lunedì 15 Aprile 2024

Le avventure della Sciuramaria: il cane che non sapeva il francese

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DI SCIURAMARIA – Era grande, tutto nero, e pieno di pelo riccio. Arrivò poco prima di Pasqua contemporaneamente a una mia amica che avrei ospitato per un paio di settimane. La coincidenza fu fatale perché gli allungammo un panino con la cotoletta avanzata dalle provviste del viaggio. Fu così che decise di adottarci e non schiodarsi più dai dintorni. Mia madre mi raccomandava di non affezionarmi, perché senz’altro si era perso e appena recuperate le forze sarebbe ripartito per tornare alla sua casa. Io gli portavo grandi pappe di pane e avanzi, giù in strada.
Un giorno che pioveva lo facemmo salire a casa, per mangiare e non se ne volle più andare. Mia madre insisteva di lasciarlo libero, perché potesse trovare la strada di casa. Il risultato fu che il cane faceva tre o quattro passeggiate di un’ora circa al giorno, dopo di che si metteva davanti al portone ad abbaiare finché non lo facevamo salire. Abitavamo in un condominio e i vicini protestavano: così gli comprammo un guinzaglio, un collare e la medaglietta, che allora non riportava il numero di telefono, ma un codice che testimoniava il pagamento della tassa sui cani. Entrò definitivamente in famiglia e gli feci anche il bagno, senza troppe difficoltà: l’acqua ne uscì così nera che tutti mi prendevano in giro affermando che in realtà era una pecora e più che nero era sporco.
Lo chiamai Mauri, come un mio amico che aveva i capelli ricci come il pelo del cane. L’amico non apprezzò affatto, con mio grande stupore: gli dissi comunque che se mai avesse avuto una cagna poteva chiamarla come me, mia madre o mia sorella. Gli parve una misera consolazione ma meglio di niente.

Mauri era il mio cane, ma non lo sapeva: credeva di essere il cane di mia madre. I cani hanno nel Dna un periodo di garanzia con i nuovi “padroni”. All’inizio sono buonisssimi, calmi e obbedienti. Quando ti sei affezionato viene fuori il loro vero carattere. Mauri permetteva solo a mia madre di uscire senza di lui. A noi no: una volta mi ha persino morso, sulla porta.  Mia madre ha avuto uno scatto di rabbia e ha preso il guinzaglio per picchiarlo: il cane si è schivato e la “guinzagliata” mi è arrivata sul braccio. Non era la mia giornata.
Abbiamo (io e mia sorella) adottato un’altra tecnica. Visto che era molto ghiotto di dolci gli lanciavamo un biscotto in cucina, lui lo inseguiva e noi uscivamo di casa indenni.
Però quando piangevo per qualche dispiacere (la vita di una ragazza di vent’anni è sempre piena di dispiaceri) era molto dolce e affettuoso. Un vero conforto. “Solo tu mi vuoi bene” gli dicevo e anche questo, a vent’anni, è piuttosto comune.
I dolci, dicevo… una volta sentii mia madre in cucina che lo rimproverava “Vergogna! Saresti un carnivoro!”. Era successo che aveva fatto un esperimento: in una mano un pezzo di filetto e nell’altra un pezzo di strudel di uguale dimensione. Il cane aveva scelto lo strudel, scandalizzando la mia scientifica mamma.
Io lo portavo spesso a passeggio con me, perché mi piaceva girare col cane, ma l’uscita che gli piaceva di più in assoluto era andare in campagna dalla nonna, dove c’era un giardino molto grande, ampiamente provvisto di cani. Mia madre andava a trovare la sua senza una particolare cadenza, ma con regolarità. Nel giro di una stagione il cane aveva imparato tutte le parole chiave: il nome del paese, “nonna”, “mia mamma”, “campagna” e si metteva in agitazione, quando venivano pronunciate, magari riferite a “domani” o “lunedì”, che però il cane non capiva. Allora passammo a parlare in dialetto, ma nel giro di pochissimo il cane imparò anche quello. Mia madre ebbe quindi l’idea di usare il francese e quello il cane non lo imparò mai.
Nemmeno io, del resto, il che rendeva la faccenda abbastanza surreale se appena il discorso usciva dai binari prestabiliti.
Mauri imparava le parole con grande facilità ed è straordinario che non ci sia mai venuto in mente che potevamo usare questa sua attitudine per insegnarli qualcosa di utile o comodo. Ma tanta è la forza del pregiudizio, che mai mettemmo in dubbio la convinzione, allora diffusa, che il cane possa imparare solo da cucciolo e che se ti prendi un cane adulto te lo devi tenere così com’è, come se fosse cablato.
Quando dicevamo “poverino Mauri” lui cominciava a tremare: non sapeva perché ma si fidava del nostro giudizio. Se dicevamo “poverino” evidentemente qualcosa di temibile stava per abbattersi su di lui. Per quanto lo facessimo spesso per divertirci e prenderlo in giro, lui tremava ogni volta. Non aveva una gran tempra. Era terrorizzato dal veterinario e dai cani piccoli che gli abbaiavano: si nascondeva dietro alle mie gambe, così che mi trovavo a dover fronteggiare queste piccole pesti ringalluzzite dalla facile vittoria.
Una notte ci fu un forte temporale e mia madre si alzò per chiudere le finestre. Avevo paura del temporale (l’avrei ancora se non lo trovassi disdicevole per la mia età) e mi alzai per andare nel suo letto. Si svegliò mia sorella e, trovandosi sola in camera, decise di unirsi a me. Il cane, che dormiva sullo scendiletto, ci guardò per qualche secondo e ci imitò, nella chiara convinzione che fosse l’unico posto sicuro della casa. Non era sua abitudine né desiderio salire sul letto, ma data la situazione di evidente pericolo…
Come tutti i cani era terribilmente abitudinario e avrebbe voluto andare a dormire sempre alla stessa ora. Se mia madre si attardava per una qualsiasi ragione, andava a sdaiarsi sullo scendiletto e abbaiava, in modo cadenzato, per richiamarla all’ordine. E lei commentava:  “Ecco il vecchio coniuge che vuole che vada a letto”.

