di FABIANA BUONCUORE – Come molti ormai sapranno, una brava sciurallevatrice seleziona la morfologia dei propri cani in base al parametro della morbidinosità.
E allora, che bisogno ha di andare in expo? Ma è semplice: per far vedere ai giudici quanto sono morbidini i propri cani, per farsi fare i complimenti da tutti i visitatori dell’expo (che magari non sanno manco cosa sia un rottweiler, ma sanno che il lorocuggino ne aveva uno uguale, che però era alto così ed era marrone) e per poter vedere e pastrugnare mille altri cani di ogni razza, soprattutto quelli che richiedono una toelettatura impegnativa a cui l’allevatore ha lavorato magari due ore.
Senza considerare il fatto che si passa una giornata insieme ai padroni dei cuccioli nati nello sciurallevamento che portano i cani in expo, e la sciurallevatrice può approfittarne per riabbracciare i suoi morbidini.
Dei morbidini che ora pesano cinquanta chili, ma che saranno sempre i suoi cuccioli.
Dunque, come partecipo io, sciurallevatrice, a queste expo?
Innanzitutto, a quale tipo di expo partecipo?
A tutti. Soprattutto alle locali non-ENCI, innanzitutto perché costano pochissimo rispetto a quelle “vere”, in secondo luogo perché non bisogna iscriversi due mesi prima ma il giorno stesso (e con Rebecca che va in calore prima ogni tre mesi, poi dopo nove, poi dopo sei, e poi dopo due settimane, è la soluzione ideale), inoltre perché partecipano cani e porci (letteralmente) non essendo il pedigree obbligatorio, e quindi (“ti piace vincere facile?”) i miei cani lì vincono spesso tutto il vincibile; e siccome i premi sono generalmente roba utile (l’ultima volta abbiamo portato a casa un minipimer, due pirofile, un macina sale e pepe e un vaso porta-caramelle), io mi ci sto facendo il corredo, che di questi tempi direi che è utilissimo vista la desolazione del mio conto in banca.
Senza considerare il fatto che si tratta di un ottimo addestramento per non scaraventare i giovani subito su un ring ufficiale: che poveretti, già si ritrovano una handler non proprio espertissima, almeno loro hanno così la possibilità di prepararsi bene.
Pooooi… la sottoscritta partecipa anche alle expo ENCI, perché alla fine ha pur bisogno di sapere in linea generale se i suoi cani possono essere considerati dei bei soggetti… ma di meno.
Anche perché per lei i propri cani sono comunque i più belli del mondo, e se prendono un “molto buono” è il giudice che è ignorante.
Dunque, quando è il momento dell’iscrizione, sul modulo riesco a scrivere sempre mille note, scarabocchiando in ogni posto libero del foglio. La gente normale compila il modulo con nome e dati del cane, nome e dati del padrone. Fine.
Io aggiungo in un angolo che il nome usato in famiglia per Dunja (che è il nome sul pedigree) è Rebecca, perché non si sa mai, sentendomi chiamarla Rebecca potrebbero pensare che sto facendo qualche imbroglio (certo, perché sono l’unica della terra a chiamare il proprio cane con un nome diverso da quello ufficiale…).
Poi scrivo che Medusa è a nome mio ma verrà portata e presentata da quell’altra persona lì, che a chi cura l’iscrizione non frega un benemerito piffero se il cane è condotto dall’allevatore, dal proprietario o da Babbo Natale. E io lo so. Ma lo scrivo lo stesso.
Poi, alla sezione “in coppia con…” e “in gruppo con…”, secondo voi mi accontento di inserire il nome dei cani come fanno tutti i cristiani? Ma siamo matti?
Ed ecco che su una striminzita stringa riesco ad inserire nome, microchip, LOI, nome del padrone (sì, pure se sono sempre io la proprietaria).
Perché di rottweiler di nome Piccolo Principe, Dunja, Medusa, Tuono, Tempesta, Bruma, e via dicendo, si sa mai, potrebbero essercene tre o quattro quel giorno lì.
A questo punto, se si tratta di un modulo di iscrizione ENCI, quindi spedito via fax, ai poveri sfortunati che si ritrovano tra le mani i miei fogli tutti intricati e che si sono già strappati tutti i capelli maledicendomi, io trovo ancora il modo di dare il colpo di grazia: telefono alla delegazione di competenza per chiedere se è arrivato tutto.
