venerdì 29 Marzo 2024

Umani che amano troppo

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amanotropp4di CHIARA M. –  PREMESSA – Da bambina avevo un gatto. Era un trovatello, tutto nero, e gli ho voluto un gran bene. Il primo (e l’ultimo, per i secoli dei secoli) gatto a cui abbia mai fatto un bagno. Il primo che fosse davvero della mia famiglia e non di qualche parente. Il primo che mi abbia insegnato qualcosa, e il primo dei tanti che mi è davvero rimasto nel cuore.
Questo gatto era buonissimo, al punto che mio fratello, che all’epoca aveva due o tre anni, lo accarezzava, lo disturbava, gli tamburellava le manine sulla schiena…e lui sopportava un po’, poi quando si stufava prendeva e se ne andava da qualche altra parte, imperturbato. Un giorno in cui forse gli aveva dato un colpetto un po’ più forte, o era stufo che mio fratello lo tormentasse, si ribellò: in uno scatto gli posò i denti sul mento, per un paio di secondi senza stringere. Bastò il gesto: mio fratello scoppiò in lacrime, io a ridere, e da allora lui fu molto più rispettoso del gatto.
Negli anni successivi altri gatti, a periodi alterni, sono entrati nella nostra famiglia. E, un po’, anche cani: della mia amica del cuore, dei miei parenti o dei miei amici. I racconti su di loro, ma anche su quelli di perfetti sconosciuti, sono aumentati nel corso degli anni… forse anche perché la mia amica del cuore nel frattempo ha iniziato a studiare veterinaria, e forse anche perché Internet ha permesso a certe notizie di uscire dai ristretti confini di un paese, e negli anni si sono fatti via via più… teneri, belli, preziosi? Anche. Ma più che altro si sono fatti più folli.
Lavorare in una clinica veterinaria della Asl, prestare volontariato in un canile oppure leggere le notizie su fonti affidabili ti porta a una conclusione: un sacco di gente non sa relazionarsi con gli animali. E questa incapacità a volte raggiunge vette a dir poco incredibili.
Qui una selezione di alcune storie assurde riportate, trovate, vissute… e qualche mia riflessione che si può riassumere così: se per voi un animale è (come, o meglio di) un essere umano, per il suo bene stategli lontano.

amanotropp3Il cane smarrito
Il primo caso che mi viene in mente è quello della donna che ha trovato un cane smarrito e ha chiamato l’Asl veterinaria perché lo prendesse in consegna. Fin qui tutto bene. Quando però la veterinaria è arrivata per controllare la situazione, la donna si è rifiutata di cederglielo “perché sarebbe andato in canile” (solo nel caso in cui non si fosse trovato subito il proprietario).
Ricordare a questa persona che stava, agli occhi della legge, commettendo un furto, trattenendo il cane?
Inutile.
La signora vedeva il canile come l’Inferno Terrestre, anche se questo cane, di fatto,  aveva l’aria di essersi smarrito più che di essere stato abbandonato, tant’è che aveva ancora il collare con la medaglietta.
Fortunatamente il proprietario si trova quasi subito e la veterinaria è dispensata dal dilemma del se lasciare il cane con la donna, chiamare la polizia o, suppongo, indicare un punto gridando “una scimmia a tre teste abbandonata!” e fuggire con l’animale per portarlo all’Asl.

Il cane con tre padroni
A volte mi dico che in effetti la donna del primo caso potrebbe non avere avuto tutti i torti a temere il canile: ma non perché il cane venga tenuto male. No… perché di recente ho sentito di un cane con tre microchip.
Una volta ho aiutato l’accalappiacani a catturare un cane smarrito. Oltre al fatto che non era nuovo alla fuga, non era nemmeno ben disposto a farsi mettere in gabbia. Nonostante fosse una salsiccia a quattro zampe ringhiava, si agitava, mordeva a più non posso e per poco il volontario non ci ha rimesso un dito nel tentativo di individuare il microchip.
Ma tre? Tre?!? Posso capire, specie se il microchip emigra e il cane è come quello di cui sopra se gliene si mette un secondo. Ma il terzo?
Tantopiù che non sono stati i due microchip più recenti a permettere di trovare il proprietario… ma il primo. E l’ex padrone, sorpresissimo (e felicissimo) di ritrovare il cane che aveva perso sei anni prima è venuto a riprenderselo da casa sua… a oltre 40 km di distanza.

amanotropp5Il cane tira e molla
C’è poi il caso di chi al canile il cane ce lo porta quando nasce il primo figlio. Magari perché glielo suggerisce il medico (medico che evidentemente è rimasto fermo a qualche secolo fa), o perché il coniuge lo pretende (e qui, personalmente, al canile ci porterei il coniuge).
E’ la storia della cagna adottata da un amico, un incrocio simil labrador, nera. Una cagna, tra l’altro, molto tranquilla e abbastanza obbediente (scusabile per la giovane età), di quelle che pur molto grandi non fanno paura perché si capisce subito che il danno più grosso che possono fare è metterti in grembo una palla piena di bava per giocare.
La cosa più dolorosa per lei, probabilmente, prima che i volontari del canile mettessero fine alla cosa, è stata che l’ex proprietario se l’andava a riprendere di tanto in tanto perché non era convinto di aver fatto la cosa giusta. E quindi la cagna aveva sviluppato una certa ansia da separazione.

