di VALERIA ROSSI – Il “Parsifal” di Wagner, capolavoro controverso e discusso fin dalla sua prima rappresentazione, avvenuta nel 1884, è stato riproposto lo scorso gennaio dal Teatro Comunale di Bologna ad opera di un altrettanto discusso regista contemporaneo: Romeo Castellucci. Una versione a dir poco originale, che ha aperto la stagione teatrale bolognese.
Che c’entra con i cani?
C’entra, perché fra i 170 attori, figuranti e comparse figuravano anche un pitone albino… e un pastore tedesco, anzi una “pastoressa” tedesca di nome Ginger.
Il fatto curioso è che Ginger è una “grigiona” di cinque anni, linea da lavoro al 100%, che ha superato BH, prova di resistenza, Selezione e IPO1 con 99 in attacco (il massimo è 100): insomma, una “tosta”, proveniente dal mondo dell’Utilità e Difesa, stavolta alle prese con situazioni per lei del tutto nuove.
Circondata e spupazzata da sconosciuti nel buio delle quinte, immobile in scena con fari puntati su di lei alternati a buio profondo, con cantanti lirici e orchestra in azione, pubblico che applaudiva (sala da 980 posti) e così via, Ginger è stata sempre impeccabile.
“Dopo dieci giorni di prove e sei recite – ironizza Salvio Annunziato, il titolare di “Caniattori” che ha scritturato Ginger – nessun attore o tecnico ha perso una mano, nessuno è stato aggredito… e nessuno ha mai sentito un abbaio. Coccole e (per i più simpatici) qualche leccatina è tutto ciò che Ginger ha elargito. Per l’ennesima volta, dunque, abbiamo dimostrato che l’UD non è certo uno sport che “stimola l’aggressività”, ma semmai un bellissimo gioco che migliora l’autocontrollo e la disciplina”.
Come è stata scelta, Ginger, tra tutti gli aspiranti protagonisti dell’opera?
“Mi serviva un cane idoneo alla parte dal punto di vista “estetico” ma soprattutto adatto, per indole e comportamento, ad un contesto così impegnativo. Gli esercizi richiesti in scena al cane (che interviene per tre volte durante l’opera) erano essenzialmente già noti a Ginger (salire su una pedana, seduto, terra, resta – per tempi lunghi – seduto durante la marcia, richiamo), ma sono stati perfezionati e adeguati alle necessità del regista durante una settimana di prove tenutesi a teatro nei giorni precedenti gli spettacoli.
Si è scelto di lavorare in rinforzo positivo per mantenere uno stato emotivo rilassato nel cane in un ambiente già di per sé caotico: la particolarità (e la sfida per il dog trainer!) è stata soprattutto la costruzione, in poco tempo, di nuovi comandi adatti al contesto di scena, quindi per lo più gestuali e a distanza, in sostituzione di quelli verbali e ravvicinati a cui il cane era abituato”.
Nella foto: Ginger in una delle immagini ufficiali di scena.
Sono la padrona del cane in questione! 🙂 E vi assicuro che oltre al wurstel e alla pallina la mia donzella pelosa Ginger (Desta del Cerbero) non ha subito nulla di coercitivo o violento. Credo che la cosa più sconvolgente sia sia stata tollerare i cantanti lirici nelle orecchie per tutto quel tempo ^_^
Nooo… ma povvvvero ammooore… incoscienti!! Lo avranno torturato!! (snaturato no, non è una parola compresa in un certo vocabolario), costretto a subire chiissà quali maltrattamenti… non oso immaginare… e bla bla bla bla… cuoricino cuoricino, pollice giù pollice giù, due o tre insulti, tre/quattro maledizioni generazionali, un paio di minacce di morte atroce … bon, credo di aver messo tutto. Adesso, metto da parte quelle che immagino saranno le reazioni del mondo “diversamente cinofilo” e torniamo a noi.
Anche voi leggendo sorridevate?
Anche voi avete immaginato il lavoro “dietro” al cane?
Che meraviglia!!!
Bello bello bello, leggere queste cose.
E aggiungo ai cuoricino cuoricino… fatelo con un cane “non maltrattato come quelli dell’ UD” !! e poi dopo che
a) avrete bendato gli arti mozzicati
b) avrete recuperato il cane fuggito spaventatissimo
ne riparliamo… 🙂 🙂