giovedì 28 Novembre 2024

La sindrome da privazione sensoriale

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STORIA DI ETTORE
Alcuni anni fa i responsabili del rifugio “Diamoci La Zampa” chiesero il mio aiuto per un loro cane con problemi comportamentali.
Quando vidi per la prima volta Ettore rimasi molto colpita: il cane continuava a girare in circolo, tanto da fare dei solchi nel terreno, e quando ho aperto la porta per entrare è fuggito in fondo alla stanza, spaventato.
Sembrava chiuso in sé stesso, disinteressato e spaventato da ogni cosa.
Solo la sua “compagna di stanza” Milly, la meticcia di pastore tedesco con cui viveva, sembrava aver instaurato un bel rapporto con il cane: Ettore la seguiva per tutta la gabbia ed era evidente il suo attaccamento verso la piccola.
Per il resto era un cane completamente chiuso al mondo esterno.
Le prime volte cercavo di porgergli un pezzettino di carne perché lo prendesse dalle mie mani, ma Ettore non si avvicinava.
Ho provato a portare dei giocattoli, ma lui neanche li annusava.
La storia di Ettore è piuttosto controversa: da cucciolo era stato adottato da un uomo anziano, che lo ha tenuto per i suoi primi 10 mesi di vita quasi sempre chiuso in un grande capannone, isolato da tutto e tutti.
All’età di dieci mesi l’uomo decise di portarlo ai volontari di Diamoci La Zampa.
Ettore  entrò così  nella gabbia in cui, quando lo vidi, risiedeva ormai da sette anni.
Ettore, anche se non era aggressivo, non usciva mai dalla sua gabbia, era molto inibito, non era affatto curioso e non si lasciava avvicinare.
Tutti i suoi problemi risalgono al modo in cui è stato allevato nei primi mesi di vita, che sono fondamentali per lo sviluppo del comportamento corretto del cane.

PRIME FASI DI VITA DEL CANE: SVILUPPO COMPORTAMENTALE
I primissimi mesi di vita del cane sono i più importanti e delicati per lo sviluppo corretto del suo comportamento.
Ciò che avviene nei primi 3 mesi di vita è decisivo e le conseguenze di errori in questo periodo possono essere irreversibili.
Il repertorio comportamentale si sviluppa secondo tappe ben precise, in relazione con la progressione dello sviluppo neuro – sensorio (4).
Gli esperimenti svolti negli anni ’40 e ’50 da Scott e collaboratori, hanno dimostrato che i cani presentano distinte fasi di sviluppo comportamentale.
Queste fasi sono molto delicate perché “se l’animale non è esposto a stimoli appropriati durante questi periodi, potrà non sviluppare l’appropriato, o desiderato, repertorio comportamentale” (2).
Ogni fase corrisponde ad uno stadio di maturazione fisica e psichica differente. Durante ogni stadio i cuccioli di cane sviluppano il loro comportamento e rispondono in modo differente agli stimoli.
“Se non si consente ai cuccioli di confrontarsi con gli stimoli appropriati nei periodi in cui sono recettivi, i cani possono sviluppare problemi riferibili proprio ai suddetti periodi” (2).
Una piccola quantità di esperienza, o la totale mancanza di esperienza, hanno un grande effetto sul comportamento successivo.
Per questo motivo è importante conoscere le esigenze del cucciolo per prevenire future patologie.
Vediamo quali sono queste fasi.

1) Periodo neonatale: prima e seconda settimana di vita.
I cuccioli, appena nati, sono immaturi dal punto di vista sensoriale e dipendono quindi completamente dalla madre. In queste prime due settimane si assiste ad un rapido sviluppo del sistema nervoso e dei sensi, che verrà completato nella fase successiva.
E’ stato dimostrato che il leggero stress causato dalla manipolazione moderata dei cuccioli ha un effetto benefico sullo sviluppo dei cani (2). Questo non significa che bisogna disturbare i piccoli e prenderli continuamente in braccio, ma che è bene avere ogni tanto dei contatti con loro e non lasciare completamente isolati madre e cuccioli come alcuni allevatori credevano opportuno.

