di VALERIA ROSSI – Mi scrive un preoccupatissimo lettore, che ha adottato un cucciolo di Green Hill. E purtroppo la sua testimonianza è la conferma di quanto avevo scritto in passato sul tema dei cani deprivati, che solo in rari casi riescono a ritrovare un vero equilibrio e a diventare cani – se così possiamo dire – “normali”.
Non c’è, però, alcuna soddisfazione nel poter dire “te l’avevo detto”, quando si leggono storie come questa:
Arrivato a casa all’età di quattro mesi, dal primo momento ha sempre manifestato una doppia personalità… in casa cane adorabile e affettuoso, in passeggiata testardo, a tratti fobico verso gli altri cani, abbaia alla vista di un cane a piu’ di 50 mt, in area cani freeze o seduto sulla panchina, in passeggiata si butta a terra e non vuole camminare.
L’unica che non ho mai provato è quella di farlo uscire da solo, per il resto… bocconcini: provati, si blocca per richiederne sempre; pettorina, non ne parliamo, la odia, meglio il collare che deve essere sempre lo stesso; corso di educazione fatto e già che c’ero ne ho fatto uno anche io per diventare educatore; dog sitter disperata, etc etc.
Ho anche fatto controllare dal veterinario che non ci fossero problemi fisici che non gli dessero difficoltà, esito negativo. Il “bastardo”, poi, quando vuole corre eccome.
La cosa che mi spiace di più è il sacrificio dell’altro cane, che invece che trovar giovamento dall’arrivo di un compagno di giochi sta vedendo ridotte e drasticamente sacrificate le sue passeggiate.
Viviamo a Milano e prima dell’arrivo di questo cucciolo facevamo passeggiate di ore. Lui aveva un rapporto meraviglioso con gli altri cani, anche questo influenzato oggi dalle reazioni del beagle.
Io sono quasi disperato, che fare? Da chi si avvicina al mondo della cinofilia non so più che pensare, cosa fare. Rimanere neutri non dà risultato, prenderlo in braccio o forzarlo non dà risultato, il clicker non dà risultato… e allora?
Ridurre le uscite? Rivolgermi ad un comportamentalista (anche se non credo molto all’approccio a base di medicine)? Semplicemente riconoscere la sua natura e accettare di doverlo riaffidare ad una famiglia diversa?
Amo molto gli animali ma mi domando: fino a che punto l’amore di un cane è giustificato e non si trasforma in egoismo? Sono egoista?
Certo, gli si potrebbe rispondere: “L’hai voluta la bici?”
Ma non credo proprio che chi scrive per chiedere aiuto meriti una rispostaccia: magari potrebbe dare un po’ di perverso piacere a chi gliela rifila, ma di sicuro non aiuterà lui.
Anche perché io non attribuisco più di tante colpe a chi ha adottato questi cuccioli (escluse le persone che si sono fiondate sul “cane di razza aggratisss” senza porsi la minima domanda, che invece condanno eccome: ma non ritengo che sia questo il caso): piuttosto morderei sono coloro che hanno dato in adozione cuccioli quasi sicuramente problematici a gente che magari non aveva la minima cognizione di cinofilia. Questo lo trovo assolutamente aberrante, ma ne ho già parlato in passato e quindi è inutile rinvangare.
Venendo invece al caso in oggetto, visto tutto ciò che è stato già tentato con questo cane, il mio suggerimento – strano a dirsi – è proprio quello di tentare con un veterinario comportamentalista e – se lui lo riterrà necessario – di avvalersi eventualmente anche dell’approccio farmacologico.
Perché qui c’è un problema che molto difficilmente troverà soluzione con la sola terapia comportamentale.
I cuccioli di Green Hill (ma vale anche per i cani ferali e per molti cani di canile che non hanno vissuto in modo corretto i propri periodi sensibili) sono deprivati in molti sensi: hanno avuto sicuramente un’impregnazione insufficiente/incompleta e nessunissima socializzazione, cosa che impedisce loro di considerare gli umani (e in alcuni casi anche i cani) come membri del proprio gruppo sociale; che inibisce la naturale curiosità di un cucciolo, sostituendola con la paura o addirittura la fobia; che li mette in una condizione paragonabile a quella di un bambino autistico (no, non è la stessa cosa e non intendo fare paragoni offensivi per nessuno: è solo per cercare di spiegare in modo comprensibile quali siano i reali problemi di questi cani).
Il risultato è sempre lo stesso: in famiglia, col tempo, diventano cani sereni, tranquilli e anche docili… ma non perché siano convinti che gli umani siano loro amici, bens^ perché sono stati letteralmente “addomesticati” da quegli specifici umani. Hanno imparato a conoscerli, a non temerli, a fidarsi di loro e a riversare su di loro il loro bisogno di socialità: esattamente come si presume abbia fatto il primo cucciolo di lupo (o quasi-lupo, visto che ultimamente si è scoperto che tra lupo e cane c’è stato un “anello di congiunzione” intermedio, meno diffidente verso l’uomo) nella preistoria.
E’, questo, un “cane normale”? Certamente no.
Il cane “normale” è quello che, grazie ad impregnazione e socializzazione, ritiene che tutti gli uomini siano cani (o quasi) e si rapporta con loro con la stessa disinvoltura che riserva ai suoi conspecifici. Poi qualcuno potrà stargli più simpatico e qualcuno meno, qualcuno lo amerà e qualcuno lo lascerà indifferente (come gli altri cani!): però non avrà alcun timore della “specie” homo sapiens sapiens.
Il cane deprivato ce l’ha, questo timore.
