domenica 16 Marzo 2025

Sorpassato sarà lei (sottotitolo: se mi toccate Trumler, vi mordo una caviglia)

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – Scenario: un corso per educatori cinofili (con una seria aggravante, che però non dico perché non voglio fare riferimenti troppo precisi né nomi precisi: non perché la cosa mi preoccupi, ma perché sarebbe limitativo. Si potrebbe pensare che solo “quelle” specifiche persone ragionino così. E invece no, ‘sto dramma è generalizzato).
Tema: imprinting e impregnazione (ne abbiamo parlato anche noi in questo articolo, se l’argomento dovesse interessarvi).
Fatto:  il relatore la spara grossa. Uno degli allievi (non propriamente il pivellino di turno, ma una persona esperta che già lavora da diversi anni in cinofilia) obietta che forse le cose non stanno proprio così. Segue una discussione durante la quale l’allievo cita Eberhard Trumler (il signore nella foto a sinistra: 1923-1991). Gli viene risposto che quelle “sono teorie superate“.
Epilogo:  l’allievo, uscendo, capta una conversazione tra due “big” della scuola, nella quale uno dice all’altro: “Te l’avevo detto di non invitarlo, quello lì”.

Fine dell’aneddoto (ovviamente verissimo): e adesso discutiamone, se vi va. La mia interpretazione dei fatti (poi sarete tutti liberi di dire la vostra, come sempre) è la seguente:

Non invitarlo“, perché? Semplice: perché è uno che di cani ne capisce.
E la cosa sta infastidendo i Guru dell’educazione cinofila esattamente come la presenza di un cinofilo infastidisce da sempre i proprietari di canili e rifugi gestiti alla bell’e meglio e alla speraindio.
La competenza rompe le scatole; lo spirito critico innervosisce; le citazioni di personaggi che hanno fatto la storia (della cinofilia o dell’etologia) irritano.
Stessa domanda: perché?
Risposta, purtroppo, lapalissiana: perché finché si ha davanti una sfilza di  ragazzini (e soprattutto ragazzine) adoranti come fans al concerto rock, che pendono dalle tue labbra, che magari sono al loro primo cane (a volte neppure quello) e quindi prendono per buona qualsiasi cosa venga loro detta… allora li si può manipolare come si vuole. Ma gli si possono, soprattutto, sfilare soldi a tutto spiano illudendoli di aver dato loro una cultura cinofila di altissimo livello, anche quando in realtà gli si sono rifilate le stesse quattro storielle che potrebbero imparare con un paio di buoni libri e qualche ricerca in rete.
Il gioco è già pericoloso di suo, ovviamente (tant’è che non sono pochi i giovani che, pur nella loro beata ingenuità, cominciano a chiedersi se certe cifre siano giustificate e se certi rapporti qualità/prezzo siano accettabili): ma con qualche bel volo pindarico qua e qualche frase ad effetto là, di solito si riesce a tenere tutto sotto controllo… a meno che qualcuno non si alzi e non metta in discussione il relatore (o il Guru) di turno.
Gravissimo, poi, che lo si metta in discussione facendo i nomi di coloro che l’etologia canina l’hanno proprio inventata, come Konrad Lorenz e soprattutto Eberhard Trumler.

Il dingo australiano Tschanz, uno dei cani di Trumler

Dico “soprattutto Trumler” perché Lorenz, in realtà, si occupava di oche, con l’intento di applicare i propri studi alla psicologia umana (come quasi tutti gli studiosi dell’epoca, peraltro).
Trumler, suo allievo, fu invece il primo a studiare i cani con l’intento di capire i cani: e per far questo passò gran parte della sua vita in un mulino, insieme a un branco misto di cani-cani e di dingo (che sono molto più affini del lupo al cane domestico, ma sono anche animali selvatici: quindi sono la cosa più vicina che esista a quel concetto di  “cane naturale” che spesso usiamo a vanvera, visto che i nostri cani non vivono in natura, mentre quelli che vivono davvero in natura sono i lupi…che però sono appunto lupi, e non cani).
A fronte di quella che fu la sua esperienza, a fronte della corposità e dello spessore dei suoi studi e delle conclusioni che ne trasse, dire che  Trumler è “sorpassato” equivale a voler far credere a qualcuno che siamo in grado di sorpassare,  in un circuito, una Formula Uno degli anni ’80 con la nostra Panda nuova.
Non ci crede nessuno. Ti ridono tutti in faccia. Ti spernacchiano sonoramente.
Perché la nostra macchinetta sarà pure nuova, ma è appunto una macchinetta: mentre quella, pur se datata, era una Formula Uno.
Allora, io dichiaro ufficialmente che una persona che ha passato vent’anni della sua vita a studiare esclusivamente il comportamento dei cani (e i dieci anni precedenti non è che li avesse passati a giocare a boccette: li ha trascorsi collaborando alla Raccolta Zoologica Statale di Monaco), è una Formula Uno dell’etologia.
Chi intendesse smentirmi, gentilmente, prenda la sua Panda (sperando che non sia costruita a forza di copia-incolla da studi di gente che magari ha passato una settimana a studiare i cani in laboratorio), scenda in pista e mi dimostri che va più forte. Altrimenti gli rido in faccia e lo spernacchio sonoramente.

Mi si dirà: hai citato anche Lorenz… ma Lorenz qualche inesattezza l’ha detta, quando si è occupato di cani.
Assolutamente vero (anche perché – ripeto – i cani non erano il suo interesse primario): vero anche che Lorenz, sotto alcuni aspetti (non tutti)  può dirsi “sorpassato” (e Trumler no).
Ma il punto davvero interessante è un altro. La domanda importante è: “chi” l’ha sorpassato? Ovvero, chi è stato ad accorgersi che aveva sbagliato?
I Guru di oggi? I suoi allievi di allora? Altri studiosi suoi contemporanei?
NO! Se n’è accorto lo stesso Lorenz, continuando ad informarsi e rendendosi conto da solo che alcune sue teorie (prima fra tutte quella della doppia discendenza del cane dal lupo e dallo sciacallo) erano sbagliate.
Che poi la cosa è del tutto normale: agli inizi, proprio ai primordi di una qualsiasi scienza, è normalissimo che si prenda anche qualche granchio.
La cosa interessante (e inquietante) è semmai il fatto che Lorenz si sia dovuto smentire da solo, perché nessuno degli studiosi della sua epoca aveva mai osato alzarsi in piedi e profferire la Frase Storica:  “Ma che cazzo stai a di’?
Perché, ovviamente, Lorenz era il Guru dei suoi tempi. E come tale, intoccabile.
Per fortuna lui ebbe l’onestà intellettuale di tornare da solo sui propri passi: altrimenti oggi saremmo ancora qui a dividere le razze in “lupine” e “sciacalline” (o forse no, perché alla sua morte, forse, qualcuno l’avrebbe contraddetto. Ma finché era vivo, no: quindi avremmo scoperto solo nel 1990 che lo sciacallo non c’entrava nulla con le origini del cane).

Oggi la storia (come sempre accade) si ripete: con la sola differenza che di Guru intoccabili, oggi, ne abbiamo a carrettate (e che l’onestà intellettuale è diventata merce sempre più rara).
Ora io vi chiedo: tra i vari Guru moderni e postmoderni, quanti hanno passato la vita – o buona parte di essa – in mezzo a un branco di cani?
Posso azzardare un bello zero spaccato?
Oggi abbiamo alcuni studiosi, sparsi qua e là per il mondo (mai italiani, che io sappia: se c’è un italiano fatemi un fischio, grazie!) che si occupano saltuariamente di etologia canina e che di solito se ne occupano, come ho detto sopra, in condizioni di laboratorio.
Che, per carità, non sono certo da  condannare a priori, visto che sono le uniche condizioni quantificabili e controllabili. Però, nove volte su dieci, mostrano dei buchi larghi quanto il lago di Garda: non per niente sono – da sempre – oggetto di prese in giro e barzellette varie, vedi vignetta a sinistra.
Un esempio a caso: secondo gli esperimenti condotti in laboratorio, il cane non possedeva capacità di apprendimento mimetico. Sperimentato, scritto, sottoscritto e timbrato dalla Scienza Ufficiale.
Oggi va di gran moda il “do as I do“, ovvero “ti faccio vedere una cosa e tu la fai uguale”.
In realtà questo non è un vero e proprio apprendimento mimetico al cento per cento (altrimenti avrebbe avuto ragione quel mio allievo che, non riuscendo a far mettere a terra il suo cane, gli “faceva vedere” mettendosi lui in posizione, con tanto di lingua fuori e di culo “scodinzolante”): è un esercizio che si ottiene modellando le varie fasi. Però prevede comunque che il cane sappia osservare e ripetere un comportamento, quindi prevede quella capacità di mimesi che la scienza ufficiale, dopo gli esperimenti in laboratorio, aveva negato.
Esempio più generico, ma ancora più eclatante: tutto il behaviourismo, ovvero la teoria secondo la quale il cane agirebbe unicamente in base ai propri istinti senza alcuna capacità di ragionamento, è stato basato su esperienze di laboratorio. Che, cosa più comica in assoluto, risultarono poi falsate proprio dal fatto che il cane “ragionava” e quindi, in laboratorio, si comportava in modo diverso da come avrebbe fatto in libertà.

Ora, se le conclusioni tratte in passato dall’osservazione in laboratorio sono sempre risultate sballate (o quantomeno incomplete), qualcuno vuole spiegarmi per quale strano motivo quelle attuali dovrebbero essere prese per oro colato?
E, altra faccia della stessa medaglia: perché si prende per oro colato la settimana di osservazione di un branco di lupi in libertà dello studioso dell’ultima ora, mentre si spernacchia Shaun Ellis che nel branco di lupi c’è vissuto per anni, “facendo il lupo” egli stesso,  contestandogli  il fatto che il suo branco vivesse in condizioni di semi-cattività e che quindi non si potesse considerare del tutto “naturale”?
Mi sembra “etologia ad orologeria”, per parafrasare una frase usata (ed abusata) in politica.
Il laboratorio va bene quando trae le conclusioni che piacciono a noi, mentre quando presenta conclusioni che non ci piacciono vogliamo solo soggetti allo stato naturale.
Maddai. Un po’ di coerenza, per pietà!

