venerdì 29 Marzo 2024

Scienza, coscienza…e incoscienza (una risposta a “Il copia-incolla”)

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – Come tutti i miei lettori ben sanno, su questa rivista io pubblico qualsiasi articolo che mi venga proposto da persone che conosco e che stimo: anche quando non sono d’accordo (in tutto o in parte) sui contenuti. Lo faccio perché il concetto di “linea editoriale” mi è sempre piaciuto molto poco: in campo politico, per esempio, non concepisco che esistano giornali che siano “organi di partito” (o meglio, lo concepirei se non fossero pagati con soldi pubblici: sinceramente, l’idea di contribuire a tenere in vita certi “organi” mi fa venire i capelli dritti) e che, in quanto tali, debbano mostrare solo una faccia della medaglia (la loro), cassando platealmente qualsiasi idea non “in linea”.
A mio avviso la democrazia è un’altra cosa, la cultura stessa è un’altra cosa, la gente dovrebbe sempre sentire (almeno) due campane, poi mettere in moto il cervello e trovare da sola quella che più si accompagna al suo pensiero, alla sua sensibilità, umanità, visione del mondo eccetera eccetera.
Questo, ovviamente, non significa che, dopo aver pubblicato qualcosa che non mi vede concorde, io me ne stia pure zitta: no, io dico anche la mia (che in questo caso rappresenta l’altra campana)…dopodiché i lettori saranno liberissimi di scegliere “da che parte stare”, inteso non come tifo calcistico ma come esercizio di cultura (in questo caso cinofila) che spesso porta a confronti e a discussioni interessanti e che non deve necessariamente sfociare nel vaffa tanto frequente di questi tempi, soprattutto online (ma non solo).
Tutta questa premessona per dire cosa?
Per dire che l’articolo di Carlo Colafranceschi pubblicato stamattina non mi vede completamente d’accordo: in gran parte sì, ma non del tutto… e ora vi spiego perché.

Si parlava di copia-incolla, e Carlo spiegava che – tolti i casi in cui esso viene usato per far passare per proprie le idee, gli studi o le scoperte altrui – è un esercizio non solo lecito, ma corretto. Fin qui, neppure una parola da dire.
Mi sembra, però, che sia stata fatta un po’ di confusione tra il concetto di “Citazione” (lecita, corretta, anzi doverosa) e quello di “scopiazzamento” o addirittura di “cieco asservimento” alle idee di Tizio o di Caio, solo perché accreditati in qualche modo dal mondo scientifico.
Per purissima combinazione, proprio stamattina, mi sono arrivati in contemporanea il comunicato stampa sulla conferenza che Shaun Ellis terrà in Italia e l’articolo di Carlo che definiva lo stesso Ellis “uno sciamano”.
Perché? Be’,  perché non ha il “Dott.” o il “Prof” davanti,  direi. Mentre, a suo avviso, David Mech (che il “dott.” davanti ce l’ha) è degno della massima stima-fiducia eccetera.
Ma se andiamo a scavare un po’ più a fondo, scopriamo che Mech ha studiato un branco di lupi (UNO, formato da individui che appartengono ad UNA delle undici varietà di lupo riconosciute), standone a debita distanza e traendo le sue debite conclusioni; Ellis, dal canto suo, ha studiato UN altro branco di lupi, appartenente ad UN’altra delle undici varietà, standoci direttamente “dentro”, agendo e comportandosi come uno di loro ed assumendo diversi ruoli al suo interno, da quello di capobranco a quello di sottoposto (quando è stato fuori dal branco per un periodo, e il branco al suo rientro l’ha fatto ricominciare dalla “gavetta”).
Al di là del fatto che il tutto sia stato ripreso dalle telecamere e spettacolarizzato (il che non è mai positivo per quanto riguarda l’attendibilità scientifica), Ellis si è comunque messo in gioco in prima persona, rischiando anche di beccarsi qualche morso, facendo una vita decisamente scomoda (per esempio, per mangiare infilava il suo cibo all’interno di una preda sventrata, per far pensare ai lupi che si stesse cibando come loro), in condizioni che, con tutto il mio amore per l’etologia e il mio interesse per i lupi, personalmente non avrei fatto MAI, neanche se mi avessero strapagato.

Chi avrà imparato di più, tra Mech ed Ellis? Sinceramente, io sono più tentata di credere a ciò che dice il secondo: anche se non è dott. né prof. né lupmannar, per dirla con Fantozzi. Certo, lui ha studiato un branco in semicattività, confinato entro un recinto (bisognerebbe capire se i lupi lo sapevano…); certo, in quello che ha fatto c’è molto spettacolo; certo, Mech è stato pubblicato dalle riviste scientifiche e lui da collane divulgative.
Ma… con ciò?
Per me conta soprattutto il fatto che Ellis, con i lupi, abbia avuto un tipo di rapporto che Mech non si è mai sognato di avere in vita sua.
Non prendo nessuno dei due per oro colato (anche perché l’immagine assai disneyana che Mech ha dato del suo branco contrasta pesantemente con quanto si vede in altri documentari accreditatissimi, in cui i lupi si scannano allegramente tra loro… mentre Ellis in alcuni momenti ha vissuto situazioni palesemente innaturali e forzate), ma se devo prendere spunto dall’uno o dall’altro, scelgo sicuramente il non-dott., non accreditato dalla scienza, che però ci ha messo la faccia (e l’ha messa a due centimetri da quella dei lupi).
Così come – l’ho detto mille volte, ma lo ripeto ancora – se leggo uno studio scientifico e mi rendo conto che si prende a pugni in faccia con tutto ciò che ho vissuto sulla mia personale pelle e su quella del mio personale branco, gli rido in faccia anche se è firmato dal dott.prof. lupmannar più famoso del mondo.
Perché, vedete… il punto è uno solo: la scienza, quando parliamo di esseri viventi, senzienti e ragionanti, non è MAI esatta.
E se è vero, come dice Colafranceschi, che gli studi, i diplomi, le lauree hanno un valore (per carità! Non mi sognerei mai di dire il contrario!), è anche vero che ne ha altrettanto l’esperienza pratica: e se quello  che “mi ha detto mio nonno”, anziché essere una raccolta di castronerie, si rivela più attinente alla realtà degli studi del dottprof… io tendo a dare retta al nonno, anche se magari aveva la quinta elementare.
Ma soprattutto do e darò sempre retta ai miei occhi, alle mie conoscenze, alla mia esperienza.

