sabato 25 Gennaio 2025

Sì, però… i cani non sono tutti uguali!

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

Ogni volta che leggo (o che finisco invischiata – ovvero quasi sempre) nelle ormai classicissime “risse da web” tra gentilisti, tradizionalisti, olistici, psicoetocinofili e via cantando, o che vedo i video in cui il “guru” di turno risolve il problema X con il metodo Y,  proclamando o sottintendendo che il metodo Y serva sempre e comunque per qualsiasi cane,  mi capita di pensare: “Sì, ti vorrei vedere con un Rottweiler”.
Più raramente penso “Sì, ti vorrei vedere con un Cavalier”, ma solo perché i violenti-coercitivi-menacani solitamente non parlano dei loro metodi sul web: quelli menano e basta, senza tante disquisizioni accademiche.
Fino ad oggi ho incontrato solo un caso di coercitivo-violento che non solo era convintissimo delle sue teorie, ma le difendeva a spada tratta anche in pubblico: era il frequentatore di un NG cinofilo e il suo nick era Kappas, ma ormai lo chiamavamo tutti BdB, acronimo per “blu di botte”. Infatti la sua frase preferita era proprio: “se la mia cagna si comporta così, la faccio blu di botte!”
Non ho mai saputo chi fosse o cosa facesse questo personaggio nella vita reale: ma so che ai tempi aveva una femmina di amstaff. E questo (oltre alla quasi-certezza che sul newsgroup il tipo provocasse e che poi razzolasse in modo assai diverso da come predicava) mi faceva stare un po’ meno in ansia.
Se avesse avuto, che so, un collie, penso che sarei partita a cercarlo per tutta Italia, con la precisa intenzione di fare BdB lui.
Mi stanno forse sulle scatole gli amstaff? Ovviamente no: anzi, i terrier di tipo bull sono cani che amo perfino un po’ più della media.
Perché, allora, questo mio disinteresse per la sorte della povera cagnolina, e perché dico che mi sarei incazzata il triplo se si fosse trattato di un’altra razza?
Solo perché – udite udite – i cani non sono tutti uguali.

Perché “il cane” in generale non esiste più di quanto non esistano “il bambino” o “l’adolescente” visti come entità sistemiche.
Se però bambini e adolescenti sono solo individui singoli, quasi impossibili da considerare come “gruppi” (per questo non mi sono mai sognata di comprare libri del tipo “Come educare il proprio figlio”: perché per me avrebbe avuto senso solo un libro che si chiamasse “come educare Davide Beltrame”, ovvero lo specifico figlio MIO)…per quanto riguarda i cani, qualche generalizzazione in più si può fare.
“Qualche”, sia chiaro: perché l’individualità poi la fa sempre da padrona.
Però, tornando all’esempio del BdB, a farmi soffrire un po’ meno era il fatto che i terrier di tipo bull hanno tutti una tempra altissima e una soglia del dolore altrettanto alta.
Questo non è certo un buon motivo per farli “blu di botte”…ma se lo stesso atteggiamento violento e coercitivo lo si applicasse a un border collie, nel giro di due mesi avresti un cane completamente rovinato, terrorizzato, infelice.
Un amstaff, al contrario, dopo che l’hai menato si dà una scrollatina, pensa “hai finito?” e torna a farsi i fattacci suoi. Se la prende proprio male si chiude, si offende, tiene i musi: ma “disfargli” il carattere è proprio difficilissimo.

Le differenze, ovviamente, non stanno tutte qua.
I cani sono diversi per tempra, per combattività, per socialità, per tutte le classiche (e meno classiche) caratteristiche caratteriali: e i cani di razza pura, se bene allevati, devono avere proprio le caratteristiche richieste dal loro Standard (altrimenti si sarebbe sbagliata clamorosamente la selezione).
L’amstaff deve avere tempra durissima, il dobermann deve essere ipersensibile, il pastore belga deve essere nevrile, il bulldog deve essere impassibile…e così via.

Come si fa, quindi, a parlare di un generico “cane”, quando esistono più di trecento razze diverse, più tutto il variegatissimo mondo dei meticci?
In realtà, in parte,  si può (tant’è vero che lo faccio anch’io, in continuazione), solo perché “il cane” – qualsiasi sia stata la selezione umana effettuata su di lui – ha ancora una buona parte di DNA “naturale”, che gli arriva, se non proprio dal lupo, sicuramente da quell’anello di congiunzione che io ho sempre chiamato, per praticità, “lupcane”, e che è stato probabilmente l’animale che ha incontrato per la prima volta l’uomo in tempi preistorici ed ha instaurato un rapporto sociale con lui.
D’altronde anche noi umani abbiamo comportamenti e reazioni “naturali” che possiamo ritrovare pari pari nei primati dai quali presumibilmente discendiamo: noi ci illudiamo di essere tanto superiori, ma diversi esperimenti scientifici hanno dimostrato che in alcune situazioni le nostre reazioni istintive sono assolutamente sovrapponibili a quelle dei primati…e in alcuni casi anche a quelle dei ratti, che hanno un genoma molto simile a quello dell’uomo (un esempio a caso: la convivenza di troppi individui in uno spazio limitato causa stress ed  aumento dell’aggressività intraspecifica nell’uomo, esattamente come nel ratto).

In realtà la selezione umana sul cane ha compiuto solo modifiche “di superficie”: una vera e propria mutazione genetica richiede tempi infinitamente più lunghi  (ammesso e non concesso che sapessimo come farla).
Il DNA del cane, quindi, è ancora assimilabile a quello dei suoi antenati e lo induce ad una serie di comportamenti, azioni e reazioni istintive che più o meno si equivalgono in ogni individuo.
Per questo, entro certi limiti, possiamo parlare del “cane” in generale, così come possiamo parlare “dei bambini” in generale: ma se ci fermassimo lì e non considerassimo ANCHE le individualità (e, nel caso del cane, le caratteristiche di gruppo-razza), faremmo sempre e solo discorsi monchi.

Venendo a qualche esempio pratico:  uno dei motivi per cui spesso mi ritrovo a pensare “ti vorrei vede’ con un Rottweiler incazzoso” è, per esempio, il tipico consiglio gentilista di ignorare le attività sgradite, che è poi un esempio tipico della famosa (e non compresa dai più) “punizione negativa”.
Tu fai qualcosa che non mi piace? Io cerco di evitare che tu ripeta il comportamento (=punizione) sottraendoti (=segno negativo) la mia attenzione.
Mi giro dall’altra parte. Ti ignoro. Non ti dò confidenza.
Funziona? Ma sì: funziona benissimo.
Se provate ad ignorare il cane che vi salta addosso per farvi le feste, voltandogli le spalle e non filandovelo di pezza, dopo i primi reiterati assalti vedrete che il cane comincia a ragionarci sopra, a capire che così non sta raggiungendo il suo scopo e a cercare soluzioni alternative.
Magari ne sceglie una altrettanto sgradita  (per esempio, mettersi ad abbaiare come un pazzo): ma alla fine è molto probabile che si sieda in attesa, comportamento che verrà immediatamente premiato dalle nostre carezze, dal gioco o comunque della nostra ritrovata attenzione: così noi avremo “aggiunto” qualcosa (=segno positivo) per ottenere che lui ripeta quel comportamento (=rinforzo).
Tutto perfetto, sulla carta.
Ora, però, ditemi se tutto questo vi sembra praticabile qualora il comportamento sgradito sia quello del famoso rottweiler incazzato che  sta saltando alla gola della zia in visita.
Lo ignoriamo? Gli voltiamo le spalle? Aspettiamo che si metta tranquillo per poi dargli il bocconcino?
Probabilmente funzionerebbe, alla lunga: ma io vorrei capire, nel frattempo, cosa ne pensa la zia.

Il fatto che è molti educatori e/o cinofilosofi danno l’idea di avere avuto sempre e solo a che fare con innocui e paciosi cucciolotti di golden o border collie (ammesso poi che abbiano avuto a che fare con qualche cane in carne ed ossa): sarà che personalmente, invece, ho avuto più che altro a che fare con la tipologia esattamente opposta (cani problematici, spesso aggressivi e quasi sempre di grossa taglia), il che  probabilmente mi condiziona… ma a volte mi vengono davvero i brividi al pensiero dei risultati che si potrebbero ottenere con certi metodi applicati nel momento sbagliato e sul cane sbagliato.
Altro esempio:ogni due per tre mi capita di discutere – per non dire “litigare!” – sull’annoso problema del collare a strangolo, che io non ho MAI usato per strattonare né tantomeno per strangolare, ma che continuo ad utilizzare perché è comodo, rispetta il pelo e mi dà maggior sicurezza di un collare fisso. Infatti,  in caso di scarto brusco del cane all’indietro, non si sfila.
Bene: uno dei miei recenti “nemici” (in realtà non so manco chi sia, ma mi dicono che se la prende con i miei articoli su vari forum) ha criticato un pezzo neppure mio, ma ospitato su questo sito (e che comunque condivido) sul collare a strangolo.
Sono andata a vedere: e in calce alla sua critica (che diceva più o meno così: “ahah, la scema sostiene che il collare a strangolo serva perché il cane non se lo sfila! Ahah!”)  ho letto questo commento: “Ma perché mai un cane dovrebbe volersi sfilare il collare?!?
Oh, my god (anzi: oh, my dog)!
Chiunque abbia scritto questa frase, evidentemente, non sa cosa sia un cane: perché tutti i cani del mondo, prima o poi, trovano un buon motivo per fare un salto all’indietro (il che li porta a sfilarsi il collare, a meno che non sia stretto a mo’ di garrota, cosa che però fa sentire assolutamente in pace con la coscienza i buonisti, perché “non è a strangolo”).
Può essere il tubo di scappamento che gli scoppietta in faccia; può essere l’altro cane che gli abbaia furibondo; può essere il sacchetto di nylon che svolazza all’improvviso.

Un qualsiasi evento che spaventi il cane “dal davanti” lo porta balzare indietro: succede ai cani come succede agli umani, e non c’entra nulla il tipo di rapporto che abbiamo con loro, né tantomeno la “volontà” di sfilarsi il collare.
E’ una reazione istintiva, e in un mondo zeppo di stimoli come il nostro è quasi inevitabile che prima o poi ne arrivi uno di questo tipo.
Solo che, quando arriva, se il cane indossa un collare a strangolo non va da nessuna parte: se indossa un collare fisso (non a garrota), esce dal collare… e magari finisce dritto sotto una macchina.
Sempre e comunque? NO.
Un bulldog inglese, con la capoccia che si ritrova, il collare non se lo sfila (a meno che non sia uno pneumatico da camion).
Un mastino napoletano, neppure.
Un border collie invece sì, un pastore tedesco pure, un bassotto non ne parliamo. Più è piatto il cranio e più è sottile il muso, più velocemente ci ritroveremo con collare e guinzaglio in mano, mentre il cane corre lontano dal presunto pericolo (e magari va a finire sotto una macchina).
Anche in questo caso, dipende: dalla razza, dalla conformazione, dal carattere (perché un cane che non ha paura di niente, ovviamente, non scappa indietro ma semmai si fionda in avanti, ad affrontare il pericolo).

E visto che abbiamo parlato di guinzagli, parliamo anche della  pettorina, altro strumento portato in palmo di mano dai buonisti perché con quella non hai molto modo di causare danni alla trachea del cane (ai gomiti invece sì, alle ghiandole ascellari anche – se usi la pettorina sbagliata – alla schiena invece sì, se sollevi il cane in continuazione come fanno le Sciuremarie con i loro cagnolini da mezzo chilo: ma di questo non si parla mai, perché la tendenza della cinofilia moderna NON è quella di insegnare come si usano correttamente gli strumenti, bensì quella di criminalizzarne alcuni e di osannarne altri, a prescindere dall’uso che poi se ne farà in pratica. Non per niente non leggo MAI scritto, da nessuna parte,  che col collare a strangolo spacchi il collo del cane solo se glielo metti AL CONTRARIO. Probabilmente i buonisti neppure sanno che esiste un verso giusto e un verso sbagliato per metterlo al cane).
Dicevamo: la pettorina sembrerebbe dare sicurezza tanto come il collare a strangolo. Il cane può saltare in avanti, indietro, di lato o dove cavolo gli pare, ma non se la sfila perché è imbragato come una mortadella.
Sicuri? Ma proprio sicuri-sicuri?
Purtroppo non posso più presentarvi la mia boxer Rhumba, passata a miglior vita ormai da più di trent’anni: ma credetemi sulla parola, vi prego, quando vi dico che, se non l’avessi già chiamata Rhumba (per il modo in cui “ballava” quando faceva le feste), l’avrei probabilmente chiamata Houdini quando scoprii che non c’era pettorina al mondo capace di contenerla.
Io, ripeto, NON uso le pettorine, odio le pettorine, rifuggo le pettorine: però, in alcuni casi, ho dovuto usarle.
Ho usato, ovviamente, le imbragature per i miei husky (non si può certo far trainare un cane legandolo per il collo) e ho usato le pettorine per il lavoro preparatorio agli attacchi con tutti i cani da difesa, miei e altrui, con i quali ho lavorato.
Bene: i boxer, se decidono di farlo, dalle pettorine ESCONO in cinque secondi netti.
E non solo Rhumba (che era un caso patologico), ma quasi tutti: perché sono cani che, quando si eccitano, si divincolano in un modo che non trova alcun paragone con nessun’altra razza.
Ma non solo riescono a sfilarsi le imbragature: riescono anche a farsi finire dietro ai gomiti le tanto decantate pettorine “ad H”, quelle che in teoria non dovrebbero MAI dare problemi di sfregamento né insegnare al cane a camminare con i gomiti larghi, perché i gomiti non li toccano… a meno che tu non abbia un boxer, ovviamente.

La cosa vale anche per il lato etologico: spesso parliamo (sottoscritta ampiamente compresa) di gerarchie o non gerarchie, di dominanza o mica dominanza… dimenticando, ancora una volta, che generalizzare è impossibile.
Quando io scrivo che per “i cani” le gerarchie funzionano in un certo modo, penso soprattutto a quelli che ho avuto io e che ho avuto modo di osservare io:  quasi tutti molto “lupini” e primitivi. Ma se poi penso a certi “branchi” che ho conosciuto, per esempio di Cavalier o di Carlini, devo riconoscere che i comportamenti sono estremamente diversi: è vero che di base ci sono gli stessi impulsi e gli stessi istinti, ma le applicazioni pratiche sono lontane anni luce le une dalle altre.
Vuoi far convivere dieci o venti cavalier, di entrambi i sessi? Li sbatti in un prato tutti insieme, e aspetti. Sentirai  magari qualche ringhiotto, vedrai qualcuno che va a leccare il musino a qualcun altro, qualche giovane che spancia di fronte a un adulto…ma tempo dieci minuti giocheranno tutti insieme.
Prova a fare la stessa cosa non dico con dieci pitbull, ma anche solo con dieci pastori tedeschi: non è escluso che dopo un po’ fili tutto liscio anche lì…ma prima di vederli giocare tutti insieme dovrai passare un paio d’ore dal veterinario ad aspettare che abbia messo tutti i punti e ricucito tutti gli sbreghi.

Potrei andare avanti per ore, ma mi sembra che il concetto ormai sia abbastanza chiaro: “il cane” generico esiste e se ne può parlare quando si fanno, appunto, discorsi generici.
Se però si va nello specifico, che si parli di un metodo di lavoro o di uno strumento, diventa davvero difficile generalizzare e si dovrebbe sempre parlare almeno della razza X, visto che è ovviamente impossibile – anche se sarebbe l’ideale – parlare di ogni soggetto singolarmente.
Che poi la cinofilosofia possa essere universale, mi sta bene: io continuo a sentirmi dire che “non capisco” o che “non apprezzo” la zooantropologia, ma non è affatto così. La capisco e la apprezzo pure…finché rimane sul piano accademico.
Mi preoccupa, invece, il fatto che non abbia applicazioni pratiche dirette, che non sia mai stata tradotta in un metodo di lavoro vero e proprio e che quindi, alla fine, i suoi seguaci vadano ad attingere ad altri metodi (tipo il solito “metodo gentile”, inteso come metodo basato sul condizionamento operante che esclude la punizione positiva) che hanno tanto di buono, ma anche tanto di preoccupante (vedi esempio del rottweiler incazzoso), proprio perché spesso non prendono neppure in considerazione il fatto che i cani non siano tutti uguali.
E soprattutto che i cani NON siano tutti cucciolotti che approcciamo da zero, plasmandoli a nostro uso e consumo: perché con i cuccioli è sempre tutto facile… ma poi i cuccioli crescono, e allora ti arrivano millemila email che dicono “aiuto! Il mio akita ha fatto il corso puppy, è stato socializzato moltissimo, è sempre andato d’accordo con tutti: ma adesso ha un anno e mezzo…e ieri, al parchetto, un altro maschio l’ha attaccato… e il mio, se non glielo toglievo di sotto,  lo ammazzava! Che devo fare?”

La mia risposta, che immancabilmente delude il mio interlocutore, è sempre questa: “Smetti di andare al parchetto”.
Risposta che non soddisfa mai, ma che sinceramente mi pare l’unica possibile.
Se volevi  un cane pacioso e amichevole anche con gli altri maschi per tutta la vita, tesoro mio, dovevi scegliere un’altra razza. Se ti vai a prendere un cane samurai, selezionato per secoli come cane da combattimento, come fai poi ad aspettarti che non reagisca alle provocazioni?
Per carità, ci sono eccezioni anche qui: esistono akita, ma anche pit bull, che anche da adulti giocano con tutti e che, se vengono attaccati, reagiscono con calma zen. Però sono, appunto, eccezioni: e per quanto possa sembrare un’eresia, a me vien pure da pensare che siano cani non troppo ben selezionati, visto che le caratteristiche di quelle razze sono ben altre.
Il fatto è che gli umani dovrebbero pensarci, al fatto che i cani non siano tutti uguali: e sceglierli in base alle proprie esigenze, al tipo di vita che si fa e che si vorrebbe fare con loro.
Invece no: spesso si sceglie solo in base all’aspetto fisico, o alla moda del momento (giusto l’Akita è sempre stato un cane per pochi eletti: poi è arrivato il film con Richard Gere, Hachiko, e adesso ci sono in giro quasi più Akita che Labrador)…e poi ci si lamenta se il cane si comporta secondo lo standard della propria razza e fa esattamente le cose per cui è stato selezionato.
Gli umani di Akita piangono perché si mena, gli umani di Beagle mugugnano perché il loro cucciolo non obbedisce a bacchetta, gli umani di Volpino si disperano perché il loro cane abbaia. Ma pensarci prima, magari?
Leggersi qualcosina sulla razza, prima di portarsi a casa il cucciolo?
Se a tutto questo aggiungiamo poi il cinofilosofo che dice le stesse identiche cose all’umano  Beagle-munito e a quello Dogo-munito, ecco che la vita si complica ulteriormente.
Ma invece di provare a spiegare al grande pubblico che i cani non sono tutti uguali, tentando anche di far sì che l’umano giusto scelga il cane giusto per lui, noi esperti cinofili preferiamo passare il tempo a scannarci tra noi per stabilire se il collare così sia più moralmente accettabile del collare cosà, o se la cinofilosofia di Tizio sia più etica di quella di Caio.
Vien da pensare che “noi”, sì, siamo davvero tutti uguali: tutti scemi.