Tornando a Trumler, c’è da ricordare che intanto che osservava il comportamento (libero) dei suoi dingo, lo metteva anche a confronto con quello dei suoi cani-cani (mi ricordo, tra quelli citati nei suoi libri, un husky, vari cani da alce norvegese, un alano e un mix collie-pastore tedesco) per verificare quanto i modelli divergessero tra canidi “naturali” e cani domestici.
Tra gli studiosi moderni – quando proprio vogliono osservare qualcosa anziché limitarsi al copia-incolla dagli studi altrui  –  oggi è diventato di gran moda utilizzare  i cosiddetti cani ferali, ovvero ex cani domestici considerati  “rinselvatichiti” e quindi “simili al lupo” (anche se in realtà il loro comportamento si avvicina molto di più a quello del dingo, che in natura è un opportunista e un gran cacciatore di bidoni della spazzatura, che non a quello del predatore lupo).
Questi cani ferali, stringi stringi, sono cani randagi: insomma, cani abbandonati  e/o loro figli, che hanno quasi immancabilmente alle spalle delle esperienze traumatiche o che sono stati imprintati ed educati da genitori che le hanno avute.
Ho ripetuto spesso, e qui confermo, che studiare l’etologia canina sui cani ferali equivale più o meno a studiare la psicologia umana su un gruppo di pazienti di un ospedale psichiatrico. Qualche spunto interessante si potrà trovare, non dico di no: ma da qui a trarne deduzioni sul comportamento dell’umano medio, presumo ce ne passi.
Il fatto è che, ci piaccia o meno, sul “cane” generico non c’è più niente da scoprire
: e probabilmente c’è ancora meno da scoprire sul lupo (che in realtà è già stato studiato molto più a lungo e in modo più approfondito del cane).
Soprattutto, credo appaia evidente a tutti che “il cane” generico è un’entità astratta, visto che il lavoro di selezione effettuato dall’uomo ha creato tipologie non solo fisiche, ma anche caratteriali, che si somigliano tra loro come io somiglio a Noemi Campbell.
Personalmente, essendo da sempre innamoratissima del lavoro di Trumler, quando allevavo avevo tentato di imitarlo (in modo molto approssimativo, perché lui “osservava” e basta anche quando i suoi cani si scannavano, mentre io mi buttavo nella mischia urlando per dividerli: la freddezza scientifica non è mai stata il mio forte): per quasi dieci anni ho passato almeno due ore al giorno a prendere appunti su ciò che facevano i miei cani quando stavano in branco.
Come ho già raccontato in altre occasioni, miei appunti hanno poi fatto una triste fine (morti annegati durante un’alluvione) e quindi non ho mai scritto il libro che avevo in mente di trarne: ma SE fossi riuscita a scriverlo, probabilmente avrei scritto qualcosa di sensato e affidabile sul siberian husky, non sul “cane”. Perché in seguito, quando ho vissuto – per esempio – con un terrier di tipo bull, ho potuto verificare che moltissimi suoi comportamenti non rientravano neppure di striscio in quelli che avevo pensato di poter codificare osservando gli husky.
E se oggi potessi fare lo stesso tipo di lavoro con altre due o tre razze diverse (o su altre cento), penso che troverei ulteriori discrepanze.

Per questo sono profondamente convinta che si possa parlare di “cane” generico solo finché si ci riferisce al cucciolo: diciamo, più o meno, dalla nascita ai  sei-sette mesi.
Ma in questo campo credo proprio che non si possa scoprire nulla di più di quello che scoprì e scrisse Trumler negli anni ’70.
Dopo questa età, ogni cane diventa un individuo a sé stante, con alcune caratteristiche comuni agli altri soggetti della stessa razza (e cioè quelle che si possono trovare negli standard caratteriali, che non per niente constano di quattro o cinque righe quando proprio son lunghi), ma assolutamente non codificabile in canoni troppo generalizzati: perché se lo si fa, si rischia grosso.
E siccome l’unica vera novità (e il vero business) della cinofilia moderna non sono le inesistenti “nuove teorie” etologiche,  bensì  il buonismo (non “la bontà”, né “la gentilezza”, né “il rispetto”: quelli sono sempre esistiti: proprio il buonismo, inteso come esasperazione quasi patologica di questi concetti),  ecco che nascono problemi davvero seri.
Il buonismo, infatti, rovina immancabilmente il cane, animale sociale e gerarchico che ha bisogno di un leader. ma se con certe razze la cosa passa inosservata o quasi, con altre le cose si complicano.
Una parte piuttosto cospicua dei guru moderni (NON tutti: ma parecchi sì) ha visto bene di aggirare l’ostacolo dedicandosi solo alle razze più facili, più gestibili, più docili, insomma più “soft”, sconsigliando a tutto spiano l’acquisto di quelle più “toste”, che li metterebbero in difficoltà.
Se poi  il cliente non li sta a sentire, e si presenta con il rottweiler o il dogo… non è che li indirizzino altrove (perdere un cliente? Giammai!). Invece, finché si tratta di un cucciolo, provano ad applicare metodi, strumenti e approcci adatti alle “loro” razze; e per diversi mesi, tutto sembra filare liscio. Appena il cane cresce, però, può succedere che qualche problema si presenti (cane tosto + umano esageratamente buonista è spesso un’abbinata micidiale):  e a volte è anche serio. Per esempio, un problema di aggressività verso gli umani.
Allora che fa, il Guru? Si rassegna forse all’idea di perdere il cliente e lo manda da qualcun altro, finché si è ancora in tempo a salvare il cane?
NO!  Spedisce quasi immancabilmente il cane dal comportamentalista, che lo riempie di psicofarmaci: dopodiché, se ancora la cosa non si risolve, propone (pure con la faccina triste di circostanza) la Soluzione Finale: l’eutanasia. Via il dente (anzi, via il cane), via il dolore: e che il prossimo cucciolo, mi raccomando, sia un golden o un border collie (consiglio che il cliente, choccato dall’esperienza precedente, si precipita stavolta a seguire).

In alternativa, a volte, il cliente manda a quel paese il Guru, non fa sopprimere il cane e si  rivolge invece a un addestratore che conosce bene la razza: il quale, se avesse preso in mano lo stesso identico cane da cucciolo, ci avrebbe lavorato senza violenza e senza coercizioni di sorta e ne avrebbe fatto un animale socievole, docile, sereno e rispettoso degli umani.
Invece, adesso, si vede costretto ad affrontare un tamarrone (magari di 50 o 60 chili) abituato ad imporsi sugli umani con la forza. Cosicché deve:
a) rischiare la pellaccia sua per colpa delle cavolate altrui;
b) usare, almeno in alcuni casi, quelle maniere forti che non avrebbe MAI utilizzato se il cane non fosse arrivato a quei punti.
Ma l’assurdità finale, il danno che si accompagna alla beffa, è che adesso quelle maniere fanno pure il gioco dei Guru!
Perché magari uno passa di lì, vede l’addestratore che dà un tirone al cane col collare a strangolo e pensa: “Uhhh! Ma allora è proprio vero! Questi qua sono tutti dei cattivoni violenti!”, esattamente come gli aveva raccontato il Guru.
Non sa perché l’addestratore stia facendo così: non ha idea del fatto che il cane, a forza di essere trattato come “il bambinone della mamma”, è diventato un criminale a quattro zampe che non puoi più ridurre alla ragione con la dolcezza, perché prima che tu riesca a ridurcelo ti si mangia vivo. L’osservatore vede solo la “cattiveria umana”, perché l’hanno condizionato a pensarla così di chiunque non sia olistico, ecumenico, buonista.
Ripeto, a scanso di equivoci: non voglio dire che questo scenario sia fisso ed immutabile, né che tutti i gentilisti, buonisti, olistici ed ecumenici rovinino i cani.
Grazie a Dio non è così, e sempre grazie a Dio non tutti i cani tosti, anche se trattati come bambini scemi, diventano carogne.
Però, purtroppo, succede.  E succede troppo spesso per i miei gusti.
Di storie come questa ne ho vissute già troppe sulla mia pelle, ai miei tempi: ma ultimamente ne sento in continuazione. Molto, ma molto più spesso che ai “miei tempi”.  E siccome queste storie finiscono spesso con un cane morto, io mi preoccupo. E mi preoccupo assai.

Ma ho divagato, quindi torniamo al punto iniziale: Trumler è “sorpassato”, sì o no?
Io posso solo ripetere quanto detto sopra: se siete capaci di sorpassarlo, fatemelo vedere su strada.
Finora, devo dire, io non ho visto proprio niente. Nessuna Panda ha attraversato a trecento all’ora  il mio orizzonte.
Quelle che invece ho visto, in abbondanza,  sono state:
a) teorie prese di peso dalla psicologia umana e mutuate sul cane, cosa che sinceramente mi lascia alquanto perplessa.
Ci ripetono ogni due per tre che non dobbiamo basarci sul lupo per educare il nostro cane, perché il lupo non è un cane (verissimo)…e poi dovremmo basarci sulla psicologia umana? Cioè, siamo più cani noi dei lupi?
Spero mi sia permesso di alzare un sopracciglio in segno di “oibò”;
b) arcani linguaggi (come il  famoso “cinoegizio” citato da Giovanni Padrone) inaccessibili a chiunque non faccia parte della misteriosa setta X o Y (alla quale, guarda caso, si accede solo staccando un cospicuo assegno);
c) studi basati su gruppi di cani estremamente “di nicchia” e sicuramente non considerabili come “cani” generici: oggi i cani ferali, domani – chissà – il branco di maltesi o la famigliola di alani pattern.
d) rivoluzionarie “scoperte” di  cose risapute da secoli alle quali però si dà un nome diverso. Poi si aggiunge un pizzico di cinoegizio, uno spruzzo di “nuove teorie” ricavate un po’ dal laboratorio e un po’ dall’osservazione dei bolognesi nani uruguayani… et voilà, il gioco è fatto. E il marketing pure.
Dopodiché si dà del “sorpassato” a Trumler senza diventare neppure un po’ rossi.

Complimenti per la faccia di tolla, eh?  Davvero, complimenti sinceri.
Peccato che in tutto questo ci sia qualche piccolo effetto collaterale. Per esempio il fatto che quelli che NON sono ragazzini al loro primo cane, quelli che l’etologia l’hanno studiata davvero e che i cani li conoscono davvero, non ci caschino così facilmente.
Certo, una soluzione può essere quelli di  “non invitarli” più ai corsi di cinofilia postmoderna. Un’altra potrebbe essere quella di bocciarli all’esame, perché no.
Purtroppo per questi signori, però, ci sono anche quelli che di esami non devono darne più: o perché con i cani non ci lavorano più (come la sottoscritta, per esempio), o perché non hanno bisogno del diplomino per dimostrare che sono bravi visto che sono già ben noti, che hanno ottenuto i loro bei risultati e che hanno già una vasta clientela.
C’è, insomma, un bel po’ di gente “non ricattabile” che con i cani ci ha lavorato tanto, che ha studiato tanto, che conosce tutta la storia della cinofilia – retroscena compresi – e che spesso, sentendo il parolone nuovo, è in grado di dire a ragion veduta: “Olè! Hanno scoperto un’altra sorgente di acqua calda”.

