PREMESSA di Valeria Rossi – Ennesima pubblicazione di una nota che parla di (presunto) “metodo coercitivo” vs “metodo gentile”, purtroppo ricchissima di inesattezze sia storiche che tecniche (perfino quando si riferisce allo stesso metodo gentile); ennesimo scanno in calce alla stessa nota; ennesima scoperta del fatto che chi ha scritto l’ha fatto in base al “sentito dire” e alla lettura di testi non esattamente super partes, senza aver mai avuto esperienze dirette di ciò contro cui si scagliava. Stavolta io mi sono limitata ad intervenire commentando la nota stessa, senza aprire nuove discussioni su questo sito perché comunque avrei ripetuto e ribadito cose già dette mille altre volte. Ho però linkato la nota sulla pagina del gruppo A.R.C.A. e l’addestratore professionista, nonché figurante ufficiale, Massimo Giunta (i cui lavori sono stati pubblicati più volte su Ti presento il cane, per esempio in questo articolo sul recupero senza farmaci di un cane aggressivo e in quest’altro sulla terapia comportamentale, sempre senza farmaci, di un dobermann con sindrome di suzione del fianco), ha ritenuto opportuno rispondere con un suo scritto che pubblico molto volentieri perché è improntato alla massima pacatezza e al desiderio di un confronto civile: però, per l’ennesima volta, chiede di poter vedere almeno in video i risultati di un lavoro di recupero ottenuto con il metodo gentile.
Lo stesso appello che io stessa vado ripetendo da mesi e che, fino ad oggi, non ha avuto alcun riscontro. Pubblico la nota di Giunta perché mi piacerebbe che ottenesse risposte (altrettanto civili, possibilmente!) anche dall’altra “fazione” (so che è bruttissimo definirla così, ma dato lo stato attuale delle cose non trovo davvero termini più pertinente), giusto per vedere se è possibile aprire un dialogo costruttivo tra professionisti che utilizzano metodi diversi. Ognuno è invitato ad esporre le proprie ragioni, e sarebbe molto carino se spiegasse anche i motivi per cui non esistono in giro video come quelli che A.R.C.A. (e non solo) produce e chiede di produrre.
di MASSIMO GIUNTA – La nostra amica Valeria Rossi ha portato all’attenzione di ARCA uno scritto di Cristiano Sili e Antonella Silvestri in cui – per l’ennesima volta – si tessono le lodi del Metodo Gentile e viene “urlata” tutta la loro indignazione verso il “Metodo Coercitivo”.
Non mi soffermerò sullo scritto di queste due persone, altrimenti intaserei anche io il web con parole che risulterebbero del tutto prive di contenuto.
Dopo averlo letto attentamente, l’ho rinominato “Le Dodici Tavole del Metodo Gentile”.
Ho cercato di trovare, nei profili Facebook dei due autori delle “Dodici Tavole”, materiale filmato inerente alla loro attività professionale nel campo della cinofilia. Purtroppo, ancora una volta, non ho trovato nulla.
Cristiano Sili e Valentina Silvestri, autori della pagina su Facebook “Cani, domande e risposte”, non hanno la benchè minima coerenza nel supportare i principi – ai quali pure si ispirano – attraverso una documentazione filmata ed empiricamente valutabile.
I due autori delle “Dodici Tavole del Metodo Gentile” riprendono una tradizione consolidata da oltre un decennio (da quando, cioè, è “sceso in campo” il Metodo Gentile) quanto alla sua applicazione nel risolvere casi i cui protagonisti sono i cosiddetti “cani problematici”.
Da oltre un decennio, infatti, il compianto Skinner è divenuto famosissimo attraverso le opere scritte e i Seminari di Autori della Scuola Anglosassone, che hanno allevato in Italia una sterminata folla di appassionati del Metodo Gentile.
Ebbene, ciò che mi lascia perplesso è proprio l’assoluta mancanza di materiale filmato a sostegno delle tesi portate avanti da Scuole come SIUA, ASETRA, THINK DOG, APNEC (per citarne solo qualcuna) e da tutti coloro che – giustamente, ma privi di coerenza intellettuale e professionale – credono nel Metodo Gentile.
Innumerevoli volte ho espresso, su ARCA e non solo, la mia ferma convinzione che la libera coesistenza tra Scuole di diverso indirizzo sia doverosa nell’interesse stesso del cane.
Ho espresso, altresì, il mio desiderio di osservare i lavori pubblicati da colleghi (educatori, Medici veterinari comportamentalisti, riabilitatori) nel settore del “recupero comportamentale” di un cane.
Eppure, benchè nel Bel Paese sia presente una poderosa pubblicità effettuata da professionisti del “recupero comportamentale ” del cane e vengano tenuti Convegni e Seminari intorno a questo interessantissimo e sempre attuale tema, la pubblicazione filmata dei lavori svolti ad opera di questi professionisti è assolutamente inesistente.
Esistente, invero, è la protesta mediatica contro l’uso del collare a scorrimento, contro la disciplina IPO-FCI, contro l’esistenza della categoria degli addestratori e fior di professionisti della maldicenza – che si avvalgono di una abile consulenza di marketing dell’immagine e della comunicazione – hanno fiutato la possibilità di farsi portavoce di questa protesta.
Una laurea, un libro, una serie di fotografie simpaticissime scattate insieme ad un cane, uno statuto ben confezionato dall’aroma allettante a base di “approccio cognitivo-zooantropologico” permette di fare proseliti, di guadagnare cifre considerevoli e di salire sul palco televisivo professandosi – loro sempre e comunque – come i Garanti del bene per cane, mentre a noi addestratori resta il ruolo dei Garanti del male per il cane.
Quando ARCA ha proposto la sua Tavola Rotonda, invitando tutti coloro che si occupano professionalmente di materia cino-tecnica – quale che sia la loro Scuola di pensiero -, ha dato prova di credere nel principio della libera coesistenza tra le scuole di diverso indirizzo, a patto che vengano pubblicati i lavori filmati e non sterili affermazioni di principio; ha dato prova di accettare le critiche più diverse – evento assai normale in un contesto umano e professionale il più variegato -, ma ha puntualmente richiesto il supporto empirico a sostegno dei propri convincimenti: ed è proprio su questo che diversi professionisti, che seguono le Dodici Tavole del Metodo Gentile, rifiutano ostinatamente il confronto vero.
L’oscurantismo praticato veramente ad arte mediatica da parte dei Garanti del bene per il cane vuole negare ab initio et in toto la validità empirica di coloro che ottengono risultati finora non ottenuti dalla Scuola del Metodo Gentile nel trattare “cani problematici”.
Finora nulla di nuovo, ma – senza sarcasmo – voglio sperare di sedermi a guardare un bel filmato di un cane aggressivo la cui modificazione emozionale sia stata resa possibile attraverso “Le Dodici Tavole del Metodo Gentile”.
E mi auguro che si abbandoni sempre di più l’abitudine di trattare materie cino-tecniche seguendo lo stile de “Il processo del lunedì” di Aldo Biscardi.
scusami vvaleria cosa si intende con punizione positiva? quando ce n’è bisogno? e quando se ne abusa?
perdonatemi se mi aggancio alla vostra discussione, ma devo ancora capire che problema può dare un collare a scorrimento usato sempre (ovviamente nel modo corretto). Se penso al collare classico non riesco a non pensarlo più dannoso del collare a scorrimento visto che la forza di tiro viene concentrata in un punto (e molto spesso proprio sulla trachea visto che noi siamo più alti e il cane se tira lo fa in avanti) mentre con lo scorrimento viene ripartita su tutta la circonferenza.
Non dà nessun problema. A me è stato chiesto se è “sempre indispensabile” ed ho risposto di no: quando libero i cani, per esempio, il collare a strangolo io lo levo sempre, per evitare il rischio che possa impigliarsi da qualche parte e strozzare effettivamente il cane.
Ma in mano a una persona che lo sa usare, problemi non ne dà in alcun modo.
ah ok… davo per scontato di toglierlo quando il cane è libero, ma in effetti rileggendola ora mi sa che avevo anche letto male la domanda di Carlo.
ciao valeria una domanda. conosci alexa capra? educatrice del metodo gentile? cosa ne pensi? come avrà fatto a riabilitare ex combattenti con il solo metodo gentile???
Carlo, tu trolli e si sa (perlomeno, hai duecento nick diversi): quando parli di cose cinofile ti lascio comunque parla’, perché questa è una democrazia (pure troppo, a volte…ma comunque lo è). Però, se posti una domanda e non ti rispondo, e tu me la riposti… cosa devo pensa’? Che vuoi farmi litigare per forza?
Okay: sì, conosco Alexa Capra. E ci litigo da vent’anni circa (anzi, ci litigavo: mo’ non ci consideriamo più reciprocamente e così facciamo prima).
Quanto ai cani ex combattenti… la storia non è se si possano riabilitare col metodo X o Y. La domanda è: cosa c’è da riabilitare?
Gli ex combattenti, nove volte su dieci, sono cani tranquillissimi con gli umani. Quando non lo sono, di solito vengono soppressi e nessuno li riabilita. Qualcuno ha mangiato un sacco di soldi col giochetto delle presunte “riabilitazioni” (parlo di associazioni, non di persone), e qualcun altro (e qui invece parlo di persone) ha cavalcato l’onda proponendosi come “riabilitatore”. Buon per loro.
Chiunque conosca un po’ l’ambiente (vero, e non mediatico) dei cani da combattimento potrà dirti come stanno effettivamente le cose.
ahahahah hai ragione sono un pò insistente. e sono un trollettono bastardo ogni tanto lo ammetto. ma solo per vedere le risposte.
comunque volevo giusto capire che differenza c’è tra riabilitare un cane con il metodo gentile e riabilitare un cane con il metodo tradizionale tutto qui
Non esistono “metodi” per riabilitare davvero un cane con problemi gravi: ogni caso va affrontato a sé, tenendo presenti tutte le possibilità, tutti i metodi, tutti gli strumenti esistenti al mondo (se li conosci, ovviamente) e utilizzando tutto quanto può servirti.
Se non sei disposto a far questo, anche a piegarti ad utilizzare qualcosa che normalmente non usi e che magari neanche approvi, qualora ti rendessi conto che quel cane ne ha bisogno… allora non sei in grado di riabilitare niente e nessuno.
quindi bisogna sempre sapersi modellare di cane in cane e di caso in caso. perciò però tu non dici che usare il collare a scorrimento sia obbligatorio sempre mi pare di capire?
Ma certo che no! Si usa quando serve. Come qualsiasi altro strumento.
In tutto ciò… finalmente ho occasione di parlare di una cosa di cui non sono del tutto incompetente 🙂
… Ragazzi, prima di “pubblicare” qualunque cosa, riflettete un attimo sull’etimo e il significato della parola: “pubblicare” significa “rendere pubblico”.
