domenica 22 Giugno 2025

Ti presento… il Labrador Retriever (parte I)

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – Questo articolo, diviso in due parti data la notevole lunghezza, è apparso su “Ti presento il cane” cartaceo nel 2006, in pieno “boom” della razza… un boom che oggi comincia ad affievolirsi leggermente, ma che di certo non si è  fermato. Non avevo più a disposizione quel numero della rivista cartacea e quindi non ho potuto riproporvi questa monografia fino ad oggi: ma finalmente un’amica che aveva alcuni numeri doppi della rivista me ne ha ceduto una copia. E siccome l’articolo mi sembra ancora perfettamente attuale… eccolo qua!

Origini e storia

regioneIl Labrador non è solo un cane!
In realtà il nome della razza è geografico e deriva da una regione del Canada, vicinissima all’isola di Terranova (che a sua volta ha dato il proprio nome a una razza canina, come tutti sappiamo).
Su queste coste, anticamente, viveva il cane di St. John, oggi estinto (St. John’s è una città dell’isola di Terranova), probabile progenitore di entrambe le razze.

Cane di St. John
Cane di St. John

Il cane di St. John era un cane da acqua, proprio come gli odierni Labrador e Terranova; il suo compito era quello di recuperare i merluzzi che sfuggivano alle reti dei pescatori.
Diversi Autori del 7-800 citano questi cani chiamandoli indifferentemente St. John, Labrador o Terranova: quindi non è possibile sapere esattamente come e quando le razze si differenziarono.
Un tempo si pensava che il cane di St. John fosse nato da incroci casuali tra i cani usati sui pescherecci canadesi: ma l’allevatrice Mary Roslin-Williams contestò questa teoria affermando che non sarebbe stato possibile selezionare il manto nero puro (unico colore dei cani di St. John, e in origine unico colore ammesso nel Labrador) tramite incroci casuali.
Ancor più difficile, se possibile, sarebbe stato selezionare l’attitudine al riporto.

caodecastro
Cao de Castro Laboreiro

Una seconda teoria vedrebbe il Labrador discendere dal portoghese Cao de Castro Laboreiro (tuttora esistente), che sarebbe giunto nell’isola di Terranova al seguito dei portoghesi del Nord, dediti a traffici marittimi. I pescatori canadesi, incapaci di pronunciarne correttamente il nome, avrebbero cominciato a chiamare il cane come la regione confinante che aveva un nome molto simile.
Il Cao de Castro Laboreiro, però, non è nero ma grigio scuro (anche con tigrature): quindi, anche in questo caso, non si capisce da dove sarebbe saltato fuori il nero puro.

Buccleuchs_Avon
Buccleuch Avon

La verità è che non sappiamo nulla di preciso sulle origini più remote della razza: invece conosciamo bene la sua sua storia recente, tutta inglese, che inizia con l’importazione del maschio Buccleuch Avon (nella foto a destra), nato nel 1885, da parte di Lord Malmesbury, che è considerato il “padre della razza” in Gran Bretagna.
Avon era nero, come tutti i cani dell’epoca, ma era portatore di chocolate (che all’epoca veniva chiamato “liver”, fegato).