Tipo, che so: “i lupi dominanti non capottano i sottoposti a pancia all’aria, ma sono questi ultimi a porgere il ventre e la gola in segno di rispetto“.
Ma va’?
Se sentite un qualsiasi Guru parlare di questa storia, potete scommettere che farà riferimento a David Mech e ai suoi “recenti studi”.
Ma io, guarda caso, ho in libreria un libro di David Mech (titolo: “Il lupo artico: una straordinaria esperienza di vita con il branco”), in cui l’Autore spiega esattamente questi meccanismi. E lo sapete di quand’è, questo libro? Del 1988.
Vi metto anche la foto dimostrativa, nel caso siate rimasti a bocca aperta (se non leggeste bene, cliccateci sopra: la foto si ingrandirà).
Ebbene sì, questi “recenti studi” hanno venticinque anni: l’età di mio figlio.
Chi lo sapeva, alzi la manina.
Che poi i Guru li abbiano scoperti l’altro ieri, è un problema loro:  ma io li ho letti nell’88 e molti altri, come me, queste cose le sanno da venticinque anni.

E di  “zooantropologia cognitiva”, ne vogliamo parlare?
Il cognivitismo – preso di peso dalla psicologia umana, vedi sopra – è nato ufficialmente nel 1967, e questa dovrebbe essere cosa nota a tutti (in ogni caso, lo può scoprire facilmente  chiunque: basta una ricerchina su google).
Quanto alla zooantropologia, l’ha inventata Hubert Montagner (etologo e direttore del Laboratorio di psicofisica della Facoltà della Scienza e della Tecnica dell’Università di Besancon) nel 1989. E’ il signore che vedete nella foto a destra: ha scritto pure un libro che si intitola “Il bambino, l’animale e la scuola (Zooantropologia)”.
Che poi un italiano l’abbia scoperta e diffusa anche da noi, può farmi solo piacere. Onore al merito. Che sia stata simpaticamente abbinata al cognitivismo, pur con tutte le perplessità di cui sopra, mi sta benissimo.
Ma che si dica che è stata “inventata” qui, e in questi ultimi anni, è semplicemente falso.
E visto che mi sembra inutile fare i vaghi, poiché sappiamo tutti benissimo di chi si sta parlando, in questo caso facciamo pure nomi e cognomi.
In libreria io ho due libri di Roberto Marchesini: il primo, “Zooantropologia”, è del 1999. Il secondo, “Fondamenti di zooantropologia – zooantropologia applicata”, è del 2005. A dire il vero di libri ne ho tre, ma il terzo (“A lezione dal mondo animale”) di zooantropologia parla solo marginalmente: e comunque è del 2001.
Dunque, la zooantropologia – intesa come termine, perché i suoi concetti intrinseci sono molto più antichi – esisteva da dieci anni quando Marchesini ne ha scritto per la prima volta, e da sedici quando ha iniziato a costruirci sopra la sua immagine e la sua carriera.
C’è qualcosa di male, in tutto questo? Certamente no!
Purché non si bari, purché si mantenga la dovuta correttezza e si dia a Cesare quel che è di Cesare.
Ma sia ben chiaro: non dico che sia lo stesso Marchesini, a barare.
Anzi, lui è corretto! Tanto che non soltanto nei suoi libri, ma anche nel suo sito si legge: “Alla fine degli anni Ottanta prende avvio una nuova disciplina, la zooantropologia, che ha come obiettivo di ricerca lo studio del rapporto uomo-animale negli eventi interattivi e relazionali e la valutazione dei contributi apportati all’uomo da questa relazione“.
“Fine degli anni ’80”: lo dice chiaro e tondo.
Sono alcuni dei suoi seguaci, semmai, a raccontare in giro che l’ha inventata lui. Purtroppo per loro, però, raccontano il falso: e chi sta in cinofilia da un po’ di annetti, lo sa. Chi ha studiato questi argomenti con un po’ di impegno e di approfondimento, anche se è più giovane di me, lo sa.

Potrei andare avanti a lungo con esempi di questo tipo, ma mi sembra superfluo.
Nel frattempo, per me, la conclusione è una sola: prima di dare del “sorpassato” a Trumler e a tutti quelli che, come lui, hanno scritto la storia dell’etologia cinofila, bisogna:
a) dimostrare che sbagliava: ma dimostrarlo con i fatti, non cambiando nome alle cose né esprimendo in cinoegizio gli stessi identici concetti che lui espresse in un tedesco comprensibile (era austriaco) e che poi vennero tradotti in un italiano altrettanto comprensibile;
b) scoprire (per davvero) qualcosa che lui non avesse ancora scoperto: possibilmente sul cane inteso come specie, e non sui bolognesi nani uruguayani;
c) permettersi di considerare attendibili le proprie teorie e/o conclusioni solo dopo studi che siano lunghi, scientificamente rigorosi ed approfonditi almeno la metà di quelli di Trumler.
In mancanza di questi presupposti, per me, Eberhard Trumler resterà una Formula Uno e quelli che oggi gli danno del “sorpassato” saranno soltanto delle Panda.
E adesso, a voi la parola.

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  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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83 Commenti

  1. articolo meraviglioso…io vivo con tre lupi alsaziani e col tempo ho imparato che funzionano ed hanno esigenze “leggermente diverse” da quelle che un qualsiasi “Buonista” gli decreterebbe…quindi tra tutti i libri comperati mi sono imbattuto in quelli di Trumler e subito ho capito che trattasi di scienziato non di educatore cinofilo…certo i suoi libri sono molto più difficili, in particolare quando parla di incroci ed allevamento, ma di sicuro Formula Uno…..sottolineo solo che la parte più importante del tuo discorso è quella che parla di “Buonismo”, praticamente a fine commerciale…e tale concetto andrebbe iper divulagato, ovunque, per esempio nelle scuole, a tutte le età, (che ne so 1oretta a settimana) dato che almeno 5 famiglie su 10 hanno il cane/giocattolo per i bambini…..questo al fine di evitare incidenti, es. di aggressività nei confronti di persone e/o altri cani….ma soprattutto nel rispetto del cane (di qualsiasi razza),……come hai detto…per esempio per loro, un leader è troppo importante…….cmq grazie veramente per le belle parole….un semplice proprietario di cani,,,,,senza alcun attestato brevetto o altro…….ciao Salvo

  2. Buongiorno, innanzitutto complimenti per l’articolo. Desideroso di ampliare la mia conoscenza sull’argomento (ho da poco preso con me un adorabile Spitz Piccolo) ho cercato su internet alcuni libri di Eberhard Trumler. Essendo le versioni italiane già terminate in tutti gli store che ho visitato, ho virato la mia attenzione sulle edizioni in lingua inglese. Tuttavia ho un dubbio: i libri “Understanding your dog” e “Your dog and you” recanti la stessa copertina, lo stesso anno di pubblicazione (1973) e una prefazione di K. Lorenz sono equivalenti o diversi? Io ho preso il primo e non so se merita che prenda anche il secondo.
    Grazie per il suggerimento

  3. È stato molto prendere nota della lista di libri, sto cercando ora “a tu per tu con il cane” di trumler ma non riesco a trovarlo né nuovo né usato nelle varie biblioteche che conosco. Qualcuno può aiutarmi a trovarlo? Grazie…

  4. Leggo spesso questo sito, i suoi articoli nonché i commenti, mi permetto questa volta di commentare quelli che sono stati cancellati, perché sì, leggo anche quelli, perché “voglio sapere” il motivo per cui sono stati cancellati. Essendo inoltre libera di dire la mia, vorrei dire: il signore del post cancellato NON ha “parzialmente” torto. Spiego: “parzialmente” concordo sul fatto che le razze canine esistono come tali con le loro caratteristice che li differenziano gli uni dagli altri, e che NON è detto che se prendo una determinata razza, sia “corretto” fare esclusivamente quello per cui la particolare razza è stata selezionata da anni. Ma santo cielo, addirittura “eliminare” queste razze perché non corrispondono più a parametri/richieste “moderne” (alias tutti bravi per i parchetti)? Ma stiamo scherzando? Redazione, Karma, giustizia divina, fulminatemi voi se tutta l’esperienza che ho avuto negli anni, è stata vana per dire ciò che sto per dire: ADATTAMENTO. Si sono adattati gli animali, “noi” non riusciamo a farlo? E mi riferisco a “noi” come se non fossimo animali anche noi esseri umani….Ma adesso, sempre più spesso tra l’altro, mi chiedo: ci vuole davvero una laurea, anni di studio, una grossa calotta cranica, una massa grigia che produca onde celebrali maggiori per capire quello che si sputa dalla bocca? Evidentemente sì. Evidentemente, seguendo la metodologia da test scientifico, sono più quelli che la pensano così che no,ergo evidentemente ci vuole davvero qualcosa di “para-normale” per capire che ci si può “adattare”. Sia il cane che “noi”. Io ho uno Shiba. Devo andare “per forza” a caccia di cinghiali,fagiani e orsi giapponesi per fare “ciò per cui è nato”, sennò non me lo posso prendere? Mi viene da ridere solo ad averlo scritto. Tu, esimea testa di umanoide, sei nato per stare seduto 29 ore al giorno davanti a un pc, con aria condizionata, vestiti, e fare commenti simili? No, allora perché ci stai? ADATTAMENTO. Parolona, parolaccia! Un cane è stato selezionato, “adattato” nel corso di SECOLI, non 10 anni dal passaggio al cellulare al palmare, SECOLI, per fare ciò che per SECOLI ha sempre fatto. Ma le sue “attitudini” possono essere, a quanto mi risulta PROVATO, “adattate” anche ad altri scopi. Ma no, meglio “eliminare”. Se volevi esprimere con il termine “eliminazione” un concetto diverso, magari simile all’adattamento, perdonate l’intervento. Ma se voleva proprio suggerire ciò che ho scritto, Redazione, scusatemi, ma stavolta ho detto la mia. Perché questa linea di “pensiero” fa uscire in me in tutti i sensi, il lupo dalla tana. Perché questa linea di “pensiero” non differisce da quella che è “comunemente definita cattiva”, termine tra l’altro che non approvo. Non è questione di cattiveria, è questione di ignoranza, di annichilimento culturale e/o mentale, di incapacità di reazione e di agire, di impoverimento morale e/o intellettivo, è proprio questione di qualcosa che dentro “non va bene”, “non va bene” se tu invece di affrontare un problema, lo elimini, che poi con questo “pensiero” si attuano le “cose” presenti nell’articolo fatto da poco dalla Sig.ra Rossi “SOCIALMENTE PERICOLOSO SARA’ LEI”, cose appunte attue da ignoranza, impoverimento, stupidità, che, a parer mio, non è questione di cattiveria. E’ proprio questione di “eliminazione”. Sì, ma a loro che li commettono!

