giovedì 18 Aprile 2024

Ma chi è questo toelettatore? Dal contesto “artistico” al benessere animale

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La convivenza tra uomo e cane ha origini sicuramente opportunistiche legate, in un primo tempo, esclusivamente alla caccia e in seguito anche alla pastorizia e alla difesa della proprietà. In alcuni testi antichi si inizia a esprimere ammirazione per le doti morali del cane, paragonabili a quelle umane; chi non ricorda la devozione e fedeltà del cane di Ulisse (“ed Argo, il fido can, poscia che visto ebbe, dopo dieci anni e dieci, Ulisse, gli occhi nel sonno della morte chiuse”)?
I grandi maestri del rinascimento ritraggono il cane con la stessa precisione con la quale immortalano i grandi personaggi, riconoscendone esplicitamente la valenza estetica.
La bellezza, così come intesa nel mondo occidentale, è un concetto lungamente elaborato a partire dalla cultura classica greca che, riferendosi all’armonia naturale, ha stabilito canoni il cui rigoroso rispetto porta al bello. Volendo trasferire il concetto di bello in ambito cinotecnico, possiamo dire che al canone corrisponde lo standard, che a sua volta introduce il concetto di bellezza funzionale superando così l’equazione classica bellezza=naturalità.
Le razze canine, infatti, non possono fare riferimento al concetto di naturalità per il semplice motivo che la loro selezione non è dovuta solo all’adattamento ambientale ma, in larga misura, anche alle esigenze funzionali stabilite dall’uomo, ad esclusione di pochissime razze che provengono da habitat scarsamente antropizzati.
La selezione genetica operata dagli allevatori ha come obiettivo il raggiungimento e la conservazione della tipicità, compiendo, in molti casi, un’azione molto diversa da quelle che compirebbe l’ambiente naturale. E anche il mantello del cane non si è sottratto a tali “mutazioni”, assumendo tessiture e lunghezze che ormai nulla hanno a che fare con quello dei canidi primitivi.
Nel caso delle razze più specializzate l’insieme delle operazioni atte a mantenere pulito e ordinato il mantello e a valorizzare la struttura del soggetto nel rispetto della tipicità della razza, si inserisce quindi come ulteriore intervento dell’uomo per:

– Valorizzare la tessitura del pelo
– Valorizzare le qualità morfologiche ed espressive (come si può valutare l’eleganza di un collo infagottato da un mantello infeltrito?)
– Migliorare la funzionalità del mantello

E’ doveroso precisare che quando si parla di funzionalità non ci si riferisce a esigenze strettamente utilitaristiche (per esempio,  la parziale tosatura del barbone e di molte razze da riporto in acqua ne facilitava il movimento), ma anche legate alla tradizione o, ancora più semplicemente, al gusto estetico.
Alla domanda “perché toelettare?” si potrebbe facilmente rispondere che tale pratica è finalizzata alla salute e all’igiene del mantello, ma tutti sappiamo benissimo che per ottenere un mantello sano e pulito sono sufficienti frequenti spazzolate e, quando serve, un bagno.
Si potrebbe allora dire che la toelettatura ha lo scopo di abbellire il cane, mentre alcuni potrebbero obiettare che la toelettatura sia una sorta di ridicolo camuffamento.
Un’altra obiezione è legata al preconcetto secondo il quale la toelettatura ha lo scopo di camuffare i difetti, ma chiunque conosca a fondo una razza sa bene che un buon toelettatore non può trasformare un “brocco” in un “purosangue”… e anche se stiamo parlando “solo” di pelo canino, per concludere questa breve disquisizione sulla valenza culturale della selezione del cane di razza e, quindi, della toelettatura, riporto un brano tratto da una recensione scritta dall’etologo Giorgio Celli a proposito di un bellissimo volume “uomini e animali” del fotografo Yann Arthus-Bertrand:  “… gli allevatori di questi animali d’eccezione e gli architetti toccati dalla grazia tendono entrambi a promuovere l’avvento di nuove strutture, corporee i primi e architettoniche i secondi. E se i metodi e gli scopi di questi Dioscuri sono differenti, la meta ultima perseguita, in quanto inventori di forme, non è dissimile: si tratta sempre di modellare un corpo – di carne o di mattoni, poco importa – in vista di una funzione, generando nel contempo, secondo quanto ci assicura il razionalismo, una sensazione di bellezza.
Un toro di alta genealogia e la cupola di Brunelleschi sono, è pur vero, l’uno di carne e l’altro di pietra, ma chi può negare che si offrano alla nostra percezione come due manifestazioni possibili di bellezza? E di una bellezza, in entrambi i casi, promossa dall’opera dell’uomo. Ragion per cui l’allevatore si rispecchia nell’artista e viceversa, e se il primo lavora con i geni, e l’altro con il pennello o lo scalpello, che cosa importa?
(Tratto da “La toelettatura del cane” di Alberto Marengoni)