La rete vi consente di pubblicare qualunque *… ata. Ok.
Poi non prendetevela se qualcuno cita la vostra *… ata e la contesta.
Ciascuno è libero di cambiare idea: rendete noto che avete cambiato idea, ma non pretendete di “cancellare” dalla memoria collettiva la vostra *…ata.
È semplicemente impossibile, perché siete voi che l’avete resa pubblica.
Consiglio: un po’ di prudenza non guasta mai (non che questo sito sia un faro di prudenza eh… ;-)… con tutto il bene che voglio a Valeria)
No, non lo è :-). Nè di prudenza, né di diplomazia… però è un sito dove ci si firma con nome e cognome e si è responsabili – nel bene e nel male – di quello che si pubblica. E non si cancella mai nulla, perchè nel momento in cui una cosa è stata scritta era pensata, ragionata e fortemente creduta. Poi si può anche cambiare idea: anzi, solo gli arroganti non la cambiano mai. Ma è lo stile Berlusconi (“ti dico questo, questo e questo”…e dopo mezz’ora: “Non ho mai detto niente di simile!”) che non sopporto proprio!
Ma hai ragione sul fatto di non scrivere cose che non si sanno per esperienza diretta. Lo condivido.
Ma sulle firme no! Infatti se così fosse non avreste scritto il nome di Cristiano, perchè lui non pubblica nessun articolo!
mi stupiscono sempre comunque i pollici versi per partito preso (al di là di questo episodio e riferendomi a tutte “le parti”)….persino in un commento in cui spiego semplicemente perchè ho visto l’articolo sul profilo di massimo giunta…. Credo che questa sia davvero la cosa più triste in cinofilia…Ossia fare lo stesso di ciò che si sta criticando, in modi abbastanza miseri…
Ieri sera ho parlato con Massimo Giunta, grazie al cielo per telefono o non su internet. E ha detto che cancellerà a nomi (non so se l’articolo, ma quanto meno i nomi). L’articolo non era firmato nè da me da Cristiano Sili…quindi non è stato riportato il nome dei firmatari, ma cercato appositamente qualche nome da scrivere…
A me fa incazzare che il titolo sottolinei anche “con tentativo di dialogo” (chiaramente non riferito unicamente a me) e che nessuno mi abbia taggata, avvisata….quindi non so che dialogo potesse nascere… Il tutto mi sembra alquanto contraddittorio!
Inoltre nella mia pagina non firmo gli articolo scrivendo “protezione del copiright” o cose simili…perchè non scrivo nulla che io mi sia inventata, nessuna mia scoperta scientifica… Ma concetti basilari che ho appreso, per altro per lo più teorici essendo su facebook! Il mio lo metto nelle risposte a certe domande e in quel poco di pratico che si può scrivere su facebook.
IO tuttora non ho idea se ciò che c’era in quell’articolo fosse vero o falso. Ed è questo il motivo per cui l’ho cancellato. Era frutto delle narrazioni altrui. Come lo sarebbe un articolo che dice il contrario!
Quindi io non sono giunta alla conclusione che certi racconti sul passato della cinofilia siano falsi… Ma non sono giunta nemmeno a concludere che siano veri. Ma all’epoca pensavo fossero veri, prima del fiume di insulti che ho ricevuto.
Non te lo dico per fare la vittima ma semplicemente perchè è la verità!
Mi fa incazzare che ci sia il mio nome perchè è qualcosa di infangante.
E dal momento che io un nome forse me lo vorrò fare in ambito educativo/rieducativo…non è molto carino…
Tanto più che il tutto non è basato su qualcosa di pratico ( Valentina Silvestri rimpinza di boconcini cani ringhiosi o cose simili!) ma su una minchiata, ossia una nbota su facebook, il tutto mi fa ovviamente incazzare. Perchè la gente scaglia giudizi basandosi su qualcosa di futile, ma magari ti bolla per la vita per una cagata “perchè è stata detta su un sito importante”.
Spero che così sia chiaro il mio pensiero.
Concludo ribadendo che per me comunque è finita qua, dal momento in cui ho dialogato serenamente con Massimo Giunta al telefono.
Mi fa piacere che tu ti sia chiarita con Massimo… però la nota (non era un articolo, ma una nota) portava i vostri due nomi.
Quella di “cercare dei nomi a caso da scrivere” è un’accusa che proprio non ti permetto… anche perché non conoscendo né te, né Cristiano Sili, mi sarebbe stato abbastanza difficile abbinare i vostri due nomi “a caso” ad una nota di cui, peraltro, riconosci pure la paternità.
Mi sembra che si stia andando veramente fuori dal seminato.
Quanto al pubblicare note e poi cancellarle e poi incazzarsi perché sono state riportate…visto che ancora oggi dici di non sapere se era vero o falso quello che hai scritto… ti suggerisco, la prossima volta, di informarti meglio prima di sparare a zero.
Ti ripeto lo stesso consiglio di ieri: non pensare che “tanto siamo su Internet”, ma ragiona come se stessi scrivendo un libro che non si può più cancellare. Così, magari, scriverai solo cose di cui sei davvero convinta: e se ti capiterà di cambiare idea, dovrai ammettere di aver cambiato idea (cosa del tutto lecita), anziché “far sparire” quello che ti è diventato scomodo. E te lo dico in totale amicizia e fiducia nella tua buona fede.
Cara Valentina,
forse ti sfugge un punto: scrivere note su FB significa renderle pubbliche e come tali citabili, riportabili, criticabili eccetera eccetera. Ovviamente, se la nota viene firmata da Tizio e Caio, sarà anche citata come “nota di Tizio e Caio”: nessuno può sapere quale ruolo abbiano avuto l’uno e l’altro nella stesura della nota stessa.
Massimo Giunta ha fatto un commento molto civile e pacato alle esternazioni quantomeno discutibili che apparivano in quella nota: ora tu dici che la nota “non esiste più sulla pagina perchè io, che ho 28 anni, so riconoscere gli errori e le informazioni erano imprecise oltre che inutili al fine della pagina”.
Ergo: hai sbagliato, ti sei resa conto di aver sbagliato, però vorresti che si cancellasse un articolo nel quale ti si diceva (in tono molto pacato) che sbagliavi?
Pensarci prima di scriverlo, no?!?
Anch’io ho scritto tante cose sulle quali ho poi cambiato idea: e siccome non c’è sempre stato Internet, con la sua facilità di cancellare, far sparire e dimenticare, le mie idee sbagliate sono rimaste stampate sui miei libri, a imperitura pernacchia verso la sottoscritta che adesso la pensa in modo diverso.
Eppure non mi vergogno di questo, perchè è normale che nella vita di un essere umano ci siano cambiamenti, evoluzione (si spera non il contrario…), maturazione.
Certo, il colpo di spugna internettiano è più comodo: non ti costringe ad ammettere di aver avuto torto. Però, visto che hai 28 anni e che sei stata in grado di riflettere e di far sparire da sola quello che oggi ritieni “impreciso e inutile”…credo che anziché inalberarti per la pubblicazione di questo articolo avresti fatto meglio a dire: “Avevate ragione, ho scritto cose imprecise e inutili”.
Il fatto di averle scritte su Internet ti ha permesso di farle sparire: sei già stata più fortunata di me! Però non credo proprio che tu possa permetterti di dire, con questi toni, “chiedo che sia rimosso questo articolo”… anche perché non è roba mia e io non “rimuovo” gli scritti altrui, a meno che non ci siano motivazioni ben precise per farlo (tipo estremi di reato, come la diffamazione, che qui proprio non vedo).
Se vuoi, parlane con l’autore (tanto sai chi è e dove trovarlo): se me lo chiede LUI, lo rimuovo senza problemi.
Però, Valentina… la vita non funziona a forza di sassi tirati e di mani nascoste quando si scopre di aver tirato al bersaglio sbagliato. Le responsabilità delle proprie azioni bisognerebbe anche prendersele: anche quando si sbaglia. Il colpo di spugna è comodo, ma non fa molto onore a chi pensa di poter eliminare in questo modo tutti i suoi errori: perché la vita non è Facebook.
WOW, posso estrapolare alcune frasi e condividerle su FB citando la fonte Valeria Rossi?????
Ehm… no! Semmai devi citare Massimo Giunta, perché è lui l’autore dell’articolo! 🙂
Ehm… mi riferivo alle frasi del tuo ultimo commento, perchè sei tu l’autrice!
Hai scritto delle frasi in una forma che io non sono in grado di fare, ma che cadono a fagiolo per indirizzarla a qualcuno che si ostina a rovinare i cani non ammettendo di sbagliare! 🙂
io chiedo che questo articolo sia rimosso, e quanto meno che sia rimosso il nome di cristiano sili ancora prima del mio (che fra l’altro non mi chiamo sia valentina che antonella…)
ho scoperto ora dell’esistenza di questo articolo guardando un profilo su facebook (di massimo giunta) in cui era pubblicato. E ora sono davvero incazzata (sarà che scrivo sulla scia dell’articolo contro Padrone). Nessuno mi ha mai fatto presente della presenza di questo articolo, nessuno me l’ha mai detto. La pagina “cani domande e risposte” è stata creata senza alcuno scopo di lucro, visto che io al momento non ho nessuna attività di educatrice. Ma gestisco da 2 anni una pensione per cani senza gabbie e da circa 3 anni ho iniziato a seguire una formazione al fine di, nel futuro, lavorare anche come educatrice. Quella pagina è nata con l’intento di dare informazioni di base. Punto. L’articolo che accusate, tra l’altro, non esiste più sulla pagina perchè io, che ho 28 anni, so riconoscere gli errori e le informazioni erano imprecise oltre che inutili al fine della pagina, che non ha lo scopo di creare polemiche fra cinofili. Cristiano Sili inoltre svolge (anzi svolgeva, ora non lo fa da un pò ) il ruolo di “quello che sa l’italiano”, correggendo la grammatica delle note. Sarebbe bello che, visto che fate tutti i grandi giustizieri della notte e dite agli altri che scrivono senza informarsi, che anche voi vi informaste prima di pubblicare nomi di persone a caso, senza sapere nulla di loro. Addirittura inserendo il nome di una persona che non si occupa di cani nella vita ma che corregge solo la grammatica. Io sono davvero allibita!
Per la miseria, lo scopri ora sulla bacheca di Massimo Giunta (autore della nota, peraltro, quindi cosa c’entri il tuo paragone con la faccenda di Giovanni Padrone dove Giunta non c’entra, non si sa) dopo circa 5 mesi che è online e vedi caso proprio il giorno in cui arrivi a difendere Giovanni Padrone…ROTFL.
Si perchè se leggi i commenti sotto l’articolo di padronme, in uno è citato giunta e per questo sono andata a vedere il suo profilo! e li ho trovato l’articolo! Ecco il nesso con padrone! Che, tra l’altro, non ho difeso ma ho scritto contro a quanto scritto in quell’articolo! E comunque non voglio parlare di padrone qui!
