di VALERIA ROSSI – Se ieri ho preso un po’ in giro “quelli che… fanno cinofilia su FB” (ampiamente compresa la sottoscritta, ovviamente) in totale ed assoluto cazzeggio, oggi vorrei fare una riflessione più seria su quanto si legge e vede negli stessi gruppi di FB.
Video, sempre più video di cani che giocano, interagiscono, saltano, corrono… e sotto, immancabilmente, la sfila di commenti (di nuovo, ampiamente compresi i miei) sul fatto che quel cane lì lanci un segnale di calma al minuto 1,02, mentre l’altro cane al minuto 2,04 scondizoli verso destra e quindi sia contento, ma al minuto 3,02 scodinzoli verso sinistra e quindi sia intimorito da qualcosa.
E questi sono solo minimi esempi, perché ogni video viene analizzato minuziosamente, fotogramma per fotogramma, cercando di interpretare ogni minima sfumatura e di tracciare (da quattro-cinque minuti di immagini, perché la durata media dei video postati è quella) mappe caratteriali e profili psicologici.
E sticazzi, ce lo vogliamo aggiungere?
Ma non finisce qui: perché se questo accade su Facebook (e su Youtube), nella cosiddetta “vita reale” l’effetto Lucy Van Pelt si moltiplica per millemila. Ormai non si porta più il cane a fare una sgroppata al parchetto, ormai si tengono sedute di psicologia in interni, in esterni e sul pc… passando ininterrottamente dall’uno all’altro ambiente, perchè il cane portato a spasso viene regolarmente osservato, “letto”, interpretato, ma anche filmato per poi confrontare le proprie impressioni con quelle degli “amici” di FB.
Invece della sola Lucy, insomma, ci sono tutti i Peanuts riuniti a fare le pulci psicologiche al povero Snoopy di turno: il quale, se potesse parlare, molto probabilmente ci manderebbe a quel paese in massa.
Per carità, non voglio affatto negare l’importanza di capire i cani, di saper leggere il loro linguaggio del corpo, di interpretare i loro segnali: ho dedicato quasi tutta la vita a questo, ho scritto pacchi di libro su questi argomenti, ci mancherebbe solo che adesso dicessi che è tutto inutile. No, è tutto utilissimo: però non è l’unica cosa che conti al mondo.
Insomma, anche quando facciamo un bambino è giusto informarsi ed essere preparati sulla sua psicologia, sui suoi bisogni, sul modo migliore di interagire con lui: ma la stragrande maggioranza delle mamme, anche se si è preparata a fondo, per la maggior parte del tempo vive il rapporto con il figlio in modo rilassato e spontaneo. Non è che se il bambino fa un singolo capriccio si vada a leggere immediatamente tutto il trattato di capricciologia, o che se il bambino molla uno spintone al compagno di asilo corra dallo psichiatra a chiedergli se non abbia qualche problema mentale.
In vita mia ho conosciuto solo due mamme che si comportavano più o meno così: di una ho perso le tracce e non ho idea di come sia venuto su il figlio, ma sento ancora l’altra, ogni tanto, e so che la figlia (ormai ampiamente adulta) è davvero in analisi da anni per una serie di problemi (crisi di panico e non so che altro).
Sarò pure maligna, ma mi sono sempre chiesta se ‘sta povera ragazza non sia finita così proprio per via della morbosa attenzione per la sua psiche che la madre dimostrava ad ogni suo battito di ciglia (vi racconto solo questa: quando la ragazzina aveva 12 anni e si prese due clamorose cotte a distanza di un mese l’una dall’altra, la sciura mi disse che temeva che avesse uno scompenso nella produzione di dopamina e stava meditando di sottoporla ad analisi cliniche per determinarlo. Le chiesi se si fosse fumata il cervello e da allora i nostri rapporti si raffreddarono un po’).