Il compito del toelettatore moderno, però, non si può limitare solo al contesto “artistico”.
Per esempio… oggi Fufilda non c’è, perché ci siamo viste da poco e per un mesetto o due non verrà a trovarmi: però ho la ragionevole   certezza  che stia bene.
Perché? Perché io sono la sua toelettatrice.
Non sono la sua proprietaria, non sono il suo medico, ma tengo alla sua salute:  la sua famiglia lo sa e mi farebbe  sapere se qualcosa non va. Dopo tutte le chiaccherate  e con tutto quello che Fufilda mi  racconta di sé, credo di averne il diritto!!
Dunque,   chi è il toelettatore?
Quando mi è stato chiesto di curare questa rubrica sono rimasta stupita (nonché onorata), perché so che molti cinofili guardano  alla nostra categoria con diffidenza.
Per molti il toelettatore è un avido e losco personaggio che cerca di fare soldi approfittando delle Sciuremarie di turno, facendo leva sull’amore che i proprietari provano per i loro figli pelosi e, a volte, sulla comprensibile voglia  di mostrare al parchetto il proprio cane tirato a lucido e con il taglio all’ultima moda.
Per altri, il toelettatore  è un vanaglorioso che si  auto-elegge unico ed indiscutibile detentore della  gestione  igienica ed estetica  dei cani altrui.
NON voglio e NON posso negare che anche nel nostro ambiente ci siano dei mascalzoni che trattano i cani come oggetti inanimati dai quali estrarre qualche soldino, o che ostentano una competenza che non hanno. Ma io parlo persone come noi, Stefania ed  Elisabetta, e per tutti quelli come noi che non lavorano solo per soldi.
E’ chiaro che si parla di una professione retribuita,  non di un hobby: una toelettatrice denutrita non fa bene il suo lavoro!  Ma personalmente non potrei fare questo  mestiere  se non mi muovesse una passione ed un amore sconfinato per gli animali in generale e per i cani in particolare.