Vedi, alla fine non solo ci siamo capiti ma siamo anche d’accordo 🙂 Il motivo per cui mi arrabbio è che spesso le persone pensano che un cane è cattivo con gli altri cani solo ed esclusivamente perchè non è stato ben socializzato. Ma non è sempre così. A volte un cane è competitivo di carattere, anche se è sempre stato con i suoi simili. In quel caso, bisogna contestualizzare il tutto, facendo delle considerazioni su cane-padrone-famiglia e anche, perchè no, bagaglio genetico. Ma al di là delle motivazioni (che possono essere le più svariate) ti rimane un cane impegnativo da gestire. E’ questo ciò di cui dovrebbe occuparsi un bravo educatore secondo me, e mettere da parte Pavlov, Skinner e compagnia bella, che hanno sicuramente fatto delle scoperte importantissime, ma non possono ovviamente tenere di conto della vita di un cane nella società odierna.
Grazie per aver esplicato meglio la questione e per aver messo a fuoco il tuo problema. Sinceramente non so con quali addestratori buonisti hai avuto a che fare perchè non credo proprio che qualcuno possa risolvere un problema di questo genere adescando un cane con un biscottino.
Penso siamo d’accordo sul fatto che il rinforzo si usa il tempo sufficiente a creare nel cane la mappa mentale del comportamento richiesto e poi non serve più o quasi.
Per la risoluzione del tuo problema bisogna intervenire su tante questioni e non basterà un biscottino ne un comando per ottenere qualcosa.
Comunque sia si tratta di una questione sulla quale non mi sento di affrontare on line, quindi evito suggerimenti.
Ciao e buon fine settimana.
Sulla questione autorevole/autoritario hai capito esattamente quello che intendo. Sull’insegnare un determinato esercizio al cane io sfrutto quella che è la sua naturale predisposizione istintiva e, se questa non c’è, utilizzo un rinforzo positivo. Però lo uso solo ed esclusivamente per far capire una prima volta al cane quello che deve fare: una volta che il cane ha capito, cerco di catturare la sua attenzione come figura autorevole e non come “distributrice di biscottini”. Non è una cosa facile da spiegare via computer, magari se la redazione me lo permette potrei caricare qualche video. Io non ce l’ho con il rinforzo positivo, è che mi sembra troppo facile parlare solo di fermo-seduto-terra-resta con un cucciolino di 3-4 mesi. Mi piacerebbe che qualcuno si offrisse di provare a rieducare il mio terranova con il rinforzo positivo. Il suo problema è che diventa un leone tutte le volte che incontra il nostro vicino di casa rottwailer: ecco, qui mi chiedo…come può essere utile un biscottino davanti a due energumeni di 70 chili che se le danno di santa ragione? La mia non vuole essere una domanda provocatoria ma semplicemente un quesito su cui riflettere. Ecco, in quel caso io preferisco continuare a portar fuori il mio cane con un collare a strozzo e non abbandonare mai il nostro percorso di socializzazione, piuttosto che farmi convincere dagli altri educatori “buonisti” che sono brutta e cattiva perchè lo uso. Cosa dovrei fare, chiuderlo in un recinto e smettere di fare addestramento o farmi portare via un braccio quando incontriamo il rott? Facile parlare di biscotti e carezze quando hai un canino di 10-15 chili eh! Sia chiaro, io non voglio offendere nessuno ma semplicemente parlare di fatti e non di princìpi etologici che secondo me nel 2012 – dove il mondo è pieno di cani super-mega-ultra-stra antropomorfizzati – lasciano un po’ il tempo che trovano!
Ciao a te Lisa, non è molto chiaro cosa intendi per comando. Meno che meno si comprende perchè un comando debba essere in antitesi al rinforzo positivo.
Dal mio punto di vista il comando è un suono o una postura che il cane associa ad un determinato comportamento. Ma prima di fare quell’associazione devi insegnare al cane quel determinato comportamento, lo insegni col rinforzo, con la punizione o con che quello che vuoi, però deve capire.
Se non gli hai insegnato prima allora il comando come lo intendi tu non può essere altro che punizione. Valeria ha scritto molti articoli interessanti a riguardo.
Io dico solo che nel momento dell’apprendimento risulta molto più efficace il rinforzo piuttosto che la punizione, anche il comando no come lo intende Valeria ha un significato precedentemente appreso come “fermati dal fare qualsiasi cosa e dammi la tua attenzione” (un resta un po’ più spinto insomma).
Non entro nel merito di come educhi tua figlia perchè non è affar mio però ritengo autorevole la persona che gode di fiducia altrui perchè precedentemente ha dimostrato di avere certe competenze, mentre autoritario è chi impone la sua ragione costi quel che costi.
Insomma dobbiamo educare il cane prendendo tutto il tempo che serve per fargli capire cosa vogliamo, pretendere che il cane capisca concetti astratti che abbiamo noi in testa mi sembra impossibile.
Si fermerà dal farlo quando glielo imponiamo perchè ha paura di noi, ma in un altro contesto continuerò a farlo, non sarà una conquista educativa sua che metterà in atto autonomamente.
Ciao Jolly,
non è vero che l’alternativa al “buonista” (intendevo rinforzo positivo) è la punizione. A me questa cosa mi manda in bestia. L’alternativa al rinforzo positivo è il comando. Punto. Perchè continuate a confondere “comando” con “punizione”? Io dico a mia figlia “devi andare bene a scuola”. Punto. Perchè è l’unico impegno che devi svolgere in questo momento della tua vita. Non dico “se vai bene a scuola ti faccio uscire la sera”. E’ ovvio che, se sei brava, allora posso ANCHE farti uscire la sera. Ma non è un compromesso! Io conosco tanti cani a cui non gliene può fregà de meno né del biscottino e né della pallina. E allora che si fa? Si dice ai proprietari che il loro cani sono “ineducabili”? Io non dico che il rinforzo positivo sia sbagliato, assolutamente. Dico solo che è limitato. Il cane deve fare una cosa perchè è il suo padrone/conduttore che gliela chiede, in quanto figura autorevole (e sottolineo AUTOREVOLE e non AUTORITARIA perchè c’è una discreta differenza).
Il metodo Pavloviano………….. i pastori sardi non lo conoscono e ne sanno molto più di te!!!!!!!
Di cani sicuramente!!!!!!
Saluti!
Valeria, per fortuna raramente ma nei miei giri non si usa quindi non fa testo.
Resta il fatto che chi non è addentro a questioni cinoeducative tende sempre a dire no al cane quando fa cazzate e a non calcolarlo quando mette in atto comportamenti graditi. Come se fosse ovvio e invece non lo è.
Leggevo l’intervento di Lisa e mi dava l’impressione che preferiva non adottare il rinforzo positivo per le questioni che ha esposto e poi esigeva un certo comportamento senza indicare come ottenerlo.
Sai meglio di me che il cane deve comprendere cosa vogliamo da lui e se non gli facciamo capire cosa vogliamo non è che può saperlo fare per scienza infusa.
Ora se si rinnega il rinforzo, come tu hai spiegato mille volte non resta che la punizione.
Vabbè, ci sarebbe l’imitazione, l’apprendimento emotivo e tante altre strategie che però sono “buoniste”.
Io non conosco Luca Rossi, dunque lungi da me dal voler giudicare il suo operato. Quello che però mi fa un po’ riflettere è il “lo uso anche con le mie figlie”: il metodo buonista prevede biscottino/giochino/carezzina se il cane fa la cosa giusta. Questo vuol dire che io direi a mia figlia di 4 anni “se ti comporti bene ti do il gelato”. Tutto bene finchè va bene, ma poi rischio di ritrovarmi:
1. Una figlia obesa e/o diabetica (e questo succede anche al cane)
2. Una figlia che fa le cose solo se gli do qualcosa in cambio (e questo succede anche al cane)
Praticamente divento schiava del biscottino (nel caso del cane) e schiava del gelato (in caso della figlia), perchè puta caso un giorno mi scordo la borsa a casa, mi ritrovo il cane scatenato e la figlia isterica. Il cane deve comportarsi bene. Punto. Fine del discorso. Deve avere delle regole fin da piccolo e deve imparare l’educazione affinchè diventi un cane che può stare bene in società. Stesso discorso per i bimbi, se non vogliamo farli diventare dei bulletti arroganti e maleducati. Questo secondo me non vuol dire essere cattivi, ma semplicemente far capire al cane che se vuole vivere all’interno di una famiglia deve condividerne le regole. Ma è davvero così strano??!!
Il metodo “buonista” non l’ho mai sentito nominare.
Per quanto riguarda l’educazione gentile e dintorni si tratta di creare una comunicazione emotivamente positiva ogni volta che il cane mette in atto un comportamento gradito.
Nella fase di apprendimento si può rinforzare il comportamento gradito con il rinforzo più adatto alle caratteristiche dell’animale. Solo finchè il comportamento è stato appreso, in quella fase non mi sembra difficile regolare i pasti in modo da non creargli problemi di linea. Se scegli come rinforzo del cibo basta un pezzettino piccolo piccolo, è l’atto che conta non le dimensioni.
Sono sicuro che anche i figli preferiscono capire perchè non si fa o non si fa una cosa, piuttosto che obbligarli a non farla punto e basta. Altrimenti dove sarebbe la componente educativa del genitore?
Se utilizzi solamente la punizione perchè il cane non deve fare una cosa mica detto che capisce perchè non deve farla, semplicemente lo metti nella condizione di aver paura di te e non mi sembra un bel modello relazionale, meno che meno collaborativo.
Le regole vanno condivise, non imposte. Eppoi il cane se vuole vivere in famiglia mi sembra azzardato: sei te che l’ahi fatto entrare, mica è stata una sua scelta.
Avere membri umani o animali che in famiglia che non rispettano presunte regole che non gli sono state spiegate, o bulletti arroganti e maleducati o isterici trovano la causa proprio nel non essere stati in grado di costruire qualcosa di condiviso.
Fine del discorso?
Jolly, ma dove hai mai sentito che qualcuno usi “solo la punizione”?
il livello di questo dibattito è sicuramente al di sopra del mio livello culturale ma vorrei fare alcune considerazioni generali da semplice (proprietario? pet owner? più vecchio del branco?)
