venerdì 13 Giugno 2025

Precisazione sull’articolo “Se… la cinofilia smettesse di deludere”

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

merdacce_aperdi VALERIA ROSSI –  Precisazione doverosa, visto che spesso si legge superficialmente (ma chi scrive ha anche il dovere di essere così chiaro da farsi capire proprio da tutti, anche da chi dà una scorsa veloce… anche se non è sempre facile riuscirci).
L’articolo “Se… la cinofilia smettesse di deludere” fa riferimento ad un gruppo chiuso di FB del quale continuo a non voler fare il nome perché intanto chi lo conosce lo capisce da solo… mentre chi non lo conosce non può conoscere neppure le motivazioni che stanno dietro a quanto ho scritto: ragion per cui finirebbe per farsi, probabilmente, qualche idea non corretta.
Detto questo… quando ho scritto che “alcuni” membri di questo gruppo mi hanno profondamente deluso, e quando ho parlato di “addestratori macellai”, NON intendevo certamente dire che tutti gli iscritti a quel gruppo facciano parte di questa categoria. Per carità.
Quello che ho fondatissimi motivi di ritenere un maltrattatore è uno e uno solo (con il quale ho cercato anche di avere una spiegazione in privato, ma ho ottenuto soltanto di sentirmi ribadire più volte che “sono in malafede”. Io penso la stessa cosa di lui, e pari siamo), mentre la  delusione più “generale” è dovuta al fatto che  l’amministrazione dello stesso gruppo sia – lo ribadisco e ne sono assolutamente convinta – “settaria” e poco democratica: ma questo, e lo scrivo pure in grassetto, non significa che gli amministratori o i membri o i semplici “passanti”, in quel gruppo, maltrattino i cani.
Ma proprio non mi è mai passato per la testa di insinuare qualcosa di simile: in quel gruppo ci sono persone che stimo moltissimo e ci sono anche cari amici di cui MAI potrei pensare che siano dei macellai.

Le cose di cui parlare erano DUE, ben distinte:
1) la gestione “dittatoriale” (passatemi il termine) degli amministratori del gruppo, peraltro lecita – il gruppo è il loro e ne fanno quello che vogliono – ma che non posso assoltamente condividere (e questo vale per altri mille gruppi, pagine, forum e affini: di bannare gli insultatori professionisti e i troll lo faccio anch’io, ma chiedere l’allontanamento di chi la pensa semplicemente in modo diverso, e lo esprime civilmente, è una cosa che personalmente non riesco neppure a concepire);
2) il fatto che UN membro di quel gruppo, ex-amico ed ex-persona di cui mi fidavo, abbia tradito questa mia fiducia comportandosi con i cani in un modo che trovo inaccettabile.

Spero che adesso la separazione dei due argomenti sia più chiara: ma aggiungo un’ultima cosa, visto che si sono sprecati i commenti (ovviamente sarcastici, quando non direttamente insultanti) anche sulla mia frase “Il collare a strangolo, ipocritamente definito collare a scorrimento”. Sono commenti di persone che evidentemente non hanno mai letto ciò che scrivo da sempre… ma nessuno è obbligato a leggermi con costanza, quindi:
3)  ebbene SI, lo dico da sempre e lo ripeto ancora: cambiare nome alle cose è ipocrisia pura.
Il collare a strangolo si è chiamato, nel corso degli anni, in mille modi diversi: a catenella, di correzione, a strozzo, salvapelo… ma è rimasto sempre lo stesso strumento.
Forse avrebbe avuto senso dargli un nome più “gentile” quando è stato creato, ma non certo oggi che tutto il mondo lo conosce come “collare a strangolo”.
Dal mio punto di vista, chiamarlo in modo diverso è ipocrita, perché dà l’impressione che ci si vergogni di usarlo: che il suo utilizzo sia “qualcosa da nascondere”, qualcosa di illecito, qualcosa di brutto.
Invece io affermo – e sempre affermerò – a testa alta e senza paura di nessuno che utilizzo regolarmente il collare a strangolo, senza peraltro aver mai strangolato nessun cane.
Se qualcuno ha qualcosa da ridire, lo invito a vedere come lo uso e lo sfido ufficialmente a sostenere che questo uso può essere anche solo lontanamente considerato un “maltrattamento”.
Di come si chiami lo strumento non me ne può frega’ de meno: l’importante è che lo si sappia usare senza causare né dolore, né fastidi di sorta al cane (sempre esclusi i casi eccezionali, come quello della legittima difesa contro un cane che ti vuole mangiare la faccia).
Chi si nasconde dietro alle parole, a mio avviso, fa invece la figura di quello che non se la sente di dire – altrettanto a testa alta – che usa uno strumento che avrà anche un pessimo nome, ma che si può (anzi, si DEVE) usare  in modo assolutamente rispettoso del cane.

