domenica 19 Gennaio 2025

Perché ho scelto proprio il… Jack Russell Terrier

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Dopo aver pubblicato il primo articolo della serie “Perché ho scelto proprio…” avevamo invitato tutti i lettori a raccontare le loro storie, spiegandoci come e perché era avvenuto l’incontro con la loro razza del cuore.
La prima  lettrice ad accogliere l’invito è stata Laura Buccino, un’allevatrice-pittrice che ha mostrato di avere, oltre al pennello, anche una penna particolarmente felice, regalandoci questa piccola perla letteraria che siamo davvero lieti di proporvi (e intanto aspettiamo anche i vostri  racconti!)

Ho tante scuse per giustificarmi, vivo sola, sono handicappata, sono mezza pazza (dicono che sono lisergica nata).
Nessuna di queste regge.
Avevo 4 anni la prima volta che chiesi un cane e la mia astuta madre me ne regalò uno di peluche.
Pensai subito alla fregatura, gli altri bambini ricevevano per Natale un caldo, peloso, sbavante cucciolo, ovviamente malato, che sarebbe morto da lì ad una settimana, perchè a me un fetente peluche??
Inutile piangere, mia madre non si sarebbe mai lasciata convincere.
“Quando sarai grande e lavorerai…” era la sua frase preferita, solitamente condita dai sacrifici che faceva per me, da quanto lavorava per assicurarmi un fururo….mia madre ha fatto trent’anni di sacrifici, in effetti, ma ho sempre sospettato che mi mettesse in mezzo per lamentarsi. In realtà mia madre lavorava solo per se’, per essere la migliore in tutto ciò che faceva, sperando che anch’io seguissi le sue orme e gareggiassi con lei a “vinca il migliore” (convinta di essere lei, alla fine).
Un cane vero, potevo dimenticarmelo.
Era fuori discussione e davvero non me ne ha mai regalato uno, nemmeno uno raccolto per la strada, uno preso al canile municipale di Napoli, solo per non farlo ammazzare, uno vecchietto che sarebbe morto subito e lei avrebbe potuto dire: “Vedi? se avessi aspettato di essere grande e lavorare, te ne saresti preso uno di tuo gradimento”.
Invece troncò la mia protesta con un ” O mangi questa minestra o salti dalla finestra”.
Non c’era nessuna minestra da mangiare e dalla finestra come avrei potuto saltare se era anche vietato affacciarmi?
A Forcella si moriva anche a causa delle pallottole vaganti.

Mi accontentai quindi del pelouche, che chiamai Lillo, col quale giocai, lo pettinai, gli feci il bagnetto e mi ci feci fotografare anche quando perse un orecchio. Non ricordo di aver avuto altri giocattoli, per quanti me ne regalassero Gesù Bambino e la Befana, che nelle notti canoniche mi sforzavo di aspettare alzata fin quasi alle 22!
Però ricordo i fumetti ed i libri che mia madre acquistava praticamente ogni volta che le sue economie, tirate all’osso, le consentivano di avere qualche decina di lire da investire nella mia cultura.
Fumetti, libri, enciclopedie, divoravo le parole a velocità folle e non mi bastavano mai.
Inutile rileggere, ricordavo tutto.
Lillo fu un ottimo surrogato di cane, almeno dal punto di vista degli adulti di casa, mia madre ed i signori De Robertis, che mi nutrivano di pollo lesso mentre la signora Buccino era al lavoro.
Lillo non abbaiava, non sporcava, non mangiava e non doveva essere portato a fare i bisognini e questo, dal punto di vista di chi ha affittato una stanza ad una madre lavoratrice, non è poco.
Non si accorgevano così del mio attaccamento morboso ad un pelouche.