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  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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180 Commenti

  1. Sono un’appassionata lettrice di questi articoli, ma alle volte mi trovo in disaccordo, con il nostro cane ( un incrocio di 3 anni tra rottweiler e un terrier di tipo bull) ci troviamo molto bene con la pettorina ad H (quella che si vede nella foto) effettivamente se le sfilava anche lui, ma dopo un pò di educazione e abitudine non c’è più questo problema, che fra l’altro si manifestava con quelle di tipo finlandese. Alle volte capita pure di uscire solo con un guinzaglio a cappio, ma solo da quando è più sereno e tranquillo. Da cucciolone era impossibile pensare di uscire con uno strangolo più si eccitava più tirava e più tirava più si innervosiva.
    Sono invece molto d’accordo riguardo alla tempra di certi cani!

  2. Sono andato a rispolverare un articolo piuttosto vecchio, ma questo mi sembra il più pertinente rispetto alle precisazioni che vorrei chiedere.
    Il mio attuale cane, Clint, è notoriamente un po’ matto, ma abbiamo in programma un buon percorso di recupero comportamentale. In un futuro abbastanza prossimo, però, una volta che Clint avrà superato i suoi violenti istinti verso il genere umano, mi piacerebbe molto aggiungere alla famiglia un nuovo cucciolo, equilibrato e proveniente da un buon allevamento.
    Mi sono documentato a fondo sulle razze canine, ma continuo ad avere dubbi su quale razza scegliere (anche perché sono ancora un cinofilo “in erba”).
    Il mio antico amore è il Golden Retriever, più o meno pari merito con Flat-coated Retriever e Nova Scotia Duck Tolling Retriever, dunque la scelta potrebbe facilmente ricadere sul Golden: ma alcune persone mi hanno più volte avvertito della mia presunta scarsa compatibilità con questa razza.
    Dunque, dal momento che i cani non sono tutti uguali, e io concordo pienamente, avendone conosciuti un buon numero, vorrei ripartire da zero con la “selezione” della mia razza ideale. Ecco a cosa il mio cane dovrebbe “adattarsi” e che cosa io mi aspetterei da lui …
    – Abito in appartamento, anche se la casa è spaziosa e il giardino condominiale è ampio ed accessibile ai cani.
    – Ho già Clint, quindi dovrà adattarsi alla convivenza con un altro cane (molto socievole con i suoi simili).
    – Mi piacerebbe una taglia media (per intenderci, tra i 40 e i 60 cm al garrese).
    – Purtroppo, non amo particolarmente i “cani da compagnia” (gruppo 9 FCI).
    – Sono disposto a cure del mantello moderate (non più di qualche spazzolata settimanale).
    – Essendo io disabile, non dovrebbe essere un cane “trattore per tradizione”.
    – Sono molto interessato all’addestramento cinofilo e mi piacerebbe intraprendere qualche sport o attività con il cane, dunque esso dovrebbe essere abbastanza addestrabile (non un cane particolarmente “difficile”).
    – Amo interagire e giocare con il mio cane, quindi esso dovrebbe essere attivo e naturalmente disponibile all’interazione con l’uomo.
    – Resta il fatto che, vivendo in città e in appartamento, esso dovrà adattarsi ad occasionali ore di “cane da divano” (insieme ai dizionari di greco e latino …), per quanto lunghe passeggiate all’aperto saranno quotidiane.
    Dunque, mi appello alla profonda conoscenza cinofila a cui si può attingere da “Ti Presento il Cane” nella mia scelta quanto più oculata, nell’attesa di un responso.
    Grazie.
    Mattia (e, ovviamente, Clint)

  3. Sarà che finora ho letto poco sull’argomento, ma questo tuo scritto Valeria è davvero illuminante, e certo lo linkerò ovunque possibile.

    Ed è pure scritto con quella giusta verve che permette di leggere un contenuto così lungo senza mai stancarsi.

    Grazie!

  4. Anche la mia piccola australian (Ellie) è in grado di togliersi tutte le pettorine esistenti sulla faccia della terra, la mia paura per il collare a strangolo è che magari con tutto quel bel pelone bianco che ha sul collo, magari le si incastra e le fa male!!! ..cosa mi consigli?!?!?! sai lei è una cucciolina di 1 anno e ha paura perfino della sua ombra, con calma cerco sempre di fargliela passare x ogni cosa con cui si spaventa (cavallo, ragazza con i roller, ragazzo con lo skateboard ecc…) ma tutte le volte che si spaventa si volatilizza e io rimango come unidiota con guinzaglio e pettorina!!! x fortuna è brava e non si allontana più di tanto ..un consiglio però mi farebbe piacere

    • @Jessica:

      Personalmente x i cani che tirano indietro levandosi pettorine e collari considero un semistrozzo regolabile come una scelta sicura (a meno che il cane non abbia altri problemi x cui può essere sconsigliato un collare, tipo cani con trachee molto deboli ecc..ma non era questo il caso) visto che se regolato bene (e regolarlo è banalissimo e va fatto solo la prima volta che si mette il collare al cane, magari ricontrollandolo ogni 3 mesi x vedere che non abbia ceduto o che il cane cambiando peso non abbia preso o perso qualche cm dal collo) non si può sfilare ma può essere lasciato + notevolmente largo di un collare fisso e può essere + facile da gestire anche da un neofita rispetto ad un collare a strozzo (soprattutto se messo largo è un collare che si allarga se il cane non tira, + che un collare che si stringe quando si tira il guinzaglio, quindi ha la stessa semplicità d’uso di un collare fisso con una maggior sicurezza anti-sfilamento e una maggior comodità poichè può essere lasciato notevolmente + largo di un fisso, cosa che il cane apprezzerà e pure il suo pelo).

      Puoi provare con un semistrozzo di fettuccia regolabile (l’ideale è che sia tutto di fettuccioa, ma in Italia nei pet-shop ho visto vendere solo quelli o in catena che rovinano il pelo e non sono regolabili, o in fettuccia ma con la parte che si stringe di catena; io uso questi ultimi, ma devi prenderne uno che se teso non tenda ad allargarsi da solo perchè anche nella stessa partita alcuni sono difettosi e in quel caso l’unica è una volta regolato fargli mettere un automatico da un calzolaio che lo tenga in posizione) morbido e alto messo piuttosto largo:
      intendo che se il tuo cane ha una misura di collo x cui gli andrebbe ad es sia la taglia media che la large scegliere sempre la large poichè essendo + alto distribuisce la pressione sul collo (e lo sfregamento sul pelo) su un area + vasta e quindi da una pressione + lieve al collo del cane (oltre a essere + solido e quindi + duraturo e a reggere meglio eventuali automatici se scoprissi che è uno di quei collari che si allarga da solo con l’uso, a me è capitato e cista pochi euro par mettere un automatico da un calzolaio e non da fastidio al cane ma devi aver regolato bene il collare PRIMA di farlo visto che dopo non si regola +, comunque i semistrozzo anche se non perfettamente regolati hanno + tolleranza di un fisso quindi non è che se il cane prende 2kg di peso devi cambiarlo o riregolarlo assolutamente).

      Il semistrozzo io preferisco regolarlo in modo che non stringa il collo del cane, ma che sia solo un collare che anche se il cane tira indietro non può sfilarsi e che può stare molto + largo del collare fisso (visto che se il cane tira indietro si stringe di qualche cm, mentre i fissi x non sfilarsi quando il cane tira indietro devono essere messi piuttosto stretti); x questo lo regolo in modo che prima di tutto entri agevolmente dalla testa del cane senza sfregargli sugli occhi ne comprimere le orecchie (ci vuole delicatezza x infilare un collare dalla testa comunque: troppa gente lo fa sgarbatamente e sfrega occhi e orecchie al cane ogni volta, cosa inutile se ci si fa attenzione), poi una volta infilato al collo basta portare il collare dietro la nuca nella parte + stretta del collo e tirare leggermente il guinzaglio x chiuderlo e regolarlo in modo che il cane non possa sfilarselo assolutamente ma che non stringa il collo, cioè circa deve passare un dito/un dito e mezzo dal collo del cane nella parte + stretta del collo (il collare a riposo si riallarga e risulterà notevolmente + lasso di come andrebbe messo un normale collare fisso mentre in trazione sarà appena di uno o 2cm + stretto di un collare fisso ma sarà impossibile che il cane lo sfili e rovinerà meno il pelo a meno che non sia fatto di un pessimo materiale ruvido o con pessime saldature negli anelli che incastrano il pelo come accade in alcuni semistrozzo di catena non regolabili che fanno la ceretta ad alcuni cani).

      La larghezza ottimale intorno al collo del cane dipende non solo dal collo del cane ma dalla misura della testa rispetto al collo: non deve potersi sfilare quando in trazione ma deve essere il + largo possibile; poi altre persone preferiscono stringere di + il semistrozzo (regolandolo da aperto + o meno come regolerebbero un fisso e quindi ottenendo che in trazione si stringa maggiormente) usandolo come una sorta di collare a strozzo che stringe un po’ meno e non ha un verso giusto e uno sbagliato, ma io personalmente se voglio uno strozzo compro uno strozzo (tanto se non si è idioti o sadici e se il cane non è legato ad un palo non è che il collare a strozzo sia meno sicuro perchè non ha un blocco che non lo fa stringere + di tot, quindi comprare un semistrozzo perchè si ha paura di strangolare un cane con lo strozzo mi sembra insensato: meglio sceglierlo perchè x altri motivi lo preferiamo e imparare come usare un collare sia fisso che a strozzo che a semistrozzo nel modo corretto perchè volendo si può far rantolare un cane anche con un collare fisso, anzi i cani rantolati spesso sono tiratori incalliti con collare fisso che si appoggiano ad esso controbilanciati dal proprietario che tira costantemente all’idietro) mentre il semistrozzo lo utilizzo così perchè mi sembra un collare sicuro e comodo x il cane (è + largo di un fisso e rovina poco il pelo e non avendo un lato preferenziale se x qualche motivo passi il cane da destra a sinistra e vice versa non si blocca in posizione stretta come fanno i collari a strozzo).

      Se si opta x un colare di catena (non importa se fisso, semistrozzo o a strozzo) bisogna sempre controllare la qualità delle maglie che devono essere BEN SALDASTE in OGNI ANELLO (no anelli semiaperti o con saldature mal fatte/ruvide: le saldature devono essere meno visibili possibile) e non ruvide (sennò strappano il pelo al cane e/o gli grattano la pelle tipo carta vetro o spezzano/scartavetrano il pelo), e nei collari a strozzo le maglie + “corte” sono a mio avviso migliori di quelle molto lunghe perchè sennò si ha uno scorrimento a scatti è fastidioso e può anche pizzicare la pelle del cane o incastrare e strappare il pelo.
      Neo collari a strozzo di catena evitare quelli troppo lunghi e scegliere se possibile il modello con maglie corte ma + spesse (se si ha l’opzione fra + modelli di pari lunghezza e fattura delle maglie) e non il + sottile (+ un collare è sottile + la pressione sul collo sarà localizzata e quindi forte, un collare di catena molto sottile va usato con + delicatezza di uno di catena spesso il quadruplo poi un collare + spesso di catena è + pesante e quindi sta + a posto sul collo del cane, ma evitare SEMPRE collari a trozzo troppo lunghi che sono scomodi x il proprietario e possono scivolare dal collo del cane quando annusa o perfino farlo inciampare e sono impossibili da lasciare sul cane quando lo si libera richiedendo quindi di mettere al cane un secondo collare fisso con medaglietta x quando è+ lasciato libero o nel caso scappasse e si perdesse).

      Esistono comunque anche molti modelli di collari a strozzo di fettuccia tubolare morbida che non possono incastrare/strappare il pelo, però la qualità varia moltissimo quindi vanno scelti facendo attenzione al materiale e ai particolari (soprattutto osservare come sono uniti agli anelli al collare x valutare la qualità e prendere sempre un collare di diametro + grosso se si ha la svelta fra 2 di pari lunghezza e fattura) e prendendoli di una misura che non sia di + di 5cm circa + lunga della circonferenza della base del collo del cane, come x i collari a strozzo di catena (ma come x qualsiasi collare a strozzo bisogna saperli usare e se un cane è molto pauroso bisogna saperli usare ancora meglio per evitare di avere un effetto controproducente tipo “cane che si spaventa di qualcosa e tira indietro, si sente stringere il collare e va nel panico e tira ancora + indietro sempre + spaventato”…magari sarebbe il caso di lavorare un po’ sulle paure del cane, chiaramente mettendogli quando va a spasso un collare che non gli permetta di fuggire x evitare che si trovi in situazioni pericolose). Evitare sempre collari a strozzo con catene o fettucce smisuratamente lunghe: sono inutili e scomodi e possono pure sfilarsi da soli quando il cane annusa a meno che non abbiano un fermo (quelli di fettuccia talvolta lo hanno, ma sono comunque sconsigliabili, meglio un collare della lunghezza giusta: per questo o si misura il collo del cane prima di collare il colare o ancora meglio si porta il cane in negozio e si prova il collare così si vede anche se da problemi con il pelo o se è scomodo con il nostro guinzaglio o altro).

      Se si ha un cane che si sfila collari-pettorine, io x sicurezza gli lascerei fisso un secondo collare non legato al guinzaglio (che quindi rimane sul cane anche in caso di fuga) con attaccata una medaglietta (di quelle tonde e semplici: quelle a osso tendono ad incastrarsi e a staccarsi mentre quelle ad ogiva con il foglietto dentro si aprono perdendo il foglietto e molta gente non sa manco che hanno dentro un foglio con numero di telefono e poi sono + macchinose da aprire quindi se il cane ha paura +è + difficile arrivare al numero di telefono)con su scritto il numero di cellulare del proprietario (NON il numero di casa: se perdi il cane mica vai a casa, quindi meglio il numero di cellulare così sia che venga trovato 3 minuti o 3 giorni dopo la fuga si è sempre raggiungibili), e questo ANCHE se il cane ha tatuaggio o chip: ho visto vari cani tatuati o con chip non venir + trovati perchè chi li trovava non andava al canile o da un veterinario a far controllare il chip al cane ma lo teneva credendolo abbandonato quando il proprietario era li a cercarlo come un matto (e se dopo 3 mesi il buon samaritano scopre che il cane ha un chip magari portando il cane dal vet x altri motivi allora si rifiuterà di ridarlo al legittimo proprietario perchè ormai si è affezionato e allora o si passa alle vie legali o è un bel casino), mentre se uno trova un cane con un collare con medaglietta ben visibile con numero di telefono è + probabile che non lo creda abbandonato ma che chiami subito il proprietario (a me è capitato varie volte di trovare cani maschi davanti a casa mia quando la mia era in calore e di chiamare il proprietario grazie alle loro medagliette scoprendo che erano scappati alcune ore prima, senza medaglietta avrei dovuto chiamare il canile x farli prendere e sperare che fossero chippati e/o che il proprietario pensasse di cercarli al canile cosa non scontata)…x questo non trovo una grande idea mettere ad es al cane una medaglietta elettronica tramite chiavetta USB nel collare o altre cose tecnologiche e complicate che molta gente potrebbe non notare-capire o non sapere come usarle: meglio una banale medaglietta ben visibile con numero di telefono da lasciare al cane sia in passeggiata che in un eventuale giardino e anche in casa se il cane abita a livello strada o al primo piano o se in casa si hanno persone che potrebbero far scappare il cane fuori x errore (io alla mia il collare fisso con medaglietta diverso dal collare a cui attacco il guinzaglio lo lascio tutto il giorno e lo levo solo prima di andare a dormire rimettendolo appena sveglia: il mio NON è un cane che scappa e ha il chip, ma meglio un eccesso di zelo che perdere il cane).

  5. con il tempo si sta facendo strada l’idea che i vari metodi sono portati più a soddisfare esigenze di carattere pubblicitario piuttosto che di carattere pratico

    la domanda che mi pongo è sempre la stessa
    come fanno gli animali, senza il nostro intervento, ad autoregolarsi senza usare i nostri metodi
    magari elaborati a tavolino e che considerano politically correct intervenire in un certo modo
    in contrapposizione con un altro, in tal modo accontentando l’associazione animalista piuttosto
    che la casa editrice o ancora la marca di crocchette?

    Evidentemente la psicologia dei cani porta loro, non solo a capire meglio un certo tipo
    di comportamento, ma anche a rispondere agli stimoli con lo stesso metodo
    allora noi cosa stiamo facendo?
    vogliamo insegnare a parlare i cani così gli spieghiamo che “non va bene mordere il vicino
    perchè non è giusto”

    non fraintendetemi e non pensate che io sia per il metodo BdB
    ma un dubbio ci deve venire se riteniamo che un nostro metodo
    possa essere valido per i cani se loro, con migliaia di anni di selezione non l’hanno mai applicato
    ma chissà forse fra altri migliaia di anni vedremo due cani che si diranno:
    “prego dopo di lei…” “ma si figuri … non mi permetterei mai…” …

  6. Ok, allora cercherò di trovare un qualcosa del genere, avresti qualche consiglio in merito, qualche esempio da citarmi? Credi che se li lasciassi giocare insieme prima dell’addestramento per un bel momento la cosa potrebbe aiutare? Grazie mille intanto!

        • Se il cane non e’ ancora maturo, dopo aver giocato con il suo “amico”, posto davanti la scelta di “lavorare” oppure giocare nuovamente (il suo amico e’ ancora li’ vicino a lui), cosa sceglierà?
          Io sono convinto la seconda

          Comunque io chiederei consiglio al campo, visto che conoscono i cani ed i loro conduttori 🙂

          • Hai perfettamente ragione! Non ci avevo pensato, ho fatto un ragionamento un po’ troppo umano e poco canino!! 🙂 Chiederò, grazie!

        • Con un cane come il tuo, io ti consiglierei di dimenticare il concetto che “sfogare” esaurisca, perchè è sempre esattamente il contrario.
          nel tuo caso poi è più che deleterio, ha ragione McZook. Qualsiasi gioco cinetico è eccitatorio (non solo per i cani). A meno che tu non sia assolutamente padrona di efficaci tecniche calmanti, è vivamentew sconsigliabile lasciare che il cane si ecciti prima di un lavoro che richiede concentrazione (come quello olfattivo, o anche per semplici attività di apprendimento di cose nuove. Per la semplice ragione che uno stato eccitatorio è totalmente incompatibile con uno stato di concentrazione. In pratica, per ragioni neurobiologiche e biochimiche, è proprio impossibile concentrarsi se si è eccitati.

          • Infatti, mai detto di far giocare i cani prima del lavoro, ma “lontano” dal lavoro: specificato anche in un altro commento (precedente al tuo).