Ecco, senza voler insegnare niente a nessuno e senza voler polemizzare a tutti i costi… a volte mi chiedo se non stiamo esagerando nel nostro interesse verso il linguaggio canino (il canese, come lo chiamo io) e se non dovremmo, ogni tanto, provare a vivere i nostri cani con maggiore serenità, senza stare sempre a chiederci i perché e i percome. Perché a volte un cane può scodinzolare a sinistra solo perché a destra c’è un muro. Può leccarsi le labbra perché vuole inumidirsele. Può avere l’aria scazzata perché c’è tempo umido e lui è metereopatico come Montalbano, ma non è forzatamente colpa nostra.
Ultimamente… non solo mi fa un po’ paura il risultato che questo continuo bombardamento di “effetti Lucy” può avere sul cane, ma mi preoccupa anche quello che sicuramente ha su di noi: noi che magari passiamo due ore su Facebook a consultarci con millemila altre persone sul perché il nostro cane abbia tentato di montarsi la nonna (sarà stata una monta gerarchica? Era solo un modo per sfogare lo stress? Giocava? Oppure è segretamente innamorato della nonna e vorrebbe trombarsela?), quando quelle due ore avremmo potuto magari passarle in campagna, con il cane libero dal guinzaglio che correva felice ad annusare tracce di scoiattoli (e magari, quando tornava a casa stanco, rilassato e soddisfatto, la nonna non se la trombava neanche più).
Bravissima…analisi acuta come sempre! Io mi riconosco senza ombra di dubbio!
Tocchi proprio un tasto delicato con questo articolo per una cosa che mi sta facendo preoccupare da mesi.
Parliamo del fatto che questi cani, da qualsiasi parte li guardi, salta fuori che sono sempre stressati. Il cane fa un salto ed è stressato, ne fa un altro ed è stressato, fa la giravolta ed è stressato, io non ne posso più.
Leggo, mi informo, giro, vado, faccio ma a volte mi verrebbe voglia di prendere i libri, metterli sotto la gamba del tavolo e dare una sgridata, e basta retropensieri.
Invece no, perchè se ha fatto così significa che è stato stressato da questo e quest’altro e tu devi agire a monte e tu devi fargli incontrare solo cani con la coda rivolta a est, perchè quelli con la coda rivolti a ovest lo stressano (non abitando in un eremo del Tibet, si incontra quello che si incontra) e tu devi aspettare i suoi tempi e se non ha voglia di fare una cosa non la si fa, e, soprattutto, se il cane fa qualsiasi cosa, è sempre colpa tua che non hai costruito il rapporto e non sei “l’antro caldo al quale fare riferimento” (ovviamente non sto parlando di situazioni limite, nè di cani recuperati, nè legati a catena, nè di proprietari – noi – disinteressati al cane, parlo di una situazione normale, di un cane normalissimo, con qualche “colpo di testa” dato da un carattere un po’ indocile).
Io ho passato notti insonni per questo “stress”, anche per il fatto che ti fanno tutte queste belle analisi e poi non ti dicono in pratica cosa devi fare per “avere il rapporto”, che a te pare di passare giorni e minuti e anni a cercare di fare il meglio per il tuo cane, e poi basta un battito di ciglia e “non hai costruito il rapporto”. Sarà, ma a me ogni tanto pare che invece è solo cazzone e basta 😀
@Lea:
Concordo in pieno sia con l?articolo che con Lea.