Troppi euro per una colonia
Al lato opposto c’è chi degli animali si occupa fin troppo.
Avete presente la gattara dei Simpson? Esiste anche nella realtà. Magari non parla in quel modo, ma se ha uno stipendio di qualche tipo di certo lo spende tutto per i suoi gatti. E’ il caso di una signora il cui marito, disperato, si è rivolto a dei veterinari chiedendo se potevano fare qualcosa perché la moglie spendeva una cifra enorme (credo sui 1000 euro) per sfamare una colonia felina. Cifra che non potevano permettersi (a meno, suppongo, di non mangiarseli, i gatti, o aprire un ristorante per vicentini).

I polli al buio
L’amore acceca. Acceca al punto che al buio qualcuno vuol farci rimanere anche gli animali, la notte.
Bene: se vedete che un allevatore lascia il bestiame o il pollame a dormire con qualche luce accesa, non spegnetela. E non pensate neppure di andare a protestare, vi assicuro che sa quello che fa.
Andate fuori, di notte, in una serata senza luna. Riuscite a capire più o meno quel che c’è intorno, non è vero? Fuori non è mai buio totale.
Perciò, se li lasciate al buio completo, come hanno imposto certi animalari ad un allevatore, la notte può succedere che si lascino prendere dal panico e muoiano accalcandosi gli uni sugli altri (a maggior ragione se l’allevamento è a terra).
Un po’ di luce permette loro di vedersi intorno e quindi di stare tranquilli.

amanotropp1I gatti da sterilizzare
Torniamo ai gatti. Se si ha una colonia la si può registrare e far sterilizzare gratuitamente.
Ci mettono anni, direte voi. Vero. Ma perché?
Chissà, uno dei motivi potrebbe essere che il veterinario vi dà appuntamento e voi i gatti da sterilizzare non glieli portate (facendo così slittare tutte le altre colonie per nulla), cosa che accade regolarmente presso la struttura in cui ho fatto sterilizzare la mia, di colonia.
Ma c’è qualcosa di ancora più oscuro dietro la faccenda delle sterilizzazioni dei gatti: e si tratta dei rappresentanti delle associazioni animaliste che pretendono di entrare, controllare, verificare tutti i dati delle sterilizzazioni.
In teoria non è una cattiva idea che ci sia un organo di controllo: in pratica diventa una seccatura per i veterinari che non riescono a fare il loro lavoro perché  si vedono continuamente rallentati da persone che vogliono:
– controllare la sala operatoria (e addio sterilizzazione della sala!);
– controllare, più di quanto previsto dalla legge o dagli accordi, lo stato delle sterilizzazioni (facendo perdere un sacco di tempo, come la suocera che controlla una volta la settimana casa tua e devi starle dietro a spiegarle tutto);
– pretendere le giustificazioni dei veterinari se hanno sterilizzato una colonia prima di un’altra (magari perché, come scritto sopra, i proprietari della seconda colonia i gatti agli appuntamenti ce li hanno portati!).
– già che ci sono, se un gatto muore sotto anestesia (ahimé, capita anche agli esseri umani) denunciano i veterinari che hanno eseguito l’operazione… e non ritirano la denuncia nemmeno se viene dimostrato che il gatto è morto per cause esterne.
Così i veterinari, per tutelarsi, o rifiutano di mettere le mani su certi animali o fanno fare mille cose inutili (analisi del sangue, delle feci eccetera), facendo aumentare il costo delle visite.
A questo punto avrete capito che ho una colonia felina dietro casa, che è stata regolarmente registrata e sterilizzata. Bene, qualcuno mi spieghi perché mai mi è arrivata una chiamata a casa da parte di una rappresentante di una ditta di alimenti per animali che mi ha detto: «So che lei ha una colonia felina a casa…».
Sì, lo so, avrei dovuto indagare e chiedere… ma quando ti prendono alla sprovvista spesso si fa fatica a fare domande. Però mi sono chiesta come diavolo facesse a saperlo, dato che non sto a sbandierarlo in giro né a dare il mio numero di casa alle aziende.
Avere una colonia felina, che io sappia, è faccenda personale e tutelata da privacy (perché quando le si registra, naturalmente, deve esserci un indirizzo e un numero di telefono di riferimento: ma che io sappia se un dipendente pubblico, come i veterinari dell’asl, dà in giro numeri di telefono privati rischia di passare grossi grossi guai).
Quindi, come diavolo ha fatto il mio numero di telefono a finire tra le mani di un’azienda?
Forse una mezza risposta l’ho avuta quando, indagando un po’, è saltato fuori che l’azienda è dello stesso paese di uno degli animalisti che visitano (forse dovrei dire “tormentano”) l’asl in cui sono stati sterilizzati i miei mici.
Dite che c’è un qualche sordido giro di soldini, a questo punto, nel controllare le colonie feline del territorio?