2) Periodo di transizione: terza settimana di vita.
Durante questa fase si assiste ad un rapido sviluppo fisico e nervoso, con l’acquisizione degli ultimi elementi sensoriali: inizia con l’apertura degli occhi e termina con la comparsa dell’udito (3). Proprio in seguito a tale sviluppo neuro-fisico, i cuccioli iniziano a percepire moltissimi stimoli e a reagire ad essi.
L’evento più importante di questa fase è l’inizio del gioco: i cuccioli iniziano a giocare tra loro, apprendendo quei comportamenti che da adulti permetteranno loro di comunicare con i propri simili e con gli esseri umani. Il gioco permette ai piccoli di imparare a riconoscere i propri simili, i ruoli sociali di dominanza e sottomissione e di formare il comportamento dell’adulto: giocando imparano. E’ quindi fondamentale non separare la cucciolata in questo periodo, ne possono derivare gravi conseguenze sul comportamento.

3) Periodo di socializzazione: dalla quarta alla decima/dodicesima settimana di vita, fino alla pubertà (6-9 mesi).
Questa fase è la più importante e critica: i cuccioli familiarizzano non solo con il resto della cucciolata, ma anche con l’ambiente che li circonda e con gli esseri umani (4).
L’interesse verso il mondo esterno è progressivo:

a. Dalle 3 alle 8 settimane: i cani imparano meglio ad interagire con gli altri CANI.
b. Dalle 5/8 alle 12 settimane: i cani imparano ad interagire con le PERSONE.
c. Dalle 6/12 alle 16 settimane: i cani esplorano i nuovi AMBIENTI (1).


Da questo derivano conseguenze molto importanti.
Cuccioli svezzati precocemente e allontanati dai fratelli prima della fine di questo periodo, da adulti possono non socializzare con gli altri cani, diventando paurosi o aggressivi con i cospecifici.
La stessa cosa vale per le persone: i cuccioli che in questo periodo non sono stati abituati a vedere persone diventeranno facilmente aggressivi o paurosi.
Per questo è bene che i cani, in questa fase, possano incontrare differenti persone, compresi bambini: è in questo momento che si abituano ad essi ed è così che diminuiscono le probabilità di sviluppare comportamenti paurosi o aggressivi.
Infine è bene ricordare che tra il 45° ed il 65° giorno di vita, i cuccioli iniziano a cercare un luogo idoneo per le proprie deiezioni (feci e urine). Se questo non accade è sintomo di un problema.

Concludendo:
I cuccioli dovrebbero essere manipolati dalle persone che li crescono fin dalla nascita e gli dovrebbe essere data la possibilità di confrontarsi con le circostanze più varie.
Fin dalle 3 settimane di vita dovrebbero essere esposti ai cani adulti, e dalle 5 settimane alle persone e, nel contempo, alle nuove situazioni.
Un cane non dovrebbe essere adottato prima delle 7,5 – 8,5 settimane di vita.

I PROBLEMI COMPORTAMENTALI CHE COMPAIONO NEI PRIMI MESI
In realtà molti, se non quasi tutti i problemi comportamentali possono avere origine nei primi mesi di vita del cane. Le fobie, le insicurezze o l’aggressività sono solo alcuni esempi.
Vi sono però alcune patologie comportamentali specifiche, che nascono solo se un cucciolo non viene allevato correttamente nei primi mesi di vita.
Pageat (3) ha creato la seguente classificazione dei “disturbi che compaiono durante l’infanzia o l’adolescenza”:

· Sindrome ipersensibilità – iperattività (IS-IA)
· Sindrome da privazione sensoriale
· Depressione da distacco precoce
· Dissocializzazione primaria
· Imprinting eterospecifico
· Stereotipie da costrizione
· Enuresi del giovane cane da lavoro
· Depressioni reattive
· Sindrome dissociativa

Qui ci occuperemo in modo specifico della sindrome da privazione sensoriale.

