venerdì 17 Gennaio 2025

Al canile, con metodo

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In che cosa consiste il volontariato in canile?
Beh, in realtà ci sono un sacco di cose da fare.
Dalla manutenzione degli impianti elettrici alla costruzione o riparazione di cucce e recinti. Dalla sistemazione della ghiaia ai lavori di muratura. Ma immagino che ai lettori di “Ti presento il cane”  interessi maggiormente il lavoro a contatto con i cani.
Questo lavoro si può suddividere in tre categorie:

1) operazioni irrinunciabili: la somministrazione del cibo e dell’acqua e la pulizia dei recinti;
2) operazioni di routine: liberare i cani, farli muovere, spazzolarli e controllare se hanno parassiti;
3) operazioni saltuarie: bagni, trattamenti antiparassitari, tosatura.

Si tratta di una divisione in ordine di priorità.
Le operazioni di cui al punto uno devono essere svolte quotidianamente, sempre e comunque con qualsiasi condizione atmosferica e indipendentemente dal numero di persone presenti al canile. Nei casi d’emergenza si fa solo quello.
In una situazione normale i cani non vengono solamente nutriti e puliti, ma si dedica a loro un po’ di tempo in più.
Tutti i cani escono dai recinti.
I più “buoni” e gestibili possono stare liberi, altrimenti si ricorre al guinzaglio o li si libera a turno, in gruppi di cani compatibili, in ampie zone recintate.
Ogni operatore ha il suo metodo.
C’è chi preferisce lavorare in un modo, chi in un altro. Molti preferiscono lavorare in coppia. Uno pulisce e l’altro porta fuori i cani (se manca il recinto) o li spazzola, alternandosi in questi lavori.
Non voglio quindi dare consigli troppo rigidi sull’attività in generale, ma mi limiterò a suggerire qualche astuzia che generalmente permette di fare più cose in meno tempo, senza faticare più del necessario.
Ad alcuni sembrerà una cosa banale o scontata, eppure è importantissimo: se si vuole lavorare bene serve soprattutto un po’ di organizzazione.

Una cosa che aiuta molto è avere un ambiente ordinato.
Non sto certo parlando del materiale e dell’attrezzatura. Si sa benissimo che quasi tutti i canili sono “poveri” e sopravvivono grazie a donazioni, costruzioni in autonomia e materiale di recupero. Sto parlando soprattutto dell’ergonomia del lavoro.
La prima cosa geniale che si può pensare (ma sono pochi quelli che la pensano) è quella di tenere le cose il più vicino possibile al luogo dove vengono utilizzate.
Le ciotole vicino al lavandino. Non importa se questo è solo un tubo che fuoriesce dal terreno. E’ una questione di principio.
Le scope in un’area vicino ai recinti. Possibilmente appese.
Le spazzole vicino al tavolo che si usa per la toelettatura, e via dicendo.
Gli attrezzi che si utilizzano saltuariamente dovrebbero invece sempre essere riposti e raggruppati secondo un ordine logico, per generi.
Per esempio si tengano insieme i medicinali, le garzine, i disinfettanti, da un’altra parte spugne e detersivi, da un’altra ancora gli antiparassitari.
I sacchi di segatura, gli stracci puliti, i secchi e le carriole sono oggetti molto voluminosi. Tuttavia non sarebbe male se potessero essere alloggiati alla minor distanza possibile dal loro luogo d’utilizzo.

Una volta scelto, per una data cosa, il posto più comodo e logico per lavorare, bisognerebbe cercare di non spostarla e riporla sempre ogni qualvolta che si usa, in modo che, quando si va di fretta, si possa trovare ciò che serve in un attimo, solo allungando una mano senza bisogno di cercare per ore.
Guadagnare un minuto oggi non riponendo qualcosa, può significare perdere mezz’ora domani per cercarla.
O far perdere mezz’ora a qualcun altro.