          • Valeriaaaaaaaaaaaaaaaaaa……..
            …rispondevo a “Come mai? Credevo che magari facendoli sfogare prima, poi si contrasse di più sul lavoro…” dell’utente vivi, che a sua volta rispondeva al commento di McZooK: “Sicuramente peggiorare ”
            Il tuo consiglio di farli giocare PRIMA forse l’ho solo sognato, visto che è sparito…..ma allora a cosa rispondeva McZook col suo “Sicuramente peggiorare”…..??? mah!

          • @Anto: Vai si ancora di un commento…rispondeva alla domanda di Vivi: “Credi che se li lasciassi giocare insieme prima dell’addestramento per un bel momento la cosa potrebbe aiutare? Grazie mille intanto!”

            McZook: “Sicuramente peggiorare”

          • ‘Azz, che discussione disordinata 🙂
            Secondo me Vivi è scappata 🙂

            Aggiungo i miei 2 cent, con un paio di “banalità”:
            capisco che tempistiche e logistica di un “gruppo” che si deve allenare insieme siano molto stringenti, però potrebbe essere un percorso temporalmente più breve allenare i cani giovani da soli ed introdurre elementi distraenti in modo graduale … questo implica tenere di più le persone al campo o farle allenare in orari differenti, ruotare i cani (tempi per mettere/togliere i cani dal kennel, tempi per l’attenzione, riscaldamento), tenere per più tempo gli istruttori sul campo, ma alla fine, con l’obbiettivo dell’operatività del binomio, sono sicuro che paghi di più questo percorso

          • @McZook, non sono scappata, sto valutando i vari consigli visto che essendo una neofita ogni consiglio è buono ed ho sempre un po’ paura di errare in qualcosa. Indovinate cosa mi ha infatti suggerito il mio istruttore? Mi ha detto di scendere al campo prima stasera in modo tale da fare un po’ di addestramento (condotta e attrezzi) da soli io e Bobi (il cucciolone) in modo tale che sia concentrato su di me e esegua ciò che gli chiedo con attenzione (dato che al campo di solito esegue ciò che gli viene chiesto ma stando spesso concentrato su un elemento che non sono io), in modo tale che capisca bene ciò che deve fare ed essere poi in grado di prestare più attenzione anche quando l’addestramento verrà fatto con gli altri cani….

    • Uhm… io li farei giocare molto insieme, ma lontano dal lavoro! Altrimenti si distraggono ancora di più. Esempi di cose da fare insieme… be’, ma ce ne sono milioni! Fargli fare qualche pista anche in casa (serve anche come allenamento), giocare a palla, giocare col fresbee, dargli un oggetto e metterlo a “fargli la guardia”…dai, ci sono davvero uno sproposito di cose da fare insieme al proprio cane! 🙂

      • Capito, allora potrei provare a farli giocare una volta finito il lavoro al campo (in ricerca non mi da alcun problema, c’è stato un episodio nel quale mentre il mio stava lavorando in ricerca, aveva trovato la cavia e la stava segnalando, questo amico si è avvicinato per giocare e lui non l’ha filato di striscio continuando ad abbaiare come dovuto.). Il farli giocare spesso al di fuori sarebbe un’ottima cosa peccato che io e la sua conduttrice abitiamo piuttosto distanti e lavorando le occasioni non son molte, farò il possibile comunque.
        Le ricerche in casa mi han consigliato di eseguirle con cautela per evitare di fare errori che possano pregiudicare il lavoro di ricerca vero e proprio quindi spesso opto per altri giochi. Grazie mille davvero comunque, sto imparando sempre cose utilissime!

  7. Ciao a tutti, sono Viviana una ragazza di 21 anni, volevo fare una domanda alla redattrice che stimo molto perchè sto imparando un sacco di cose interessanti da questo sito (e non lo dico per lecchinare). Vorrei cercare di avere qualche consiglio riguardo ad un fatto che a volte mi accade con il mio pastore tedesco di 15 mesi. Lui la condotta al piede la conosce dato che frequentiamo un campo cinofilo della protezione civile facendo parte dell’UCIS e stando addestrando il cane per ricerca in superficie, nel quale per altro dimostra essere alquanto interessato e portato. Il mio problema è che quando un cane in particolare, che è il suo compagno di giochi preferito, è al campo il mio cane a volte, soprattutto quando questo esegue gli attrezzi o gli passa vicino, parte di scatto e non c’è “no” o “resta” che tengano e mi costringe a fare qualche metro di sci d’erba prima che io riesca a fermarlo. Come posso fare in modo che l’attenzione sia rivolta a me e non al suo amico canino ed a fermarlo quando decide di andare a giocare con lui?
    Grazie mille in anticipo. Viviana

      • @AB, si, è più o meno quello che mi ha detto il mio istruttore,
        il problema è che intanto che cresce o vado al campo coi ramponi così evito di partire in scivolata o trovo un altro metodo… 🙂

    • Vivi, evidentemente il tuo cane (tenendo anche conto che è un cucciolone) non è ancora abbastanza “fissato” su di te. Non conoscendo il cane, ovviamente, non posso darti consigli specifici: ma forse non è sufficiente il lavoro che fate al campo e quindi devi stringere un po’ di più il vostro rapporto lavorandoci sopra anche quando siete a casa. Devi trovare qualcosa che lo interessi, che lo attivi, che gli faccia desiderare di “fare cose con te” più di ogni altra cosa al mondo.
      In seconda battuta… se quel cane è il suo compagno di giochi preferito e lui smatteggia per andare a giocare con lui, forse dovresti lasciarcelo giocare un po’ più di quanto tu non faccia adesso. Le cose più interessanti, per il cane come per noi umani, sono quelle molto desiderate e avute col contagocce: se gliene dai di più, lo desidererà di meno e sarà più facile tenerlo sotto controllo quando è il momento del lavoro.

  8. Ciao a tutti, sono Viviana una ragazza di 21 anni, volevo fare una domanda alla redattrice che stimo molto perchè sto imparando un sacco di cose interessanti da questo sito (e non lo dico per lecchinare). Vorrei cercare di avere qualche consiglio riguardo ad un fatto che a volte mi accade con il mio pastore tedesco di 15 mesi. Lui la condotta al piede la conosce dato che frequentiamo un campo cinofilo della protezione civile facendo parte dell’UCIS e stando addestrando il cane per ricerca in superficie, nel quale per altro dimostra essere alquanto interessato e portato. Il mio problema è che quando un cane in particolare, che è il suo compagno di giochi preferito, è al campo il mio cane a volte, soprattutto quando questo esegue gli attrezzi o gli passa vicino, parte di scatto e non c’è “no” o “resta” che tengano e mi costringe a fare qualche metro di sci d’erba prima che io riesca a fermarlo. Come posso fare in modo che l’attenzione sia rivolta a me e non al suo amico canino ed a fermarlo quando decide di andare a giocare con lui?
    Grazie mille. Viviana

  9. Seguo sempre con molto interesse questo tipo di disquisizioni sul tipo di approccio da seguire, mi diverto molto quando ci si scalda per un termine “CONDOTTA” usato in maniera non appropriata (oddio che scandalo!!!)poi leggo di gente che ha problemi nell’usare la Pettorina, che ha paura di strozzare il cane con lo strangolo e che per far fare un seduto al cane propone un un metodo che per essere applicato devi come minimo
    essere laureato :)mentre leggo tutta questa discussione penso a mio Nonno cacciatore che pur senza conoscere minimamente tutti questi PAROLONI con i cani a 4km di distanza e un semplice fischio li faceva tornare senza nessun problema, dove vado ad allenare i cani sotto casa nella stagione fredda incontro un vecchietto a cui basta uno sguardo verso
    la sua vecchia Golden per intendersi in pochi secondi devo chiedergli quale tipo di approccio sta utilizzando e da quale educatore va…. in molte expo ho visto gente che per tenere in attenzione il cane ha fatto fuori 4 e dico 4 confezioni di wurstel e mi son sentito dire che il mio cane (perchè i miei sono ancora cani) era stressato perchè era fermo immobile come una statuina….
    p.s ho letto di centripetazione (bo!) e di gatti, invito i professionisti a venire a casa mia e tentare di convincere la mia femmina di 10 anni e 22 chili (chiamata amichevolmente THE KILLERCAT) che chi la porta a passeggio è più importante di un succulento gatto prevedo lussamento della spalla (rigorosamente sinistra!)
    detto questo a chi chiede se stiamo andando meglio o peggio rispondo sicuramente peggio ma con più classe

  10. …se penso che pago i contributi perché si possano “erogare”, come direbbe un ministro a piacere, le pensioni sociali (le pagheranno ancora?:-) ) a gente che nella propria vita fa le supercazzole prossemiche al coglione di turno…

  11. Però che ci sia una spoprorzione fra teoria e pratica è anche abbastanza vero, o almeno nel senso che credo intenda Valeria (mi permetto di chiamarla per nome, nonostante la differenza di età e di esperienza).
    In un weekend di corso, in 16h di lezione, non c’è molto che si possa considerare pratico pratico.
    Per ora ho fatto solo 3 weekend, quindi è possibile che le cose cambino, ma per ora ho visto gli insegnanti farci vedere (dopo due ore di teoria) come si fa qualcosa a livello pratico, e una decina di corsisti (su 30-40) che riprovavano gli esercizi. Questo per una questione di tempo, perchè essendo così tanti , non c’è tempo per far provare tutto a tutti.
    Quindi, l’applicazione pratica c’è. Si mostra anche come si deve fare. Ma lasciano il compito alla maggior parte dei corsisti di provarla a casa, senza quindi poter sapere si fa in modo giusto o sbagliato.
    La mia idea, per esempio, è quindi quella di poter fare da tirocinante a qualche educatore una volta finito il corso (o anche durante, perchè no), per poter proprio vedere in pratica l’applicazione, il lavoro su un cane o più cani diversi (che non è il mio, con cui passo gran parte della giornata e che sto imparando a conoscere e con cui comunque mi esercito)
    E, finanze permettendo, magari seguire qualche altro corso, comprare più libri possibile e informarmi informarmi informarmi. Perchè nessuno ha la verità in tasca e tutti possono aggiungere (o togliere) qualcosa al lavoro e agli studi di qualcun’altro, senza il bisogno di scannarsi e insultarsi, ma magari unendo quello che c’è migliore in ciascuna teoria.

    • Come ti ho detto non so come funzioni ora. 30/40 mi sembra davvero un’enormità. Che non vi facciano fare sufficiente attività pratica mi dispiace molto e francamente non approvo, e se le cose sono come dici, in questo caso devo dire con tutta onestà che penso che la quantità vada a discapito della qualità.
      Ma tu stai parlando di attività didattiche durante il corso, il discorso qui era diverso e molto differente: si diceva che la zooantropologia non ha traduzione nella pratica. E’ cosa, a mio parere, molto diversa dal far fare poca attività pratica agli allievi. Questa peraltro è una cosa che molti rimproverano a quella scuola da parecchio tempo.

    • essi michela è così. la pratica ti arrangi, vai a cercarti il canile che ti caga, qualcuno che ha una scuola che ti caga, per vedere e affiancare e provare. visto che il corso costa “poco”, anche la pratica vuoi fare? alla fine sono sempre quei 3 o 4 che provano gli esercizi, per pochi minuti.
      tanta teoria utilissima interessantissima per carità ma io come te mi aspettavo qualcosa di simile ad uno stage, ad un affiancamento, a venite nel tal posto dove lavoro di solito così vedete casi reali ecc… invece nulla. arrangiatevi…su questo un po’ sono rimasta delusa.anche perchè le prime volte sarebbe meglio essere affiancati da qualcuno che pratica già e pul correggerti, oltre a non essere sempre facile trovare (seppure aggratis) dove praticare per farsi le ossa…

      • La possibilità di affiancamento te la danno TUTTI i docenti e non solo, basta chiedere, con umiltà. C’è un sacco di gente che lavora, già ben prima di finire il corso, accanto a docenti che ha incontrato nella scuola, solo per imparare. Ed è profondamente ingiusto sostenere che “sono sempre quei 3 o 4 che provano gli esercizi” perché il sistema è fatto proprio per far lavorare tutti. Almeno… tutti quelli che hanno voglia di farlo, consapevoli che non si esce “imparati” e il più del lavoro, se non altro per una questione di tempi di apprendimento umani E canini, è quello che fai a casa e questo vale per qualunque scuola, stage, master, corso e controcorso, con i cani come nelle scuole umane.
        Personalmente preferisco una solida preparazione teorica che mi dà la possibilità con il tempo di affinare la pratica – e soprattutto di metterla in discussione all’occorrenza – che non qualcuno che mi indottrini (‘stavolta sì) su “cosa fare quando il cane…”: visto che non facciamo altro che dire che i cani non sono tutti uguali e che bisogna adattare gli insegnamenti in base alla loro soggettività, preferisco imparare come ragiona un cane e inventarmi delle soluzioni coerenti col problema E col cane, piuttosto che imparare 1 modo di lavorare sul problema che poi andrà bene per il 10% dei casi che vedrò e non saper che pesci prendere negli altri perché non avrò delle solide fondamenta teoriche cui far leva.

        • ma guarda che a me il corso è piaciuto e l’ho trovato utile mai detto il contrario, ma come in tutti i posti ci son quelli che sono portati sul palmo della mano e quelli considerati meno, anceh in base a come sono bravi a relazionarsi con chi insegna, e di certo si sa, che non è la mia prerogativa la buona comunicazione con i miei conspecifici… vado meglio con i cani di certo. però… abbi pazienza, la teoria non la toglierei, va benissimo com’è, ma… a parte che dei tempi morti per provare un po’ di più tutti, seguiti dai tutor, ci sarebebro stati, a parte che si, ho chiesto a volte se c’era modo di affiancare qualcuno mi è stato detto facendo un riassunto “cercatelo…” si vede che a te hanno preso meglio che ti devo dire…però, con un corso del genere, così organizzato pianfiicato complesso articolato e completo dal punto di vista teorico, per renderlo più completo dal punto di vista pratico, anche se si, ogni cane è caso a se, ma comunque provare e vedere casi reali e non i cani che conosciamo strabene, e provare davvero affiancati da qualcuno, sarebbe stato utile, se io provo da sola e sbaglio, chi mi corregge? e quindi, includere qualche ora di pratica in qualche canile per dire ecc… di default, per tutti, organizzato da scaletta come le altre cose, e non andando a leccare il culo a qualcuno… mi sembrava il minimo.
          PS; si magari non i soliti 3-4 ma i soliti 10-11 che sui 35 persone fa meno del 30% di gente che prova…
          ci sono quelli “vengo io vengo io” che sono quelli che fanno sepre, altri che magari sono più timidi e vanno spronati per cui anche in questo, bisognava prevedere “adesso lo fate tutti a turno” cosa che in teoria le prime lezioni ci avevano detto doveva essere ma poi al lato pratico almeno nel MIO gruppo, non era. quindi non sto criticando l’approccio la filosofia ecc.. del corso che condivido ma il fatto che potrebbe essere organizzato meglio e non è detto che “Il boss”sappia di questi che io chiamo disservizi perchè si avvale di collaboratori, tanti, e non può controllarli tutti dato che è sempre in giro ovunque pieno di impegni…e non tutte le persone sono perfette.

    • Michela, io ti suggerisco due cose: la prima è di arrivare a fine corso prima di trarre conclusioni e la seconda è che se durante il percorso c’è qualcosa che non va, basta parlarne. Chiama la segreteria didattica, scrivi un’e-mail, manda un piccione viaggiatore, quello che vuoi, ma ti assicuro che se c’è un disagio e viene segnalato, verrà preso in considerazione e trattato. Se vi sembra di lavorare poco, fatevi sentire, la scuola ha bisogno anche dei feedback degli allievi per capire se ci sono dei tiri da correggere.

      • Ti ringrazio Sonia, ma la mia non era una critica, o almeno non fino in fondo.
        E’ ovvio, a mio parere, che tutti non possano provare tutto e infatti io non ho scritto che sono “sempre i soliti 3 o 4”, ma una decina o più, che cambia di volta in volta per ogni esercizio. Non si può fare altrimenti, con così tanti partecipanti.
        Non ho tirato le conclusioni, ho anche scritto che magari le cose cambieranno.
        E di poter lavorare con qualche educatore, spero proprio di riuscire a trovare qualcuno che mi dia questa possibilità 🙂
        Io comunque sono soddisfatta della mia scelta e quello che sto imparando mi piace moltissimo!

        • Non era una bacchettata, eh, davvero sono suggerimenti che vengono da chi ci è già “passata” per intero :). Il primo livello è più denso di teoria perché c’è la necessità di costruire l’impianto teorico su cui poi si andrà a lavorare nel resto del corso. Fino alla fine la proporzione tenderà a cambiare.
          Riguardo il fatto di contattare la segreteria per ogni problema, anche qui parlo per esperienza diretta: è una realtà estremamente aperta ad accogliere le istanze di tutti.

  12. @Anto: Credimi, ho apprezzato e apprezzo molto alcuni dei tuoi interventi, anche perchè la Zooantropologia mi interessa non poco. Credo anche che, entro certi limiti, il…”confronto dialettico” tra te e Valeria possa essere interessante per chi legge perchè mi sembra leggittimo che Si possano avanzare certe perplessità ed altrettanto leggittimo cercare di rispondere per far chiarezza tanto più che si è direttamente coinvolti in ciò di cui si parla.
    DETTO QUESTO ti dico con grande rispetto, da lettore di queste pagine, che il tuo ultimo post a Valeria è veramente fastidioso e ingenerosamente polemico, verso una persona che a mio avviso ha dato e continua a dare tanto alla cinofilia italiana. Non sempre sono d’accordo con le sue posizioni, ma apprezzo tantissimo, tra l’altro, che non si nasconda mai dietro un dito, che esprima sempre il suo pensiero e le sue convinzioni in modo determinato al di là delle opinioni che vanno per la maggiore in un determinato momento. Il confronto anche serrato può essere fruttuoso, ma se la corda si tira troppo si spezza…e penso che poi potrebbe perfino mancarti un punto di riferimento critico così valido…
    Personalmente ritengo che la Zooantropologia come disciplina sia molto ampia ed interessante e, almeno secondo me, in certa misura anche innovativa.
    Io non conosco nessuno che segue questo approccio e credo peraltro che nella mia regione vi sia solo un educatore che lo segua. Non ho letto il libro di Marchesini che hai citato (mi riprometto di farlo!) e non ho elementi per esprimermi sul cuore del vostro confronto. Tuttavia la posizione di Valeria è chiara o almeno penso lo sia…ritiene che ci sia una sproporzione tra teoria e pratica a netto vantaggio della prima ( e sicuramente per convincersi così dei motivi ci saranno stati). Le tue risposte sul tema sono state ampie ed interessanti e ciascuno può farsi un’idea in merito o rivedere quella che gi ha.
    Ma, credimi, sarebbe molto meglio ti limitassi a questo anche perchè chissà magari la stessa Valeria potrebbe riconsiderare certe sue valutazioni(o anche no più che legittimamente)…perchè se poi, non so perchè, ti poni su un piano di polemica che diventa irritante in un certo senso fai scordare a chi legge quel che dice di interessante, preciso, apprezzabile…

    • Manlio, dalle mie parti si dice che una noce da sola non fa rumore.
      Le ragioni per cui qualcuno si crea le sue convinzioni possono essere guste o sbagliate, ma sarebbe saggio quantomeno ascoltare ciò che altri hanno da dire. Valeria ha nei confronti di qualcosa in cui io credo e che applico, un atteggiamento sempre quanto meno ironico, quando va bene, e molto spesso sarcastico. Già questo è innanzitutto molto poco rispettoso, in seconda battuta dimostra una carenza conoscitiva. Nessuno è divino e quindi infallibile, e io non ho mai avuto timore reverenziale nei confronti di nessuno, non parlo mai alle spalle, ma dibatto sulla faccia di chiunque, Marchesini in persona o la Presidente della FICSS, non ha importanza, ma non mi sentirete mai fare critiche alle spalle, cosa che invece pare essere lo sport nazionale, magari solo a suon di battute sarcastiche.
      Il rispetto per ottenerlo bisogna anche darlo. Quando Valeria, invece di fare sarcasmo e dire che mi arrampico sugli specchi, dimostrerà rispetto per quello che dico e quello in cui credo, riceverà rispetto.
      dissentire e discutere non fanno rima con sfottere.