Quando, ignari che io sia proprio l’autrice delle aberrazioni che hanno tra le mani, mi chiedono incautamente: “Qual è il suo nome?”, io comincio ad elencare il mio nome, quello dei cani, dei loro genitori e nonni, quello dei proprietari diversi da me, quelli che sono in coppia, quelli che sono in gruppo, e quelli che “sa, sono un po’ emozionata, è la sua prima expo e il debutto è sempre un momento delicato per il cane, perché non deve associare alle expo qualcosa di sgradevole e …”, ma nel frattempo dall’altra parte hanno già riattaccato e stanno facendo coriandoli dei miei moduli di iscrizione.
Arriva poi il giorno fatidico.
Quello della expo? No. Quello prima.
Perché ogni volta mi dico “stavolta preparo tutto una settimana prima con calma”. E invece, puntualmente, mi ritrovo al sabato con tutto da preparare.
Uno dei riti è quello di lavare la macchina. Ora, forse non tutti sanno come sia la macchina della sciurallevatrice. E’ una Fiat Marea bianca di millemila anni, presa di terza mano, tutta piena di bolli e righe, con i sedili posteriori che, quando montati, pattinano in giro per l’abitacolo come una slitta perché ormai scardinati (fortunatamente sono quasi sempre inutilizzati e tirati giù per far posto ai cani). Il climatizzatore ogni tanto parte da solo: tranne quando deve partire davvero, momento in cui non dà segni di vita.
Il motore talvolta si spegne in corsa; il mangianastri (ho capito di essere vecchia e di avere un’auto vecchia quando un bambino mi ha chiesto: “cosa sono le audiocassette?”) bloccato per sempre con una cassetta al suo interno; le luci che un po’ funzionano e un po’ no; la leva del cambio che ogni tanto mi rimane in mano mentre guido; ma, soprattutto, un perenne tanfo di cane bagnato che appesta tutti i materiali.
Insomma, diciamocelo: l’ultima auto che verrebbe voglia di pulire. Un’auto che sembrerebbe avere come unica funzione quella di fornire pezzi di ricambio ad uno sfasciacarrozze.
Eppure, il giorno dell’expo si deve andare tutti eleganti; dunque anche la Marea deve essere elegante. Via le strisciate di bava e muco dai finestrini, via le matasse di pelo dai sedili.
Non è facile trovar posto al lavaggio il sabato: tutti lavano le automobili per andare ai matrimoni. Quando l’addetto riconosce da lontano la mia auto, si catapulta a nascondersi. Poi si accorge che non funzionerebbe, perché vedrei tutti i clienti fuori.
Allora si precipita a cercare il cartello “chiuso”, anche se sono le nove del mattino, da mettere dietro all’ultima auto della fila. Sfortunatamente, quando lo raggiunge, vi trova già Tuonino seduto sopra che ansima felice sbavando stalattiti di saliva: allora si volta terrorizzato e si ritrova me di fronte che gli sporgo le chiavi della macchina con un sorriso a 32 denti.
“Me la lava dentro e fuori per favore?”
Gli occhi gli si inumidiscono di lacrime. “C-certo.”
Mentre l’auto è a lavare (“torni fra ALMENO un’ora e mezza, signora”, mi dice sempre adocchiando le incrostazioni di bava mista a bocconcini su sedili e vetri), io e Tuonino, o chi ho portato quel giorno, ci rechiamo al negozio per acquistare tutto il necessario. Salviette, spray lucidanti, shampoo a secco, spazzole (che ogni volta sono da ricomprare, perché fra una expo e l’altra i morbidini trovano sempre il modo di farle a pezzi), premietti.
E poi una copertina da mettere nella gabbia da expo.
Anzi, tre o quattro copertine, perché due o tre le mangeranno. E ossetti per intrattenersi durante le attese. E giocattoli. E collari nuovi per far bella figura. Insomma, ogni volta è un bagno di sangue, perché non riesco a non comprare il superfluo, è troppo indispensabile.
