mercoledì 17 Aprile 2024

Il cane non può salire sul letto, deve mangiare dopo di noi eccetera: “cugginate” o regole d’oro?

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

Sono, sinceramente, un po’ stufa di sentir definire come “scemate”, “cavolate” o – per dirla a modo mio – “cugginate” quelle che per decenni sono state considerate come le regolette d’oro per sistemare o ri-sistemare i rapporti  (gerarchici) tra cani e umani, e cioè: il cane non deve dormire sul letto, non deve mangiare prima di noi, non deve passare per primo dalle porte.
Queste sono le tre regole-base, a cui ne sono state aggiunte altre dall’uno o dall’altro educatore, comportamentista, addestratore e chi più ne ha più ne metta… almeno finché non è cambiata la moda (perché altre motivazioni non mi vengono proprio in mente) e le regole d’oro sono diventate bestialità riservate ai “domatori” stile Cesar Millan. Anche per bocca – o per penna – delle stesse identiche persone che le caldeggiavano come verità assolute fino a pochi anni fa!
Ora io mi domando: ma questi signori, scoprendo di aver insegnato “cugginate” ai loro allievi per decine di anni, per quale motivo non si scavano una bella fossa e non corrono tutti a nascondersi, anziché fare i “guru” spargendo Fulgide Verità totalmente in antitesi alle LORO verità di qualche anno prima?
Ovviamente perché non è affatto così: non hanno insegnato cugginate, ma regole fondate su presupposti corretti, sempre se vengono interpretate con un minimo di logica e una bella quintalata di buon senso.
Purtroppo oggi è – appunto – di moda dire che le gerarchie tra cane e uomo non esistono (e malignamente mi viene da pensare: “Così almeno molti più cani metteranno le zampe in testa ai padroni, e poi correranno dall’educatore per metterci una pezza…”), quindi logica e buon senso cedono all’esigenza di sentirsi (e di presentarsi come) “educatori post-moderni”.
Per chi preferisse invece sentirsi una persona normale che si fa rispettare dal proprio cane (senza bisogno di fare il macellaio), rivediamo un attimo le famose regolette e cerchiamo di fare chiarezza su alcuni punti.

PERCHE’ queste regolette?

Perché sono segnali di dominanza da parte degli umani.
Quella solita “dominanza” che – mamma mia, sono quasi stufa di ripeterlo, tanto questa storia è trita e ritrita…ma se per caso qualcuno non avesse ancora chiaro il concetto, ribadiamolo! – NON significa violenza, NON significa coercizione, NON significa Cesar Millan & metodi allegati, MA significa “dimostrazione di essere più esperti, più intelligenti, più in gamba degli altri – e nella fattispecie, del cane – e quindi meritare la sua stima e la sua fiducia“.
Ovviamente non è che si dimostri di essere dei padreterni impedendo al cane di salire sul letto: chi avesse mai pensato una cosa simile è evidentemente un pirla.
La dominanza “morale” si deve manifestare con la coerenza, con la capacità di comunicare, con la disponibilità a creare un rapporto collaborativo e non coercitivo: MA si manifesta anche con la gestione delle risorse.
Tra queste risorse c’è sicuramente il cibo, ma si può considerare “gestione delle risorse” anche l’accesso ai punti sopraelevati in cui riposare/dormire.
Che succede, infatti, in un branco di canidi in natura?
Succede che i soggetti alpha – ovvero i più alti in grado – mangiano per primi (e mangiano solo  le parti migliori della preda, come cuore, fegato e reni…che fra le altre cose sembrano essere responsabili sia dell’odore diverso dei soggetti alpha, più intenso rispetto agli altri membri del branco, sia  delle particolari striature che ne caratterizzano il mantello); “decidono il menu”, ovvero scelgono quale preda cacciare; dormono in una “zona strategica”, solitamente sopraelevata, dalla quale possono sorvegliare tutto il branco; esplorano per primi i nuovi territori.
Il che, riportato nella nostra società e nelle nostre case, si traduce – toh! – nel tenere il cane fuori dal letto, nel mangiare prima di lui e nel passare per primi dalle porte (il tutto, possibilmente, inteso cum grano salis, come vedremo tra poco).
Se un umano mostra al proprio cane di avere gli stessi diritti di un soggetto “alpha”, il cane penserà di avere a che fare con qualcuno che chiede rispetto.
Ovviamente NON BASTA questo, perché poi il rispetto bisogna anche meritarselo.
Ma intanto “chiederlo”, e farlo in modo comprensibile al cane, è un primo passo.
Certo, se poi  l’umano mangia per primo ma si dimostra incoerente, nevrotico o deficiente, il cane farà prestissimo a stabilire che come “capobranco”  – o soggetto alpha, o guida, o maestro, scegliete pure il termine che meno vi turba – non vale una cicca.
Se però queste situazioni sono semplicemente il corollario di una gestione corretta del rapporto, o se vengono utilizzate in momenti specifici della vita del cane, allora possono aiutarci a convincerlo che noi siamo effettivamente suoi superiori gerarchici.

COME si applicano le regolette?

Con un po’ di buon senso! E soprattutto senza intenderle troppo alla lettera.
Per esempio, “mangiare per primi” potrebbe sembrare veramente ridicolo, se preso in senso letterale: perché non è che noi mangiamo nella stessa ciotola del cane e che dobbiamo ringhiargli per non farcelo avvicinare;  né che il cane si possa sedere a tavola con noi, ma vada servito per ultimo!
Quello che dobbiamo fargli capire è, semplicemente, che il nostro pasto va rispettato: quindi, per esempio, NON cominciamo, appena seduti a tavola, ad allungarli bocconcini (che oltretutto è una pessima abitudine anche dal punto di vista dietetico)… ma se proprio vogliamo gratificarlo con una piccola prelibatezza, facciamolo al termine del nostro pasto.
Nell’attesa, il cane dovrà evitare di chiedere l’elemosina e di prenderci a nasate e zampate, ma dovrà attendere pazientemente il  suo turno.
I suoi pasti (che andranno sempre rispettati, perché anche nessun lupo, neanche l’ultima ruota del carro gerarchico, permette a chicchessia – fosse anche il Grande Capo –  di fregargli il cibo) potranno essere somministrati quando ci pare e piace, anche prima dei nostri. Non c’entrano niente col discorso di “mangiare per primi”. Quando si parla di mangiare per primi, ci si riferisce al pranzo nostro e non suo.
Un discorso simile vale per il “passare per primi dalle porte”, che va inteso, ovviamente, come “precedere il cane quando si entra in un posto nuovo”  e anche, volendo, come entrare per primi dalla porta di casa: ma non significa certo che dobbiamo star lì a sorpassare il cane ogni volta che usciamo dalla cucina ed entriamo in salotto, o viceversa… anche se un cane molto rispettoso spesso ci cederà spontaneamente il passo.
L’unica regola che va presa alla lettera è quella del letto: “non salirci” significa “non salirci”, punto. Se decidiamo di applicarla, il cane potrà benissimo dormire su un tappetino al fianco del letto, ma non gli sarà concesso di metterci le zampe sopra.