Il veterinario perseguitato
Quello che ho descritto qui sopra è ancora niente, in termine di seccatura, rispetto a quel che è capitato a uno dei veterinari che hanno seguito i miei gatti.
Molto spesso, infatti, alla clinica chiamano persone che si interessano degli ospiti della stessa.
Di solito sono i proprietari: ma, se si lavora nel pubblico, anche emeriti sconosciuti a quanto pare chiamano per sapere del cane X o Y. Un veterinario, per scherzare, un giorno ha affermato: «Signora, ma lei dovrebbe seguirmi per aver saputo così in fretta che il cane Tizio ha morso il signor Caio!». Perché insomma, non so al vostro paese ma a meno che non sia il cane del mio vicino io mica lo so se qualcuno si è beccato un morso. Non in giornata, almeno.
La risposta lo ha agghiacciato: «Ma lei, signor veterinario, dovrebbe saperlo che è seguito!»
Ora, scusate, ma immaginatevi mentre fate il vostro lavoro. Il vostro comunissimo, tranquillissimo, onestissimo lavoro. Magari qualche cavolata la fate, su. Capita. Magari siete anche bravi a fare quello che fate.
Bene, adesso immaginatevi qualcuno che non ha alcun rapporto con voi (di lavoro, amicizia, parentela) e che controlla tutto quello che fate, giusto perché gli interessa l’ambiente del vostro lavoro.
Io inizierei a preoccuparmi.

amanotropp2I gatti non li vuole nessuno
Narra la leggenda che dell’immenso amore che le associazioni animaliste portano agli animali, nessun amore sia grande come quello per i cani. Più che altro perché, narra sempre la leggenda, i gatti non se li fila nessuno.
Mentre i cani vengono adottati e magari viene fatta qualche donazione (50, 100 euro), è più difficile far adottare i gatti.
Vuoi perché non c’è la concezione di “gattile”, vuoi perché le donazioni sono inferiori, vuoi perché il cane ha il microchip e quindi è più facile risalire al proprietario… pare che laddove ci sia più di una associazione animalista in un paese, il ritrovamento di un cane smarrito faccia scatenare una vera e propria guerra.
Più cani, più soldini.
Come ha scritto in risposta ad un mio commento, tempo fa, quel signore che mi ha detto: «Magari sterilizzassero tutti i cani del canile! Siccome i cuccioli vengono adottati più facilmente, e i comuni danno un tot al giorno per cane, so di canili in cui non vengono sterilizzati apposta… ed è questo il motivo per cui traboccano.»
Poi, ovviamente, dipende da canile a canile: ma a questo punto, se qualcuno ti dice “gli allevatori speculano sulla pelle dei cani”,  inizi perlomeno a farti delle domande.

Una pelliccia… non di pelle, ma “sulla” pelle dei cani?
Se poi vai ad una delle cene sponsorizzate da uno dei più noti enti a difesa degli animali, le domande raddoppiano. Perché tu vai, con la tua macchinetta usata, perché ti hanno regalato i biglietti, e parcheggi vicino a una Porsche, che solo a guardarla ti potrebbero fare una multa perché consumi la vernice. Poi entri… e guardandoti intorno ti chiedi, osservando gli invitati, se le signore eleganti presenti vadano anche loro ogni tanto a spalare la cacca dei cani o se si limitino a tirare fuori un pacco di bigliettoni dalla borsetta di Chanel. Benissimo anche così: solo che… se queste sono le persone che si presentano alle cene pro cani&gatti, come sono vestite quelle per le cene pro ricerca per le malattie?

Gli animalisti del web
Questa è una cosa di cui tutti possono fare esperienza.
Qualunque sia la notizia, se c’è di mezzo un animale la maggior parte dei commenti sono a dir poco estremisti.
In genere si invocano pena di morte, linciaggio, fustigazione eccetera per i maltrattatori da un lato, e puccipucci, cuoricini, tenerosità e lacrimucce per gli animali dall’altro.
Il fatto è che la maggior parte dei commenti rivela una mancanza di equilibrio spaventosa.
Se una persona invoca la pena di morte per chi abbandona il cane per strada (e scusate, ma allora che dovremmo fare a chi abbandona un bambino?), mi domando come li tratti poi i suoi, di cani. Mette i cagnetti piccolini nella carrozzina (visto. E non erano cani anziani con problemi di deambulazione, cosa che capirei)? Fa dormire il pastore tedesco maschio a letto, e poi si meraviglia se quando la donna è in camera il cane ringhia all’uomo (successo, e più volte)?  Dice “capisce tutto quello che dico” e lo pensa veramente?
Chissà.