Faccio male? Sono una bieca materialista-empirica?
Forse un po’ sì, ma forse anche no.
Perché la scienza, alla fin fine, che cos’è? E soprattutto, su cosa si basa? Su una raccolta di dati che, seguendo precisi protocolli (creati dagli stessi scienziati), risultano dimostrabili in modo matematico, statistico o quant’altro.
Questo significa che sia sempre perfetta ed esatta? Purtroppo no, come la storia ci insegna. Senza andare a cercare la terra piatta (pur ricordando che Tolomeo era il più grande scienziato della sua epoca!), anche ai giorni nostri, e pur con tutta la teconologia di cui disponiamo, le teorie vanno e vengono al galoppo sfrenato.
Ricordate i neurini? Fino a qualche mese fa avrebbero sputtanato Einstein, perché andavano più veloci della luce: scientificamente dimostrato.
Poi si scoprì che… ops, si erano sbagliati. Andavano un po’ più piano (dimostrato scientificamente).
Ma vogliamo restare ai cani? Parliamo allora dei neuroni specchio: si sono scritte quintalate di pagine sulla loro funzione, sul fatto che grazie ad essi si sarebbero svelati tutti i misteri della mente canina e magari pure di quella umana…e poi? Di nuovo OPS! I cani mica ce l’hanno, i neuroni specchio. E adesso pare che non ce li abbia neanche l’uomo.
Tutto e il contrario di tutto, sempre scientificamente dimostrato: perché i dati, si sa, sono manipolabili (e non necessariamente in malafede) e soprattutto devono essere interpretati. E qui cascano diversi asini, perché l’interpretazione è sempre umana e l’uomo, ahinoi, è sempre fallace: anche quando si avvale dell’aiuto dei supercomputer che però, guarda caso, devono essere programmati da lui.
La scienza, dunque, è tutta da buttare nel cesso?
Per l’amor del cielo, NO!
Semplicemente, è sempre e solo da prendere con un minimo di beneficio di inventario. E con molto più beneficio di inventario quando cerca di svelare i segreti della mente – umana, canina o felina che sia… – perché se c’è una cosa davvero certa al cento per cento, su questa terra, è che della mente di chicchessia sappiamo tanto quanto il nonno con la quinta elementare sapeva di letteratura russa.

Qual è, allora, il vero limite del copia-incolla?
A mio avviso, oltre a quelli (diffusissimi!) citati da Colafranceschi e con i quali, ripeto, concordo in pieno, è quello di concedere assoluta fiducia a chi andrebbe, invece, preso con almeno quel “pochino” di beneficio di inventario di cui parlavo poc’anzi.
Anche se si tratta di un dottproflupmannar di risonanza mondiale… perché, attenzione, anche certe “risonanze” si possono conquistare con mezzi e mezzucci che non sempre si identificano nella capacità e nella competenza.
Vogliamo tornare per un attimo alla politica?
Abbiamo avuto di recente, e purtroppo molto a lungo, tra i nostri cosiddetti “onorevoli”, personaggi che avrebbero probabilmente meritato, al massimo, il titolo di velina, o quello di portaborse (per non dir di peggio). E già questo dovrebbe far pensare… visto che queste persone, bene o male, hanno avuto in mano le sorti del Paese.
Ma non è tutto, perché questi stessi personaggi (o quelli che li hanno resi “presunti onorevoli”) hanno accreditato amici, parenti e conoscenti a posti di grandissimo rilievo (parliamo, per esempio, di persone che hanno avuto in mano le sorti della sanità italiana…e quindi di dottprof!)  “meritati” non certo per competenze e capacità, ma per appartenenze partitiche, scambi di favori o direttamente ricatti, corruzioni e “tutto quanto fa spettacolo” in questa nostra bella Italia.
Ma qualcuno crede davvero che questo schifo sia limitato all’Italia, e che un qualsiasi dottprof straniero sia più attendibile di quelli nostrani?
Beata ingenuità… se c’è un proverbio a cui do assolutamente credito, proprio al 100%, stavolta, è quello che dice: “Tutto il mondo è paese”.