Queste regole vanno applicate sempre e comunque?

Naturalmente no: si applicano quando e se ce n’è bisogno, ovvero quando i rapporti gerarchici non sono abbastanza chiari, o stanno modificandosi.
Se il cane mostra già di accettarci come suoi “capi”, se ci obbedisce, se non si ribella, se non mostra aggressività, anzi è sempre allegro e collaborativo…allora che bisogno c’è di ricordargli  continuamente che lui è un “inferiore”?
Un cane così può anche dormire sul letto,  mangiare prima di noi eccetera eccetera: non cambierà nulla.
Al contrario, il cane che del letto (o del divano, o della poltrona) prende possesso e diventa aggressivo (o anche solo disobbediente) nei confronti di chiunque gli chieda di scendere – o magari verso il marito che gradirebbe andare a dormire con sua moglie, ma non ci riesce perché il cane gli ringhia – è bene che si veda vietare l’accesso: perché è evidente che sta tentando di mettere le zampe in testa a qualcuno.
Personalmente ho sempre accettato i miei cani sul letto, escluso il mio dobermann in un periodo adolescenziale nel quale provò a fare il furbetto e a scavalcarmi gerarchicamente.  In quel periodo io non avevo ancora grande esperienza cinofila e purtroppo avevo sbagliato parecchio: quindi siamo quasi “venuti alle mani”. La situazione era abbastanza delicata, ma l’applicazione delle famose “regolette” mi fu decisamente di aiuto.
Allo stesso cane, una volta ristabilite (letteralmente) le gerarchie, venne nuovamente concesso di dormire con me, dopo qualche tempo, senza che ci fosse più alcun conflitto: ormai avevamo chiarito i ruoli…e a me tenere il cane sul letto PIACE!

Concludendo: tra il bianco e il nero – moda o non moda, “guru” o non “guru” – esistono sempre le sfumature di grigio.
Come per mille altri argomenti, ragionare e usare un po’ di spirito critico può permetterci di dividere il grano dalla pula, evitando gli estremismi (in un senso e nell’altro) e potendo contare su regole, metodi, strumenti eccetera che non saranno mai “il massimo della perfezione per ogni cane”, né “le regole-strumenti-metodi del demonio, da cui stare alla larga tappandosi le orecchie se qualcuno si azzarda a nominarli”. Saranno, semplicemene, regole-strumenti-metodi da valutare caso per caso,  utilizzandoli o scartandoli a seconda di quello che ci sarà sembrato più adeguato al nostro cane, o al cane con cui stiamo lavorando, e non a seconda di come tira il vento cinofilo del momento.

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53 Commenti

  1. Ci sto attenta,non dargli da mangiare dal tavolo è facile,entrare per primi in casa non è un problema ma bisogna farci l’abitudine perché viene automatico far entrare prima loro per una questione di comodità,ma l’ultima appunto solo in caso di necessità..non riesco neanche a dormire senza il mio cane nel letto.

  2. Io ho visto che il legame con i miei cani si rafforza moltissimo con il gioco, ma soprattutto andando ad esplorare ASSIEME posti e cose nuove o (dipende dal cane) anche con una semplicissima caccia alla lucertola a due 🙂

    • sono perfettamente d’accordo con quanto scritto da valeria.
      quando portai l’adolescente Charlie,il mio maschio di pt,
      dall’addestratore,lo feci x farlo scendere
      da dove avrebbere voluto stare,
      cioè in cima al “branco” familiare.
      Mi disse subito che era fondamentale che tutti ci comportassimo con coerenza,xchè “quel” cane,avrebbe potuto darci dei problemi.

      ” se la tua ragazza gli permette di fare quello che vuole,se lo coccola tutte le volte che LUI lo chiede,
      sono sicuro che fra un pò vi leggerò sul giornale:
      -pastore tedesco aggredisce i padroni- ”
      “lo dovete trattare da cane,lo so è dura, ma è x il vosrto e il suo bene”

      Charlie ha provato tante volte a salire sul divano o sul letto quando era giovane e lo faceva in modo…come dire…
      ” allora,da oggi qui ci sto io,voi arrangiatevi..”
      ovviamente,non gli è stato MAI permesso,
      questo non vuol dire che sia stato un cane represso,anzi,
      ma veniva e viene gratificato e premiato SOLO quando faceva e fa quello che gli veniva richiesto.
      Oggi dorme dove gli pare,cioè in casa,nel prato,nella cuccia,
      e non sale sul divano nemmeno se lo spingi.
      E’ un cane sempre tosto,
      che accetta di obbedire veramente solo da me,
      che nelle situazioni “chiave” mi valuta sempre.

      Diverso è stato il discorso con la femmina di labrador…..
      che gli vuoi dire a “quella”????
      dolce,mite,furba,ubbidiente,ma anche con il suo caratterino.
      lei appena ci addormentiamo sale sul divano e ci passa tutta la notte.
      Ma è un labrador…..