Oggi il mondo cinofilo é diviso almeno in 2: le sciuremarie e i cuggini che nulla sanno di cani ma credono di comprenderli con “il buon senso” finendo x basarsi su leggende metropolitame e proiezioni antropomorfiche riguardo ad ogni comportamento del cane (l’esempio tipico é la sciuramaria che punisce il cane un ora dopo il misfatto credendo che gli faccia i dispetti, o lo bambinizza rendendolo un nevrotico cronico che non sa se é umano o cane e non capisce gli altri cani)….e i cinofilosofi da internet (i veri cinofili o chi tenta di diventarlo sembrano una minoranza), che hanno letto millemila articoli libri e studi, ma non hanno veramente assorbito le nozioni apprese (e allora cercano di applicarle meccanicamente ai cani che vedono o ai loro cani finendo x appiccicare tante etichette), e non capiscono che alcune nozioni sono di pura teoria difficilmente applicabile alla risoluzione di problemi pratici, e fa in modo che molto spesso x qualsiasi problema vero o presunto del cane si incolpi sempre e solo il proprietario colpevolizzandolo ad oltranza e schiacciandolo con sensi di colpa talvolta gratuiti che non aiutano certo a migliorare il rapporto con il suo cane se non danno soluzioni praticabili x migliorare il rapporto o superare un problema…e spesso chi colpevolizza colpevolizza e basta dicendo cose tipo “hai rovinato il cane” e non dando soluzioni x migliorare (anche perché i conofilosofi si buttano sulla teoria, ma non danno praticamente mai risposte pratiche; nonostante spesso asseriscano il contrario)…
OK, il proprietario é quasi sempre l’autore involontario di gran parte dei problemi del cane, ma non di tutti:
I CANI NON SONO TUTTI UGUALI E NON REAGISCONO TUTTI NEL MEDESIMO MODO AGLI STESSI STIMOLI AMBIENTALI O COMPORTAMENTI DEL PADRONE nel bene e nel male: x un cane un comportamento del proprietario anche fortemente errato può essere poco influente mentre x un altro cane un piccolo errore può rovinargli il carattere): esistono cani con tempra alta o bassa, esistono cani timidi, cani riservati, perfino cani permalosi, cani estroversi; cani naturalmente socievoli con la gente e gli altri cani e cani naturalmente poco socievoli con gli estranei e/o gli altri cani..ed esistono anche le razze dei cani, che, cosa spesso dimenticata da molti (che magari la sanno in teoria ma quando vedono un cane di razza X che fa Y sembrano dimenticarsela, e giù a incolpare il proprietario di non aver ben socializzato l’animale da cucciolo portandolo al puppy class o di non saperlo centripetare ecc, se il suo Pastore Belga é troppo protettivo; al posdto che insegnargli come controllare la naturale protettività di un cane da difesa, che é protettivo x natura ma va controllato e abituato a capire come distinguere un pericolo da un evento strano ma innocuo), non corrispondono solo a MORFOLOGIE DIVERSA, ma anche a CARATTERI DIVERSI e diverse attitudini, ad es é dura rendere un Pastore Tedesco grigione da lavoro un cane che fa le feste a qualsiasi sconosciuto comunque venga approcciato e che non tenta di difendere il proprietario in caso ad es di conoscenti “troppo esuberanti” che gli danno manate sulle spalle o fanno scherzi idioti, come é difficile rendere un VERO PITBULL ADBA con carattere da pitbull un cane da parchetto che giocherà anche da adulto con altri cani sconosciuti adulti dello stesso sesso e non ne sfiderà nessuno o non risponderà se sfidato, esattamente come sarebbe difficile creare un Cane Corso da punta o un Mastino Napoletano da salvataggio in acqua oppure un Pastore Del Caucaso da pet therapy (non tutti i cani sono stati selezionati x avere un carattere bonaccione con tutti, umani e cani sconosciuti adulti; anzi solo alcune razze hanno tale insolita caratteristica, quindi é assurdo considerare problematico un dobermann protettivo o un mastino napoletano che fa la guardia o un pitbull che sfida cani rivali…però molti sembrerebbero pretendere questo)….insomma; x quanto uno abbia socializzato bene ed educato e capito il proprio cane e abbia fatto tutto al meglio, non é sensato credere di poter stravolgere la natura dei cani rendendoli tutti caratterialmente simili a Labrador o a dei Cavalier, ma quando non lo sono é sempre tutta colpa del proprietario che non legge i segnali di pacificazione/calma, non ha socializzato bene il cane, non ha fatto il puppy class; non ha abbastanza rapporto con il cane e non sa centripetarlo ecc…
Io credo che la lettura dei “segnali di calma” sia ancora tutta da scoprire… come quelli che dicono “guarda quel cane che manda al suo umano segnali di calma… si vede che lo teme, o che è maltrattato”.