Vediamo ora più dettagliatamente in che cosa consiste il lavoro.
Generalmente io preferisco occuparmi di tre recinti per volta. Questo è possibile liberando i cani insieme, quando vi sono gruppi di cani che vanno d’accordo tra loro o avendo la possibilità di utilizzare aree di sgambamento separate.
I cani, in questo modo, godono di un tempo di libertà triplo rispetto a quello di cui godrebbero se si pulisse un recinto per volta.
Scopa, paletta, secchio e gli attrezzi utilizzati li porteremo con noi man mano che ci spostiamo da un recinto all’altro secondo un percorso logico stabilito all’inizio.
I cani, a mio avviso, preferiscono senz’altro che si segua sempre lo stesso ordine.
Capiscono quando tocca a loro, aspettano tranquilli il loro turno e non si agitano.
Una cosa a mio avviso non completamente corretta, ma che fanno spesso in molti, è quella di passare a random tra un recinto e l’altro posti lontani tra loro.
Spesso questa scelta è motivata dalla convinzione che non sia giusto che alcuni cani (“poverini”) escano sempre per ultimi.
In realtà, agendo in questo modo, si fa sì che ogni cane abbia sempre la speranza di essere il prossimo.
A ogni cambio del turno avremo cori di proteste, agitazione e possibilità di fomentare odio verso i vicini di recinto.
Un giusto compromesso che io adotto spesso è quello di seguire comunque un ordine: pur iniziando da recinti diversi ogni volta, faccio in modo che ogni cane apprenda che il suo turno arriva dopo che sono usciti quelli del recinto di fianco a lui.
Mi rendo conto che non è sempre così facile, soprattutto se si devono far uscire più recinti insieme.
Può succedere che ci sia incompatibilità tra i cani di recinti adiacenti (frequentissimo) e che si possano liberare solo recinti distanti uno dall’altro.
Si prendano queste idee come spunto di riflessione: poi la gestione sarà personalizzata in base alle diverse situazioni che ognuno incontrerà.
A volte è necessario adottare piccole strategie e l’esperienza insegnerà che alcuni accorgimenti che possono sembrare banalità, permettono invece di risparmiare tempo e regalano qualche prezioso minuto di libertà in più ai cani.

In canile, la mossa vincente è riuscire a fare più cose contemporaneamente in un ambiente ostile fatto di porte comunicanti, cani che escono e non entrano più (oppure che non escono affatto) solo in particolari situazioni. Doversi destreggiare tra simpatie e antipatie dei quadrupedi. Dover gestire le loro fobie e le loro manie.
Una piccola ingenuità come quella di far uscire il cane sbagliato al momento sbagliato, non avere un guinzaglio a portata di mano, non essere abbastanza veloci a chiudere un cancello o far precedere un operazione a un’altra può far perdere un sacco di tempo.

Prima di iniziare il lavoro di routine è sempre una buona idea perdere qualche minuto per la preparazione di tutto il materiale necessario, radunando tutto ciò che serve e sistemando le cose nei luoghi strategici.
Qualche volta (a seconda di ciò che si programma di fare) può essere necessario mettere mano ad attrezzi che si usano solo di rado e che per questo sono sistemati in posti più difficili da raggiungere. Oppure non si sa dove sono.
Quindi, innanzitutto, organizzazione, organizzazione e ancora organizzazione!
Secchio, detergente, spazzolone e paletta-raccogli-cacche ci seguiranno man mano che ci spostiamo da un recinto all’altro.
In un angolo dell’area recintata deve essere a portata di mano un badile.
La spugna vicino al lavabo dove si lavano le ciotole.
I guinzagli, se servono, saranno appesi a fianco del cancello del recinto di turno.

Un’altra cosa molto utile da tenere a portata di mano è una penna e un’ agenda.
Ovviamente i più organizzati possono usare anche pratiche lavagnette. Sarebbe molto bello poterne avere una per ogni recinto, in modo che le annotazioni che riguardano i cani ospitati nello stesso possano essere ben evidenti per i volontari che arrivano dopo di noi.
Per i canili a basso budget si può infilare un foglio di carta in una carpetta trasparente da archivio, scrivendovi sopra con un pennarello cancellabile per lavagne bianche.