  3. Ciao Valeria, sto leggendo il tuo blog da un pò e una domanda mi viene proprio spontanea: come mai non ti piace il metodo di Millar? Eppure mi sembra quello più affine alla psicologia canina, dice sempre che il cane è cane e ha bisogno di regole e gerarchie imposte dal padrone perchè un cane senza regole e senza un umano a cui affidarsi sarà insicuro e tenderà a prendere il controllo della situazione, cosa che gli provoca estremo stress. Inoltre non usa cose alla Stiwell tipo il clicker, bocconcini o l’ignorarlo…si basa più sul gioco e sull’attitudine della razza (a un labrador sovraeccitato dalle piccole bestie ha proposto un gioco simile alla caccia o al ritrovo). Sono tutte cose che mi capita di leggere anche su questo blog, come mai non ti convince Millar allora?

    Complimenti per il blog!!!

    • chi è millar? se intendi millan, ho già spiegato molte volte perché non mi piace,,,ed essendo momentaneamente monca non riesco a riscrivere tutto… ma in due parole: è un improvvisato, senza tecnica e sena cultura etologica. E usa metodi che non condivido.
      La teoria in effetti è condivisibile, ma la pratica è allucinante. Lavora spesso ad capocchiam, con una concezione del capobranco=despota che non è nè etologica né etica.

      • Non condivido, ho letto alcuni suoi libri per curiosità e ho visto alcune puntate del suo programma, anche se alcune scene sono un pò dubbie (ma lavora con cani che in America sarebbero subito soppressi) non usa mai violenza, lui stesso dice che il cane non dev’essere mai colpito per fargli male, ne si impone come un despota, quasi sempre calma i cani, li riporta in uno stato tranquillo e naturale. Nei suoi libri dice che se il metodo positivo del premio funziona ben venga usarlo, però se siamo in una situazione dove il cane ormai mostra aggressività e convinto di essere lui che comanda, se il metodo del premio non serve e normale che devi fargli capire che sei tu che comandi, nonostante tutto lo fa sempre con calma e mai con coercizione.

      • Si, perdonami, ho avuto un lapsus. E’ Millan il soggetto incriminato eheheh
        M’è capitato di leggere in altri tuoi post che ho letto dopo che hai visto video violenti…io in effetti ho visto solo le puntate in tv e la cosa più violenta che ho visto è stata il “morso” al cane fatto con la mano e il toccarlo con il piede quando si innervosiva molto (non era per nulla un calcio, però).
        Per questo mi sono stupita veramente molto…premetto che non sono un’animalista buonista, anzi, per me il cane è cane per questo il binomio cane-uomo è perfetto ma a differenza della Stiwell che vedo molto fredda, Millan lo vedo coinvolto e ben attento ai segnali del corpo del cane. Per questo sono rimasta stupita nel vedertelo criticare, perchè ho ritrovato in alcuni tuoi post dei metodi che usa anche lui (almeno in tv).

  4. Sarà che sono fortunata ed i miei setter inglesi mi fanno la ” vita facile”…sarà che ho l’ esperienza ” giusta con i cuccioli”….sarà che è solo un caso….ma io AMO dormire con i miei 3 setter, i cani mangiano prima di me solo perché non riesco a mandare giù un boccone sapendo che loro devono ancora mangiare( tutta cosa mia)….sarà che siamo da vero una FAMIGLIA:…a me piace credere questo….anche se so che assomigliamo di più ad un branco 🙂

  5. Buongiorno a tutti,è chiaro che la coerenza è un punto importantissimo per un per essere un buon capobranco.
    Io ho una splendida Siberian Husky e ho posizionato la sua zona-cuccia vicino il mio letto.
    Quando non ci siamo la chiudo nella stanza lasciandogli comunque la libertà di uscire fuori nei balconi, ha sempre a disposizione l’acqua e qualche gioco per farsi i denti.

    Il fatto però che trova la porta della stanza chiusa può creargli qualche conflitto?? Se ci siamo noi può girare per la casa quando vuole, se non ci siamo sta chiusa nella sua zona.
    Potrebbe vederlo come un mio comportamento INCOERENTE??

    • io non ci trovo nulla da ridere in un cane che “prova a scavalcarmi”…lo troverei preoccupante anche se si trattasse di un cagnino di 4 kg di 14 anni.

      è un indice di un rapporto non ben impostato con il proprio peloso e non fa bene allo stesso peloso: buona parte dei cani si stressa a comandare e chi non si stressa a comandare si stressa perchè nessun umano sano di mente anela ad essere tiranneggiato e diretto al 100% dal proprio peloso e quindi “fa resistenza” almeno in certi ambiti (magari accetta di essere tirannegiato sul cibo e che il cane ringhi se si cerca di spostarlo dal divano ma non ama se cerca di azzannare il fidanzato-a x mandarlo via dal lettone o se ci abbraccia, oppure non sopporta che durante un film guardato in TV decida che il telecomando è suo e lo faccia a pezzi o decida che la TV da fastidio e faccia casino sino a quando non la si spegne e gli si da attenzione, o che il pelo non debba essere spazzolato nemmeno quando è ridotto ad un nido intricato e pieno di robaccia, ecc), cosa che risulta incomprensibile e irritante al peloso che si crede il capo indiscusso e gestore del branco uman-canino come gli è stato fatto credere… Questo è un esempio limite, ma sottovalutando un cane che ci sfida si può con il tempo arrivare anche a questo e a peggio (come il pechinese di mia zia che era un cane veramente detestabile anche se non x colpa sua), quindi non ci trovo NULLA da ridere in un cane che sfida il proprietario (ancor + quando continua a farlo da ben + che adulto e non in fase adolescenziale o nella prima giovinezza)…

  6. Condivido.
    Questa riflessione ha a vedere tutta con un’etica squisitamente e solamente umana.
    Non ha alcun valore etologico.

  7. Secondo voi fare degli spettacoli con un cane significa sfruttare un cane anche se lo stesso brama dalla voglia di farli insieme al padrone, scodinzoli alla parola “spettacolo” e si senta utile ogni qual volta che si esibisco insieme?
    personalmente credo di no.