  5. Si fa un gran parlare di zooantropologia ma non si riesce a capire con nettezza cosa sia. Spesso si cambiano i termini ma non cambiano i concetti. E’ davvero qualcosa di nuovo, al di là di chi l’ha inventata-scoperta-divulgata-esportata o è la solita roba rifritta riproposta con un lessico nuovo???
    Trumler ce l’ho ed è uno dei libri più belli e utili che ho.

  6. Parlando di metodi superati; leggendo le interviste di Cesar Millan che si trovano qui in Messico (vivendo nel paese dove lui e’ nato ho a disposizione molto piu materiale per capire csa faccia esattamente) si puo scoprire facilmente una cosa: il suo “metodo” non si deve a lui, bensi a suo nonno. Un contadino-allevatore messicano degli anni 50-60. Ed e’ lo stesso Cesar a dirlo in varie interviste, nelle quali riconosce di avere semplicemente adattato il metodo di suo nonno. Ma la gente lo vede in televisione, non si informa e pensa di star vedendo la tecnica superinnovativa appena arrivata dagli USA. Incredibile come sia facile far credere di stare presentando delle novita assolute

  7. Buongiorno,

    sono capitata su questo articolo cercando informazioni ed approfondimenti su Thrumler, di cui ho appena cominciato a leggere il libro “a tu per tu con il cane” e che trovo molto interessante. Essendo io esattamente una “cinofila dilettante et in pieno apprendimento”, non mi permetto di dare alcun parere dal basso della mia ignoranza, invece mi interrogo sul giudizio che mi sembra molto negativo sui vari corsi per Educatori/ Addestratori.
    In effetti mi sono interessata per uno di questi corsi, per un misto di passione, curiosità e voglia di educare il padrone prima del cane!
    Ho guardato sul sito dell’ENCi ed ho trovato alcune indicazioni di corsi tra cui ne avevo selezionato uno fatto dalla Protezione civile (ASSOCIAZIONE DI PROTEZIONE CIVILE S.O.S. CINOFILA E RADIO EMERGENZA – ONLUS).
    E’ un corso per Addestratori, ma esistono anche corsi per EDICATORI? Se si, me ne saprebbe indicare qlcuno?
    In ogni caso, visto il rischio (difficile per un “pivellino”) di inacappare in falsi guru, c’è un qualche ente o riferimento che potrebbe darmi per incontrare delle persone serie?

    Grazie,
    Smona

    • Per quella che è la filosofia dell’ENCI (e per una volta sono perfettamente d’accordo anch’io, che con l’ENCI non è che vada proprio a braccetto…):

      “Nella figura professionale dell’addestratore confluiscono tre livelli d’intervento, a cui corrispondono tre figure:
      1. educatore;
      2. istruttore;
      3. addestratore in senso proprio.
      Tutte e tre queste figure devono avere una conoscenza di base della psicologia canina e una buona esperienza nel trattare gli animali.
      L’ educatore è colui che aiuta il proprietario di un cane a insegnargli come comportarsi in maniera corretta: per esempio a non tirare al guinzaglio, a non assumere atteggiamenti aggressivi o di rifiuto con gli estranei, a stabilire corrette relazioni di socializzazione con gli altri cani, a non essere irruen-to e a rispondere ai comandi, a non disturbare in qualsiasi ambiente. , come quando sta davanti a un negozio o all’uscita di scuola.
      L’istruttore è colui che, con un programma ben definito, insegna al proprietario come far eseguire al proprio cane esercizi di obbedienza fino a un approccio dilettantistico a qualche sport cinofilo.
      È insomma colui che insegna al padrone l’addestramento del cane.
      L’addestratore vero e proprio è colui che valorizza con il patrimonio genetico del proprio cane o di un cane di terzi, ottenendone abilità specifiche che possono essere anche tese all’acquisizione di brevetti (sportivi o utilitaristici) o alla partecipazione a gare professionistiche riconosciute dall’ ENCI e dalla FCI”.

      Insomma, non si può essere addestratori se non si è anche educatori. Si può essere solo educatori, invece: ma è comunque un primo passo che dovrebbe avere altri sbocchi, altrimenti resta molto limitativo.

  8. grande valeria per quello che scrivi e per come lo esponi se non fosse che al pc mi si fondono gl’occhi dopo un po, ti leggerei per ore

  9. Ecco…questo articolo capita proprio a fagiuolo! Sto cercando da mesi e mesi e mesi un corso di educatore cinofilo… a leggere le presentazioni non si capisce un granchè… ho letto decine e decine di libri di etologia, non solo sui cani… mi piace studiare, provare, ascoltare, ma alla fine uso sempre il mio metodo che va bene sul mio cane (o cavallo che sia)… lo vorrei fare questo corso per approfondire la mia cultura personale e la mia veterinaria mi spinge perchè lo faccia (a dire il vero vuole che mi iscriva all’università per fare veterinaria, ma ormai sono vecchia)… non navigo nell’oro e frequentare un corso che mi costerà uno sproposito per sentire delle boiate mi farebbe ribollire il sangue… consigli?! Please 🙂

  10. Complimenti, uno scritto davvero completo, realistico ed incisivo.
    Ineccepibile.
    “Purtroppo” confermo tutte le problematiche esposte, sia per esperienze di allevamento, addestramento e lavoro dove ho incontrato queste stesse situazioni chiamiamole “paradossali”
    Ancora Complimenti a Valeria Rossi.
    Saluti
    Marcello

    • “Ho ripetuto spesso, e qui confermo, che studiare l’etologia canina sui cani ferali equivale più o meno a studiare la psicologia umana su un gruppo di pazienti di un ospedale psichiatrico”… E c’è chi lo fa e se ne vanta anche…

  11. Daniele, io come te ho studiato informatica, ho fatto piu’ di 25 anni di pratica di informatica e riconosco di essere un ignorante di informatica.
    Invece ho fatto un corso di 180 ore di istruttore cinofilo e potrei non solo aprirmi un campo, rovinare i cani dei clienti e andare a criticare gli educatori che non sono istruttori.
    Questo e’ veramente assurdo.
    La cinofilia negli ultimi anni ha subito una trasformazione simile a quella dell’informatica, dove concetti nuovi diventavano molto presto obsoleti. Con questo non voglio dire che i metodi tradizionali non siano efficaci, ho visto con i miei occhi cani con il collare con le punte che erano molto motivati e giocavano con la pallina o con lo straccio.
    Ho visto cani educati con il metodo gentile abbastanza demotivati che avevano un cattivo rapporto con il proprietario, che ubbidivano solo se vedevano il cibo (o anche viceversa cani picchiati che erano depressi e cani abituati con il bocconcino che comunque erano equilibrati).
    Voglio dire che molto e’ lasciato alla personalita’ dell’educatore cinofilo e non alla sua formazione.
    Persone ignoranti ma molto decise riescono a farsi ubbidire dai cani in modo molto naturale perche’ danno sicurezza al cane e fanno risparmiare al cane la fatica di decidere, cosa che il cane apprezza. Questo sui libri non lo scrivono perche’ significherebbe che l’educazione cinofila non conta niente.
    Ci sono educatori cinofili che predicano ancora teorie sul capobranco e sulla gerarchia, inconsciamente simile a quella di tipo feudale dell’uomo, teoria che non ha nessun riscontro scientifico.
    Ci sono persone che hanno studiato per anni e sanno tutto del cane ma non hanno esperienza pratica.
    Ci sono guru che scrivono libri, guadagnano soldi, ch quando chiamano il loro cane e il cane non viene.
    Secondo me c’e’ ancora molto lavoro da fare nella cinoflia, e’ una scienza ancora immatura.
    Sara’ matura quando bisognera’ studiarla per almeno 5 anni, non per 3 settimane come adesso.

    • “Ci sono educatori cinofili che predicano ancora teorie sul capobranco e sulla gerarchia, inconsciamente simile a quella di tipo feudale dell’uomo, teoria che non ha nessun riscontro scientifico.” (CIT.)

      Sono d’accordo su tutto tranne che su questa affermazione. Un conto è dire “non condivido la teoria del branco” un conto è dire “la teoria del branco non ha riscontro scentifico”….bah!

      Ps. se si vuole fare un percorso completo, c’è la laurea triennale a Pisa più 1 anno di master. Decisamente meglio di tre settimane di corso!

  12. purtroppo questo articolo descrive una buona fetta di cinofilia odierna e moderna, con cui mi trovo spesso a combattere…

  13. Il paragonare pazienti psichiatrici a cani semi vaganti è un non senso Non credo affatto che studiare i cani semiferali si possa equiparare “a studiare la psicologia umana su un gruppo di pazienti di un ospedale psichiatrico”. Da tali osservazioni si trova Molto più di “qualche spunto interessante”.Non volendo entrare nel personale, posso chiedere quanti filmati abbia visto per avere questa mal riposta, per me, certezza?

  14. No probl… cmq a scrivere su web, si diventa analfabeti eh… ma quante volte mi devo anche solo a guardare il vocabolario x’ sono talmente abituata alla scrittura contratta che un je la fo. Ussignur, ancora un po’ dovremo tornar tutti a scuola 😉

  15. uddiu… redazione… presumo che un guru faccia lezione a braccio se no che guru è? Poi onestamente non so di chi si stia parlando, però ecco… le persone che io “addito” come guru di solito non si tengono gli appunti sotto. Ho sempre odiato chi usa le lavagne luminose ecc (ai miei tempi all’uni andava molto di moda, alcuni però non ne avevano bisogno grazie a dio) e legge pedissequamente quello che vi è scritto. In ogni caso, il difensore d’ufficio non fa tanto per me, solo che avendo avuto molti professori – alcuni amatissimi e altri odiati – ho cmq sviluppato un occhio un po’ critico. Poi non posso certo negare che Marcello in quanto a fisica ne sappia, ma credo che anche tu sia d’accordo con me sul fatto che la tua professionalità non dipende dalla profondità delle tue conoscenze di fisica o di meccanica razionale. 😀

    • Silvia, nun te preoccupa’: qui si parla come si mangia 🙂 e un congiuntivo in più o in meno non fa strappare i capelli a nessuno (io ogni tanto ho qualche piccolo mancamento sui “mi anno detto che”… e affini: vabbe’ che l’acca è muta, ma non scriverla neppure mi pare eccessivo)… però i capelli non me li strappo.
      La battuta sul difensore d’ufficio mi è scappata perché, combinazione, sei intervenuta due volte quando si parlava dello stesso Guru. Pensavo quindi che fossi allieva sua e molto pronta nell’intervenire a sua difesa!