Banchory Bolo
Banchory Bolo

Il chocolate, proprio come il giallo, in origine veniva considerato gravemente difettoso e i cuccioli con questi mantelli venivano soppressi alla nascita: ma un discendente di Buccleuch Avon, Banchory Bolo, nato nel 1915, manifestò caratteristiche eccezionali sia di bellezza che di lavoro (fu il primo cane ad ottenere il titolo di “Dual champion”) e venne usato moltissimo in riproduzione. Così i suoi geni “chocolate” vennero trasmessi per oltre mezzo secolo, fino al riconoscimento dei colori diversi dal nero.
Dopo un iniziale periodo di confusione tra Labrador e Terranova, in Inghilterra si fece finalmente chiarezza; nel 1904 arrivò il riconoscimento ufficiale e nel 1916 nacque il primo Club di razza.
Sulle orme di Lord Malmesbury nuovi allevatori si appassionarono al Labrador e cominciarono a selezionarlo come retriver: ricordiamo tra tutti Lady Howe, con l’affisso “Banchory”, e Mrs Broadley, con l’affisso “Sandylands”, il più famoso nella storia della razza (produsse oltre settanta campioni).
Dopo un lungo periodo in cui i cani continuarono ad essere solo neri, finalmente Mn. Wonnald (affisso “Knaight”) decise che non era giusto sopprimere cuccioli sani solo perché il loro mantello non era riconosciuto dallo Standard: cosi, preso il coraggio a due mani, portò per la prima volta un giallo in esposizione… ed ottenne uno strepitoso successo di pubblico. Cosi il giallo venne ammesso nello Standard e nel 1925 nacque addirittura un Club riservato esclusivamente a questa varietà di colore.
Poco più tardi venne riconosciuto anche il chocolate (inizialmente chiamato “fegato”): la prima campionessa di questo colore fu Cookridge Tango, allevata dalla signora Pauling.

Reinedebeauté delle Acque Lucenti
Reinedebeauté delle Acque Lucenti

Il segreto del successo

La storia del Labrador in Italia inizia negli anni ’70, ma fino alla fine degli anni ’90 circa la razza rimase quasi sconosciuta, mentre oggi è protagonista di un clamoroso boom che terrorizza letteralmente gli allevatori seri.
L’abbiamo già ripetuto mille volte e lo ripetiamo ancora: la moda, in cinofilia, è sempre deleteria.
Quando si hanno picchi improvvisi di richieste, come è avvenuto in questo caso, gli allevatori seri non sono in grado di rispondere al mercato, per il semplice motivo che un allevatore serio NON produce cuccioli in catena di montaggio.
La riproduzione quantitativa andrebbe sicuramente a discapito della qualità, cosa che nessun vero amante della razza potrebbe desiderare: quindi il mercato viene soddisfatto (si fa per dire…) da chi, annusando il business, non apre allevamenti ma “canifici”.
E poi, naturalmente, c’è chi importa dai canifici esteri.
Cosi le razze, non più selezionate, vanno rapidamente in malora: si perdono tipicità, carattere e soprattutto salute, perché allevare cani sani presume un impegno e un costante controllo che ovviamente viene a mancare quando si bada solo a “sfornare” il maggior numero possibile di cuccioli.

Oozingjoy delle Acque Lucenti, una delle più belle teste italiane (è arrivato quarto al Crufts), ma anche un eccellente cane da lavoro
Oozingjoy delle Acque Lucenti, una delle più belle teste italiane (è arrivato quarto al Crufts), ma anche un eccellente cane da lavoro

Un quadro davvero drammatico, che nel caso del Labrador viene ancora peggiorato da un’interpretazione del tutto sbagliata delle qualità della razza.
Ma qui, per spiegarmi meglio, devo fare un passo indietro e andare a cercare le ragioni di un successo tanto “esplosivo”.
La maggior parte della gente (cinofili compresi) pensa che il Labrador abbia conosciuto il suo clamoroso boom grazie a un celeberrimo spot pubblicitario.
Ma questa, a mio avviso, è un’analisi un p0′ superficiale.
Il primo spot della carta igienica andò in onda addirittura al 1987, mentre l’esplosione commerciale della razza ha coinciso più o meno con la fine del millennio: sono passati dieci anni, o quasi, dal primo rotolo inseguito da un labradorino!
Un po’ troppi, per pensare che il successo della razza sia da attribuire solo a quello. Sicuramente la notorietà televisiva, scaturita dal fatto che i cuccioli di Labrador sono tra le creature più affascinanti del mondo canino, ha causato un iniziale interesse per la razza; ma il seguito è arrivato per “colpa” dei giornali, delle riviste e di tutti coloro (allevatori compresi) che hanno voluto dipingere l’ingannevole immagine di un vero e proprio “cane per tutti”.
Se ci fate caso, il boom del Labrador ha coinciso quasi perfettamente con lo “sboom” delle razze da difesa, criminalizzate da una campagna mediatica senza precedenti (e assolutamente stupida; ma questa non è la sede per parlarne).
La gente, spaventata dai “mostri” gettati in prima pagina, ha cominciato a cercare solo cani buoni, facili da gestire e soprattutto sicuri: cani che non mordessero nessuno, che non finissero in cronaca nera e che non li costringessero a tremare ogni volta che venivano abbracciati (o magari tormentati) dal bambino di turno.

