sabato 28 Settembre 2024

Il VERO Standard del… Bracco italiano

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI –  PREMESSA – Di una cosa si può star certi: quando si va in giro con un bracco italiano, tutte le nazionalità ti diranno, tranne la tua.
“Che bello, è un bracco tedesco?”. “Oh, guarda, un bracco francese!”.
E già a te cominciano a girare le balle, visto che siamo in Italia, hai al guinzaglio un cane italiano e troveresti normale che al tuo passaggio saltassero tutti in piedi cantando l’Inno di Mameli: ma il peggio arriva quando, dopo aver fatto due pat-pat sulla testa del cane, gli espertoni fanno un passo indietro, lo scrutano con la Faccia da Grande Intenditore, alzano il sopracciglio e poi declamano: “Ma non ha le orecchie un po’ troppo lunghe?“.
NO! Non ce l’ha troppo lunghe, perchè è un Bracco italiano! E lo Standard dice che le sue orecchie devono arrivare alla punta del tartufo senza essere neppure tirate. E siccome ha pure un musone bello lungo, per arrivare al tartufo ci vogliono un bel po’ di orecchie.
Certo, se fosse un bracco francese o tedesco sarebbero troppo lunghe: solo che non lo è.
E se proprio non sei capace di guardare il resto del cane, proprio dalle orecchie dovresti capire al volo la razza.
Invece no.
A me ‘sta gente fa venire in mente mia madre quando faceva le parole crociate. Se qualche incrocio non le tornava, non è che avesse sbagliato lei: avevano sbagliato a fare lo schema o a scrivere la definizione.
Ecco, se pensate di prendervi un Bracco italiano sappiate che di gente così ne incontrerete a pacchi: non sono loro che hanno sbagliato cane, è il cane che ha sbagliato orecchie. Rassegnatevi, vi capiterà in continuazione: perché noi italiani siamo capaci di fare cani eccezionali, unici al mondo, inimitabili.  Ma poi non siamo capaci di valorizzarli e farli conoscere.

VARIETA’ ALTERNATIVE: perlappunto bracco francese, tedesco, turcomanno, afghano o del Kazakistan: tutto meno che italiano. Però ho sentito una volta un “Brocco italiano”, che spero fosse una battuta. Ma lo spero proprio di cuore.

ASPETTO GENERALE – “Costruzione forte e armonica, con aspetto vigoroso“, dice lo Standard.
E per carità: se per “vigoroso” si intende “tanto cane, bello grosso e tosto”, allora sì. Ci siamo. Se invece pensi a qualcosa di dinamico, e vedi il bracco quando se ne sta tranquillamente svaccato a pensare ai cavoli suoi, allora pensi: “Ahahahahah!!!”.
Perché lui ha il classico aspetto da nato stanco, da mortodesonno, da tutto meno che da cane dinamico. Ha l’espressione e l’atteggiamento di un anziano aristocratico  molto nobile, molto distinto, ma a cui pesa moltissimo il culo.
In realtà, poi, non è mica vero: quando decide che è ora di muoversi, il Bracco lo fa con “trotto ampio e veloce” (come da Standard), allegro e vivace (anche se non sarà mai una scheggia come i galoppatori) e soprattutto instancabile. E’ capace di trottare per giorni e giorni di fila senza dare il minimo segno di cedimento…e meno che, ovviamente, tu non voglia portarlo in un posto che a lui non piace (tipo, uno a caso: dal veterinario). Allora sarà stanco, stanchissimo, letteralmente esausto. Non ce la farà proprio ad alzarsi in piedi e dovrai portarcelo in braccio (notare che pesa una quarantina di chili). Ovviamente, all’uscita dall’ambulatorio, ti trascinerà pancia a terra perché improvvisamente ha recuperato tutte le forze.

CARATTERE – Nel caso non si fosse già capito dall’esempio precedente, la foto del Bracco italiano potrebbe essere messa sul dizionario enciclopedico per illustrare il termine “paraculo”. E’ un cane dall’infinita scaltrezza, che si rigira gli umani come gli pare e piace utilizzando le molte armi in suo possesso: l’occhione languido, lo zampone implorante (questa è decisamente la sua preferita), i discorsi e le fusa.
Sì, proprio le fusa: pur di ottenere quello che vuole prendere in prestito anche le armi di altre specie animali. Riesce a fare una compilation di versi, mugolii e sgrufugni che tutto lo fanno sembrare, tranne che un cane. Ti parla, te la racconta, te la spiega finché, alla fine, finalmente capisci (e cedi). Se poi sei proprio tarlucco e non hai  ancora capito, allora ti fa qualcosa che suona più o meno così: “Woff, woff wooouuuu… woooouuuuauuuuuuuhhhhh” che è un misto tra un segugio sulla pista di sangue e un lupo ululante nella foresta di notte: quindi – prima che i vicini chiamino la polizia dicendo che ti sei trasformato in licantropo e che devono correre a catturarti – tu devi darti per forza una mossa, capire cosa voleva il tuo cane e accontentarlo di corsa.
L’alternativa potrebbe essere quella di tirare un urlaccio al cane o di dargli una pacca sul sedere per farlo smettere: be’, non sia mai.
Se lo tratti non dico male, ma anche solo con un pizzico di deferenza in meno rispetto a quella che lui si aspetta, è capace di toglierti il saluto per sempre. Dolce e tenero come sembra, con quel faccione morbidone e gli orecchioni languidi, non è tanto il tipo che ti mette musi lunghi palesi ed eclatanti; è piuttosto il tipo che si chiude in se stesso, accentuando solo un po’ l’aria aristocratica di chi ti guarda dall’alto in basso (che un po’ ha sempre, perfino quando viene a pietire cibo o coccole)… e da quel momento in poi ti ignora. Non ti fila più di striscio. Qualsiasi cosa tu gli chieda, se ne infischia altamente e ti guarda pure schifato.
A questo punto, siccome gli umani sono degli emeriti imbecilli, qualcuno comincia a dire che il cane è stupido. Che non capisce un tubo. Che è una testa di legno. Ma leggetevi un po’ lo Standard, please: il Bracco, proprio secondo le Sacre Scritture cinofile, è un cane serio, intelligente, docile con grande capacità di apprendimento. Capito?
Che poi, anche senza leggere lo  Standard. lo capirebbe anche un bambino.
Perché: a) tanto per cominciare, sa leggere. Se per altri cani le parole scritte vengono spesso intese come pappa da rosicchiare con somma gioia, lui lo vedi spesso intento a seguirle e palesemente anche a comprenderle;
b) sa le lingue. E’ capace di fare il lupo (ululato), il gatto (fusa), il maiale (grufolii di ogni genere) e perfino il cavallo (quando fa “brrrrr” con i labbroni frementi).
E tu, umano, quante lingue parli? (E già che ci siamo…tu ce l’hai una rivista tutta dedicata a te? Lui sì! Hanno mai scritto poesie su di te? Su di lui sì! E non continuo solo per non sparare troppo sulla croce rossa);

c) è curiosissimo, ed è arcinoto che la curiosità è segno di intelligenza. Frega nulla se tu lo vorresti sempre concentrato a obbedire ai tuoi ordini: quello NON è segno di intelligenza, ma solo di docilità. E il Bracco è un cane docile, sì, ma solo finché ritiene che tu gli stia chiedendo cose importanti e sulle quali si trova d’accordo.
Però, se lui sta cercando in un prato e vede un gatto qualche metro più in là, se gli interessa parlare col gatto molla lì un attimo la cerca, va, parla col gatto, si dicono quello che si devono dire e poi riprende tranquillamente la cerca.
Muore forse qualcuno? In quei dieci minuti sono forse scappati tutti i selvatici della zona? Ovviamente no: e lui lo sa. Vedi di capirlo anche tu e di metterti il cuore in pace: perché, se vuoi il genio, devi accettare anche un po’ di sregolatezza. Altrimenti ti compri un pastore tedesco e sei a posto: però, se sei un cacciatore, non so se ti convenga molto.

DIVAGAZIONE: parlando di pastori tedeschi mi è venuto in mente che, per quanto strano possa sembrare, queste due razze hanno una cosa in comune: sono dei trottatori spinti, a volte si potrebbe dire addirittura “estremi”. La foto a destra credo renda abbastanza bene l’idea. Detto questo…i cacciatori, per far sì che il bracco italiano trotti sempre e comunque, e non rompa al galoppo, utilizzano un marchingegno che si chiama braga e che mi ha sempre lasciato un po’ perplessa.
No, non perché lo ritenga chissà quale maltrattamento: per carità. Una cinghia e due cordicelle elastiche non hanno sicuramente mai ammazzato  nessuno.

Però, mi chiedo: se il bracco trotta perché è costruito come un trottatore, perché è stato selezionato per trottare, perché ha proprio il trotto nel suo DNA…allora per quale motivo questo trotto bisognerebbe “costruirlo”?
Io ho visitato una volta un allevamento di cavalli da trotto: e  questi, in pratica, trottano fin dalla nascita. Sì, vabbé, una galoppatina volendo se la possono anche fare: però, già da puledrini, se devono spostarsi rapidamente da una parte all’altra allungano il trotto alla velocità della luce (il puledro che allevai io, figlio della mia cavalla da concorso, se voleva andare “di corsa” da qualche parte, partiva praticamente già al galoppo quando ancora non aveva neanche imparato a coordinare le zampe). Non è una critica, la mia, ma una domanda: il trotto non dovrebbe essere l’andatura naturale del Bracco italiano? E imporgliela con un mezzo meccanico non significa per caso che si poteva lavorare meglio geneticamente? Fine divagazione.