      • anto… forse tu non hai ancora capito COSA critica valeria… usa pure il tuo approccio e i tuoi metodi, che nessuno ha detto siano sbaglaiti, quello che si intende è, non sono poi così innovativi… perchè chi conosce bene i cani e sa fare a lavorarci non parla di arousal centripetazione emozioni ecc ecc… ma alla fine in pratica fa le stesse cose che si facevano al corso. la mia meticcia, faceva tutto e bene al corso tanto che dicevano di lei che era già laureata eppure era la prima volta che frequentava l’ambiente CZ… si vede che sebbene chiamando le cose in modo diverso, alla fine il risultato era lo stesso…quello che si vuole dire, senza dire dell’uno o dell’altro è che ognuno si è creato i suoi loghi il suo stile i suoi seguaci… e questo a qulcuno un po’ disturba o a volt espaventa perchè quando si pensa con la testa di un altro prendendo tutto come oro colato si rischia… e molta gente lo fa. ma nessuno ha mai detto che gli approcci CZ siano errati. anche se a volte si scade nel fanatismo, altra cosa che a me spaventa.ho visto al corso gente terrorizzata dal dare un tirino al guizaglio causando più danni ovvero per esempio, risse fra cani che riuscivano a prendersi perchè i proprietari avevano paura di tirarli via… se la gente prende troppo alla lettera le cose può essere pericoloso insomma. A ME piace ragionare sulle cose ma ahime non tutti lo fanno.

        • Lupi, forse tu non hai capito bene che essere straconvinti di una cosa dopo averne provate in prima persona varie altre ed averle messe a confronto, NON significa prendere tutto per oro colato e non pensare con la propria testa. Anzi!!! Personalmente sono un tipo ipercritico che si è permessa di contestare pubblicamente un paio di docenti (Marchesini compreso) che non hanno potuto darmi torto. proprio perchè sono passata prima dal metodo classico, poi da quello gentilista (che non mi hanno mai convinta completamente), quando sono approdata al CZ l’ho trovato davvero rivoluzionario. Ti spiego perchè, secondo me, lo è. Tu stessa, quando parli, imperni tutti i tuoi discorsi di aspetto performativo; ai corsi non si va per far imparare i cani, ma per imparare noi umani, solo per fare un esempio. Valeria, nei consigli che ha dato giusto ieri a qualcuno, ha parlato di “sfogare”. Questo, degli “istinti” da “sfogare” è un concetto tipico dell’etologia classica, chiamata anche “psico idraulica” o “psico energetica”, ed è totalmente superato dalla scienza (ma purtroppo non da chi della scienza non si cura). Oggi l’approccio CZ, grazie alle neuroscienze e alle scienze comportamentali, parla di motivazioni, emozioni ed arousal, che, contrariamente agli “istinti” NON sono immodificabili, ma anzi si POTENZIANO con l’esercizio. L’approccio CZ, invece di limitarsi ad agire sull’espressione comportamentale, agisce, dopo averle individuate, SULLE CAUSE di un determinato comportamento.
          Avere una buona e solida base teorica, serve proprio a questo. Ecco perchè io, a quella ragazza del PT che le sloga la spalla, consiglierei un lavoro totalmente diverso da quello consigliato da Valeria, fatto ANCHE di quelle attività, ma non solo, e soprattutto con un obiettivo ben preciso.
          Non ho MAI detto che tutti quelli sfornati ogni anno dalle tre (attualmente sono tre, e non solo una) scuole CZ siano in gamba. Anzi, penso che ci sia tantissima gente che non ha capito niente (e non lo penso solo io, credimi), ma quelli in gamba ci sono, e quelli in gamba lavorano diversamente.

          • Ma quali istinti da sfogare? Io ho parlato di “energie” da sfogare, che sono cosa ben diversa.
            Quanto ai consigli per la ragazza, dalle anche i tuoi… saranno sicuramente bene accetti. Non capisco perché non si possa collaborare per aiutare qualcuno a risolvere un problema, invece di star sempre lì a farsi le pulci a vicenda.
            Tu dirai: ah, ma se io non vedo il cane, se non conosco l’umano, se non gli faccio tutta l’anamnesi ecc. ecc. di consigli non ne dò. Sono d’accordo, in teoria: senza conoscere il binomio non si può andare troppo a fondo. Ma siccome il binomio “non” lo conosciamo né lo conosceremo, presumibilmente… meglio provare a dargli una mano da qua che lasciarlo nel suo brodo (a mio avviso: poi tu magari la pensi diversamente, e allora non c’è problema).

          • Primo: li ha chiesti a te e non a me.
            Io dico solo che darei consigli diversi.
            Mai detto che non do consigli a gratis, al telefono o on line. Ma indico linee guida, non esercizi da fare. Soprattutto non consiglio al proprietario di un PT adolescente di giocare a palla o col freesbee soprattutto senza specificare come. Non ho bisogno di conoscere il binomio per sapere che un PT di 15 mesi solleciterà anche troppo quel tipo di gioco, e che semmai, quel tipo di gioco ha bisogno di essere ridotto e soprattutto disciplinato.
            Io lavorerei
            1) sulla calma
            2) sulla leadership
            3) sull’autocontrollo del cane
            Esercizi mirati e specifici, costanza, pazienza, determinazione e i risultati sono evidentissimi in due o tre mesi.

          • non mi ero mica accorta sai, che sei un tipo ipercritico, nessuno sen’era accorto.
            ma io vedi, non sto dicendo che tale approccio sia sbagliato e tu continui a metterti sulla difensiva e buttare le mani avanti lostesso. rilassati anto rilassati.se leggi bene cosa dice sepesso valeria anche se alcune cose possono essere viste “vecchia scuola” alla fine anche se usa termini diversi, dice le stesse cose che dici tu.
            io non vedo comunque cosa ci sia di male a far ANCHE sfogare fisicamente qualcuno, non solo cane, tutti ne abbiamo bisogno. non si sta dicendo di farlo stancare così non tira ecc… ma che è naturale che un giovane abbia energie da consumare, come tutti i giovani di qualsiasi spece, e abbia bisogno di “fare”, e in quel fare si, dovremmo rientrare anche noi ma non per foirza sempre… ha bisogno anceh dei suoi spazi come tutti.
            i principi della CZ lo condivido eh, ma quello che ti si vuol far capire è che qualcuno ci sta facendo “un po’ di businness” sopra, non che i concetto sono sbagliati, quindi penso che del mio intervento, tu non abbia proprio capito nulla.ma leggere col paraocchi è fatica.

          • Valeria, studiati la psicoidraulica di Lorenz. Teoria che sosteneva proprio l’esistenza di energie che si accumulano come in una pentola a pressione e che vanno sfogate. Roba degli anni 20 30. Da allora si è andati avanti. Sono arcisicura che lo stesso Lorenz, un grandissimo capace di mettere in discussione anche le sue stesse teorie, oggi gioirebbe delle nuove conoscenze. Lui, che sosteneva di aver visto pesci PENSARE.

          • pensi davvero che valeria paragoni i cani ad una pentola a pressione?
            ma che discutiamo a fare allora…

    • P.S. Il libro che ho citato non è un libro divulgativo, ma è un vero e proprio codice per “addetti ai lavori”. Armati di vocabolario. 😀

      • Beh! Già quando dovrebbe usare uno stile divulgativo il Prof. Marchesini fa proprio fatica ad essere semplice !…
        Quindi sono preparato in questo senso…e comunque un vocabolario lo ho a portata di mano! Approfitto per dirti che, tra l’altro, trovo molto significative alcune proposte di Marchesini, su una differente concezione e gestione dei canili, che avevo avuto occasione di leggere tempo addietro…E mi chiedo se in Italia da qualche parte si è cercato di portare avanti e realizzare progetti ispirati a questa concezione…

        • Progetti di quel tipo, cioè presidi zooantropologici, cercato si è cercato eccome, ma realizzati, che io sappia, no. Progetti pilota per migliorare l’indice di adottabilità dei cani e la visibilità verso i cittadini, sì, e molto belli, e in varie città…..ora mi vengono in mente Ferrara e Torino, ma non sono le uniche.
          Se ti interessa l’argomento e sempre che tu non l’abbia già letto, ti consiglio “Il canile come presidio zooantropologico – Da struttura problema a centro di valorizzazione del rapporto con il cane” a cura di Roberto Marchesini, ma scritto a più mani (qundi linguaggio più….accessibile 😀 ) ed. C.G. Edizioni Medico Scientifiche.

          Semplice non lo è mai, ma….ultimamente è molto “migliorato”, secondo me….. nelle ultime opere, volutamente e puramente divulgative, riesce persino ad essere scorrevole! :DDD

          • però io che ho letto gli ultimi libri scritti da lui “per il popolo” i paroloni se li fa scappare comunque eh, essi che quando parla di persona sa essere molto alla mano a parlare se vuole.

  13. Il problema delle pettorine che si sfilano sta nel fatto che in giro ci sono troppi cani rapper o graffitari…che portano la pettorina XXXL e con il “cavallo basso” 😀

    Una pettorina ad H della giusta taglia e ben regolata (significa con l’anellino di ferro frontale ADERENTE all’osso dello sterno) non solo e’ innoqua per articolazioni e ghiandole ma e’ anatomicamente impossibile da sfilarsi.

    E lo dico da utilizzatore (non finale 😀 ) imparziale di pettorine e collari (fissi)

    Ciao!

  14. Hai visto cose che io non ho mai visto. E ci sta, eh!, ci sta, perchè non so come vadano le cose ora, quindi….
    una sola domanda…..non è che forse hai visto solo cosucce DI BASE????? O hai davvero visto percorsi fatti e costruiti su singoli cani con problematiche differenti (magari solo l’umano di riferimento, che spesso E’ il problema del cane?)
    Vieni a lavorare con me le prossime volte, mentre lavoro con cani da jackino di due mesi all’asia centrale di 10, al border adottato a 3 anni dopo una vita di box da una famiglia con bambini di 7 anni e 15 mesi, ecc, ecc……..alle prese con umani e contesti familiari MOOOOOOlto differenti tra loro.
    Poi ne riparliamo. Sei invitata. 🙂

  15. Non credo che i punti che ha elencato Anto siano un’ esclusiva prerogrativa dell’ approccio che sostiene.
    Relazione, rispetto, comunicazione, benessere sono le basi “normali” dalle quali deve partire una qualsiasi persona che intenda “vivere” il proprio cane…io non ci trovo niente di eclatante o innovativo.
    All’ atto pratico tutte queste diversità di applicazione io non le ho viste, ho visto invece quintalate di bocconcini come in tante altre scuole.
    Ho visto marchesini stesso ingozzare per mezz’ ora un cane che abbaiava annoiato dalla situazione.
    Ho sentito usare termini ad effetto (l’ espressione di Marchesini quando ha detto per la prima volta “centripetazione” era da premio Oscar), ho visto complicare cose semplicissime, ho sentito discussioni accalorate su quanto fossero determinanti 5 cm in più o in meno di guinzaglio, ecc.
    E, per finire…i corsi collettivi esistono e l’ approccio, la tecnica, il metodo (vedi tu) era praticamente uguale per tutti.

  16. UHhm…Uhm…ho letto, spero, con attenzione gli ultimi post e qualcosa vorrei dirla.
    Leggendo gli ultimi post mi sono posto questa domanda ( con una “calibratura” forse un pò troppo personale): Da quando seguo la “cinofilia”, grosso modo da 18 anni ad oggi, le “cose” come sono cambiate? e sono cambiate in meglio o in peggio?
    (…Ehm e mi piacerebbe sapere come risponderebbero a questa domanda Valeria e Anto sulla base della loro esperienza, anche se forse è intuibile tra le righe dei loro post…)
    Ancora oggi nella mia città non esiste un campo di educazione/addestramento ufficiale e di educatori o addestratori anche se c’è ne sono non se ne vodono in giro.
    Nel capoluogo di provincia, invece, la situazione è sempre stata più viva e che io sappia già dalla fine degli anni settanta c’erano “quelli che facevano utilità e difesa”.
    Tra costoro c’era anche un mio parente amante e proprietario prima di pastore tedesco e poi di boxer, comunque si trattava di una minoranza molto, molto ristretta. In realtà credo proprio che nella regione in cui vivo ( e che, comunque, amo) non sia diffusa una elevata concezione del cane. Ancora oggi, spesso, soprattutto nelle campagne, il cane viene tenuto in condizioni non certo ottimali (catena, solitudine, cibo quel che “passa il convento” quando ne passa, finalità essenzialmente utilitaristica e poca considerazione del valore della sua vita). Da quel che potevo vedere dalle mie parti dai primi anni ’90, è che mancava del tutto un punto di riferimento per l’educazione del cane. Vero è che alcuni addestratori di UD si occupavano di quel che allora si chiamava “obbedienza civile”, ma si trattava sempre di numeri davvero esigui con persone – o almeno alcune persone di mia conoscenza – che spesso rimanevano insoddisfatte e, a loro dire, incomprese nei loro bisogni. In generale, per me era molto lontano il “mondo dell’addestramento” presentato in certe riviste specializzate dell’epoca. D’altro canto posso dire, da quel che ricordo magari con qualche falla, che le idee sull’addestramento erano sostanzialmente basate sul comportamentismo nella prospettiva di Skinner e dei continuatori del suo lavoro. Ehm…devo dire…presentate talvolta anche in modo abbastanza sbrigativo. Ora, secondo me, il merito del cosiddetto “metodo gentile” è stato quello di riporre al centro l’educazione del cane sottolineando che in un certo senso ogni proprietario dovrebbe diventare educatore del proprio cane ed essere supportato a diventarlo.
    Ora, da quel che ho potuto vedere io dalle mie parti, questo metodo, quando è stato “incarnato” da persone sensibili e competenti, ha avvicinato all’educazione cinofila molte persone che prima non erano riuscite a trovare risposte a problemi vari, problemi quotidiani non per forza difficilissimi, ma che esigevano di essere compresi e risolti.
    Tra l’altro – l’ho già detto più volte e so che forse Valeria non è d’accordo su questo – credo anche che questo metodo – caratterizzato a mio avviso anche da limiti che non vanno taciuti – abbia sottolineato l’esigenza di una sensibilità di cui purtroppo nell’ambito dell’addestramento tradizionale in alcuni casi ci si è scordati. Ricordo, tra l’altro, certi inquietanti servizi di “Striscia la notizia” che testimoniavano almeno che certe pratiche se non “maggioritarie” erano comunque diffuse. A onor del vero ho conosciuto addestratori che lavorano col metodo naturale capaci e sensibili a Torino e a Palermo, ma dalle mie parti purtroppo ho visto dei picchiatori anche parecchio presuntuosi, sic.
    Tra l’altro per chiarezza quando parlo di metodo gentile io personalmente mi riferisco a quel che ho seguito e conosciuto leggendo e incontrando chi lo praticava. E, rivelando una mia preferenza, in Italia ho seguito a partire dal 2000 l’esperienze e i lavori del Gentle-Team “di” Alexa Capra (anche se non ho mai conosciuto lei, ma educatori che si sono formati e hanno lavorato con lei)…Gentle-team che, piaccia o meno, secondo me ha intrapreso un percorso concreto, ricco di sfumature, attento a vari aspetti del rapporto uomo-cane e della psicologia canina. “Qualcosa” che, pur con i suoi limiti, non può essere ridotto all’assenza del no o della punizione e all’uso del bocconcino anche se questi aspetti ne fanno parte.
    Certo in generale rimane il fatto che nel nostro paese la cultura cinofila sia poco diffusa. Se prima parlavo di alcune “abberazioni” del trattamento dei cani nelle campagne, beh…nella “cultura” metropolitana veramente il cane, forse soprattutto il cane di razza, viene vissuto alla stregua di un oggetto alla moda o “antropomorfizzato” secondo modalità che sono anche esse una forma grave di maltrattamento.
    Allora, come siamo messi? Beh! io oggi penso che nella sua versione più semplice e meno aperta il metodo gentile inflazionando l’uso del boccocino sempre e finendo anch’esso col prestare attenzione più alla performance che al percorso che si intraprende col cane, può finire con l’allontanare da un rapporto vero – sempre non facile e rischioso da costruire – con il cane.
    …ANTO per questo, tra l’altro, penso che l’ultimo articolo di Claudio Mangini sia di grandissima attualità, oltre ad essere secondo me ricco di spunti davvero interessanti. E, benché mi prenderai per un matto o per un ignorante, di fatto arrivo a pensare che le modalità relazionali da lui suggerite e motivate si configurino come “qualcosa” potrebbe avere molto a che fare con la Zooantropologia applicata…quella di cui Valeria sente la mancanza!