Faccio salvataggio in mare (SICS) da circa 2 anni con la mia PT.Tutti i cani del mio gruppo lavorano liberi senza alcuna coercizione fisica o mentale….se entra in acqua con me la mia partner lo fa perché vuole farlo non perché è costretta da un riflesso pavloviano o quant’altro.Ciò non toglie che si è presa qualche NO!ed ha imparato che su un gommone è meglio non fare una palla di pelo con la vicina e finire tutti a mollo…In realtà a solo imparato che esistono delle regole che debbono essere rispettate per il bene del branco, anzi l’esistenza di regole è già nel DNA del cane….gli ho solo spiegato quali erano le nostre .( Perdonatemi l’involontaria citazione di C.Millan) Ma anche a mia figlia ho (cercato) di dare regole..forse quello che si è perso in questa società in è questa capacità….non sappiamo più trasmettere valori/cultura e ci muoviamo tutti senza una meta precisa.Un BRAVO a Marco e Sandy che ieri ne hanno riporato a riva 3 in un colpo!
Sinceramente penso che le tecniche con cui si interagisce con i cani siano in continua evoluzione e quello che prima veniva considerato attuale e funzionale magari adesso può essere considerato sorpassato e poco efficace, per questo penso che ogni educatore/istruttore/addestratore/… debba sempre aggiornarsi e stare al passo con i tempi e personalmente mi sembra che questo sia l’andamento generale, anche se con varie eccezioni.
Partendo da questo presupposto mi sembra che sia cosa giusta e utile che ognuno operi con il suo metodo, a patto ovviamente che questo non arrechi danno al nostro amico a quattro zampe, nè a livello fisico nè a livello mentale.
Mi sembra che le “FAZIONI” si siano venute a creare ultimamente, quando qualcuno ha deciso che per promuovere il proprio metodo sarebbe stato forse più proficuo criticare gli altri e farli passare da cattivi, anticuati, approfittatori… che invece portare come bandiera i propri metodi: non so se avete notato che nei loro siti perdono più tempo a criticare altri metodi che a informare e a dare notizie sul loro forse più interessati al dollaro che alla cinofilia. Mi dispiace dirlo, ma non è sostituendo un nome italiano con uno inglese e criticando tutti gli altri che si fa la differenza…
Personalmente penso sia da preferire come prima cosa una buona relazione con il cane, sì all’uso del rinforzo positivo, ma anche un NO penso possa essere educativo (grave dire il contrario), sono invece contrario a percosse, collari elettrici e simili. Come mia esperienza personale posso dire che utilizzando solo il cosìdetto “METODO GENTILE” si ottengano dei risultati discreti in situazioni normali e risultati inefficaci con cani più complicati, rischiando di non risolvere completamente il problema ma solo di aggirarlo. Questa è l’idea che mi sono fatto vedendo in azione “DOG TRAINER” di fama internazionale, ma anche educatori italiani… quindi d’accordo con Massimo (Giunta) che specifico che NON conosco.
Conosci professionisti che non si fanno pagare x il loro lavoro?mi spiace che dalla tua ricerca tu rimanga colpito solo dalla parcella e non dai risultati e dal metodo del suo lavoro.
Vorrei vedere quanti altri sono cosi’ trasparenti coi loro onorari..
Su Youtube ho visto solo video di seminari e presentazioni.
Se c’è qualche video di casi pratici sul campo ‘prima’ e ‘dopo’ me li potete segnalare che me li vedo volentieri?
Volete i filmati? Volete il lavoro con cani, anzi animali, aggressivi? Problematici? Cercate il sito di kathy sdao e l’anno prossimo quando tornerà in italia x la terza volta magari ci sarete anche voi a vedere il suo lavoro.lei non e’ un guru, nessuna esposizione mediatica…solo ‘una’ che non solo predica bene ma razzola anche meglio!:-)
Se posso permettermi solo una considerazione: lavorare in rinforzo positivo (clicker o meno) e’ spostare l’attenzione dalle cattive abitudini (comportamenti) da reprimere verso tutte le buone
abitudini da incentivare. E’ un cambio radicale di prospettiva soprattutto xche’ sposta su di noi la responsabilità cosi’ dei buoni che dei’ cattivi’ comportamenti. Richiede impegno e coerenza. Non e’ facile.
Ehm… da una rapida ricerca su google e dal sito della stessa Sdao vien fuori che è una ‘canine rock star’ con la quale prenotare un appuntamento tre-quattro settimane in anticipo al costo di 235 dollari l’ora per il primo appuntamento e 120 per i successivi… libri, seminari… forse non avrà un programma di successo come Millan o la Stillwell ma a quanto pare le manca solo quello 🙂
e comunque il marketing è più sulla parte “educazione”, e sul epriodo evolutivo, ma in fondo è gisuto che sia così, ovvero si educhi il cane con metodi meno coercitivi possibilie facendogli sviluppare la mente e diventare felicemente collaborativi con l’uomo… ci mancherebbe. non va bene però che si faccia passare il messaggio che solo i loro memtodi rispettano il cane e ne esaltano le doti intellettive. questo NO non va bene. ma non sono i guri a dirlo eh. coi mancherebbe. essere querelati non piace nemmeno a loro. il marketing è sottile… si fa passare il messaggio esprimendo concetti con le parole scelte ad hoc ed ecco che l’adepto… la legge così’ anbceh se il guru non l’ha detta e il lavoro sporco poi… sui forum lo fa lui… di infamare “i tradizionalisti” ed esaltare iu cognitivisti.
MA…sulla parte rieducazione un po di sana coercizione in casi che altro non si può fare… la usano anche loro eccome se la usano fidatevi. uno “intelligente” e che sa un po’ di cani… sa benissimo che in certi casi vanno usate certe maniere. non dico colalre elettrco con le punte o altro ma nemmeno solo clicker e bocconcini, c’è poco da fare
io fatico a capire (in realtà proprio non capisco……) se i discepoli di guru e meno guru operino come i loro guru hanno insegnato o no…ho avuto modo di vedere alcuni di questi guru con alcuni dei loro tutor e l’abisso tra loro era immenso (leggi come: i tutor erano dei perfetti imbranati a parole e a manualità, i guru almeno a parole non predicavano male). non capisco se insegnano male o poco per mantenere il loro primato o se proprio non sanno nulla anche loro…
questo è l’ennesimo articolo che mi porta confusione, vorrei prima o poi frequentare un corso per educatori/istruttori ma sono sempre più in crisi sulla scelta. i soldi che chiedono questi guru sono decisamente tanti e a questo punto mi sorge la domanda…per cosa? sono solo loro che fanno corsi? perchè di loro si sente parlare, di altri al di là di questo sito manco l’ombra…se io voglio imparare da chi devo andare? posso avere un riconoscimento anche da un nonguru?anche se poi un riconoscimento a cosa serve se non esiste un albo…
A chi periodicamente si affaccia per chiedere ‘come fare per imparare’ posso dire solo una cosa: FATEVI UNA ESPERIENZA DI QUALCHE MESE COME VOLONTARI IN CANILE. Avrete modo di vedere ogni tipo ed ogni sorta di cane, carattere, situazioni e problemi. Girate anche più di un canile se necessario ED ACCERTATEVI CHE CHI LO GESTISCE SIA UN ENTE/ASSOCIAZIONE SERIO (es. Enpa, Lav, Ldc ecc.) e non uno dei (purtroppo) tanti canili che prendono i cani per non farli uscire più. Chiedete soprattutto quanti cani circa vengono affidati all’anno rispetto a quanti ne entrano; se fanno periodicamente corsi per volontari (ottimi per le basi); se assicurano i volontari contro gli infortuni che possono accadere in canile; se ci sono operatori/rieducatori interni od esterni, e non solamente ‘custodi’ dei cani.
L’esperienza sul campo – anche a partire dallo spalare la cacca – è assolutamente preziosissima. Ahimè l’impressione è che i gentilisti cinofilosofoegizi di cacca in canile in vita loro ne abbian spalata (realmente o metaforicamente) poca o punta… 😉
Il Metodo Gentile
Per me, Metodo Gentile significa esclusivamente avere un raporto con il cane sereno, rispettoso ed equilibrato poi quando faccio didattica, spiego cosa desidero insegnare, istituendo nella mente del cane l’ambizione del premio/gratificazione. Non uso ne Rinforzi Negativi, ne Punizioni Positive.
La stessa cosa l’ho attuata con le mie figlie.
Per prima cosa ho acquisito la loro fiducia, mostrandomi corretto, saggio ed esperto della vita. Quando ho dovuto insegnare comportamenti corretti, ho spiegato loro che si hanno vantaggi (premi) se ci si comporta in una determinata maniera. Non ho mai dovuto obbligare le mie figlie ad esprimere comportamenti corretti. Per Silvia Maria e per Beatrice è sempre stato naturale ascoltare i miei consigli e prendere in considerazione le mie parole. Hanno sempre mostrato buona sensibilità di ascolto.
Oggi, Silvia Maria Rossi è un apprezzato architetto è vive in Belgio, Beatrice Rossi è una brava ragazzina di 13 anni impegnata nei suoi studi.
Anche con i miei cani faccio così, e suggerisco da anni ai miei allievi, di fare altrettanto.
Se Io dico ai miei cani di andare a destra, loro ci vanno perché pensano: se Luca dice di andare a destra significa che per Noi è vantaggioso, quindi facciamolo!
I miei cani pensano così perché ho fatto fare loro esperienze positive in questo senso.
Faccio persino fatica a chiamare “Comando” la parola che uso per richiedere un comportamento, preferisco chiamarlo Stimolo Segnale. Il termine perentorio “Comando” porta con sé connotati negativi: O vai a destra o verrai punito, quindi fallo! Il cane va a destra perché capisce che così facendo evita una negatività. Lo Stimolo Segnale invece è un suggerimento positivo: fai quello che ti dico e ne ricaverai una soddisfazione. Gli inneschi motivazionali all’espressione comportamentale capite bene che sono differenti.
Ecco la chiave di lettura del significato vero della parola “gentile” in questo contesto cinotecnico.
Chi scrive che personalmente utilizzo la parola “gentile” per fare leva su sentimenti umani e ricavare business personale, dico che Io sono già un uomo “ricco”, grazie alla mia famiglia ed alla educazione che i miei genitori mi hanno donato. Loro mi hanno insegnato la dedizione al lavoro e l’onestà, il rispetto. Per me questi sono ancora oggi dei valori di sanità e pulizia.
Poi mi hanno anche insegnato a stare lontano dai “salami” senza necessariamente avere il dovere di offenderli, preferisco il diritto di disinteressarmente. Non mi sento migliore se offendo il prossimo.
Il metodo gentile non è solo un “metodo didaticco” è una condizione di vita, una visione stessa dell’esistenza, e si basa sul rispetto del prossimo, delle entità della vita stessa. Personalmente non sopporterei il dover imporre con metodo bruschi e a volte dolorosi, un comportameto ad un altro individuo, cane o uomo che sia, ma state certi che se avessi davanti un talebano pieno di esplosivo, sarei in grado di reagire con determinazione in estrema ratio. E’ la mia storia cinotenica che scrive questo, da anni.