Dunque: tutti corrotti, tutti imbecilli, tutti incapaci, assolutamente NO!
Scienza=deficienza, assolutamente NO.
Ma “andiamoci un pochino cauti”…questo sì, sì, mille volte SI!
Pensare anche con la nostra testa, pur basandosi sulle evidenze scientifiche, CENTOMILA volte sì!!!
Perché non sono solo i neurini a cambiare ritmo a seconda di chi li studia: ma è un po’ tutto quanto. In cinofilia, tanto per fare qualche esempio a caso: prima il cane discendeva da lupo E sciacallo, oggi solo dal lupo. Prima aveva incontrato l’uomo 14.000 anni fa, oggi si è arrivati a 100.000 (e ancora non si sa se sia finita); prima era una bestia insensibile (si credeva che non sentisse neppure il dolore!), oggi è un animale senziente capace di ragionare. Ma tutto ciò che oggi è superato, obsoleto, morto e sepolto…fino a pochi anni, fa, ricordiamocene sempre bene, era La Scienza. Maiuscola, intoccabile, dimostratissima (magari con i mezzi delle relative epoche: ma dimostrata).
Alla fin fine, l’unica vera certezza che abbiamo è quella della terra rotonda: però, per esserne così sicuri, abbiamo dovuto avere prima un Colombo che ha sbagliato strada…e poi salire su una navicella spaziale e guardarla da lassù.
Ovvero, è servita l’esperienza pratica!
Concludendo: io non ritengo che David Mech sia “assolutamente nel giusto”, ma non ritengo neppure che ci sia Shaun Ellis. Semplicemente, tra i due, mi dà un po’ più affidamento il secondo (che peraltro, pur non essendo dottprof, è affiancato da chi invece i titoli ce li ha: la sua collaboratrice, Isla Fishburn, è laureata in biologia e specializzata in biologia della conservazione animale. Che ci farà mai, al fianco di uno  “sciamano”?).
Tra i due, però… mi fido ancora di più di quello che vedrebbe Valeria Rossi, qualora un giorno si trovasse in mezzo a un branco di lupi. Siccome non ci sono mai stata, per adesso leggo gli studi altrui e prendo atto sia del “tutto” che del “contrario di tutto”: però, il giorno in cui mi capitasse di usare i miei personali cinque sensi, crederei soprattutto a quelli. Perché i miei sensi possono essere fallaci, certo…ma almeno sono sicura che non sono comprati né venduti, nè accreditati da chissà chi e chissà come o perché.
Insomma, oltre alla scienza mi piacerebbe che esistesse sempre una coscienza ad affiancarla (il che eliminerebbe le compravendite, gli autoaccreditamenti e compagnia bella): ma finché questo binomio non esisterà anche nella realtà, anziché solo sulla carta… credere ciecamente a chicchessia (per quanti titoli possa avere) a me sembra semplicemente incoscienza.

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31 Commenti

  1. ..tanto x parlare di quando la scienza + propagandata a livello mondiale sbaglia:
    vi ricordate dello Scandalo Climategate (è stato su tutti i TG x settimane)?

    ..probabilmente no, come il 90% della gente.
    Nonostante fosse una questione di rilevanza globale e ne abbiano parlato un annetto fa x almeno un mese pure ai TG di prima serata, quasi nessuno lo ricorda + (magia della TV: se non si parla di una cosa x + di una settimana essa viene dimenticata quasi totalmente da gran parte della gente…non importa quanto fosse importante!)..
    E NOn si trattava sdi supposizioni ma di DATI che dimosyravano che i climatologi + accreditati dalla comunità mondiale avenavo MENTITO SPUDORATAMENTE e cercato con mezzi illeciti di distruggere gli scienziati oppositori delle loro teorie (teorie che stanno ancora oggi influenzando pesantemente la Politica Mondiale!!! Non una teoiria sull’origine del lupo da far risalire a 100mila o 14mila anni fa, che intetressa pochi cinofili e non comporta alcuna conseguenza nemmeno sui cani o sui lupi odierni!)!!

    Se volete ricordare lo scandalo ClimateGate (dove scienziati di fama mondiale e con in mano il futuro della politica e del pianeta hanno divulgato anche appositamente MENZOGNE a TUTTO IL MONDO x anni e lo fanno ancora oggi!! Creando gravissimi danni all’umanità e all’ambiente visto che portano risorse immense a essere sperperate in piani globali fallimentari o perfino pericolosi x l’ambiente stesso, al posto che salvaguardare realmente l’ambiente naturale) andate su ” http://www.effettoserra.blogspot.com ” e cercate nella barra laterale destra la casella x le ricerche dove scrivere CLIMATEGATE o “Scandalo Climategate”, oppure, x maggior semplicità, leggete direttamente il sito (studiando Scienze Naturali sono stata letteralmente indottrinata su certe cose, e accorgermi dopo anni che eramnpo basate su menzogne mi ha veramente distrutta, ma i dati sono troppi x essere ignorati e lo Scandalo Climategate è l’ennesima dimostrazione)..

    Scusate x L’OT, ma mi sembrava pertinente al problema proposto.

    Questo x dire che talvolta la scienza è pervertita da genbte corrotta che pensa solo alla propri8a carriera e a interessi9 politici e allora racconta un sacco di froottole al resto d3ella comunità scientifica e al mondo..e dubito che quello dello Scandalo ClimateGate sia un caso isolato…anzi, nek settore farmaceuticvo fr9odi simili si trovano a dozzine, ma quello scandalo è il + grosso essendo di pportata additrittura globale.

    Questo fa riflettere: purtroppo la scienza è affidabile quanmto lo sono gli scienziati che la praticano! In qualunque campo!

  2. …e pensa che per far correre i neutrini più veloci della luce avevano anche costruito il tunnel-Gelmini…a questo punto tanto valeva costruire il Ponte sullo Stretto!

    cmq, la vicenda presa ad esempio non fa che confermare quanto sia importante la ripetibilità: il primo esperimento portava ad una conclusione, il secondo no. E il secondo lo ha condotto Carlo Rubbia, mica un puzzone che passava per caso dall’Istituto di Fisica Nucleare.