    • Mah…sicuramente mi ripeterò, perché ne ho già parlato altre volte: ma a domanda, rispondo 🙂
      Secondo me la cinofilia è cambiata MOLTO in peggio negli ultimi 20 anni, con una sola eccezione: quella sparuta minoranza di persone che si sono avvicinate alle varie “filosofie gentili” (termine che preferisco a “metodo gentile”, visto che – come non fa che sottolineare Anto – un conto è l’approccio e un altro il metodo). Purtroppo sono, appunto, una sparuta minoranza: sia perché le cinofilosofie non sono alla portata di tutti (né culturale, né economica: e non si sta facendo molto per migliorare questo stato di cose), sia perché manca quella che a mio avviso sarebbe l’unica e sola base da cui partire, e cioè la cultura cinofila nelle scuole. O meglio: si fa, ma si fa a macchia di leopardo, sempre e solo per iniziativa privata, a volte addirittura combattendo CONTRO le figure istituzionali (scolastiche e non) anziché esserne appoggiati.
      Quindi, la grande massa è e resta composta da Sciuremarie, alcune delle quali vanno in expo, altre delle quali allevano (ahimé) e finiscono per farsi coinvolgere in quell’altro mondo infame che è il mondo dei “bellezzari”, laddove – di nuovo – chi lavora seriamente e con coscienza viene boicottato e chi cagnareggia viene incoraggiato: sia dai risultati pratici (vendita) sia, purtroppo, dall’ENCI.
      Tutto questo è peggiorato da vent’anni fa? Sì, ma non molto. Quella che invece è peggiorata TANTISSIMO è la concorrenza, a volte pure sleale: è il fatto che pur di portare acqua al proprio mulino si cerchI a tutti i costi di dimostrare non solo che il campo X (o il “guru” X) è migliore del campo o del guru Y, ma addirittura che quelli sono dei luridi bastardi, dei maltrattatori, dei delinquenti e così via. In questo modo, tra l’altro, si ingenera tale e tanta confusione che anche i pochi eletti che vorrebbero capirne qualcosa di più finiscono per non capirci più niente: e allora finiscono per attaccarsi tipo cozza al “loro” guru (ovvero a quello a cui hanno mollato un pacco di soldi) e a cominciare a loro volta le crociate contro i guru avversari.
      Così abbiamo, in Italia, un centinaio di persone acculturatissime che passa il suo tempo a sputtanarsi a vicenda, e qualche milione di persone che ancora pensa che quando il cucciolo ti fa pipì in casa devi piantarglici il naso dentro. Non mi sembra che questa sia la strada giusta per ampliare la cultura cinofila.

      • Beh! forse non è poi così facile fare un bilancio e sicuramente ripensando alla realtà nel suo insieme non si può dire che i cambiamenti positivi si siano diffusi in modo rilevante.
        Del resto, a prescindere dal meodo o dalle filosofie di riferimento, tra i possessori di cani, coloro che vanno ad un campo per educazione o per attività sportive sono effettivamente una minoranza.
        Comunque concordo appieno sulla “concorrenza sleale” che è veramente fastidiosa anche perché alimenta dicerie e timori di cui non c’è nessun bisogno. Però è pur vera una “cosa”: nel lavoro coi cani, forse persino più che in altri ambiti, se una persona non ci sa fare, se non ha sostanza, prima o dopo si “brucia”.
        Nel precedente post ho detto chiaramente quel che penso e quel che ho visto, ma c’è una cosa che voglio sottolineare ed è un messaggio che tu tenti sempre di far passare: ADDESTRAMENTO TRADIZIONALE NON SIGNIFICA ADDESTRAMENTO VIOLENTO. Il rispetto del cane, l’attenzione ai suoi stati d’animo ed alla sua personalità dovrebbe essere alla base di qualunque percorso di educazione e addestramento. Percorso che, come dicevi rispondendomi prima, non può che essere individualizzato alla situazione e al problema da affrontare. E certo non ci si può illudere che, con in pugno un clicker ed una manciata di bocconcini, si possa affrontare e risolvere tutto, senza magari saper leggere bene il comportamento del cane con cui si sta per lavorare.
        Sarebbe davvero bello far qualcosa a scuola, ma la situazione è tale e quale la descrivi. Ora che ci penso nella mia città, in un centro di aggregazione per bambini e ragazzi dove ho lavorato, si è organizzato un laboratorio di conoscenza/socializzazione con i cani gestito da una veterinaria (che è anche amante e proprietaria di diversi cani). Io mi occupavo di altre attività in quel contesto, ma ricordo benissimo di come i bambini fossero entusiasti in attesa o dopo gli incontri del laboratorio. Nella parte pratica, tra l’altro, oltre a dei simpatici meticci il protagonista più apprezzzato fu l’educatissimo e sereno AMSTAFF della veterinaria. Comunque, al di là della riuscita del laboratorio, è stato comunque una scintilla in mezzo alla cenere.

    • Io penso che tu abbia già dato in buona parte risposte con questa analisi accurata e puntuale, che condivido. in parte è condivisibile anche il discorso di valeria, ma secondo me la ragione della situazione odierna di confusione è da ricercarsi proprio nel fatto che non esiste cambiamento senza crisi. Oggi la cinofilia è un magma in ebollizione, secondo me. Chi dice che è cambiata in peggio, forse è perchè non è disposto a mettersi in discussione e preferiva le rassicuranti e univoche certezze di prima.
      Non so in quale zona tu abiti, non lo hai specificato, ma nella mia provincia, per esempio, siamo in 26 solo del mio tipo di approccio; a cui si aggiungono in cospicuo numero gli addestrativi-performativi; più chissà quanti “free-lance” più o meno improvvisati. Questo porta ad una grande concorrenza, è vero, ma dal punto di vista dell’utente, porta ad un inequivocabile vantaggio, secondo me : ampia possibilità di scelta, sia di impostazione che di persone.
      Inoltre siccome da anni esiste un albo nazionale di educatori certificati di impostazione CZ (quella che secondo Valeria non ha applicazioni), l’ENCI, di risposta, ha deciso di creare e pubblicare il proprio elenco di addestratori certificati. Il risultato è che ora, chi vuole, può trovarci e sceglierci a seconda delle proprie velleità (addestrativo-performative oppure relazionali e sistemiche), senza doversi affidare a qualcuno per sentito dire o perchè è famoso o perchè è l’unico disponibile. A me questo sembra positivo. 20 anni fà non era così.

    • 3 pareri differenti in 3 post 🙂

      A me “la cinofilia” in questi ultimi 12 anni sembra sempre uguale
      E’ stato fatto un grande lavoro a livello teorico e pratico, in modo tumultuoso e spesso disorganizzato ma non e’ ancora permeato verso il grande bacino di utenza.
      Per la parte sportiva, apprezzo il lavoro fatto sulla gestione atletica e psicologica del “cane sportivo”

      Personalmente sono contento del mio percorso ed ogni giorno ringrazio “vecchi maestri” e punti di riferimento (“la Redazione” e’ una di questi) di cui oramai non condivido più quasi nulla (tranne l’amore per i cani) ma che senza di loro non sarei quello che sono (sbrodolata galattica)

      • McZook, anche io sono molto contenta del mio percorso variegato e tortuoso e ho imparato maree di cose dai vecchi maestri con cui ormai non condivido più nulla o quasi. Senza quel percorso nemmeno io sarei quello che sono oggi.
        Io non sbrodolo nessuno, pperchè nessuno dei miei vecchi maestri legge qui.

  17. Io invece condivido praticamente tutto dell’articolo, ma vorrei solo precisare una cosa.
    Frequento un corso con approccio cognitivo-zooantropologico e quello che ripetono constatemente fino alla nausea è che per ogni singolo cane (nemmeno per razza) si deve valutare in modo diverso e si deve creare un percorso educativo (nel caso di cuccioli “sani”) differente.
    E ci hanno fatto proprio l’esempio del togliere attenzione quando il cane ci salta addosso: certo, se è un chihuahua, ci si volta dall’altra parte e finisce lì, il cane continuerà a saltare finchè si renderà conto che non è il metodo migliore per ottenere attenzione. Ma se a saltare è un boxer, che arriva a metterti le zampe sulle spalle, girarsi di spalle è conmpletamente inutile e bisogna trovare un metodo alternativo per fargli capire che non deve saltare in quel modo.
    Insomma, pongono l’accento sul fatto che bisogna sempre valutare da cane a cane e avere anche la capacità e la fantasia di adattare conoscenze e nozioni diverse per poter operare al meglio con cani di carattere e di stazza diverse.

    • Esattamente ed è proprio per questo che si parla di approccio, non di metodo. In un approccio, i metodi vanno saputi selezionare in base al soggetto che si ha davanti.

      • Sonia, approccio è una cosa, metodo è un altra. Tutt’altra cosa.
        L’approccio meccanicista ( behaviourismo pavlov-skinneriano, che poi, nel dopoguerra, si è fuso con la psicoenergetica di Lorenz – molto meno meccanicista) è un approccio.
        Il metodo classico e il metodo gentilista, sempre all’ approccio meccanicista (stimolo-risposta) appartengono e fanno riferimento, su questo Valeria ha ragione.
        Gli approcci sono solo fondamentalmente due:
        1) comportamentista
        2) comportamentALista
        In gergo cinologico il metodo è l’insieme di tecniche per utilizzare strumenti di lavoro. Questo insieme di tecniche per utilizzare gli strumenti, viene definito “classico” quando utilizza tutte e quattro le opzioni Punizione +/- ; premio +/-), e “gentile” quando ne esclude 2 (premio -, ma soprattutto punizione +)
        Da qui però a dire che chiunque escluda la coercizione dal suo lavoro non abbia metodo perchè altrimenti è “gentilista”…….a me sembra esageratissimo. E mi pare voglia far passare il concetto di cose tanto per fare, senza capo nè coda, prive di scopo, senza progettualità. COSA TOTALMENTE FALSA. Metodo in italiano significa “Procedimento messo in opera seguendo criteri sistematici in vista di uno scopo”
        Io lavoro CON metodo. Elastico, flessibile, su misura. Ma la progettualità è molto evidente, visto che lavoro per obiettivi. Questa è assenza di “metodo” inteso come “modalità applicative”?

      • Quello che Valeria sostiene, dicendo che non esiste metodo in zooantropologia, è che (la cito) “La capisco e la apprezzo pure…finché rimane sul piano accademico.
        Mi preoccupa, invece, il fatto che non abbia applicazioni pratiche dirette, che non sia mai stata tradotta in un metodo di lavoro vero e proprio”
        e poi
        “la zooantropologia è una filosofia. Valida, visto che insegna a vedere il cane come un partner collaborativo e non come un robottino da programmare e usare: ma è una filosofia che si ferma al discorso accademico. […..] Quindi la teorica “zooantropologia applicata” non è altro che una serie di piacevoli disquisizioni accademiche [….]Quanto all’applicazione pratica, semplicemente non c’è”
        QESTE AFFRMAZIONI IO LE CONTESTO FERMAMENTE.
        Io faccio zooantropologia applicata. Quindi, per la mia esperienza, l’applicazione pratica c’è, c’è eccome.
        Se poi ” il resto del mondo cinofilo ‘ste cose le sapeva già benissimo da secoli”…..beh, perchè non ne hanno parlato loro, in tutti questi secoli? E perchè ora non dicono “Finalmente!!!” visto che finalmente qualcuno dice ciò che “loro” sapevano già da secoli.
        A me queste affermazioni biecamente polemiche sembrano decisamente schifosamente strumentali.

  18. A dire il vero la zooantropologia è una disciplina. L’approccio detta l’interpretazione del comportamento animale (mentalistica se stiamo parlando dell’approccio cognitivo). Non avrai mai un “metodo zooantropologico”, semplicemente perchè l’approccio CZ (e non la zooantropologia….) prevede l’utilizzo di più metodi (fra cui il metodo gentile) per realizzare gli obiettivi mentalistici dell’approccio.
    Protocolli ed applicazioni pratiche dell’approccio CZ esistono eccome… ma vengono insegnati nelle scuole di formazione, non diffusi in video su youtube.

    A me sembra che stiate tutti aspettando che l’approccio CZ si traduca in qualcosa di “straordinario”, come è stato quando – finalmente – il metodo gentile si è affermato promuovendo il rinforzo positivo, scalzando canari e cagnari da botte e strattoni o da “lavoro come unica strategia per sfuggire allo stress”. Ma, ahimé, la novità dell’approccio CZ non è – di nuovo – nei metodi che usa ma in come struttura il percorso di costruzione del carattere e della relazione, nonché gli obiettivi finali del percorso stesso, che non sono diretti al controllo del cane ma all’integrazione del cane nella società umana. E integrazione e controllo non sono affatto sinonimi.

    • E come tutte le discipline, anche la zooantropologia ha i suoi canoni applicativi (altrimenti che disciplina sarebbe? 😀
      Consiglio la lettura (meglio lo studio) del
      CANONE DI ZOOANTROPOLOGIA APPLICATA

  19. RRROOOTFLmaramao, mi sento citato in causa addirittura DUE volte nello stesso articolo 🙂 una sacrosanta parlando dello strozzo, e l’altra più “velatamente” parlando di un boxer che se ne batte il belino dell’attivazione mentale a cui tutti gli altri cani reagiscono con entusiasmo 😀

  20. Nemmeno io condivido una sola parola di questo articolo, ma ovviamente è solo la mia opinione e non mi lancerò nelle solite polemiche che tanto lasciano sempre ciascuno della propria idea.
    Ma dire:
    “io continuo a sentirmi dire che “non capisco” o che “non apprezzo” la zooantropologia, ma non è affatto così. La capisco e la apprezzo pure…finché rimane sul piano accademico.
    Mi preoccupa, invece, il fatto che non abbia applicazioni pratiche dirette, che non sia mai stata tradotta in un metodo di lavoro vero e proprio e che quindi, alla fine, i suoi seguaci vadano ad attingere ad altri metodi ”
    equivale a dimostrare che davvero non si è capito.
    Non solo i protocolli applicativi esistono eccome, ma confondere ancora “Approccio” con “metodo” è davvero grave.

    • Anto, la confusione forse la fai tu: la zooantropologia è, appunto, un approccio… ma finché non verrà tradotta in un METODO, ovvero in una serie di applicazioni pratiche, non servirà praticamente a niente (sempre sul piano pratico, ovviamente).
      E siccome la gente in media col cane vuole “farci qualcosa”, e non soltanto “approcciarlo”, va in cerca di metodi che si combinino con il loro approccio. E cosa trovano? Metodo gentile, metodo olistico, metodo etopsicostacippa. Perché un “metodo” zooantropologico non esiste.
      Mo’ s’è capito meglio?

      • Valeria, l’unica cosa che si è capita è che tu non hai ancora capito.
        Un conto è un approccio, che DETTA i metodi da usare, i metodi prevedono strumenti che possono essere usati secondo varie tecniche. un conto è pensare che il metodo faccia l’approccio, COSA CHE NON E’.
        tu partidal metodo, e pari non capire nient’altro.
        Ho già scritto una volta che l’approccio cognitivo zooantropologico (evidentemente molto complesso da capire) NON PUO’ prescindere dai metodi NON coercitivi. Perchè un calcione può anche essere molto cognitivo, ma non è affatto relazionale.
        Se la vuoi capire, finalmente, gli strumenti li hai.

        • Anto, meno male che sei arrivata tu a darmeli, eh.
          La vogliamo finire con questa manfrina? Approccio, metodo, cippa lippa… la verità è una sola: la zooantropologia è una filosofia. Valida, visto che insegna a vedere il cane come un partner collaborativo e non come un robottino da programmare e usare: ma è una filosofia che si ferma al discorso accademico. Quando si scende al lato pratico (che è poi l’unico che interessa il 99,9% delle persone che hanno un cane), si è costretti a seguire metodi – come quello gentile, l’hai detto tu stessa – che invece vedono il cane ESATTAMENTE come un robottino da programmare.
          Quindi la teorica “zooantropologia applicata” non è altro che una serie di piacevoli disquisizioni accademiche delle quali forse potevano sentire la mancanza i cuggini e i cesar millan de noantri: il resto del mondo cinofilo ‘ste cose le sapeva già benissimo da secoli. Quanto all’applicazione pratica, semplicemente non c’è: checché tu voglia fare mirror climbing, alla fine andate a finire sui metodi altrui, preesistenti e – quasi sempre – discordanti con la filosofia stessa: perché il metodo gentile (sempre quello vero, non “un qualsiasi metodo che non preveda calcioni”, perché quello NON è un metodo) e la zooantropologia, sempre che ti piaccia o meno, si pigliano a pugni nel muso!

          • Valeria, io davvero non capisco questa tua ostinazione negazionista e denigratoria.
            Continui a parlare di metodo….vediamo allora cosa significa davvero questa parola:
            “METODO:Procedimento messo in opera seguendo criteri sistematici in vista di uno scopo;
            complesso organico di regole, principi, criteri in base ai quali si svolge un’attività teorica o pratica;
            per estensione: Modo di agire, di comportarsi, di vivere”
            E allora, chissenefrega se alcuni srumenti e alcune tecniche (metodo strumenti e tecniche sono cose differenti)sono le stesse dei gentilisti, visto che vengono usati perseguendo uno scopo, un criterio, un principio differente? Perchè rifiutarli a priori visto che poi vengono usati in modo diverso per perseguire uno scopo differente?
            In quale lingua te lo devo ripetere che non è il metodo a fare l’approccio, ma è esattamente il contrario, è l’approccio che detta il metodo? (Luca Spennacchio docet)
            La zooantropologia è una disciplina filosofica, è vero. Ma come ogni disciplina ha le sue regole applicative, in base alle quali si svolgono tutte le attività di Zooatropologia Applicata.
            Le principali fondamentali regole sono:

            1) Tutto passa attraverso la relazione. Non può esistere la relazione se non riconosco l’altro come:
            A) SOGGETTO e non oggetto (attivo non passivo, con capacità di scegliere autonomamente il comportamento più conveniente e più consono, quindi bando a tutte le strumentalizzazioni)
            B) DIVERSO quindi cane, non un umano minus habens o sottosviluppato (quindo bando a tutte le antropomorfizzazioni)
            C) SINGOLARE cioè individuo unico e irripetibile (quindi bando a tutte le categorizzazioni)
            Questo tradotto in applicazioni pratiche significa che ogni percorso educativo, rieducativo o riabilitativo è PERSONALIZZATO. Non vedrai mai fare ad un vero CZ corsi collettivi (tranne le puppy class)

            2) Non può esistere la relazione se manca una corretta COMUNICAZIONE. Non vedrai mai in altri approcci lavorare altrettanto a fondo sulla comunicazione in tutte le sue forme.
            Il cane viene visto come l’interlocutore della relazione, soggetto e unico, quindi dotato di un proprio profilo motivazionale ed emotivo e di di una mente in grado elaborazioni complesse (etologia cognitiva) e non come una macchinetta o un circuito elettrico in cui a dato stimolo la risposta è sempre quella. Quindi il training è non solo personalizzato, ma considerato nella sua funzione SISTEMICA perchè “il tutto” (l’individuo) non è una somma di parti ma è un insieme in cui le parti si potenziano a vicenda, QUINDI andando a modificare un aspetto modificherò TUTTA l’espressione comportamentale.
            3) Prioritario è il BENESSERE di quell’individuo nel suo complesso, quindi si persegue assolutamente l’EQUILIBRIO del soggetto, rivolgendo particolare attenzione al profilo motivazionale, alla sfera emozionale e il livello di intensità delle emozioni. In nessun altro tipo di approccio sentira mai parlare di emozioni e di arousal (non ne parli mai nemmeno tu), che per noi sono importantissime e che gli altri ignorano. Per questa ragione la Zooantropologia è indissolubilmente legata all’approccio cognitivo (neurobiologia, scienze comportamentali applicate, ecc), per cui si parla di approccio CZ.
            4) Inserimento armonico nel sistema-famiglia e nel sistema-società. Prima si parlava solo di obbedienza performativa, adesso tutti parlano di inserimento sociale, ma è un concetto mutuato dalla zooantropologia per la quale questo principio è basilare.
            Potrei andare avanti ancora a lungo, ma questi sono i fondamenti APPLICATIVI della zooantropologia. A me sembra che ce ne sia più che a sufficienza per affermare che il metodo (inteso come sopra e come lo si intende in lingua italiana) esiste , eccome! e che i modelli applicativi sono molto ben delineati.
            Inoltre, francamente non capisco perchè in un articolo intitolato “i cani non sono tutti uguali” in cui sostieni che i metodi devono variare in funzione dei cani e che non esiste un metodo universale, tu ti ostini a sostenere che chi lavora “su misura” non abbia metodo.
            A me pare una grossa contraddizione, francamente.