    • Non capisco cosa c’entri questa domanda con l’articolo, però no, non penso neanch’io che si tratti di “sfruttamento” 🙂
      Il cane è felice di condividere cose con noi: mica sa se si tratti di uno spettacolo o di un lavoro serissimo. Può anche scondinzolare quando sente la parola “spettacolo”, ma questo non significa che sappia distinguere il significato del termine. Semplicemente, sa che “si vanno a far cose col capo”, e se questo lo rende allegro e scodinzolante significa che c’è un buon rapporto e nessuno “sfruttamento”.

  8. Ciao Valeria..leggo sempre i tuoi articoli e condivido molti dei tuoi pensieri. Ho notato che menzioni spesso Cesar Millan(hai scritto pure un paio di articoli a riguardo) e mi associo a te nel dire che i metodi adottati da lui sono molto criticabili e che si basano soltanto sulla “brutalità” del “capobranco”. Di recente mi è però capitato di vedere un paio di puntate dell’ultima stagione e….beh, pare che il domatore di cani messicano abbia cambiato metodo..niente più strattoni e inconfondibili “shhh”, ma premi,gioco e rispetto dell’individualità del cane. Certo gli spunti per le critiche rimangono, ma almeno adesso pare che dietro ai suoi metodi di educazione ci sia qualche concetto ragionevole(o magari è tutta una montatura televisiva per le tante critiche ricevute…chissà). Ti invito a guardare qualche puntata dell’ultima stagione senza ragionare per partito preso. Ciao!

    • Partito preso? Ma io non ragiono per partito preso…ragiono in base a quello che ho visto (tre puntate in tutto: mi son bastate. Poi ho visto un po’ di “selezioni” sul web, che non hanno fatto che confermare la prima impressione).
      Se adesso Millan ha voltato pagina, probabilmente, è proprio a causa delle critiche di cui sono state subissate le emittenti televisive che trasmettevano il suo programma: ma chi vogliamo prendere in giro? E’ come se Berlusconi domani si ripresentasse alle elezioni, però per il PD, visto che al momento il centro-sinistra nei sondaggi sembra aver sorpassato vistosamente il centro-destra.
      A me, sinceramente, non importa un bel nulla di quel che si vede in TV: la TV è tutta, sempre e solo finzione. A me importa il modo in cui questo signore lavora con i cani (sempre che abbia ancora tempo di lavorarci davvero): e il modo in cui ci lavora è indietro di 200 anni. Il suo concetto di base – in parte – lo condivido, perché io continuo a dare importanza alle gerarchie (sarò indietro di 200 anni anch’io) e perché ritengo che l’uomo debba ottenere una leadership nei confronti del cane: ma se questa leadership la otteniamo a calci nel culo, e se pensiamo che i CANI stessi la ottengano con la coercizione e la violenza, siamo proprio fuori strada.
      Ha cambiato atteggiamento? Sono contenta per lui e per chi guarderà la TV da adesso in poi: farà sicuramente meno danni.
      Però, se non pensa più che il leader sia quello che schiena un cucciolo o che impicca il cane aggressivo, dovrebbe dirlo forte e chiaro all’inizio di ogni puntata: “Scusate, fino alla stagione scorsa ho lavorato come un pirla: dimenticate tutto. Adesso mi hanno spiegato come funziona e quindi uso un altro metodo: fate lo stesso anche voi”.
      Se non lo fa, permettimi di pensare che il “cambiamento” sia semplice fuffa televisiva.

  9. Credo siano dovute alcune precisazioni:

    @EC: non credo che sia tutto da buttare dalla finestra, quanto “aggiustare il tiro” nel momento in cui nuove frontiere della conoscenza evidenziano meccanismi comportamentali diversi da quelli che si pensavano un tempo; Galileo docet 😉
    La robotica evolutiva ha dato molte risposte in merito all’etologia cognitiva; risposte apparentemente semplici, ma su cui non si era indagato a fondo, partendo tra l’altro dal presupposto che ogni giorno i cani ci insegnano ancora qualcosa in più.
    @McZook: le gerarchie – da me chiamate “dinamiche sociali” – sono “fluide”, non “liquide” 😉
    Gli studi di Bonanni hanno dato una risposta molto dettagliata in merito alla questione, la quale era già stata presa ampiamente in considerazione.
    Con il termine “fluide” si intende la NON rigidità e la conseguente alternanza della leadership tra i veri componenti.
    Stiamo però parlando di dinamiche INTRASPECIFICHE, non INTERSPECIFICHE e mi spiace dovermi ripetere: l’una NON è identica all’altra (a parte che per Millan e per i cinofilosofi).
    Quella che chiami “gerarchia derivata dalla vecchia concezione del branco lupino” è in realtà figlia di un’osservazione viziata di vecchio stampo.
    I lupi, prima dell’avvento delle indagini non invasive, venivano studiati negli zoo o nei centri di recupero.
    Branchi costruiti dagli uomini, in regime di costrizione, svuotati da decine di fattori ambientali (uno su tutti: la predazione in ogni sua forma) ed in alcuni casi composti da individui di sottospecie diverse.
    Un po’ come studiare l’antropologia attraverso il Grande Fratello 😉
    @Michela: quelle che citi sono a mio avviso le regole base di una normalissima convivenza, ma le motivazioni addotte riconducono senza alcun dubbio all’antropocentrismo (una dominanza espressa in termini pseudo gentilisti per imbonire una pillola amara).
    Sono convinto che in questo modo la tua scuola faccia perdere un buon 70% di conoscenze del cane e di una più sincera partneship tra le due specie, la quale non si basa sulle dinamiche sociali, ma sui valori condivisibili che sono tutta un’altra faccenda; perdipiù svuotata dalla gestione delle risorse, la quale è decisamente in subordine e/o a se stante.
    Diciamo che non sapendo fare di meglio – si chiama “limite” – ci si attacca alla gestione delle risorse imbonendo la cosa con spunti pseudo idealisti/gentilisti che sul fronte della relazione vera – la sua essenza, da cui parte tutto – non ha nulla a che vedere.
    PS: perdonate l’intrusione