Quando torno a recuperare l’auto, l’addetto è seduto su una sedia con un collega che gli tiene la mano e un altro che gli tampona la fronte con una spugnetta.
Beve un bicchiere di acqua e zucchero, gli occhi fissano il vuoto. Il volto di un pallore spettrale.
Senza parlare, con mano tremante, mi porge le chiavi della macchina.
Gli lascio in grembo una banconota da venti euro, ringrazio e carico tutta contenta le borse con la spesa appena fatta. Tuonino lo ringrazia con una zampata di fango sul ginocchio e una slinguata nell’orecchio: poi balza in auto, scrollandosi e spargendo peli e bave ovunque. All’addetto guizza un lampo assassino negli occhi, ma prima che sia troppo tardi chiudo il portabagagli e parto sgommando. Poi torno a casa e mi occupo della pulizia di tutti i cani, i quali sopportano stoicamente le spazzolate, i lavaggi e nuovamente le spazzolate, dopodiché corrono a rotolarsi nel fango.
La mattina dell’expo faccio uscire i cani dai box alle cinque e mezza o sei del mattino circa, in base a quanto è distante l’expo (la sciurallevatrice comunque partecipa quasi solo a quelle raggiungibili in un paio d’ore o tre al massimo di viaggio, perché troppo squattrinata per pagarsi viaggi lunghi o albergo).
I cani giocano un po’, saltano, corrono, si sporcano il più possibile.
E’ a questo che serve lo shampoo a secco, d’altronde: una volta sfogati, ne prendo uno alla volta, lo lavo a secco e spazzolo, lo scaravento in auto e chiudo con la sicura, in modo che rimanga almeno vagamente pulito.
E’ un po’ complicato quando tocca al successivo, dato che quando apro la macchina per farlo entrare chi è dentro cerca di uscire, ma con la gentilezza (“Se non resti fermo immobile lì dove sei ti ammazzo di botte!!!”) riesco a caricarli tutti puliti e profumati.
Durante il viaggio di solito non manca la rissa di rito, che mi costringe a guardarli nello specchietto gridando: “E allooooraaaa!!”, per poi scoprire che nel frattempo ho deviato nella corsia opposta e mi sto per schiantare contro un camion che strombazza vigorosamente.
Ritornata in carreggiata, anche a finestrino chiuso riesco a sentire il camionista che passandomi di fianco esprime la sua teoria secondo la quale io passeggerei di notte in cerca di uomini desiderosi.
Quando si arriva sul posto della expo, guardo i cani, guardo le valigie di materiali che ho portato, le seggioline da campeggio, il tavolino, la gabbia, e poi guardo le mie mani.
Diamine, questo non l’avevo considerato: ne ho solo due.
Fortuna che solitamente ho già preso accordi coi padroni di altri morbidini dello sciurallevamento, i quali, al contrario di me, hanno un cane solo ma vengono in quattro o cinque, quindi in genere qualcuno che mi aiuta c’è sempre.
Ho fatto un paio di expo da sola senza aiuti in passato: non lo farò mai più con più di un cane.
Ricordo ancora la gente che mi guardava ridendo mentre con tre guinzagli arrotolati intorno alle gambe sudavo sette camicie per trasportare tutto il necessario fino a bordo ring.
Comunque, ricevo l’aiuto con immensa gratitudine e in qualche modo riusciamo a sistemarci al ring giusto.
A quel punto, comincia la festa!
Che ci importa del giudizio? Quello è secondario. E poi, se non è “eccellente”, è solo perché il giudice non capisce niente di cani.
Io so già che i miei rottweiler sono i più belli dell’esposizione e che sarebbero tutti da Best In Show.
Cominciamo subito a pacioccare ognuno i cani dell’altro, a farci i complimenti a vicenda.
Il motivo per cui li iscriviamo sempre a coppie e gruppi è anche questo: non ci piace competere fra noi. Quando abbiamo dei cani nella stessa classe, per forza di cose uno arriva prima dell’altro. Così noi partecipiamo anche tutti insieme, ed è alla fine la parte più bella dell’esposizione, quando tutti i nostri morbidini trottano fianco a fianco sotto gli occhi attenti del giudice (che, come sempre, se li fa arrivare primi “è uno che ne capisce”).