La mela non cade lontano dall’albero, a meno che non la lanci
Guardare la cagnetta di una mia amica e due sue parenti strette credo sia illuminante.
La prima è una specie di cane perfetto. Arriva quando la chiami, si siede quando glielo si ordina, non si allontana troppo durate le passeggiate, smette di abbaiare poco dopo aver segnalato l’intruso (o continua finché non le si ordina di smetterla), non ha problemi coi gatti di casa (cioè, qualcuno lo ha, dato che le fregano costantemente i posticini migliori…) e nemmeno con gli altri cani.
Questo perché la mia amica, fin da quando l’ha presa, ha lavorato con lei per imporsi e guidarla, e adesso che è un’adulta e quasi una vecchietta è una cagna serena, felice, che non ha mai dato problemi. La mia amica la porta ovunque: in montagna, al parco giochi, al mare… certo, ci sono le classiche attenzioni, ma niente di ingestibile.
Per converso, la sorella della stessa cucciolata (e la figlia della sorella) sono due rompi.
Abbaiano, specie la più giovane, ad ogni cosa. Non ascoltano quasi mai. Escono dal cancello sapendo che non devono farlo. E’ impossibile portarle in giro senza rischiare qualche incidente con altri cani. E questo perché non sono mai state educate, ma sono state umanizzate dai proprietari. Hanno dormito fin da cucciole con le figlie, non sono mai state sgridate, e sono cresciute di conseguenza – specie la piccola – come cagnette insicure, poco gestibili, che abbaiano di continuo.

Conclusioni
ghepardo_gazzellaIn tutti i casi citati sopra il problema non erano gli animali, ma gli umani: persone che li umanizzano al punto da non fare quel che è bene per loro, ma per se stesse.
Amare un animale non vuol dire trattarlo come un essere umano, ma trattarlo per quello che è, riconoscerlo per quello che è. Mi è capitato di vedere un video allucinante, in cui al rallentatore veniva mostrato un ghepardo che attacca e uccide una gazzella.
I commenti parlavano di come il ghepardo rispetta la gazzella, le tocca delicatamente il posteriore con la zampa e lei cade (solo che, a velocità normale, il tocco è tutt’altro che delicato); la gazzella cade, il ghepardo rallenta, aspetta, porta rispetto (certo, la cena si rispetta sempre!), nonché “negli occhi della gazzella non c’è odio”, per concludere con “gli animali sono migliori dell’uomo, non hanno odio” (il video si conclude con il ghepardo che spezza, presumo delicatamente, il collo alla gazzella e se la magna). Anche i miei gatti non hanno odio nei confronti di topi, uccelli e lucertole: anzi, gli piacciono parecchio, dato che trovo spesso code e piume senza proprietari fuori di casa. Ma se dovessi imparare da loro, mi dovrei ficcare in bocca un topolino vivo che ancora squittisce (visto l’altro giorno) o inghiottire un pulcino appena caduto dal nido (visto qualche tempo fa). E magari dare una zampata a chi osa servirsi della cena prima di me: non sia mai che mi faccia mettere i piedi in testa dagli altri membri della colonia.
Tutte le persone che dicono gli animali sono migliori degli umani mi spaventano. Perché è ben vero che agli animali manca la crudeltà umana… ma mancano anche un bel po’ di altre cose, per poterli considerare come se fossero umani.
Sono creature diverse, e “diverso” non vuol dire “migliore”. Vuol dire solo… diverso.
Perché è così difficile accettarlo?
Quando tratti il diverso come uguale, crei solo problemi. Il diverso non va trattato in modo uguale, il diverso va trattato in modo equo. Se un bambino non ci vede bene e lo tratti in modo uguale, vuol dire che sta in classe come gli altri e alla stessa distanza della lavagna degli altri. Se lo tratti in modo equo, vuol dire che gli dai un paio di occhiali perché possa vederci bene. E lo stesso vale per il cane o il gatto.
Inutile che ci illudiamo che provi sentimenti che non può sentire o faccia ragionamenti che non può fare: è un animale, è diverso, non ci capirà mai come può capirci un’altra persona, che è dotata della nostra stessa, complessa, psiche.
E non venitemi a tirare fuori casi come assassini, pedofili, amorali o anaffettivi, perché non è la stessa cosa: tanto che queste sono riconosciute e trattate come devianze e anormalità.
La maggior parte delle persone non è quella che si vede sui giornali, ma quella silenziosa della vita di tutti i giorni. Il mondo animale non è unicorni e arcobaleni: c’è affetto, c’è intelligenza, c’è il genitore che accudisce il piccolo… e c’è il genitore che lo lascia morire se è inadatto. C’è crudeltà, c’è indifferenza. C’è una competizione spietata per la sopravvivenza e la riproduzione. Tutto questo io lo vedo nel mio giardino di casa.
I miei gatti mi hanno aperto gli occhi su tante cose, ma perché ho cercato di non velarli dei miei desideri e aspettative.
Ho potuto vederli per quello che sono: gatti, niente di più e niente di meno.
Non li giudico buoni o cattivi: posso dire che una è affettuosa, uno meno, una intelligente e l’altra un po’ sciocchina, uno un furbacchione e l’altro timido. Si avventano sui topolini, danno la caccia ai pulcini e alle lucertole, si acciambellano contro il mio corpo e fanno le fusa, o non si fanno toccare… e mi fanno le fusa.
So riconoscere i loro diversi miagolii, piango quando qualcuno di loro muore e gioisco quando i più diffidenti prendono il cibo dalle mie mani, so dove accarezzarli e quali posso prendere in braccio.
Mi vengono le lacrime quando penso a quelli che mi hanno lasciato e che ho amato. Ma non penso di amarli di meno perché non compro loro casette prefabbricate, non do loro bocconcini da 20 euro al kg e li faccio sterilizzare “privandoli della genitorialità”; né penso di amarli di più perché penso che siano migliori di me o delle altre persone.
Li amo per quello che sono, non per quello che credo o voglio che siano. E me lo hanno insegnato loro, con il loro essere diversi da me. E credo che, per uomini o animali che sia, sia il massimo grado di amore. Senza vanto, senza merito: solo, semplicemente, amore.