    • ‘azz … “fluide”, manco più a citare son buono, boia …

      ps: sulla “vecchia concezione” … non volevo fare un tomo, chi e’ realmente interessato all’argomento ha i mezzi per andare ad informarsi (non sono portato all’evangelizzazione) 🙂

      • Oslo il 6/7/8 gennaio 2012 e Zurigo il 14/15 gennaio 2012
        Per la tre giorni di Oslo sarò affiancato da un ricercatore danese esperto di lupi, mentre per la due giorni di Zurigo da un ricercatore che ha sviluppato negli ultimi dieci anni l’intelligenza artificiale; disciplina a cui l’etologia cognitiva ha attinto moltissimo 😉
        Tanto pubblicherò le foto su facebook e metterò i video dei momenti salienti su youtube 😉

  10. E’ ottimo articolo, come sempre.
    L’unica cosa che ogni tanto non mi piace è pero la tendenza a generalizzare: seguo una scuola di educazione cinofila, una delle nuove “cinofilosofie” come qua vengono definite, e la gestione delle risorse è stato un dei primi argomenti trattati e uno tra i più importanti.
    Tra le cose:
    -il pasto del cane separato da quello del proprietario, in modo tale da far capire al cane che lui non si deve preoccupare del cibo, ma ci pensa il proprietario. Mai allungare cose dal tavolo, le cose che mangiamo noi possono essere dannose e non si deve abituare il cane a comportamenti che poi non posso essere sempre ripetuti (magari al ristorante).
    – dalle porte esce prima (o entra prima) il proprietario, anche per una questione di sicurezza (il cane che salta giù dalla macchina prima del proprietario può essere un pericolo per sè e per gli altri).
    – il salire sul letto è a discrezione del proprietario e in base al comportamento del cane: magari può salire solo se c’è la sua coperta o solo dietro il permesso del proprietario. Se il cane dimostra di prendere possesso del letto, si revoca il permesso.
    – il gioco comincia e finisce quando decide il proprietario e così le coccole.

    Semplici regole, ma necessare per creare una buona relazione e una buona convivenza con il cane 🙂

    • Riprendo questo vecchissimo post.

      “Il salire sul letto è a discrezione del proprietario”: come facciamo ad essere coerenti col nostro cane se a volte diciamo “vieni” e a volte “no” al suo voler salire? Non si rischia di confonderlo?

      La mia cucciola non sale forse anche perché da subito sono stato ferreo nei “no”, ma sinceramente mi piacerebbe potermela caricare su quando lo reputo opportuno. Senza però rischiare che da adulta o quando mi passa l’entusiasmo non me la ritrovi sopra senza permesso, magari a rovinarmi il lenzuolo o un ipotetico abito posato sopra. O semplicemente a disturbare quando non ho voglia. Dico per fare esempi banali.

      Avete dritte?

      Grazie!!

  11. Da brava sciuramaria ho educato il mio cucciolo oggi con lo stesso metodo che avevo usato 20 anni fa col mio bobtail in germania. Ottimi risultati allora, e sulla strada degli stessi oggi: posso portare il mio gigante con me praticamente ovunque, ovviamente con le dovute attenzioni a bambini, cani senza guinzaglio (che forse sono la stessa cosa) ecc. Credo sia il buon senso a dirci come fare.

  12. IMHO i peogrammi di riduzione del rango sono … come la corazzata Potemkin
    Invece una etiquette casalinga, un insieme di regole di convivenza uomo-cane, sono fondame tali, magari differenti a seconda dei cani e delle abitudini tra famiglia-branco e famiglia-branco

      • A me sembrava fosse in pratica :-))
        Ad ogni modo, le regole vanno date almeno per una convivenza felice: non penso che a nessuno piaccia il cane che fa le buche in giardino, che saluta gli ospiti spaccando loro il setto nasale o che difende il divano perché lo considera il suo luogo privato di riposo
        ricordiamoci dell’ “horror vacui”, se tu lasci uno spazio libero, ci penserà qalcuno a riempirlo (e vale anche per lo spazio delle regole)

  13. Lupi, tu sei brava e non hai bisogno di queste quisquiglie… ma c’è chi è inesperto o imbranato -come me e la mia categoria- e allora tutto serve.
    Poi chiamiamola come vogliamo (dominanza, gerarchia, capobranco o il vecchio “padrone”): in realtà è un’assunzione di responsabilità. “Tu non preoccuparti che ci penso io anche per te”. Se il cane lo capisce e si fida tutto è più facile. Anche se, a meno che non si senta particolarmente alieno dall’assumersi responsabilità, ogni tanto ci prova (soprattutto mentre sta crescendo, credo) a vedere se sono spazi di ribellione e se davvero gli conviene lasciar fare a te.

  14. Quanti MI piace a ME la mattina quando mi saltano addosso sul letto al risveglio… o la sera che si accoccolano di fianco a me sul divano mentre guardiamo assieme la tv… e silitigano il posto dato che sono in troppi a volerci venire ma ce ne stanno solo due e appena unos cende per che ne so andare a bere l’altro gli fotte il posto… non ho certo problemi di gerarchia per ste quisquiglie e quindi certo che me lo godo il momento ci mancehrebbe…

  15. Questo articolo non è che mi piace MA MOOOOOOOOLTO DI PIU’, sig.ra Rossi lei ha la capacità di esprimere in modo estremamente chiaro concetti che, pur non essendo difficili da capire, fanno una fatica enorme ad entrare nella testa delle persone….e parlo ahimè per esperienza diretta. DOMINANZA…ah che brutta parola….ma poverino il mio cane perchè dovrebbe essere subalterno, sono arrivata alla conclusione che queste persone amino farsi pisciare in testa dal proprio cane, e dico in senso proprio letterale. Amo questo lavoro ma talvolta mi verrebbe di mandare a quel paese un pò di gente :-). Grazie sempre per il servizio che offre alla cinofilia.