          • anto quello che dici è vero MA… primo a tanta gente non frega nulla se il cane sta bene o meno basta che non rompa le palle e faccia quel che deve fare… secondo non è vero che le emozioni e l’arousal non erano considerate prima, come tanti altri termini coniati da loro per distinguersi, semplicemente, si chiamava in altro modo ma la cosa era ben nota anche prima. il fatto che qualcosa debba essere bello per il cane, io stessa quando facevo le prime lezioni da gente non preparatissima, comunque sia si portava il cibo al campo (non i premietti, certo anche quelli ma proprio la cena del cane intendo)in modo che dandogli da mangiare al campo lo associassero a qualcosa di positivo, e questo parecchi anni fa… lo stesso Villan, parla di “velocità” del cane che è la stessa cosa che tu chiami arousal e che anche altri sanno cos’è… solo lo chiamano in altro modo… poi ovvio pià si va avanti più si cerca di migliorare ma alla fine dei conti forse mc non ha tutti i torti dicendo che per certi versi alla fine non è poi cambiato così tanto…

          • Per la verità, lupi, l’arousal è una cosa completamente differente dalla “velocità” e con la velocità non c’entra.
            Arousal NON è un neologismo inventato dai CZ, ma è un termine inglese intraducibile, mutuato dalle neuroscienze.
            E’ una delle tre componenti posizionali della mente (quelle che danno il profilo caratteriale del soggetto) e tra le tre è l’unico parametro quantitativo.

          • palle oh, velocità per capirci, è inutile che mi tiri fuori le solite tiritere che hai imparato a memoria per fare l’esame… andando sul pratico… si può dire che è la velocità chiaramente, non fisica con cui corre, ma “della sua mente”. di fatti dicevano sempre che l’arousal è la velocità e l’autocontrollo sono i freni, giusto?è lo stato di eccitazione emozionale, che va dall’apatico all’ipereccitato.e se il cane è troppo eccitato è difficile “ragionarci” e tende al comportamento impulsivo. poi che vi stia su millan o, ch esia un grezzo ok, però, è esattamente la stessa cosa che sostiene anceh lui e che si è sempre detto anche prima che qualcuno per distinguersi pensasse di chiamarlo arousal…
            se poi hai sempre paura di far vedere che ne sai meno degli altri e cerchi il pelo nell’uovo continua pure. tanto ormai come sei fatta l’hanno capito tutti.

          • Lupi, in verità, anche se è vero che marchesini, per far capire ai più l’importanza di arousal e di autocontrollo, usa quell’esempio, è vero che è molto riduttivo dirla come la dici tu, e, detta così…..l’esame non superi …..ma fare pure l’esempio di millan è davvero pazzesco. Io sarei anche stufa di disquisire di costui, ma una cosa ancora vorrei proprio dirla.
            Da tempo sostengo che secondo me è bravissimo, oltre che a fare audience, a provocare i cani per portarli al parossismo emotivo in modo da scatenare reazioni che poi gli servono per apparire un gran figo. Anche paura, rabbia, insicurezza, timore, ansia, dolore, sono emozioni, e come tali hanno vari livelli di intensità. In questo senso hai probabilmente ragione a sostenere che abbia capito cosa siano le emozioni e la loro intensità, e che sappia benissimo come innalzare l’arousal di queste emozioni, a suo uso e consumo.
            La differenza è proprio che noi lavoriamo sull’arousal ottimale intermedio mentre molti altri (non solo millan) lavorano spesso per innalzarlo. E dici che sanno che arousal alto significa impegnare la corteccia cerebrale con un forte stato di attenzione verso gli stimoli esterni a tutto discapito della concentrazione su di sè e sulle proprie reazioni? Millan forse sì, ma……tutti gli altri?

          • eh invece l’esame l’ho superato… avrò pagato un extra. ah è vero però tu sei l’unica che ha capito davvero i concetti… come scordarsene.
            si tanta gente “carica” il cane per ottenere una performance migliore, in attività agonistiche però. quando si parla di educazione di base, di camminare al guinzaglio ecc…non dico tutti ma molti sanno benissimo che più il cane è “eccitato” meno “ragiona” come noi del resto, facendo male quel che si deve fare. un altro esempio che faceva sempre è quello delle chiavi per aprire la porta e del maniaco che ti insegue… se di solito ci metti 2 secondi ad aprire con l’arousal a 1000 per la paura del tipo fai un gran casino non coordinando i movimenti e ci metti molto di più.
            insomma anto non c’è bisogno che ci fai le lezioni teoriche e io so benissimo cosa si intende per arousal. sto solo dicendo che alla fin fine anche se non lo si chiamava o lo si chiamava diversamente, nessuno ha scoperto l’acqua calda. se poi tu facevi parte di un club di mezzi macellai con metodi che io stessa trovo discutibili e te ne sei pentita non so che dirti… ma comunque sappi che non sono tutti così anche se non hanno fatto il corso al siua o al think dog…

        • cara gentilista ma da dove viene tutta questa aggressività? equivale a parlar bene e razzolare male, come sempre. Tra le cose che hai detto non mi pare ci siano grandi novità, chiunque abbia quel minimo di esperienza e sensibilità in più sa che servono determinazione, etc. Differenza tra approccio e metodo? resti sempre sul piano della teoria, perché poi dovrai spiegare alla sciuramaria di turno che ti avrà contattata cosa fare nel concreto. Parlare bene serve molto e fa molta scena, ma non è la soluzione perchè tu devi essere pratica e pragmatica e far capire alla gente quello che dici e come fare in termini chiari e semplici. Non tutti sono cinofilosofi zooetcetc e ci sta che una te lo ricordi perché ti atteggi da superiore con la verità infusa. Invece spiegami in maniera onesta e sincera ciò in cui credi e che quindi applichi e io sono apertissima a tutto.

  21. Salve…
    Parto da una nota comica: una volta con mia grande sorpresa – ci rimasi di stucco! – mentre ero dal meccanico una mia femmina Corso, abbastanza giovane, riuscì in un batter d’occhio a sfilarsi la pettorina e ad allontanarsi in seguito ad un rumore improvviso e fastidiosissimo anche per noi umani. Rimasi come uno scemo con guinzaglio e pettorina penzolanti.Sempre sulla pettorina, a onor del vero, non credo che, come dicono alcuni, dissuada il cane dal tirare perchè chi tira, tira comunque.
    Sì, credo proprio che non esista un metodo o una tecnica valevole per tutti i cani così come credo che ogni cane sia un individuo con la sua singolarità unica ed irripetibile. Del resto anche all’interno di una stessa razza si possono rilevare significative differenze tra individuo e individuo.
    Forse si è abituati a pensare la relazione uomo-cane in termini “statici”…ma in realtà è qualcosa di molto “dinamico”. Nessun metodo e nessun approccio penso possa esser visto come un manuale di istruzioni da mettere in pratica con risultati garantiti in modo “meccanico”, “automatico”.
    Detto questo è anche vero che il cane come specie e come essere vivente ha determinate caratteristiche e tendenze che possono essere riscontrate in qualunque individuo.
    Forse uno dei più importanti compiti del compagno umano di un cane è proprio quello di impare a conoscerlo, nel senso proprio di conoscerne, relazionandosi a lui, la personalità, gli atteggiamenti, il carattere.
    Tuttavia, Valeria…sono in disaccordo con te sulle conseguenze delle botte ad un cane di “tempra dura” come ad esempio l’amstaff e in un caso simile io mi preoccuperei non poco. Vero è che un border collie o che sò un barbone uscirebbero quasi sicuramente distrutti e drasticamente rovinati da un simile trattamento, ma…anche il cane di “tempra dura” qualche problema prima o dopo lo manifesterebbe, tanto più se ciò avviene nelle fasi più delicate della sua crescita. Potrebbe anche, ad un certo punto, realizzarsi qualche situazione di conflitto con esiti spiacevoli (benché in questo caso meritati) per l’essere umano. Quindi, Valeria scusami ma quando dici che l’Amstaff dopo una “bella” ripassata si scrolla tutto di dosso tranquillamente e che è difficilissimo “smontargli” il carattere io non posso affatto condividere ed anzi penso proprio che sia una affermazione in un certo senso inesatta.
    Poi…un approccio che vale con un labrador o con un cavalier king effettivamente non è detto debba essere generalizzato o addirittura universalizzato a tutto il mondo canino.
    Tuttavia, secondo me, anche un rott può essere educato con metodo gentile, a partire da cucciolo, con coerenza e precisione. Sarebbe una scelta: non dico affatto che sia la migliore in assoluto, anche perchè bisognerebbe vedere la situazione, quel cane e quel proprietario, ma sulla base di quel che ho visto dico che si può fare e come, anche con buoni risultati. Certo se, ad esempio, intrapreso il percorso i risultati non dovrebbero essere buoni si può riflettere sul perchè e si effettuano aggiustamenti. Ehm…scusami, venendo al tuo esempio: a fargli togliere l’abitudine di zompare addosso alle persone non ci si potrebbe pensare prima che arrivi alla gola dell’anziana zia?
    Certo ignorare un comportamento va fatto bene…e nei confronti di comportamenti sgraditi, ma autogratificanti, può richiedere molto tempo o non essere efficace.
    D’altro canto si può leggittimamente fare una scelta di educazione differente, ma quel che voglio dire è che secondo me non è affatto vero che il metodo gentile sia per forza di cose inefficace con certi cani. Ci sono sempre variabili importanti tra le quali una decisiva, oltre al carattere di quel cane, è la competenza, la consapevolezza, la motivazione dell’essere umano…
    Sicuramente alla base c’è che si dovrebbe scegliere una razza canina che si confà alle proprie caratteristiche personali, alla propria esperienza o inesperienza, alla propria disponibilità di tempo per vivere il cane e per imparare.
    Scusate l’eccessiva lunghezza…

    • ma di fatti, il problema spesso si ha perchè si sbaglia nella fase più delicata della crescita e DOPO ci si deve mettere una pezza, e sono …azzi amari. non credo sia necessario fare BDB un pitt ne un rott se si comincia col piede giusto da cucciolo e… se non si comincia col piede giusto o sei un omone grande e grosso o è meglio che lasci stare il metodo BDB che se non gli va a genio…(come è facile che sia) in quel caso “ha ragione lui” perchè fisicamente non lo puoi contrastare. però… e smettiamola di pensare che il cane non va mai sgridato ripreso ne vanno mai chiusi certi comportamenti, chiaro se sgridi e chiudi solo fai dei danni, ma se gli fai capire che certi comportamenti sono sgraditi altri li premi, proponi attività interessanti o che sviluppano la mente come problem solving… fai tante cose col tuo cane, se anche ogni tanto gli arriva la caziatina, non succede niente. anzi… chi ha mai avuto cucciolate e vede come fanno i cani adulti coi cuccioli lo capisce, mica vanno a predere il clicker e i bocconi, quando il cucciolo “sgarra” lo rimettono in riga a volte in modo molto deciso… sebbene al cucciolo sia concesso di più che agli adulti, e man mano che cresce i privilegi calano e intanto lui capisce come si deve comportare. quindi se ogni tanto arriva una sgridata non succede nulla, diverso è il BDB che non è mai il metodo migliore.però, è anche bene ricordarsi di premiare e dire sempre che è bravo quando fa bene e non solo sgridare quando fa male, questo sempre.

      • io però mi chiedo che razza di pettorine usate…. ovvio che se metti la pettorina della taglia di un labrador a un cocker, magari se la leva. Ma se la pettorina è di un buon modello ed è della giusta misura E’ VERAMENTE VERAMENTE IMPOSSIBILE sfilarsela, dai!
        E io la pettorina non la posso vedere eh… non è che lo dico per “tirare acqua al mio mulino”… è orribile alla vista, ci vuole un sacco di tempo per metterla, è ingombrante… il suo punto di forza forse è porprio quello che non si sfila, che per me è un vantaggio da poco visto che i miei cani non scappano…. però al massimo si sgancia il guinzaglio o ti scivola quello dalle mani, ma sfilarsi proprio no.

        • chettidevo dire denis, a me si si sono sfilate le cucciole più volte… anche io trovo più comodo il collare ma da cucciolini piccolini preferisco evitare rischi (ovviamente non fisici) con la pettorina e mi è capitato sia con le border che con i bianchi, che se le sfilassero… in genere quando si attorcigliavano in qualcosa col guinzaglio e si dimenavano per liberarsi o tirando all’indietro…

    • Manlio, guarda che tutto IDAC può confermare (ci sono alcuni partecipanti a quel newsgroup, ormai caduto in disuso come tutti i NG, che bazzicano anche qua…) che abbiamo provato in ogni santissimo modo a convincere il sciur Kappas a cambiare idea sui suoi metodi: l’abbiamo blandito, cazziato, insultato, mandato affanculo in tutte le lingue. Ma lui restava fermissimo sul suo concetto che tutto si risolveva col BdB: quindi i casi erano due, o lo andavi a cercare per mezza Italia (forse si conosceva la sua città di residenza, ora non ricordo bene…), oppure lasciavi perdere. Avendo dovuto ovviamente lasciar perdere , mi sono almeno “consolata” con il fatto che la cagna fosse un’amstaff. Non è che consigli tutti i proprietari di amstaff di riempirli di botte perché “tanto il cane le regge bene”, eh!!! E’ solo che ci sono cani che le reggono peggio di altri.
      Quanto al metodo gentile, sempre se intendiamo il “vero” metodo gentile, quello basato sul condizionamento operante ma che non comporta le punizioni positive… purtroppo in certi casi non funziona. Ovviamente può funzionare se il cane “tosto” lo prendi da cucciolo e lo tiri su in un certo modo: ma quando ti arriva il proprietario-tipo, che al campo ci viene solo dopo che il suo cane ha già morso almeno un paio di volte e ha mandato qualcuno all’ospedale (altrimenti gli scoccia spendere i soldi per un educatore)… è molto, ma MOLTO difficile riuscire ad “ignorare” semplicemente un cane di grossa taglia che, la prima volta che ti vede, prova a mangiarti per merenda.
      Poi, attenzio’: io non ho MAI approcciato questo tipo di cani con metodi “alla Millan”! Però non li ho neppure ignorati intanto che mi mangiavano per merenda 🙂 … perché è un filino scomodo!

      • Valeria, scusa, ma che campi hai visto? Perché mi chiedo nuovamente se vivo su Marte. 🙂
        Un cane morsicatore ha bisogno di un lavoro al 90% fatto “a casa” non al campo: spesso le persone coinvolte iniziano ad avere paura del cane, quindi per forza spesso si chiede loro di evitare le situazioni di conflitto da cui ne uscirebbero sconfitti ed il cane morsicherebbe ancora più facilmente, riducendo le tempistiche della fase pre-aggressione (condizionamento operante :-)) eccetera eccetera; nel frattempo si cercano soluzioni tampone.
        Intanto si esamina la vita del gruppo familiare, si osserva il cane nei vari ambienti, si lavora con il cane al campo …

        Io non e’ che abbia una grande esperienza, ma ho visto/vedo lavorare così

        • Concordo. Io (e i colleghi che lavorano correttamente) lavoro quasi esclusivamente a casa e in ambiente, perchè è di questo aspetto della vita del cane che ci occupiamo: l’inserimento sociale e la sistemica familiare.
          Le mie anamnesi iniziali durano solitamente oltre due ore e servono solo a farmi una prima idea generale. Ma la parte osservativa del comportamento (sia del cane che degli umani di riferimento) vera e propria continua per tutto il percorso e a volte capita che solo in “corso d’opera” si arrivi a capire il vero problema del cane. Spesso il problema è (inconsciamente) il proprietario.

          • …e a te, Anto, chi te la fa l’anamnesi? 🙂 perché non è che puoi rimanere in questo stato, da uno bravo dovrai pur farti vedere! (ma cosa facevi prima di diventare un’autorità 🙂 nel campo dell’educazione cinofila? dando per scontato che tu abbia in qualche modo lavorato…)

        • Ho visto il campo mio 🙂 …e anche molti altri. Ma scusa, dove sta scritto che il lavoro non vada fatto a casa? Certo che va fatto a casa (o “anche” a casa, perché spesso il cane ha bisogno di applicarsi a qualcosa di diverso da “difendere l’osso” o “difendere la mamma”, cose che spesso fa semplicemente per noia, perché èl’unico modo in cui sente utile). Però, ecco: evitare i conflitti è la classica cosa che non mi piace. perché TU li eviti, ma non è detto che li eviti il cane (specie quando c’è sotto un problema di dominanza): e se non insegni ai sciuri umani come affrontarli, va a finir male.

          • Vale si parlava di una Soluzione temporanea in attesa di comprendere il problema.
            Ma la domanda era riferita “agli altri campi”, quelli dove ignorano il cadavere della zia sbranata 🙂
            Io non ne ho mai visti

      • Valeria, per carità non ho dubbi su quanto dici sull’IDAC e sul fatto che non consigli ai proprietari quel tipo di trattamento!
        Il Fatto è che non vorrei che questa considerazione desse luogo fraintendimenti. Personalmente, poi, credo che il trattamento BDB possa esser comunque controproducente.
        Sull’esempio del Rott che fai ora, sono d’acccordo con te…ignorarlo potrebbe – credo – essere, vista la situazione, un atteggiamento troppo blando o addirittura “suicida”.
        Comunque penso sia giusto quel che dicono McZoock e Anto sul fatto che in casi come questo si dovrebbe anche lavorare a casa, cioè nel contesto familiare dove il cane vive e manifesta le sue “intemperanze”.
        Ma, permettimi: in un caso come quello da te descritto sopra TU cosa faresti o cosa hai fatto a suo tempo?
        Sull'”ignorare” non posso dimenticare una scena veramente esilerante a cui ho assistito dal veterinario. Un signore aveva il problema che quando lui entrava in appartamento il cane si metteva a raspare alla porta per chiamarlo o per entrare. Il Vet gli aveva consigliato di ignorare il comportamento del cane…i due parlavano e ad un tratto il signore con disarmante sincerità fa al vet: “Dottò, io lo ignoro eccome quando fa così, lo ignoro eccome, ma la porta me l’ha già graffiata tutta e ora che s’è fatto grosso guardi che me la butta giù, dico davvero questo me la butta giù!”. Al che tutti i presenti sono scoppiati a ridere…! Il cane in questione era un metticcio di Schnauzer gigante (!).
        D’altro canto, posso dire che conosco persone che col metodo gentile “vero” hanno educato con buoni risultati cani di grossa taglia e di carattere forte, partendo ovviamente da cuccioli. Penso ad esempio ad un addestratore gentile, abbastanza conosciuto nella mia regione, che ora ha i border e con loro fa obbedience e agility, ma che ha avuto per anni dei favolosi Mastini Napoletani obbedientissimi e affezionatissimi. Così come conosco un altro signore, anche egli educatore, che ha un dobermann che è davvero un gentle dog e che, tra l’altro, fa una condotta al piede direi quasi perfetta senza aver mai conosciuto uno strangolo. Ma attenzione: con questi esempi non voglio dire “vedete questo metodo può andar bene per tutti, per qualunque cane e qualunque padrone”…anche perchè nei casi specifici si tratta di due persone, credo, appassionate e competenti e, per fare un esempio, io pur lavorando con lo stesso metodo quasi sicuramente non avrei avuto quei risultati. Quel che voglio dire è che “si può fare”, si può impostare una buona relazione ed una buona obbedienza di base col metodo gentile “classico”. Tra l’altro, io nel mio piccolo uso il “No”, quindi mi pongo fuori dal “purismo gentilista”, ma dico che agendo bene e in determinate situazioni, il metodo inglese funziona. Questo non significa che è sempre così, ma, scusami, non mi piace la convinzione secondo cui questo metodo funzioni solo con cani di piccola taglia o con razze atte a compiti che non siano la guardia e la difesa. D’altro canto un educatore secondo me dovrebbe conoscere una pluralità di tecniche, conoscere i meccanismi e, se del caso, sapere usare la punizione senza escluderla a priori dal proprio bagaglio perchè la ritiene “cattiva”.
        Ehm…finisce sempre che mi dilungo un pò troppo!