In realtà io avevo due mire, da piccola: un CANE ed un CAVALLO.
Insieme, ovviamente. E pur rendendomi conto che un cavallo andava al di là delle mie mire più ambiziose, continuai a chiederlo per anni, a Natale.
A Milano mi innamorai dei gatti, c’era una colonia di gatti variopinti nei sotterranei del collegio.
E che Gatti! C’erano Siamesi, Birmani, Persiani (una rarità, all’epoca), un Angora, europei comuni e tutti gli incroci ottenibili da queste razze.
Gatti bianchi, neri, blu, marroni, maculati, con tigrature verticali ed orizzontali, con gli occhi verdi, gialli, azzurri, arancioni, ambrati e blu. Code lunghe, corte o ritorte, alcuni senza coda.
Ogni bravo cittadino desideroso di disfarsi del regalo sgradito, lo spingeva di mattina presto tra le sbarre della cancellata e se ne andava a lavorare con la coscienza tranquilla.
Niente cani, però, mentre trovai i cavalli poco oltre la recinzione del campo di calcio riservato ai ragazzi e prestato e tenuto perfetto per gli allenamenti di non mi ricordo quale delle due squadre cittadine.
L’Ippodromo di San Siro fu una vera scoperta, una grande pista sulla quale vedere gli allenamenti ed un dedalo di scuderie, fienili e rimessaggi di sulkies e sellerie.
Naturalmente, tanti cavalli; mezzosangue da trotto, purosangue inglesi, che non mi piacevano perchè troppo nevrili, ponies dalle capigliature foltissime e dalle pance quasi a terra.
Mi innamorai dei cavalli, conobbi un artiere cortese che mi spiegò perchè non dovevo avvicinarmi mai ai cavalli col fiocco rosso sulla coda ed il suo gatto Piero, che faceva dei giochi da circo.

Poi c'è anche chi nella libreria ci tiene i libri...

A Salice Terme niente cani, niente gatti, niente pesci rossi, ma una stanza piena di libri dal pavimento al soffitto. Lessi per tre anni e sognai, all’ombra di un gigantesco cedro del Libano…e disegnavo cavalli. Disegnavo, disegnavo, disegnavo.
Disegnavo già in fasce, proseguii semplicemente con quella che avrebbe dovuto diventare la mia unica professione.
Invece, tre anni dopo, finite le scuole medie, estranei ci avrebbero messo lo zampino un’altra volta.
Ma come! Fior di psicologi avevano consigliato mia madre di farmi frequentare una scuola d’Arte, sto per andare a studiare a Firenze ed un prete, che non mi conosce nemmeno, le dice che le scuole d’Arte sono piene di droga?!?
AAAH!
A 500 metri dall’Istituto Magistrale Pier Capponi, c’erano l’agognato Liceo Artistico, l’accademia di Belle Arti, tutti i negozi di Articoli per Belle Arti, le scuole migliori d’Italia ed io chiusa in un’aula piccola, con un’insegnante di Latino che detestavo, a disegnar cavalli per un altro anno, fino alla bocciatura.

“Avrà capito” pensavo, illudendomi che mia madre possedesse una mente elastica.
Mi accolse a casa con la sua migliore faccia da  “Dopo tutti i sacrifici che ho fatto per te…” e mi annunciò che mi aveva iscritta ad un corso per tecnici di Laboratorio di Analisi: la Professione del Futuro. Sentii chiaramente le maiuscole e seppi che tutto il discorso che mi ero preparata per convincerla era svanito.
Aveva pagato la retta, assoldato ben due insegnanti privati e non mi aveva neanche promesso un cane.

Studiai mentre tutti gli altri ragazzini erano al mare, o per strada fino a sera. Studiai come una che non aveva voglia di studiare (secondo lei) non avrebbe mai studiato al liceo Artistico o all’Istituto d’Arte.
Passai l’esame di ammissione decima su quindici, quasi tutti diplomati ITIS ed un paio di laureandi in medicina, nessuno sotto i diciassette anni. Non male per una quattordicenne senza voglia di studiare.
Tornavo alle origini. La scuola si trovava all’interno dell’ospedale in cui sono nata e nel quale la mamma diventava “Sorella Buccino” vigilatrice d’infanzia, futura caposala di ben  due reparti, anzi Divisioni scientifiche, dalle 08 alle 17.
Odiai tutto subito.
Odio ancor oggi il sangue, le analisi, le attrezzature di laboratorio, tranne la vetreria, che ormai in disuso, negli ultimi anni ho dipinto ed inciso.
Ero troppo giovane, mi sarei diplomata a 17 anni, quindi mi bocciarono e dovetti sorbirmi quattro odiosi anni di corso.

