l’era preso manco se ne accorgeva. E i suoi amici-parenti-conoscenti nemmeno.
SE invece nasce, che so, un cane epilettico o cardiopatico…allora non saranno mai felici nè lui, né il suo proprietario.
E siccome oggi conosciamo gran parte delle malattie ereditarie, nel senso almeno che sappiamo “quali” sono ereditarie… sarebbe un filino fondamentale che i portatori riconosciuti di tali malattie NON potessero avere CAC e CACIB. E possibilmente neanche BIS.
C’è un video, su youtube, che fa venire i capelli drittissimi a qualsiasi cinofilo “vero”: è molto lungo, tanto che è stato diviso in sei parti: è un documentario della BBC (ma è sottotitolato in italiano) che parla dei danni delle esposizioni sulla cinofilia.
Se volete guardarvelo, cliccate qui.
Avvisi ai naviganti: a) ci vuole uno stomaco di ferro per guardarlo (soprattutto per guardarlo senza sentirsi delle merde); b) i toni sono spesso esagerati, esasperati, un po’ da fanatismo animalista, che personalmente non condivido proprio: però i dati di fatto sono dati di fatto. Se un Cavalier king charles spaniel affetto da syringomyelia ha potuto vincere un Crufts, significa che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nella cinofilia. Se poi la sua proprietaria racconta balle sul numero di monte eseguite, e se diversi allevatori se la prendono a morte con la signora che ha sollevato il problema, c’è qualcosa di ancora più sbagliato.

Insomma, a mio avviso sarebbe MOLTO opportuno che nell’anno di grazia 2011 qualcosa cambiasse nel modo di intendere le esposizioni: che possono rimanere ANCHE un momento di incontro, di scambio di opinioni (e pure di litigate, perché a volte qualcosa di buono nasce anche da quelle), di divertimento fine a se stesso (purché lo sia anche per i cani e non solo per i proprietari: altrimenti meglio risparmiare i soldi e una domenica al mese organizzare raduni di razza – e non – sui prati di un posto qualsiasi. Ci si incontra lo stesso, si scambiano opinioni lo stesso e ci si diverte tutti di più, specialmente i cani).
Tutto questo va benissimo , per carità: ma le expo non possono essere diventate SOLO questo. Non se vogliamo dare loro ancora un minimo di significato cinotecnico.

Se io fossi nei panni dell’ENCI, tanto per cominciare, chiederei – per tutte le razze  e in tutte le expo, perché qualche club già si è mosso in questa direzione, ma “qualche” non basta – che CAC e CACIB venissero assegnati esclusivamente a soggetti testati per le malattie genetiche tipiche della loro razza, risultando esenti.
E la cosa non dovrebbe valere solo per i campioni: io chiedere i test a qualsiasi cane che si voglia mettere in riproduzione, e solo a quelli con risultati negativi concederei un timbro sul pedigree con “adibito alla riproduzione”.
Ora come ora ci sono (vedi per esempio i boxer bianchi) i pedigree col timbro “escluso dalla riproduzione”: perché non cominciamo un po’ a fare il contrario?  Nessuno tromba se non è “pulito” geneticamente.
E poi vediamo se la salute delle razze non migliora!
I cani malati non vanno considerati “cani di serie B”, non vanno soppressi, non bisogna vergognarsene e “disconoscerli” come nel caso descritto in questo articolo.
I cani malati vanno amati, curati, seguiti con tutta la CINOFILIA possibile: ma non devono accoppiarsi!
Altrimenti daremo ragione ai “fanatici” del documentario della BBC, a proposito del quale, discutendo con un amico al quale avevo detto “sì, però questi sono inglesi, e ben sappiamo che gli inglesi sono un po’ “particolari” dal punto di vista cinofilo”,  mi sono sentita rispondere: “sì, perché loro hanno cominciato prima di noi (con la cinofilia ufficiale, le esposizioni ecc.): quindi hanno fatto danni seri prima di noi. Ma è solo questione di tempo, se andiamo avanti così  arriveremo anche noi agli stessi livelli”.
Temo che abbia ragione da vendere: quindi, per carità,  fermiamoci finché siamo in tempo.