Nella mia esperienza non è così: il cane mi manda segnali di calma in un sacco di occasioni. Perché siamo in treno e, in certi tratti, credo gli faccio un po’ di nausea (mia figlia che soffre il treno dice che in quei tratti l curve/frenate danno fastidio). Mi guarda, mi sbadiglia (stile pesce rosso) e si lecca il naso.
Perché vuole che gli prenda il gatto che si è rifugiato in un posto a lui inaccessibile. O perché gli dico di stare seduto davanti al gatto che lui vorrebbe masticare (non gli fa male ma il gatto si indigna).
Perché (forse si sta annoiando) vuole che gli faccia delle coccole: in questo caso i segnali di calma vengono seguiti da una spanciata, non di sottomissione (io non sto facendo niente, magari sto leggendo un libro) ma di preghiera “dai, grattami, carezzami”.
Perché non sa bene cosa fare (magari sto cercando di insegnargli un esercizio nuovo (con metodi probabilmente imbranati ma sicuramente molto gentili) e lui non capisce cosa voglio). In questo caso, dopo i segnali di calma si mette seduto (per la serie “non ho capito cosa vuoi, ti va bene se mi siedo?”).
Secondo me va bene leggere i libri (io ne ho letti molti) ma poi bisogna leggere il proprio cane non solo alla luce delle teorie, ma nel contesto…
ecco un modo corretto su come vada letto un cane. Senza patemi d’animo, senza tante preoccupazioni. Anche la mia si spancia appena torno a casa e si lecca il muso. Cosa fa, vuole calmarmi? Ma queste coccole le vuole oppure no? 🙂 Basta un po’ di buon senso e tutto e’ utile…
E’ un po’ la stessa cosa della “dominanza” intesa come violenza. Noi pensiamo in termini umani e ci esprimiamo con parole che a volte non riescono a dire tutto (il linguaggio verbale ha grossi limiti, checché ne pensiamo noi…ed è il più facile ad essere frainteso).
“Segnale di calma”, l’ho notato anch’io, da molta gente viene inteso come “segnale di stress” (e a volte lo è, ma altrettante volte no!), o addirittura come “segnale che vuole dirti “Ehi, calmati!”, come se l’umano in quel momento fosse in versione Hulk e stesse per massacrare il cane”. Prima che arrivasse la Rugaas si parlava di “segnali di pacificazione” e le cose andavano ancora peggio: “Pacificarmi? Ma non gli ho mica dichiarato guerra!”
Il fatto che “calma” significhi “calma”, ovvero serenità, tranquillità, stato d’animo non alterato…non passa mai per la mente a nessuno: forse perché noi stessi non sappiamo più cosa sia, la calma.
Bacone li chiamava idola fori… ahime se chi vuole avere per forza ragione non apre un po la mente a poco serve!! ^.^
È vero, anch’io ho notato che i segnali di calma vengono usati in molte situazioni, che vanno dall’effettivo stress vero e proprio, a un semplice “uhmmm… Non capisco”; quest’ultimo ho notato viene usato spesso se il cane sta interagendo con un altro, e quest’ultimo manda segnali del corpo poco chiari o confusionari, o ha reazioni “strane”: allora il primo cane manda segnali di calma che significano “Ma che fai? Che è sta roba?”.
Però ho notato anche che quando il cane vuole comunicare cose “più forti” (effettivo stress, forte disagio, ecc.) manda più segnali di calma e più chiari e evidenti che se si tratta solo di non comprensione o di atteggiamento amichevole; quindi se uno non è molto attento è facile pensare che i segnali di calma vengano usati solo in casi di forte agitazione/stress/ansia, perchè è in questo casi che sono più evidenti.
Molto bella questa riflessione..la prima cosa che mi è venuta in mente è la prima parte di un libro cinofilo-etolgico un po’ datato, spesso bistrattato perchè non dà soluzioni, ma suggerisce riflessioni, ragionamenti (ecco perchè è il primo nella mia hit-parade delle letture sul tema!), ovvero “All’altro capo del guinzaglio” della McConnel, che in più è semplice, divertente ma etologicamente accurato pur non usando “paroloni”!