Mi diplomai nel 79, a giugno,con 65% (indovinate cosa disse mia madre?..”Dopo tutti i sacrifici che ho fatto”….), cominciai a fare sostituzioni ad ottobre presso l’INAM.
Tra una sostituzione e l’altra, lavoretti saltuari, giusto per pagarmi il vizietto del fumo, preso al corso.Intanto il cane l’avevo trovato. Un cosetto biondo che avevo chiamato Lasse, in onore di un ladro svedese: Lars (Lasse) Svenson.
Ci siamo divertiti un sacco per 15 anni, finchè la morte non l’ha reclamato.
Tra l’81 e l’85 sperimentai il dolce, beato far niente e scoprii che non faceva per me. Allora equitazione ed Istituto d’Arte, l’esame di ammissione al corso libero del nudo all’Accademia di Belle Arti di Napoli (10 su 200, per 15 posti), fino a che non arrivò la condanna definitiva: il contratto a tempo indeterminato in ospedale.
So che non dovrei dirlo, la gente fa di tutto per un lavoro a tempo indeterminato, ma capitemi, il Laboratorio NON era per me.
Non sono mai stata professionale, litigavo col primario, ero insofferente alla disciplina ed agli orari. Ogni volta che potevo mi nascondevo per disegnare.
Il sangue, la sola vista di una provetta rotta sul pavimento mi dava la nausea.
Lo ripetevo ad ogni piè sospinto: “Io so fare solo due cose: dipingere e parlare con gli animali”.
Ora faccio questo: dipingo e parlo con gli animali ed a parte qualche disagio economico, non mi trovo male.

Ho lavorato in toelettature, assistito veterinari, viaggiato per portare cani qua e là.  Se vado in expo a vedere indico sempre gli eccellenti (a volte azzeccando pure la classifica).. poi, un giorno di dodici anni fa, mi misero una Jack Russell terrier in braccio. E mi sono innamorata.
Oggi  li allevo con amore e metodo Montessori, seleziono le famiglie a cui vendo i cuccioli, a volte prendo cantonate terribili (due in dodici anni), come tutti.
Lotto con malattie, pulci e parassiti vari, ma tutti amano il Jack Russell terrier e l’Irish è splendido.
Ho prodotto cani da pet therapy, una campionessa italiana di Agility, tanti cagnetti da compagnia, qualche cane da expo… e se li avessi tutti con me sarei troppo felice, ma il troppo stroppia.
Ho scelto un Jack difficile, che in expo non piace, fa pochi cuccioli e credo si estinguerà presto. E’  l’Irlandese allevato nelle case, quello delle Sciuremarie delle campagne dell’isola verde, che scovano ratti e volpi e conigli e leccano le mani ai figli del padrone, dormono nel letto e vanno a sentir messa.
I miei cani fanno compagnia alle nonne, ammazzano calzini sotto i letti o topi nei giardini e nelle scuderie: alcuni sono proprietà di persone che loro aiutano in un modo che ancora non riesco a capire.
Un ragazzo al quale i coetanei tiravano pietre, grazie a Gioia, adesso ha amici; la sorella dipingeva usando solo nero e marrone, ora pare si stia schiarendo.
Un’adolescente paralizzata dopo un incidente d’auto, grazie a Fiocco, ha ricominciato a parlare con la madre (colpevole di essere uscita indenne dall’auto, nella strana filosofia dei bambini).
Il fatto è che io dello standard, dei pesi e delle misure me ne infischio altamente: do i miei cani a determinate persone, altre le mando a comprar cani griffati (altrove).
Non mi scollerò mai dall’ RSR di IV generazione? Ma chissenefrega.