Poi può darsi che sia io a sbagliare, eh: ma per me le cose vanno chiamate col nome con cui sono conosciute da tutti, altrimenti si fa solo confusione.
E’ un po’ la stessa cosa del concetto del “capobranco”: si è cominciato a dare duemila nomi diversi a questa figura, solo perché troppe persone la confondevano con quella di “cane violento e rissoso” (e si adeguavano comportandosi, da umani, nello stesso modo).
Ma il risultato qual è stato?  Che nessuno ci capisce più niente.
Incontro Sciuremarie che dicono tutte fiere che “in casa loro non ci sono capi né gerarchie”… e poi schienano i cani peggio di Cesar Millan, dicendo però che sono “assertive”.  Io spiego che  il “capobranco” è il cane che si è conquistato la stima e il rispetto degli altri senza fare alcun uso di violenza, e che gli umani devono fare la stessa cosa… e mi pare che si capisca meglio.
Sbaglierò io, ripeto: ma credo di avere ancora il diritto di pensarla come mi pare e di esprimere i miei pareri sul mio sito.
Dunque, il collare a strangolo continuo a chiamarlo “collare a strangolo”: e continuo a difenderlo (oltre che ad usarlo) perché l’uso corretto è il più sicuro, il più efficace e quello che permette una migliore comunicazione con il cane.
L’uso scorretto, certo, fa danni: così come l’uso scorretto della pettorina o di qualsiasi altro strumento.
Quando si sarà capito che non importa il “nome”, ma la “conoscenza” delle cose, forse ci sarà davvero qualche speranza in più per la cinofilia: ed è sempre il mio pensiero, sia chiaro.
Ma la realtà dei fatti, scusatemi, sembra darmi ragione.

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  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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10 Commenti

  1. bello.. “salvapelo” non ci avrei mai pensato! sono d’accordisssssssimo con te che il collare a strangolo sia senz’altro il metodo più sicuro e più comunicativo per un cane specialmente se la bestiola in questione è un po’ “particolare” (tipo il mio per dirtela tutta). L’ho usato anch’io all’inizio (seguita comunque da un professionista) e devo dire che i risultati li ho ottenuti eccome. Quindi anche se qui in Svizzera è proibito ci sono tante persone che ne fanno uso; la speranza è che venga usato nel modo più appropriato.
    Grande Valeria, continua così sei un mito! e più ti leggo, più mi accorgo di trovarmi sempre dalla tua.
    saluti