  16. ALLELUIA!! Non posso che essere d’accordo con questo articolo.

    Tempo fa è stato rimosso un articolo da questo sito per volontà dell’autrice.
    Rimasi basito, riporto quanto scrissi, a cui non ebbi mai risposta.
    Magari ho più fortuna oggi:

    “28 settembre 2011 alle 15:04
    Purtroppo non ricordo cosa ci fosse su questo articolo, però ho ancora le riviste cartacee (dal 2005 al 2008) e sono andato a leggermi gli articoli della Dott.ssa **** . Credo di aver trovato l’articolo in questione, o comunque ci sono i “vecchi” concetti di gerarchia e dominanza.
    Sono convinto che solo gli stupidi non cambino mai idea, però in campo scientifico non basta una nuova teoria per rendere sorpassate le altre, bisogna invece dimostrare che non erano vere. E in 5/6 anni dire che tutto quello che si pensava prima era sbagliato… sinceramente mi lascia a bocca aperta.
    Insomma lei, Dott.ssa ****, lavora con i cani da diversi anni, fino a 5/6 anni fa ha recuperato, educato etc etc secondo quelle teorie… immagino con ottimi risultati visto il nome che s’è fatta in ambito cinofilo. Ora vuole dirmi che ha avuto fortuna? Che pur lavorando su teorie sbagliate, con metodi sbagliati, con approcci sbagliati e sorpassati, le è sempre andata bene? Oppure i cani si sono evoluti in questo lasso di tempo di pari passo con le teorie?
    Io una risposta me la sono data da solo (molto Marzulliana questa cosa), non è che si dicono le stesse cose ma con nomi diversi? Prima si parlava di gerarchia di branco, ora di organizzazione sociale condivisa, ma in fondo le due cose non è che siano così diverse.
    Una volta c’era lo spazzino, oggi l’operatore ecologico, una volta giravano con l’ape e scopa di saggina, oggi hanno furgoni tecnologici, una volta si buttava via tutto insieme, oggi c’è la differenziata…ma il lavoro di base è quello!”

    • beh, in realta’ non sono studi recentissimi ma lo sono sicuramente piu’ di quelli di Scott e Fuller che risalgono a meta’ anni 60

      • Sai che non ho proprio capito le tue risposte?

        Non ho parlato di studi etc… mi chiedo come si possa buttare dalla finestra quello che si professava fino all’altro giorno, dicendo che erano tutte panzane. Ma su quelle panzane non si era lavorato per anni?

    • Mi ripeto (l’ho gia’ scritto altre volte) … i lupi hanno una gerarchia fissa (oltretutto “familiare”, a differenza di quello che si credeva 45 anni fa) perche’ sono un esercito costruito per un dato compito: mangiare e riprodursi.

      le gerarchie dei cani sono “liquide” (cito -parafraso- il Mangini), tendono ad essere “dominanti” su cose risorse differenti (a meno di non avere un branco di Husky come la Valeriona nazionale)

      Fino a che lo pensavo io era una cosa (= possbile cazzata) po ho letto Lindsay, Abrantes, DeHasse etc et c …

      • ???

        Scusa ma qualcuno ha scritto che la gerarchia, dominanza, scala sociale vale uguale per tutti? Dal Siberian al chihuahua? Io proprio no… e non mi sembra che ci sia scritto nemmeno nell’articolo.

        ???

        • parlavi della “dottoressa” no?
          Avra’ fatto un suo percorso evolutivo nel tempo.

          i programmi di riduzione del rango, che sono il fine per cui sono nate tutte quelle regole con la lro interpretazione ed applicazione, si basano proprio sulla gerarchia fissata derivata dalla vecchia concezione di branco lupino

          • Scusa, ma di quale “vecchia concezione” stiamo parlando?
            I lupi sono strutturati in branchi familiari: e alura? Buono a sapersi, è una nuova scoperta, prima non lo sapevamo e adesso sì. Ma da qui a negare le gerarchie mi pare che ce ne passi! E’ come dire che siccome gli umani vivono in gruppi familiari, allora i genitori non possono più comandare sui figli (o magari viceversa). Ma che vor di’?
            Lo stesso vale per la fluidità: a parte il fatto che si è SEMPRE detto che le gerarchie erano fluide e non fisse (altrimenti che deficienti sarebbero stati i lupi o cani che tentavano di salire la scala gerarchica? Dove potevano andare, se le gerarchie erano fisse?),il fatto che una cosa sia fluida non significa che non esista. Semmai rende ancor più necessario chiarire i ruoli in diversi momenti della vita del cane…proprio perché il cucciolo, tranne rarissimi casi, è sempre sottomesso, ma crescendo prova ad assumere ruoli più elevati.

          • nei lupi le gerarchie non sono fluide per nulla: i giovani maschi adulti se non confinati, emigrano per formare un nuovo branco

            Per estensione allora se consideri valida la teoria neotecnica i cani piu’ vicini al lupo sono considerati tallonatori, che e’ la fase prima -ovviamente- dell’abbandono del branco in cui la leadership del genitore non viene messa in discussione

          • Jepecché i tallonatori dovrebbero prepararsi all’abbandono del branco?
            I tallonatori (in senso neotenico) sono individui giovani che iniziano a collaborare con il branco nella caccia: ando’ sta scritto che si preparano a portar via i maroni? Se intendiamo che sono quasi maturi per cavarsela da soli, allora ok… ma non è detto che se ne vadano. Se ci sono risorse sufficienti, capita che il branco si ampli, ma restando unito (altrimenti i branchi di lupi sarebbero uguali a quelli degli sciacalli, formati da una sola coppia e dalla prole, ma soltanto finché questa non è in grado di arrangiarsi).

          • perche’ sono (dovrebbero essere) i figli di primo accoppiamento … visto che l’eta’ media stimata di abbandono del branco e’ (dovrebbe essere) circa tre anni

            Branchi numerosi non massimizzano l’efficienza energetica del branco: possono cacciare prede piu’ grandi ma necessitano di azioni di caccia piu’ frequenti, il bilancio energetico diventa sfavorevole
            ti piace?

          • Che piaccia o meno a me importa pochino… l’importante è che piaccia ai lupi! 🙂
            Scherzi a parte, i branchi numerosi esistono laddove ci sono risorse numerose (ormai, purtroppo, in ben pochi posti al mondo): il concetto era che il branco “familiare” dipende dalle prede: se so’ poche stiamo in pochi, se so’ tante possiamo anche riunire più famiglie (tra l’altro…consanguinee: alla faccia di chi dice che gli allevatori allevando in consanguineità “snaturano” i cani).