Ricordiamoci che se noi solo da pochi decenni ci occupiamo di “leggere” e tradurre il linguaggio canino, i cani invece da millenni sanno capire il nostro di linguaggio!!!
E vedo che proprio in questo sito è stato pubblicato oggi un articolo su “Do as I do”..il cane è stato selezionato per questo!
Invito tutti i tecnici cinofili a rileggersi la prima parte del libro citato, quella dove dice che molti padroni sono semafori impazziti per i cani, che con le parole dicono una cosa, ma con il corpo ne dicono un’altra..ma i nostri cani sono per lo più così bravi che ci capiscono lo stesso! Certo, imparare a leggere i loro segnali, dovrebbe servire non tanto per psicanalizzare i nostri cani continuamente, ma per aiutare la comunicazione fra uomo (che spesso sbaglia) e cane, che nella maggior parte dei casi capisce lo stesso..ma potremmo semplificare loro la vita ed evitare che l’1% dei casi (quelli che non capiscono)possa condurre una vita migliore..
A presto.
Come sempre i tuoi articoli sono la nuda e cruda verità di noi italiani! mi ci metto pure io stavolta perché purtroppo ci sono caduta in questo errore e non mi sono goduta a pieno il crescere della mia Kira. cercavo di capire sempre cosa le passasse per la mente…. confesso che a volte lo faccio ancora. mi piacerebbe capire però con un minino di buon senso e oggettività i comportamenti dei cani oltre al mio, le interazioni tra di loro e i propri proprietari, ma non per poter dire “quanta ne so”, ma per capire meglio come comunicare meglio io con il mio e fare esperienza. certo che l’unico modo per capirci qualcosa è la pratica, ma anni e anni e anni non pochi mesi.
Dal mio punto di vista la cosa è positiva perchè indice di una cresciuta sensibilità nei confronti del cane. E cresciuta di molto anche. All’area di sgambamento trovo sempre più spesso persone interessate a capirne di più e ne discutiamo in totale tranquillità, senza ossessioni di alcun genere.
Poi ci sono tutte le altre tipologie di persone che avete indicato sulle quali però non vale la pena di sbattersi più di tanto. Se c’è interesse è positivo alimentarlo e ciò crea maggiore cultura cinofila, altrimenti pazienza.
Mah, se lo fanno al parchetto invece che davanti al monitor, lo vedo un problema di poca importanza (almeno escono loro ed i loro cani)
Sono d’accordo con questo articolo, soprattutto con l’ultima parte. Certo, la teoria è importante, ma invece di farsi seghe mentali-scusate il linguaggio scurrile- è meglio conoscere il proprio cane passando ci del tempo insieme, piuttosto che ore a leggere su internet…
Sarà che non seguo molto le cinodiscussioni (o cinoscanni) su fb, ma ammetto di non percepire molto questa ossessione del leggere il cane… Anzi, al contrario, io vedo molte persone che si creano le loro sovrastrutture mentali, e non passano invece un po’ di tempo leggendo il linguaggio del loro cane, col risultato che arrivano a concusioni completamente sbagliate.
Mi spiego con un esempio banalissimo: persone convinte di avere un cane pigro, che trattano come cane pigro; però se ne leggessero il lignuaggi del corpo vedrebbero che non c’è segno di felicità quando viene portato nella cuccia o sul divano, mentre è tutto scodinzolante e eccitato quando ha l’occasione di uscire o di giocare. Ma non lo fanno, col risultato che il cane non è felice, ma loro sono convinti di averlo reso felice. O ancora, gente convinta di avere cani disobbedienti che quindi non slegano mai, ma se li guardassero si accorgerebbero che il cane è sempre il che li guarda, concentrato e non si sognerebbe di allontanarsi.
E ci sono molti altri esempi, accomunati dallo stesso fattore: cercare di capire il cane proiettando su di lui le proprie convinzioni, idee, preferenze, invece che leggerne il linguaggio del corpo, così com’è e senza cercare di dargli un significato diverso perchè aggrada a noi.