Durante l’attesa allunghiamo le mani su tutti i cani che ci capitano a tiro, e anche se di solito preferiamo i molossoidi, in realtà vanno bene tutti.
A volte mi dimentico di avere tra le mani rottweiler e non barboncini, e quando a una femminuccia scappa un ringhio verso un’altra, sono subito lì a sgridarla perché dobbiamo essere tutti cani da parchetto. Ma altrimenti, che sciurallevatrice sarei?
Poi arriva l’ora dello “spuntino”.
Si imbandisce tavola, si aprono due o tre barattoloni di Nutella, e giù a trangugiare. I cagnolini, solitamente digiuni perché si sentano più attratti dai premietti durante il giudizio, finiscono sempre per sgraffignare qualcosa dalla borsa frigo, perché troppo affamati.
L’ultima volta Rebecca ha fatto che allungarsi sul tavolino ed arraffare direttamente una fetta di crostata dal mio piatto.
Arriva l’ora del giudizio e ci guardiamo come per dire: “Di già? Vabbè, ci tocca. Leviamoci ‘sto dente, così possiamo tornare a chiacchierare e giocare.”
A quel punto arriva il momento in cui i morbidini devono dare il meglio di sé: naturalmente, di solito fanno esattamente il contrario.
E così ho cani che saltano addosso al giudice perché devono assolutamente piantargli la lingua in bocca per sentirsi realizzati ed invecchiare felicemente. Qualcuno pensa bene di rotolarsi per terra emettendo grugniti di soddisfazione proprio mentre il giudice si è avvicinato per osservarne meglio l’eleganza. Qualcun altro salta per prendergli al volo la cartellina dei giudizi pensando che sia un nuovo, coloratissimo tipo di salamotto. C’è chi, al tocco dei testicoli, si siede e rifiuta poi di rialzarsi perché “quel maniaco vuole portargli via i gioielli”. C’è chi si svacca a ranocchia perché non ha mica voglia di stare in piedi.
Immancabilmente, al momento di mostrare i dentini, cominciano a fare tutte le smorfie possibili e tirare fuori la lingua a ripetizione per leccarsi il naso (mentre, a casa, posso tenere i denti in vista anche trenta secondi senza che muovano un muscolo).
Disperato, il giudice li fa poi trottare, sperando che vada meglio.
Quando sono in vena, devo dire che il movimento è il loro punto forte. Se, però, non sono in vena… possono decidere che il cane che trotta davanti sta giocando a farsi inseguire e tirare come forsennati tentando di mordergli la coda.
Possono decidere che quel giorno fa proprio caldo, o sono proprio stanchi, o non hanno nessuna fretta, e farsi quindi trascinare per il ring rigorosamente al passo, con la pelle del collo tutta arricciata intorno alla testa dal collare in tensione, dando come risultato un pregiatissimo “effetto impiccato” che fa inorridire chi guarda.
Quando tutti questi amabili comportamenti sono esibiti nella stessa giornata dallo stesso cane, un “molto buono” o addirittura un “buono” non glielo leva nessuno.
E a quel punto la sciurallevatrice ripensa a una frase che ha letto una volta su un libro, che diceva pressappoco: “un buon giudice è in grado di valutare un cane anche se questi non è piazzato e in attenzione”.
Siccome è fuori discussione che i cani della sciura siano bellissimi e da “eccellente”, allora il giudice che ha dato “molto buono” non è un buon giudice, per passare ad essere una “capra ignorante” nel caso dia solo “buono”.
Ma non disperiamo! Siamo arrivati terzi, quarti o quinti perché non era una expo locale ma un’Internazionale?
Niente migliore di razza, niente primi posti? Che ci frega?
Alla fine noi siamo lì soprattutto per fare coppie e gruppo. Al ring d’onore ci andiamo quasi di sicuro, perché sono abbastanza rari quelli che presentano altre coppie e gruppi di rottweiler e di solito, almeno in quello, arriviamo comunque primi.
Bisogna aspettare però fino alle 15, e allora di nuovo via alla festa!
Si ricomincia a spuntinare, chiacchierare, pacioccare cani, rimpinzarli di biscotti perché “poverini, non sono arrivati primi e dobbiamo consolarli se no diventano tristi”.