  16. Conosco la fisica. 🙂
    Ora credo che si debba eventualmente entrare nel merito di quello che e’ di competenza di ciascuno. Ovvero posso anche non aver chiari alcuni concetti di fisica se sono un medico, o non conoscere alla perfezione la liberazione del calcio indotta dal calcio nei processi coinvolti nella contrazione muscolare se sono un astrofisico. Ciò non toglie scientificità e rigore all’uomo o all’altro, non credi? 🙂

    • L’importante è non spacciare per verità cose che non si conoscono, così crei solo confusione e falsa conoscenza. Apprezzo sempre una persona che dice sinceramente “non conosco l’argomento”.
      O no? 😉

      • Credo che quando una persona – chiunque essa sia – fa una lezione a braccio, sia plausibile fare esempi e a volte anche errori. Del resto io, o te, siamo forse in grado di confutare quanto decenni di ricerche affermano? Eppure, sia io che te stiamo emettendo giudizi su cose che non conosciamo a fondo. A volte si fanno dei refusi, altre volte si interpreta una materia non di nostra pertinenza in modo non del tutto soddisfacente, ma non per questo diventiamo dei parolai anche nel nostro ambito di studio via! Ehm tra l’altro mi sono accorta che scrivendo da iPhone ho digitato “uomo” anziché “uno”. Non bocciarmi :))
        Impariamo noi tutti a sospendere il giudizio. In ogni caso, non credo che gli studi fatti da Trumler perdano di valore solo perché superati. Anche la geometria euclidea è stata superata, ciò nonostante non perde di valore. Una teoria scientifica può anche essere confutata, ma non per questo si butta tutto. 🙂

        • Io non sapevo chi era il Guru di cui si parlava, ma adesso l’ho capito! Silvia, ma tu fai il difensore d’ufficio? 🙂

  17. In un corso da educatore cinofilo che ho recentemente seguito il Guru di turno dice, ad un certo punto, che pensare ancora a Lorenz oggi è da preistorici, è un atteggiamneto culturale obsoleto. Nessun riferimento, ovviamente, a Trumler. Poi, il sommo Guru, inizia a fare dei raccapriccianti voli iperbolici cercando di dimostrare che la la mente del cane è simile al software. Cosa lunga da spiegare qui, ma sappiate che di osoleto c’era solo il Guro, il quale citava a memoria concetti informatici vecchi di 40 anni e realmente obsoleti. Oltre ad altre (tante) idiozie pseudo-scientifiche che in altre lezioni (tentativi di indottrinamento sarebbe più corretto definirle) ha cercato di passare ai suoi adepti. Ops, allievi (paganti).
    La chicca che a momenti mi faceva scapottare dallo stupore e dal ridere è stata “i pipistrelli e gli animali in genere percepiscono gli ultrasuoni perché l’ultrasuono viaggia più veloce del suono”, con buona pace di anni e anni di studi in fisica. Miei, ovviamente! 😉

    • Beh… il concetto di velocità del suono è in effetti poco corretto, hanno una frequenza diversa ed è la finestra percettiva a cambiare. Per ciò che riguarda la velocità del suono dipende più che altro dal mezzo in cui si propaga essendo un onda pressoria. Ciò nonostante, la metafora dell’hw e del sw è appunto una metafora, non va presa alla lettera. E’ un po’ come quando studi l’ottica e ti fanno i disegnini esplicativi, o la termodinamica e ti fanno fare l’esperimento di Boyle Mariotte, non esauriscono i concetti che stanno alla base, danno delle chiavi di lettura. Riguardo alla pseudo-scientificità non mi esprimo, ti rimando ai vari studi pubblicati anche su web – ovviamente non solo – che avvallano quelli che tu chiami voli iperbolici. 😉

      • Senza entrare in polemica (è l’ultima cosa che voglio) e senza fare un sotto-argomento… la trasmissione per rarefazione e compressione di un onda si definisce “modo acustico” e ha una velocità tipica di 340m/s a 0msl, 20°C, 50% UR e 770mm di mercurio di pressione atmosferica. Il tutto indipendentemente dalla frequenza dell’onda. La velocità cambia in modo direttamente proporzionale alla densità del mezzo fisico di trasmissione. Se vuoi, separatamente, ti do alcuni lumi sulla complessità della propagazione del suono e sul modo con cui gli sfasamenti e le distorsioni introdotte dalla riflessione e rifrazione introducano informazioni riguardanti il percorso compiuto dall’onda. La percezione acustica degli animali (tutti in base alla loro specifica nicchia ecologica) si basa su queste informazioni.

        I voli iperbolici riguardanti SW & HW e l’intelligenza artificiale erano sbagliati in quanto basati su concetti (macchina di Touring, per esempio) che sono stati raffinati e perfezionati nel corso di alcuni decenni e ciò che il Guru ha raccontato era fermo a concezioni di molto antecedenti alle modifiche avvenute negli ultimi 30 anni (non un giorno quindi). Gli studi più moderni di etologia sono, tra l’altro, stati influenzati pesantemente proprio dalla ricerca (anche militare) sull’intelligenza artificiale, dato che non esisteva un modello matematico che definisse l’intelligenza. Si è tentato, quindi, di capire nel mondo animale (solo apparentemente più semplice) cosa succedesse.

        Vuoi un’altra chicca? La gabbia di Faraday genera campi elettromagnetici. Peccato che faccia proprio l’opposto!
        😉

  18. Premetto che adoro l’etologia, tanto che mi sono laureata in Scienze Naturali (un bel po’ di tempo fa…) proprio per studiare in maniera “seria” il comportamento animale. Detto questo, quello che mi chiedo da un po’ di tempo è perchè sia diventato così difficile gestire un cane, tanto da dover richiedere specialisti, superspecialisti, guru e compagnia bella. Nel lontano 1974 quando,bambinetta, ebbi finalmente la mia prima boxer, bastò del semplice buon senso per educarla e avere un cane amabilissimo e obbediente e così fu anche per i boxer successivi. Non è che io o la mia famiglia fossimo dei fenomeni o dei talenti naturali, la stessa cosa valeva anche per tutti quelli che conoscevo e avevano un cane. In particolare nella cerchia di cani degli amici si contavano : pastori tedeschi, dobermann, mastini napoletani, alani, rottweiler, schnauzer giganti e un “coso” gigantesco che mi pare fosse un pastore dei pirenei. Nessuno e sottolineo nessuno di questi cani creò problemi di gestione ai suoi umani. Certo alcuni erano diffidenti e poco amichevoli con gli estranei, come è sacrosanto che fosse, ma nessuno di quei cani ha mai mangiato la faccia o una mano alle persone con le quali viveva. Persone normalissime, sicuramente amanti degli animali, ma che certo non si erano studiate tonnellate di manuali sulla psicologia canina, nè avevano frequentato corsi particolari. Solo il proprietario del pastore tedesco frequentava, saltuariamente, il campo della S.A.S. , ma per divertimento non per necessità.
    Oggi non è più così e se da una parte sicuramente è venuto a mancare un bel po’ di buonsenso da parte umana dall’altra mi chiedo se non è successo qualche pasticcio nell’allevamento dei cani ; perchè come è possibile che nel giro di un paio di decenni praticamente nessuno sia più in grado di vivere serenamente con il suo cane senza frequentare corsi e superesperti? I cani da guardia e da difesa ci sono sempre stati, però mordevano gli intrusi non i familiari !

    • Se posso azzardare un’ipotesi, da veterinaria clinica nonché da appassionata cinofila, penso che le cose si siano molto complicate soprattutto perché il livello di stress delle persone è altissimo e questo crea problemi anche ai cani, e anche perché nessuno vuole sentirsi incapace di gestire il proprio cane. D’altro canto, queste tensioni le vedo anche sui bambini, spesso isterici e capricciosi già da piccolissimi (in compenso fanno corso di inglese, danza, pianoforte e computer). In 30 anni di vita ambulatoriale, la tipologia del proprietario cane è notavolmente mutata, sicuramente è più attento (formalmente), ma anche molto meno sereno. Basti dire che quando chiedo se il cane è mordace mi dicono sitematicamente di no (negando anche l’evidenza), mentre prima non era raro sentirsi dire “stia attenta, perché morde”..

      • Verissimo, sia sui bambini (anche loro molto più difficili da gestire di quando ero bambina io) che sui cani, infatti quando qualche mese fa avendo cambiato veterinario sono arrivata armata di musaruola e ho avvertito che Eva, la mia dobermann, morde se viene smanacciata dagli estranei, mi hanno ringraziato per averglielo detto!
        Però che tristezza questa vita sempre più complicata!

    • Scusate se mi intrometto, mi presento: sono la nipote tonta della sciuramaria.
      Sono cresciuta fuori dal mondo ” civile” con cani liberi, in una frazione di un paese di 1000 abitanti di un paese abruzzese.
      Non ho mai dovuto insegnare a un dei miei cani vieni.’ Finche’ sono stati tenuti liberi i cani arrivavano alla velocita’ della luce onde ripulire la ciotola prima dei gatti, per giocare e/ prendersi le coccole
      Tra i miei cani di allora e quella che ho adesso (che vive con me in appartamento di una citta ” civile” raccattata da una spiaggia ad 1 anno di eta’ dopo 5 mesi abbandono), dopo aver frequentato corsi,ovviamente il cane io suoi problemini li ha per la sua storia e il mix di razze, perso una infinita’ di tempo etc etc etc, bhe’ e’ come paragonare Trumler (di cui da buona nipote tonta dellla sciuramaria non conoscevo l’esistenza ma andro’ a comprare il libro) all’ ultimo sfornato fresco fresco da uno dei famosi corsi. Sono diversa io, in questa civilissima citta’ che tanto ama i cani, faccio salti carpiati tutti i giorni per garantirle una vita da cane decente ma rispettare tutti i divienti e’ un’inferno, io sono tesa e lei lo avverte. Zoe conosce parecchi comandi a cui ubbidisce come una marionetta quando e’ tranquilla ma non ha la autonomia e la capacita’ di risolvere i pb che avevano i miei cani che gironzolavano intorno a casa oltre a un sacco di paure in piu’.
      La differenza credo sia sostanzialmente come quella tra un bambino cresciuto in un appartamento con saltuarie uscite e uno con una normale vita sociale con la possibilita’ di andare a scuola. Scusate l’ estremismo e cacciatemi dal blog per quello che diro’. Per un periodo mi sono appassionata a leggere libri che raccontavano la vita delle donne Afgane. Sempre un passo dietro gli uomini e possono uscire solo se accompagnate dai loro uomini, l’assurdo e’ che in caso gli uomini siano innamorati pensano anche di proteggerle cosi’ facendo. Devo aggiungere altro?
      Si ripeto sono la nipote estremista e tonta della sciuramaria, nei corsi di addestramento passo per tonta, e’ da tonti dire che un ex cane randagio non puo’ essre confrontato ad un cane che e’ stato in canile? Di sicuro sono riusciti a convincermi di non essere una buona padrona, sicuramente ho idee preconcette. Ma…. loro sono dei buoni educaori? Sono una cattiva padrona? Come capirlo? Come ci si difende? come si difende il proprio cane da uno stile di vita che rema contro di loro? L’Italia di oggi e’ piena di gente che pensa che gli orsi siano buoni e in bosco gli si inginocchierebbero davanti per fargli una foto, ma strepitano come aquile se vedono un cane sciolto. Certo le regole vanno rispettate, ma che fatica e che fatica districarsi nella giungla degli educatori!