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15 Commenti

  1. Guarda che non c’era nessuna ironia 😉

    Anche io sono contraria al metodo del cerotto perché è fastidioso per il cane e perché se fatto per portarlo in expo è un imbroglio. Qualche allevatore farà così ma serve a poco perché poi si ritroverà cuccioli che ereditano quella caratteristica, qualcun altro più previdente fa riprodurre cani che sa che non la trasmetteranno.

    Per i prezzi io parlavo di cuccioli, per un titolato probabilmente si arriverà a quelle cifre che hai scritto tu.
    Sul fatto dei cani che non si fanno portare fuori da estranei mi sono espressa un po’ male, non so se l’essere così diffidenti sia una caratteristica di quelli che vivono con te o dei jack con sangue irlandese in generale, intendevo che anche ai cani più tosti si può smussare un certo tipo di comportamento, anche se l’indole poi è sempre quella.
    Comunque nella discussione sul forum non ho usato toni offensivi e non ho mai pensato che falsifichi documenti, adesso ognuno ha detto il suo pensiero, se per te va bene io chiudo qui e ti auguro una buona serata!!

  2. Ciao Laura, ognuno può fare quel che vuole a casa propria, sempre nel rispetto del benessere del cane, ma secondo te è giusto accusare gli altri allevamenti di sopprimere cuccioli imperfetti e di tagliare code a destra e a manca? A me non risulta proprio che accada. Il mio è un rsr di IV (l’ho saputo solo dopo averlo preso, non è che mi interessi molto di expo), ha la coda lunghetta che non si arriccia e le orecchie giù, ma non gliele ho mai toccate o incollate. L’ho preso da compagnia e ti assicuro che l’allevatrice da cui l’ho acquistato non ammazza nessun cucciolo, se qualcuno è più fuori standard si limita ad abbassare il già contenuto prezzo.
    Il fatto che altre persone non riescano a portarli a spasso non significa che abbiano carattere, significa soltanto che non sono stati educati a dovere, nessun cane è impossibile da gestire se ben seguito.
    Sui prezzi mi pare che esageri un po’. ho contattato alcuni ottimi allevamenti ed il prezzo massimo che ho sentito è stato 1500 euro.
    Per il resto da quel che scrivi traspare l’amore per i tuoi cagnolini e mi fa piacere.

    • ma chi ha mai detto che lo fanno tutti!
      Nel dsito di un grosso allevamento in Toscana ci sono le istruzioni9 per attaccare le orecchie ai cani, ti devoi dire il nome?
      NON le altre persone. il m io compagno non può portarli a spasso punto. Io, in sedia a rotelle, li porto dove voglio, ma portavo anche la cornacchia, il maiale e la capra a spasso. adorano le mie amiche, ma mai si sognerebbero di andare in qualunque posto con loro.
      I miei cagnolini(e ti prego di eliminare l’ironia) son tutti provvisti di pedigree, che sicuramente , essendo io una grande artista, falsifico alla perfezione.
      i Prezzi, scricvo ciò che mi dice chi compra al nord. 2ooo€, , un cucciolo, il cane titolato 4000, ti serve il nome edella signora e del venditore?
      E qualcuno si è accorto che quelli delle foto non sono jack, tranne una femmina tricolore ed una bianco arancio? gli altri sono trovatelli, una è un Akita.