Ecco un esempio: Sono stato recentemente diffamato da alcune persone perché scrivono che ho usato nel passato metodi coercitivi per addestrare cani. Questo è falso, questa è una calunnia gratuita! Loro lo hanno scritto su FB ed hanno prodotto il documento diffamatorio in sedi pubbliche. Io sono un personaggio pubblico. Ciò ha sortito in me una reazione pacata e autorizzata dal buon senso: ho spiegato su FB che non è vero ciò di cui mi accusano, poi ho affidato al mio studio legale la pratica di diffida a continuare a diffamare il sottoscritto.
In secondo luogo partirà nei prossimi giorni una richiesta di risarcimento danni di immagine di 105.000 euro. Andremo in tribunale e pagheranno, forse non tutto, ma pagheranno! Il ricavato andrà ovviemente in beneficienza a favore dei cani meno fortunati. Bisogna immaginare per comprendere e i documenti legali arriveranno presto nelle loro mani.
Ogni persona, ogni Istruttore può utilizzare il metodo che ritiene giusto, è inutile discutere, è come parlare del tifo sportivo o di politica. Ogni persona dovrebbe cercare di ascoltarsi dentro e capire se sente un sentimento di afflizione quando per insegnare un comportamento al cane, usa metodi o strumenti che creano nel cane turbamenti affettivi.
Chi usa il collere elettrico, lo shacker (collare elettrico scuotitore a doppio elettrodo), il beeper (collare elettrico con inserito lo stimolo avversivo condizionabile), la pedana elettrica, la manica elettrica, il collare a punte, il sottopancia coercitico, non deve chiedere ad altre persone cosa ne pensano, dovrebbero chiederlo al proprio cane e farsi dire cosa ne pensa. A me poco interessa in quale disciplina vengano applicati questi strumenti e da chi, e non faccio peccato se mi auguro che spariscano.
Concludo suggerendo ancora una volta a tutti di vivere il dono della relazione con i fantastici cani con qualità e giudizio, sono anni che personalmente sono felice di farlo. Scrivo poco su FB perché ho altro da fare. Credo che non sia una sede corretta per fare cultura cinofila vera, questo l’ho imparato osservando che in alta percentuale i post sono pregni di litigi e battibecchi bassini e perduti.
Vi saluto augurandovi successi a Voi personalmente ed a i Vostri amati Cani come ho sempre fatto.
Ciao Cinofili
L.R.
Mah ancora una volta tante parole ma nessuna risposta ad una comune domanda per amor di curiosità: “Il cane, non necessariamente di razza comunemente nota come aggressiva tipo pitbull o rottweiler, ma più comune come ad esempio un jack russell, si è impadronito del divano e se si tenta di farlo scendere ringhia (e in alcuni casi pinza). Come fa un ‘gentilista’ a far cessare questo comportamento non gradito e ad evitare che si ripeta, insegnando al cane che sul divano (o letto, in molti altri casi) si sale solo se e quando espressamente invitato?”
Difficile dare una risposta univoca: dipende se e con cosa il cane accetta di scambiare.
Può essere utile impedirgli fisicamente di accedere al divano.
Poi si lavora sul rapporto con il conduttore e sull’insegnamento di comandi base (scendi e “no”)
A volte è più facile farlo che scriverlo, a volte il viceversa: ogni cane fa storia a se, magari obbligandoti a cambiare strategia, inventando, facendo leva sulla tua esperienza, la tua capacità di osservazione e comprensione del soggetto che hai di fronte
Condivido, ma il gentilista ‘aborrrrrrrrrrrrrrre’ sia frustrare psicologicamente/emozionalmente il cane impedendogli di accedere al divano (alcuni in effetti vi appoggiano una sedia od altri oggetti idonei) sia interagire con il cane con ‘comandi’ (altro concetto aborrito) come ‘scendi’ e ‘no’. E quindi, chiedo al gentilista, come fa?
Dai, non facciamo di tutta l’erba un fascio: dire che un “gentilista” fa/non fa quello che affermi tu è come direche un “tradizionalista” impicca&frigge i cani
Mica lo dico io 🙂
Quoto dal post di Rossi qui sopra: “Faccio persino fatica a chiamare “Comando” la parola che uso per richiedere un comportamento, preferisco chiamarlo Stimolo Segnale. Il termine perentorio “Comando” porta con sé connotati negativi: O vai a destra o verrai punito, quindi fallo! Il cane va a destra perché capisce che così facendo evita una negatività. Lo Stimolo Segnale invece è un suggerimento positivo: fai quello che ti dico e ne ricaverai una soddisfazione. Gli inneschi motivazionali all’espressione comportamentale capite bene che sono differenti” e “Ogni persona dovrebbe cercare di ascoltarsi dentro e capire se sente un sentimento di afflizione quando per insegnare un comportamento al cane, usa metodi o strumenti che creano nel cane turbamenti affettivi”.
Impedire al cane di salire sul divano, o dargli il comando (o Stimolo Segnale) “scendi / no” crea o non crea turbamenti affettivi o inneschi emozionali negativi? A maggior ragione se, come nell’esempio che ho fatto prima (e assicuro che è una situazione mooooooolto comune) il cane sta bene sul divano/letto, perchè ne trae una soddisfazione comportamentale o solamente perchè ci sta comodo non importa, e cercare di farlo scendere crea una situazione per lui meno vantaggiosa (il pavimento invece del divano) o di conflitto emozionale, tanto che se qualcuno ci prova ringhia e a volte pinza?
Per come la vedo io, ottimo il rinforzo positivo quando il cane ha un comportamento che l’umano approva e desidera e siamo tutti d’accordo, meno il rinforzo negativo a parere dei gentilisti proprio per non creare un cane con dei conflitti degni di un lettino da psicoanalista che nemmeno Woody Allen… 😉
Ma allora, se il comando no, il rinforzo negativo no, non parliamo poi della punizione vera e propria, ‘sto benedetto gentilista come risolve il problema?
Come non capire che in questa affermazione sta tutta la differenza tra addestramento ed educazione?
Il tradizionalista bravo interverrà sul problema specifico risolvendolo e magari facendoci un video per dimostrare come ha fatto.
Il gentilista o chi approccia cz lavorerà a lungo sulla relazione a 360 gradi finchè il problema non si ripresenterà più. Lavorerà a lungo e non potrà fare un serial in 300 puntate come richiesto più volte da una certa parte cinofila.
Bravi tutti e due e pace.
@Jolly Roger: “Il gentilista o chi approccia cz lavorerà a lungo sulla relazione a 360 gradi finchè il problema non si ripresenterà più. Lavorerà a lungo e non potrà fare un serial in 300 puntate come richiesto più volte da una certa parte cinofila.”
cioè come fa il gentilista lavorando “sulla relazione a 360 gradi” a far capire al cane che ringhia e pinza a non salire più sul divano se non espressamente invitato dall’umano? non è il risultato in sè che mi interessa capire ma il da dove si parte, come fare l’analisi del problema, e soprattutto il COME si arriva alla soluzione del problema.
ilc ane ringhia e pinza perchè si crede di avere diritto a
Gillas: direi che è impossibile anche solo di immaginare ad iniziare un ragionamento di questo genere in un post come questo.
Ne uscirebbero solo inutili posizioni di principio che sarebbero subito bollate come inutile filosofia.
Talvolta non basta un libro per impostare il ragionamento.
Piuttosto mi chiedo, ma all’operatore cinotecnico di tipo tradizionale (sempre se ciò vuol dire qualcosa) interessa veramente il far scendere un cane dal divano?
Perché non dovrebbe interessargli, JR?
McZook:?
Mi sono perso, non capivo a cosa ti riferivi 🙂
La mia era una domanda sincera credimi, non ribaltarmela. Mi piacerebbe sapere se veramente esiste l’interesse da parte di chi ha un po’ di esperienza di riuscire a far scendere il cane dal divano, nel senso di decontestualizzare questo episodio da qualsiasi altra espressione di relazione col cane.
Perchè immagino che il problema non esista per l’educatore o addestratore che sia che può immaginare mille sistemi differenti, ma che il problema sia per il proprietario. Immagino che se si è arrivati al punto che il cane ringhia allora vuol dire che c’è un bel po’ da sistemare al di la dell’episodio di farlo scendere.
Spero di essermi spiegato meglio.
JR, te l’avevo ribaltata perché non avevo capito 🙂
Volevi dire che l'”addestratore” (di scuola tradizionale) mette al centro il cane, mentre l'”educatore” (di scuola CZ, o “gentile” in generale) mette al centro la famiglia-branco?
A questo punto non posso commentare io, sarebbe meglio lo facesse un “addestratore”
comunque sia un cane un posto per riposare se lo trova se proprio non gli metti la brandina… s elo trova lui. e non necessariamente il divano. c’è il cane col pallino del controllo che pure i CZ dicono non lasciate che si metta in posizioni da cui controlla tutto c’è il cane che si mette sotto il tavolo il cane che si imbosca in un angolo… ma lo trova. il punto è il cane se gli chiedi di spostarsi a prescindere non deve ringhiare se il rapporto è quello giusto. a meno che non lo prendi in malo modo e allora qualche cane subisce qualcuno ringhia, io ne ho uno che ringhia e tot che subiscono ma può essere che manco quelli che subiscono stanno zitti…e li hano ragione seppure non siano “dominanti” su di me.insomma si la cosa va vista … si portava un esempio si parlava in generale…può pure essere che morda e/o ringhi stressato, certo… se sta in una casa di pazzi…
scusate mi è partito per sbaglio il commento.
il cane ringhia e pinza per ottenere qualcosa perchè pensa di averne diritto (per via degli indizzi di ruolo e rango per parlar cinoegizio) sbagliato che ha dato il proprietario… (lui i metdi gentili non li conosce… lui pinza e ringhia)
lavorando sulla relazione si “rimette” il cane al suo posto e lo si fa in un tempo lungo. si comincia con le cose meno invasive (per evitare pinzate e ringhi) gli si chiede qualcosa in cambio di, si vgestiscono le risorse (oltre al divano) in modo che lui capisca che deve riferirsi a noi per avere le cose si comincia ad essere coerenti. se è no è no se è si è si sempre…
le risorse sono anche cibo gioco uscite e non solo il divano per dire…
e qursto è lavorare sulla relazione ma è anche ciò che fanno i non CZ … che ti credi.
comunque sia son belle balle che non è possibile filmare perchè ne bruto ne altri sono stati “sistemati” in 5 minuti… si possono fare vedere spezzoni di vita, momenti di interazione, l’evoluzione della risposta del cane ecc ecc esattamente come per bruto.