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20 Commenti

    • Scusate, avevo una domanda: è possibile adottare un gatto da colonia felina? Lo chiedo perché ce n’è una a pochi metri da casa nostra, e in realtà tollerata a fatica dai residenti, ma è un’altra storia. Ho chiesto alle volontarie che si occupano di loro se fosse possibile adottate un gattino (oltre agli adulti ci sono 3 fratellini di circa 7 mesi), ma mi han risposto che sarebbe stato possibile solo se fossi riuscita a catturarlo. Noi ormai, io, il mio jackino e loro, ci osserviamo da settimane (quando passano gli altri scappano… Ho fatto cenno al fatto che la strada su cui stanno finisce proprio sul nostro parchetto?), stavo davvero ingegnandomi a capire come sedurne uno. Qualcuno mi sa spiegare come funziona, se si può e come adottare da colonia felina? Mica davvero posso portarmelo via!! Forse davvero stanno meglio liberi, sono già sterilizzati han detto. Ma i miei vicini sono in guerra, non li vogliono. Me li devo togliere dalla mente dite?

  1. Articolo veramente sconclusionato, senza un filo logico, che attacca a casaccio diverse persone, categorie, varie ed eventuali senza connessione tra un caso e l’altro e con una serie imbarazzante di luoghi comuni che alla fine sono solo un attacco alla ormai “ricercatissima” categoria degli animalisti, questi pezzi di cacca. Sorvolo su tutti gli altri esilaranti “episodi” sennò scriverei un poema. Mi fermo solo sulla perla dei polli: la luce negli allevamenti intensivi viene tenuta accesa 24 ore al giorno per aumentare il ritmo di crescita e stimolare la deposizione delle uova, nel caso rispettivamente di allevamenti di polli da carne o galline ovaiole. Non è il problema della luce accesa o spenta, non riduciamolo a questo solo per sfottere: le condizioni in cui vengono tenuti questi animali, come tutti quelli che “vivono” negli allevamenti intensivi, sono terrificanti, disumane. Gli animali sono pressati fra loro, malati, imbottiti di ormoni e antibiotici, col becco tagliato per non ferirsi a vicenda, con le zampe deformi per la griglia su cui vivono, incapaci di reggersi in piedi perchè sono ancora pulcini con corpi da adulti, tritati vivi appena usciti dall’uovo nel caso dei maschi delle razze da uova, macellati a 39 giorni se polli da carne, uccise comunque giovanissime se ovaiole, appena la loro produttività cala. E ci sarebbe da dire ancora tanto. Quello della luce è l’ultimo dei problemi e usare la scusa dell’allevatore “altrimenti si spaventano e si ammassano” solo per prendere in giro chi si batte contro queste atrocità è veramente patetico. Scusate il tono infervorato, ma l’argomento mi sta a cuore.