Infine, sanità a parte: prima di attribuire un qualsiasi campionato di bellezza, io esigerei che il cane fosse già campione riproduttore: anche con i termini attuali, che sono piuttosto “morbidi” (tanto per fare un esempio personale, così non si offendere nessuno: tutti i miei cani hanno ottenuto quel titolo, ma alcuni di essi li ho tolti dalla riproduzione perché non mi davano proprio niente di quello che mi interessava): non voglio dire che un cane deve aspettare di avere sette o otto anni per finire un campionato.
Però almeno un po’ di figli eccellenti deve averli prodotti: altrimenti è un bel cane, ok, ma non può dare niente alla sua razza e quindi non merita un campionato “cinotecnico”.
In più esigerei almeno UNA “classe progenie” all’anno in cui il Giudice possa valutare almeno 6-7 figli di quel cane e decidere se vale di pena di attribuirgli un campionato. In pratica, io suggerirei di far tornare in auge la defunta “esposizione di campionato”: ma concepita in modo diverso. Un tempo bisognava vincere quella per ottenere il titolo di campione: ma chissenefrega. Oggi la farei rinascere dedicandola solo al controllo dei test sulle malattie ereditarie e della progenie: dopodiché possono diventare campioni anche 302 cani… ma solo se hanno dimostrato, in quella occasione, di essere sani (almeno per quel che si può controllare) e di aver prodotto almeno un certo numero di figli che siano degni rappresentanti della propria razza.
E per stavolta mi fermo qui…ma presto arriverà anche una “parte terza”.

 

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  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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23 Commenti

  1. Son proprio d’accordo che facciano solo danni praticamente. Proprio nella selezione delle razze. Vedi Pastore Tedesco, ormai sdoppiato in due razze, una da lavoro e una da esposizione, quest’ultima con angoli dei posteriori da…denucia penale.

    Ora stanno distruggendo la testa del rottweiler.

    Il problema è, secondo me, che la morfologia dovrebbe essere funzionale all’impiego del cane, quindi al suo carattere ed alle sue attitudini, naturalmente per i cani da lavoro (di qualsiasi tipo esso sia).
    Le prove di lavoro dovrebbero avere un peso preponderante nella selezione e nella valutazione di un cane, come riproduttore, e la morfologia (corretta, non esasperata) dovrebbe essere solamente funzionale.

  2. Giuliana tu sei stata più intuitiva di me. Io ho impiegato molto più tempo a capire ma adesso che sono diventata più animala, tali sceneggiate le fiuto…….

  3. Salve, giusto ieri, da privata, ho partecipato all’Expo Internazionale di Padova.
    Seconda partecipazione e senza nulla sapere aveveo ben compreso la “mafia” presente. La si tocca con mano.
    Le Expo sono fatte per gli allevatori che, sempre gli stessi, presentano una serie di cani della stessa razza.
    Ieri addirittura giudici e concorrenti, alla fine della manifestazione, hanno festeggiato insieme.
    Mi sono attardata ed ho potuto vedere addirittura il bagno con acqua minerale riservato ad un giudice…….non mi sembra molto corretto.
    Sono molto d’accordo con quanto scritto, poveri animali, trattati come pelusches!!! Con tanto di trucco e parrucco!!! Essendo proprietaria di due cani da agility Dog, cani da lavoro, sono tornata, ovviamente sconfitta.
    Non importa, adoro i miei cani, sani, intelligenti, affettuosi, allegri che darebbero tutto per la mia famiglia pur di farci felici, soprattutto in agility. Per me vale l’estremo rispetto del cane, molto spesso meglio delle persone, non farei mai partecipare all’agility dog il mio animale se non vedessi che si diverte e che ci tiene moltissimo al nostro divertimento insieme. La mia esperienza ha mosrato giudici che già prima di vedere l’animale lo davano per perdente, non erano di un allevatore!!!!!! Deve esserci un grosso business dietro a questi expo, sia per gli allevatori che per le bancarelle che espongono prodotti di bellezzza migliori e più costosi di quelli per gli “umani” e…per i giudici….ovviamente.
    Non credo che riporterò i miei cani ad un Expo, alemno per un bel pezzo……Pena il non avere il “molto buono” che mi permette di partecipare al campionato italiano……meglio continuare a divertirmi con i miei cani……che non sono bambolotti stupidi ma cani da lavoro…..Per lo meno si dovrebbe fare un distinguo……la bellezza, accoppiata alla stupidità, alla lunga viene a noia…meglio essere un pelino più bruttini ma ….adorabili…in tutti i sensi.