Un eccezionale gruppo di chocolate
Un eccezionale gruppo di chocolate

Il Labrador è apparso subito l’alternativa più appetibile al “microcane” (che non tutti apprezzano); pur essendo di taglia medio-grande, era anche l’incarnazione del concetto di cane buono e dolce…e il grande pubblico si è tuffato a pesce, senza pensare però che un cane non è solo “buono” o “cattivo”.
Anzi! Chiunque mastichi un po’ di cinofilia sa benissimo che “buono” e “cattivo” sono termini poco significativi: esiste una tendenza di razza alla docilità e alla sociabilità, ma poi tutto dipende dal modo in cui il cane viene allevato ed educato. Senza un’adeguata selezione (che spetta all’allevatore) non avremo mai alcuna “tendenza di razza”, perché il carattere va selezionato e mantenuto attraverso accoppiamenti oculati; senza una buona educazione (che spetta al padrone) anche il cane più buono di questo mondo può diventare una vera peste. E se ci impegnamo a fondo, può diventare anche un cane mordace, aggressivo… in una parola, “pericoloso”; tant’è vero che i primi Labrador mordaci, purtroppo, sono già apparsi nelle statistiche.
Sono apparsi e non sono neppure pochi, ahinoi: ma se si va a guardare un po’ in profondità, senza limitarsi alla “notizia” fine a se stessa, si scopre immancabilmente che questi “labrador-killer” sono stati presi in negozio, o alla Fiera del cucciolo di turno; che sono stati portati a casa a 40-45 giorni al massimo; che sono stati straviziati, oppure (caso opposto, ma con risultati simili) sbattuti in giardino senza che nessuno si occupasse di loro.

tre_coloriInsomma, si tratta sempre di cani malselezionati e/o malgestiti… ma se le colpe della cattiva selezione (o della selezione inesistente, come nel caso dei Labrador dell’Est) si può imputare a qualcun altro, quella della cattiva gestione non lascia spazio a scusanti di comodo.
Avere un cane buono non significa potersene infischiare della sua educazione, della sua socializzazione e in generale delle sue esigenze.
Chi è ancora convinto che al cane basti una ciotola di cibo, una cuccia in cui ripararsi e una carezza distratta quando il padrone torna a casa…è rimasto indietro di un centinaio d’anni e farebbe bene ad aggiornarsi.
Qualche tempo fa,  in rete, è stata postata la notissima Preghiera del cane.
Avete presente? Quella che fa:

“O mio padrone, tu sei il mio signore e come tale io ti servo in grande umiltà. Se a volte non ti comprendo ripetimi il tuo comando, senza ira, senza battermi. Dammi il tuo sguardo, la tua parola, il tuo affetto. Dammi acqua pura e cibo modesto in vasi puliti; sono la mia salute. Dammi un angolo al riparo dai venti e dalla pioggia, ma che conosca il sole se mi terrai legato. Mettimi pure una catena, ma che mi permetta il movimento; ciò mi basterà. La migliore medicina o il maggior premio sarà un po’ di libertà fra l’erba” …
…eccetera eccetera. Bene, qualcuno ha replicato con la versione moderna della stessa preghiera, che dovrebbe fare più o meno così:

“O mio umano, tu sei il mio amico parigrado e come tale devi trattarmi, perché anch’io sono un animale come te, ho una mia dignità e non sono servo di nessuno. Se a volte non ti comprendo compra un clicker e iscriviti subito a un corso di obbedienza dove usino metodi gentili, senza collari a strozzo e senza punizioni. Dammi pure il tuo sguardo, la tua parola, il tuo affetto…. ma soprattutto sterilizzami! Dammi acqua pura e cibo industriale di primissima qualità, non robaccia da supermercato né tantomeno schifezze casalinghe che sono sempre poco equilibrate. Fammi dormire in casa possibilmente nella tua camera, e se mi porti fuori a conoscere il sole, usa il kennel e fammi passeggiare a guinzaglio. Mi basterà. L’erba non é una medicina. La medicina del futuro é la chimica. Portami dal veterinario e fammi vaccinare. E anche lastrare. E anche tatuare e microchippare, perché s’io mi smarrissi, potranno darti una multa coí controfiocchi e affidarmi a una persona più responsabile dicendoti che sono morto”.

E la “nuova preghiera” proseguiva su questo tono, facendoci schiantare tutti dal ridere.
Ma se ci pensiamo un attimo… è evidente che negli ultimi anni l’atteggiamento verso il cane è cambiato moltissimo; e non è solo colpa dell’estremizzazione dell’affetto che proviamo verso gli amici a quattrozampe.
E’ anche “colpa” (o meglio, merito!) dei molti studiosi che si sono dedicati alla mente del cane ed hanno scoperto un modo di sentimenti, di emozioni, di esigenze psicologiche del tutto inimmaginabili fino a qualche tempo fa.

riportoOggi sappiamo che l’intelligenza di un cane può essere esaltata da un corretto inserimento nell’ambiente sociale umano; sappiamo che il cane prova sentimenti molto simili ai nostri, anche se in forma meno elaborata; sappiamo che il cane ragiona, che ripensa a quello che ha fatto durante il giorno, che sogna, che si annoia, che si stressa, che porta rancore, che si innamora e si ingelosisce. E di fronte a tutto questo, qualcuno può pensare ancora che al cane bastino i vasi puliti e una catena che gli permetta di muoversi?
Ma per favore!
Il cane è molto più di un animale che “serve l’uomo in grande umiltà”. La dobbiamo finire di considerarlo solo un cane, perché il cane è un universo complesso governato da una mente attivissima.
Il cane da lavoro, poi, ha esigenze ancor più pressanti: perché non solo la sua mente, ma i suoi stessi geni gli chiedono disperatamente di fare qualcosa di utile, di essere un membro efficiente ed efficace del proprio branco, di usare il suo fisico e il suo cervello per scopi utili alla società in cui vive.
Il cane da lavoro, a stare tutto il giorno sul divano o da solo in giardino, diventa letteralmente pazzo di frustrazione e di noia.
E adesso…rullo di tamburi…ecco la Verità che dovrebbe farsi strada nei pensieri di ogni aspirante proprietario di Labrador:

IL LABRADOR E’ UN RETRIEVER!

NON è un cane da compagnia.
NON è un simpatico giocattolo vivente.
NON è un nano da giardino.
NON è uno status symbol da sfoggiare con gli amici.
E’ un retriever, owero un cane da caccia (da riporto, per la precisione), owero un cane da lavoro. E come tale…

NON PUO’ ESSERE UN CANE PER TUTTI!

L’ho scritto abbastanza in grande?
Si è capito bene?
No, perché, se non si fosse capito… posso anche scrivervelo più grosso ancora. Anche se, come al solito, probabilmente mi sto rivolgendo a persone che non hanno alcun bisogno di sentirselo strillare (o di leggerlo in corpo centodue); i lettori di ‘Ti presento il cane” sono persone che hanno ben presente che il vero rispetto per il cane non consiste nel coprirlo di coccole dal mattino alla sera, ma nel rendere omaggio alla sua natura.cucciolopazzo