  19. Io da semplice amante e proprietaria di cani dico solo che: quando ho deciso di capirci di più anche leggendo ho comprato dei libri e tendenzialmente ho scelto anche quello di un “Guru dai modi supergentili” ma poi, mi sono resa conto sul campo col mio cane Vinicio incrociato con un pastore abruzzese che quei metodi non erano applicabili con lui ala lunga, infatti mi ritrovo con quello che dice Valeria che fino a che sono cuccioli i cani più o meno si assomigliano un pò tutti ma poi vengono fuori le proprie caratteristiche genetiche (e forse anche personali….ditemi se sbaglio). Non voglio dire che adesso stò malmenando il mio cane ma non ho escluso a priori altri metodi per educare il mio cane…tra l’altro non ha grossi problemi di socializzazione con le persone se non quando siamo in un luogo “non suo” e abbaia per timore e per difendermi…ma di questo ne stò già parlando con Valeria e non lo voglio certo risolvere qui. L’unica cosa che mi è chiara è che NON SI FINISCE MAI DI EDUCARE UN CANE, credo che sia un pò come con i figli che, spesso, non sono educati neanche a 40 anni!!
    Comunque Valeria è una guida esemplare per me.

  20. Un dato interessante, visto che spesso si parla della necessità di una formazione “universitaria” degli operatori del mondo cinofilo.
    Cercando i libri di Eberhard Trumler nel catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale (http://www.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/free.jsp) i risultati sono i seguenti:
    – “A tu per tu con il cane” (edizione italiana 1973): 34 biblioteche lo possiedono, ma nessuna biblioteca universitaria (cioè il libro si trova solo presso biblioteche civiche e comunali)
    – “il cane preso sul serio” (edizione italiana 1975): 15 biblioteche lo possiedono, ma nessuna biblioteca universitaria
    – “A tu per tu con il cane” (edizione italiana 2011): 7 biblioteche lo possiedono, ma nessuna biblioteca universitaria.
    Qualcuno potrebbe pensare che questo succede perchè all’università si leggono le opere in lingua originale, ma non è così: in Italia non esiste una sola copia dei libri di Trumler in tedesco.
    (NB: per amor di precisione bisogna dire che questi dati riguardano solo i cataloghi informatizzati, che potrebbero non riportare tutto il patrimonio di una biblioteca, cioè anche i libri acquisiti e catalogati grossomodo prima degli anni ’90, quando il web è intervenuto a supporto della circolazione del materiale librario. Però, anche con questa limitazione, il fatto resta significativo)

    • Il motivo per cui il libro di Trumler non è presente in molte banche dati scientifiche (nonché biblioteche) è perché la letteratura ufficiale per essere pubblicata in ambiti scientifici deve seguire un iter di verifica da parte di esperti (referee), mentre i libri di Trumler sono stati pubblicati come testi divulgativi. Il criterio non è quindi la pubblicazione in lingua originale (attualmente l’unica ammessa è l’inglese), bensì la sua collocazione. Questo non toglie nulla all’importanza del suo lavoro, ovviamente.

  21. Ancora una precisazione: i primi testi in cui Montagner parla di zooantropologia sono del 2001, Marchesini ne parla dal 1995.

    • Grazie al cielo, ripeto, Marchesini è tanto onesto da dire che la zooantropologia nasce “alla fine degli anni ’80”. Se lui ne parla dal ’95, ha cominciato a parlarne quindici anni dopo gli altri (Montagner l’ho citato in quanto è stato il primo a presentare il termine esatto di “zooantropologia” in un convegno).
      Nessuno poi vuol togliere a Marchesini il merito di averci lavorato su e di aver ottenuto la “formalizzazione compiuta di una nuova disciplina”: ma anche i telefoni di oggi sono un filino più avanzati di quelli di Meucci. Sta di fatto che il telefono l’ha inventato lui: e chiunque dicesse che invece l’ha inventato il creatore dell’I-phone direbbe una cosa falsa e inesatta. Tutto il resto non c’entra nulla col mio discorso e quindi non credo di dover rispondere 🙂

      • Non vorrei fare polemica, ma negare al professor Marchesini la paternità della zooantropologia, sarebbe come negare a Ludwig von Bertalanffy la paternità della teoria generale dei sistemi. Non è che perché Köhler o Lotka avessero elaborato teorie sui sistemi (da un punto di vista della fisica l’uno e statistica l’altro), non si possa riconoscere a von Bertalanffy l’elaborazione di una teoria di una teoria generale dei sistemi che fosse applicabile ai sistemi biologici. Le teorie scientifiche non nascono mai dal nulla, hanno sempre un pregresso. Come del resto accade per ogni nuova idea, nelle scienze come in altri campi, ogni concetto ha dietro di se una lunga storia. Dire che Marchesini non è il fondatore della zooantropologia è come dire che Galileo non è veramente colui che ha dimostrato esser la Terra a girare intorno al Sole e non viceversa, solo perché già Copernico aveva avuto un’intuizione simile.

      • non voglio essere PIGNOLO, ma l’I-phone è uno smartphone che fa anche telefonare definirlo telefono è un po’ pochino e Meucci?.., mah se proprio vuoi farcelo entrare fallo, però era meglio se citavi Marconi, visto che il cell è un dispositivo radio. Va beh son ligure e quindi se non ho la torta di riso rompo le scatole

        • Io sono più ligure di te, quindi… torta di riso FINITA!!! 🙂
          Hai ragione, sorry: ma io sto ancora al vecchio buon cellulare-e-basta: per fare sottili distingui ci vorrebbe mi’ fijo… a me sti robi postmoderni sembrano tutti uguali (e tutti incomprensibili), quindi faccio confusione. Chiedo l’assoluzione, o quantomeno l’attenuante dell’età tardona, Vostro Onore.

  22. La valutazione sulla fondazione della zooantropologia è a mio avviso malposta. Quando è opportuno parlare di una disciplina? Che cos’è una disciplina? Esiste una sostanziale differenza tra un’area tematica di ricerca multidisciplinare e una vera e propria disciplina, ove nel primo caso non è prevista/richiesta una struttura epistemologica, vale a dire un’organizzazione specifica di conoscenza, mentre nel secondo caso tale presupposto è implicito. Per struttura epistemologica s’intende: 1) un obiettivo di conoscenza nuovo, vale a dire una focale di indagine su un ambito/fenomeno non riscontrabile nelle discipline vicine; 2) dei presupposti teorici ovvero un complesso concettuale che pone differenze e fa emergere elementi nuovi; 3) una metodologia di trasformazione analitica e falsificabile delle ipotesi che consenta la messa in prova delle affermazioni. Alla metà degli anni ’80 una serie di autori pongono in discussione il “perché del rapporto uomo-animale”, come area tematica che si inserisce all’interno di due discipline: l’antropologia (partendo dagli studi di Levi-Strauss) e l’etologia (partendo dagli studi di Konrad Lorenz). Diversi sono gli studiosi che si distinguono in questi anni per l’originalità delle loro ipotesi: Wilson con la teoria della biofilia, Serpell con la teoria del parassitismo parentale, Shepard con la teoria di una gestalt zoomorfa, Digard con la teoria della passione e altri come Cyrulnik, Kotrschal, Turner. In Italia si distinguono le due proposte quasi opposte di Giovanni Ballarini e Giorgio Celli che accanto a libri di zootecnia il primo e di etologia il secondo inseriscono ipotesi e descrizioni del rapporto con gli animali. Parallelamente in un ambiente non formalizzato neppure in modo interdisciplinare in molti paesi europei e nordamericani partono attività assistite dagli animali, in campo educativo (Montagner) e assistenziale (Levinson). Alla fine degli anni ’80 si cerca di dare un nome a quest’area tematica, tra cui anthrozoology (preferito dagli anglosassoni), zooantropologia (prescelto dai latini), manimalogy (dagli americani). In Italia la scelta cade sul termine zooantropologia e a lanciarlo all’inizio degli anni ’90 sono Ballarini e Marchesini. Ma non possiamo ancora parlare di una disciplina zooantropologica bensì di un’area di ricerca multidisciplinare che mantiene una discussione aperta con le altre impostazioni, non ha una sua specificità interna, manca totalmente di un metodo. E’ Marchesini che lungo tutti gli anni ’90 formalizza in modo epistemologico la disciplina: 1) ne stabilisce i presupposti (la definizione concettuale di relazione, differenziandola da termini come rapporto, interazione, la definizione di referenza); 2) stabilisce il focus di ricerca (sulla dimensione di incontro-confronto e non sui due interlocutori e sugli specifici contributi delle diverse dimensioni); 3) individua una metodologia propria delle attività di ricerca e applicazione della zooantropologia. Questo lavoro dà luogo a tre saggi di Marchesini – Lineamenti, il Canone e Fondamenti – prodotti tra la fine degli anni ’90 e nella prima metà del decennio successivo, e solo con l’ultimo saggio possiamo ritrovare una struttura epistemologica che ha raggiunto una sua coerenza interna. Marchesini non rinnega i suoi debiti verso autori esteri e italiani, ma è indubbio che dal suo lavoro ventennale esce qualcosa di diverso e di nuovo: la formalizzazione compiuta di una nuova disciplina. Può essere così espresso il Manifesto della Zooantropologia, il documento che nel 2006 Marchesini produce per dare un dettato alla ricerca, che proprio in nome di una sua coerenza epistemologica può avviare una molteplicità di ipotesi e approcci. Quindi se il nome di zooantropologia è precedente al lavoro di Marchesini e nasce da un convegno e da una discussione a più mani, tra cui anche con la partecipazione di Montagner, per quanto concerne la fondazione disciplinare (definizione epistemologica o di obiettivo, approccio e metodo) è indubbio che sia da riportare al lavoro di Marchesini, come riconosciuto da tutto il mondo (Francia, Spagna, Germania, Austria, Cile, Brasile, Stati Uniti). E’ un peccato che altri ci riconoscono questo primato e noi italiani cerchiamo di attribuirlo ad autori esteri.