    Quanto al figuro che ha vissuto in mezzo ai lupi, occorrerebbe sapere anche ciò che il figuro sceglie di farti vedere (e a chi). Ricordo quando misero dei medici a giudicare i guaritori filippini, quelli che operavano (e forse operano tutt’oggi) con le mani, senza lasciare cicatrici, togliendo masse tumorali. I medici osservavano come agiva il filippino, il materiale asportato, verificavano che sull’addome non c’erano cicatrici e stabilivano che il fenomeno era genuino. Poi mandarono il mago Silvan, che nascose delle frattaglie e sangue di pollo nelle mani e operò un finto paziente, allo stesso modo dei guaritori filippini. Forse meglio. Magari per giudicare certe immagini è più adatto un esperto di montaggio e/o comunicazione piuttosto che l’etologo, così come per giudicare gli impostori filippini era più adatto un prestigiatore piuttosto che uno scienziato.
    Il “titolo” è sempre importante, basta sia quello giusto.

    • Il fatto che un grande come Carlo Rubbia abbia condotto un esperimento che non ha permesso di trarre conclusioni non vuol dire di per sé che non si basasse su delle premesse corrette, né sminuisce minimamente la sua credibilità scientifica. Se si sapesse già l’esito a questo punto verrebbe meno il concetto stesso di sperimentale. Seconda cosa, premesso che la ripetibilità del dato è uno dei capisaldi della scienza, non va dimenticato che questa va anche riportata all’ambito di osservazione. Quando dico che la biologia è una scienza inesatta, mi riferisco a tutto quello che riguarda il mondo biologico, non alla branca in senso stretto. Non è un caso che la storia della medicina sia piena di errori, alcuni anche drammatici. Eppure, si saranno seguiti schemi sperimentali rigidissimi, almeno per ciò che concerne l’immissione di una nuova molecola terapeutica. Continuo a dire che un conto è l’osservazione in ambiente controllato un conto è quella sul campo. Quando una teoria viene rivisitata, o messa del tutto in discussione, non per questo chi l’ha proposta diventa un quaquaraquà, se persona credibile, anzi molti scienziati si sono auto sconfessati nel tempo. È ovvio che ogni cosa sarà rivista alla luce delle nuove scoperte e delle nuove possibilità di analisi, così come è altrettanto ovvio che il pregresso mantiene il suo valore, visto che ha gettato le basi per il prosieguo. L’etologia a mio avviso è una branca che può solo giovarsi dei nuovi supporti tecnologici che permettono osservazioni continue, in altri tempi neppure immaginabili, ma risentirà sempre delle mille variabili ambientali e genetiche. Rimane il fatto che i grandi della scienza hanno dato apporti sostanziali, anche se poi possono essere stati rivisti, ma da questo a portarlo come motivazione per dire che la formazione specialistica non sia necessaria ne corre….c’è errore ed errore….

      • Condivido, infatti Mech coniò a suo tempo il termine “coppia alfa” autosmentendosi in tempi più recenti: a casa mia questa si chiama serietà solo gli stupidi non cambiano idea a dispetto di nuove evidenze.

      • Luisa, forse capisco male quanto hai scritto, ma solo per amor di precisione Rubbia ha condotto un esperimento che prima non aveva condotto lui. Di fronte alle conclusioni che avevano lasciato perplessi tanti scienziati (con eventuali immense conseguenze) Rubbia ha fatto chiarezza mettendo in evidenza il motivo per cui le misurazioni del primo esperimento, non condotto da lui, erano falsate. Qui non si tratta di cambiare o non cambiare idea, ma di misurare in maniera corretta. E se solo gli stupidi non cambiano mai idea, come definire quelli che la cambiano troppo spesso?

        • Si, ho capito male nel senso che non ho afferrato che l’esperimento di Rubbia fosse la ripetizione del primo, ma avevo capito che fosse un altro esperimento a se stante. Comunque continuo a a ritenere improprio il parallelismo tra la metodologia di un certo tipo di scienza, come fisica o biologia sperimentale, e altre, come l’etologia. Non riesco a capire cosa intendiate per ripetibilità in questi casi e il relativo valore statistico. L’unica cosa che reputo essenziale è la quantità delle osservazioni, tali da permettere una lettura, che mai come in questo caso risente dell’analisi dell’osservatore (un comportamento viene interpretato, più che quantificato) ma poi rimane il fatto che queste siano riferibili sempre e solo a quella popolazione di quell’ambiente. Poi, la non credibilità di chi cambia idea come cambia gli abiti è ovvia, ma non era questo il senso del ragionamento.

  3. “io, per parte mia, giudico che i maestri sian da tenere in sommo onore: ma che pensare anche contro i loro dogmi non solo non sia da disapprovare, ma anzi sia da lodare, non solo sia da non trascurarsi, sibbene da desiderarlo: solo così infatti la verità si fa luce ogni giorno di più, anche da quelle cose che si affermano contro la verità stessa”
    Paolo Zacchia, prefazione alle Quaestiones medico-legales: questo era un professore di Medicina, data dell’opera: 1621 ca.