COS’E’ LA SINDROME DA PRIVAZIONE SENSORIALE
I soggetti cui la maggior parte degli stimoli esterni, se non quasi tutti, sono venuti a mancare nei primi mesi di vita, possono poi crescere estremamente paurosi ed insicuri, fino al punto da non riuscire più neanche a esplorare l’ambiente, giocare od uscire di casa.
Come dice il nome stesso, “privazione sensoriale”, la causa di questa patologia è proprio la privazione di stimoli nei primi mesi di vita del cane.
Cresciuto in un ambiente ipostimolante, il cucciolo non ha modo di sperimentare e di imparare ad adattarsi alle diverse situazioni e le sue connessioni interneurali, come conseguenza, subiscono un difetto di sviluppo più o meno intenso. Per questo il cane mostra i sintomi fin da cucciolo.
Prima di diagnosticare una S.P.S. sono necessari esami fisici per eliminare possibili cause organiche ed è importante escludere altre patologie comportamentali con sintomatologia simile: fobie post-traumatiche, disturbi ansiosi, ansia da separazione, depressione o sindrome ipersensibilità-iperattività (diagnosi differenziali che lo specialista deve tenere sempre in considerazione).
Nella S.P.S. vi sono, secondo Pageat, tre diversi stadi, che vado ora ad descrivere.

Stadio 1: fobie ontogenetiche.
La fobia ontogenetica è caratterizzata dal fatto che il cane ha paura di qualsiasi cosa con cui non è stato in contatto durante i primi mesi di vita.
Nello stadio 1 il cane mostra di aver paura solo di alcuni specifici stimoli, come i bambini, le persone con handicap, le automobili, ecc. Reagisce cercando di fuggire e di allontanarsi dallo stimolo fobogeno, di nascondersi e, talvolta, con aggressività.
Molto rapidamente il cane inizia a mostrare comportamenti di anticipazione: diventa pauroso ancora prima che lo stimolo sia presente, percependo come negativi anche altri stimoli che si presentano spesso insieme all’evento traumatico.
Se un cane, ad esempio, ha paura degli altri cani, diventa anche timoroso di avvicinarsi al parco, delle persone con altri cani al guinzaglio; anticipa la paura, la generalizza.
Capita molto spesso che il cane, dopo qualche tempo, non voglia più uscire di casa.
Alcuni soggetti guariscono spontaneamente, ma solo una piccola percentuale.
Nella maggior parte dei casi, purtroppo, il numero di cose che lo spaventano aumenta e la tendenza è quella di andare incontro a stadi ansiosi tipo “ansia intermittente” (periodi in cui il cane è ansioso che si alternano a periodi in cui appare normale) o di evolvere nello stadio 2 della sindrome da privazione sensoriale.
La prognosi è relativamente buona, se confrontata a quella degli altri stadi. Infatti le possibilità di recupero sono incoraggianti e la terapia ha portato spesso ad ottimi risultati.
La terapia comportamentale consiste principalmente nella desensibilizzazione progressiva e nel controcondizionamento, ma anche la abituazione può essere efficace nei casi in cui la stimolo fobico è uno solo.