Il nostro è un lavoro sporco, faticoso, che ha bisogno di una buona dose di stomaco e di una tripla dose  di pazienza. Può essere  a volte, pericoloso,  perché non tutti i cani sono disposti a farsi sfrugazzare dappertutto, né  sono felici di rimanere fermi per troppo tempo…ciascuno di loro presenta problematiche diverse e quindi diversi devono essere gli  interventi.
Aggiungi il fatto che se non hai tecnica, ti sfido a fare un taglio estetico in grazia di Dio, che valorizzi il cane e non te lo renda ridicolo. Insomma con tutto quello che ti si presenta, e solo noi sappiamo quanta “varietà” c’è,  devi sapere  cosa fare e come lavorare.
Ma io non conto più le volte che ho pianto mentre trattavo un cane con le piaghe:  e quanta felicità nel vederlo andare via  sollevato dal  bruciore grazie ad un bagno all’argilla verde!
Per non parlare  delle volte che  il consiglio  (grazie al Cielo, ascoltato) di rivolgersi ad un vet  ha letteralmente salvato vite canine.
Escrescenze aliene non notate a casa, avvistate in toeletta mentre apri il pelo  con il phon,  poi rivelatesi tumori;  nascostissimi  bozzi  dovuti a forasacchi  che per pochissimo non hanno lesionato organi vitali; orecchie maleodoranti che nascondevano una subdola otite;  una semplice grattatina sempre più insistente che  poteva diventare una cattivissima ulcera invasiva…fino a cose più “leggere”,  come unghie conficcate nei polpastrelli, dermatiti , parassiti e chi più ne ha più ne metta.
Sfido chiunque a controllare ogni giorno ogni centimetro quadrato del proprio cane (io sono la prima che non lo fa):  ma le dinamiche del mio lavoro mi impongono di farlo.
Moltissimi proprietari sono perfettamente in grado di curare il proprio cane e lo fanno anche bene;  molti altri non hanno le competenze, il tempo, e di sicuro non hanno gli strumenti che abbiamo in una struttura professionale.
Puoi lavare il cane in casa:  risparmi soldi e il cane non subisce lo stress della visita in toeletta. Ma quanti hanno supporti specifici per farlo al meglio? Il phon di casa ha la stessa potenza  di quello utilizzato in toeletta?
Non possiamo utilizzare per una pelliccia gli stessi strumenti che usiamo per i nostri “due peli”.
Hai la possibilità di lavarlo e asciugarlo in maniera perfetta (perché l’asciugatura DEVE essere perfetta ), con il cane che scappa per tutto il bagno?  Il cappio al collo del cane non è uno strumento di tortura (come non lo è un collare), ma serve a far sì che il cane sia in totale sicurezza, che non si lanci dalla vasca e che il trattamento si concluda nel più breve tempo possibile.

Questo è un articolo che fa pubblicità ai toelettatori?
Forse si… anche se non siamo nessuno per lo Stato Italiano (se non per le tasse, la nostra professione non è ancora  riconosciuta).
Siamo una realtà  in espansione, e considerando che molti  non hanno alcuna esperienza né preparazione, è chiara ed anche motivata la diffidenza  nell’affidare il proprio figlio peloso alla categoria in generale.
Rischiando di attirarmi le ire di qualcuno, dico: condivido!
Pur di affidarlo ad un “New Antonio stylist for dogs” qualunque (leggi: toelettatore-improvvisato-avido-di-facili-guadagni)  meglio  il fai da te  della Sciuramaria!!! Con buona pace di chi fa questo lavoro come Dog comanda… e di Fufilda, che è mia amica  perché  sa che nel mio piccolo, senza presunzione, veglierò  su di lei.
Per quanto posso.

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3 Commenti

  1. Meraviglioso questo articolo!!!
    Vorrei diventare toelettatrice per la passione e il rispetto che ho nei confronti degli animali, vorrei farlo proprio come fai tu. Hai suggerimenti da darmi per un corso valido? Io abito a Reggio Emilia.
    Grazie

  2. Sono toelettatrice anche io e sono orgogliosa del lavoro che faccio, non tanto per i tagli estetici ma proprio perchè vedo che le mie competenze e la mia professione hanno aiutato molti proprietari a “salvare” (correndo dal veterinario)i loro amici pelosi da vari problemi di salute.
    Il nostro lavoro è fin troppo basato, a volte, su conoscenze vecchie e ormai superate (il corso che ho fatto io prevedeva che se il cane non stava fermo, gli facevi capire tu chi comandava alzando la voce o usando metodi poco rispettosi, senza fare male ma sicuramente creando disagio!) e mi sono imposta di usare metodi gentili e rinforzo positivo (con l’aiuto di una educatrice cinofila): funziona! Ho lavorato bene su cani definiti “difficili” da altri toelettatori, con mia estrema soddisfazione e contentezza da parte del proprietario! Mi piace il mio lavoro e se abituare un cucciolo ad essere toelettato mi impone di metterci più tempo e di insegnarli a stare fermo con i bocconcini… beh, io lo faccio! Ovviamente devo avere un quadro completo della salute del cane (non ci si può permettere di fare qualcosa senza chiedere al proprietario!). Vedere un cucciolo o un cane difficile che entrano nel mio negozio e mi scodinzolano felici correndomi incontro…non eguaglia nessuna cifra che il proprietario può sborsare!!

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