  4. LE ESPOSIZIONI CANINE SERVONO, ECCOME!!!

    1) Cosa cavolo centrano le sfilate di moda delle fotomodelle con il cane nel ring? (forse la superficilità di andare a vedere cose superficiali?)
    2) Nessuno è nato allevatore, quindi ha bisogno di apprendere la materia nel posto più idoneo che esiste: NELLE ESPOSIZIONI CANINE sottomettendosi e ACCETTANDO il giudizio di un esperto giudice (il famoso PINCOPALLINO…)
    3) Esiste già c/o la stragrande maggioranza degli allevatori una autoregolamentazione circa la selezione della razza; ammenochè non si soffra di autolesionismo nell’ insistere su certe scelte sbagliate è costoso e annulla eventuali competenze acquisite sul campo ( per non parlare dei costi da sostenere)
    4) Domanda: in quale esposizione canina LEI ha visto un cane con gravi malattie manifeste vincere qualche esposizione? Sono tanti anni che frequento le mostre canine e mai visto cose del genere…Mi scusi ma il suo articolo e’ colmo di astio che per essere davvero preso sul serio…chissà cosa scriverà nella puntata3…mah

  5. … visto che siamo in modalità chat, proseguo il commento. Tanto leggono solo poco piu’ di 500 persone, quindi il nulla rispetto all’universo.
    ..dicevo se Randomino è sterilizzato per gestire i calori di Dara il problema si riproporrebbe prendendo un altro maschio.. :((
    Certo però è un peccato! E si ritorna al topic iniziale… Quelli che hanno competenza passione ed etica si fermano cosi’. Perché loro certi problemi se li fanno… certo che all’allevatore standard italiano il terzo cane non crea nessun problema…. e neanche il decimo o il ventesimo, tanto stanno nei loro bei recintini e chissenefrega se non svolgono nemmeno la funzione specifica della razza. Chi è bravo si ferma perché è in un sistema che non lo agevola in una società che non lo capisce. E intanto i club stanno a spartirsi le “speciali”.

    • bhe denis, nn sei così giusto.. ci sono razze che NOn sopportano la vicinanza dei loro simili, e quindi nei box ci devono star per forza; poi bisogna vedere ‘come’ ci stanno, questo si..

      • http://www.youtube.com/watch?v=j5tcP6EnxeM
        come il cacio sui macheroni:)