Stadio 2: ansia da privazione.
In questi casi non parliamo più di fobia nei confronti di determinati stimoli, bensì di ansia generalizzata.
Il cane diviene seriamente danneggiato nella sua vita di tutti i giorni, non riuscendo ad adattarsi ad un grandissimo numero di stimoli. Diventa molto inibito ed inizia a mostrare comportamenti di sostituzione.
Questa è la patologia di cui soffriva Ettore.
Lo stadio 2 è piuttosto riconoscibile. Il cane ha un modo di esplorare caratteristico, denominato “esplorazione statica”.
Quando si trova di fronte ad un oggetto sconosciuto si mostra molto intimidito e rigido: le zampe sono tenute vicine, il collo è teso, la coda è tra le gambe e le orecchie sono tenute indietro.
Il cane non si avvicina, bensì si allunga per annusare, mantenendosi sempre un po’ lontano ed estremamente allerta. Da questo viene il nome, appunto, di “esplorazione statica”.
Durante la sequenza esplorativa, inoltre, si possono chiaramente notare dei momenti di pausa: il cane, soprattutto all’inizio delle sequenza, quando un nuovo stimolo gli viene presentato, si blocca, sembra quasi assente, non reagisce allo stimolo.
Allora si mantiene immobile, magari voltando lo sguardo in altra direzione, mostrando la caratteristica “postura di attesa”.
I cani in questo stadio diventano molto ripetitivi, hanno bisogno di rituali.
Ad esempio, seguono sempre gli stessi tragitti e cercano di mantenere sempre gli stessi orari nelle loro attività. Ogni piccolo cambiamento può diventare estremamente stressante.
Un nuovo mobile può provocare dei veri e propri attacchi di panico o una reazione depressiva, di ripiegamento su sé stessi. Un ostacolo inatteso in strada, sul percorso abituale, può scatenare quella che prima abbiamo definito la “postura di attesa”. Il cane allora potrà mostrarsi terrorizzato, tremare o cercare la fuga.
Questa ansia estrema, come in altri casi, può portare a manifestazioni secondarie. Spesso capita, infatti, che i cani inizino a leccarsi in modo insistente sempre una medesima zona (zampe, coda, fianchi).
Oppure possono cercare e bere quantità eccessive d’acqua o avere comportamenti alimentari deviati. In genere, infatti, questi soggetti tendono a mangiare soprattutto di notte e, talvolta, a divenire bulimici.
Sempre secondo Pageat, nelle femmine si possono evidenziare problemi riproduttivi: ritardi nel primo calore, aumento della durata del periodo tra un calore e il successivo, frigidità, atteggiamenti tipici della pseudogravidanza, come l’attaccamento materno nei confronti di un oggetto, identificato come il proprio cucciolo.
Il cane al secondo stadio deve essere avvicinato solo se non dà segni di nervosismo, e senza volerlo toccare a tutti i costi

L’evoluzione dello stadio 2 vede, purtroppo, principalmente due possibilità: il cane si stabilizza in questo stadio per diversi anni, mostrando apparenti miglioramenti e talvolta stati di iperattaccamento (ma il rischio di evolvere poi in una depressione è alto), oppure, come frequentemente accade, passa allo stadio 3 della S.P.S.
Quando un cane si trova in questo stadio la prognosi non è molto buona e la terapia farmacologica può essere di grande aiuto.
La terapia comportamentale richiede una grande pazienza e sensibilità.
La desensibilizzazione ed il controcondizionamento sono certamente i metodi più utili.
Il cane non deve essere forzato, le persone devono avvicinarlo solo se lo desidera, senza mai guardarlo negli occhi e, soprattutto, senza cercare a tutti i costi di toccarlo.

Personalmente ho avuto ottimi risultati agendo proprio sulla caratteristica principale di questo stadio: l’esplorazione.
Lo scopo è di spingere il cane ad essere più curioso, in modo da scoprire autonomamente che le cose nuove possono essere fonte di piacere.
Costruisco scatole di diverse dimensioni, sotto cui metto pezzetti di cibo particolarmente appetibili.
Il cane, dopo alcuni tentativi falliti, rovescia la scatoletta e scopre il pezzetto.
Questo prosegue cercando sempre di non stressare il cane.
Ci vuole una certa fantasia ed inventiva, per trovare oggetti adatti: scatole, ma anche palline cave per inserirvi bocconcini, oggetti soffici, rumorosi, ecc.
Man mano che gli oggetti vengono esplorati, saranno lasciati in casa, in modo tale che si effettui un arricchimento ambientale.
Infatti è essenziale comprendere che questi cani, proprio per la mancanza di determinate connessioni interneurali, hanno bisogno di imparare molte cose e di essere correttamente accompagnati attraverso tutte quelle esperienze che possono arricchire il loro bagaglio, in modo da aumentare le cose che sanno e che conoscono.
Il loro cervello ha bisogno di imparare, ma in modo diverso, graduale, positivo.
Ettore ha seguito questo percorso, con buoni risultati.
Se il cane gioca con i proprietari, allora la “terapia attraverso il gioco” risulta veramente utile. Una volta individuato un gioco particolarmente gradito, si inizierà a giocare con il cane in casa. Quando il cane è molto coinvolto, si mette il guinzaglio e si esce continuando a giocare con lui, mantenendo alta la sua attenzione verso di noi ed il gioco. Quando si avvicina lo stimolo che spaventa il cane, continuiamo a giocare, senza interromperci e senza fare alcun caso allo stimolo che si sta avvicinando.
I cani percepiscono ogni nostra esitazione, per cui è essenziale rimanere tranquilli per non provocare alcuna reazione di anticipazione. A seconda di quale sia lo stimolo, il terapeuta fornirà le indicazioni specifiche per svolgere questo trattamento nel modo più adatto.