Di solito se c’è qualche aiuola nei paraggi li portiamo a giocare, sfottendo quelli che anche nelle pause lunghe tengono i cani in gabbia per non farli sporcare.
Noi invece abbiamo le nostre salviette magiche, che fanno sembrare i cani puliti anche se si sono appena rotolati nel letame.
E’ sufficiente non dar loro pacche sul dorso o carezze troppo vigorose. Anzi, meglio non toccarli affatto, perché sotto il lucente pelo di copertura appena profumato si celano schifezze degne del Tempio Maledetto di Indiana Jones che potrebbero saltar fuori e terrorizzare la folla: ma tanto i giudici del ring d’onore non lo sapranno mai, perché i cani a quel punto non li toccano, li guardano solo.
Insomma, si arriva al benedetto ring d’onore pomeridiano.
Di solito li presento io i cani in coppia e in gruppo. E quando non decidono di mordicchiarsi le orecchie a vicenda, di non saltarmi tutti addosso contemporaneamente e di non trottare in direzioni diverse a casaccio, un buon piazzamento lo ottengono anche.
Noi padroni siamo felicissimi, perché abbiamo ottenuto il risultato insieme, i nostri cagnolini sono stati una squadra e ci hanno anche fatto guadagnare un magnifico paio di forbici per pizza o una ciotola di plastica (per cani di taglia piccola, solitamente).
Sul podio li abbracciamo e baciamo come se avessero vinto un diamante di cinque chili, e uscendo dal ring a testa alta ci diciamo fra noi, a volume oltre la media: “Allora siamo arrivati secondi?” “Eh, sì, siamo arrivati proprio secondi!” “Ma fra tutte le coppie e gruppi di tutte le razze?” “Oh, già!”, giusto per far sapere a tutto il mondo quanto sono stati bravibravini i nostri morbidini.
Finito anche l’ultimo impegno, arriva la parte più bella: ce ne andiamo.
Facciamo giocare ancora i cani insieme a casa di uno o dell’altro, e poi ci separiamo ringraziandoci a vicenda e promettendoci di rivederci presto per una passeggiata nei boschi.
Tornando a casa, telefono a tutti i miei amici per comunicare i risultati. Una volta tornata, mi esibisco davanti ai miei genitori mimando i momenti più salienti dell’expo e facendo rivedere Tuonino che trotta o Piccolo piazzato. Per giorni, in giardino, se sento che i miei vicini sono all’esterno, non manco di dire frasi a voce alta del tipo: “Ehi, Piccolo, smettila di fare il duro con tuo fratello! Va bene che sei arrivato secondo all’internazionale, ma non è il caso di bullarsi!”.
Appena un parente mi chiede “come stai?”, io esibisco le forbici per pizza e racconto le prodezze dei miei cani.
Perché ogni risultato che ottengono, sia i cani rimasti con me che quelli che hanno un altro padrone, è per me sempre fonte di gioia ed orgoglio.
Una volta Piccolo, a una locale ha fatto il primo posto nella sua classe, miglior maschio, migliore di razza e migliore del raggruppamento. Ha vinto una brandina per cani (di taglia piccola).
Il giorno dopo mi sono recata in un negozio di incisioni, targhe e timbri, e gli ho fatto fare una coppa con su scritti questi risultati. La tengo in camera come se l’avesse davvero vinta all’esposizione, perché per me lui, come tutti gli altri, è il mio campione da quando gli ho visto fare i primi barcollanti passi fuori dalla cassa parto.
Che articolo spassoso! Scrivi proprio bene! Maaaaa senti, se mai parteciperai all’expo internazionale di padova, posso venire a farti da aiutante (gratis ovviamente, anzi, ti pago io se vuoi!)? XD
Che bello leggere di nuovo un tuo articolo!! E leggerlo a pochi giorni da una expo è ancora più bello!! Mi piace un sacco come scrivi, te l’ho detto anche per mail, metti veramente gioia!! 🙂 tante carezze ai tuoi cagnoni!!!