Quando arrivò l’estate mia madre decise che andava tosato e ce lo portai io. Il tosacani man mano che lo liberava dal pelo esprimeva una grande ammirazione per il cane e disse che era un bellissimo barbone gigante, di gran razza, e che valeva la pena di tosarlo meglio di quanto aveva iniziato a fare e si raccomandò che glielo riportassi quando il pelo fosse cresciuto per fare un “bel lavoro”. Io pensai che ci volesse spillare più quattrini e la volta successiva lo portai altrove. Tra l’altro non avevo mai visto né sentito parlare di barboni giganti, ma solo di barboncini.
Invece aveva ragione, come scoprimmo qualche anno più tardi.
Mauri aveva due versioni: estiva, tosato in modo semplice, lasciandogli solo un ciuffo sulla coda (mezza tagliata o forse corta di suo, non lo so) e attorno alla bocca. A me non piaceva per nulla così, ma lui sembrava gradire, perché si muoveva in un modo del tutto diverso, che non è facile da spiegare: “faceva il gagà” e cambiava andatura, alzava di più le zampe, trotterellava. D’inverno era molto più bello, anche se il pelo non riusciva a crescergli così tanto come quando lo avevamo trovato. Però camminava come ciabattando, più ciondolone.
Per chiudere questa storia già molto lunga voglio però raccontare come abbiamo ricostruito le sue vicende. Diversi anni dopo il suo arrivo venne a casa un nuovo assicuratore, a riscuotere il premio, e vedendo il cane lo chiamò “Toby!”. Il cane non diede segno di aver sentito (anche perché nel frattempo era diventato un po’ sordo).
Allora ci raccontò di aver avuto un “cane assolutamente identico” che era scappato di casa dopo la morte della moglie, che era la sua vera padrona. La fuga si era verificata sette mesi prima di quando era comparso sotto casa nostra. Mia madre assicurò che noi lo avevamo da molto più tempo. Fu l’unica volta che la sentii mentire: era una persona piuttosto asburgica.
“Toby” era effettivamente un barbone gigante, proveniente da non so quale prestigioso allevamento.
Quando l’assicuratore se ne fu andato mia madre provò a chiamare il cane “Toby” col tono di voce abbastanza alto che riusciva a sentire. E Mauri rispose subito. Io resto dell’idea che il cane volesse restare con noi, altrimenti avrebbe riconosciuto il suo vecchio padrone, ma mia madre ci proibì nel modo più assoluto di usare “quel nome”.
Decisamente era il suo cane, non il mio.

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22 Commenti

  1. articolo splendido! Uno dei più belli che mi è stato concesso di leggere. Grazie, gentile autrice. Complimenti, congratulazioni, cordiali saluti, Perla

    • Più che altro mia madre, dopo la brutta esperienza, è stata più rapida di loro e comunque non so se lo avrebbero rifatto… Ma nel dubbio…

  2. Beh, Sciuramaria, com’è possibile che in 2 gg. consecutivi ci parli di 2 cani diversi ma della stessa razza che ho avuto anch’io da binba (prima il PT, ora il barbone gigante… E cani di razza nella mia vita ne ho avuti pochissimi!!!) facendomi commuovere e ridere nello stesso tempo?… Non voglio esagerare, ma mi sembra più di una coincidenza…! Soprattutto, come ti accennavo ieri, dopo giorni e giorni di articoli tristi e mortiferi in settimane mortifere in cui la pianura padana è travolta quotidianamente da scosse telluriche…. Grazie!!!