Tornando rapidamente al carattere del Bracco, aggiungiamo che è un cane buono, paziente, mai aggressivo con gli umani (sopporta anche i bambini più indisponenti, il che non significa che questi debbano essere lasciati liberi di rompere le scatole al cane: i genitori dovrebbero servire anche a dare delle regole, e imporre il rispetto per gli animali come regola numero uno sarebbe un buon passo avanti verso una maggiore cultura cinofila e non solo).
Con gli altri cani, dipende: non è un rissaiolo, ma neanche uno che si sottomette troppo facilmente. Se lo cercano (specie se è maschio), lo trovano. Se però non lo cercano, guarda anche loro con una certa aria da nobilcane che deve ancora decidere se mescolarsi o meno con la plebaglia. In generale, lui si rapporta con chi gli piace e con gli è simpatico: il resto del mondo lo tollera. E non sto parlando solo di cani, non so se si è capito.
Se non vi piace essere guardati e giudicati (per di più da uno che non può parlare, ma a cui spesso appare sulla testa un fumetto con scritto: “Povero scemo, ma che vuoi?”)… state alla larga da questa razza.

TESTA: per lo Standard è “angolosa, stretta alle arcate zigomatiche. La sua lunghezza misura i 4/10 dell’altezza al garrese. Gli assi cranio-facciali sono tra di loro divergenti“.
Per chi osserva il cane senza sapere cosa siano arcate zigomatiche e assi cranio-facciali (ossia l’80% circa degli italiani), è un bel capoccione nobile e fiero dal profilo dantesco e con una certa aria di superiorità. Ampiamente suffragata dai fatti, come abbiamo visto sopra.

TARTUFO:
voluminoso, con narici grandi e aperte, alquanto sporgente sulla linea anteriore delle labbra, con le quali forma un angolo“.
In effetti lo Standard lo dice, che ha il nasone. Ma detto in termini così tecnici non rende.
In realtà il Bracco italiano ha un  nasone-one-one-ONE! Immenso, smisurato, du’ metri di naso. La fregatura è che l’ha già da cucciolo: per cui una come me, che i nasoni li ama alla follia, ogni volta che vede un Bracco perde letteralmente la testa e ha terribili raptus di sbaciucchite, paciocchite e affini. Al che il Bracco mi guarda con un fumetto chiarissimo in cui sta scritto: “Povera scema”. E ha ragione, ma non posso proprio trattenermi.

OCCHI:
Per lo Standard stanno “in posizione semilaterale, esprimono docilità, non sono né infossati né sporgenti, ben aperti e con rima palpebrale ovale. Le palpebre aderenti al bulbo (assenza di entropio e/o di ectropio); il colore dell’iride è ocra più o meno scuro o marrone a seconda della colorazione del manto“.
E che ti prendono il cuore e lo strapazzano platealmente, cosicché tu non possa mai sognarti di dire che sei “il padrone” del cane, perché è lui che ti rigira come vuole, ce lo vogliamo aggiungere? Ecchecaspita. Come può uno standard di razza non sottolineare quello che è il tratto primario di un cane?
Anzi, no. Forse proprio primario no… perché la prima cosa che noti in un bracco (almeno finché non ti guarda come se tu fossi l’unico immenso amore della sua vita, che però potrebbe straziargli il cuore e l’anima se non gli desse subito un pezzo di quello che sta mangiando), sono le…

ORECCHIE, definite dallo Standard come “ben sviluppate“. Il che equivale più o meno a definire uno tsunami come “mare non proprio calmissimo”.
Le orecchie del Bracco Italiano sono lunghe du’ metri. Sono orecchie che probabilmente permetterebbero al bracco di volare esattamente come Dumbo, se non fosse che lui pesa molto PIU’ di Dumbo (come scoprirete la prima volta che vi si sdraierà felicemente addosso sul divano. Nella stessa occasione scoprirete anche il Bracco profuma di Canel N.5. Ma profuma proprio assai. Se l’odore di cane vi infastidisce in modo particolare, o cambiate razza o fate un abbonamento dal toelettatore sperando in uno sconto per massimi sistemi. Però non è che basti lavarlo, perché non è che lui puzzi quando è sporco: è proprio la sua pelle ad avere una fragranza decisamente corposa).
Comunque, tornando alle orecchie: come dicevamo all’inizio, devono “poter raggiungere in lunghezza senza stiramento il margine anteriore del tartufo”.
Quindi SI’, sono lunghe e devono esserlo, se si sa di che razza si sta parlando.

CORPO: TANTO. Il Bracco è un cagnone, ma non potrebbe essere diversamente visto che è tutto  “one”: nasone, orecchione, musone, zampone…se il resto del cane non fosse proporzionato, sarebbe una mostruosità. Invece è un cane stupendo.

ARTI:  per le descrizioni tecniche vi rimando allo Standard. Voi ricordate solo che: a) il Bracco italiano ha immani piedi che utilizza come zappe per scavare nei vostri sentimenti (vi darà la zampa continuamente: soprattutto per chiedere, ma anche per manifestare solidarietà, complicità, amore puro e semplice. E voi vi scioglierete ogni volta). Inutile aggiungere che le zampe hanno anche le dimensioni di una zappa. Avvertenza per maschietti: se il cane piazza a VOI la zampona nello stesso posto in cui la piazzano solitamente a me, potreste cantare da soprano per i prossimi quindici anni. Quindi cercate di afferrarla al volo, la zampona, prima che faccia danni irreparabili; b) il fatto che il Bracco trotti e non galoppi non deve MAI farvi pensare che “vada piano”.  Perché in realtà va a trecento all’ora.
E finché ci va a caccia, tutto bene: è una dote, è proprio quello che fa di lui “Sua Maestà il Bracco”.  Il problema è che va a trecento all’ora anche quando magari lo liberate in un prato per quella che secondo voi doveva essere una rapida corsettina per sfogare un po’ di energie: e lui invece si fa cinquecento chilometri.

Non è che “si perda”: non scherziamo. Con un naso come il suo (anche soltanto per le dimensioni…), è come se avesse un radar attaccato su un navigatore satellitare.
Lui saprebbe sempre come tornare: è solo che, al momento, ha qualcosa di più interessante da fare, da annusare, da inseguire.
Qualcosa che magari potrebbe richiedere anche due o tre giorni.
Poi, con calma e senza più fretta, lui tornerebbe sicuramente a casa…sempre che nel frattempo non sia stato investito, o rubato, o altro: perché a queste cose lui non ci pensa mica. Siccome invece NOI ci pensiamo eccome, vi consiglio di lavorare molto seriamente (e molto precocemente) sul richiamo e sul collegamento: ma NON con metodi coercitivi e violenti. Con il Bracco bastano maniere gentili e un rapporto di stretta e collaborativa fiducia. Se riuscite a instaurarlo, il cane non ve lo perderete mai (e se non ci riuscite è colpa vostra, non sua).

CODA:robusta alla radice, dritta, con leggera tendenza a rastremarsi, non vellosa; quando il cane è in movimento, e soprattutto in cerca, è portata orizzontalmente o quasi. Viene tagliata in modo da lasciare una lunghezza di 15-25 cm.”
Ora: al di là del fatto che le ultime leggi vigenti impongono finalmente di lasciare i cani integri, questa storia del tagliare la “punta” della coda di un cane io non l’ho mai capita. Passi per chi vuol credere che le code integre si impiglino nei cespugli, si feriscano, si massacrino e quindi vadano tagliate per impedirlo: ma se ne tagli via solo un pezzettino, cosa pensi di aver risolto?

La verità è che la coda integra, nel nostro Bracco, è – tanto per cambiare – una codONA: e in certi soggetti può raggiungere dimensioni davvero impressionanti, vedi foto a sinistra. Con una coda così, più che ferirsi quando va a caccia, il cane rischia di mandare all’ospedale qualcun altro solo perché è contento e gli viene da scodinzolare: e secondo me è per questo che gliel’hanno sempre affettata. Però è una carognata, diciamolo.

Tra l’altro, normalmente, il cane non la tiene proprio tutta distesa, la coda: la porta elegantemente ricurva, un po’ all’insù, riducendo così di molto l’impatto visivo (non quello sulle vostre gambe, se vi sbatte dentro. Quello resta immutato).
In ogni caso c’è da dire che la coda per il cane è un timone, che lo agevola moltissimo nei movimenti: ed è chiaro che, parafrasando la pubblicità dei pennelli, “per un cane grande ci vuole un timone grande”. Ma se riuscite a reggere senza problemi l’impatto del nasONE, e delle zampONE, e del corpacciONE… non vedo perché non dovreste sopportare altrettanto stoicamente le scodinzolate del codONE.
Se volete una cosina tutta delicata e fru-fru, compratevi un Bolognese. E’ italiano anche lui!

PELLE E PELO: Pelle… indovinate un po’? TANTA! “Consistente ma elastica“, dice lo Standard. In  realtà è così consistente che a volte, quando il cane corre o goca, si muove con effetti particolarmente buffi, come nel “cane plissettato” che vedete nella foto a sinistra. E’ una delle cose che a mio avviso rendono questa razza davvero irresistibile, anche perché quando lo coccoli puoi fare praticamente le statuine di Pongo con la sua pelle, che è una pratica rilassantissima.
Che la pelle abbia un odore piuttosto intenso l’abbiamo detto…ma dopotutto neanche il Pongo profuma.
Pelo, invece, ne ha poco.
Cioè, ne ha, ovviamente: ma è corto e fine, morbidosissimo e – confronto ad altre razze – meno propenso ad infilarsi ovunque in casa e sui vestiti.