@lupi: “si comincia con le cose meno invasive (per evitare pinzate e ringhi) gli si chiede qualcosa in cambio di, si vgestiscono le risorse (oltre al divano) in modo che lui capisca che deve riferirsi a noi per avere le cose si comincia ad essere coerenti. se è no è no se è si è si sempre”
Ha un senso e sono d’accordo, però mi domando, se “questo è lavorare sulla relazione ma è anche ciò che fanno i non CZ” (ovvero, immagino, i c.d. tradizionalisti), in cosa si differenzino gli uni dagli altri nel risolvere questi che alla fine dei conti sono situazioni semplici.
Se “se è no è no se è si è si sempre”, da quel che scriveva Rossi sopra, pare peraltro che al cane anche dire un secco ‘no’ o dargli un comando significhi creargli chissà quale scompenso affettivo/emozionale tale da minare alla radice il rapporto tra cane ed umano.
@Jolly Roger: “direi che è impossibile anche solo di immaginare ad iniziare un ragionamento di questo genere in un post come questo. Ne uscirebbero solo inutili posizioni di principio che sarebbero subito bollate come inutile filosofia”. Mah. Io ho fatto una domanda su un caso pratico e piuttosto frequente e quindi mi piacerebbe vedere non discussioni di tipo filosofico ma una risposta altrettanto pratica tipo “Ora si può fare / non fare così o cosà”.
” ma all’operatore cinotecnico di tipo tradizionale (sempre se ciò vuol dire qualcosa) interessa veramente il far scendere un cane dal divano?”
Se ad esempio ci sono bambini piccoli (o anche adulti od anziani) in casa che incautamente si avvicinano al cane sul divano e quello prima ringhia e poi gli fa due segni circolari e sanguinanti sulla mano (ed alcuni cani come i pinscher hanno dei tempi di reazione talmente veloci che ringhiano e poi pinzano in meno di un secondo), direi proprio di sì!!
Lupi: tu fai una supposizione e ne trai un percorso che può essere anche giusto ma da un’altro punto di vista può essere anche inutile filosofia. E’ un rischio concreto quello di cadere nell’errore che personalmente preferisco evitare per i motivi che la stessa Valeria Rossi ha più volte sottolineato nei suoi articoli: il rischio emulazione.
Per essere precisi il tuo discorso non fa una grinza dal punto di vista dell’addestramento perchè non tiene assolutamente in conto di tutti gli attori in campo e, nello specifico, del proprietario del cane.
Se non si allarga l’analisi a tutti coloro che sono coinvolti non credo sia possibile nemmeno immaginare perchè il cane ringhia e pinza quando lo si vuol far scendere dal divano.
Credimi non è per critica fine a se stessa che dico ciò – io non sono assolutamente una persona critica o zizzosa e mi sta benissimo che ognuno dica quel che crede – ma ne ho viste troppe di proprietari che arrivano a trattare il cane in maniera inaccettabile proprio perchè pretendevano di categorizzare ogni espressione ed avere pronta una soluzione univoca per ogni tipo di problema.
Spero tu comprenda, il rischio di parlare semplice per farsi capire dalla sciuramaria può nascondere in se anche una semplificazione talvolta dannosa delle cose.
ommioddio… pesare le parole col bilancino da oro… è chiaro che non è detto che righi per dominanza…ma era un esempio portato (non da me) e io esempio ho preso per spiegare una possibile situazione/soluzione….anche perhcè se si parla di lavorare sulla relazione per un cane che ringhia per le risorse, in genere cisono problemi di dominanza che in cz non si chiama dominanza ma quello è…
gilas… si anche altri fanno lo stesso usano altri termini e spiegano le cose in altro modo… è ben quello che dicevo io… che alla fine è molto una questione di marketing e di vendere anceh screditando la concorrenza e non solo rendendo appetibile il prodotto…
Lupi: poniamo invece che quel cane non abbia un suo posticino tranquillo dove rilassarsi perchè nella famiglia non è stato discusso che debba avercelo (un’ipotesi come un’altra). Quindi magari i bambini o i nonni non hanno la conoscenza delle necessità del cane e lo stesso ha realizzato che ringhiare è un metodo che funziona quando ha voglia di stare in pace.
In questo caso non c’entra la dominanza, è necessario un cambiamento delle relazioni all’interno del gruppo famigliare. Obbligare il cane a scendere dal divano a comando o a non ringhiare ai membri della famiglia non solo è inutile ma peggiora ancora di più le cose se non si attuano cambiamenti e non si forniscono alternative.
Jolly, ma chi ti ha detto che gli addestratori parlino sempre e solo di dominanza? La dominanza c’entra in molti casi e NON c’entra in altrettanti. Io stessa ho scritto tempo fa un articolo intitolato “Quando la dominanza non c’entra un tubo”…
La visione del mondo zootecnico prospettata dai gentilisti sembra essere quella di persone che (oltre a far uso di metodi coercitivi e blablabla) pensano solo alla performance sportiva, al podio e/o alla medaglia. Certo, esistono addestratori che si occupano esclusivamente di agonismo: ma sono pochini, te l’assicuro. La stragrande maggioranza degli addestratori si occupa prevalentemente di Sciuremarie, e se il cane non ha un posto in cui rilassarsi spiegano alla Sciuramaria che deve prevederlo, perché altrimenti il cane magari si stressa. Io davvero vorrei capire a cosa pensate, quando dite “addestratore”: e temo che l’immagine del domatore di leoni che ho inserito scherzosamente nell’articolo sia assai più realistica di quanto non pensassi!
Ciao Luca
Scritto condivisibile, ma io vedo sempre una dicotomia: o noi (tra cui mi ci metto anche io, semplice appassionato) e “loro”, i cannibali, i terroristi, etc etc
Io penso che sarebbe l’ora di parlare anche a e con quelli della terra di mezzo
“Ogni persona, ogni Istruttore può utilizzare il metodo che ritiene giusto, è inutile discutere, è come parlare del tifo sportivo o di politica”
purtroppo in Italia è drammaticamente vero… è vero che sia “inutile” discutere perchè purtroppo in troppi si aggrappano all’ideologia invece che alla ragione…
mi spiace dirlo, ma anche questa definizione di “metodo gentile” come “condizione di vita, una visione stessa dell’esistenza, e si basa sul rispetto del prossimo, delle entità della vita stessa” a me sembra che possa solo alimentare queste posizioni da tifo sportivo o da politica.
perchè per altri “metodo gentile” significa mitragliare il cane di click… per altri significa mangiare prima del cane, passare per primo dalle porte, inibirgli certi ambienti e spazi…
è “gentilista” Jan Fennel?
è “gentilista” Patricia B. McConnell?
è “gentilista” Ian Dunbar?
a me non è mai piaciuto ragionare per etichette, sarà che non ho mai avuto occasione di fare marketing…
PS: l’annunciare la richiesta risarcitoria non collima con il mio modo di vedere e vivere il mondo…
Caro Luca, di aver usato in passato metodi coercitivi l’hai dichiarato TU, in presenza di diversi testimoni, proprio a Cesena, nell’occasione che hai rammentato sulla tua pagina di FB (quella che non usi), per spiegare come ti fossi “pentito” dei metodi passati e ti fossi poi “convertito” al gentilismo. Non mi sono inventata nulla e non ho neppure riferito parole altrui: ti ho sentito fare questa dichiarazione con le mie, personali orecchie. Altre cose che ho solo “sentito dire”, anche da persone a te molto vicine, non mi sono mai permessa di riportarle né di usarle come arma, proprio perché il “sentito dire” va sempre preso con beneficio di inventario. Però non fare l’offeso se qualcuno riporta le TUE parole, perché questo è veramente “poco gentile”, così come lo è la tua alzata di scudi legale. Tra gentiluomini, come tu ti sei autodefinito sempre sulla stessa pagina che non usi, solitamente le questioni si risolvono con il civile confronto e non minacciando di sfoderare avvocati e tribunali.
Peraltro, essendo perfettamente conscia di quello che ho scritto, di quello che TI ho sentito dire e del fatto di avere – nonostante questo – manifestato stima nei confronti della tua professionalità cinofila (come hanno fatto tutti gli altri firmatari della lettera), se dovremo andare in tribunale ci verrò a testa alta e senza alcun timore: dopodiché vedremo chi ha insultato e diffamato di più, se noi “tradizionalisti” o voi gentili con i cani, ma molto meno gentili con i colleghi.
Ciao, cinofilo.
Valeria Rossi
… c’è un errore clamoroso: a Cesena dichiarai che ero passato dal metodo Pavloviano a quello Operante Skinneriano e che mi trovavo benissimo. Entrambe le interpretazioni sono gentili e mai sgarbate e afflittive di patimenti ai cani. E’ la mia vita cinotecnica il più bel testimone. Ti chiedo appunto una gentilezza, non usare il termine “Caro” quando ti rivolgi a me, non sprecarlo.
per dire se il Pavloviano non è afflittivo… bisognerebbe chiederlo al cane, o no?
anche per il governo inglese del film (Arancia Meccanica), il “Metodo Ludovico” era riabilitativo…
😀
Il metodo Pavloviano prevede 6 fasi: 1 ATTENZIONE il cane guarda l’Istruttore 2 STIMOLO SEGNALE es parola SEDUTO – 3 AIUTO CON IL CORPO porto la mia mano sopra la testa del cane a 30 cm non lo tocco, il cane segue la mano e si siede – 4 AZIONE DEL CANE Il cane si siede – 5 PAROLA DO LODE dico BRAVO! – 6 PREMIO concedo al cane ciò che gli piace. Io non vedo afflizioni, ma vedo il cane che scodinzola ed esegue sempre più velocemente prova dopo prova. Dopo alcune ripetizioni puoi togliere il punto 3 AIUTO CON IL CORPO perchè il cane esegue al sol sentire il suono SEDUTO che da stimolo neutro diviene Stimolo Condizionato. Pavlov ha spiegato questo.
Io ci andrei piano a definire “gentili” sia Pavlov che Skinner… per esempio, guardati questa foto: ritrae uno dei cani di Pavlov, imbalsamato, con tanto di tubetto che esce dalla bocca, impiantato chirurgicamente dal “buon” Pavlov per misurare la salivazione.