  3. Ho letto i commenti qui e quelli nel forum, che deve essere seguito da gente di cani col sangue blu, quindi , siccome noblesse oblige devo trattar tutti da esseri viventi, preferisco rispondere qui, che i quesiti ed i dubbi mi appaiono di gran lunga più legittimi, ma tenete conto che il tono polemico è tutto per quelli che fanno gli allevatori sul lavoro altrui, cioè spendendo 4000€ per un cane e vantandosi di far cani da expo!!
    Allora:
    Il Jack Russell di tipo australiano non mi piace, ne’ come cane, ne’ come terrier.quando invasero il mercato, quasi da un giorno all’altro, questi cani distruttivi, che sfornavano cucciolate incredibilmente numerose, il cui standard era fermo in attesa che esternassero tutto il loro potenziale di guadagno, alla faccia dell’etica che si pretende da me adesso,le cui orecchie venivano scarificate perché stessero perfette, le cui code venivano e vengono tagliate, perchè o si fa così, o non mi spiego la perfezione dilagante. Gli inglesi uccidono(sopprimono non mi piace, sa di pietoso)i cuccioli venuti male ed anche gli adulti che riproducono male.
    Gli allevatori italiani sono così fortunati da sfornare solo cani con code a candela, orecchie a bottone, 80% di bianco senza selezione cruenta? neppure un brindle in una razza che contiene sangue BULL?
    A me escono, orecchie imperfette, brindle, code non canoniche, mica ammazzo nessuno, vendo cani da compagnia, ricavcandone un onesto, modesto guadagno, che mi serve a nutrire gli anziani, che non butto, non ammazzo, non regalo; gli storpi, che non butto, non ammazzo, non regalo; quelli che mi buttano nel giardino, che non butto ecc.
    perdonatemi se mi vanto di non avere tanax in casa, di far jack da compagnia e non da expo( e venderli come jack da compagnia e non da expo), di non fotografare i cuccioli piazzati, con il cent attaccato sotto l’orecchio e la coda tirata su a mano(perchè i trucchi li conosco tutti, ma ho deciso di non usarli).
    Scusatemi se della forma me ne strafrego e bado alla sostanza, perchè ai miei clienti, che diventano amici, io garantisco : la salute, il buon carattere, la purezza( come da pedigree)e l’ingresso nel ring esclusivamente per fare la pipì sotto il naso di Handlers con la puzza sotto il naso.
    Eppure se alcuni Eccellente sono usciti da qui, preferisco far cani da topi, che tengono pulite le scuderie e casa mia, che non conosce porte chiuse.
    Se avessi voluto andare in expo, lo avrei fatto col mio Chiorny terrier, I eccellente in classe giovani, col giudice Asensi Peinado che mi diceva :-peccato che in classe giovani non si assegni il CACIB-.
    Agli irlandesi non interessava che le orecchie dei loro cani non fossero perfette, o le code assolutamente a candela, ancora adesso il sangue Irish è riconoscibile dalla coda a manico d’ombrello e dall’orecchio che sale, dopo i 4-5 anni d’età. Loro lo volevano piccolo( 28 cm al garrese, 4-5 kg, non 7-8-10 kg che si vedono in giro, pagati 2000€, una rapina) e di buon carattere e la mia amica irlandese che mi mise in braccio la Zoe, me lo ripetè un milione di volte, senza dirmi che stava per partire e mi lasciava quel po’ di eredità, una adulta e due cuccioli!
    Come me ne sono innamorata?
    Tenevo questi Jack insieme a Conigli nani liberi, caprette e due Furetti, pensavo fossero buonissimi, o pappemolli, con la Cornacchia che mangiava dalle loro scodelle e la Gallina che si serviva per prima.
    Una mattina stavo fuori casa , coi cani che correvano nel pascolo di fronte. La Zoe giocava coi figli del vicino, insieme a Booty, il mio anziano ed Acquadialtair che, più riservata, pattugliava il viale.
    Improvvisamente schizzarono tutti e tre nel prato e successe un microcasino a causa di non so che animaletto. Pochi secondi, poi tornarono a giocare coi figli del vicino.
    Capii perchè gli irlandesi tenessero tanto ai loro jack non perfetti e pensai:-Epperò!-
    perchè quando decido sono di poche parole.