I colori ammessi ve li copincollo direttamente dallo Standard, che è molto preciso: “bianco, bianco con macchie più o meno grandi e di colore arancio o ambra più o meno carico, bianco con macchie più o meno grandi di colore marrone, bianco punteggiato di arancio pallido (melato), bianco punteggiato di marrone (roano-marrone), in questo mantello pregiati i riflessi metallici, parimenti pregiato il marrone di tonalità calda (tonaca di frate); preferita la maschera facciale simmetrica, tollerata l’assenza di maschera“:
Se poi vogliamo dire che di solito è bianco-arancio o bianco e marrone, forse facciamo prima. Però lo Standard è più preciso.
Che personalmente io vada matta per il bianco arancio, forse si è vagamente notato dalle foto che ho scelto: e il bello è che la cosa non era affatto voluta: ci ho fatto caso solo adesso, arrivando al paragrafo sul colore. Per rimediare infilo qui la foto di una bella testa marrone (e ho pure l’impressione che mi stia guardando in modo da farmi sentire colpevole. Ma non l’ho fatto apposta, giuro!).

TAGLIA E PESO:altezza al garrese fra i 55 ed i 67 cm.: preferibilmente l’altezza dei maschi va dai 58 ai 67 cm. e quella delle femmine dai 55 ai 62. Peso fra i 25 e 40 Kg.
Si ribadisce, insomma, che è un cagnone. Anche ufficialmente, proprio da Standard. Il che, purtroppo, fa pensare a molte persone che sia un cane inadatto a vivere in casa.

Be’, lasciatemi concludere con questa frase in tuttotondo: NON E’ VERO! Non c’è nulla di più sbagliato.
Il Bracco italiano è un cane che “dovrebbe” vivere in casa: perché ama stare in compagnia e perché solo tenendoselo vicino si può instaurare un rapporto veramente completo (che tra le altre cose si traduce anche in un cane che rende molto meglio a caccia, per chi ama questa pratica). E’ grosso? Sì, ma è anche molto educato. In casa ha un comportamento nobile e aristocratico (come sempre) ma anche civilissimo. Perfino da cucciolo non è un cane spaccatutto: ovvio che qualche casino lo fa, ma mille volte meno di altri che invece vengono considerati cani “perfetti” per la vita in casa. Credetemi, vale la pena di provare: anche perchè perfino l’adulto che è sempre vissuto in box vi sorprenderà con la sua capacità di adattarsi in tempi rapidissimi alle esigenze e alle regole degli umani. Sempre che gli umani gli piacciano e gli siano simpatici, sa va sans dire. Ma se non siete simpatici al vostro cane, direi che è proprio giunta l’ora di correre ai ripari.
Ah…a proposito di ripari, noterella finale: se tenete il cane in giardino e gli avete fatto una bella cuccia con tutti i comfort, non meravigliatevi se schifa l’interno e sta tutto il giorno parcheggiato sul tetto. Lui è un tipo che ama i posti rialzati e sopraelevati. Un po’ come i gatti.
E…sì, lo so che tutti sostengono che sia un Beagle: però, secondo me, Snoopy è un Bracco italiano.

 

 

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  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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70 Commenti

  1. e poi c’è Giasone, il più bel bracco cha abbia mai visto… incasinato, scoordinato, divertentissimo e, ad occhio inesperto, sotto anfetamine 😀

  2. P.s. puzza come una mandria di caproni! O.o Da restare storditi…

    Comunque, non ho mai conosciuto dei cani da caccia che caratterialmente rispondessero allo standard. Tutti paurosi, tremolanti, dolcissimi e docili sí, ma fuggitivi e ipersensibili, tanto che mi sono convinta che abbiano la psiche più sensibile e impressionabile del mondo canino… ma erano tutti dei randagi, eh.

  3. L’altra sera, mentre portavo la pappa ai miei gatti che vivono in giardino, mi sono ritrovata, nella loro cuccia, un gigante bianco e sonnecchiante con un testone mai visto! XD
    Era un bracco abbandonato. Si é messo a tremare quando mi ha vista, ma a me é venuto un infarto! Temevo potesse mordermi, visto che stavo entrando nella cuccia e, giustamente, poteva sentirsi aggredito. Invece si é schiacciato contro il fondo, poveretto, tremando tutto. I miei gatti non ne erano spaventati, cosí ho capito che doveva essere docile.
    E infatti lo é. É un povero cagnone traumatizzato da chissà quale esperienza. Se mi vede in piedi mentre cammino si terrorizza e scappa via. Si lascia toccare solo se é già accoccolato nella cuccia. Poverino.
    Ha pure la rogna, mannaggia!
    Vorrei poter dire che é la prima volta che vedo un cane da caccia randagio tanto traumatizzato ma non sarebbe vero. Spero che si riprenderà abbastanza da fare sfoggio del bel caratterino descritto nello standard, perché per ora non é cosí. Sembra lo spettro di un cane anzi, uno zombie… 🙁
    Stasera gli ho portato della carne e un grosso osso, se l’é tenuto per ultimo e se lo é rosicchiato a lungo, e sembrava contento. 🙂 Piccino.

  4. ne ho conosciuto uno proprio oggi
    che ha deciso che del suo padrone, occupato con trattore e cellulare, non gliene importava niente
    e si è unito a noi
    mentre andavamo sull’argine

    bel cane, davvero

  5. nel bracco italiano NON è previsto il controllo di anche e gomiti, quindi non è possibile avere nessuna certezza in merito anche se i genitori avessero lastre a posto-portatore sano.- inoltre se queste patologie non fossero multifattoriali e quindi esclusivamente genetiche, che senso avrebbe permettere la riproduzione a soggetti non del tutto esenti?

  6. Buongiorno Sabrina,
    sei molto gentile, nella mail però non ho segnalato che il cane potrei prenderlo soltanto l’anno venturo, quando rientrerò nella mia casa, che ora è in ristrutturazione.
    Comunque grazie mille.
    E grazie per avermi segnalato questo allevamento, gli farò visita quanto prima (io sono di Varese), come penso avrai capito vorrei potermi fidare di persone qualificate, anni fa acquistando il mio primo cane in un allevamento di Dobermann MOLTO importante, ovviamente provvisto di relativo affisso ENCI, ho avuto un’esperienza a dir poco tremenda, per questo se nel frattempo ti vengono in mente altri bravi, e per bravi intendo seri allevatori….
    Che tu sappia nel Bracco è controllata l’esenzione da displasia? E’ un problema frequente in questa razza?
    Se hai altre segnalazioni interessanti da maggio/giugno circa io dovrei essermi trasferito.
    In ogni caso inoltrami pure la foto del cucciolone…la mia mail è maurozerbinati@virgilio.it
    Grazie ancora.
    Mauro

    • Ciao @mauro, da poco è morto un allevatore di bracchi italiani ed i suoi cani sono finiti al canile di Brescia. Sono cani molto belli, e di buona genealogia, che vanno dai 2 anni ai 6-7 anni. Dico questo non perchè penso che tu voglia risparmiare, ovviamente, ma perchè forse puoi coniugare la tua voglia di avere un cane di una determinata razza con il fatto di ridare una vita come si deve ad una di queste creature. Se vuoi, prova a guardare su https://www.facebook.com/groups/295520900467154/ E’ un gruppo di FB che si occupa di diffondere notizie in merito a bracchi (non solo italiani, in verità) in difficoltà. Trovi anche informazioni sull’allevamento che ti dicevo. I cani ora stanno bene, tra l’altro il canile di BS è un ottimo canile, però devono trovare una casa ed una vita adatta a loro. Ci sono anche alcune foto. Buona fortuna per l’adozione del tuo bracco, anche dalla mia Lea (Fea di Cascina Croce), che ha trascorso 6 mesi della sua vita – dai 3 ai 9 mesi – chiusa in una conigliera…insieme ad una capretta nana e ad un coniglio, senza mai poter uscire nemmeno per sporcare, mangiando ogni tanto e comunque molto meno di quello che sarebbe servito per un normale sviluppo, e che nonostante questo ora gestisce la mia coppia di Briard (più vecchi di lei) prendendoli bellamente per il naso come e quando vuole…è rimasta un po’ timida con le persone che non conosce, tutto qua. Incredibile carattere del bracco italiano.

  7. Buongiorno Sig.ra Valeria,
    mi sembra impossibile parlare direttamente con lei dopo aver letto tutti i suoi libri.
    Avrei mille domande da farle.
    Mi limiterò ad un problema soltanto:
    Vorrei acquistare un Bracco Italiano, come cane da compagnia e da sport (sono un patito della corsa a piedi) e non per andare a caccia. Sono già stato in alcuni allevamenti iscritti ENCI e pluripremiati e le assicuro che non è così facile farsi dare quelle garanzie per problemi fisici/malattie infettive contratte in allevamento, non è inoltre così facile poter esaminare pedigree e libretti di qualifiche di stalloni e fattrici, insomma non sono trasparenti come dovrebbe essere un allevatore ideale descritto nei suoi libri, pur essendo a prova di dubbio degli allevamenti importanti per questa razza…insomma non sono così disponibili al confronto ed io ho paura ad acquistare un cane, spendendo quei soldi, così alla cieca. Mi viene quasi voglia di acquistare da privati…
    Per averne uno a coda integra inoltre non ci sono possibilità…loro tagliano la coda a tutti dopo 2-3 gg dalla nascita, non posso certo chiedere loro di non tagliarla solo ad uno dei cuccioli…la scelta del cucciolo più adatto alle mie esigenze così va a farsi benedire fin dall’inizio…
    Cordiali saluti

    Mauro

    • Salve Mauro,
      io vado anche a fare controlli di cucciolate perchè lavoro in una delegazione Enci. Se ti interessa all’allevamento “delle Crode” del dott. Colombo Manfroni Giuseppe (allevatore e giudice Enci) c’è un bellissimo maschietto di poco più di un anno che lui darebbe volentieri (per pochi soldi)a una famiglia perchè di caccia non ne vuole proprio sapere. Potrebbe fare al caso tuo. E’ roano bianco/arancio. Io gli ho fatto anche una simpatica foto che volendo potrei mandare a Valeria, oppure mi dai la tua mail.
      Dimenticavo, il cane è a Caldes (in val di Sole – Trento).
      Al momento è presente anche una cucciolata.
      Sabrina