          • Ragazzi limitatevi ai cani per favore; c’è già troppa disinfomazione sul lupo e questo produce abbattimenti sconsederati.
            Mech? Vabbè…buono per i cinofilosofi che copia/incollano anche l’aria che respirano.
            Lo sapevate che in Italia – e non in Alaska o in Canada – si è osservato due anni fa un branco di 12 esemplari alle porte di Bologna?
            Sapete che cosa era quel branco?
            Ve lo dico subito: erano due branchi unitisi per sopravvivere ad un inverno molto particolare, finito il quale hanno ripreso ognuno la sua strada.
            Trovarono nella cooperazione – alla faccia della rigidità – un’alternativa vincente…con buona pace di tutti 🙂
            Ogni animale sociale è dotato di regole e di sistemi sociali, ma se pensate che il vostro cane vi veda come un suo simile – dotato dello stesso metro di attribuzione sociale del codice intraspecifico – credo che vi sbagliate di grosso.
            Siete un suo punto di riferimento importante perché non vive nel SUO ambiente, ma nel nostro; semplice.
            Provate con un cane ferale ad imporre regole – ED APPROCCI – umani e vedete cosa succede 😉
            In ogni caso belli i docufilm di Mech…con largo uso di animal trainer…davvero interessanti 🙁
            In merito ai “tallonatori” vedasi la distribuzione delle competenze specifiche nel branco, riferite alla gerarchia, Capirete che “distribuzione di competenze” e “gerarchia” vengono lette sotto una luce molto diversa e, soprattutto, che gli individui di “rango intermedio” servono proprio a rimpiazzare (fluidità) figure venute a mancare per vari motivi 😉

          • Claudio, io di lupi mi son sempre interessata, e se non ti dispiace continuo, eh…
            Non so tutto sui lupi, come penso che tu non sappia tutto sui lupi e che nessuno al mondo sappia ancora tutto sui lupi. Forse giusto Ellis…ma ci sarà sempre qualcuno pronto a dire che i suoi lupi non sono abbastanza selvatici, perché vivono in un parco protetto… e quindi non va bene manco lui.
            Io non penso che il cane ci veda come un suo simile, così come non penso che i lupi siano convinti che Ellis sia un lupo: non sono mica scemi. Hanno gli occhi e soprattutto hanno il naso…e per quanto si sforzi, neanche lui odorerà mai di lupo. Però lui è stato accettato come membro di un branco, e i nostri cani ci vedono come membri del loro branco (o si vedono come membri del nostro, a scelta): in ogni caso, comunicare è possibile e le regole degli uni possono essere accettati dagli altri, perché comunque sappiamo tutti di far parte di una società unica.
            A questo serve imprintare (o impregnare, o come lo vuoi chiamare) i cani. I cani ferali per me non fanno e non faranno mai testo: ho sempre detto – e ribadisco – che studiare l’etologia canina su di loro è come studiare il comportamento umano in un reparto psichiatrico.
            Comunicare con il cane (“normale”, e non disadattato) è possibile sia utilizzando il suo linguaggio, sia utilizzando il nostro. Se poi si è in grado di utilizzarli tutti e due nel modo più consono…allora si hanno dei rapporti davvero speciali. Ma negare che il cane possa vederci come conspecifici (o “quasi-tali”, perché appunto nun so’ scemi) significa tagliarsi via una grossa fetta di possibilità comunicative.

          • Claudio, io posso solo citare: se la “comunita’ ” accetta Tizio come fonte accreditata, a meno di un conflitto su di un argomento (nel caso si riportano anche le altre tesi) allora lo utilizzo come riferimento (sempre che io sia in grado di riportare correttamente, oltretutto)

            Per il resto sono completamente d’accordo con te
            Quello che provavo a fare io era un esercizio di dove si andava a finire accettando contemporaneamente due teorie -gerarchia e neotenia- che secondo me non vanno d’accordo

            Concordo anche sulla parte su cui Valeria ha da ridire: e’ il concetto della piramide di Maslow, a seconda di quale livello occupa, si comportera’ al fine di soddisfare i bisogni associati a quel livello … 😉
            Un po’ di sana cinofilosofia da web 🙂