        • Ti dilunghi troppo poco, secondo me…..
          e’ davvero un piacere veder finalmente usare i termini a ragion veduta, e veder scritto “metodo” e (halleluja halleluja) “tecniche” a proposito e NON a sproposito. 😀

          • Grazie dell’apprezzamento, Anto…sarà anche che utilizzo i termini a proposito, ma sia chiaro che io sono soltanto un amatore di cani, che ha esperienza di quelli suoi ed è sempre curioso di osservarli, star con loro e informarsi!

        • CHI lo ha detto che i “NO” non devono esistere???
          CHI ha mai detto che un “Basta!” non va usato??????
          Semplicemente si dice che si devono usare con criterio e NON come unica soluzione. Criterio significa usarli con parsimonia, in situazioni che non permettono altro, e NON per insegnare al cane in situazioni di tranquilla quotidianità.
          E soprattutto significa che bisogna offrire al cane una alternativa più gratificante (e questo sì che lo si costruisce nella quotidianità e non certo nelle situazioni di emergenza).
          Perchè il cane deve poter SCEGLIERE (e non esserci costretto) il comportamento corretto per una corretta convivenza.

          • E soprattutto perchè parlare di un Rottweiler incazzato che salta alla gola della zia, equivale a parlare di ESAGERATI errori di gestione a monte. Non certo della normalità.
            Ma che caspita di esempi fai?
            A me è capitato di ospitare a casa mia un dogo argentino (avete presente?) squilibrato (ma ringraziando il cielo non abbastanza determinato) che poi ho dovuto tener isolato dopo avergli tolto per due volte la mia cagna dalle fauci e dopo aver dovuto proteggere i miei familiari maschi dalle sue SEVERE minacce.
            Io: un metro e un tappo e la metà del peso dei maschi della mia famiglia, ho scoraggiato e calmato un molosso della natura del dogo. Come ho fatto?

          • Anto, faccio gli esempi che mi sono capitati quotidianamente quando lavoravo con i cani..e non solo quale lavoravo prettamente (con un vet) nel campo dei problemi comportamentali.
            Un conto è parlare dei propri cani, di come crescerli e accudirli e seguirli fin da cuccioli: ma quando si parla di “educatori cinofili” si parla di gente che lavora con i cani degli altri. E quelli, dall’educatore, nove volte su dieci ci arrivano SOLO dopo che il cane ha dato problemi seri (il rottweiler che si mangia la zia è un’estremizzazione, ma non poi COSI’ estrema: solo ieri mi ha scritto un’amica incavolatissima perché un suo cane, ceduto da cucciolo e definito “sempre perfetto”, adesso avrebbe FORSE bisogno di un educatore. Perché? Eh… perché è la QUARTA volte che morde qualcuno. Pensarci alla prima no, eh? Ma no: non ci pensano. Aspettano che il problema si sia incancrenito per benino, e POI avvicinano l’educatore).

          • Anto, i gentilisti (intesi sempre come i seguaci pedissequi del metodo inglese, del gentle trainer, chiamalo come vuoi) lo dicono.
            Anzi, ti mangiano proprio la faccia se parli di dire un NO. il NO è bandito, come qualsiasi punizione positiva (fosse anche solo un’occhiataccia). Questo è il loro credo (che poi, regolarmente, non seguono: qualche volta ammettendolo, qualche altra volta no). Però il metodo gentile QUESTO dice.

          • @dani:
            solo due ingredienti:
            COMUNICAZIONE(postura, prossemica, gestuale, mimica verbale e paraverbale)
            e
            DETERMINAZIONE.
            Non certo contatto fisico: in quei momenti si rischia di brutto. QUESTO SIGNIFICA EVITARE I CONFLITTI: EVITARE DI ANDARSELI A CERCARE, NON CERTO LASCIARE CHE IL CANE FACCIA QUEL CHE VUOLE.
            Basta fargli capire che non gli conviene (in caso di cane NON TUO)
            Se sei sufficientemente convincente, ci crede.
            Io ci sono riuscita due volte in situazioni gravi, con due molossi di grande mole (sconosciuti)
            Ma continuo a essere NON-coercitiva: quasi mai tocco un cane, tranne quando, LUI, CON I SUOI TEMPI, viene a cercare coccole (e succede sempre)

        • Manlio, di casi come quello descritto ne ho trattato una ventina (non tutti rott, nè… che mo’ non vorrei dare l’impressione che il rott sia il cane killer per antonomasia!), e la strada è sempre stata la stessa: luuuunga blaterata con il proprietario (tanto la colpa è sempre e solo sua), tentativo (non sempre riuscito al primo colpo) di capire il problema (noia, dominanza, stress, overdose di energie da sfogare, cazzi &mazzi…), approccio col cane prima in campo neutro e poi, se necessario, nel suo ambiente…e dopo tutto questo, programma di lavoro (semplicissimo farlo capire al cane, sempre difficilissimo farlo capire agli umani) che ovviamente dipendeva dalle cause che avevano portato a quel problema.
          Mai consigliato di picchiare un cane, mai consigliato di fare “millanate” e di sottometterlo con la forza (anche perché, se non sai come fare, con la forza ti sottomette lui), ma neppure mai consigliato di ignorare il cane che si sta a magna’ la zia. Non posso farti un esempio generico di “soluzione” , perché le soluzioni vanno adattate ad ogni cane (e soprattutto ad ogni umano): e sono sempre diverse. Posso dirti, magari, che per cani in cui il problema era la dominanza (quella che secondo alcuni non esiste) è bastato proporre le classiche regolette tanto prese per il culo dai nuovi guru (non dormire nel letto, non mangiare a richiesta – “mangiare per primo” è un po’ una cazzata, visto il cane che non mangia a tavola…ma mangiare a richiesta è un segno di cane che ti comanda a bacchetta – passare per primi dalle porte ecc. ecc.) e le gerarchie si sono ristabilite.
          In un altro caso, che ci si creda o no, il problema si presentava con UNA singola persona che il cane immancabilmente aggrediva, senza che questa persona gli avesse mai fatto nulla. Ci ho messo un mese a far confessare all’umana che quella persona stava sulle palle a LEI! Il cane, evidentemente molto empatico, traduceva i sentimenti della signora in fatti.
          Con questo cane è stata utile la vecchia, buona “routine del buon umore” di Campbell: quando arrivava il “nemico”, tutti a ridere, scherzare e giocare.
          E potrei andare avanti per du’ ore, ma sempre di casi singoli ti potrei parlare, perché un generico “come faresti in quel caso lì” non ha una risposta possibile: dipende dal motivo per cui si è verificato quel caso lì: e non è sempre così semplice individuarlo…

  22. Non capisco perché certi metodi non debbano funzionare sul rottweiler incazzoso: non per polemica, per curiosità.

    Ps: a parte che qualunque metodo utilizzato ci sono protocolli per procedere (Anamnesi,…) che spesso vengono bellamente ignorati per poi scprire che il cane era incazzato perché dolorante ad un anca

    • non è che non funzionano… è che è molto piu’ difficile applicarli. Lasciando perdere l’incazzosità (effettivamente la scelta dell’esempio, visto quello che rappresenta la razza rottwweiler nell’immaginario collettivo non è delle migliori…)… Io con le mie bolognesi posso anche permettermi di girarmi dall’altra parte se richiedono attenzioni saltano addosso e raspano le gambe uggiolano insistono…. posso permettermi di lasciare che facciano cosi’ per cinque minuti, dieci… mezz’ora… max due ore. Poi si stancano capiscono che nn funziona e si rasseganno. Fino al giorno dopo…. per qualche mese, poi il problema è risolto. Non potrei affrontare un bobtail che si comportasse nello stesso modo. Non certo perché il bobtail sia incazzoso… anzi, magari si rassegna prima…. però prima di rassegnarsi può farti a brandelli.
      In altri casi sono le condizioni ambientali che non ti permettono l’applicazione di certi metodi, anche se magari concettualmente li apprezzi…. Se abiti in un centro abitato non puoi permetterti di ignorare il cane che abbaia incessantemente per ore fino a fargli capire che abbaiano non ottiene la tua attenzione… perché nel frattempo hanno raccolto le firme per portartelo via. Se lo sgridi e lo riduci al silenzio con l’autorità, rovini il rapporto ma risolvi la questione… Idem con l’esempio fatto del cane con comportamenti aggressivi… (che però tra l’altro è quello che dicono i sostenitori di Millan… a cui in questo caso do ragione.

      • Dai Denis … Abbaia, lo distrai, butti qualcosa per terra e lo fai cercare.
        Abbaio compulsivo? Comando di interruzione (naturalmente lo deve già conoscere, lo stimolo non deve essere altissimo all’inizio …), lo chiami, bravo.
        Non si distrae? Lo sorprendi, inizi a correre nudo per casa :-))

        Ma alla fine, secondo me, il problema lo risolvi diventando tu molto più interessante degli stimoli esterni, in generale: ha poco senso lavorare sul problema singolo.

        • ma sai il problema dell’abbaio in genere non è il cane affiatato col padrone, ma il cane nanodagiardino che abbaia non avendo altro da fare o essendo frustrato ecc… in quel caso c’è poco da fare, il cane non sa nemmeno di avere un padrone. se invece il cane è affiatato, in qualche modo ne esci ovviamente. certo non è che tutte le volte che fa buh puoi andare a prendere i bocconi e fare ricerca olfattiva, io a volte urlo “BASTA” e tacciono eccheccavolo…e sanno benissimo cosa intendo altrochè… non sono mica scemi!e non credo di rovinare il rapporto se dico basta in tono deciso… visto che assieme poi facciamo mille altre cose divertenti.non puoi mica stare sempre li con il clicker i bocconi ecc… nelal vita di tutti i giorni eh!per insegnare ok, ma poi…

          • Ops, non voleva essere un compendio sulla risoluzione del problema dell’abbaio, solo sottolineare che i problemi li puoi risolvere in diversi modi, non c’è solo ignorare vs fucilata nel culo 🙂

    • io adoro quest’uomo! 🙂

      Io ho un approccio che si può definire Cognitivo ooantropologico, e anch’io mi trovo spessissimo a lavorare con cani di taglia medio-grande o grande, adulti e problematici. Spesso sono PT (alcuni grigioni), Rott, Pit e simili. E non ho MAI sentito il bisogno di utilizzare un collare a strozzo, anzi! Spesso lo tolgo e passo ad altro, e il miglioramento nello stato emotivo del cane è subito percepibile, e questo rende più fattibile e fruttuosa la rieducazione.

      Però, ovviamente, le cose bisogna anche saperle fare in pratica, non solo a parole. Tante belle idee, se non calate nella pratica, portano a pochi risultati.

  23. Valeria, tu dici “Leggersi qualcosina sulla razza, prima di portarsi a casa il cucciolo?”. Effettivamente, se i libri sulle razze fossero come i tuoi “Veri standard”, sarebbe utile leggere qualcosa…ma purtroppo molti (non tutti, sia chiaro) libri sulle razze non sono poi così veritieri. Per fare un esempio (che mi sembra abbia fatto anche tu): da quello che si legge sembra che tutte le razze di cani siano consigliate per la convivenza con i bambini…Credo che per un “neofita della cinofilia” sia difficile destreggiarsi!

    • Stefa’…che ti devo di’? Hai ragione 🙁
      E mi metto pure tra i colpevoli, anche se nei miei libri difficilmente troverai cani “tutti amanti dei bambini”: però non troverai neppure mai scritto “questi i bambini non li possono proprio vedere”, perché ogni volta che ho provato a scriverlo me l’hanno cancellato con la matita rossa e blu.
      Purtroppo le case editrici NON vogliono la verità sui cani: o al massimo ne vogliono una “ammorbidita”. Ma non si può neppure dire che siano stronzi loro, perché se provi a scrivere anche solo la verità vera su una malattia tipica di una razza, fioccano le querele: quindi capisco anche gli editori. Che dire?
      E’ un mondo difficile 🙁 … però non ci sono solo i libri, dopotutto. A volte il web è molto più prodigo di informazioni reali (e non parlo del mio giornale, né parlo così perché io sto sul web. Ma perché è vero).

      • Il web è prodigo dei informazioni, ma come per l’editoria cartacea è al 90% prodigo di notizie falsate però!
        Non voglio polemizzare, però faccio due esempi anonimi.
        Un libro edito da una nota casa, parlava di periodo ottimale quello di prendere un cucciolo durante la settima settimana. Non fosse illegale potremmo anche discuterne..
        Esempio dal web sul forum del club di razza, di un poco diffuso molosso (che non offre molte notizie su carta nella lingua italiana, quindi ci si rifà a quei pochi forum dedicati), con esperienze di gente reale trovavo risate e sorrisi su un argomento: spesso quella razza odiava gli extracomunitari, prova provata da millemila padroni di quella razza. Cioè, non son loro che, vergognandosi, ammettono di aver fatto un lavoro da cippolippe di socializzazione, ma ridendo trovano le stupidatete più assurde per giustificare quello che pretendevano fosse una prerogativa della razza!
        Un neofita che inciampa su certi libri o forum, e fonda da lì la sua cultura cinofila non credo potrà esser migliore di chi preferisce una razza senza informarsi. Ci vorrebbe anche un controllo sull’informazione.

  24. Salve,

    non sono d’accordo probabilmente con nessuna parola di quanto scritto (soprattutto sui terrier – bull che possano sopportare le mazzate del padrone) ma il mondo e’ bello perche’ e’ vario.

    Vorrei pero’ sottolienare una falsita’ storica scritta riguardo l’Akita Inu.

    l’Akita e’ una razza millenaria utilizzata dal 3000 AC per la caccia all’orso e ai grandi ungulati. Nella sua storia e’ stato anche cane da guardia e da compagnia per la nobilta’. Solo nel periodo tra la fine dell’800 (restauraizone meiji con il giappone che si apre all’occidente) e la fine della seconda guerra mondiale e’ stato utilizzato per i combattimenti.

    Non e’ quindi vero che sia frutto di una selezione secolare come cane da combattimento.

    Inoltre la linea di Akita utilizzata per i combattimenti e’ stata la linea Dewa incrociata successivamente con il Tosa e altri molossidi importati. Semplificando questa linea e’ stata poi quella che ha dato origine all’Akita americano…

    In aggiunta a tutto questo la selezione millenaria dell’Akita inu si e’ praticamente interrotta con la seconda guerra mondiale quando gli akita sono stati sterminati per fornire l’esercito giapopnese di giubbotti pellicciati. Tanto che nella ricostruzione di quello che e’ il moderno akita giappoense sembra siano stati usati anche pastori tedeschi.

    Si dice inoltre che l’Akita sia sempre stato un cane per pochi eletti….si’…in Italia….

    In giappone l’akita e i suoi vari meticciamenti sono spesso invece il cane del vicino di casa, un po’ come il volpino da noi.

    Detto questo si tratta senza dubbio di un cane “importante” che necessita di una certa bravura da parte del proprietario che sappia socializzarlo nel modo corretto e che sappia costruire il giusto rapporto. Un Akita equilibrato e’ un cane che a un’aggressione sicuramente risponde con un morso…ma che poi la finisce li e soprattutto e’ un cane che non inizia mai a litigare di sua iniziativa.

    Ciao!
    A

    • AB, in Italia stiamo… certo che in Giappone l’Akita è diffuso (forse non tanto come dici tu, ma è molto diffuso). Per il resto, hai ragione: come cane da combattimento tra cani è stato usato per un tempo relativamente breve… ma non era quello che intendevo. Io parlavo anche del suo passato come cane da caccia grossa, visto che l’orso, per esempio, lo affrontava nel corpo a corpo. E fino a prova contraria, di “combattimento” si tratta! Come quello dei primi bulldog che lottavano con i tori. Insomma, il concetto che volevo passare era quello di cane “abituato a non farsi prendere per il naso senza reagire”: purtroppo le recenti schifezze che tutti conosciamo ci hanno fatto legare l’immagine di “cane da combattimento” al combattimento tra cani, quindi capisco che si potesse fraintedere e per questo ti ringrazio della precisazione.

  25. Valeria, ancora una volta colpisci nel segno. Ancora una volta mi metti davanti alla scelta fatta al momento del “parto” (perchè di questo si è trattato quando ho portato a casa la mia secondogenitapelosa)… forse dovevo documentarmi di più, forse non dovevo fidarmi delle sensazioni a pelle che quel muso schiscio di dava, forse non sono la mamma adatta a lei. Ma ormai è tardi. So infilare correttamente un collare a strangolo anche se non lo uso e le faccio indossare una malvagia pettorina; so riconoscere il tremore da “mollami che lo metto sotto” ma non so cosa sia farmi una “passeggiata da leader”… Ahimè, cara Valeria: dovevo conoscerti prima!
    Grazie per i tuoi splendidi articoli.
    Sciuramariacolboxer

    • Ciao Simona!
      Scusami, mi sembra di leggere un certo scoramento nelle tue parole…dici anche di non essere – forse – la mamma adatta per la cucciola. Vedi, penso che a volte le situazioni sono differenti dalle nostre aspettative, ma ciò non toglie che le si possa affrontare e volgere in positivo. Anche la consapevolezza che dimostri potrebbe essere estremamente positiva per ridefinire la situazione. Mi permetto di dirti questo perché da quanto ho capito hai una boxer…una razza che adoro e di cui anche io ho un esemplare femmina. Il Boxer ( in generale, sic!) è un cane dal temperamento alto, con una energia, una vitalità che sembrano incontenibili e che possono dare qualche problema e qualche imbarazzo, ma credo che imboccando la strada giusta, con tanta pazienza, si può instaurare un ottimo rapporto valorizzando le tante qualità di questi cani unici!