  8. Gentile Sig.ra Valeria ,
    complimenti per la scheda , oltre che completamente appropriata e calzante alle caratteristiche del bracco denota con accesa simpatia ed ironia un attaccamento alla razza .
    Sono savonese come lei ed ho una femmina di bracco italiano , a metà mese , di tre anni . La tengo in appartamento , è esattamente come da sua descrizione , è fantastica !!! Sarebbe bello finalmente sdoganare , come è successo tante altre razze utilizzate nella caccia , il fatto che il bracco italiano può essere un incredibile cane da compagnia . Sarei felice di poterla incontrare per poter farle conoscere la mia bimba . Cordiali saluti

  9. Taglio della coda sì taglio della coda no…..Ho un bellissimo bracco Italiano di nome GianFranco ha 13 mesi la sua coda è un pò lunghina , è stata scorciata di pochissimo (amputazione certificata da veterinario)e a me piace così.Lui corre galoppa e trotta tranquillo dietro a tutto quello che lo incuriosisce ….Non vedo grossi problemi,anzi la coda lunghina mi pare dia più armonia al su fisico già possente.Ma di una cosa sono più che certo: SNOOPY è senza ombra di dubbio un bracchetto.Me lo ha confessato il suo amico intimo WOODSTOK (credo si scriva così)……-CIAO CIAO A tuttiiiii!!!!

  10. Gentile Signora, la ringrazio di aver pubblicato due foto dei miei cani, ma mi piacerebbe sapere da dove le ha prese.dato che non ricordo di avergliele date io. Ho scorso il suo articolo, solo scorso, ma mi prometto di leggerlo attentamente. Mi è saltato all’occhio che il bracco “profuma” molto. Certo “profuma” molto se ha una dermatite, se non lo si lava dopo che si è rotolato per camuffarsi…………Per quanto riguarda la coda.farei parlare chi inorridisce solo al sentir ” taglio della coda” con allevatori del nord europa per sapere quante volte hanno dato antibiotici per code lesionate- povero fegato!- e quante volte le hanno dovute tagliare a cani adulti perché irrimediabilmente in situazione disastrosa. Sottolineo che il bracco italiano muove ritmicamente la coda accompagnando ritmicamente il trotto anche quando va a fare pipi, quindi ………in merito agli speroni, pregio della razza, l'”allevatore” che ha detto nessun cane di razza li ha, probabilmente non alleva bracchi italiani, quindi prima di parlare a vanvera avrebbe dovuto informarsi, almeno.

  11. Coda tagliata o no io lo amo….
    Nonostante mi fossi sempre considerata un tipo da “pastori”, da quando ho il mio “Br-etter” (si, perchè è metà setter e metà breton…ma nel vero senso della parola, la metà anteriore quindi testa, zampe anteriori fino a metà schiena è del setter inglese…e il posteriore, compreso il codino corto (corto di natura, non tagliato, l’ha visto anche il veterinario) è del breton. Stessa cosa per quel che riguarrda il pelo, tipico da setter davanti e tipico del breton dietro), beh da quando c’è lui ho cominciato ad avvicinarmi molto ai cani da caccia, complice anche il fatto che il mio fidanzato sia un cacciatore (di quelli che vanno tre volte all’anno in libera, prendono, se va bene, due uccelli e se li mangiano, quindi un genere che mi va bene 🙂 ). E fra tutti, devo proprio dirlo, il bracco italiano è quello che mi suscita più emozioni, magari sarà anche per un po’ di orgoglio nazionale, chi lo sa, però proprio lo trovo estremamente bello ed estreamamente intrigante. E spero un giorno di poterne prendere uno.

  12. adesso invece l’ho letta la discussione. Signor Denis apprezzo molto l’approccio razionale e ragionevole del suo intervento, certamente le motivazioni culturali incidono molto sugli standard, ma “la cultura nasce dalla natura”, esistono motivazioni concrete alla base, non solo superstizioni… le pare che all’epoca badassero ad altro che non al “sodo” in tema di caccia?
    mi sembra che ci siano alcune cose che lei non sa sull’argomento. L’esempio dei cani da pastore è tanto generico da risultare incomprensibile e quello dei levieri abastanza motivato da poter essere confutato: il levriero è l’UNICA RAZZA (ops, unico gruppo di più razze) nata per prendere il selvatico con l’ausilio della vista SENZA CERCARLO! Mentre i segugi per la caccia a forzare dovevano cercare e prendere dopo lungo inseguimento condotto con il fiuto, quindi in territori variegati e con andatura non sempre spinta al massimo. Invece il levriero la vista la può usare SOLO ED ESCLUSIVAMENTE NEL PULITO. Nel folto ci andavano gli altri cani scovatori, il levriero anche nei dipinti d’epoca non è mai solo perchè FA UNA COSA SOLA. Ha quindi ragionissima quando dice che la coda serve per la corsa di velocità E INFATTI è L’UNICO CANE DA CACCIA CHE CORRE IN VELOCITA’ DOVENDO COMPIERE SCARTI REPENTINI. Una ferrari ha un certo telaio e un fuositrada un altro, ma lei userebbe la prima su uno sterrato e la seconda in pista? un bracco italiano va al trotto e gli altri continentali da ferma al galoppo ma non velocissimo: le assiuro che cambiano direzione benissimo anche con la coda tagliata. Le razze inglesi non cacciano (non dovrebbero) scodinzolando, e sono le più veloci e portate alla corsa negli spazi aperti, e non so se è voluto o un esempio dell’eterogenesi dei fini, ma guarda caso sono le uniche tra quelle da ferma cui si lascia la coda!

    poi ho letto che se la coda si taglia ad una spanna e non si ferisce allora si potrebbe anche lasciare lunga, be’ basta il buonsenso: innanzitutto il cane non corre all’indietro e dove passare con le testa ci guarda, non è che si schianta contro i tronchi e le spine, ed una spanna di coda occupa poco più che non lo spazio dove è passato il cane, secondariamente la coda in punta è più sottile ma accumula la forza data dal peso di tutto il resto, e rispetto alla base si muove più velocemente per … questioni fisiche che essendo passati molti anni dalla prima superiore non saprei spiegare. se voi doveste, a parità di forza, spezzare un legno sbattendolo, colpireste la punta o poco sopra la vostra mano che lo impugna? e man mano che si accorcia, sarebbe ugualmente faciel continuare a spezzarlo svbattendolo? Poi certo, se si taglia tutta c’è ancora meno rischio ferimenti, ma un cane senza coda è “muto” ed è il motivo per cui molti cacciatori al breton, se non anuro, tagliano un po’ sopra quel che dice lo standard, perchè comunica meglio sia a casa che a caccia.

  13. non ho letto tutta la discussione sulla caccia, è lunga e non amo la polemica. spero quindi di non ripetere cose già scritte. Tendenzialmente il cane scodinzla per manifestare emozione, quindi anche cercando ed avvertendo l’odore di un animale (più emozione di così). Quindi le razze da ferma continentali sono state selezionate tagliando loro la coda, e per centinaia di anni non si è selezionata la resistenza agli urti e abrasioni, quindi lasciandola loro lunga è facile che si danneggi. In inghilterra invece, utilizzavano gli spaniel (springer e cocker – cocker da woodcock=beccaccia, quindi animale da bosco per eccellenza) per la caccia nel fitto, tagliando loro la coda, mentre setter e pointer per le grouse=pernici, animali abitanti delle grandi aperture, le lande inglesi altopiani pascoli eccetera dove era difficile ferirsi, quindi senZa tagliare la coda. Ciononostante nella selezione di queste razze, specialmente all’estero dove i forteti sono la norma, si è cercato di eliminare (anche se molti cacciano ancora scodinzolando) il movimento di coda durante il galoppo, infatti nelle prove di lavoro si vedono quasi tutti i cani da ferma inglesi che cacciano galoppando con la coda immobile e questo è considerato esempio di stile di razza. Mi si dirà ed i segugi? I segugi lavorano in modo completamente diverso, sempre sulla traccia a terra analizzandono ogmi minima sfumatura, quindi la coda è un mezzo espressivo FONDAMENTALE per comunicare con il cacciatore e gli altri cani l’evolversi dell’azione. E, purtroppo, nonostante la selezione naturalmente abbia favorito (a differenza del bracco italiano che ha un codone pesantissimo) code leggere e resistenti, i segugi quando cacciano nel fitto spesso si feriscono. Infatti i nostri nonni, più portati alla concretezza che non all’estetica nella caccia, spesso tagliavano le code anche ai segugi, anche se un segugio senza coda è molto meno “scenografico”. La razza segugio maremmano, di recente riconoscimento, è prevista con la coda tagliata, perchè in maremma c’è fitto in modo impensabile ed il cinghiale (selvatico di elezione di questa razza) ama il fitto a differenza della lepre che, una volta scovata, corre negli spazi aperti, quindi la razza è stata selezionata in questo modo, ma… se poi se il maremmano lo usi fuori di maremma, in una faggeta a 1500 metri mica si ferisce anche se, non essendo stata selezionata, ha magari una coda poco resistente…. dipende insomma da come uno pensa di usare il cane… di sicuro però un fondamento per il taglio della coda c’è!

    spero che la spiegazione sia stata utile!