  4. Lauuuuu….anche se ieri siamo state al telefono quasi un’ora a raccontarci e ancora non ti conosco di persona ma solo a sensazioni per ciò che scrivi o mi racconti ti ripeto….sei miticaaaaaa…..modesta amica mia

  5. Dico la verità…il racconto era fantastico,compreso il pezzo in cui diceva che ha scelto un jack difficile,irlandese allevato nelle case ecc…Non ho capito però le ultime frasi…secondo me un’allevatore non si deve solo preoccupare di dare i propri cani alle persone piu adatte ma anche di far nascere cani adatti,cioè che rispondano allo standard. Altrimenti uno che la alleva a fare una razza se poi non da tanto credito alle sue caratteristiche?
    Potrei sbagliarmi èh…resta comunque un belissimo racconto e al di fuori di quelle ultime frasi mi piace molto come allevatrice…

    • Tra l’altro il titolo si chiama “perchè ho scelto proprio il jack russell terrier” e quindi,ripeto,anche se il racconto mi ha presto molto(di solito non mi soffermo mai a leggere tanto nel pc,e invece stavolta l’ho fatto) e l’ho trovato bello,soprattutto nella parte del suo jack “difficile”,trovo che non sia stato descritto molto come si è avvicinata alla razza..ha scritto che se ne è innamorata,ma mi sarebbe piaciuto capire come l’ha fatta innamorare,come è successo,cosa ha provato in quei momenti… Questa però è questione di gusti,un fatto personale…
      Scusate la critica,spero non se la prenda a male l’autrice,perchè da quello che ha scritto comunque la stimo molto !

      • Le caratteristiche di una razza sono il frutto di selezione utilitaristica, un cane da tana deve avere la coda a candela per essere afferrato velocemente dal proprietario in caso le cose in tana si mettessero male,le orecchie a bottone, perchè non si spellino in tane stretteecc ma gli Irlandesi, che dalla povertà hanno saputo tirar fuori grinta , carattere, ma anche dolcezza e poesia, volevano un cane che fosse un cacciatore coraggioso, un guardiano prudente, un amico fidato ed una baby sitter d’eccezione, in una taglia contenuta, che mangiasse poco( anche se vedendo i miei all’ora della pappa ho seri dubbi sull’esserci riusciti). Difficilmente un irlandese afferrerà il suo cane in tana, valutando la sua capacità di togliersi da solo dagli impicci, cos’ la coda a candela no era indispensabile.
        le orecchie sono di cartilagine sottile e devono essere tenute giù con nastro adesivo e cartone e lo fanno tutti.
        io no, non ho niente da nascondere ed avverto della probabilità che le orecchie si sollevino durante la seconda dentizione, o all’arrivo del primo estro, o improvvisamente, una mattina.
        ed il carattere! il mio compagno, in due anni, non è riuscito a portarne a spasso che una ed 1 sola volta, la maggior parte non è neppure riuscito ad accarezzarli. Sono Irlandesi= sono solo miei.
        spiegare cosa provo è difficile, a parole.
        Oggi c’è il sole, la porta è aperta e loro stanno tutti sotto la mia sedia, sotto il tavolo, due sulle ginocchia ed una che mi impedisce di scrivere perchè tra il PC e la mia faccia, rinunciando a spassarsela percvhé io non posso star fuori con loro.
        Me ne innamoro giorno per giorno, come non è successo per Pastori Tedeschi, Riesenshnauzer, Bull terrier, Barboni.
        ora le mie cagnine sono quasi tutte a riposo e l’allevamento starà fermo per un anno, pur avendo sconfitto qualsiasi patogeno mi abbia ucciso 7 cuccioli in un anno. Se riuscirò a trovare due femmine Irish, perchè anche in Irlanda è diventato difficile, la moda Australian impazza, a Febbraio 2013 avrò due cucciolate, se no mi troverete a scrivere, dipingere o a stanare topi coi miei jack
        L.

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