    • Luma, sappiamo benissimo (almeno, io lo so…) in quali condizioni inumane vivano i polli di allevamento (che infatti non acquisterei mai): la cosa tragica, però, è proprio che alcuni animalisti si siano preoccupati SOLO di rompere le scatole sulla questione “luce accesa” anziché badare a tutto il resto. Per me questo è animalismo da comiche 🙁

    • Per fortuna non tutti affrontano l’argomento con tanta superficialità come ho purtroppo riscontrato in molti commenti. 🙂 Almeno il disinformato giornalista è riuscito nell’intento di destare qualche critica ad un articolo inutile e fuorviante (a mio modesto parere).

  2. Ignoranti ne ho sentiti molti parlare ma come in certi siti di presunti conoscitori del “genere” animale di cui l’uomo fa parte no. Mai. Dunque conferma la mia idea di come non si abbia contenta dello stato dei canili in Italia laddove fortunosamente essi esistono. Non tutte le realtà sono le medesime ovvio ka la MIA esperienza diretta è di segno ben diverso. Trattare l’animale in modo inesatto rispetto alla sua natura rientra proprio nel concetto di rispetto del mondo intero a cui mi rifaccio. Se poi si vuole fare sterile polemica ben me ne dispiaccio. Non è un caso se nel nostro codice penale è stata necessaria una legge che preveda anche la galera in caso di maltrattamento degli animali. Di storie meravigliose ne sento tutti i giorni ma una l’ho vissuta in prima persona. Un ragazzo di 18 anni depresso , soffriva ed era trattato con farmaci ha preso un cane che ha amato da subito. Il legame tra i due è diventato indissolubile il ragazzo a poco a poco è guarito ed oggi vive una vita serena. I cani sono animali che dipendono dall’uomo in quanto sono nati per volontà umana. Cioè l’uomo con diversi incroci ha epurato la razza canina da tutto gli elementi di animale selvatico derivanti dal lupo diretto discendente. Vorrei spiegare che le necessità del cane non sono quelle appunto del cavallo o del lupo che lasciati allo stato brado sopravvivono amabilmente lontano dall’uomo. I cani randagi necessitano sempre del cibo umano infatti vivono intorno a discariche ristoranti ecc. Questo perché il cane non caccia. Si amici cari, i cani non hanno un forte istinto predatori e questo proprio a causa degli incroci genetici suddetti. Lo stesso risultato si sta cercando di ottenere con le volpi. Adesso io non sono molto d’accordo con le manipolazioni genetiche ma gli incroci non hanno nulla di illegale o doloroso. Detto questo, io faccio beneficenza e sovvenziono (insieme a molti altri) progetti di riabilitazione per cani con problemi di salute gravi che sono sorti non dal “troppo amore” degli uomini ma dalla loro insensata cattiveria. Se i delfini stuprano le loro femmine il motivo sta nella selezione naturale se un uomo lo fa con una bambina invece cos’ é? Lascerei perdere lo sterile confronto tra uomini e resto del regno animale perché la cattiveria immotivata io la vedo solo nell’essere umano. Dopo di che ognuno faccia ciò che vuole perché non è obbligatorio avere un cane dunque prima di fare la spola nei canili per abbandonarlo si pensi bene che quell’esperienza per sua natura dipenderà da TE. Non è un merlo che se lo lasci libero poi si fa il nido e vola tranquillo. NO. Il troppo amore non è decisamente questo. Molte cause vengono vinte oggi con favore per questa tesi.

  3. Quoto e sottoscrivo. Spesso accade con altre specie, come i cavalli. È facile pensare che un equini coperto di fango sia un cavallo mal tenuto, e che sia preferibile tenerlo ben al sicuro, chiuso in un box 23 ore al dì.
    Teologicamente parlando le cose però sono un po’ diverse.

    Trattare cavallo, un cane od un gatto come un bambino non significa fargli del bene e questo nessuno me lo toglierà dalla testa. L’esempio degli occhiali di cui sopra è lampante.
    Comunque non mi sembra che l’autrice attacchi tutta la categoria degli animalisti, ma semplicemente riporta esempi di gente ignorante ( nel senso che ignora) e che se anche in buona fede fa dei danni.
    Ora, i tipi dei polli dopo aver causato loro stessi l’eccidio avrebbero dovuto autoflagellarsi e magari andare in galera?
    Io credo che avere un po’ di buon senso non guasta mai, e che prima di parlare sia sempre bene informarsi, perché ad attaccare a testa bassa per partito preso si prendono grosse cantonate. E magari chi si voleva difendere ci rimette. Credo che il succo sia questo e non mi sembra proi così difficile intuirlo.