        E’ comunque verissimo che ci sono razze che sono “piu’ difficili”.
        Però molto spesso gli allevatori non fanno neanche il minimo sforzo per trovare un equilibrio, ma si limitano a dire “ah, tanto sono molossi non vanno d’accordo, ah, tanto sono terrier scappano” e li sbattono in un recinto, che oltretutto vivono male per la vicinanza con gli altri a cui abbaiano attraverso le reti e che percepiscono come usurpatori del loro territorio”. E comunque questo lo fanno anche con i pointer e con i segugi… non è che il problema scatenante sia esclusivamente la litigiosità. A volte è anche perché è piu’ pratico cosi’, specialmente quando l’obiettivo che si persegue sono i cuccioli prodotti o i successi espositivi e la vita col cane lo è meno… giuto il tempo di una prova di lavoro se si è fortunati. Poi a riposo nel recinto.
        Poi spero che tu non abbia frainteso il mio messaggio… o lo abbia preso troppo alla lettera. Io non è che sia contro il recinto in modo talebano da inorridire solo al pensiero come il gentilista inorridisce di fronte a un cordino da retriever. Il recinto ce l’ho avuto anch’io da privato… e in alcune occasioni è comodo… quando fai manutenzione al giardino, se ti assenti qualche ora. Dipende appunto come lo vive il cane.
        Nell’allevamento “medio” italiano per me, al di là del dicorso animalista del presulto maltrattamento, dell’isolamento sociale e del padrone part-time, per me c’è proprio un discorso di selezione nell’allevamento… quel pizzico in piu’ che sancisce la superiorità del “modello nordico” (con pochi riproduttori che vivono in famiglia) rispetto al modello italiano.
        Perché nel primo i cani essenzialmente svolgono la funzione per la quale sono selezionati. I riproduttori in primis. Innanzitutto son cani da difesa, da quadia, da compagnia, da fattoria, da caccia… da quello che vuoi. Secondariamente, se si apprezzano le loro doti, si riproducono. Si riproducono in famiglia o in un ambiente simile a quello che li accoglierà, con tante attenzioni, stimoli, socializzazione ecc. Cosi’ come tra l’altro è avvenuto per secoli: questo ha creato le razze e le loro attitudini. Come faceva un pastore a valutare se una femmina era una buona pastora se per tutta la vita se ne stava in box a fare cuccioli ogni sei mesi?
        Il modello italiano invece è proprio questo…. la funzione principale del cane passa in secondo piano perchè l’utilità primaria è la riproduzione. Come un animale da reddito. E l’utilizzatore finale dovrebbe prendersi un cane da compagnia, che gli si dice indicato per l’appartamento…. figlio di una femmina che in appartamento non c’è mai stata e che fa la pipi’ sul cemento nei tre metri quadrati in cui vive. Chi aspira a un cane da guardia deve prendere il flglio di un cane che fa la guardia al suo recinto…
        Mi rendo conto che per certe razze è difficile organizzare un piano di allevamento che tenga conto anche di questi aspetti… e anche che molti allevatori si trovano “costretti” loro malgrado a organizzarsi con tanti cani, perché appunto…. è l’unico modo che ti permette di fare qualche cosa… Proprio perché qui da noi è una realtà lontana, non capita dal grande pubblico, screditata dalla *concorrenza* (già il fatto che si parli di concorrenza, quando in quanto appassionati di una razza si dovrebbe essere *alleati*), non sostenuta dai club…. insomma, tutto si ricollega al discorso già impostato da Barbara in modo molto piu’ conciso…. ormai lo sapete che quando Dio ha distribuito il dono della sintesi, io ero assente. 🙂

  6. Ran è già sterilizzato. Abitando da sola non avrei saputo come fare con i calori di Dara…
    Comunque per il momento il terzo cane non è proprio possibile purtroppo… :((

  7. Prima cagna ‘nobile’ della mia vita. Presa in Germania, dall’allevatore che tra tutti quelli contattati non solo mi ha risposto, ma si è pure preso la briga, nel corso dei mesi passati prima che nasceccero i cuccioli, di spiegarmi un pò il suo lavoro, la storia dell’airedale in Germania, le linee di sangue che utilizza.
    Dara arriva in Italia, cresce, mi gingillo con lei in tante attività, dallo svacco sul divano di casa, al lavoro, alle expò. Scelte tra quelle dove il giudice ha un pò di senso, magari è addirittura esperto della razza.Non ne faccio decine, la cagna va bene. Mi areno un pò sulle due speciali…ma questa è un’altra storia, speriamo di superarle prima o poi ;P

    Quest’anno si decide di programmare l’accoppiamento, il tutto assieme all’allevatore.
    In Germania, se vuoi riprodurre un airedale terrier e poter iscrivere i cuccioli, devi far superare al cane lo ZZP. Zuchtzulassungprufung, ossia il test di ammissione alla riproduzione.
    Ergo devi lastrare il cane ad anche e gomiti, controllare gli occhi per escludere la PRA, avere ottenuto almeno 2 MB in expò, e poi passare un esame morfologico approfondito e una verifica sul carattere.