  14. Da quando è stato scritto questo articolo mi è capitata in sorte un’ospite bracca, e da qualche settimana le ospiti sono due… quindi sto facendo esperienza con questa razza, sensazionale a mio avviso per caratteristiche fisiche e psichiche (io sono un’appassionata pastorista). Prima di tutto vorrei spezzare una lancia a favore dell’odore del bracco. Non è affatto vero che puzza. Sono le orecchie che hanno molta secrezione e possono mandare un odore forte, oltre che sviluppare otiti da malassezia o altro. Quindi bisogna prestare attenzione alla loro pulizia, eventualmente fare dei lavaggi con i liquidi appositi per l’igiene auricolare (sono blandi disinfettanti). Con questi accorgimenti e ovviamente con bagni regolari (non troppo frequenti) il bracco non puzza affatto. Poi…l’intelligenza! la malizia! la furbizia! i miei seri e intelligentissimi Briard, socializzati ed educati secondo i dettami della moderna pedagogia cinofila, non possono che sottostare alle scaltrezze di due scalmanate ragazzine (nemmeno due anni ciascuna) venute su come capita, una delle due addirittura in condizioni di grave deprivazione, che in quattro e quattr’otto si sono impadronite di divani e letti, hanno imparato ad aprire le porte (in entrate E in uscita) e l’armadio dei biscotti, giocano a rincorrersi intorno al divano dove loro ronfano, rubano le palline che loro stanno cercando…insomma hanno portato molto scompiglio ma anche molto umorismo

  15. Tra i commenti che si sentono sul bracco italiano mi é capitato di sentirmi dire da un “Allevatore” Quel cane ha gli speroni, nessun cane di razza gli ha ….

    Comunque li hai dimenticati nel tuo perfetto identikit !

    Ciao

  16. Questo è il cane del mio cuore…sogno di poterne avere uno da…bè, non ricordo….
    Inutile dire che il modo in cui lo hai presentato mi ha ancora di più spronata in quetsa direzione. Sono sempre stata convinta che, sia il cane adatto a me. Suppongo sia colpa della Disney (ancora una volta!!). Ricordate La carica dei 101??! il pezzo iniziale in cui Pongo è davanti alla finestra e vede passare, “tale cane per tale padrone”?? ecco…io sono convinta che nessun cane, come il Bracco Italiano, sia conforme a quella che poi sono io nel mio mondo…e nel modo in cui mi presento!!
    Ho già detto quanto io Ami i cani da caccia..e spesso sono stata combattuta davanti al bellissimo anglo-français.. o al bloodhound…e diciamolo il Bracco tedesco fa il suo effetto…ma poi mi sono sempre detta che, Avendo con ogni probabilità il bracco più antico come “concittadino”…NON si poteva che qualificare questa magnifica razza…non credete?

  17. E se invece di fare le mutilazioni sessuali alle africane selezionassero in laboratorio un genoma per bambine malformate alla nascita?
    Scusa il paragone volutamente forte… ma il discorso è lo stesso. La coda *serve*… è uno strumento importante di comunicazione, con cui il cane esprime dominanza, sottomissione, felicità, paura, attenzione… un cane senza coda non comunica cosi’ bene… certo sopravvive e si arrangia cosi’ come un uomo muto o balbuziente si impegna a farsi capire… ma perché provocarlo per forza? Il vero maltrattamento non è tanto il dolore dell’amputazione… ma soprattutto tutto ciò che ne consegue. Poi io, malgrado la dichiarazione di impatto iniziale in realtà non sono per niente “talebano” e sono possibilita tant’è che… penso che nel caso del bracco non ci sia tutto questo “danno” dal taglio della coda che non è tagliata alla prima vertebra come nei cani da difesa, ma ha una lunghezza sufficiente per coprire la zona genitale, scodinzolare, esprimere emozioni. Ciò non toglie che il motivo per cui si taglia la coda è principalmente “culturale”. Alle spalle ci sono falsi miti, credenze, superstizioni medievali… quando si sono scritti gli standard per avvalorare l’allevamento delle razze pure si è voluto spesso dare una spiegazione logica di funzionalità ad ogni costo. Per ogni particolare, anche quando si trattava di caratteristiche ininfluenti. Tant’è che si sono razze utilizzate per lo stesso impiego costruite diversamente, con diversi tipo di pelo, di colore…. e c’è *sempre* la motivazione funzionale. In realtà il taglio della coda è nato invece proprio per diminuire funzionalità e bellezza. Nel caso dei cani da pastore inglesi per esempio per renderli inadatti a cacciare la selvaggine che era tutta di proprietà del re. E i cani senza coda perdono agilità nei cambi di direzine… non a caso tutti i segugi e i levrieri hanno una bella coda lunga. In altri casi c’erano motivi “fiscali”, quando i cani da lavoro non pagavano le tasse e i cani da “bellezza” (lusso) la pagavano. E allora si diceva “ah si? il cane è per lavoro non ti interessa se è bello? Allora tagliane un pezzo…. un po’ come dire “mi ami davvero per la mia intelligenza e non perché sono bella?” Allora mi taglio un orecchio e vediamo se mi ami lo stesso… Tra i testi antichi si trovano anche testimonianze di proteste dei cinofili di fronte ai provvedimenti che introducevano il taglio della coda… poi nei vari settori si sono diffuse un sacco di credenze, dicerie, i vermi, la sfortuna… chi piu’ ne ha piu’ ne metta. La funzionalità è proprio l’ultimo cosa emersa solo negli ultimi anni.

  18. La discussione sulla caudotomia mi ha riacceso un dubbio… Se è vero che alcuni cani da caccia si feriscono la coda quando sono a zonzo nelle varie boscaglie e/o anfratti, perchè, invece di tagliarla a posteriori, non ci si impegna nella selezione e la si fa “sparire”???? Premesso che non capisco nulla di genetica e affini ma, visto che siamo stati in grado di “creare” qualsiasi tipo di cane a nostro piacimento, non vedo la difficoltà nell’eliminare la coda lì dove la necessità lo richiede.

    • Per fare quello che dice Jami, ci vorrebbero generazioni. Una coda non si accorcia dall’oggi al domani, bisognerebbe selzionare e riprodurre quindi i soggetti con un’appendice caudale sempre più corta, ma in una razza come il Bracco Italiano (in verità in tutte quelle da lavoro che ancora lavorano) la morfologia è funzionale al lavoro, non si può prescindere solo da una parte antomica e magari scartare il resto. Questo non è stato fatto perchè fino a ieri il buonsenso non era solo una parola scritta sui vari dizionari, ma pensi un pò c’era perfino chi lo capiva.

        • Molto interessante il discorso Boxer, grazie. Però, io parlavo di cani da lavoro ol che è tutta un’altra faccenda. Perchè selezionare solo in morfologia è una cosa (e questo sappiamo ha portato molte razze alla quasi rovina in termini di salute)selezionare in morfologia e attitudine è un’altra. Nelle razze da Caccia, in primis si guarda all’aspetto morfofunzionale più che in altre. Selezionare SOLO sulle code significherebbe perdere un patrimonio genetico basato sulle attitudini venatorie.

        • però non è fissato l’anurismo nei boxer eh… continuano comunque a nascere anche con la coda. E per quanto ne so io non l’anurismo non si può fissare. Tutti gli anuri sono portatori di coda lunga.

          • Stessa cosa nei Breton, nonostante ci siano nascite regolari di soggetti anuri non sono riusciti a selezionare i “senzacoda”.

  19. Bell’articolo, davvero divertente e sovrapponibile alla mia esperienza.
    Utile anche lo scambio sulla questione della coda.
    Una cosa avrei aggiunto sulla ‘pellaccia’ dei Bracchi italiani:che è così tanta che ce ne possono stare almeno tre!
    Comunque il nomignolo più bello dato alla mia Ammy è quello che gli ha affibbiato un bambino cinese:”Mamma!Il cane mucca!” e lei puntualmente gli sbatte il muso addosso per pretendere una coccola in velocità.

  20. Ho avuto un bracco italiano a coda lunga, bellissimo e bravissimo a caccia, che puntualmente, ad ogni uscita si feriva e penavamo per settimane affinchè le abrasioni si rimarginassero.
    Dopo 2 anni di calvario (per lui e anche per me che soffrivo con lui) mi decisi a fargli “accorciare” la coda (se tutti lo facevano un motivo doveva pur esserci (?)).
    Operazione in anestesia totale e ritorno a casa con annesso collare elisabettiano, il codONE del mio braccONE era finalmente corto! Sospiro di sollievo durato pochissimo perchè il signorino pensò bene di scodinzolare vicino alla porta e gli saltarono i punti di sutura.
    Emorragia paurosa (fortuna che ero uscito per soli 10 minuti altrimenti lo avrei trovato morto) e corsa dal veterinario; altra anestesia totale per RIsuturare la ferita.
    Tutto si concluse bene e il mio amico di caccia mi accompagnò per tutti gli anni della sua vita felice e senza più problemi alla sua coda.
    Dopo di lui ho avuto altri bracchi italiani ma MAI più a coda lunga.
    Penso che il benessere dei nostri cari ausiliari sia molto più importante delle “mode del momento” riferendomi agli animalisti incompetenti, e che prima di gridare al lupo al lupo bisognerebbe informarsi a fondo.

    • io ho un bracco coda lunga proveniente dalla finlandia al momento a caccia non si è mai ferito l’unico problema è quando la scodinzola in faccia all’altra bracca e quando lo fa alle mie gambe….. ti arrivano delle sciabolate uniche!

  21. …però se lo stesso nickname, in questo caso Gianni, può essere usato da più persone, non si capisce quando scrive uno e quando scrive l’altro…

    • Gianni, purtroppo non posso farci nulla: wordpress non esclude i nick doppi e quindi ci possono essere millemila Gianni, Maria, Franco e Luciana.
      Però distinguere si distingue, perché abbina ad ogni indirizzo email una “faccina” diversa: tu, per esempio, hai la faccina azzurra e l’altro Gianni ce l’ha rosa. Quindi con chi si sta parlando si capisce, se si guardano quelle!