      • Caro Manlio,
        grazie per le tue parole! Le ho apprezzate molto!
        In effetti, la mia ragazza compie questo mese tre anni e l’amore che provo per lei mi fa andare ben oltre qualche piccolo “disagio”.
        Certo, i divani erano due… adesso sono due divani sventrati. Però non li tocca più e questo mi sembra positivo ;0)
        Abbiamo lavorato tanto insieme e molta strada è stata fatta, sicuramente grazie alla sua estrema intelligenza.
        Però, quando il sabato esce per fare la “vasca in centro”, sia che si usi uno strangolo, sia che si usi un collare tradizionale, sia che si usi una pettorina sembra un Husky in gara…
        Se avessi adottato una Maltesina probabilmente non rischierei la fuoriuscita dell’omero dalla sua sede ogni fine settimana, non credi?!?
        Ma lei è lei, e tanto basta :0)
        Mi ha fatto molto piacere parlare con te!
        Simona

        • Simona, scusami, ma sulla condotta ci hai mai lavorato? E in che modo?
          A me viene sempre taaaanta tristezza sentendo parlare di cani che trainano, quando è così semplice insegnare a non tirare! Piuttosto ti facciamo un corso virtuale di condotta al guinzaglio da queste pagine 🙂

          • MA REDAZIONE, MA PORCA MISERIA!!!!!!!
            Ma te solo la condotta da campo sai fare/proporre?????
            Ma non riesci a pensare che una paseggiata IN CONDOTTA è ……una robaccia alla millan, MA NON E’ PASSEGGIATA?
            Eccheccavoli!!!!
            Ma se non hai mai visto una passeggiata in cui il cane è libero di annusare e seguire le tracce olfattive, in cui il cane passeggia CON TE, ma non COSTRETTO da te……fattene una ragione: ESISTONO ANCHE ALTRI MODI!!!

          • Ma chettestrilli? Condotta al guinzaglio = portare il cane al guinzaglio. In gara, in passeggiata, ando’ ti pare. Perché devi vederlo per forza come un “esercizio”? La condotta, in italiano, significa “portare il cane al guinzaglio”. Anche il seduto o il terra che si fanno in casa non sono uguali a quelli da gara: perché non mi salti in testa ogni volta che dico “metti il cane a terra”, pensando che intenda “mettere il cane nella posizione a sfinge”?
            Ma sarai ben prevenuta, nè! 🙂

          • Tra la passeggiata in condotta e una passeggiata con un cane che sembra un Husky in gara (così ha scritto Simona) c’è di mezzo il mare… ma soprattutto c’è di mezzo l’educazione alla condotta, appunto.

            Che poi non si richiede sempre al cane di stare al piede mi sembra logico e scontato.

          • Mannaggia, redazione!!!!
            Prima dici con forza che non esistono metodi universali, POI proponi corsi on-line….alla faccia della coerenza!!!!!
            Io ho insegnato a cani di 80 kg e oltre ad andare a passeggio senza trascinare/farsi trascinare, senza curarsi minimamente di destra o sinistra ma solo, all’occorrenza, di prossemica!
            Ma non propongo corsi-accellerati-on-line, NON per biechè ragioni utilitaristiche, MA SEMPLICEMENTE PERCHE’ io propongo esercizi e dico “vediamo che succede” e a seconda della risposta del cane, EVENTUALMENTE, aggiusto il tiro oppure propongo un esercizio più efficace, mentre CORREGGO la comunicazione corporea dell’umano (perchè molto spesso è quella il problema)
            Qui, dopo aver sparato a zero sui metodi standard e sulla presunta assenza di metodi (trova un equilibrio, per favore) si propongono corsi on-line accellerati!!!!
            ROBA DA MATTI!!!!!!!

          • Che bisogno c’è di urlare?

            Quindi a Simona non consiglieresti di insegnare al suo cane la condotta al guinzaglio per poi poter passeggiare tranquillamente senza essere trascinata?

            Cosa le proporresti?

          • Io direi invece che esiste l’oceano tra la paseggiata in condotta (ammesso che chi scrive sappia VERAMENTE cos’è la condotta al piede e rigorosamente a sinistra) e una passeggiata in relax in cui nesssuno dei due prevarica (io non strattono nè costringo, tu non trascini) ma si va a spasso INSIEME ……..quella famosa parolaccia……centripetazione….che significa semplicemente “tu sei al centro della mie attenzioni, io non vado in giro da solo, ma sono attento anche alle TUE esigenze” tutto questo reciprocato. Dunque….meglio fare una frase di due righe o concentrARE IL CONCETTO in una sola parola: “CENTRIPETAZIONE” ????????
            A voi la sentenza.

          • @EC
            On line assolutamente nulla. perchè prima dovrei capire PERCHé il cane tira. Io non metto pezze. perchè penso che le pezze servano solo a far ripresentare il problema in forma peggiore, sotto altri aspetti.
            Se dovessi occuparmi del caso, già questa frase mi metterebbe in orecchio:”Se avessi adottato una Maltesina probabilmente non rischierei la fuoriuscita dell’omero dalla sua sede ogni fine settimana, non credi?!?”
            e la domanda che farei è “perchè ogni fine settimana???”
            Se la risposta fosse quella che temo……hai voglia a far condotte!!!!!! altro che consigli on line!!!!!
            Svegliatevi!!!!!
            I cani NON hanno l’interruttore on/off……..

          • Anto, quello del “corso online” era una battuta… maronn, ma quanto sei acida 🙁
            Ciò non toglie che magari qualche consiglio lo si possa dare davvero anche da qua ad una poveraccia che fa sci asfaltico. Non stiamo mica parlando di un cane che ammazza la gente: è solo un cane che tira, santiddio! Tu cosa le consiglieresti? Di farsi un corso da duemila euro, preceduto magari da uno stage da millecinque, per imparare cos’è la centripetazione?
            Se io le consiglio gratis di richiamare l’attenzione del cane su di sé, è peccato mortale?
            Ma che ti rode, Antone’? Si può sapere?

          • Chiariamo… non sono certo un educatore/addestratore, ma cosa sia la condotta lo so e veramente ( o preferisci VERAMENTE), riesci a discutere senza urlare e/o offendere? Te ne sarei grato.

            Magari poi iniziassi a leggere quello che scrivo, ho ben specificato che fare la passeggiata in condotta, al piede, è da malati di mente. Ma l’insegnamento della condotta (non intendo da gara/sport), per poi poter passeggiare tranquillamente e rilassati mi sembra il primo mattone da mettere.

          • EC, quale miracolo di San Gennaro ti ha portato su questo sito? 🙂
            Ti ringrazio per l’opera “moderatrice”: ma ho fatto caso solo adesso al tuo indirizzo email, e…mi sorge spontanea una domanda. Sei per caso “il” Geco? Quel geco là?!?

          • @ EC
            non credo di averti offeso.
            Proporre la condotta (che è comunque coercizione, perchè significa imporre al cane una prossemica che non ha nessuna voglia di avere) per una passeggiata, è folle, secondo me. Io non ho mai (MAI) insegnato la condotta al piede, perchè secondo me è folle in ambito civile e sociale, e soprattutto perchè nessuno (NESSUNO) me l’ha mai (MAI) chiesto.
            Non l’ho insegnata non (NON) perchè non la sapessi fare, perchè ho imparato una condotta da gara perfetta (non per un mondiale wusv, ma per un campionatino sociale SAS più che sufficiente. Semplicemente io l’ho applicata molto come gioco performativo (vagamente come una dog dance senza musica, e pochissime volte nel quotidiano: esclusivamente quando, liberi dal guinzaglio, incrociavamo qualcuno di evidentemente pauroso, quindi le chiedevo di mettersi al piede, mantenendo me tra lei e l’individuo pauroso; pochi metri, poche decine di secondi, e poi libera di nuovo. Questo descritto è secondo me l’unica applicazione pratica della condotta (con o senza guinzaglio). Ma esperienza mi dice che non è richiesta da chi vuole semplicemente avere un cane gestibile. Soprattutto ritengo che sia uno stadio molto avanzato del training, mentre quasi nessuno vuole andare oltre una buona convivenza civile, a meno che non si vogliano intraprendere attività perfofmative (Sport, ricerca, ecc)
            P.S.
            io non urlo…..io metto in evidenza!!!! 😀

          • @ Redazione: attendo il corso on-line! E ringrazio sentitamente!!!

            @ Anto: esco con il mio cane tutti i giorni, più volte al giorno. Suppongo che la passeggiata in centro città le offra stimoli diversi dai soliti. Di lavoro con lei ne ho fatto tanto, anche supportato: forse mi manca “l’uovo di colombo”, la sciocchezza a cui non mi hanno mai fatto pensare… o forse sono semplicemente un’incapace, Sciuramaria per eccellenza, ma mi scoccia sentirlo sibilare da chi non mi conosce.
            E poi anche i boxer non sono tutti uguali… :0)

          • Simona, il “corso online” ovviamente era una battuta, come ho già risposto ad Anto: però qualche suggerimento sì, forse te lo possiamo dare.
            Tanto per cominciare, dovresti raccontarci tutta la vita del tuo cane minuto per minuto 🙂 … no, dai, non proprio.
            Facciamola più semplice: a) quanto tempo ha il cane? b) ti fa fare sempre sci asfaltico, o solo in alcune circostanze? c) cos’hai fatto fino ad oggi per insegnarle a non tirare?

          • Valeria, “condotta” in gergo, è = a cane rigorosamente al piede (spalla + o – al ginocchio), e rigorosamente a sinistra (vedi sopra 😀 )
            Fai la furba?
            Io vado in giro e questo insegno col cane indifferentemente a destra, a sinistra, avanti o dietro. L’importante per me è un atro aspetto. E questa NON è condotta.
            Fai la furba?

          • No, faccio il mio lavoro con la massima correttezza intellettuale possibile.
            Tu potresti fare la stessa cosa, volendo, con più educazione e più civiltà, cose che evidentemente non fanno parte del tuo modo di essere.
            Te l’ho già detto e te lo ripeto: il mondo NON è fatto di “come vedi le cose tu”.
            E non me ne frega una beatissima cippa se “in gergo” la condotta è quella da gara: il gergo non è una lingua universale, che peraltro neanche esiste (ci hanno provato con l’esperanto, ma non se l’è cagato nessuno).
            Quando IO parlo di condotta, parlo di “cane che va al guinzaglio”. Se non ti va bene, pazienza. Chi mi legge (SE mi legge e se non si limita ai titoli, nel qual caso non mi interessa) capisce benissimo quello che intendo dire, quindi non vedo perché ogni volta io debba fare discussioni secolari con te su ogni stracazzo di termine, visto che la cinofilia pratica NON è fatta di termini ma di azioni.
            Te lo chiedo ancora una volta: ma se ti fa tanto schifo quello che scrivo e come lo scrivo, perché continui a venire su questo sito, presumendo poi che “mi roda” qualcosa? A me non rode proprio nulla, anche se sentirmi chiedere se “faccio la furba” effettivamente un po’ di fastidio me lo dà.
            Anto…ma vattenne! Con tutti i siti che ci sono, santiddio, proprio qua devi venire?
            O è proprio vero quello che mi hanno detto di te, e cioè che non sai più dove andare perché ti hanno bannato ovunque?

          • @Simona
            1) non sei un’incapace, toglitelo dalla testa
            2) hai risposto alla mia domanda, ma solo in parte: perchè quel “ogni fine settimana”???
            Tiro ad indovinare?
            durante il resto della settimana, nelle passeggiate in luoghi diversi si comporta diversamente? Il centro città arriva solo nel fine settimana e solo in quell’occasioni ti sloga la spalla?
            Se è così la risposta te la sei già data. Non credi?

          • Redazione, che palle!!!!
            Cosa rode a me????
            Io non mi chiedo cosa rode a te, perchè lo so.
            Dici di voler fare divulgazione e buona cultura, poi ti contraddici, dici una cosa e poi il suo esatto contrario…..ma uffa…fai pace col cervello.
            Spari le affermazioni e prometti corso on line e poi dici che erano battute, ma intanto quella che tu hai definito Una “poveraccia (alla faccia del rispetto e dell’empatia) t’ha presa sul serio e ti risponde: “@ Redazione: attendo il corso on-line! E ringrazio sentitamente!!!”
            hahahahaha….CHI è che piglia per il culo la gente? Chi è che alimenta bieche illusorie idee di bacchette magiche? CHI è che fa marketing?
            Ora mi sono stufata, lascio le simone ai tuoi corsi on line sulla condotta. e vado ad occuparmi di concretezza.
            Te resti qui ad occuparti di cinologia virtuale.
            E poi è a me che rode? 😀

          • @redazione: non so se son proprio quello la, quello che intendi tu 🙂 scrivimi in mail e vediamo se son proprio io.

          • ec però in questo caso (la condotta) anche se è acidella, ha ragione anto. nel senso… è inutile che al campo si insegna una cosa “performativa”, un esercizio, che magari il cane contestualizza col luogo, e poi fuori fa uguale, vedi anceh l’articolo ma a scuola è tante bravo fuori no.la condotta stile obedience ci sta se vui fare qualcosa col tuo cane che vada oltre all'”andiamo, io vado a vedere le vetrine in centro mentre tu annusi le pisciate degli altri cani”.
            nel caso ultimo citato il cane deve capire che si è in 2 passegiare, ma anche il padrone, qunidi no si può pretendere che il cane no si fermi mai ad annusare come il cane non può pretendere che tu non ti fermi mai a guardare le vetrine o fasr 2 chiacchiare con un altra persone. per cui deve capire che si può farsi i suoi interessi ma deve comprendere che ci sei anceh tu e considerarti nel mentre e viceversa tu con lui. devi lasciargli anceh a lui i suoi spazi per fare il cane.a volte si incontrano altri cani, ma no tutti i cani si possono incontrare ecc… a volt esi annusa ma non posso fermarmi ongi 20 cm… se ti fermi tu avvisi il cane che ti stai fermando e lo riavvisi quando si riparte ecc…e questo non lo insegni in un campo di obbedienza sempre uguale, li insegni “piede piede piede” magari con tirotti e anche premietti per carità, ma quella alla fine è condotta sportiva. non dico che non serva a nulla, ma… quantomeno è poco, va bene all’inizio per aprire un discorso con un cane che no ti si fila, ma se cominci da cucciolo andare al campo in erba recintato semrpe quello sempee le stesse facce a dire piede piede piede, non serve a educare il cane a passeggiare con te nel mondo reale.

          • @Lupi: Lasciando perdere il campo dove sono stato io anni fa (esperienza abbastanza deludente), ho accompagnato un amico e la sua canetta presa al canile, ad un campo a Treviglio. Li insegnano la condotta al piede al campo, che comunque non è la condotta per obedience e/o UD, una volta che che hanno appreso il comando “piede” escono dal campo e fanno condotta in passeggiata, dove il cane è più libero e si insegna il comando “piano” per richiamare l’attenzione del cane quando si perde il controllo.

            Condotta al campo, condotta libera… condotta è semplicemente una parola, fossilizzarsi su quella mi sembra assurdo.

            E comunque, la condotta al piede secondo me è comunque la base, perchè quando sono in giro con i miei cani in condotta libera, o CENTRIPETAZIONE se si preferisce, mi capita di richiamarli al piede per essere certo di averne il controllo pieno… i miei odiano i gatti e quando li vedono partono in punta, l’unico modo di farli stare calmi è richiamarli al piede, in quel frangente a loro della centripeazione, e che ci sono io dall’altra parte del guinzaglio, non gliene può fregare di meno. 😉

            Oppure in campagna, quando passano trattori, o incontriamo chi ha paura dei cani, o altri cani legati richiamo i miei al piede. Se incontriamo cani liberi li faccio socializzare senza problemi (meglio specificare prima che mi si dica che non è giusto non permetergli di rapporarsi con i proprio simili) 🙂
            Anche in città se devo attraversare o in strade dove non c’è un marciapiede e passano auto li tengo al piede.
            Ma non è comunque quella condotta che si vede nei campi sportivi, non mi trotterellano di fianco incollati al ginocchio mentre mi guardano adorante, semplicemente mi devono camminare di fianco.

          • @EC
            Posso farti una domanda?
            Hai scritto: “i miei odiano i gatti e quando li vedono partono in punta, l’unico modo di farli stare calmi è richiamarli al piede, in quel frangente a loro della centripeazione, e che ci sono io dall’altra parte del guinzaglio, non gliene può fregare di meno.”
            Quindi, per i tuoi cani, lo stimolo “gatto” è molto più importante di quanto lo sei tu.
            Dunque, in quei frangenti come ce li tieni al piede? Se non con la centripetazione che in quei momenti non c’è, come ce li tieni al piede?

          • EC non ho detto che il comando “piede” non serve e da un’altra parte ho scritto che anche io li richiamo vicini quando serve, ma non è facendo condotta SOLO al campo che il cane non tira più o si fila il proprietario.
            x ANTO… eccheppalle però. ci sono cose che sono molto forti per il cane, c’è il cane che ha poco interesse per i gatti quello che va fuori di testa e allora capita che ti si fili meno. ma se non aveste comunque un feeling anche se li chiami al piede no ti si filano comunque…perchè come tu sai, è lui che acconsente a fare il piede una volte che glielo chiedi…io per dire ho lo stesso problema con la border e i motorini, va giù di matto e vorrebeb andare a morderli (il problema che un paio di volte ha pinzato il garretto del tipo sopra anche se in reltò non cel’aveva col tipo am col motorino). è una cosa per cui lei perde il contatto con la realtà… e in quel caso l’unico modo di evitare casini è metterla in obbedienza chiedendole di restare… capita eh…ma non vuol dire che no siamo centripetate quando camminiamo liberi in campagna cel’ho che si fa condotta da sola guardandomi come dire “che si fa?” però per il motorino sclera chettidevodì. la butto e ne prendo una fatta meglio …che non si fila i motorini, però poi magari sclera per le tortore…

          • @Lupi: ok, stiamo dicendo la stessa cosa.

            @Anto: Sbaglio o intendi dire che è grazie alla centripetazione che posso tenerli al piede quando ci sono gatti?

          • credo proprio che intendesse che lo obblighi imponendoti (in modo coercitivo) mettendolo in obbedienza (“vecchia concezione”) e non che lo sceglie lui di non andare perchè preferisce te (centripetazione).

          • @EC Intendo dire che grazie alla centripetazione posso tenere l’attenzione del cane su di me anche in presenza di stimoli forti.
            Esistono esercizi mirati per ottenerlo.
            po io non criminalizzo la condotta, per carità! ….a patto che non sia ottenuta a suon di strattoni e nemmeno agendo sul guinzaglio. Come ho già detto, anche io in passato l’ho usata (senza guinzaglio) in determinate situazioni. Intendo dire che da quando ho impareto a richiedere l’attenzione del cane, non ho più avuto bisogno di usarla.