  23. ieri abbiamo fatto un incontro in uno dei tanti posti colonizzati dai cinofilosofi e i loro millanta corsi sforna-adepti… MA QUANTI ne buttano fuori, di educatori? e quanti sapranno veramente, lavorare poi coi cani una volta finito il corso? qualcuno c’è ma pure io che il corso l’ho fatto mi metto fra quellic he dicevano “mah” in tante occasioni….durante lo stesso ma me ne stavo buona per passare l’esame e avere il tesserino. teorie epr moltiov ersi giuste ma appunto solo teorie.
    col seno di poi l’esame lo si poteva fare da pribatisti spendendo 20 votle meno ma ormai è andata…che devo farci?
    il punto è che, con me all’incontro, c’era una persona che sono 35 anni che lavora con i cani ha un campo ecc… alleva e se ne intende abbastanza e anche lui, mentre passavamo davanti all’aula del corso, diceva che glie ne arrivano di continuo di cani da rimettere a posto rovinati da sti qui…
    poi qualcuno che sa fare a lavorare ci sarà ma molti si buttano allo sbaraglioa ppena finito il corso senza averne manco un’idea, magari senza avere un cane o senza aver migliorato il porpio di cani, in un anno e passa d icorso, il che la dice lunga, di quello che hanno appreso.
    ecco perchè… ai signori che hanno preso il mio cucciolo ho dato quel consiglio che mi hai definito “Millanesco” se finiscono in bocca a sti qui… si trovano che a 6 mesi il cane gli mangia la faccia…e spererei proprio di no!

    • direi che ci vuole anche un po’ di buon senso da parte dei partecipanti al corso…io dopo la laurea, che ho conseguito con il massimo dei voti, in informatica, non ero per nulla sicuro di cominciare a lavorare in maniera ottimale una volta inserito in un contesto aziendale, e infatti prima che arrivassero i riconoscimenti ho fatto la mia gavetta, ho imparato quello che c’era da imparare, sul campo, per cosi’ dire, ed ho cominciato a produrre…Non credo che chi e’ alla prima esperienza possa, una volta frequentato il corso x o y, dire di saper gestire ogni situazione con qualsiasi cane. Qui non c’entrano, o c’entrano poco, gli insegnanti, e’ appunto semplicemente riconoscere che certe cose vanno vissute gradualmente, acquisendo esperienza pratica.

      • daniele ma se i guru stessi mettono corsisti appena usciti a fare i tutor in giro… secondo te? ovvio… che ci vorrebbe un po’ di pratica ma la tempistica di crescita di corsi e corsisti non consente ai neo diplomati di farlo prima di andare a insegnare…

        • Lupi, io non ho questa esperienza diretta, anzi, ho quella opposta. Comunque qualora accada quello che tu segnali e’ ovvio che si sta commettendo un errore di fondo.

          • daniele sinceramente io ho fatto il corso.una mia amica era avanti da me di 2 livelli circa, ha finito le è stato chiesto di entrare subitro a fare tutor e altre mansioni, altri miei colleghi corsisti… praticamente appena finito il corso stanno già facendo dei tutoraggi… giuro sui miei cani.
            ora, non è illegale io non devo segnalare proprio niente… ma tant’è che non mi pare una cosa fatta bene ecco. mi pare una cosa… ci serve tanta gente per badare ai tanti corsi che partono che prendiamo anche quelli appena usciti sennò non ce la facciamo…

          • Per carita’, ti credo, ti credo! Come ho detto, in questi casi non e’ corretto che si faccia cosi’ ed e’ lampante che si prediligano altri aspetti, come quello economico, ad esempio. Nella mia esperienza, le persone che facevano da tutor comunque avevano gia’ finito il corso ed erano in tirocinio presso dei campi gia’ avviati da almeno un anno, quindi, pur non essendo al top dell’esperienza, sicuramente avevano piu’ da dare di un “neo-diplomato”.

  24. ma è stato contestato Trumler in quanto tale, comprendendo nella definizione di “sorpassato” tutti gli studi da lui eseguiti, o un particolare concetto?

  25. d’accordo su tutto, ma leggere “Spedisce quasi immancabilmente il cane dal comportamentalista, che lo riempie di psicofarmaci: dopodiché, se ancora la cosa non si risolve, propone (pure con la faccina triste di circostanza) la Soluzione Finale: l’eutanasia.”
    è un tantino sconfortante 🙁 presumo che per comportamentalista tu intenda un medico veterinario comportamentalista altrimenti non potrebbe prescrivere psicofarmaci. Questa visione dei med vet comp non è tanto diversa da quella di Bonanno nel famigerato articolo di qualche mesetto fa. Che ci sia chi non sa fare il proprio lavoro è un problema che c’è in ogni campo, ma ridurre il ruolo del med vet comp (abbrevio:-)) a dispensatore di psicofarmici ed eutanasia è assolutamente riduttivo della formazione che ha avuto ed anche degli istruttori cinofili con i quali collabora proficuamente.

    • mmmh,eli, sei troppo positiva nel dire che i med vet comp collaborano proficuamente con gli istruttori cinofili. La mia (umile) esperienza mi dice invece che A PARTE RARI CASI DI AMICIZIA E STIMA, nella maggior parte dei casi tra queste due figure c’è concorrenza e mancanza di rispetto reciproco. O meglio, il vet snobba l’istruttore perchè non è laureato e dunque “non è alla sua altezza”, l’istruttore snobba il vet perchè i cani li hai visti – spesso e volentieri – solo sui libri di testo. Credimi se ti dico queste cose, perchè sono un’educatrice laureata, dunque “né carne né pesce”. 😉

  26. CITO:
    “a) rischiare la pellaccia sua per colpa delle cavolate altrui”
    RISPONDO:
    E’ proprio questo il punto – almeno per quanto mi riguarda (e so di parlare a nome di tantissimi colleghi).
    Nessuno risponde di questo, e nessuno – dico NESSUNO – dei casi che riporti si è MAI preso una pur piccola responsabilità o si è fatto anche una semplice autocritica.
    A parte scrivere banalità sui blog (è facile fare il finocchio col culo degli altri) dispensando consigli e perle di ostentata saggezza a destra e manca, stando però ben attenti a non accollarsi casi difficili, non si vede niente di concreto, a parte le chiacchiere.
    In nome di una presunta democrazia che vuole la “tolleranza” come forma di dialogo sui blog, quando ci scapperà il morto NESSUNO di questi signori/e si sentirà responsabile: un classico.
    Domani pomeriggio vedo l’ennesimo caso di un Rott che ha disintegrato la faccia alla proprietaria e lunedì vado a prendere “Bruto” (vedi articolo relativo di Valeria) facendomi quasi 1500 Km.
    Ecco: questi sono gli ultimi di cui mi occuperò fino a che il documento che abbiamo avviato a Cilavegna non si tradurrà in Legge.
    I proprietari che vedo domani sono stati stremati anche nel portafogli dai cinofilosofi che hanno portato il cane ad essere in quello stato, e in tutta onestà non me la sento – come al solito – di dare un prezzo reale al rischio che corro ogni volta.
    Quanto costa la vita? Vogliamo dargli un prezzo e rapportarlo a quello dei Guru e dei cinofilosofi da salotto che li conciano in quel modo?
    E’ facile usare l’ideologia animalista del “poverino” o le disquisizioni sulle accezioni semantiche di lingue estinte, portando avanti con maniacale insistenza metodi new age che innescano e sviluppano sul lungo termine il problema (è un fatto assodato: fatevene una ragione) senza – DI FATTO – assumersi alcuna responsabilità.
    Se, da una parte, rischiare la vita ogni giorno per evidenti lacune altrui può essere gratificante per il professionsta, bisogna – dall’altra – impedire che alle chiacchiere cinofilosofiche venga dato spazio (il “moderatore” per me non deve servire solo per limitare gli “scanni”, ma bannare le inesattezze e la disinformazione).
    I blog hanno una grandissima responsabilità nelle fondamenta del problema perché hanno creato col tempo una sottocultura pseudocinofila svincolata dalla realtà dei fatti e prettamente cinofilosofica, ma arrivati ormai a questo punto – parlo per me – rispedirò i prossimi casi ai mittenti con invito ai clienti a citare in Giudizio i diretti responsabili.
    Credo che sia l’unica strada affinché anch’io possa occuparmi finalmente dei cani che “tirano al guinzaglio” senza dover correre alcun rischio.

  27. straquoto, vado a preparare i pop corn e la birretta e mi godo da spettatore lo scanno che probabilmente scoppierà.. 🙂

  28. Che vuol dire superato?
    Per quel poco che ne capisco io, è “citabile”.
    Anche la pubblicazione sull’invenzione del transistor (cito a memoria “un cristallo che oscilla”,1953) è superata, ma senza quella avremmo problemi oggi ad infilare trenta transistori in un milionesimo di millimetro 🙂

  29. Molto interessante questo articolo! Ne scriveresti uno sui libri di etologia vecchi e nuovi che un appassionato non deve farsi mancare? Mi fa impazzire questo argomento! Grazie e chiedo scusa per la confidenza!

  30. Io penso che prima di dire “sorpassato” al buon Trumler, l’etologia bisognerebbe conoscerla almeno un po’ e per conoscerla intendo STUDIATA e non letta su qualche rivista cinofila, che può essere sì divulgativa, ma non scientifica. Il problema è che, non me ne vogliate, in Italia tutti fanno conferenze di etologia senza aver sostenuto mezzo esame all’università (a cui abbinare almeno 10 anni di pratica, si intende). Nella cinofilia c’è anche un certo disprezzo non molto velato per chi ha studiato (sei etologo, quindi coi cani non sai lavorare). Studiare significa acquisire delle basi che alla maggior parte mancano (non ci stupiamo poi se i proprietari, che hanno fatto un corso da un educatore non preparato, non hanno manco idea della differenza tra stimolo o rinforzo). Provate a chiedete alla maggior parte degli educatori cosa sia (concetto basilare) il concetto di specie a livello biologico, domandate cosa sia un pattern comportamentale o una semplice definizione di “istinto”. Se tutti cominciassimo a studiare e acquisire un linguaggio scientifico univoco ci sarebbe qualche malinteso in meno e gli operatori acquisirebbero il senso critico necessario per discriminare tra il gergo di una cerchia seguace di un “guru” e il linguaggio proprio dell’etologia. Mech, Lorenz, Trumler e tanti altri studiosi del comportamento animale hanno contribuito al bagaglio di conoscenze attuali, ognuno nel periodo storico in cui è inserito. Darwin aveva ragione in tutto? E’ superato? E le teorie di Gould o di Dawkins come si pongono? Chi ha ragione? Tutti e nessuno. Molti cinofili ancora non hanno capito che le conoscenze non si creano in un week end ma in anni di studio (e se parliamo di cani esperienza pratica di lavoro con decine di cani a settimana ovviamente). Studiare (e non leggere) e conoscere l’etologia, costruirsi delle solide basi scientifiche secondo me serve per uno scopo ben delineato. Acquisire senso critico e nello stesso tempo mantenersi con mente aperta. Senso critico di capire effettivamente quale sia il dato attendibile, capire la differenza tra una nozione storica e sorpassata e come applicarla alle teorie moderne. Mente aperta significa non rifiutare niente a priori, ma ascoltare le opinioni di tutti, dal “guru” di turno al semplice proprietario (che a volte hanno interessantissime e spontanee intuizioni etologiche). Altrimenti mi pare un’accozzaglia di informazioni senza ordine e classificazione che impregna le menti dei cinofili (convinti di sapere tutto) e disorienta i proprietari.