    Stranamente in Germania nessuno insorge di fronte a questa norma, si prende atto della cosa e ci si adegua. Anzi, ci si cala molto tronfi nella parte dell’allevatore che non solo ha cani strafighi, ma che addirittura stanno bene dal punto di vista della salute, e sono sufficientemente equilibrati da non mangiarsi gli estranei, svenire per un rumore, abbaiare alle ombre.
    Perchè qui da noi una cosa così lineare e sensata deve sembrare utopia?
    Lo zzp lo passano anche cani da linee di lavoro (almeno da mb in effetti, ma direi che è un requisito comunque sensato), un cane che passa questo test non sarà necessariamente il cane strafigo e ricordato da tutti anche 50 anni dopo la sua dipartita…ma sarà comunque un cane sufficiente tipico, oggettivamente sano, ragionevolmente equilibrato.
    Decido che Dara dovrà passare per di lì. Viene cointestta con l’allevatore e si fa una vacanzina a Lubecca per finire i test che mancano e partecipare allo ZZP.
    Va tutto bene.
    Al prossimo calore la accoppiamo con il maschio scelto dall’allevatore.
    Che valore avranno i suoi cuccioli (se ci saranno…sgrat sgrat)per il cinofilo medio italiano?

    • @Barbara: la risposta è scontata: saranno “cuccioli”, punto. E se oserai chiedere una cifra che neppure lontanamente si avvicina a un parziale “rimborso” delle spese che hai sostenuto, qualcuno ti dirà “speculatrice! Il negozio dietro l’angolo gli airedale li vende a 300 euro! E’ proprio vero che gli allevatori son tutti ladri!” 🙂

      • Motivo per cui, ahimè, purtroppo e per fortuna, ho quasi deciso che
        i cuccioli nasceranno in Germania. Non tanto per questioni ‘di mercato’, ma piuttosto per far si che trovino buone famiglie consapevoli di quello che scelgono. L’allevatore vorrebbe che un cucciolo maschio venisse in Italia, magari più di uno. Sono qui che spero di stupirmi favorevolmente, quando ci sarà da mettersi alla ricerca di possibili proprietari…
        Ovvio che il maschietto lo vorrei tenere io, ma al momento la vedo molto molto complicata… :((

          • In effetti….Anche se il nome da pedigree perfetto ce l’avrei già in mente: Double Trouble von der schwarzen Kuhle. 😉
            (però è solo un pio desiderio…non posso permettermi il terzo cane adesso come adesso…)

      • Infatti sarà proprio per questo motivo che il Video you tube da LEI postato lancia il proprio stupido attacco al mondo della cinofilia….proprio perchè si puo’ trovare dietro l’angolo il cucciola a 300 euro, magari figlio di soggetti con gravi tare ereditarie tanto LEI SAREBBE IN GRADO DI VERIFICARLO?…mentre l’allevatore che ci rimette di suo per contribuire a migliorare la razza è un volgare ladro…MA COME CAVOLO SI PERMETTE LEI, MA CHI E’ LEI, MA MI FACCIA IL PIACERE..