  4. Mi rifaccio all’ultima frase. Molti comportamenti sono appresi culturalmente, almeno in parte. Ma le sfumature sono tante e molto difficilmente valutabili. Io lavoro in Medicina Veterinaria e sicuramente noi abbiamo molta più difficoltà a effettuare campionamenti su larga scala come avviene in umana (anche perché le Case Farmaceutiche investono molto per ottenere di più ed è ovvio che non sono confrontabili le due realtà da un punto di vista economico) ma ciò nonostante moltissime frontiere sono partite, o comunque sviluppate, dalla veterinaria. E qui mi riferisco ad esempio alle biotecnologie riproduttive. Io credo che non tutto l’ambito scientifico possa essere inquadrabile secondo schemi laboratoristici, che sicuramente sono quelli più facilmente misurabili. Ma quando si lavora sul campo le cose cambiano. Personalmente, e qui parlo non per specifica competenza, ma solo per conoscenze ‘amatoriali’, passami il termine, ho trovato molto interessanti una serie di testi e di articoli derivati da osservazioni ripetute e non da ‘misurazione’ sul comportamento di specie, più di altri in cui le osservazioni sono derivate da situazioni artificiosamente costruite proprio per cercare di ottenere dati misurabili. Nessun articolo di etologia che ho letto è stato impostato secondo gli schemi che vengono applicati in ambito medico-biologico, ciò non toglie che Lorenz abbia vinto il Nobel, che Trumler, suo discepolo, rimanga un caposaldo dell’etologia canina e che altri autori, come Coppinger, a mio avviso risultano molto credibili, fermo restando che nessuno di loro ha mai proposto le proprie interpretazioni e teorie come assolute, ma tutti come ipotesi sempre rivedibili o, comunque, adattabili a specifiche realtà. È chiaro, poi, che la scienza sempre più è interdisciplinare e i più bravi sono quelli che sanno integrare le proprie competenze con quelle di altri, come ad esempio l’etologia con la biologia evoluzionistica e gli studi sulla genetica di popolazione, sicuramente discipline in cui è più facile misurare e quantificare.

    • D’accordo su tutto, vorrei però dire che il mio articolo intendeva segnalare che quasi sempre i millantatori creano storie che non hanno alcun sostegno ne riferimento di alcun tipo….si avvalgono di furbi (ma neanche tanto) copia-incolla. Ho apprezzato la discussione partcipandovi ma ho l’impressione che essa abbia distolto l’attenzione dal messaggio che intendevo dare ovvero: se non ci sono riferimenti le idee di chiunque sono niente più che mere opinioni, rispettabili per carità, ma tutte da dimostrare.

      • in effetti ha ragione… forse però questa discussione è un modo velato per dirle “forza, quando ce lo fa l’articolo sugli studi del lupo???”

        😉

        Qui bisogna proprio dire che il pubblico la chiama a gran voce!

        Comunque, per quanto riguarda il “copincolla seriale”, si tratta purtroppo di un argomento che avrebbe largo spazio in tutte le discipline.
        In qualunque campo di studi c’è sempre e ci sarà sempre chi “ruba” le idee altrui e chi cerca di manipolare (alle volte in maniera disgustosa) studi altrui per accreditare i propri. Resto dell’idea che per uscire vivi da questi guazzabugli letteral-culturali vi sia un solo modo: informarsi sempre, approfondire, cercare, riflettere…

        E magari iniziare a usare il “pubblico ludibrio” contro gli elementi della categoria degli scopiazzatori.
        Nella cinofilia come in tutti i campi, soprattutto ora che internet dà una piccola voce a tutti.

        • Ringrazio lei e quanti hanno mostrato di gradire il mio articolo. Per quanto lusingato dalle sue parole non cado nella trappola :-)di impegnarmi in un lavoro che richiederebbe tempo che purtroppo non ho. Anche considerando che se scrivessi x pagine sarei costretto poi a scriverne almeno il doppio per replicare a Valeria :-))))) scherzo ovviamente il civile dibattito é cosa rara in cinofilia (dove spesso emerge la stessa aggressività dei lupi di Shenkel) e personalmente lo trovo sempre un arricchimento.

  5. Non so molto (purtroppo) di cani e lupi, o per lo meno non quanto vorrei; so qualcosa di più di medicina e di ricerca medica, per essermene occupata (per lavoro) per più di vent’anni. Quando cerco, o leggo un articolo scientifico riguardante i lupi, o il comportamento canino, o la salute dei cani, mi rendo conto che la ricerca scientifica in biologia è indietro di cent’anni almeno, rispetto alla ricerca biomedica. Probabilmente perchè la volontà di studiare la causa e la cura delle malattie umane ha dato una spinta sostanziale. Forse perchè in medicina ci sono degli sponsor, per lo più le tanto vituperate industrie farmaceutiche, che pagando gli studi (costosissimi) hanno fatto fare balzi da gigante alle conoscenze. Il primo studio clinico controllato fu quello di Lind, nel ‘700, che somministrò a metà marinai di una nave limoni freschi, e vedendo che solo l’altra metà si ammalava di scorbuto, concluse che la causa della malattia era la carenza di qualcosa che stava nei limoni, e la terapia per l’appunto il succo dei limoni stessi. Da allora, il metodo non è cambiato molto. Si parte da un razionale, ma alla fine tutto deve venire dimostrato CLINICAMENTE: cioè si possono avere le migliori premesse del mondo, ma se poi un farmaco (o una terapia chirurgica ecc) non dimostra di SALVARE DELLE VITE (o guarire, o curare, o migliorare, insomma non fa sugli esseri umani quello che si era ripromesso di fare), non se ne fa niente. Quindi, Valeria, ci dev’essere sempre il riscontro pratico. I test di laboratorioo (la “ricerca di base”) non possono essere altro che, appunto, la base da cui si parte per arrivare a nuove conoscenze sulle malattie. E non esiste proprio che UNO scienziato si svegli una mattina e pubblichi UNA cosa: finchè qualcuno non avrà confermato i suoi dati, rimarrà una voce nel deserto. Potrebbe essersi sbagliato. Potrebbe aver frainteso. Potrebbe aver imbrogliato. Quindi, i dati vanno CONFERMATI. Ecco il senso del “copia e incolla”: in medicina si chiamano “citazioni bibliografiche”, e sono indispensabili. Nella ricerca biomedica, uno come Mech, semplicemente, non avrebbe potuto avere alcun riscontro. Ovviamente, al mio corso per educatore cinofilo ho studiato mech come tutti, in assenza di altro. Ma il metodo scientifico è altro. E’ provare. Riprovare. Verificare. Confermare (o confutare). E poi andare avanti, costruendo un’altra ipotesi, e progredire nelle conoscenze.
    Certo, sto parlando di due cose diverse. Ma credo che la biologia potrebbe imparare un pochino dalla ricerca biomedica, per lo meno dai suoi aspetti più istruttivi, dalla spietatezza delle sue analisi (c’è di mezzo la vita o la morte delle persone…) per farci capire un po’ meglio, e amare, e proteggere, il mondo che ci circonda.