Solo che, a volte, si rischia di fraintendere.
A volte anche i cinofili più acculturati, quelli che si sono letti tutto Fogle e tutto Coren dalla prima all’ultima riga, tendono a dimenticare che la natura di un retriever è diversa da quella di un bolognese.
Perché, vedete, c’è questo piccolo problema: quando i cani sono davvero buoni, hanno il grandissimo difetto di sembrare sempre felici.
Prendete qualsiasi Labrador costretto a fare una vita che non ha nulla a che fare con la vita di un retriever: guardatelo mentre sbadiglia in giardino, o si mangia il telecomando, o sgranocchia il bracciolo del divano della nonna, perché in qualche modo bisogna pure ammazzare il tempo.
Guardatelo da lontano e vedrete l’immagine di un cane assolutamente stufo di quella vita insipida e insapore: ma provate ad andargli vicino, e vedrete che il suo sguardo si accende, la sua coda parte a duemila all’ora, tutto il suo corpo comincia a fremere di gioia. Gioia assolutamente apparente, sia chiaro: perché in realtà lui non è affatto felice di quello che (non) sta facendo.
Ma siccome i cani buoni sono inguaribilmente ottimisti, ogni volta lui spera che il nostro arrivo sia sintomo di qualcosa di grandioso che sta per accadere.
“Stavolta mi farà lavorare! – pensa il malcapitato – Stavolta mi porta a caccia, oppure mi iscrive a un corso di obedience…lo so, lo sento, la mia vita sta per cambiare!”
E invece, ahinoi, il padrone gli mette il guinzaglio e lo porta a fare la solita pisciatina all’angolo, per poi rimollarlo sul divano (magari dopo averlo sgridato perché ha trovato il bracciolo rosicchiato).
Ma se provate a dire a quel padrone che sta rovinando il suo cane, che lo sta costringendo a una vita innaturale e che rischia di stressarlo fino a farlo diventare un Labrador schizzato e nevrotico… quel padrone vi guarderà come se foste voi gli schizzati nevrotici.
Ma stiamo scherzando? Infelice, il mio cane?
Ma non vedete com’è allegro e come scodinzola?
Già… ma il Labrador scodinzola sempre. Non perché sia felice (d’altronde, lo scodinzolio non è solo sinonimo di felicità), ma perché è un cane attivo, un cane con tanta voglia di fare e tante energie da spendere.
Basta guardarlo, chiamarlo, andargli vicino per “accenderlo”, dandogli un input che in questa razza si traduce in un immediata “messa in moto” della coda.
Ma ricordate che quella coda si agita in preda alla speranza, non alla soddisfazione e alla gratificazione.
Perché quelle, un Labrador le trova soltanto nel lavoro e nella collaborazione con il suo partner umano.

acquaQuesto non significa che lo si debba portare per forza a caccia: ci sono mille modi per far sentire un cane utile e realizzato. Tolta l’agility, che sconsiglio vivamente, data la stazza – se non in forma leggerissima, con salti bassissimi e senza alcuna pretesa agonistica – e le discipline che comprendono attacchi sull’uomo (tipo UD o mondioring), il Labrador può fare qualsiasi sport.
E poi è strepitosamente bravo nelle discipine di utilità sociale, dalla pet therapy alla protezione civile, dal soccorso alpino al soccorso nautico.
Quindi, per favore, non tirate fuori la scusa che “siete contrari alla caccia”: perché non c’è solo quella!
E poi… contrari alla caccia ok, mi sta benissimo: ma se non si ammazza nessuno, che problema c’è?
E il Labrador può benissimo lavorare solo con i “dummies”, ovvero i riportelli tipici da retriever, senza che venga abbattuto alcun uccellino o altro selvatico innocente.
Ci sono anche prove ufficiali di lavoro, riconosciute dal Club, che si chiamano PAR, prove attitudinali per retriever (o “working test”, se preferite l’inglese): un ottimo sistema per far lavorare il cane senza infrangere alcun principio etico.