Quanto a Skinner, è noto a tutti che i suoi esperimenti si basavano sulla scelta tra ottenere cibo e ricevere una scossa elettrica. E’ noto anche che utilizzò spesso e volentieri bambini (tra cui sua figlia Deborah) per esperimenti similari. E lo shaping, tanto caro agli odierni educatori, l’ha dimostrato facendo uso di una gabbia col pavimento elettrificato…
per come lo conosco io (sicuramente di meno, visto che per mestiere faccio altro) in questa procedura manca un punto… allora io lo metterei nella fase 0:
0. l’istruttore prende l’oggetto (cibo o altro) idoneo a suscitare l’attenzione del cane
1. il cane guarda ciò che l’istruttore ha con sè e lo desidera ardentemente (in questo io vedo possibili afflizioni ma forse è una mia idea…)
2. segnale vocale (o comando, è sottigliezza linguistica)
3. aiuto con il corpo (in molti casi il cane memorizza questo movimento più che il segnale vocale, magari dipende dall’abilità dell’istruttore…)
4. azione del cane
5. parola di lode (oppure CLICK)
6. concedo l’oggetto di cui al punto 0. che il cane ha desiderato sin dal punto 1.
supponiamo poi – come ho visto – che il cane sia apatico… qualcuno lo lascia appositamente a lungo a digiuno per aumentare il desiderio del punto 1… e pure questo a me sembra una possibile afflizione!
supponiamo infine – così, per esperimento – che dopo aver così condizionato il cane, magari intensivamente, senza alcuna ragione nè richiesta io pronunci la parola di lode di cui al punto 5. (oppure faccia CLICK, se ho usato il clicker)… cosa succederà? magari che al cane venga l’acquolina in bocca, visto che si aspetta sempre un 6. dopo il 5.
ora potremmo anche obiettare che, dopo una fase di “rinforzo continuativo” bisogna saper fare un “rinforzo intermittente” tale per cui alla fine per il cane la vera conferma del successo in ciò che ha fatto, diventa il punto 5. e non dovrebbe più aver bisogno del punto 6.
fatto sta che, finchè non giungiamo a quello stadio, per il cane l’eventuale mancanza del punto 6. rispetto al punto 5. può costituire ulteriore afflizione rispetto a quanto già può essersi afflitto dal punto 1.
ognuno di noi, poi, può avere percezioni soggettive diverse… a me però questo sistema viene più facile chiamarlo “ammaestramento” che non “educazione”.
la ringrazio per il suo precedente (e per il prossimo se vorrà) riscontro
cordialità
Alessio
infatti era quello che dicevo anch’io a proposito del “riflesso condizionato”…
e onestamente non sapevo che gli esperimenti di Pavlov fossero pure condotti in vivisezione… grazie per avercelo fatto presente!
PS: mi sembra prassi comune per quanto deprecabile il voler vedere solo ciò che torna comodo (come quando l’OIPA sul numero di dicembre 2011 della sua rivista “gli altri animali” consigliava di guardare la trasmissione “Basta o io o il cane!” di Victoria Stilwell, anzichè “Dog Whisperer”…)
🙁
Luca, ti prego, non preoccuparti: il “caro” è sarcastico. Non può essermi cara una persona che anziché accettare un confronto tecnico (e magari anche ammettere di aver prestato la propria immagine ad un attacco diffamatorio) cerca di rigirare la frittata dichiarando di voler denunciare 58 persone. Inoltre mi dispiace contraddirti, ma a Cesena dicesti proprio “anch’io in passato” (era già passato allora) ho fatto uso di collari a strozzo, capottamenti e di tutto quello che ci insegnavano all’epoca. Poi ho scoperto il metodo gentile…eccetera eccetera”. Non proprio testuale, forse (non sono Pico della Mirandola), ma in termini molto simili. E sai perché me ne ricordo così bene? Perché le stesse identiche espressioni le aveva usate proprio il giorno prima Alexa Capra, non ricordo se sul suo sito o su un NG, e sembravano fotocopiate: tanto che, con le persone che si trovavano lì con me, commentammo scherzosamente che evidentemente il mondo gentilista aveva scritto un copione che tutti dovevano recitare con le stesse parole o quasi. Per questo me ne ricordo e per questo ho OSATO scrivere ciò che tu avevi dichiarato… a parte il fatto che il contenuto della lettera, palesemente, non è riferito alla tua persona in quanto tale, ma al video dei Bauboys che mette in cattiva luce gli esercizi di difesa. Essendo anche venuta a sapere cosa hai proposto a chi ti ha contattato per spiegarti meglio questo punto, aggiungo che non solo il “caro” è sempre più sarcastico, ma che pur rimanendo immutata la mia stima nei tuoi confronti per i tuoi risultati cinofili, quella verso la tua persona (che non stava né su “on” nè su “off”, per il semplice motivo che in realtà non ci conosciamo se non superificialissimamente) adesso ha preso una decisa piega verso il basso. Se vuoi puoi denunciarmi pure per questo, eh.
Se denunci Valeria, denuncia anche me visto che concordo al 100% con quello che ha scritto.
PS: MA FATELA FINITA con questi avvocati, non sarebbe meglio ritornare al metodo di una volta nel quale se le “suonavano” e poi andavano a bere tutti insieme????
Ehm…Nicoletta, stavolta preferisco l’avvocato. Nonostante la mia mole non indifferente, Luca Rossi è TROPPO più grosso di me (e la sua non mi sembra tutta ciccia come è invece la mia)! 🙂
Ciao scusate se mi permetto xo io ho fatto una sessione di educazione con un educatore think dog e i risultati li ho visti e li vedo tutt’ora..cosa ke nn era successa nell addestramento classico ke avevo fatto in precedenza…
Mi sono letta tutta la lunga e noiosa nota linkata…
A parte che mi pare messa insieme in modo un poco approssimativo, c’è una frase che mi ha fatto saltare sulla sedia.
“Oggi sappiamo che i comportamenti sgraditi a noi umani, sono manifestazioni di disagio del cane”.
Maddai…. ma come si può essere così antropocentrici? E il concetto di etogramma? … lo conosco persino io!
Se il mio cane dà la caccia al gatto del vicino ciò mi è molto sgradito, ma perché dovrebbe essere una manifestazione di disagio?
E se vuole attaccar briga con alcuni grossi maschi, idem (è ottimamente socializzato: ma quei grossi maschi non li regge).
E l’elenco potrebbe essere molto lungo…
E inoltre: se l’addestramento del cane fosse stato sempre così frustrante per il cane (fino a 10 o 20 anni fa) non ci sarebbe una così vasta e antica (dall’odissea in poi come minimo) letteratura sull’amore dei cani. Come non c’è (non mi risulta almeno) sull’amore dei tori o dei maiali.
Suggerimento: coniate un nuovo termine, per definire l’addestramento tradizionale ma non violento: “sobrio”, “Etologico”…che ne so…
Anche il termine coercitivo è abbastanza urtante: anche la pettorina, allorché è attaccata a un guinzaglio, è uno strumento coercitivo…
Forse sono distratta io o, più probabile, rinco dal caldo e dall’età… però riflettevo su una cosa. A parte la mancanza di video a dimostrazione del lavoro svolto, come dice Valeria e insieme a lei altri seri professionisti che invece di video ne hanno messi a disposizione molti, a parte questo, dicevo, mi pare di notare che quelli che a furor di popolo vengono chiamati “guru” non intervengano mai direttamente nella discussione. I vari blog che nascono, le varie note pubblicate con tanto di invito a rivolgersi agli autori delle stesse per porre domande e ricevere consigli, sono quasi (dico quasi perché magari le altre me lo sono perse io) di seguaci di quello o di quell’altro guru del metodo gentile.
Metodo su cui io non dissento totalmente, anzi quando ne ho avuto bisogno per la mia pastoressa (tenuta chiusa per 7 anni in un giardino, passata attraverso un avvelenamento grave e la filaria con relative dolorose cure e poi regalatami, con seri problemi comportamentali) è a un educatore “gentile” che mi sono rivolta. E sia io che lei ne abbiamo trovato giovamento.
Poi mi sono accorta di alcuni limiti di questo metodo, e ho lavorato con lei anche in modo diverso, ma ovviamente mai e poi mai violento, ma questa è un’altra storia.
Io mi chiedo: 1. quello che pubblicano emeriti sconosciuti copiaincollando a destra e a manca e farcendo con pensieri (dico pensieri e non esperienze)propri ma facendo riferimento ai cosiddetti guru del metodo gentile corrisponde a quanto questi guru insegnano? 2. se è così perché non intervengono anche loro dialogando con chi da tempo chiede confronti seri e pacati? 3. se invece non corrisponde, perché non intervengono per dissociarsi?
Voglio dire che in questi mesi ho imparato a conoscere Valeria Rossi, Claudio Mangini, Giovanni Padrone, Massimo Giunta e altri dei quali ho potuto vedere che mettendoci nome e “muso” hanno dato la possibilità di capire come lavorano, di vedere attraverso video i percorsi che intraprendono. E li ho sempre trovati disponibili al dialogo, anche con chi non è d’accordo con loro.
Un’ultima cosa, come ho scritto in un commento ad una nota pubblicata da Cani domande e risposte dal titolo Cosa vuol dire metodo gentile, penso che blog o cosa diavolo siano cose del genere, siano abbastanza presuntuosi e dannosi. Gli autori non dicono che competenze abbiano, non parlano di loro esperienze dirette, ma si limitano a mescolare libri di altri a pensieri loro in una miscela di superficialità e inesattezze di cui perfino io mi sono accorta. E invitano chi avesse problemi con il proprio cane a rivolgersi a loro per consigli. A me questo pare grave, per nulla serio e potenzialmente pericoloso.
i guri non intervengono perhcè non è il caso che si vengano a incasinare la vita intervenendo… e buttandosi nelal bolgia di offese insulti accuse e via dicendo di un forum…
non interverranno mai… ma in fondo va bene così.
Cara Valeria e caro Massimo…..leggo da molto tempo questa rivista, perchè fra tutte è quella che rappresenta meglio il mio modo di vedere la cinofilia….sono un cinofilo di una forza di polizia da quasi vent’anni e quando ho iniziato questo “lavoro” nessuno mi ha spiegato chi era Skinner o Pavlov, nessuno parlava di metodi gentili, classici coercitivi, cognitivi ecc ecc….Apprese le “tecniche” necessarie a fare il mio lavoro ed essendo innamorato della cinofilia a 360° ho iniziato a leggere di tutto e di più…. a modificare alcuni modi di fare….ho avuto diversi cani da lavoro e un amico fedele (un cane Corso) in casa per 12 anni….ma la cosa che dopo tanti anni ancora non mi convince è la guerra dei metodi….Io trovo che spesso uno non esclude un altro….si può arrivare al risultato motivando il cane attraverso un rinforzo positivo…ma si può anche pretendere che il cane non faccia una cosa perchè io voglio che sia così (non ti permetto di salire sul divano così come non permetto a mio figlio di giocare a pallone in casa)attraverso un sonoro NO!!!….Spesso parenti e amici (la maggior parte di loro non ha competenze specifiche) mi chiedono di spiegargli alcuni comportamenti del proprio cane o di inibirne altri….come si può spiegare a un non “tecnico” le teorie di Marchesini (per dirne uno….) . Io dico sempre che la verità sta nel mezzo….alcune tecniche gentili sono efficacissime se usate nel primo anno di vita di una cane….ma risultano veramente di difficile (o inutile) applicazione su cani adulti aggressivi….o con problematiche comportamentali molto radicate. Concordo pienamente con il lavoro di Massimo Giunta e con l’assoluta assenza di video che documentino il recupero di cani con problemi comportamentali attraverso i metodi gentili….a mio parere in casi estremi meglio usare lo “strozzo” che non castrare o peggio sopprimere…..
antonello… ma amche i CZ lo sanno che le tecniche che valgono nel periodo evolutivo non è detto funzionino poi, di fatti… il corso per i cani adulti e problematici… tratta tutt’altri metodi… se mai vuoi che si ottenga qualcosa… solo che una cosa è la realtà un conto è il marketing…
una cosa quello che si fa una quello che si dice.