    • Concordo perfettamente sull’esigenza del rigore metodologico. Però trovo difficile applicare i criteri della ricerca biomedica agli studi etologici, anche perché ogni studio etologico sarà sempre condizionato fortemente dall’ambiente in cui questo viene condotto e pertanto non sarà ripetibile in altre sedi. Credo che molti di questi lavori non tengano adeguatamente conto di ciò e riportano come dato assoluto quello che andrebbe invece sempre contestualizzato. Gli unici esperimenti ripetibili sono quelli condotti in ambienti controllati, ma ovviamente sono dati viziati di per sé, almeno rispetto al modello ancestrale. E gli studi condotti tramite osservazioni di branchi selvatici in ogni caso andrebbero riferiti a quello specifico gruppo. Inoltre, risentono molto più della soggettività dell’interpretazione e questo non è un dato di poco conto. L’etologia non è quantificabile, come invece può esserlo uno studio sugli effetti di un farmaco, e può evolvere usufruendo delle osservazioni di chi ha già studiato la specie, integrandole con delle altre. Per questo personalmente trovo impropri i termini di ‘teoria superata’ quando si parla di studi del comportamento. Per inciso, faccio ricerca, attualmente più biotecnologica, per cui i criteri a cui ti riferisci lì conosco perfettamente.

      • L’ho detto, stiamo parlando di cose diverse, quindi non paragnabili direttamente. Ma perbacco, qualcuno deve stendere almeno delle REGOLE! mi pare che nel mondo della biologia (e quindi non parlo solo dell’etologia, ma anche della medicina veterinaria, per esempio) la ricerca stia veramente procedendo a tentoni. Ogni tanto provo a scaricarmi qualche articolo, e mi metto le mani nei capelli. Per la fumosità dei metodi, la ristrettezza dei campioni, l’arbitrarietà dei risultati, la scarsezza di conferme bibliografiche. Certo che l’etologia non è quantificabile, ma qualcuno ha provato a verificare se e in che modo sia MISURABILE? io penso che lo sia, tutto sta a trovare la chiave. Se poi un comportamento si osserva solo in uno specifico gruppo e non in altri, bene, si sarà scoperto un comportamento CULTURALMENTE appreso. Questo è già successo, come nelle scimmie che lavano le patate nell’acqua prima di mangiarle. Però bisogna osservare, confrontare, verificare…. allargare il campione, finchè le proprie osservazioni non raggiungono numeri significativi, in condizioni significativamente diverse, eccetera. Proprio come in laboratorio.

    • Il lavoro di Mech ha due aspetti che ritengo fondamentali: il primo si basa su dati oggettivi ie quante volte i giovani abbandonano il branco, a che età, dati statistici etc. conseguenti a dati ottenuti anche con l’aiuto della telemetria portati avanti per decenni, di valore almeno statistico indiscutibile.
      Il secondo aspetto é il punto debole dell’etologia ..stabilito che i lupi lasciano il branco in determinate condizioni stabilire il PERCHE’ é impresa ardua specialmente per noi seduti davanti allo schermo.Non avendo alternative migliori mi fido di Mech. 🙂
      Carlo Colafranceschi

  6. Che la scienza non sia esatta, almeno in ambito biologico, è vero. Ma questo non deve indurre in errore o far credere, sulla base di questo assunto, che ognuno può dire quello che vuole. Il concetto di non esatto è dato dal fatto che le indagini sono su base statistica e non matematica, ma i criteri di valutazione dei dati seguono precise regole e schemi. In genere vi un’enorme differenza di capacità critica nella valutazione di un fenomeno da parte di chi ha acquisito un certo bagaglio reale di competenze, che viene integrato poi con l’esperienza, rispetto a chi invece vive solo di esperienza. E non è un caso che chi conosce di più sia sempre meno dogmatico nel suo campo. E quando parlo di percorso non mi riferisco al titolo, che può essere del tutto privo di reali contenuti, ma a quello che è seguito dopo l’acquisizione di quel titolo. La competenza nasce non solo dallo studio ma, e soprattutto, dall’applicazione continua dello studio stesso e dal continuo confronto e dalla guida con figure specialistiche di riferimento. Purtroppo, attualmente, si confonde troppo spesso il concetto di informazione con quello di competenza. E questo fa prosperare la tuttologia e i guru.