  8. Condivido quasi tutta l’analisi sul significato tecnico attuale delle expo (che integrerei con qualche divagazione che tralascio per motivi di tempo e di spazio). Non sono altrettanto d’accordo sull’impostazione delle soluzioni proposte, dove si vede come intervento risolutore l’eliminazione da i titoli piu’ importanti e soprattutto dalla riproduzione dei portatori di malattie genetiche. Ciò è sacrosanto con i soggetti malati (per esempio i famosi Cavalier syringomyelici)…. ma i portatori no!
    Il grande vantaggio dei test genetici è proprio quello di poter individuare i portori per POTERLI UTILIZZARE UGUALMENTE senza fare danno ACCOPPIANDOLI SOLO CON SOGGETTI “TESTATI” (ovviamente sanissimi e non portatori), senza perdere necessariamente tutte le qualità che i portatori possono portare.
    Si pensi anche al fatto che ci sono ormai purtroppo razze talmente compromesse da alcune patologie (displasia, cardiopatie, predisposizioni a sordità, cecità, calcoli ecc) che l’eliminazione dalla riproduzione di tutti i portatori quanto meno decimerebbe i riproduttori.
    Si pensi anche che la limitazione a pochi riproduttori è stata la causa principale del diffondersi di queste patologie infestanti. Se si è arrivati a certe situazioni è perché si sono permesse situazioni estreme, che mai si verificherebbero in natura. Tipo che un solo cane maschio (per carità titolatissimo, bellissimo, tutto quello che vuoi), arrivi a fare una media di dieci monte all’anno per una carriera riproduttiva di quasi dieci anni, generando centinaia di cuccioli…. e prima o poi capita quello che impesta la razza… i famosi danni a cui sono arrivati gli inglesi, partono da queste cose.
    La selezione dovrebbe in un certo senso riproporre nell’allevamento ciò che normalmente succede in natura. Magari con un po’ piu’ di etica che la natura non ha. Cioè la dove in natura si muore, in cattività “non ci ci riproduce”. E con la variante che laddove la natura seleziona il piu’ “forte”, l’allevamento seleziona il piu’ tipico (ovvero il piu’ “utile”, il piu’ funzionale, per compiti piu’ specializzati). Ma nemmeno il piu’ forte dei lupi arriverebbe in natura a generare duecento figli.
    Proporre l’esclusione dei portatori dalla riproduzione significa che può andare a finire che per porre fine drasticamente al problema della cardiopatia congenita riscontrata, involontariamente riduci la razza all’omozigosi per l’insufficienza renale precoce… curi un male con la stessa medicina che lo ha generato e che con ogni probabilità ne genererà altri.

    Lo spauracchio dell’esclusione dei titoli dei soggetti portatori è oggi ciò che induce molti allevatori a non testare i riproduttori. O testarli di nascosto rendendo noti solo i risultati positivi. Meglio un “non si sa” che un “portatore conclamato” che getterebbe discredito sull’allevamento, anziché compartecipazione (coraggio, capita a tutti). Se poi il cinofilo “fruitore” medio, inizia a leggere di queste cose e a chiedere e pretendere “ma… i test genetici?”, la reazione di molti può essere l’abbandono….. perché diventa insostenibile….i portatori non li puoi piu’ utilizzare perché il cliente non ti compra piu’ i cuccioli (interpretando portatore = dà figli malati), se li vendi (ammesso che tu non ti ci sia affezionato come farei io), sei il solito cagnaro che abbandona i suoi amici quando non servono piu’…. tutto questo per cosa?
    Risultato abbandono in massa dell’allevamento del cane di razza in questo momento già difficile, per la crisi, per i costi, per la cattiva fama… una propaganda animalista populista che scredita l’immagine del cane di razza in generale, agevolata dalla facilità estrema di trovare casi di maltrattamento, sfruttamento e porcate praticate dagli allevatori…. quindi ulteriore restringimento della base su cui si lavora, che significa… estinzione… punto di non ritorno… catastrofe.