La risposta di Antonello la condivido in pieno, e vorrei che fossero di più le figure professionali come lui ad intervenire sulla questione. E il perchè è semplice: premetto che non voglio sminuire il lavoro di nessuno, ma a mio avviso un cinofilo delle forze di polizia, per forza di cose, ha un margine di errore accettabile molto inferiore a chi aiuta le sciuremarie(anche in modo professionalissimo, ripeto che non sto mettendo in discussione il lavoro di nessuno). E immagino che alla cinofila se ci entri anche solo perchè “ti piacciono i cani” finisce che per forza poi ti ci appassioni a livelli estremi e acquisisci competenze che solo l’intensa attività sul campo ti può dare.
Detto questo mi viene da pensare che la questione gentilismo con tutti annessi e derivati sia una enorme mossa commerciale più che vera scienza cinofila. Io sono un cagnaro ignorante per carità vado per ragionamenti miei e cerco di fare solo 1+1 usando la logica sul materiale a disposizione, e in genere per capirci qualcosa cerco di capire i punti di partenza e di sentire le varie campane. Ora pare che siamo tutti d’accordo (pure i gentilisti) che il metodo tradizionale (lo dice la parola stessa) sia stato il punto di partenza della cinofilia moderna, e a detta dei gentilisti ci sono un sacco di maltrattamenti a causa di questo metodo. Ok, mi può star bene, ma la domanda che mi sorge spontanea è: perchè in rete non riesco a trovare nessuno che si definisca tradizionalista e descriva le ragioni del proprio metodo?
C’è pieno di gentilisti convinti e nessuno che si definisca tradizionalista? Come mai? Non è che “tradizionalista” sia una parola coniata dai gentilisti stessi per indicare qualcosa di semplicemente negativo diverso dal loro illuminato metodo?
Ma sopratutto la domanda vera è: se è vero che i cani sono tutti diversi, si può veramente adottare UN metodo per addestrarli tutti?
Sempre da ignorante mi chiedo: non è il caso che si abbassi tutti quanti un pochino la cresta e si cerchi di discutere su basi vere ammettendo magari che (sparo a un po’ a caso eh) il collare con le punte è effettivamente troppo e i bocconcini più che una buona relazione creano una relazione di ricatto?
La parola “tradizionalista” (così come “addestramento tradizionale”) è stata effettivamente coniata dai gentilisti: anche perché, prima di loro, c’era solo “l’addestramento”, punto. Quello che contava era il risultato (ovvero un cane obbediente/performante/sportivo, a seconda delle esigenze del proprietario) e non il modo in cui ci si arrivava: quindi non c’era bisogno di definizioni.
Ovviamente, allora come oggi, c’era chi addestrava il cane con amore e rispetto e chi con la violenza: ma già allora noi addestratori “normali” schifavamo quelli che chiamavamo “macellai” (e a volte, più drasticamente, “imbecilli”).
Però nessuno si è mai sognato di tirarsela o di impiantare un business sul fatto che lavorasse in modo rispettoso del cane: era semplicemente normale, appunto.
Ovviamente non ci si poteva neppure definire “tradizionali” o “tradizionalisti”: la tradizione diventa tale quando arriva qualcosa di diverso e di nuovo, ma noi c’eravamo sempre stati, i macellai c’erano sempre stati (e considerati, appunto, dei poveri imbecilli)… di nuovo e diverso non c’era niente. Poi è arrivato il metodo inglese (che a quei tempi si chiamava così) che ha importato il clicker training e la negazione della punizione, sostituita con l'”ignorare” i comportamenti sgraditi. Ci abbiamo provato tutti, credo, dal primo all’ultimo: almeno, tutti quelli che conosco io l’hanno provato, ancora prima che scoppiasse il boom del “gentle training” (che è diventato boom solo nel momento in cui è arrivato l’aggettivo “gentle”, gentile: perché prima era un metodo come tanti altri, che interessava solo gli addetti ai lavori).
Quasi tutti abbiamo preso qualcosa (personalmente, poco) dal metodo inglese: io ho provato anche il clicker.
Poi, visto che non mi portava niente di aggiuntivo nè di rivoluzionario, l’ho lasciato perdere… fermo restando che ancora adesso ne ho uno in casa e che a volte mi capita di utilizzarlo per qualche caso particolare. E’ uno strumento in più, punto e basta.
Per un annetto, forse due, le cose sono rimaste così: ognuno seguiva il metodo che gli pareva e piaceva, e non rompeva le palle agli altri. Poi, improvvisamente, sono partite: a) la demonizzazione del collare a strangolo; b) la demonizzazione dell’addestramento diventato (solo allora) “tradizionale”, per distinguerlo da quello che i gentilisti definivano “il rivoluzionario metodo gentile”… che di rivoluzionario, almeno rispetto a come lavoravo io, aveva solo una cosa: invece di dire “NO!” al cane che sbagliava, dovevi girarti dall’altra parte.
Il che, a mio avviso, non era per niente funzionale.
Un’altra “innovazione” parziale era quella di preferire di gran lunga il rinforzo a base di cibo rispetto a quello basato sul gioco o sulla gratificazione sociale: altra cosa che non mi è mai piaciuta, per quanto io faccia uso di bocconcini…ma non con quella continuità quasi ossessiva.
Siccome il “solito metodo” (ora divenuto “tradizionale”) funzionava molto meglio di quello gentile, i gentilisti si sono inventati la bella pensata di identificare tutti i “tradizionalisti” con i macellai: cosa che ha fatto incazzare più o meno tutti, ma ha fatto reagire (non so perché) solo la sottoscritta: forse perché ero l’unica che già allora scriveva sui giornali.
Sta di fatto che tutti gli altri hanno continuato a prendermi per il culo, dicendo: “Ma cosa ti arrabbi? Ma perché te la prendi tanto? Quel metodo è una ciofeca, tempo due anni scomparirà da solo”.
E infatti…si è visto com’è finita!
Perché nessun “tradizionalista” si fa avanti a dire “io sono un tradizionalista”, chiedi. Ma perché nessuno di noi si sente tale!
Ci sentiamo, semmai, addestratori cinotecnici: operatori cinofili che si occupano di cani e non di marketing.
L’unica differenza tra oggi e vent’anni fa è che mo’ si sono incazzati tutti, e non più solo io. Ma nel frattempo il business gentilista si è allargato a macchia d’olio, ha creato nuove ramificazioni (zooantropologi, CZ, olistici, etopsicocinosupercazzolari…) e ha letteralmente invaso il territorio nazionale. Potenza del marketing.
Il gentilismo (o presunto tale) ha fatto lo stesso percorso di Berlusconi: è iniziato facendo ridere tutti (almeno gli addetti ai lavori) ed ha finito per assumere proporzioni mostruose. E adesso è un po’ tardi per ribellarsi.
Ti ringrazio di questa risposta, oltre a confermarmi quello che avevo “annusato” da fuori (giusto per stare in tema canino) secondo me dice più di quanto si sia scritto fino ad oggi della faida tra gentilisti e tradizionalisti. La mia domanda era retorica, immaginavo che nessuno dice “sono un tradizionalista” perchè non gliene frega nulla e quel nome non se l’è scelto e probabilmente non ha manco tanto senso. In altre parole cercavo con quella domanda il racconto personale di qualcuno che ha visto cosa è successo mentre succedeva e tu puntuale sei arrivata. Sto leggendo il libro di Konrad Most scritto se non erro all’inizio del novecento (giusto per capire da dove siam più o meno partiti) e quello che mi ha colpito (e fatto sorridere) è che l’autore se la prendeva con i macellai (quelli veri, quelli che menano il cane spiegandogli urlando parolacce gli errori come se capisse) imputando il loro sbagliato comportamento all’antropologizzazione dell’animale (ai tempi in cui i bambini venivano presi a cinghiate dal padre). E ora, nell’era dei bambini ciccioni e viziati, succede con lo stesso meccanismo l’esatto contrario.
Beh, per la verità la citata CZ non è un metodo – è un approccio diverso – ne meno che meno una ramificazione dell’addestramento gentile dato che si occupa di educazione e non di addestramento.
Il gentilismo casomai è una ramificazione dell’addestramento che si faceva prima e noto da più parti, sia nella pratica che in alcuni libri usciti nel 2012, quanto sia rivalutata la punizione positiva all’interno di esso.
Rendendo così nuovamente abbastanza omogeneo il campo dell’addestramento tout court.
Tralasciando i macellai vari ovviamente e tenendo più in conto gli addestratori intelligenti che ci sono in giro.
Però sarebbe sempre meglio evitare di fare di tutta un’erba un fascio solo per ottenere una semplificazione che è poco reale ma tutta a vantaggio della propria posizione.
Jolly, zooantropologia, CZ e affini sono “derivati” del gentilismo: per l’esattezza sono stati il tentativo di andare “oltre” il gentilismo, secondo me a scopo di puro e semplice marketing vista l’assoluta mancanza di applicazioni pratiche di un “approccio”. Quando dico che sono cinofilosofie (intese in senso buono, e non come tirate di palle) dico la pura e sacrosanta verità: sono filosofie che avrebbero un loro perché e che rispetterei moltissimo, se non altro per l’opera di diffusione di concetti come quelli di partnership, cooperazione eccetera contrapposti all’utilitarismo di tipo “sfruttatore”, alle violenze e compagnia bella. Mi cade però tutta la fiducia e la stima quando queste filosofie diventano “sfornatoi” di presunti “educatori cinofili” che non sanno educare niente e nessuno, perché non sanno letteralmente da che parte si mette un guinzaglio.
Mentre l’educazione, proprio come l’addestramento, dovrebbe per forza di cose avere applicazioni pratiche che permettano di far vivere serenamente i cani nella società umana (educazione) e/o nel campo lavorativo/sportivo (addestramento).
La cosa che a me fa girare le scatole non è che questi corsi vengano tenuti, ma che vengano presentati per quello che NON sono: per esempio, con la promessa di posti di lavoro che non potranno mai arrivare. Perché, è inutile che ce lo stiamo a raccontare, la gente può andare dal cinofilosofo solo se è famoso: sul campo di quello che si preso il diplomino da lui e che poi si apre il campo, ma che sa solo dirti di essere gentile col cane senza saperti insegnare neppure come farlo andare decentemente al guinzaglio…ci vanno una volta e poi mai più.