  7. A proposito di titoli (spesso citati a sproposito, e non solo in cinofilia): come ho sempre detto, se devo costruire una casa, mi fido molto di più dell’opinione del muratore che di quella dell’architetto.
    Detto questo, faccio una mia supposizione, premettendo che potrei anche scrivere una fesseria (e in tal caso siete autorizzati ad insultarmi: non mi offendo 🙂 ).
    Posso arrivare a pensare che abbiano entrambi ragione?
    Mi spiego: sul fatto che il lupo sia un animale estremamente gerarchico non si discute, ma non è lecito pensare che in presenza di agglomerati sociali diversi composti da animali della stessa specie (in questo caso due branchi di lupi), data l’estrema complessità soggettiva di ogni essere vivente, si creano delle dinamiche del tutto in antitesi nei rispettivi gruppi, che possono far giungere a conclusioni diverse chi osserva (a prescindere se trattasi di osservatore esterno o “interno” come Ellis)?
    Non può essere che Mech, per puro caso, si è trovato davanti ad un branco in cui regnava una certa armonia, in cui le collocazioni sociali erano ben definite e mai discusse, in cui tutti gli esemplari (o una buona parte di essi) erano di carattere particolarmente “mite”, e quindi lo studioso è giunto a conclusioni più “disneyane”?
    Di contro, non può essere che, per puro caso come di sopra, altri studiosi si siano trovati di fronte ad un gruppo più disgregato (magari perché di recente formazione), i cui membri erano tutto fuorché miti e inclini alla subordinazione sociale, quindi chi osservava è giunto a conclusioni diametralmente opposte rispetto a Mech?
    Insomma, non è più realistico sostenere che è quasi impossibile quando si parla di essere viventi -specie se animali sociali, il cui carattere è profondamente influenzato e plasmato dal gruppo in cui sono inseriti, oltre che dall’ambiente- giungere a conclusioni di carattere generale (a parte ovviamente quelle poche caratteristiche riscontrabili praticamente in ogni esemplare della specie animale)?

    • Non credo che sia impossibile arrivare a conclusioni generali, ma probabilmente la base statistica non è sufficiente per arrivarci adesso…
      Senza contare che la presenza così ravvicinata di Ellis senz’altro influenza il comportamento…

      • E sì, però i lupi li studiano da decenni, e ogni lustro arriva lo scienziato di turno ad affermare l’esatto contrario di quello precedente! Dato che non credo che i lupi cambino carattere ogni tot di anni per prendere per il culo la scienza umana, e dato che non credo che tutti gli scienziati siano gente in malafede pronti a confezionare tesi precostituite, sono dell’idea che di branchi di lupi bisognerebbe analizzarne un centinaio (e tutti immersi in ambienti diversi) per giungere a conclusioni più attendibili, e forse non basterebbe.

        • Credo che bisognerebbe iniziare con gruppi nello stesso ambiente, perché se già loro si comportano diversamente (tra gruppo e gruppo) vuol dire che ci sono delle variabili che non sono né la razza né l’ambiente… e, volendo, cercarle.
          Se si comportano tutti nello stesso modo, allora si cercano conferme/smentite altrove.
          E’ che sarebbe uno studio pazzesco come tempi/costi, credo…

          Adesso, per lo stato attuale della conoscenza, se un prof (o un aspirante Mowgli) dice “i lupi si comportano così”, se è attendibile, noi sappiamo solo che i lupi possono comportarsi “anche” così.
          …. poi da tutto questo ad arrivare a dire che il tuo cane ti ha mostrato i denti per questo e questo motivo e che devi fare così o colà… c’è una strada lunga 7 volte il giro della terra 🙂

        • Forse le conclusioni così difformi derivano esattamente dal fatto che l’ambiente forgia, e non poco, per cui la pressione ambientale può aver verosimilmente determinato delle differenze negli schemi comportamentali. Nessuna visione potrà mai essere assoluta, ma andrebbe sempre riferita alle condizioni di osservazione. Probabilmente uno schema comportamentale univoco non c’è e bisognerebbe ragionare in termini relativi.

    • dici delle cose sacrosante! il difetto di entrambi gli studiosi è che hanno avuto poche occasioni di osservazione.
      Scientificamente parlando, il lavoro di entrambi non è considerabile come dato statistico perchè non è condotto su larga scala, e soprattutto, non ha di certo gli stessi criteri di osservazione!

      Perchè si possa raggiungere una teoria affidabile bisognerebbe disporre di un numero elevato di branchi di lupi di differenti varietà e di differente conformazione, e tutti gli osservatori dovrebbero comportarsi alla stessa maniera e seguire un criterio di notazione univoca.

      Sia l’esperienza di Mech che quella di Ellis sono splendide ed estremamente formative, ma non hanno valore scientifico solido; per questo è possibile, anzi, probabile che entrambi abbiano ragione riguardo al fenomeno osservato… e magari torto marcio se “traslati” su altri sistemi
      (ommannaggia fucilami che sembra che io parli come un libro di matematica!!!)

    • In articoli precendenti ho spiegato come un certo tipo di studi (fatti su lupi in cattività) siano stati invalidati dalla comunità scientifica quando si sono accorti che i meccanismi naturali di convivenza nel branco (ma non solo)erano falsati. Il branco oggigiorno é considerato come una famiglia dove padre e madre procreano e dove a partire dall’anno di età i giovani lasciano il branco per formarne uno proprio. Questa la regola alla quale vanno aggiunte le eccezioni contingenti all’ambiente. La visione dl lupo non é disneyana é realistica. I lupi che formano NATURALMENTE un branco hanno mille motivi per non avere conflitti il più importante la sopravvivenza. Anche se ci fossero lupi così aggressivi come descritti nella vecchia letteratura essi avrebbero vita breve, in natura una semplice ferita può significare infezione e conseguente morte, con possibili conseguenze anche per il branco che si verrebbe a trovare con uno o più procacciatori di cibo in meno.
      Mediamente un branco di lupi é composto da meno di 10 elementi.Credo sia lampante che una “linea” di lupi così belligeranti si estinguerebbe in poco tempo. Curiosamente se la comunità scientifica si é ricreduta, chi ha tratto inizialmente ispirazione da essa no. Così arriviamo a descrivere come disneyana tutto sommato una visione del lupo meno simile a quella umana questa si fatta di aggressività,violenza e sopraffazione. Casualmente gli stessi lupi dello stesso parco sono stati studiati da due soggetti diversi la versione meno attendibile (non supportata da evidenze di qualsiasi tipo se non i racconti del tizio) ma più sceografica dell’uomo che caccia,lotta e mangia tra i lupi (perdonate la romanità ma …. a me me viè tanto da ride) é quella vincente in quanto più avvincente, più cinematografica, più televisiva. Nell’immaginario comune gli squali sono Jaws, i cani Rin tin tin o Lassie o Rex e i lupi feroci cacciatori talvolta diventano anche mannari! Io rimango dalla parte della ricerca.