choco2L’adulto della carta igienica

Abbiamo parlato più volte del “cucciolo della carta igienica’; facendo riferimento al celeberrimo spot. Ma avete mai pensato a quello che sarebbe successo se, invece di un cucciolo, il regista avesse utilizzato un Labrador adulto? No, immagino che non vi siate mai posti il problema: e invece sarebbe meglio farlo, perché un adulto non educato, nelle stesse condizioni, tratterebbe la carta igienica nello stesso identico modo!
Con questo intendo dire che il Labrador è un cane buono (sempre che sia stato ben selezionato) ed è un cane obbediente… ma se nessuno gli insegna nulla, a chi caspita dovrebbe obbedire?
Lo specifico perché, spessissimo, la gente mi fa domande strane.
Tipo: “Ma a che età smette di fare la pipi in casa?”. Oppure “Quando smetterà di prendere tutto in bocca?”
Cioè…la gente sembra aspettarsi che il cane, automaticamente, smetta di fare determinate cose a scadenze precise, senza alcun intervento da parte del padrone.
Ma non funziona così!
II cane non è un tamagochi: non viene programmato dalla casa madre per sporcare in casa fino a tot mesi e poi andare alla porta a chiedere di uscire, nè per rosicchiare i mobili fino al giorno X e cominciare a rispettarli dal giorno dopo. Il cane ha una base genetica che, nel Labrador ben allevato, garantisce un carattere dolce, docile, solare eccetera eccetera: ma su quella base bisogna lavorare!
Come ogni altro cane del mondo, il Labrador è in cerca di una figura-guida (chiamatelo capo-branco, chiamatelo maestro, chiamatelo come volete…) a cui affidarsi ciecamente: e non “umilmente”, ma dopo un’attenta analisi delle qualità di questa figura.
Se trova un compagno umano degno di essere seguito e rispettato, lui farà carte false pur di compiacerlo.
Se trova un compagno distratto, o esageratamente permissivo, o incoerente, il Labrador tenterà la scalata gerarchica come qualsiasi altro cane del mondo.
E’ difficile (anche se non impossibile) che scelga la strada della violenza per arrivare al comando: ma anche se sceglie di restare un cane buono e non aggressivo, troverà mille metodi per farvi le scarpe. Non considererà i vostri richiami, preferirà la compagnia degli altri cani alla vostra, se si annoia riempirà di buche il vostro giardino o sfogherà la sua voglia di correre sul vostro letto. E così via.
Se poi non trova affatto un compagno umano, ma un tizio che lo mette in giardino e appare due volte al giorno per dargli da mangiare e da bere… allora il Labrador non saprà proprio come comportarsi. Senza alcuna regola, senza alcuna guida, anche il cane più buono e più docile del mondo diventerà sempre un emerito “selvaggio”. Se poi questo selvaggio è un cane di più di trenta chili… ecco che saltano fuori i problemi.
Ecco che si cominciano a sentire persone che si lamentano “perché mi avevano assicurato che il Labrador era un cane da famiglia, e invece il mio è un criminale di guerra!”…ed ecco che, come sempre succede sull’onda delle mode facili, cominciano gli abbandoni.
A pochissimi anni di distanza dall’inizio del boom, i Labrador cominciano a riempire i canili com’è già successo a Bobtail, Dalmata, Siberian Husky e tutte le razze divenute di gran moda e presentate come “cani per tutti”.
Mettiamocelo bene in testa: il cane per tutti non esiste!
Ogni razza, anche la più buona e docile, adatta ai bambini così via, ha le sue particolarità e le sue precise esigenze.
Se non ci si informa bene prima di precipitarsi a comprare il cucciolo, se non si cerca di aver un’idea ben chiara di quello che significa avere in casa un cane del genere, si rischiano sempre gravi delusioni, incomprensioni, infelicità.
E a rimetterci, ovviamente, sono sempre e solo i cani.
Ricordate, quindi: il Labrador un cane dalle mille qualità. Ma è anche un cane da lavoro, un cane che in giovane età va  seguito con particolare attenzione (ne parleremo nella seconda parte), è un cane che va educato e addestrato se vogliamo che sia davvero felice…e non solo scodinzolante.