In effetti a pensarci bene, capita di vedere cani che fanno UD-Obedience-Qualsiasidisciplinavoltaalcontrollo del cane…., quindi in linea teorica addestrati e controllati e bla bla bla che però fuori dal campo col fischio che rispondono al comando…e a volte pure in campo accidenti!! (che voglia di tirargli una bella badilata terapeutica sul quel cacchio di cranio di gomma!!!!) e il cane del pensionato medio che se gli parli di cinofilia pensa che tu sia un amante sporcaccione dei cinema… il cui cane però non solo gli sta al piede e gli cammina in condotta perfetta, ma potrebbe mandarlo a far la spesa sicuro che non sbaglierebbe a farsi dare il resto….Che sia perchè il “sciur” pensionato semplicemente non si fa le pippe mentali e di conseguenza non ne influenza il cane?? 40 anni fa la psicologia canina si riassumeva in 1-non rompere i gambassisi al cane se a)dorme b)mangia. 2- non fare i dispetti al cane se no ti morde e fa bene… 3- trattalo bene e vedrai che non ci saranno problemi… Cesar Milan sarebbe stato disoccupato!!
Dove stiamo grossolanamente sbagliando?? Troppa teoria e poca pratica?
pero’ c’era anche il cane costantemente a catena, o quello che era pronto a mangiarti anche se solo pensavi di guardare il suo padrone. Poi hai ragione tu, vicino a casa mia vive un signore piuttosto anziano che gita con la stampella, e va in giro con un pinscher senza guinzaglio che lo segue passo passo. Sono sicuro che il signore non applica nessun principio zooantropologico cognitivo, e non si chiede neanche come essere un buon capobranco e come irradiare una calma assertiva. ma la colpa secondo me non e’ della teoria, piuttosto e’ del nostro stile di vita che ci fa irradiare insicurezza, nervosismo, fretta e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Ben venga la teoria, anzi, pero’ magari prima dovremmo imparare a vivere bene.
I cani a catena comunque non sono spariti con l’avvento delle teorie cinofile…. (destino ha voluto tra l’altro che quello che ho scelto di adottare sia proprio un ex… e il “buon” imprinting che ha ricevuto dagli umani continua a perseguitarlo..), così come non è sparito l’altro tipo che citi. Anzi.
Forse il segreto di un buon rapporto è proprio la massima serenità possibile nell’approccio. Ma l’aver letto le millemila teorie se non sei uno che di cani ci “mastica”, non fa di te una persona in grado di educare e comprendere correttamente un cane… può anzi portarti ad essere insicuro e a metterti in discussione allorquando non vengano ottenuti i risultati sperati. Questo nel caso tu sia un pochino coscienzioso e sia disposto a metterti in discussione…Forse per noi “profani” la cosa migliore sarebbe lasciarci guidare un pò dall’istinto e tanto tanto dal cane…
Ah… dimenticavo…. e affidarsi a persone davvero competenti che, come dice la redazione conoscono bene il cane in quanto…cane.
Purtroppo oggigiorno tutti ci sentiamo un pò comportamentalisti solo per aver letto qualcosa ed essere riusciti ad ottenere un “seduto” passabile…
guarda su questo punto mi trovi perfettamente daccordo, come in ogni altro aspetto della vita quando se ne ha bisogno si deve ricorrere all’aiuto di un vero professionista. Però questo non significa che diventi pericoloso farmi una cultura mia, e non capisco come questo possa peggiorare il mio rapporto col mio cane. E’ come dire che un ingegnere meccanico guida peggio la macchina perchè mentre sta guidando pensa “e se il pistone si rompesse?”. Secondo me non regge, se ci fosse qualche caso del genere allora si dovrebbe parlare di vera e propria psicopatologia, non certo di un sovraccarico di informazioni.
Maria Grazia, a me fanno paura soprattutto i “troppa teoria e niente pratica”: o meglio, quelli per cui la pratica consiste nel voler individuare nel proprio cane TUTTA la teoria assorbita, inventandosela anche quando l’applicazione pratica in realtà non c’è.