  22. Da questa garbata risposta ne deduco che Lei ha poca pratica di cani a caccia (intendo proprio a caccia e non da caccia). Se perlomeno vorrà in futuro toglieresi lo sfizio di arricchire il bagaglio culturale, accompagni a caccia due cani, un Bracco It, ma anche un Kurzhaar o un Breton insieme adun inglese, Pointer o Setter fa lo stesso. Capirà allora perchè fin dal medioevo al Bracco sì e al Pointer no! E la risposta è tanto semplice quanto logica, il Pointer la tiene ferma la coda. Ciononostante, si vedono Pointer con l’appendice abrasa, costantemente sanguinante e piagata. Immagini la stessa cosa sul codone di un Bracco, dove la spessa pelle ci mette già di suo a rimarginare piodermiti e quant’altro. Parta dal presupposto che i nostri bisnonni, se ne fregavano altamente della bellezza, a loro interessava il lato pratico delle cose, e il tagliare la coda rientrava in quest’ottica.

    • Gianni, deduce benissimo: la caccia non mi piace (non sono una fanatica “anti”, ma non condivido questa passione perché non riesco a provare piacere nell’ammazzare esseri viventi) e quindi non ho molta esperienza in merito. Ho seguito qualche volta mio padre da bambina (era cacciatore, mannaggia a lui…ma io da giovane ero molto più “anti” di oggi, e alla fine l’ho praticamente costretto a smettere scoppiando a piangere ogni volta che arrivava a casa con un fagiano, pover’uomo…), ma lui aveva prima un breton e poi due setter, quindi niente bracchi né pointer.
      I setter però la coda la muovono, eh… però mi dirà che la loro è pelosa e quindi non vale.
      Non so, non voglio fare discussioni sull’aria fritta (perché la mia “è” aria fritta, nel senso proprio che non ho esperienza pratica): e tutto sommato non mi strappo neppure i capelli per il taglio della coda – se fatto alla nascita, sia ben chiaro! Chi taglia code a due o tre mesi lo appenderei per le palle!), perché non lo ritengo certo il peggior maltrattamento che si possa fare a un cane. Però non mi convincono le ragioni dei cacciatori, anche perché, santiddio, con tutti i posti che ci sono al mondo…ma proprio nello sporco infame bisogna buttà ‘sti cani?
      Quanto ai bisnonni…be’, bisogna anche capire che i nostri bisnonni non avevano neanche gli antibiotici (almeno i miei: poi magari lei è giovanissimo e i suoi bisnonni hanno la mia età :-)): quindi una coda ferita poteva essere un affare davvero serio. Oggi mi pare che occupandosi realmente dei propri cani, come SO che fanno i cacciatori “per bene”, quelli veramente cinofili, le cose potrebbero essere molto più semplici.
      Quindi, forse, anche certe pratiche vetuste potrebbero essere abbandonate: come si fa in altri Paesi, tra l’altro, senza – mi pare – che ci siano state overdose di code ferite e di cani sofferenti. Magari sono diversi anche i loro terreni di caccia: questo, sinceramente, lo ignoro proprio.
      Però i dubbi mi restano…

      • Ho visto settimana scorsa un cucciolo (4 mesi) di breton con la coda tagliata: la motivazione non era il fatto che il cane avrebbe potuto ferirsi, ma che avrebbe spaventato gli animali con il movimento della coda… Bah. Io pure non me ne intendo di caccia, quindi parlando da ignorante a me sembra solo una cosa stupida e inutile tagliare la coda. ( Da quanto è vietato tra l’altro? Cioè, sul cucciolo di 4 mesi è stato fatto illegalmente?)
        Ma non si potevano selezionare direttamente con la coda corta?

      • Se la mettiamo come processo alla caccia, inutile parlarne. Io non pretendo che le piaccia l’attività venatoria, non ho nemmeno pretese che la condivida, però quando fa certe affermazioni un minimo di cognizione, questo si lo pretendo. Altrimenti, pure io, potrei permettermi di scrivere di fisica quantistica per sentito dire. Con questo, Lei può scrivere quello che vuole, ma un minimo di contraddittorio lo dovrà per concedere nel caso l’interlocutore dimostri una conoscenza.
        Lei scrive anche:”è cambiato lo standard, ora si devono lasciare integre per forza”
        Vede, a me è quel “per forza” che stride, e non poco. Sarebbe pbastato lasciare libertà di scelta agli allevatori, in base al destino del cucciolo, invece, nell’animalaro pensiero, non esiste libertà di coscienza, o si fa così o si fa così.
        Non ho trovato risposta circa il mio teorema caudotomia=maltrattamento castrazione=atto d’amore.

        • Processo?!? Dire che una cosa non mi piace significa fare un processo?
          Se la mette su questo tono, ritengo di poter dire con cognizione di causa che una coda, qui, effettivamente c’è: una coda di paglia di notevoli dimensioni, che nessuno evidentemente ha mai tagliato!
          Il contradditorio mi pare di concederlo ampiamente. E la cognizione mi viene dall’essere in cinofilia da quarant’anni, dall’aver sentito tutte le voci del mondo e tutte le giustificazioni del mondo per la pratica della caudectomia e per aver poi notato che, quando cambiano le regole, queste giustificazioni vengono tutte improvvisamente a cadere. Non bastasse questo, ho fatto pratica per un anno presso uno studio veterinario (perché studiavo veterinaria) in un paese di cacciatori, e non ho mai visto una sola coda ferita.
          Posso dire che mi viene il dubbio che queste giustificazioni non stiano in piedi?
          E noti bene, ho espresso un “DUBBIO”. Non ho fatto processi, né voglio aver ragione ad ogni costo: però la penso così e nessuno, finora, mi hai mai portato prove contrarie.
          Peccato che sia stato lei, forse, ad avermi già fatto il processo e ad aver già ottenuto la sua sentenza: è convinto che io sia un’animalista fanatica e come tale mi tratta. Be’, ha sbagliato persona. E anche per questo non ho risposto al suo cosiddetto “teorema”: perchè l’assunto castrazione=atto d’amore è un’emerita cazzata. La castrazione ha un senso quando viene utilizzata come prevenzione sanitaria, e in alcuni casi come possibile soluzione (sulla quale, di solito, nutro ancora più dubbi che sulla caudectomia) a problemi caratteriali. Ma “atto d’amore”, proprio no.
          Se conosce qualcuno che la ritiene tale, vada a discutere con quel qualcuno. Non sono io, però.

      • Gentile Signora, non sono io che ho detto: “la caccia non mi piace (non sono una fanatica “anti”, ma non condivido questa passione perché non riesco a provare piacere nell’ammazzare esseri viventi)” Queste sono parole sue, Lei non solo ha fatto il processo ma ha anche scritto la sentenza, che non sarà esplicità ma non mi venga a dire che non si capisce il sunto. Io le ho garbatamente contestato le sue affermazioni sulla coda. NON è vero che il Bracco non si ferisce, NON è vero che viene buttato tra i rovi, NON è vero che può cacciare lo stesso. O meglio per dovere di obiettività, potrebbe acciare benissimo, come fanno in Lapponia, in spazi aperti dove la vegetazioneassomiglia più ad un biliardo che alla nostra macchia mediterranea. Forse non ha capito che io non la sto attaccando, per lei nutro rispetto e simpatia, io le riporto frasi sue, dove Lei mi ha dato ampia dimostrazione di non conoscere l’argomento coda legato all’attività venatoria, tutto quì!
        Se noi stiamo discutendo sul perchè la caudotomia nei cani da caccia e Lei se ne esce con frasi tipo:Cercano in aperta campagna, laddove, se decidono di infilarsi in un roveto (che mi pare l’unico posto – o quasi – in cui possano ferirsi la coda), possono ferirsi qualsiasi parte del corpo (quindi non si capisce perché tagliare “solo” la coda). Se invece decidono di fare il giro largo, non si feriscono nulla.
        Poi mi dovete spiega’ anche perché al bracco sì e al pointer no, per esempio: quella del pointer è a prova di corridoio?”
        Ne deduco che Lei dell’argomento cane a caccia non sa nulla, e badi questa non è una sua mancanza, ma una legittima ignoranza (mi passi il termine) della quale certo non è tenuta a colmare in quanto come da lei riportato la caccia non le interessa. Per me basta così!
        La ringrazio per la risposta al mio teorema.

        • Ma prego. Guardi che neanch’io la sto attaccando. Però se mi parla di “processi” e “sentenze”, se permette mi incazzo.
          Il sunto della mia frase era: “per me i cacciatori son liberi di cacciare: a me non piace, punto”. Ma guardi che ce ne sono molte altre di cose che non mi piacciono e che proprio non concepisco: non concepisco il pugilato, per esempio. Non riesco a vedere che razza di divertimento o sportività ci sia nel prendersi reciprocamente a cazzotti. Ma non vado mica in giro a sputare sui pugili e sul pugilato: sono affaracci loro, se si divertono così. Da ragazzina, l’ho detto in altro commento, ero sicuramente MOLTO più fanatica anticaccia: se incontravo un cacciatore gli scassavo le palle da qui all’eternità. Oggi evito proprio l’argomento, così almeno non si litiga…e di amici cacciatori ne ho diversi. Ho anche amici fascisti, se è per questo, pur pensandola politicamente all’esatto opposto. E sa perché? Perché credo nel libero arbitrio e nelle libere scelte.Nel caso della caccia, poi, credo che i cani selezionati per secoli a questo scopo si divertano immensamente di più andando a caccia che non facendo i salottieri…ed è per questo che – in fondo – rispetto chi li porta a caccia assecondando così la loro indole. Vero è che continua a dispiacermi che si ammazzino animali che si stavano facendo gli affaracci loro…ma se si tratta di abbattimenti e non di stragi, se il cacciatore spara al suo selvatico, se lo porta a casa e se lo mangia, lo accetto tranquillamente. Le stragi inutili mi danno invece molto fastidio…ma questo è un altro discorso.
          Perché tutta ‘sta blaterata? Perché il discorso “tagli” è diverso. Perché qui la “libertà di scelta” lasciata agli allevatori comporta una forzatura su qualcun altro che non può dire la sua. E allora mi viene spontaneo chiedermi: “Lo si fa davvero per il suo bene?”
          Se fossi convinta di sì, non direi più “ba”. Ma non è che mi possa convincere leggendo “non è vero, non è vero, non è vero”.
          Io le ho portato dei dati (riferiti ad altre razze, perché è verissimo che di caccia non ne capisco un’acca: però le obiezioni degli allevatori erano identiche, e i risultati hanno dato loro torto). Lei mi dice “non è così perché no. Perché lo dico io”.
          Un po’ scarsina come motivazione, mi perdoni.