  31. i cani scapottano di forza altri cani solo per calmarli, non per imporre la dominanza, che così facendono la impongono ma non è lo scopo primario. Come dici, se è lo stesso cane a mettersi a pancia all’aria, è lui a riconoscere lo status dell’altro.
    Osservare i cani ferali non ha molto senso. Osservare i lupi ancora si, perchè i cani a fronte di qualche evoluzione canina (cioè a modo loro si sono distaccati dai lupi), sono solamente lupi con delle mancanze, mancanze date dalla tipologia della razza, dall’imprinting, dal mancato sviluppo nella (non) crescita.
    Bisogna studiare i cani da parchetto. Tra le altre cose si renderebbero conto che certe razze sono inappropriate

    • I cani da parchetto?? Ma scherzi?? Tra il chihuahua stra-viziato che non e’ piu’ capace di comunicare con gli altri cani, lo yorkshire che viene tirato via di peso appena si avvicina un altro cane se no “lo mangia”, il border collie isterico perche’ la quantita massima di esercizio che fa ogni giorno e’ alzare 3 volte la gamba per pisciare, il cane “addestrato” a calcioni e strattoni perche’ “capisca chi comanda” che ormai si limita a vegetare appeso al guinzaglio perche’ ha capito da un pezzo che se vuole evitare scene da torero da parte del padrone non deve mai opporre alcuna resistenza, motivata o meno, l’unica cosa che puoi fare e’ constatre l’idiozia del genere umano…
      P.S. Razze “inappropriate”? Cioe’?

      • faccio una premessa dicendo che non ho più tempo di stare al PC, quasi sempre leggo gli articoli belli del sito al cesso col telefonino, se scrivo qualcosa è su quello cui non sono daccordo, per quasi tutto il resto concordo, non sempre ma quasi. Non leggo più i commenti ed è una liberazione oltre che di tempo anche di nervoso, non mi sorbisco la “lupi” di turno che mi spacca i maroni volendomi far passare per un cretino. E’ troppo bello così , se mi volete leggere bene, se no saltate oltre, io ogni tanto, è più forte di me intervengo, molto sinteticamente perchè scrivo dal telefono. Sei (s)fortunata perchè ora, per caso, rispondo.
        E ti sei risposta da sola, nel senso che se andiamo a vedere il chihuahua è nella maggior parte dei casi straviziato, lo yorky viene tirato via di peso, il border collie è esaurito, (aggiungo) il barboncino è trombadores…stiamo parlando di tipicità delle razze, se studiassimo per bene queste cose, cioè razze nel loro ambiente, e il loro ambiente nel 90% dei casi fuori casa sono i parchetti o i parchi cani, vedremmo il loro comportamento “in campo”, come si rapportano con gli altri cani, vedremmo dove stanno andando a finire queste razze. Il fatto che buona parte del cane la plasmi il padrone poco importa… perchè per un motivo o per l’altro, la fighetta ha il barboncino trombatore, l’acchiappafighette ha il maltese che non capisce niente, lo sportivoncello ha il border isterico, il macho il rott “”dominante”” , quello che non vuole problemi ha il PT ultraproblematico.
        Metti insieme tutte le razze in un area cani, li studi e vedi che il Pt scassa il cazzo a tutti, vedi tanti cani di taglia piccola che non si sanno rapportare agli altri, altre razze che oltre a non sapersi rapportare, non riescono a comunicare, ed hanno una gioiosa vivacità, talmente gioiosa che, i padroncini non sanno perchè, ma “vengono attaccati” (sgridati perchè rompono le palle, sono maleducati), e non si sa cosa vogliono comunicare, andicapp…. diversabili come sono.
        Osservando questo forse ci si rende conto che certi cani, certe razze, non hanno più senso, danneggiano il padrone che se avesse preso un altra razza se la vivrebbe meglio, danneggiano il prossimo con la loro stupida gioiosità, danneggiano la specie perchè sono lupi così monchi , così inetti, così stupidi e problematici, che i loro geni sono deleteri.
        In questo casino valgono, o dovrebbero ancora valere certe regole lupesche, che traduco in galateo canino: dovrebbe annusare per primo il cane che si sente più su nella scala gerarchica e comunque se il topino si precipita dietro al sedere si deve far poi annusare, non ci si avvicina di corsa, non mangiare il tuo simile, la libertà di uno finisce quando… stai scassando le balle all’altro, devi avere un istruzione di base da permetterti di capire gli altri (almeno i segni di stress/calma), devi saper comunicare, con coda e orecchie e tutto il resto…. non hai la coda? che cane sei…

        In questo marasma si perdono di vista queste cose, dunque abbiamo tranquillamente cani ebeti, incapaci di comunicare, scassacoglioni, e li consideriamo alla pari se non meglio di cani un po più veri, cioè che sanno fare i cani, e magari sgridano comportamenti inappropriati e fastidiosi.
        eccetera

        • Giampi, decisamente la tua logica mi sfugge… Cioe’ fammi capire: tu stai dicendo che certe razze sono “sbagliate” perché non sono adatte a certi padroni? Cioè per es. Il border collie e’ “sbagliato” perché se lo dai in mano a uno pigro gli sfascia la casa per l’ energia repressa, oppure lo yorkie e’ “sbagliato” perché se lo do a una che considera il cane come un bambino diventerà isterico a forza di vivere solo in braccio e non poter fare una vita da cane? Aspetto chiarimenti su questa teoria, ma secondo me e’ il singolo padrone che ha sbagliato razza, non gli allevatori di tutta una razza che hanno sbagliato selezione perché non hanno reso questa razza adatta a chi la prende senza conoscerne e rispettarne i bisogni e le peculiarità… Lo dico per sdrammatizzare, ma Giampi se ragioni così qui si rischia di trovarti in questura, fermato perche’ guidavi contromano, a insistere che tu eri giusto, e tutto il resto del mondo era contromano! 🙂

          • c’è un altro articolo che non trovo, di circa 2 settimane fa, dove è scritto che hanno fatto un meeting o convention o assemblea condominale, quello che era insomma, dove dicevano che son capperi tuoi che hai preso il cane senza informarti sulle sue pecularità, e si dà dei nazisti non so bene a chi. Lì non sono intervenuto, ma ho pensato: bel modo di rigirare la frittata..
            Non sanno, non riescono, non vogliono rivoluzionare le razze per incapacità, nostalgia, sangue nazista (credono di avere la razza ariana), “pubblicizzano” i pregi delle razze, poi se uno si lamenta gli dicono che son cavoli suoi, che deve imparare a fare passeggiate di 20 Km, o deve slogarsi il braccio per lanciare palline, o deve far finta di andare a caccia, perchè quella razza è stata creata per la caccia, per le pecore, per la guardia, per combattimento.
            Cioè il mercato propone questo, scemo tu che non leggi tra le righe o che non ti immagini quello che nessuno ti ha mai detto e ti dirà mai.
            Non dico che certe razze sono sbagliate perchè inadatte a certi padroni, dico che sono sbagliate e basta, se una certa tipologia di persone prende una certa razza e nascono i soliti difetti, non è solo e sempre colpa del padrone, e anche se lo fosse (ma non lo è) guarda caso, si vedono in giro sempre gli stessi casi steretipati.
            Continuando di questo passo andrà solamente peggio. Si mantengono razze che per uno specifico lavoro che non fanno più andavano bene, per altro no, ma siccome sono generazioni che non lavorano più non c’è neanche una vera selezione in questo verso.
            E non si capisce più niente e va bene tutto, si mischia il cane svitato col cane complessato, col cane ebete, per questo non si riesce bene a rifarsi ai lupi nell’osservare i cani. Morfologicamente sono diversissimi tra loro i cani, caratterialmente anche, ancestralmente nel senso che c’è chi ha perso di più e chi meno, anche. E chi ha perso tanto è stupido. Incapace. Inetto. Ma convive allegramente ai giardinetti e rompe pure le balle, e nessuno se ne accorge. E magari è un campione e fa un sacco di figli.
            L’importante è che sia il bel tesourin di mamma per lo più, se invece te ne intendi e sei vanitoso, l’importante è che sia un bel figlio di campioni, chi se ne frega se trasmette scemità, chi se ne frega del futuro dei cani, siamo ancora in tempo, levatevi il prosciutto dagli occhi, stiamo sputtanando tutto per mantenere cose impossibili da mantenere, invertite il senso marcia.
            Io me ne frego degli standard razziali ma guardo l’educazione, l’alfabetizzazione canesca dei cani nei giardinetti. Fatelo anche voi, vi accorgerete che siamo messi male e che c’è tanto da cambiare e alla svelta, prima che sia troppo tardi, adesso che lo si può ancora fare perchè qualche cane vero ancora c’è.
            C’è ancora qualche cane che soverchia un suo simile per calmarlo. Studiamoli, rifacendoci ai lupi. Se non si trovano punti di contatto tra uno specifico cane e i lupi, vuol dire che quel cane non va bene, perlomeno non va bene per figliare, perchè è vuoto, troppe generazioni spremute. I purissimi di razza sono poverissimi.
            Inutile imparare la teoria lupesca e poi avere un cavalier king (che non c’entra più una mazza caratterialmente coi lupi).
            Guardiamo cosa cavolo stanno facendo i cani nel parchetto. Fanno i cani? molti di loro NO. Stabiliamo uno standard, i vecchi libri sono troppo vecchi ora, perchè i cani stanno cambiando e nessuno se ne accorge, perchè impariamo le teorie ma non le vediamo più applicare, siamo pieni di cani ignoranti, ebeti, agitati, la maggior parte ha qualcosa che non va, ma se tutti stanno andando contromano non vuol dire che stiano andando per il verso giusto.
            Li sapete guardare i cani, intendo fuori dal ring, lontano da qualsiasi tipo di gara?

  32. Da sempre sono appassionata della specie canina, ho letto entrambi i libri di Trumler da giovanissima (e periodicamente li rileggo, sempre con piacere) e sono stati i primi veri testi di etologia canina, che mi hanno aperto la mente (tra l’altro introvabili fino a poco tempo fa, ora il primo lo hanno riedito, per fortuna). Sono molto felice di leggere questo articolo e spero che invogli qualcuno a leggere i suoi scritti, qualora non l’avesse fatto. Personalmente Trumler lo reputo un Must.

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