giovedì 28 Marzo 2024

Di Pavlov ed altri demoni…

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Davide Cardia
Davide Cardia
Nato a Moncalieri(TO) il 23/10/69, ha frequentato il liceo classico e poi filosofia a Torino. Una decina di anni fa ha cominciato a seguire Moguez per imparare il mondioring. Ha passato alcuni anni a cercare di recuperare cani problematici (morsicatori soprattutto) presso il canile di Piossasco (TO), che ancora aiuta in caso di necessità. Fa parte del direttivo della Onlus Canisciolti (www.icanisciolti.com) che segue i cani del canile di Avola. E' addestratore ENCI e Tecnico preparatore per il C4Z (cittadino a 4 zampe). Nel 2011, con due colleghi, ha aperto il Gruppo Cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) dove si occupa di educazione, addestramento, sport . Ha partecipato ad alcune puntate della trasmissione radiofonica Uno all’Una su Prima Radio e alla trasmissione televisiva Aria Pulita di Telecity7Gold.

di DAVIDE CARDIA – Credo sia stato Hobbes ad aver detto che, durante una discussione, nel momento in cui si contestano le idee altrui, il contestato si sente ferito personalmente in quanto, risultando la sua idea sbagliata, in qualche modo sbagliato è pure lui: da qui i vari litigi. Non voglio parlare delle liti tra gentilisti, scuola classica, seguaci di Millan, clickeristi ecc. ecc. né prendere le parti dell’una o dell’altra posizione, ma vorrei porre l’accento sull’importanza di alcuni risultati relativi all’apprendimento raggiunti della scuola comportamentista che, secondo me, oggi sono sottovalutati e/o snobbati.

Riassumo velocemente la dinamica dell’esperimento di Pavlov: due stimoli (campana, cibo) e una risposta (salivazione) che da incondizionata diventa condizionata. L’esperimento avviene in laboratorio con il cane legato.
Tre osservazioni relative alla dinamica dell’esperimento, due a favore e una contro:

“A favore”: il risultato dell’esperimento in laboratorio è sempre quantificabile.

“Contro”: il laboratorio non rispecchia la complessità della vita; inoltre il cane non è libero. Proprio l’allievo “cinofilo” di Lorenz, Trumler, mentre assisteva ad un esperimento di condizionamento classico, si alzò e andò a slegare il cane, il quale invece di stare fermo e salivare, si diresse allegramente verso il metronomo (usato invece della campana) e, con atteggiamenti di sottomissione attiva, cominciò a leccarlo mettendo in atto il comportamento acquisito geneticamente che i comportamentisti negavano.

“A favore”: la sequenza degli stimoli proposti. Pavlov sottopose il cane prima al suono, poi all’oggetto (cibo).
Infatti è fondamentale la precedenza del primo stimolo sul secondo, in quanto è la possibilità di previsione e di anticipazione che porta all’apprendimento. Se Pavlov avesse fatto vedere il cibo prima di sottoporre la cavia al suono della campana, non ci sarebbe mai stato apprendimento.

Credo sia evidente che una parte dei meccanismi di apprendimento, per tutti gli esseri viventi, derivi da quello che viene definito condizionamento classico.
Non solo; la maggior parte dei problemi comportamentali del cane sono frutto del condizionamento classico (in questo caso è l’umano a fornire lo stimolo sbagliato).
Certo si tratta di apprendimento meccanico come meccanica è l’abitudine, ma la CAPACITA’ DI PREVISIONE E ANTICIPAZIONE di meccanico non ha nulla.  Quindi, secondo me, criticare e svilire chi lavora con i cani usando anche le tecniche comportamentiste, equivale a privarsi di un ottimo strumento di comunicazione con il cane.
Infatti, rispetto ai problemi comportamentali, la desensibilizzazione è basata su questi principi; in addestramento, lo stesso.

Anche la correzione è basata sulla stessa metodologia; in questo caso, però, vediamo spesso la sequenza di intervento invertita rispetto al modello comportamentista.
Esempio tipico: l’umano a passeggio con il cane che tira.
L’umano, esasperato, interviene strattonando il cane ed in seguito urlandogli dietro cose incomprensibili anche per un suo simile.
Qui assistiamo a un duplice errore:
– il primo relativo alla sequenza dell’intervento: il cane non imparerà nulla se prima lo si punisce e poi gli si urla, in quanto non può prevedere quanto succederà.
– il secondo, di metodo: dire al cane NO e strattonarlo, funziona (sequenza corretta e possibilità di previsione: sento NO e so che dopo ci sarà uno strattone, quindi rallento prima di sentire male), ma ci sono metodi migliori per insegnare.
Secondo me, infatti, in fase di apprendimento la correzione può essere dannosa sia perché rovina la relazione sia perché toglie al cane la voglia di lavorare.

Come metodo comunicativo è ancora più interessante il condizionamento operante: qui si va oltre la limitazione spazio/temporale di Pavlov.
Certo sta all’abilità dell’addestratore usare il rinforzo non come ricatto, ma come previsione di qualcosa di bello che accadrà. Questo risultato può essere ottenuto tenendo il rinforzo nascosto: il cane impara che le sue azioni hanno delle conseguenze e dopo aver fatto qualcosa, corre dall’umano a dirgli “ecco, ho fatto. Ora che succede?”
Non è il cane che si muove perché stimolato dal bocconcino che hai in mano, ma è il cane stesso che attivandosi ti stimola per avere il rinforzo  (che non è visibile).
Altro esempio di condizionamento operante nell’addestramento: far capire al cane che il guinzaglio non è un elemento costrittivo ma un mezzo per avere indicazioni. In questo caso, usiamo sia il rinforzo negativo sia il rinforzo positivo.
Stando fermi, imprimiamo al guinzaglio una tensione orizzontale continua, creando disagio al cane. Appena il cane smette di opporsi alla tensione per liberarsi dal disagio (rinforzo negativo) aggiungiamo il rinforzo positivo.
Quando il cane ha capito, bastano due dita per dargli indicazioni, senza mai bisogno di strattonarlo.

So che molte persone non pensano che l’obbedienza sia fondamentale nella relazione tra uomo e cane. Non sto ad addentrarmi nelle radici del rapporto simbiotico che esiste tra uomo e cane, dico soltanto che, sempre secondo me, l’obbedienza ha un duplice scopo:
1.    è utile come mezzo per arrivare ad una buona convivenza
2.    ha una finalità in se stessa in quanto “autolimita” il cane: “Che bello, arrivano gli ospiti, casino casino casino!”.  “Sì Fido, ho capito, ma ora terra e fermo”.

In conclusione: non sto dicendo che condizionare il cane sia l’unico modo per collaborare, né che il cane apprenda solo tramite sequenze meccaniche, ma che le “tecniche” comportamentiste possono essere uno strumento di comunicazione utilissimo e, se usate correttamente,  sono un ottimo mezzo per migliorare la nostra relazione con il cane.

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