E’ giunta al termine un’altra estenuante giornata di gara sotto il sole già cocente della tarda primavera padana; mentre metto a posto i kennel nel vano posteriore dell’automobile, guardando i camperisti prepararsi per la cena o per la nottata, mi chiedo come abbiamo fatto ad arrivare fino a questo punto, a sacrificare l’unica notte nella settimana in cui potremmo dormire e riposarci in vista delle fatiche di quella seguente per alzarci alle cinque di mattina e percorrere centinaia di chilometri al fine di spendere un minuto, al massimo un minuto e mezzo, in un campo pieno di ostacoli correndo con il proprio cane.
Già, perchè ora mi sembra normale discutere il lunedì sera, davanti al filmato della gara, di quel dato passaggio (se avessimo fatto un passo in piu’, mosso un po’ meno la spalla, anticipato un richiamo di qualche decimo di secondo…); ma se me l’avessero prospettato quattro o cinque anni fa sarei caduto in terra in preda alle convulsioni dal ridere.
È la fine del 2000 e sono un paio di mesi che con mia moglie stiamo valutando l’idea di prendere un cane, anzi di adottarlo.
Sarà il mio primo cane, mio nel senso stretto del termine; non un cane di casa a cui darò da mangiare o con cui giocherò qualche volta, ma proprio un essere vivente che dipenderà in tutto da me, che potrò educare come preferisco.
Un compagno di vita.
Per non smentirci prendiamo pure un cane problematico, con un passato abbastanza breve (data la giovane età, un anno e mezzo) ma molto intenso: nascita e prima infanzia in canile, segregato su un balcone senza mai uscire per un anno.
Sono passati alcuni mesi; il cane anarchico è un po’ meno anarchico; gli sto insegnando l’educazione di base da solo, leggendo qualche libro, girando un po’ su internet…è un animale molto pronto e sveglio (piu’ dei proprietari, come succede nella maggioranza dei casi).
Conosciamo dei ragazzi che frequentano un campo di addestramento…riluttante (congenita forma di diffidenza ligure), dopo qualche insistenza accetto di andare a vedere.
II campo è pieno di gente strana: a parte il fatto che hanno tutti almeno due cani (c’è chi ne ha quattro!), parlano in continuazione di persone che non conosco, ne imitano le voci ed i movimenti e raccontano aneddoti che non fanno ridere nessuno. Inoltre l’attività che praticano, l’agility, non è per nulla divertente; al massimo la trovo buffa. Soprattutto quando imparano il percorso a memoria, sembrano tanti pinguini.
A me continua a piacere l’obbedienza, solo mia moglie può rimanere affascinata da questo sport; almeno l’unico vantaggio che ne trarrò, se inizierà a praticarla, è che avrò un posto dove poter provare in tranquillità i miei esercizi.
Prima gara del binomio moglie-cane anarchico.
Sono trascorsi quattro mesi dall’inizo del corso base di agility che si è svolto alternando momenti di ilarità (quando il cane decideva che era ora di uscire dal campo di corsa, magari provando a saltare la recinzione perchè non ne aveva piu’ voglia) e momenti di commozione (quando imparava velocemente qualcosa di nuovo).
Risultato: disastro, una caporetto; rimaniamo entrambi basiti dalla trasformazione di un cane “normale” in una statua di marmo appena messo sul campo di gara.
Le gare successive sono sulla falsa riga della prima, ben cinque una dietro l’altra, con il medesimo risultato.
Per sbaglio (per gioco, oppure perchè l’agility iniziava ad interessarmi non ammettendolo neppure con me stesso) durante una cena estiva al campo lascio il cane al resta in mezzo agli ostacoli, mi allontano di una quindicina di metri e lo richiamo per tre salti: miracolo, il richiamo piu’ veloce che avesse mai fatto.
Complice l’adozione di un secondo cane, vengo eletto all’unanimità nuovo conduttore del cane anarchico con il plauso della moglie.
Sono fritto, sono entrato nel tunnel.
Il problema ora è imparare a muovermi in mezzo al campo con un cane che sa già cosa fare e ha tutta l’intenzione di farlo piu’ velocemente del solito.
Chi considera l’agility uno sport semplice…vuol dire che non è mai stato in mezzo al campo a condurre; ovunque ti muovi, o spedisci il cane sul salto sbagliato o ti prendi tu stesso un ostacolo sulla faccia.
Quello che ti frega spesso alle prime gare… è che vanno relativamente bene. La prima faccio un bell’eliminato (sembra strano che la parola eliminazione e l’aggettivo bello possano coesistere nella stessa frase, ma parlando di agility può accadere); la seconda addirittura un solo errore in quella mattutina e zero in quella pomeridiana. Sono davvero bravo!
La terza è quella che mi scaraventa nuovamente con i piedi per terra; peccato che atterro con la testa. Cane in partenza, richiamo, cane per i campi che corre come un matto.
Totale ostacoli fatti: 0; disperazione totale, la colpa è ovviamente del cane, non voglio piu’ fare gare.
Ricordo il mio primo netto esattamente alla quarta gara, quella che seguì immediatamente la mia decisione di chiudere subito con l’agility; primo su 20 cani, non male!
lo neppure me n’ero accorto, sono venuti a prendermi i miei compagni di squadra per lanciarmi in aria; durante le premiazioni sono così stordito da non vedere neppure che sul podio il mio cane “si fa i denti” con quello al secondo posto, in piedi accanto a me.
E se ci siamo riusciti una volta, perchè non possiamo riuscirci una seconda? Bissiamo nella gara successiva.
L’appetito vien mangiando, ed ai successi (rari) si affiancano deprimenti sconfitte (frequenti); però si va avanti.
Nel frattempo anche la moglie, con il secondo cane, ha iniziato a fare gare “divertendosi”, ed il nostro mondo ludico incomincia ad avere sempre piu’ come centro di gravità l’attività cinofilo-sportiva; gli amici si concentrano sempre più in quell’ambiente.
Si parla di un terzo cane – in un futuro per ora abbastanza lontano – si parla di cani forti, di conduttori forti, di giudizi non imparziali, di tresche clandestine per (non) far vincere questo o quello, della possibilità di andare ad acquistare un cane all’estero.
Si parla di mondiali, passati e futuri; di come tutti abbiano iniziato con un cane mediocre e alla fine (divorati dalla passione) abbiano cercato un cane forte; di come molti conduttori, nonostante tutto, abbiano comunque continuato a gareggiare anche con il cane meno dotato (ed è una spesa non indifferente, credetemi) per il gusto di fare l’outsider, perchè abbia anche lui il suo “momento di gloria”, visto che a tutti capita la gara in cui si può vincere anche contro i piu’ forti al mondo.
E quando il sole è tramontato già da un pezzo, e le zanzare ci avvisano che la sera è arrivata, si parla del fatto che l’indomani mattina ci si alzerà presto per andare a guadagnare quei soldi senza i quali non potremo nutrire la nostra insana passione.
Si parla, ovviamente, della prossima gara.
Nooo perchè pessimistico…visto i risultati ottenuti non direi…mi ha fatto tanto ridere e spero tra qualche anno di poter fare il solito commento di sylvie…
Bello!Ci ho rivisto me stessa qualche anno fà :-))
che articolo pessimistico :((