In ogni caso è bene annotare ogni “stranezza” che dovesse essere rilevata, e fare una lista delle “cose che sarebbe opportuno fare”, ma che è meglio non fare subito.
Alla fine della giornata, potremmo avere, per esempio, un elenco di questo tipo:

– Lajka: ha iniziato la muta. Deve essere spazzolata.
– Kikko: ha mangiato poco.
– Pluto: aveva tre zecche. Fare trattamento con antiparassitario.
– Lilli: deve tagliare le unghie
– Rex potrebbe andare d’accordo con Willy che è rimasto solo.

Solo allora si decideranno le priorità in base al tempo rimasto o se ne discuterà con gli altri volontari.

Sempre prima di iniziare la giornata, può essere inoltre utile ripercorrere mentalmente tutto il percorso di lavoro che si decide di fare.
Se si liberano più cani insieme, se si alternano operazioni tra un recinto e l’altro è bene prevedere che tutto fili liscio per evitare ogni inghippo.
Procedendo con gruppi di tre recinti alla volta, la prima cosa che faccio (almeno d’estate) è quella di lavare subito la superficie del recinto.
Verso un po’ di detergente nei punti più sporchi e con la canna dell’acqua faccio in modo che la schiuma ricopra l’intera superficie.
Uno, due, tre. Subito tre recinti.
In questo modo c’è tempo per far sì che l’acqua e il detergente agiscano sullo sporco secco e incrostato e che tutto si possa poi rimuovere più facilmente.
In seguito svuoto le ciotole dell’acqua e le raggruppo nel lavabo.
Solo allora passo ad occuparmi dei cani, che a quel punto avranno avuto tempo di sfogarsi e di liberarsi al di fuori del recinto (potendo lo farebbero sempre) e saranno molto più gestibili.
Ai più coccoloni faccio qualche carezza.
Oppure dedico un po’ di tempo al gioco.
Nel frattempo, però, è sempre meglio approfittare per controllare che tutto sia ok: niente zecche o altri parassiti, pelo in ordine, niente acciacchi.
Come già detto, se si nota che è necessario fare cose particolari, è bene prendere un appunto.
Ovviamente se ci sono delle urgenze si provvede subito.
Se invece si tratta di tagliare le unghie, di spazzolare, di controllare qualche problema fisico… si prende nota e si decide tutto alla fine.
Altrimenti si finisce per perdere tempo all’inizio della giornata, senza sapere quanto tempo si potrà dedicare ai recinti successivi.
Tutto invece deve procedere secondo routine.
Le operazioni di toelettatura (per lo più spazzolate) preferisco non farle contemporaneamente alla pulizia dei recinti.

I cani hanno poche occasioni per uscire: che almeno possano godere di un po’ di libertà.
Oltretutto la smania di poter correre, nel solo momento in cui ne hanno la possibilità, rende più difficoltose queste operazioni.
Quindi, man mano che si puliscono i recinti, si prende nota dei cani più bisognosi e si decide alla fine.
Tra una coccola e un’altra si approfitta per raccogliere ciò che i cani depositano nel cortile o nell’area recintata dove sono stati liberati.
In seguito si rimettono le ciotole dell’acqua pulita. Uno, due e tre.
E poi si procede alla pulizia dei recinti con la canna dell’acqua.
In genere basta risciacquare e passare con la scopa e tutto viene pulito. In alcuni casi è necessario spostare le cucce per pulire bene in tutti i punti. Ma questo non lo si fa tutte le volte.
D’inverno occorre controllare se è necessario cambiare le coperte o gli stracci che proteggono dal freddo. Metterne troppi è comunque controproducente, si sporcherebbero per niente.
Dopo aver lavato il pavimento, lo passo con il “tergicristallone”… eh eh… non so nemmeno come si chiama. Però è importante che la superficie sia bella asciutta.
Purtroppo la pendenza dei recinti non sempre aiuta. E’ bene stare attenti che non si formino pozze d’acqua.
A questo punto, dopo che l’operazione è stata ripetuta per tutti tre i recinti, il più delle volte, sono passati trenta minuti (dieci minuti per recinto).
Nella migliore delle ipotesi (quando in canile si è in tanti), quarantacinque minuti, cioè un quarto d’ora per recinto.
A questo punto i cani entrano e si passa al turno successivo.
Generalmente preferisco far mangiare i cani dopo aver pulito i recinti e dopo averli fatti uscire tutti.