    ETOLOGICAMENTE parlando…maledetta correzione automatica

  4. Sono sconvolta dalla irritante serie di stupidi luoghi comuni presenti nell#articolo sopra. Scritto sicuramente bene ed ironico ma che opera di disinformazione! Intanto non vedo cosa interessino i vestiti o la macchina con cui si va agli incontri “pro animali” (cani, gatti, criceti ecc..) con l’argomento :umani che pensano che i cani siano meglio o come le persone. Così tutta la carrellata di esempi così superficiali. Quindi se mi vesto elegante e sfoggio una gucci e faccio una donazione non sono moralmente credibile come persona ? Devo solo spalare la merda? Forse senza i soldi schifosi di gente così i canili continuano a funzionare no?? E poi a proposito di canile come inferno…si vede che ci vai poco in canile caro/a scrittore/scrittrice! Alcune scene ti lasciano senza fiato. Va bene non umanizzare gli animali ma l’affetto e la pietas per creature indifese e maltrattate e sofferenti non mi pare sia indice di problemi relazionali di qualche tipo. Sicuramente la pena fi morte non è la soluzione a nessun tipo di illecito ma ci sono cose che fanno indignare chi come me spera di non aver studiato tanto solo per sentire dire a gente ignorante che i crimini eseguiti con particolare crudeltà contro gli animali non sono davvero sintomo di personalità potenzialmente pericolose per la società! Per cui mi indigno davanti a chi dice :è SOLO UN CANE. Perché tu chi saresti? Solo un uomo e devi rispetto al mondo intero . E si guardando un ghepardo che uccide una gazzella dovremmo riflettere. Saremmo capaci noi uomini meravigliosi a non uccidere a non umiliare , Calpestare e stuprare i nostri simili? La gente estremista c’è ovunque ma questo non deve togliere rispetto per tutti quelli che normalmente si battono per un mondo migliore dove meno antropocentrico e più in armonia con il Creato.

    • “E poi a proposito di canile come inferno…si vede che ci vai poco in canile caro/a scrittore/scrittrice! Alcune scene ti lasciano senza fiato. Va bene non umanizzare gli animali ma l’affetto e la pietas per creature indifese e maltrattate e sofferenti non mi pare sia indice di problemi relazionali di qualche tipo”

      Nei canili che conosco nessun cane viene maltrattato… per fortuna non in tutti i canili i cani vengono maltrattati, anzi rispetto ad alcuni cani che conosco che stanno in giro stanno molto meglio.
      L’articolo sarà anche pieno di luoghi comuni, ma anche la sua risposta non è certo da meno…
      Gli uomini crudeli, che stuprano, maltrattano e calpestano simili…conosco anche pochissimi di questi a confronto con le brave persone, vivrò nell’Eden che ne so.
      L’uomo antropocentrico…certo perchè il gatto non si mette al centro dell’universo XD I delfini non stuprano le femmine, anche in gruppo mentre la femmina non è per niente d’accordo e non è nemmeno in calore…
      Eviterò il luogo comune dei criceti che si mangiano i piccoli (Ops non l’ho evitato).
      Il giorno in cui si comincerà a riconoscere che in ogni gruppo ci sono gli stupidi che fanno il male degli animali in buona o cattiva fede che sia, e si comincerà ad escluderli ed allearsi tra gli altri allora sì che l’umanità avrà fatto un salto in avanti.

  5. Effettivamente forse troppa carne al fuoco in questo articolo, però la parte sugli “animalisti del web” e il concetto del rispetto della diversità (opposto all’umanizzazione forzata) sono da incorniciare.

  6. È curioso che ogni volta che si tirano in ballo volontari o animalisti in un articolo, puntualmente scattano commenti infervoratissimi contro l’autore.

  7. Mah, un articolo senza senso. Vorrei sapere qual è il problema se una persona ritiene migliore il modo di essere di un animale non umano rispetto ai conspecifici. In secondo luogo vorrei sapere in quale di queste storie ci sono animali “amati troppo” quando a me sembrano tutti animali amati troppo poco o peggio sfruttati per soldi. Se poi per la scrittrice una cagna mollata in canile e poi usata come passatempo quando si ha voglia di una passeggiata sia “amata troppo”. Poi ovviamente c’è il riferimento agli animalisti (che non centra proprio niente con il tema dell’articolo ma tant’è) e io vorrei sapere perchè molte persone semplicemente non si fanno gli affari loro. Dici che il fatto di augurarela morte al prossimo per un animale maltrattato (e poi si fa il paragone col bimbo che fa sempre scena) sia sintomo di una mancanza di equilibrio, come se qualcuno di queste persone sia mai andato a far del male davvero ad un maltrattatore. Poi, a parte il bambino che ripeto non centra niente e dovremmo smetterla di paragonare bambini a cani (il fatto che un bambino venga maltrattato non significa che dobbiamo ignorare il maltrattamento verso un altro animale perchè quello verso il bimbo è più grave) vorrei sapere cosa farebbe l’autrice se si trovasse davanti un uomo che maltrattate uno dei suoi gatti. Si ricordi che agire in modo violento denota una mancanza spaventosa di equilibrio. Inoltre, confesso di essere pazza avendo augurato la morte ai miei professori ogni interrogazione 😉