Lo Standard di razza

FCI Standard N° 122/ 12.01.2011 LABRADOR RETRIEVER
ORIGINE: Gran Bretagna
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 13.10.2010
UTILIZZAZIONE: cane da riporto
CLASSIFICAZIONE F.C.I. Gruppo 8 – Cani da riporto, cani da cerca e da acqua – Sezione 1: Cani da riporto.
Con prova di lavoro

BREVE CENNO STORICO: è credenza popolare che il Labrador Retriever sia originario delle coste della Groenlandia dove si era visto che i pescatori usavano un cane simile per ricuperare il pesce. È un eccellente cane da acqua, e il suo mantello resistente alle intemperie e la coda unica, paragonabile a quella di una lontra per la sua forma, ne enfatizzano le caratteristiche. Relativamente parlando, il Labrador non è una razza molto antica, dato che il suo Club si era formato nel 1916 e lo “Yellow Labrador Club” fu fondato nel 1925.
Fu nelle prove su campo che il Labrador cominciò a farsi conoscere,; era stato originariamente portato su questi lidi da Col Peter Hawker e dal Conte di Malmesbury negli ultimi anni del 1800. Era un cane chiamato Malmesbury Tramp che venne descritto da Lornam contessa Howe, come una delle “fondamentali radici” del moderno Labrador.

ASPETTO GENERALE – Di costruzione robusta, compatto, molto attivo; (il che esclude eccessivo peso corporeo o sostanza); cranio largo; torace e cassa toracica larghi e alti; rene e posteriore larghi e forti.

COMPORTAMENTO-CARATTERE – Di buon temperamento, molto agile. Fiuto eccellente, presa morbida, grande passione per l’acqua. Compagno devoto, che sa adattarsi. Intelligente, appassionato e disponibile, con gran desiderio di essere gradito. Di natura gentile, non è mai aggressivo o inopportunamente timido.

TESTA
REGIONE DEL CRANIO Cranio largo. Ben modellato, asciutto senza guance carnose Stop definito
REGIONE DEL MUSO Tartufo ampio, narici ben sviluppate Muso potente, non appuntito. Mascelle / denti di media lunghezza; mascelle e denti forti con una perfetta, regolare e completa chiusura a forbice , cioè con denti superiori strettamente sovrapposti agli inferiori e impiantati perpendicolarmente alle mascelle. Occhi di media grandezza, con espressione intelligente e mite; marrone o nocciola Orecchi non grandi né pesanti. Ricadono contro la testa e sono attaccati piuttosto indietro

COLLO: possente, solido e pulito, esce da spalle ben piazzate

CORPO: Dorso: linea dorsale orizzontale. Rene: largo, corto nella sua giunzione col posteriore e forte. Torace: ben largo e disceso, con costole ben cerchiate a botte – questo effetto non deve essere prodotto dal fatto di portare un peso eccessivo

CODA: caratteristica, molto spessa alla radice, si assottiglia gradualmente verso la punta. Di media lunghezza, priva di frange ma completamente ricoperta di un pelo corto spesso e denso che le dà un aspetto “rotondo”, chiamato“Coda di lontra”. Può essere portata allegramente, ma mai arrotolata sul dorso.

ARTI ANTERIORI – Aspetto generale : diritti dal gomito al suolo, se visti sia dal davanti che di lato. Spalle lunghe e ben oblique Avambraccio: arti diritti e di buona ossatura Piedi anteriori: rotondi e compatti; dita ben arcuate e cuscinetti ben sviluppati. POSTERIORI – Aspetto generale ben sviluppati, con la groppa non spiovente Ginocchio ben angolato Metatarso garretti ben discesi; i garretti vaccini sono altamente indesiderabili Piedi posteriori : rotondi e compatti; dita ben arcuate e cuscinetti ben sviluppati.

ANDATURA –  libera, che ricopre adeguato terreno; movimento diritto e regolare sia degli anteriori che dei posteriori.