  2. Ciao a tutti!
    Approfitto di questo articolo per dire una cosa a Valeria che avrei potuto scrivere in tanti altri articoli, visto che riguarda il nome del collare a strangolo. Ecco, finchè si tratta di difendere lo strumento (in realtà di difenderne il corretto uso) dalla campagna demonizzante della “cinofilia new age”, allora lo comprendo; quello che non capisco è perchè scrivere che “cambiare nome alle cose è ipocrisia pura”: non credo sia così. Il nome dello strumento è perfetto, nel senso che se tiri all’infinito il cane si strozza/strangola; ma se usato come fai tu (ti cito “utilizzo regolarmente il collare a strangolo, senza peraltro aver mai strangolato nessun cane”) allora il cane non si strozza/strangola, quindi il nome di per sé non è corretto. Oltre a questa piccola osservazione, non trovo nulla di male se, dinanzi al supergentilismomammone che avanza, un professionista che ha sempre lavorato bene decida di chiamarlo collare a scorrimento, proprio per riqualificare lo strumento e il suo corretto uso. La cinofilia, come molte cose, deve avere sostanza e non ci piove), ma deve anche essere “inserita nel mondo”: se oggi il contesto in cui si inserisce la cinofilia è pieno di estremismi animalisti, estremismi gentilisti, estremismi scoopettisti (è un neologismo e si riferisce al bisogno di fare scoop da parte di tv e stampa 😛 ) e così via, un po’ di “operazione marketing” non può far male! Voglio dire, se io volessi fare una campagna di demonizzazione della pettorina, oltre a rendere noti – magari inventandone alcuni e pompandone altri – gli effetti collaterali, mi preoccuperei pure di darle un nomignolo poco carino (ne ho di diversi ma non li scrivo perchè non vorrei essere frainteso e additato come uno che fa campagna contro la pettorina), soprattutto agli occhi, anzi alle orecchie della gente. Ecco, alla fine ho scritto troppo! volevo solo dire che tu, Valeria, puoi chiamarlo collare a strangolo/strozzo e ne capisco le ragioni perfettamente, ma dire che chiamarlo in un altro modo è solo ipocrisia vuol dire non voler comprendere le ragioni degli altri. Certo, ci sarà pure chi lo chiama “a scorrimento” per ipocrisia e perchè ha qualcosa da nascondere, come hai detto tu, ma generalizzare con un assioma mi sembra eccessivo: in fondo anche tra gli utilizzatori del collare a strozzo ci sono i “Valeria Rossi” e i macellai…
    Buon lavoro e buona giornata!

    • Giuseppe, la tua opinione è sacrosanta…e infatti la rispetto. Però lo posso dire che le operazioni di marketing (l’hai detto tu, eh! 🙂 ) a me sembrano ipocrite?
      Non è un insulto a nessuno, è solo che io la vivo così. Ma la vivo così perché mi rendo conto ogni giorno di più che ad ogni termine nuovo corrisponde una nuova confusione mentale per l’utente “normale”, cioè per i non addetti ai lavori.
      Non ci capiscono davvero più nulla: mi arrivano quintalate di email ogni giorno che mi chiedono “ma allora X è lo stesso di Y? O sono due cose diverse? Mi spieghi la differenza?” … e questo vale per dominanza, imprinting, collare a strangolo, gerarchie… per un sacchissimo di cose. Tutto il tempo che si passa a spiegare le differenze (o più spesso le NON differenze, se non appunto nel nome), per me si potrebbe usare per motivare le nostre ragioni in modo comprensibile a tutti.

  3. Valeria, ti ammiro davvero tanto per la pazienza che hai nel ribadire sempre gli stessi concetti, quello lo capisco, lo faccio anch’io in campo acquariofilo con i neofiti, perché quando ci sono di mezzo gli animali, se riesci a far vivere dignitosamente anche un singolo pesciolino rosso “da fiera”, è già una grande conquista e stimolo per continuare.
    Non so invece come fai a non arrabbiarti quando certe persone ti affibbiano delle etichette o decidono che la pensi in un certo modo senza conoscerti, specialmente quando il tuo pensiero è proprio l’opposto.

    • Mi arrabbio eccome 🙂 … però so, da taaaanti anni, che fa parte del gioco. Leggere un articolo è fatica, leggere due frasi qua e là a caso (e poi sentenziarci sopra) è più comodo!

  4. Valeria, ti sfugge che il gruppo, in realtà, è aperto. Io non sono più iscritta ma posso leggere i commenti, ho così capito che la maggior parte ha inteso (per pigrizia, forse) che tu ti riferissi al collare a strangolo e non all’elettrico. Su quest’ultimo continua a esserci un po’ di omertà, in effetti.

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