    La possibilità di testare geneticamente le malattie (e in futuro magari anche le caratteristiche morfologiche funzionali… perché no) sarebbe una vera benedizione ai fini del miglioramento genetico di tutte le razze se si riuscisse a convincere allevatori e cinofili che i test non servono per stilare classifiche dei responsabili (spesso l’allevatore che ha un cane portatore è del tutto innocente e in buona fede… mica lo fa apposta e neanche per trascuratezza) ma appunto per permettere di individuare con certezza il genotipo dei riproduttori e POTERLI UTILIZZARE in riproduzione senza rischio. E senza doverli “provare” come si faceva in passato, dovendosi poi accollare il problema di sistemare i cani affetti.
    Un cane portatore di una malattia SE ACCOPPIATO CON UN SOGGETTO PROVATAMENTE NON PORTATORE, non mette al mondo nessun cane malato. Mette al mondo un cinquanta percento di portatori e un cinquanta percento di sani.
    Bisognerebbe convincere gli allevatori a testare i loro soggetti, rassicurandoli che avere un cane portatore non è un demerito una vergogna, ma una cosa di cui andare comunque orgogliosi perché l’averlo testato testimonia il proprio impegno a tenere sotto controllo la salute dei cani che si mettono al mondo. Anche da cani portatori possono nascere cani completamente esenti (che significa che, testando i cani, abbiamo risolto il problema. E praticamente TUTTI i cani, sono portatori di qualche magagna. Ovviamente quando la frequenza diventa preoccupante è oltremodo opportuno testare. Altrimenti ci si affida al fatto che… generalmente se non si opera in consanguineità stretta non si incontra il partner portatore della stessa magagna. Magari ne porterà un’altra.

    Il secondo grosso limite di questo sistema, dopo quello dell’ignoranza e del significato distorto attribuito ai portatori, è quello dei costi ancora ingiustificatamente alti.
    I test genetici, è vero, sono una genialata…. un incredibile salto di qualità rispetto ai metodi di allevamento empirici basati su prove che erano d’obbligo fino a qualche decennio fa. Una genialata paragonabile ai progressi della scienza informatica…alla telefonia… basti pensare al valore economico che avremmo dato quarant’anni fa al fatto di poter comunicare come stiamo facendo adesso. La possibilità di accedere a tante informazioni seduti a casa schiacciando i tasti di una tastiera… chissà quanto costa… Eppure oggi costa poco. Ce lo possiamo permettere tutti. Speriamo che un domani sia cosi’ anche per i servizi dei laboratori di genetica… perché adesso ancora non lo è. Malgrado le spese vive per leggere il dna di un cane cosi’ come leggiamo wikipedia, non siano molto superiori a quelle di un normale esame di laboratorio che ci permette di vedere se il cane ha i vermi… la discriminante sono i diritti d’autore e d’inventore di chi ha individuato i geni ricercati e l’offerta ancora limitata che ha come conseguenza prezzi da monopolio.

    • @Denis: no, spetta un momento: se hai capito che metterei in riproduzione solo i cani non portatori, hai capito male. Io escluderei i malati, non i portatori.
      Invece è vero che solo agli esenti darei il campionato: insomma, vorrà avere qualche significato tecnico in più, ‘sto campionato?
      I portatori si possono usare, certo: ma i non portatori hanno una marcia in più, perché non devi neanche andare a ravanare per capire con chi puoi usarli. Li usi con chiunque. Questo, per me, è un “campione” in senso cinotecnico. Il portatore può tromba’ finché gli pare, ma senza il titolo di campione.
      La ciofeca morfologicamente tutta sbagliata, così come il cane malato… be’, loro se non trombano è meglio 🙂