MANTELLO
PELO caratteristico; corto e denso, senza ondulazioni o frange, passabilmente ruvido al tatto; sottopelo impermeabile. 

Le foto (escluse quelle storiche) sono di Renato Miletti

Autore

  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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4 Commenti

  1. Io ho uno splendido terremoto labrador da 13 anni! Non l’ho mai portato a nuotare, a caccia, ma insieme ci siamo sempre divertiti facendo lunghe passeggiate nei boschi giocando con legnetti, pigne, pietre e qualsiasi altra cosa trovavamo lungo il tragitto (io lanciavo e lui riportava. E’ stato in gioventù un cane monellissimo e allegrissimo, per capirci “Io e Marley”……. Quando è nato mio figlio, che adesso ha 10 anni, ho continuato a divertirmi con tutti e due cercando di non trascurarlo mai. Adesso è vecchio e molto stanco, non corre più e dorme quasi tutto il giorno ma io cerco sempre di stimolarlo magari lanciandogli qualcosa non molto lontana così lui riesce a prenderla ed è felice comunque!!!!! Credo che si stia avvicinando alla fine dei suoi giorni terreni ma ha vissuto in una splendida famiglia che lo ha amato tantissimo e che gli starà vicino sempre!!!!!
    Ciao a tutti

  2. Ho provato ad inserire una foto, ma non ci sono riuscita. E’ lo stesso. Volevo solo chiedere un chiarimento: nella parte che parla delle “origini” si dice che il primo esemplare importato in Gran Bretagna fu Buccleuch Avon, nato nel 1885, e che lo stesso era portatore del gene chocolate, allora considerato un difetto. Ma che un suo figlio, Banchory Bolo, nato nel 1915 (!? – mia sincera curiosità: esisteva già la possibilità di conservare il seme o è solo un errore di stampa?), manifestò caratteristiche eccezionali sia di bellezza che di lavoro… Non si capisce chiaramente se Bolo fosse nero o chocolate. Immagino fosse nero da come prosegue dicendo che …” i suoi geni chocolate vennero trasmessi”…, ma non è chiaro. Dalla foto sembra comunque un gran bell’esemplare.
    Cambiando discorso, e riferendomi alla situazione vigile e signora con Lab gialla e nera, la mia chocolate compie 10 anni quest’anno e si è assolutamente pagata quando ancora cucciola il mio vicino “anti-Rottweiler” mi ha chiesto che razza fosse, dato che non capiva. E io: “l’ho presa apposta!” (Preciso immediatamente che ovviamente non era questo il motivo, ma me l’aveva servita su un piatto d’argento.) Addirittura l’allevatrice di Lab aveva paura dei Rott! Ma è normale che gli allevatori siano così influenzabili? Capisco siano “razzisti”, ma un po’ sensati no?

    • Bolo discendeva ma Avon, ma non era suo figlio: era un errore, l’ho corretto. I genitori di Bolo erano CH Scandal of Glynn e Caerhowell Nettle.
      Bolo era nero, portatore di chocolate: se fosse stato chocolate, a quei tempi sarebbe stato probabilmente soppresso alla nascita 🙁 .

  3. Sono contenta che qualcuno scriva cose sensate..
    Io non ho Lab, ma Golden…e voglio rimarcare che non sono cani da compagnia…nè da divano…ma grandi lavoratori ! Che necessitano, come l aria che respirano, di essere utili all uomo..
    Il ” will to please” è così forte dentro di loro, che gli permette di essere un cane da caccia fantastico..la disciplina del riporto è una delle cose più difficili che ho provato in vita mia e che riuscire a condurre un retriever a 150 mt senza che lui sappia dove è il dummy ….ecco, solo un retriever può farlo.
    E perdere quest attitudine così unica nel mondo canino, è come perdere un gioiello di inestimabile valore.
    Chiunque decida di prendersi un retriever come cane da compagnia, commette un reato nei confronti di queste razze…!!

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