Eh no però!! Quell’utima frase ad effetto che fa spuntare la lacrimuccia non è corretto!! Tu mi fai sempre spuntare la lacrimuccia(da intendere: cascate del nyagara)
🙂 devo pur rendere un minimo questa roba qui che mi riempie il petto ogni giorno!
carissima Fabiana, hai scritto qualcosa di meraviglioso. Tu, sei meravigliosa. Il diario della tua giornata in expo’ mi ha conquistata: ecco, la cinofilia e’ bella e lo sara’ finche’ ci saranno espositori-allevator-amatori come te. Amo i rott. e coloro che li “interpretano” come fai tu. Continua così. Ti applaudo e ti abbraccio, brava! Iris
Grazie di cuore, vedere che i miei articoli piacciono mi riempie di gioia, perché li scrivo sempre tutti in giardino circondata dai miei cani!
Bentornata Fabiana!!! Grazie per questo articolo, i tuoi morbidini sono sempre uno spettacolo! 😀
Grazie a te per averlo letto! 🙂
Magari mi sbaglio, ma con quella testa Dunja ha del sangue Buoso da Dovara da qualche parte vero? Brando? Gonsalo?
Li fai anche lavorare?
Scusa il disturbo ma non so se hai un sito e quando si parla di Rott sono sempre curioso, poi mi sto guardando un po in giro per un maschio perchè al momento ho solo una Rott e la cosa non è ammissibile 🙂
Esatto, da parte di mamma è quasi tutta Buoso da Dovara, suo nonno materno è Brando! 🙂
Il mio sito puoi visitarlo cliccando sul mio nome…
ahahah
sono uno sciurexpositore doc!
Preparazione sistematica e furiosa della sera prima, farsi dare una mano da chi hai appena conosciuto in loco, e il rott che si svacca perchè il giudice chiacchiera troppo ^^
Però almeno una cosa mi ha rincuorato dell’ultima internazionale dove sono andato, il ring dei rott era più degno di una sagra della porchetta che di un expo, perchè c’è ancora chi non capisce la differenza fra grosso e grasso. E nonostante il mio mingherlino non abbia vinto un bel niente….beh molto meglio di un cane imbottito di creatina e ormoni (cit. di un’altro proprietario: che poi non lo so perchè…ma i figli non escono così).
E poi rimane comunque il cane più bello del mondo per me ^^
Complimenti per l’articolo! Mi hai migliorato la giornata!
Solo questo…
Grazie.
Grazie per questo sorriso e questo “cuore largo” di lunedì mattina. Ci voleva.
Grazie a te per essere sempre tra i primi a leggermi! 🙂
Ma un libro quando lo scrivi? E a quale expò parteciperai prossimamente che sarei curiosa di vedere dal vivo le belve che saltano addosso ai giudici e si fanno tirare al guinzaglio? (Io non ho mai visto un Rott che si fa tirare, ma solo il contrario, cioè il Rott che tira… e tanto!)
Comunque… sei fantastica! Come scrittrice e soprattutto come Allevatrice (bada, la A maiuscola e la rimozione del prefisso “sciura” non è casuale)
Un libro? Uhmmm. Stay tuned! Forse a breve ne vedrete delle belle. E più non dimandare! 😉
La prossima expo è l’Internazionale di Genova domenica 17 novembre. Ma io SPERO di andare a far bella figura, è un mese che lavoro con Tuono (causa costi porterò solo lui e Medusa) per ottenere una condotta accettabile.
Per il titolo di Allevatrice, io aspetterei! Ho fatto solo due cucciolate e sono ancora troppo Sciuramaria per fare il grande passo, ma prima o poi imparerò!
Sei anche tu a Genova?!?! Che bello!!!! Anche io con Eevee, l’hovawart!!!!
Allora ci vedremo di persona! Non puoi sbagliare, cerca gli unici rott che invece di esser chiusi in gabbia con sopra una coperta che li nasconde (cosa che fanno gli allevatori per non far stressare troppo i cani, che altrimenti abbaierebbero di continuo contro tutto ciò che si avvicina) stanno al guinzaglio a farsi pacioccare da tutti i passanti, o se chiusi in gabbia non hanno coperte ma anzi permettono a tutti di infilarel dita tra le sbarre senza problemi. 🙂
Fabiana, sei la migliore non ci sono dubbi. Tanti augorori per il secondo posto del tuo bellissimo cane. ciao