      • Salvo qualche caso particolare, per escludere i malati non servirebbero nemmeno i test genetici… le patologie piu’ gravi sono evidenti, altrimenti che patologie sarebbero. Ci sono razze con movimento compromesso e visibile che… non sarebbe nemmeno necessario il test della displasia per capire (che tra l’altro è un test morfologico a cui si dà significato genetico… non sempre corretto)… ma non divaghiamo.
        Io comunque, in questo clima di totale disinformazione dove il portatore di una qualsiasi malattia genetica viene visto come (ah…ecco chi è che impesta la razza), eviterei qualsiasi penalizzazione anche a livello di campionato…
        Anzi…. dal momento che si dovrebbero utilizzare i portatori MA, ovviamente, se c’è qualche cos’altro di buono che possono trasmettere, è particolarmente importante sapere quanto sian pregiati morfologicamente e caratterialmente. Al contrario, i non portatori possono essere preziosissimi anche indipendentemente dal loro livello fenotipico: non sei niente di eccezionale, però mi sei molto utile per uscire da una situazione di pericolo.
        A dire il vero comunque io sono ormai per non caricare il piu’ il campionato di questi valori…. lascerei che vada come vada. E che chi partecipa si diverta (se si diverte), prendendolo come uno strano sport/gioco umano. Come chi gioca a carte… devi essere bravo, studiare le tue strategie, un po’ va a fortuna, qualche volta c’è chi bara, una volta vinci una volte perdi… il valore è quello.
        Per la zootecnia bisognerebbe studiare qualcosa di diverso, alternativo (o parallelo) specifico, senza andare a rompere le palle a chi vuole fare le sfilate di moda ed essere protagonista dello spettacolo.
        Ai fini dell’allevamento bisognerebbe predisporre un sistema di controllo che preveda altre cose, e soprattutto che coinvolga molti piu’ cani. Sarebbe importante che tutti i cani avessero una valutazione. Quelli che si riproducono tassativamente. Ma anche gli altri, per capire il livello medio di ciò che produci e in che direzione bisogna lavorare.
        Nell’anagrafica dei grandi allevatori oggi invece trovi numerose femmine riprodotte senza UNO straccio di giudizio… e paradossalmente quelle piu’ titolate che possono arrivare a non riprodursi perché… sai nel momento piu’ propizio, dovevano fare il campionato internazionale… cagne in carriere che non hanno tempo per una cucciolata, perché devono fare la centoquattresima speciale (ovviamente indispensabile per sapere il livello del cane…. metti che i centotre prima si sono sbagliati)

        Comunque nei panni dell’enci, io se volessi fare qualche cosa di positivo per la cinofilia cercherei di fare in modo di rendere accessibili (anche economicamente) a tutti i suoi soci i test genetici piu’ importanti, sfruttando il grande potere contrattuale che gli è conferito dall’operare in regime di monopolio….. poi si lavoro da fare ce ne sarebbe tanto, ma non credo piu’ di recuperare il significato zootecnico delle expo attuali. Ci ho sperato qualche anno fa… ma adesso mi arrendo.

  9. okkei valeria: ammazziamoci tutti e voilà .. 😀 mi fai sempre scompisciare con le tue uscite utopiche, che sappiamo che sono improbabili (ma non impossibili) e che ci aiutano a riflettere, a sentirci un po’ merdine…. grazie di esistere !

  10. ..tanta carne al fuoco! meglio così, oggi come oggi sono tutti politically correct, non ce ne sono molti che parlino (e scrivano) fuori dai denti. Posso aggiungere dei piccoli dettagli?
    – campionati di bellezza: se il mio cane piace al giudice Pincopallo non ha molta importanza, però se piace a più giudici e deve prendere almeno due CAC in mostra speciale o raduno, allora sì, il dato è importante. Semmai io trovo assurdo che per alcune razze da lavoro (o presunte tali) non sia richiesta la prova di lavoro per chiudere il campionato. Se ad es. ho un bassotto standard a pelo ruvido, o il pelo che vi pare, devo avere la qualifica in prova di lavoro, se invece ho un golden retriever…no! del golden si giudica solo il movimento nel ring, se ha spinta col posteriore, se l’angolazione della spalla gli consente di trottare bene…ma se quel cane piange inlinea durante una prova di lavoro, se non marca a distanza, se non riporta, non gliene frega niente a nessuno. Si muove bene e tanto basta. E’ un cane “teorico” che potrebbe economizzare le energie trottando bene con un fagiano in bocca, con il collo ben inserito rispetto alle spalle, con la schiena parallela al terreno, piedi ben raccolti “a gatto”, buona spinta del posteriore e coda parallela al terreno in movimento, a far da timone e bilanciere…ma se lo invii e prendere un fagiano non ci pensa proprio e se ne va allegramente per il terreno a spiscettare beato. Che senso ha giudicare un cane per il lavoro che potrebbe fare? lo deve saper fare! e tutto questo avrebbe senso se la prova di lavoro fosse svolta in Italia, con la qualifica di MB, e non in qualche Paese dove notoriamente sono di manica larga.
    (to be continued…se consentito)

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