Una cosa alla volta, in questo caso.
Altro giro, altro regalo.
La fretta di mangiare potrebbe infatti far si che molti cani vogliano rientrare prima del previsto.
Generalmente sono proprio quelli che hanno più bisogno di movimento. D’inverno, inoltre, il cibo si raffredda molto velocemente. Se alternassimo le operazioni di pulizia alla distribuzione delle pappe, gli ultimi arrivati si ritroverebbero una zuppa congelata (ovviamente parlo della realtà del canile in cui opero, dove non si utilizza mangime secco).
In ogni caso, la somministrazione del cibo è un occasione in più per uscire, anche solo per una corsa di pochi secondi. E’ un evento in più che rompe la monotonia dalla vita di recinto. Anzi, due eventi in più.
Dopo che i cani hanno mangiato, infatti, si ritirano le ciotole, sempre seguendo un ordine preciso perché i cani hanno bisogno di regole.
Quasi tutti i cani, dopo il pasto, evacuano e tutti preferiscono farlo fuori dal recinto.
Si pulirà così una seconda volta, ma in tempo reale, col badile.
I volontari del turno successivo troveranno recinti molto più puliti e avranno un lavoro più facile.

Il cibo avanzato non viene lasciato a stagnare nei recinti (dove attirerebbe i topi), ma raggruppato in un ciotolone al di fuori.
Per qualche cane che non finisce la razione, spesso ce ne sono altri che non disdegnano un “bis” e approfittano della terza uscita per fare piazza pulita di ciò che hanno avanzato i compagni.
Alla fine avanza ben poco.
L’ultima operazione di routine che ci rimane da fare sarà quindi quella di lavare le ciotole e riporle impilate nell’apposito scolapiatti o, in ogni caso, nel posto che abbiamo loro assegnato.
Quando ritiro le ciotole solitamente le immergo subito nell’acqua (senza detersivo, il cui odore non piace ai cani) e passo a ritirare quelle del recinto successivo. Poi, man mano che immergo le successive, estraggo le precedenti, che vengono pulitissime con un solo colpo di spugna.

Le operazioni suddivise nel modo che ho esposto possono essere svolte da diverse persone, senza lasciare cose a metà.
Per esempio è possibile che una persona si occupi della pulizia dei recinti al mattino e un’altra persona distribuisca le pappe al pomeriggio.

La toelettatura
Come anticipato, le operazioni di toelettatura preferisco farle a parte. Generalmente si approfitta dei momenti di maggior presenza di personale.
Si selezionano i cani che hanno maggior bisogno di una ripassata e si procede.
Il bagno lo si fa mediamente una volta all’anno e non a tutti i cani. Ovviamente, in questo caso, il cane viene prelevato dal recinto e portato in un posto idoneo, dove si può lavorare più comodamente, con la giusta attrezzatura a disposizione.
La spazzolatura può invece avvenire all’interno del recinto stesso, magari mettendo il cane sulla cuccia o portandosi un tavolino…sempre che gli altri cani ci permettano di lavorare.
Con cani particolarmente esuberanti può essere preferibile appartarsi in un posto diverso, dove, per lo meno, si debba tener testa a un cane solo.

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