      • Forse è così, Lupi. Niente di troppo “mistico” ma semplicemente di… “statistico”?
        Ciò non toglie che la Sciuramaria è uno spasso!

  3. ” I cani hanno nel Dna un periodo di garanzia con i nuovi “padroni”. All’inizio sono buonisssimi, calmi e obbedienti. Quando ti sei affezionato viene fuori il loro vero carattere”………..MA QUANTO E’ VERO!!!!! Lo vedi, è dolce, remissivo, con gli occhioni supplici… timido, ti cattura subito per la sua mestizia e pensi “Io questo qua lo devo far tornare un cane normale…” e poi…. ti accorgi che ti sei portato a casa un Bastardo DOC…. ma che fosse bastardo ne senso di multi-incrocio lo sapevi… ma di carattere… e il malefico fa pure il cane svenevole e risfodera gli occhioni da bamby (ma può un lupo nero fare gli occhi da cerbiatto?? E’ contronatura!!) quando si accorge di esagerare…. e poi fa quel seduto con le orecchie “a scomparsa” e l’occhio languido…Gli manca la parola?? NOOOO non gli serve… altrimenti sono convinta che lui sì che parlerebbe anche in francese!!!

    • Eh ma tanto dopo un nanosecondo che te lo sei preso il cane e` TUO tutto tuo tuo per sempre! Ti sei gia` affezionato “da prima” che vuoi farci? Ormai non potresti piu` fare a meno di lui! E lui lo sa, secondo me fa il bravino solo perche` non e` ancora proprio in confidenza e per intanto prova lo sguardo da bamby per vedere l`effetto che fa…e visto l`effetto che fa lo usera` a ogni occasione!

      • No no…. ormai sono due (splendidi…)anni e mezzo che il “signorino” ci ha catturati… ci ha presi all’amo ben bene… e lo sguardo da bamby è più che collaudato e lui lo sa… oh se lo sa!! Quello e altre “tecniche di addestramento” ben studiate e messe a punto per benino… ovviamente le tecniche di addestramento sono le sue nei nostri confronti..Certo, qualcuna ha dei limiti.. del tipo che quando ti sei scofanato una bella ciotola di pappa non è che se prendi in bocca la medesima (ovviamente dopo averla ripulita in modo da farla risplendere come se MAI nulla vi fosse stato al suo interno) e vieni da me con lo sguardo supplice/affamato/triste/rassegnato al destino avverso/ te la riempio di nuovo… . perchè io ho la memoria più lunga della tua..e lo so che solo 2 minuti fa quella ciotola era piena…E non serve neanche che vai in giro per la casa cercando qualcosa da portarmi per farmi vedere quanto sei bravo…. la custodia degli occhiali non l’avevo persa… sapevo benissimo che era nella borsa….e, per intenderci, la preferivo non masticata….
        Comunque, assolutamente non ne potremmo fare a meno….. non li contiamo più i sorrisi che ci ha strappato da quando è con noi, e anche le risate che ci ha fatto fare…

        • Eh mi ricorda il cane che avevo prima, Bilbo, gli davo un panino secco da rosicchiare ogni tanto ma lui non lo degnava di una dentata. Se pero` cucinavo qualcosa dal profumo invitante si presentava in cucinino con quel panino duro in bocca e col fumetto “al pane secco sono ridotto!”Quanto mi manca!

          • Sono irresistibili….ci sono delle volte in cui tutte le regole base dell’educazione cinofila che cerchi disperatamente di seguire, finiscono immancabilmente alle ortiche, catapultate dalla forza di uno sguardo o di una zampa che cerca la tua mano….

  4. Toby deve aver deciso di restare Mauri. Uno dei complimenti piu` belli che mi sono stati fatti e` stato fatto da un amico a proposito del cane che avevo adottato gia` adulto: “Se Bilbo incontra i suoi ex padroni fara` finta di non conoscerli!” ^o^

  5. che bella storia!Un barbone che non parla francese!!
    Però è vero, abbiamo voglia di comprare o adottare, è il cane che ci sceglie, sempre. Mauri aveva semplicemente deciso di cambiare casa dopo la morte della sua “vera padrona” e l’ha fatto. chissà, magari la mamma asburgica era simile a quella che non aveva più, oppure…
    Forse Mauri aveva portato con se’ lo spirito della “mamma” e lo aveva semplicemente immesso nella persona che gli era piaciuta di più in quei sette mesi di ricerca, per sentirsi a casa.
    o forse ho detto una scemenza.

    • La mia idea, Laura, è che lui sia andato a cercarla e che si sia perso. Probabilmente nei primi giorni di lutto sarà stato anche un po’ trascurato…

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