            ps: vorrei una review della conferenza se possibile 😉

  17. La questione delle “regole” è stata ormai affrontata in tutte le salse, e per ogni comportamento indesiderato è stata proposta una ricetta che, partita dalla vecchia – ma ancora attualissima – coercizione, è approdata ad una visione fin troppo disneyana del cane.
    Il problema a mio avviso non sta quindi nelle regole, ma nell’uso meccanico – a tratti maniacale – di queste e nella ricerca dell’omologazione a tutti i costi, la quale propone altrettante regole pseudo istituzionalizzate dalle “nuove frontiere” dell’etologia (virgolette d’obbligo, visto che si tratta di una più semplice e banale presa di coscienza).
    Il marketing cinofilo che voleva produrre la figura della “Sciuramaria educatrice diplomata” è pienamente responsabile di questo fenomeno, così come è solo loro la responsabilità delle ridicole esondazioni letterali sul tema che hanno prodotto ciò che si erano prefissati: le divisioni tra una parte e l’altra del mondo cinofilo affinché ci si possa guadagnare sopra.
    E così, viene fuori che i cinofili “con cani performanti” sono dei maltrattatori, gli apportatori di nuove frontiere degli imbecilli, la banalità un plus e gli spot con i levrieri un esempio squallido di ignoranza o di retrocultura contro cui fare una petizione.
    In ambito interspecifico si sa benissimo che le dinamiche sociali siano regolate da alcuni basilari paletti che vengono instaurati tra cane e proprietario fin dall’inizio (scusate se non uso termini anglosassoni tipo “care giver” o “pet owner”visto che sto scrivendo su un blog italiano).
    Siamo entrambi animali sociali, e la socialità si sviluppa attraverso una gerarchia che non necessariamente vede una delle due parti come prevaricatrice sull’altra; che piaccia o no.
    E’ un più semplice “ordine dei ruoli” che tra uomo e cane c’è sempre stato, ma da lì a parlare di “capobranco” ce ne passa.
    L’uomo di per se dispone delle risorse primarie nei confronti del cane e questo già basta per squilibrare quella partneship che tra le due specie dovrebbe essere la regola.
    A tale proposito mi viene in mente un anziano contadino che dopo una giornata di lavoro con il cane gli dava da mangiare con l’aria di ringraziarlo per l’aiuto apportatogli; al limite della spiritualità.
    Bene: entrambi avevano lavorato per un unico scopo (NB: seguendo la vocazione di razza) ed il cibo rappresentava la parte finale, il suggello, della profonda relazione vissuta da entrambi durante il giorno.
    Un momento carico di poesia, etologia, comunione, partneship e sentimenti che davano al cibo un valore profondamente diverso da quello della sopravvivenza spicciola (perché questo è ciò che rappresenta la ciotola per il cane moderno…e di città); esattamente come le regole che vigevano tra loro: semplici e funzionali per l’interesse e la funzionalità del binomio.
    Questo è ciò che il marketing cinofilo ed i cinofilosofi si sono persi, facendolo perdere a tutti: il legame profondo fondato su un mondo emozionale e fortemente collaborativo che ormai lo si vede solo nei quadri di Fattori o in alcuni ambienti cinofili di nicchia.
    La loro banalizzazione del cane – e la conseguente volontà di omologazione tra setter, levrieri, retriever e barboncini – ha portato alla banalità delle regole che hai mirabilmente esposto nell’articolo: questo è il punto.
    Il mio personale parere – quello di un cattivo, bastardo, maltrattatore, infanticida, invidioso, impreparato sulla materia – è che la cinofilia sia un’arte, come la falconeria, l’ippica, etc.
    Milioni di cani nelle case italiane, pochissimi dei quali in mano ai cinofili; è un fatto.
    Questo porta la “Sciuramaria” ai vertici della classifica di detenzione e a quelle regole – peraltro svuotate dalla contestualizzazione (quella che tu chiami “scala dei grigi”) – che ormai sono diventate un’illusoria ricetta pronta a guarire ogni problema (siamo nell’era dei precotti e dei surgelati, non dimentichiamolo).
    Peccato che i veri problemi relazionali siano tutti in secondo piano, primo tra i quali le basi relazionali stesse.
    E’ normale che sia così: quanti di questi Maestri vivono – o hanno vissuto – la ruralità o la natura nel più ampio senso del termine?
    Nessuno; anche questo è un fatto.
    Non rimane quindi che vedere quelle regole come un’illusione, allo stesso modo in cui Millan propone la figura del capobranco come deterrente ai più semplici problemi comportamentali: due facce della stessa medaglia; anche questo è un fatto.

  18. Ci sono cani per cui tutto questo non serve, come dicevi tu, perché magari hanno altri problemi, per esempio sono molto paurosi, oppure poco portati alla leadership (la bulldog francese di mia figlia si sottomette a chiunque, coniglia compresa). Ma ci sono cani, come il mio, che anche se cucciolo, regolarmente “ci prova” e allora queste regole sono molto utili, perché lo aiutano a chiarirsi le idee. Anche se, quando vede il gatto venire sul letto, fa fatica a mandarla giù… al riguardo ha un atteggiamento un po’ gesuita: si mette sul letto lasciando solo le zampe posteriori a terra. Il divano, invece, non lo interessa minimamente.

    • Anche la mia cagna non riesce a digerire che i gatti possano dormire sul letto mentre a lei la cosa è preclusa e anche lei tenta il metodo del tuo.
      Peraltro con aria da: “Le mie zampe di dietro toccano terra perciò NON STO DISOBBEDENDO”.

      Che poi povera tesorona io la farei pure dormire sul letto, che di beghe gerarchiche non ne abbiamo, però parliamo di un letto ikea nemmeno troppo grande e se sale lei devo scendere io. O mio marito.

  19. Ciao Valeria. In merito a queste tre regole vorrei chiederti consiglio. L’educatore di Lapo mi ha sempre detto di fare come hai spiegato tu però sul mangiare ok non ho problemi mentre sull’ingresso in casa delle volte mi prevalica e per il letto quasi tutto al posto tranne quando lo devo rifare…appena vede che tiro in fondo al letto le coperte per poi sistemarlo ci monta sopra ed inizia a fare il cretino perchè secondo me vuole essere coccolato e giocare. Anche se gli comando di scendere non lo fa allora solo con il bocconcino ce la faccio. Una volta a terra gli dico di stare fermo…ci stà…finito di rifare il letto non ci monta più…

    • Vera, il tuo cane fa un “gioco gerarchico”: sfida, sì, la tua leadership, ma in un contesto ludico, già sapendo che alla fine verrà convinto a scendere dal letto (e che otterrà il bocconcino, che per lui ha assunto il significato di “ok, adesso il gioco è finito”) e che la cosa lo accontenterà.
      Direi proprio che l’ha preso come un gioco (probabilmente perché già la prima volta che l’ha fatto è arrivato il bocconcino!) e non me ne preoccuperei più di tanto, perché passato quel momento lui torna al suo posto. Una relazione positiva è anche fatta di piccoli strappi alle regole (e di momenti di puro divertimento) senza per forza doverci mettere sempre tutte le implicazioni gerarchiche del caso: come dicevo nell’articolo, tra il bianco e il nero ci sono le sfumature di grigio!
      Anche tra cani, quando si gioca, tutte le gerarchie vengono sovvertite: i sottomessi diventano (apparentemente) dominanti e viceversa.

  20. Ahhh, la fantomatica Gestione delle Risorse (in cui includerei anche il gioco, chi inizia, chi finisce e come XD)…
    Pochissimi la applicano. Per non parlare di chi indulge col cucciolo e poi ha un adolescente indisciplinato!!

    Il bello di queste regole è che, non essendo affatto costrittive o difficili da comprendere per il cane, si possono applicare da primissimo giorno di convivenza!

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