          • Bene, apprezzo molto questo suo messaggio. Non è vero che io dico che è così perchè lo dico io, altrimenti potrei io rivolgerle la stessa affermazione. Capisco che siamo su due binari paralleli, fondamentalmente non incontreremo mai. Lei ha le sue convinzioni dettate dalla sua esperienza sulla casistica da Lei fin quì riscontrata, Io abbarbicato sulla mia posizione di chi presuntuosamente sa. Purtroppo, presunzione data da più di 25 licenze in solitario e forse un’altra decina da giovane accompgnatore, e se permette 35 anni sul campo qualcosa avranno insegnato. Lei può dire quel che vule, ma non potrà mai contestare il fatto che il cane a caccia si trova in situazioni, diciamo di ambiente difficile. Un roveto, un bosco, un ginestraio ma anche vegetazione alta frammista a sterpaglie di varia natura. Insomma un cane che va caccia si deve muovere nell’ambiente nel modo più agevole e sicuro possibile. Per questo in selezione si è optato per evidenziare alcuni caratteri e sopprimere altri. La coda nei continentali non è stata selezionata perchè fin nella notte dei tempi si tagliava e via. Questo per ragioni puramente pratiche, un cane ferito è un cane dolorante e un cane dolorante non rende a caccia. Discorso utilitaristico e scarno. d’accordo, ma dal medioevo a venir giù non andavano troppo per il sottlie nemmeno con le persone. Potrà appunto constatare come ci sia difformità nei “codoni” dei Bracchi. Code grosse e robuste come quelle di un labrador e altre che si assottigliano alla punta, portate a falce, dritte, a periscopio etc.etc. Se devo essere onesto, ammetto che un Bracco a coda lunga è inguardabile, questo certo in senso puramente egoistico/estetico, ma non disapprovo chi sceglie di non tagliare. E’ l’imposizione che stona e non va in accordo con il benessere reale del cane che lavora, perchè questo gli lo dico per esperienza diretta il cane che lavora in ambienti fitti e sporchi si lacera la coda. Su questo punto non ci piove.

          • Benissimo, prendo atto e credo a quello che lei dice (anche perché non vedrei il motivo di raccontar balle): per quella che è la sua esperienza, il cane da caccia si ferisce facilmente la coda. Ho due domande (anche per Mari, se volete rispondermi entrambi): a) e il resto del cane? Voglio dire, se un cane va a finire in roveti-cespugli-sterpaglie varie, non si ferisce anche altre parti? Il muso, le zampe, i fianchi? E in questo caso, non rende ugualmente meno? Quindi, perché tagliare solo la coda? Sì, vabbe’… lo so che il muso e le zampe non si possono tagliare: ma il concetto è “non ci sono altrettanti rischi che il cane si ferisca e quindi debba star fermo per un po’, anche se non ha la coda?”.
            b) questa forse è una domanda cretina, perché immagino che se nessuno l’ha mai fatto un motivo ci sarà…ma…pensare a un qualche tipo di protezione per la coda? Tipo, che so: anche i cavalli da ostacoli si feriscono facilmente le zampe: e siccome tagliergliele non si può, si fasciano. Non sarebbe possibile prevedere qualcosa di simile per i cani? Tipo una “guaina salvacoda”?

          • Ah, Gianni, avevo dimenticato il discorso estetico: questo, mi perdoni, ma è proprio identico-identico-identico ai discorsi che sentivo fare agli allevatori di rottweiler e boxer: “con la coda è inguardabile”. Verissimo, all’inizio: si vedevano code decisamente URENDE, anche perché nessuno le aveva mai selezionate. Tempo un paio di generazioni, le code sono diventate guardabilissime. Anzi, proprio belle. Tanto che all’inizio, quando vedevo un rott integro, pensavo “mannaggia, però è proprio brutto”: adesso, quando vedo un rottweiler con la coda tagliata, mi sembra di vedere un monco. Mi dà proprio fastidio alla vista, come se gli mancasse un orecchio o una zampa.
            Un po’, quindi, è questione di “farci l’occhio”, alle code: un po’ è questione di selezione. Ma a giudicare da quanto si vede nei Paesi nordici, che hanno abolito i tagli molto prima di noi, selezionare code corrette e gradevoli alla vista sembrerebbe piuttosto semplice.

        • Non ci spiega però la sua di tesi, a parte dire che è sbagliata quella degli altri.

          Io già “discussi” con la redazione sulla caudectomia, io non metto in dubbio che le amputazioni, in origine, non fossero per senso estetico.
          Una volta il cane doveva lavorare, non era uno sport (caccia, UD, stockdog etc etc), un cane che si fosse fatto male ad una coda rischiava la soppressione. Non c’erano i mezzi di oggi, ne veterinari, ne economici per far si che un cane ferito alla coda avesse tempo di riprendersi prima di tornare al suo lavoro.
          Quindi capisco che i “nostri nonni”, per alcune razze, avessero introdotto le amputazioni per evitare in partenza alcuni problemi, fosse anche stato che si facesse male un cane su 1000, per chi capitava era una tragedia.

          Ma oggi ha ancora senso tutto questo? La maggior parte dei cani non viene più usato per quello che è stato selezionato (ed è un peccato!), quelli che invece ancora lo fanno, tranne rare eccezioni, è per sport. Ad ogni modo, oggi, ci sono sia i mezzi veterinari, che economici, per curare il cane come si deve, prima di tornare a farlo lavorare.
          Quindi mi sento di dire che sì, la caudectomia (e le amputazioni in generale) oggi è inutile, fatta quasi esclusivamente a scopo estetico.

          P.S.: Ho due bastardini, entrambi maschi, entrambi castrati. Non l’ho fatto certo per amore, ma per…?????
          No aspetti, dovrei giustificarmi anche se avessi avute due femmine sterillizzate? O fa parte dei tanti per cui è normale sterilizzare le femmine, ma se si parla di castrazione dei maschi, le mani partono e si posano immediatamente sulla propria patta dei jeans?

          • Punto uno: Il discorso estetico è puramente personale, e per quello non saprei dare spiegazioni, non mi piace. capisco gli allevatori di boxer, e anche l’inutilità oggi dei tagli puramente estetici. Se per assurdo la caccia venisse proibità, non avrei opposizioni al divieto di taglio, fermo restando il tempo per “fare l’occhio”.
            Punto due: il cane nei rovi, nelle prugnole e in tutte quelle essenze spinose ma soprattutto fitte che creano pertugi angusti, va di sua spontanea volontà (questo è bene appurarlo) o perchè ha fiutato l’usta del selvatico o per sua esperienza nel sapere i posti idonei al reperire la selvaggina. Detto questo il cane in questi luoghi si ferisce inmaniera più o meno marcata. genralmente i miei Bracchi escono con tutte le spine addosso, qualche graffietto sul muso e niente più. Alcune volte è la punta delle orecchie a farne le spese. Però c’è da dire che il paragone con la coda ètotalmente diverso, perchè la coda sbatacchia a destra e sinistra, e il problema non sono tanto le spine quanto le lacerazioni dovute ad abrasione. Certo portare il cane una volta ogni 15 giorni non crea problemi, ma nella stagione di caccia mettiamo 3 volte a settimana per varie ore a volta è un bello stress per la coda. La parte colpita è appunto quella terminale, e quì l’esempio del manico di scopa e del corridoio è perfetto. Una volta lacerata l’epidermide, si apre un mondo di ulcerazioni sanguinanti di difficilissima guarigione, vuoi perchè il cane continuerà a scodinzolare facendo fuoriuscire il sangue in virtù della forza centrifuga, e vuoi perchè (e quì parlo per il Bracco) la pelle è sensibile a raccolgiere germi e batteri. le terapie sono piuttosto lunghe, pomate e polveri antibiotiche, qualcuno arriva perfino a mettere gocce di un noto collante per “sigillare” le ferite. La casistica per fortuna, dato che i nostri Bracchi sono a coda accorciata, è nulla. Ma basta guardare cosa avviene a Setter e Pointer che hanno un portamento di coda fuori standard. C’è da precisare che sia per il Setter Inglese quanto per il Pointer è prevista la totale immobilità della coda nella cerca se non qualche brandeggio nei cambi di direzione, mentre nei continentali, Bracchi e Spinoni in primis essa batte come un mtronomo scandendo il trotto di quest’ultimi. Mia personale opionione è che se fosse SOLO per fini estetici non avrei problemi ad accettare il divieto (seppur con remore legate al gusto personale) mentre dato che conosco direttamente il calvario di un cane con la coda escoriata, trovo tale divieto cieco e talebano. cosa importantissima è da ricordare che in altri paesi europei, spesso riferiti ad esempio in fatto di civiltà ed educazione, tale norma è stat posta in deroga per le razze da caccia appunto.