Stadio 3: stadio depressivo.
Questo è lo stadio più avanzato, in cui il comportamento di esplorazione è praticamente scomparso e le attività ludiche assenti.
Il cucciolo rimane quasi tutto il tempo nascosto e fermo in un luogo.
Il cane si sposta poco, anche per eliminare, per cui l’igiene viene fortemente danneggiata.
Spesso sopraggiungono anche problemi legati a questa immobilità, come, ad esempio, rallentamenti nella crescita o vere e proprie patologie delle ossa e delle articolazioni, con possibile anoressia del cane. Molto spesso si possono notare anche disturbi del sonno, che rappresentano un grave problema, su cui intervenire il più precocemente possibile.
Il cane si sveglia continuamente, si agita prima di andare a dormire, sembra cercare sempre il luogo adatto, insofferente.
Alla fine il cane non riuscirà più a dormire perché continuerà a risvegliarsi sempre più frequentemente.
Questo stadio è stabile, ma talmente invalidante da richiedere un intervento precoce che prevede un aiuto farmacologico.
La terapia comportamentale potrebbe essere la stessa per lo stadio 2, ma la depressione la rende molto difficile.
Quello che è risultato di maggiore utilità è l’arricchimento ambientale, purché, come spiegato prima, sempre accompagnato da esperienze positive.

Naturalmente, essendo questa patologia molto grave e complessa, è essenziale l’aiuto di un esperto per poter effettuare una terapia corretta, per cui, se il vostro cane mostra i sintomi di una Sindrome da Privazione Sensoriale, il mio consiglio è di rivolgervi il prima possibile ad uno specialista in problemi comportamentali del cane.

Ettore, dopo un anno di  percorso rieducativo,  non girava più in circolo, quando una persona entra nella gabbia le andava incontro e prendeva anche i bocconcini dalle sue mani.
Era diventato più curioso, mentalmente aperto, ma ancora non riusciva ad affrontare il mondo fuori dalla sua gabbia.
Purtroppo queste patologie sono difficili da risolvere, ma molto si può fare a livello preventivo, frequentando, ad esempio, le puppy class (classi di gruppo con altri cuccioli e persone, sotto la guida di educatori esperti, per prevenire problemi comportamentali e per imparare a gestire correttamente il cucciolo) e portando nei primi mesi di vita i piccoli a contatto il più possibile con situazioni, cose, persone ed animali differenti.
E’ nostro compito, nel momento in cui adottiamo un cucciolo, prenderci cura anche dei suoi bisogni psico-comportamentali per una crescita sana ed equilibrata.
Prevenire è sempre meglio che curare.

BIBLIOGRAFIA: (1) Scott e Fuller, 1965 e 1974 (2) Overall, 2001 (3) Pageat, 1999 (4) Houpt, 2000

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2 Commenti

  1. Ho provato cosa vuol dire con il mio peloso. Ora ha tre anni e stiamo ancora lavorando, ci hanno accompagnato un bravissimo vet. comportamentalista e una educatrice cinofila, solo metodi gentili. Ora siamo passati al cliccher. Abbiamo ancora tanta strada da percorrere ,ma io non demordo e i risultati sono strabilianti…..

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