      • È il discorso che sostengo dall’inizio sulla difficoltà di creare condizioni standard di osservazione, per cui le osservazioni in cattività non possono mai riflettere in modo adeguato la vita selvatica.. Ecco perché trovo impropri certi paragoni con altre discipline scientifiche, che si avvalgono moltissimo di studi di laboratorio o, comunque, in condizioni standardizzate. Ciò non toglie che esistono studi di maggiore credibilità, anche per i supporti forniti a certe osservazioni, e altri meno.

        • Certamete la scienza della biologia fornisce dati qualitativi e non quantitativi non essendo l’ambiente naturale riproducibile in laboratorio, ma non dimentichiamo che l’tologia é nata per fornire informazioni ch il laboratorio non poteva fornire ne allora ne oggi. Skinner ne é un esempio con la sua sottovalutazione della deriva istintiva.
          Gli studi di Mech abbracciano un periodo molto lungo su popolazioni diverse e comunque si voglia ridurre il valore della biologia e della etologia rispetto a scienze “più da laboratorio” ritengo lo questo tipo di studio scientifico di gran lunga più attendibil di certe conclusioni “at capocchiam” alle quali si giunge o sulla base di personalissime opinioni supportate al massimo dal proprio ego e un bel pizzico di…non conoscenza.

      • Ma ancora stiamo a confondere “dominanza” con “sopraffazione” e/o aggressività?!? Ma neanche più la Sciuramaria, santapupazza!

  8. La scienza non produce coscienza. Una delle frasi più belle dello spettacolo Ausmerzen di Marco Paolini. C’entra con la cinofilia? Secondo me c’entra con tutto, compresa la cinofilia, ovviamente.

    • Vero, ma produce competenza. E una non esclude l’altra. La scienza da sola non basta, va integrata con l’etica e la morale. Non a caso adesso, si parla sempre più di bioetica.

  9. Due articoli bellissimi e di grande comprensibilità (oramai il Valeria-style per noi è comprensibilissimo… ma leggere articoli di nuovi autori davvero comprensibili anche con poche basi tematiche è un grande piacere!)ed entrambi più che giusti…

    Il fulcro di tutti i discorsi secondo me deve sempre essere la comprensione… informarsi, informarsi, informarsi a tutti i costi!
    Nessuno deve essere un guru, ma tutti devono valutare ed essere valutati con criterio…che poi il criterio di uno sia differente da quello di un altro è solo una fortuna immensa per il patrimonio umano!

    Una cosa che vorrei dire in proposito dei titoli di studio è quanto mi disse un professore all’università: “qui voi non imparerete nulla di concreto, ma affinerete un modo efficace di imparare qualsiasi cosa in maniera sempre flessibile e dinamica”
    Una laurea dovrebbe essere questo: una solida base culturale volta a flessibilizzare le menti e a renderle più forti nell’apprendere.

    Una laurea serve solo per imparare di più, da sola è solo un pezzo di carta!!!

  10. Valeria, a me non pare che tua poi così in disaccordo con Colafranceschi…
    Inoltre: se già la scienza, che segue dei protocolli che dovrebbero dare affidabilità, sbaglia, perché il nonno (o il puzzone, per restare in argomento) che quei protocolli non li segue nemmeno, dovrebbe essere più affidabile?
    Perché il puzzone rischia i morsi e il prof no?
    Beh, se dovrò approcciare un lupo introdottosi furtivamente nel mio appartamento, preferirò il puzzone per portarlo via… ma sull’interpretazione tenderei a credere di più al prof.
    Tra l’altro i prof non si amano svisceratamente tra loro e se lo studio di qualcuno è discutibile, non mancherà certo chi lo pone in discussione.

    Che poi, quando vedi una cosa con i tuoi occhi. tu la riconosca come vera, è un altro discorso ancora.
    Per esempio tu dici che il cane non ha la cognizione del tempo perché fa le feste uguali sia dopo 5 minuti che dopo 5 giorni che non ti vede. E io ti credo che tutti i cani facciano così… però il mio no, per esempio (ci sono “feste” via via a crescere dopo 5 minuti, un’ora, mezza giornata etc. Variabili anche in base al luogo in cui è stato da solo, per es, così che si correlano sia al tempo che allo spazio).
    Io mi fido molto di quello che dici, ma in questo caso (per esemplificare qualcosa che conosco) credo che “quasi” tutti i cani facciano come dici tu ma che questa sia una tendenza e non una regola… e la penserei così anche se tu avessi fatto questa prova seguendo un protocollo sperimentale.

    Il problema è che in nome della scienza si dicono un sacco di boiate… che lo scienziato di solito non si è sognato di dire (non so nel caso dei lupi) ma che sono stata tramandate in forma approssimativa dai suoi non sempre disinteressati divulgatori….

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