    • La parte sui fanatici che seguono il veterinario trata di gente che “ama troppo” gli animali. E anche quella sgli pseudoanimalisti che passano i nomi di chi segueuna colnia felina alle ditte di mangime si riferisce a persone che si vantano di amare gli animali. Anche se in entrambi i casi piu che di “troppo amore” io parlerei di “falso amore”

      • L’unica storia dove vedo “troppo amore” è quella della gattara che spende più di quel che può per la sua colonia felina. Per il resto vedo solo le solite storie di menefreghismo e sfruttamento a danni degli animali, ma di amore non ce ne vedo neanche un po’. Inoltre non trovo nessun nesso tra la prima e la seconda parte dell’articolo in cui su si spara a zero su una categoria di persone che non centrano proprio niente con le storie precedenti.

        • E la signora che vuole tenersi il cane (altrui) per paura che vada in canile, non ama troppo? E gli animalisti che fanno spegnere la luce notturna ai polli sperando che “riposino meglio”, mentre quelli si ammazzano? E gli animalisti del web che mandano accidenti? A me sembrano tutti esempi di persone che “pensano” di amare troppo, mentre in realtà “amano male”: il titolo proposto da Chiara mi sembra più che pertinente, e le sue considerazioni verso certo “animalismo” (che in realtà è fanatismo misto a ignoranza crassa) le trovo più che condivisibili. Ovviamente non stiamo parlando di “tutti” gli animalisti, ma solo di quelli esaltati, i talebani, quelli che anche secondo me farebbero bene a stare lontanissimo dagi animali, perché fanno solo danni.
          Trovo però molto preoccupante il fatto che anche qui si faccia corporativismo, difendendo l’indifendibile perché si ha paura di essere stati inseriti nel novero. Cosa che proprio NON è.

          • Partendo dal presupposto che non sono un’animalista ne una volontaria, ma mi da semplicemente fastidio quando si spara a zero su una categoria. No, non trovo amore in una signora che trova un cane e vuole tenerselo negandogli così la possibilità di ritornare a casa ne trovo amore nel chiedere di spegnere la luce ai polli senza sapere niente di questi animali. Poi non trovo amore neanche nell’augurare la morte a qualcuno, ma il tono dell’articolo mi ha dato molto fastidio perchè penso che il problema degli animali non siano queste persone che “amano troppo” ma che alla fin fine di danni ne fanno veramente pochi. Un problema serio, citato in questo articolo, è quello delle gattare che non fanno sterilizzare i gatti o di quelli che fanno fare cuccioli ai cani nei canili per avere soldi dai comuni ma per me non si può parlare d’amore in nessuno di questi casi e forse queste persone fanno più danni degli animalisti da web, non crede?
            Comunque questa è la mia opinione, penso che le stesse cose potevano essere dette in modo diverso senza puntare il dito verso una categoria di persone e senza fare paragoni irritanti come quello tra bambini e animali.

  8. Tutto vero… ahimè… su quello che gira in rete bisogna xò ricordare che chi spala cacca probabilmente nn commenta neanche.
    Purtroppo sono i mali degli ambienti del volontariato ho fatto x anni attività coi ragazzi e i problemi erano simili… e anche lì le voci più forti erano quelle degli squilibrati gli altri lavoravano e parlavano solo di cose concrete senza farsi notare…

  9. Proprio ieri sulla pagina Fb di TPIC mi sono imbattuto in un animalista aspirante educatore cinofilo che aborre i pedigree. Ma si considera un esperto in campo cinofilo… Nonostante scriva “pedigrí”, “jek russel”, “non ama i bambini come tutti i bassotti”… Dice chesta facendo un tirocinio come educatore ma scrive: “quei padroni ottusi che scelgono il cane dal pedigri questo scusa per me è inaccetabile”.
    E’ una lotta persa in partenza, chi si autoproclama animalista al 99% e’ uno con il paraocchi incapace di vedere la realta.

  10. Prima della diffusione capillare dei social network non si veniva a conoscenza delle tendenze, dei modi di fare e delle idee di persone non proprio vicinissime. A quel tempo mi definivo una animalista, intendendo una persona che rispetta, ama e cerca di aiutare gli animali. Dopo aver visto cosa sono quelli che si autoproclamano animalisti ho smesso di definirmi tale.
    Ormai queste persone con evidenti problemi sociali e di rapporti umani e animali si trovano e si stimolano a vicenda fomentandosi.

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