          • Preso nota di tutto :-). Ma la seconda domanda era proprio così cretina da non considerarla neppure? 🙁

          • Pardon! avevo saltato la seconda domanda, preso così dall’enfasi della prima. Non penso sia una cosa cretina, d’altronde esistono delle pettorine in kevlar per i segugi da cinghiale potrebbero prevedere una protezione per le code, e non è escluso che in futuro sia una via percorribilissima, non ci vedrei nulla di sbagliato purchè funzioni. La prima cosa che mi viene in mente è come fissarla al cane, legacci e cordini potrebbero impigliarsi nella vegetazione e fare peggio. Non saprei. Però, detto tra noi, uqella spuntatina al codino nella prima settimana di vita, senza punti e strascichi, davvero è così abominevole?

          • Abominevole proprio no! Mai detto né pensato. Però… ci sono due “però”: uno è il fatto che ci sia gente che invece di darla alla nascita, la “spuntatina”, la dà magari a due o tre mesi (e questo sì che è abominevole: il taglio della coda quando il sistema nervoso è completamente sviluppato è dolorissimo). Siccome “tanto si deve tagliare”, c’è chi interpreta la cosa in modo un po’ troppo personale: un po’ come avviene col taglio delle orecchie, che qualcuno fa a pietrate, per intenderci (vedi pastori maremmani, ma non solo).
            Se fossi così sicura che taglia sempre e solo una persona competente, e sempre e solo alla nascita (una settimana è già tardi), sarei meno contraria di quanto non sia adesso.
            L’altro “però” è, papale papale, il fatto che il cane non può dire la sua e che siamo sempre noi i responsabili di quello che gli facciamo subire. Tagliare via un pezzo di cane è una cosa che, per principio, non mi entusiasma…a meno che non sia assolutamente indispensabile, o comunque che non sia sicuramente una prevenzione contro mali ben peggiori. Io ho sempre fatto sterilizzare tutte le mie femmine, cosa ben più invasiva di un taglio di coda, perché se non le sterilizzi hanno una probabilità talmente alta di beccarsi piometre, cancri eccetera che il gioco mi sembra valere la candela. I maschi, che rischiano molto meno, li ho sempre lasciati interi, anche a fine carriera riproduttiva.
            Le code sono un problema che non mi ha mai toccato personalmente, visto che, dato il mio modo di vedere le cose, ho trovato che la cosa più furba fosse allevare cani a cui non si doveva tagliar via niente :-). Almeno mi evitavo gli scrupoli di coscienza.
            Però, SE mai avessi deciso di allevare cani che rischiavano di affettarsi le code, avrei provato ad eliminare il rischio senza eliminare la coda: il “copricoda” avrei provato ad inventarlo io, insomma. Se non c’è rimedio, se non ci sono alternative e se davvero il rischio è così elevato, per i cani da caccia posso anche accettare che si affettino le codine: ma SE ci fosse un’alternativa, vorrei che si provasse a seguirla, ecco.

          • Mi perdoni, ma se dovremmo abolire tutte quelle cose, ludiche o meno, che danno la possibilità ai (chiamiamoli) furbetti di andare contro legge……beh!! staremmo freschi! La coda si può accorciare nella prima settimana di vita, e la cosa va fatta con tanto di regolare certificato medico. Ora, Lei mi sta dicendo che siccome alcuni tagliano da soli e a volte più tardi rispetto alla prima settimana di vita, sarebbe logico e opportuno abolirala per tutti? suvvia! Io torno a ripetere che oggi certi tagli (orecchie e code) in cani che hanno da tempo perso la loro funzione principale sono del tutto inutili, mentre nei cani che ancora (per fortuna) svolgono quello per cui sono nati è di vitale importanza. Il fattore estetico, riguarda una piccola percentuale di soggetti in mano a cinofili e cacciatori che si dedica alle expo e quindi più attenta a certi criteri, il resto, la stragrande maggioranza è in mano a semplici cacciatori, che se ne stracicciano se il loro cane è bello o meno, se è aderente ad un qualsivoglia standard, l’importante è che sia bravo e sia messo in condizione di svolgere il suo ruolo di ausiliare nel migliore dei modi, a coda corta dunque.

  23. Concordo con mari, articolo carino, piacevole e ben scritto. Si vede l’amore per la razza e la conoscenza derivata da un genuino rapporto di stretta convivenza. Purtroppo, come sempre del resto, la non conoscenza del problema coda toglie quel pizzico di obiettività e lascia spazio sensibilità etica. Intanto, nelle razze da lavoro continetali, dove il dimenio di coda in fase di cerca è dato di fatto e caratteristica ricercata (a differenza delle razze inglesi)la caudotomia ha valore terapeutico-preventivo. Accorciare e non amputare a zero è la cosa più logica nell’incolumità e benessere del cane. Si lascia al cane la possibilità di avere il timone e il mezzo di comunicazione lo si mette al riparo da future ferite o rotture. Provate in uno stretto corridoio a dimenare a dx e sx un manico di scopa, poi dimezzate la lunghezza di quel manico e rifate la prova! Non finirò mai di stupirmi, perchè in questo paese, tagliare un coda per preservare la salute del cane è maltrattamento, mentre tagliare i testicoli allo stesso cane per mero scopo utilitaristico è un’atto d’amore!

    • Gianni, il fatto è che i cani non cercano in un corridoio e non vanno a sbattere contro i muri. Cercano in aperta campagna, laddove, se decidono di infilarsi in un roveto (che mi pare l’unico posto – o quasi – in cui possano ferirsi la coda), possono ferirsi qualsiasi parte del corpo (quindi non si capisce perché tagliare “solo” la coda). Se invece decidono di fare il giro largo, non si feriscono nulla.
      Poi mi dovete spiega’ anche perché al bracco sì e al pointer no, per esempio: quella del pointer è a prova di corridoio?
      Dài…la storia della coda nei cani da caccia è uguale identica a quella dei boxer, che secondo i “tagliatori” avrebbero dovuto rompersi tutte le code, se lasciate integre: dopodiché è cambiato lo standard, ora si devono lasciare integre per forza…e…sorpresa! Neanche una coda rotta!

  24. Scusa se lo dico,ma leggendo questi articoli umoristici ,sembra che tutte le razze canine siano un po’ “paracule”,chi più chi meno XD

  25. condiviso questo bellissimo articolo in un gruppo FB dove di propr di cani da caccia ne girano tanti .. 🙂 spero vorranno commentarlo in modo positivo !
    brava Valeria !

    • Mari, soprattutto nego l’utilità di “tagliarne un pezzo”. Posso ancora capire (pur non convidendole: ma sto abbottonata perché, non andando a caccia, preferisco non parlare di cose che non conosco a fondo) le ragioni di chi la taglia “tutta”. Ma lasciarne quindici centimetri, che senso ha? E’ quasi una coda intera…quindi perché non dovrebbe ferirsi? Solo perché manca la punta?
      Se qualcuno me lo spiega, ascolterò volentieri.

      • Guarda la coda viene tagliata di tanto, quasi della metà.
        Inoltre a chi dice come mai alcuni cani da caccia l’hanno lunga e non si fanno nulla, posso rispondere che molti di questi si feriscono, ma comunque hanno un modo di usare la coda diverso rispetto ai cani con la cautomia prevista dallo standard.
        Quando un bracco va in emanazione, muove freneticamente la coda, cosa che un setter o un pointer non fa.
        Il Bracco e per esperienza personale il kurzhaar comunica con il conduttore con la coda, ecco perchè averla troppo lunga può portare a tagli e ferimenti.
        Se hai altre domande sono qui, nel mio piccolo se posso rispondo.

  26. E’ tanto, troppo simpatico… mi fa morire quella pelle li!!

    Ma davvero è una razza poco conosciuta? Non dico se ne vedano tantissimi in giro, ma dalle mie parti il Bracco è molto conosciuto…

    Io, però, adoro il suo fratellastro spettinato 🙂

  27. mio nonno ne ha avuto uno in allevamento per addestrarlo e si chiamava Napoleone…già il nome diceva tutto,cane fantastico! aspetto di leggere lo standard sui segugi italiani 😉

  28. Grazie Valeria, articolo bellissimo, rivedo in tutto e per tutto il mio dolcissimo cane! Grazie da una savonese come te!

  29. non riuscirei mai a prendere un cane da caccia (volontariamente, in realtà ho una meticcia che ha tutto il temperamento di un segugio) proprio perché non ce la farei mai e poi mai a liberarlo in campagna con il rischio che si faccia i suddetti 500 km e sfugga alla mia vista. Morirei d’infarto. Però li amo profondamente, i bracchi e i segugi.

    • il bracco italiano non sfugge proprio da nessuna parte. Non è mica un pointer… magari evita di portarlo in zona di ripopolamento, ma se per “campagna” intendi una passeggiate in un sentiero lungo un fiume o una corsa in un prato di periferia, lo può fare anche il bracco senza particolari problemi… non piu’ di quelli che potresti avere con un retriever o con un terrier.

      • tanto non ce l’ho il bracco 🙂 e non ho intenzione di prendere volontariamente razze da caccia, hanno un temperamento che non mi si addice!
        Ad ogni modo invidio quelli che riescono a portare il proprio cane anche da caccia in giro per le campagne senza guinzaglio, e che hanno un buon controllo su di loro. Io con la mia, che ha un forte predatorio, non riesco veramente.

    • Qualunque cane va addestrato al richiamo,il bracco per di più è un cane da ferma che non si allontana mai molto dal padrone. Discorso un pò diverso per i segugi, che tendono sul lavoro a lavorare su ampi spazi anche lontani dal padrone. Ma in ogni caso con un serio addestramento al richiama, qualunque cane non scappa.
      Riguardo il Bracco Italiano, è per me uno dei cani più belli al mondo.

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