Insomma, se uno conosce il cane in quanto cane, e contemporaneamente si tiene informato sui nuovi studi (ammesso che ci sia davvero qualcosa di nuovo al di fuori delle supercazzole), sulle nuove scoperte e così via… allora va tutto bene: si vive il cane in quanto cane, si gioca con lui, si crea un rapporto affettivo con lui, si lavora con lui, poi magari capita di vedere un comportamento un po’ diverso dal solito e allora si pensa “Toh, ecco! Fa così perché… (applicazione della teoria studiata, migliore comprensione del cane, soluzione più facile dell’eventuale problema)”.
Quello che invece non mi piace è: teoria teoria teoria… poi prendo il mio cane, vado al parchetto, vedo un altro cane e comincio a pensare: “Ecco, si lecca il naso…e ha voltato la testa. Sta pacificando, andiamo avanti: ARGHHHH, no, aspetta, scodinzola verso sinistra, allora è intimorito! AHHHHHH l’altro ha alzato la coda e viene dritto verso di noi…qui va a finire che litigano!” …e cambio strada. E i due cani, che avrebbero magari stabilito le gerarchie con due annusate di culo e poi si sarebbero messi a giocare, ci restano malissimo e rimangono legati al guinzaglio invece di correre e divertirsi. Ecco, questo proprio NON mi piace neanche un po’.
E purtroppo, succede davvero!
a me fanno la stessa impressione dello psichiatra nel film “Il mostro” di Benigni. Il mostro sarebbe il mite Loris che di volta in volta manifesterebbe in modo evidente comportamenti e atteggiamenti da colpevole depravato, con l’improbabile psichiatra che cerca in tutti i modi di dimostrare la sua teoria basata sull’osservazione (superficiale) e sugli studi precedenti (slegati dalla realtà). L’etichetta di mostro è già pronta e non si vede l’ora di appiccicarla a qualcuno. E anche i novelli esperti cino…(aggiungere suffisso a piacere) ne hanno un bel po’ di etichette e non possono fare a meno di attaccarle.
Ti do ragione, seriamente mi pare che molti cinofili più che vivere il cane lo psicoanalizzino. A sto punto probabilmente sono più sereni i cani delle sciuromarie che hanno avuto il naso nella pipì che i cani “effetto farfalla”. Mi lecco le labbra, via dal parco perché mi sto stressando, e a casa massaggio ttouch
Si, secondo me stiamo decisamente esagerando un po’. Dovremmo sempre rapportarci al contesto, ed invece no, sempre li a guardare i cani sotto il profilo “tecnico”. Voglio dire, se lasciassimo fluire le emozioni (una cosa che non tutti riescono a fare ma sulla quale ci si può allenare) riusciremmo ad avere un rapporto molto più “intimo” con il nostro cane…
Vero!! o.O che senso ha … ?
Essere categorici si perde di vista la realta….
questo effetto e’ l’altra faccia della medaglia dell’alfabetizzazione cinofila di massa. Sicuramente ci si stabilizzera’ su un modo di affrontare le problematiche in maniera meno ossessiva, pero’ secondo me e’ un problema di gran lunga piu’ gradevole da affrontare della mancanza totale di informazione.
Dici? Da quello che spesso leggo in giro, per me è un fenomeno di saccenza di massa.
E l’epoca di internet: Chiunque è diventato politologo, storico, intellettuale, filosofo, sociologo e dulcis in fundo esperto di psicologia canina.
certo, i tuttologi hanno in internet un nuovo e potentissimo strumento. Pero’, vuoi o non vuoi, si sono aperte le porte ad un mondo, quello cinofilo, che per moltissimi e’ completamente nuovo: si stanno esaminando aspetti che magari un esperto conosce da una vita, ma per tanti sono nuove e sensazionali scoperte. Una volta finito l’entusiasmo sono sicuro che si mediera’ la componente analitico-teorica con quella della vita vissuta.