di RITA MEDICI – Vorrei fare un appello rivolto a tutti gli insegnanti ed educatori che lavorano con bambini e ragazzi per uno scambio di opinioni rispetto ad un argomento, per me, molto importante: desidererei sapere come cercano di risolvere ogni giorno i vari problemi relazionali che gli allievi si portano dietro nel loro vissuto.
Apparentemente si potrebbe pensare che questa domanda abbia ben poco a che fare con una rivista di cultura cinofila, ma in realtà non è così.
Ora vi racconto la mia esperiuenza, sperando di poter conoscere la vostra.
Da anni lavoro con i bambini osservando le problematiche che presentano, cercando qualche possibile soluzione nel contesto educativo di gruppo.
A volte noi docenti ci inventiamo le modalità più fantasiose per cercare di stimolare i ragazzi più svogliati, apatici, disinteressati o ipercinetici, incapaci di trattenere l’attenzione su qualcosa, affinchè collaborino, almeno in parte, alle molteplici attività, più o meno interessanti, proposte.
Un giorno, in occasione di una visita guidata, osservai che proprio quei bambini svogliati (tra i quali c’era una ragazzina che si rifiutava di scrivere pur sapendolo fare), erano stati magicamente catturati dalla collaborazione nelle attività proposteci da una cagnolina di nome Kira. Proprio quei ragazzi apatici, indifferenti ad altre attività di sensibilizzazione rivolte a loro, erano stimolati a disegnare, scrivere, leggere tutto ciò che riguardava questa esperienza e che vedeva come protagonista Kira.
Da quel momento ho capito che, per noi insegnanti, nel settore educativo, i nostri amici a quattro zampe sono ottimi collaboratori.
Grazie a loro ho potuto affrontare in modo naturale, argomenti quali: la paura, la solitudine, l’indifferenza, la rabbia…
Difficilmente ci si sofferma a parlare delle nostre emozioni con i ragazzi, ma sono proprio le emozioni che guidano le relazioni.
Un bambino arrabbiato con il mondo difficilmente troverà stimoli per aver voglia di lavorare come può fare un bambino sereno, nè potrebbe mai dirci che non esegue i compiti assegnati perchè è angosciato, ha paura…ma se noi attraverso un racconto, un disegno, una drammatizzazione o altro iniziamo a parlare, ad esempio, di un cane che prova paura, angoscia, solitudine, per essere stato abbandonato, rinchiuso, picchiato..ecco che proprio questo bambino sarà pronto a partecipare ad una conversazione, non su di lui ma su qualcuno che prova sentimenti ed emozioni che lui conosce bene.
Certo occorre tatto, discrezione, sensibilità, non essere invadenti nei pensieri altrui e non usare mai i giudizi, ma limitarsi ad ascoltare cercando di infondere sicirezza e comprensione.
Il resto del lavoro ogni insegnante lo conosce bene.
Seguendo la mia esperienza vi posso dire che affrontare periodicamente in classe le tematiche del rispetto animale, oltre ad abituare i ragazzi ad una cultura cinofila di rispetto, a dare informazioni generali che, purtroppo, non sono riportate in alcun testo scolastico, mi ha fatto entrare più facilmente in contatto con quei ragazzini che presentano problemi relazionali e che spesso sono di difficile gestione nel gruppo classe dove devi portare avanti un programma con tempi prestabiliti.
Con la collaborazione degli animali si possono affrontare veramente molti argomenti, il più importante è sicuramente quello del rispetto verso l’altro, umano o peloso che sia, per imparare ad ascoltare i suoi bisogni, oppure per l’accettazione del diverso, o cosa significhi sentirsi solo o rifiutato, o ancora per far capire che la prepotenza, nell’animale come nell’uomo, è sintomo di debolezza e non di forza e quindi non è certo un modello da seguire. E potrei continuare a lungo.
Così, in modo naturale, si lavora anche sulla prevenzione al maltrattamento e agli atti di crudeltà e di bullismo dove, spesso, gli animali sono vittime innocenti. Abituare i ragazzi a leggere riviste di cultura cinofila penso sia molto importante e di stimolo.
Ovviamente gli insegnanti devono documentarsi un po’ in merito, ma ormai siamo bravissimi nell’aggiornarci e cercare mille strategie differenti per aiutare i ragazzi che spesso sono davvero troppo soli e hanno bisogno di aiuto, non solo di nozioni da conoscere.
Mi farebbe piacere conoscere altre esperienze: se volete, potete scrivermi a lady005@libero.it.
Nella nostra scuola è vietatissssimo (con 4 s) far entrare i cani, come anche portare la schiscetta con cibo cucinato dalle mamme che non possono permettersi di pagare la mensa scolastica ai loro bambini e quindi sono costrette a portarli a casa a mangiare e riportarli entro un’ora. Non importa se a 5 metri dai locali mensa ci sono i bagni intasati con le fogne che eruttano peggio dell’Etna…
Quanta amarezza, scusate lo sfogo. 🙁
Da mamma quale sono mi piacerebbe che tutte le insegnanti fossero sensibili come lei, Signora Rita! Il cane è un dono per tutti i bimbi, soprattutto per quelli che hanno subìto eventi stressanti o con un carattere difficile. Mi auguro che tutte le scuole adottino percorsi di attività assistite con gli animali…in primis per giovare del rapporto con il cane e in secondo luogo perchè è importante che le nuove generazioni crescano con una cultura e una responsabilità cinofila migliore.
bellissimo lavoro e stupenda riflessione..e soprattutto è meraviglioso trovare insegnanti così motivate..detto da madre e da amante degli animali!
Comlimenti davvero! anche perchè il lavoro che fai è sicuramente tra i più complessi del mondo. Ho una domanda: ho notato, ma nel mio piccolissimo, s’intende, che spesso il problema specifico “paura” nei confronti dei cani da parte dei bambini è mediata, e anche forse un po’ troppo esasperata, dai genitori stessi. Mi spiego: è il più delle volte il genitore a non permettere al bambino di avvicinarsi al cane (ma anche al gatto, mi è capitato pure col coniglio, con le mille scuse che vannno dal ti morde al è sporco), piuttosto che il bambino che non desideri farlo. Come si affronta, tutto ciò, a scuola? o meglio, come si fa ad andare contro un “insegnamento” il più delle volte portato dai genitori, che magari se ne infischiano proprio dei problemi animali? perchè la scuola può molto, ma se c’è la famiglia a fare resistenza come si fa? sopratutto a far capire il fine educativo della cosa. L’esempio forse è un po’ scemo, ma avendo mia madre insegnante ho notato che, spesso e volentieri, anche se la scuola ci prova, non c’è poi quella collaborazione con la famiglia che sarebbe auspicabile.
“Difficilmente ci si sofferma a parlare delle nostre emozioni con i ragazzi, ma sono proprio le emozioni che guidano le relazioni.”
ecco..proprio questo manca in molti insegnanti..quasi mai si parla ai ragazzi delle proprie emozioni!!
ho provato a proporre un’attività simile ma le “bidelle” hanno boicottato tutto perchè i cani, si sa, sporcano 🙁
complimenti e buon lavoro