Nel caso in oggetto c’è addirittura il timore degli altri cani (che nove volte su dieci si traduce in aggressività), perché evidentemente il cucciolo è stato sottratto molto presto alla madre e non ha mai avuto modo di interagire con altri cani (d’altronde… doveva diventare un animale da esperimento: a che serviva fargli vivere un’infanzia normale e corretta?).
C’è rimedio?
In alcuni casi, quasi miracolosamente, sì: ci sono cani che trovano dentro di sè risorse davvero incredibili e che, col tempo, riescono ad “aprirsi”, se non del tutto, almeno in modo sufficiente a far vivere loro una vita almeno apparentemente normale. Magari rimane una certa diffidenza di base, magari hanno qualche reazione imprevista qua e là… ma in linea di massima riescono a “tornare cani”.
Altri cuccioli, purtroppo, non trovano dentro di sé queste risorse (e purtroppo sono la maggioranza): quindi vanno aiutati in ogni modo possibile: e in casi come questi, lo ribadisco, mi stanno bene anche i farmaci. Non perché creda che esista la pilloletta magica capace di risolvere il problema di base, ma perché, a volte (non sempre, ma a volte sì), il farmaco può ridurre l’ansia, o lo stress, o l’agitazione e così via, permettendo al cane di ragionare di più, di essere meno preda delle proprie emozioni e quindi, chissà, anche di riuscire a scovare quelle famose risorse che, senza aiuto, non è stato in grado di trovare.
Si tratta ovviamente di tentativi, anche abbastanza disperati: ma è giusto farli tutti.
Dopodiché, se neppure l’ultima spiaggia dovesse funzionare… credo che l’unica cosa giusta da fare sia quella di tenersi il cane (anche perché, cedendolo ad altri, si dovrebbe ricominciare daccapo con il processo di “domesticazione”… e in più il cane si sentirebbe in qualche modo “tradito” dall’unica persona di cui aveva imparato a fidarsi), adattando la propria vita alle sue particolari esigenze.
Quindi: uscite solo col cocker e magari anche uscite con il beagle da solo (visto che questa strada non è ancora stata tentata), e nel caso in cui il beagle proprio non riesca a uscire dalla sua impasse… allora rassegnarsi e fargli fare la vita meno stressante e più piacevole possibile, cosa che indubbiamente comporterà qualche disagio in più per l’umano.
Però, cari umani tutti… quando ci si assume una responsabilità pesante come quella di adottare un cane difficile, poi non si può rinunciare dicendo semplicemente: “non sono all’altezza, passo la palla a qualcun altro”. Perché questo passaggio, per un cane così, potrebbe essere devastante.
Quindi, visto che in casa il cane è “adorabile e affettuoso”, la soluzione migliore – se tutti gli altri tentativi dovessero fallire – sarà quello di tenerlo in casa il più possibile e di limitare i contatti con l’esterno al minimo indispensabile.
Altri suggerimenti non ho, anche perché con cani di questo genere non basta “capirne” e neppure “essere esperti”: ci vorrebbe davvero la bacchetta magica. Ed io, purtroppo, non ne posseggo una.
Anche noi abbiamo adottato un cane dalla Sicilia, perchè era randagio e di taglia piccola, quindi sarebbe sopravvissuto poco. abbiamo espresso i nostri dubbi nel farlo vivere in città, e soprattutto abitualo ad una vita completamente diversa da quella che stava vivendo, ci hanno rassicurati più volte. Appena arrivato da noi non riuscivamo nemmeno a farlo uscire di casa per i bisogni, oggi è un altro cane, abbiamo speso molti soldi per educatori, veterinari etc. Ebbene ancor oggi ha grosse problematiche irrisolvibili (avendo già 4 anni) e benchè assecondiamo le sue esigenze, frequentemente siamo stremati dall’uscita con lui, passeggiate che si trasformano in incubi per qualsiasi piccolo problema. Dimenticavo lo stiamo curando per la lehismania, e facciamo controlli ogni 6 mesi. Per cui credo sia fondamentale un grosso lavoro di informazione/formazione con i volontari del sud.
Quest’articolo mi è tornato in mente per via di un post visto ieri su FB, sulla pagina di Repubblica Ambiente. I gestori hanno pubblicato questo link http://larep.it/1qZcOY4 che parla di un gruppo di volontari che hanno preso con sé la bellezza di 108 Cavalier, prendendoli ad un’asta organizzata dal cagnaro che li maltrattava (situazione un po’ strana, ma così c’è scritto). La cosa assurda è che nell’articolo, e nello stato di Repubblica Ambiente, è stato scritto:
“Non appena saranno stati curati e si saranno rimessi in forma, saranno pronti per trovare una casa dove stare. Non ne vorreste uno anche voi?”
Insomma! Cani maltrattati, forse deprivati dalla nascita, e loro che fanno? Anziché specificare qual è la loro condizione psicologica, si appellano al “buon cuore” degli utenti di Internet per l’adozione.
E chiaramente le persone desiderose di adottare, quindi si presume gratis, un cagnolino “di razza” non mancano! Quasi 40 commenti sul link che vi ho mandato, su FB non so neppure quanti sono. Quasi tutti chiedono di adottare, nessuno a cui venga in mente far notare che un cane deprivato non è per tutti.
Ora, io spero che quel rescue si guardi bene dall’affidare i cani al primo che lo chiede (però sono più di 100! Quanto a lungo possono permettersi di mantenerli?), ma qualunque cosa facciano non è comunque giusto far passare il messaggio che un cane deprivato sia un cane come tutti gli altri.
Oltretutto mi viene da chiedermi se questi volontari non provino rabbia nel vedere quanta gente è disposta a portarsi a casa un cucciolo di razza (vera o presunta) “aggratis” quando, visto che sono così pieni di amore incondizionato, potrebbero andare al canile più vicino a cercarsi un bel meticcio (che magari è solo stato abbandonato, ma non maltrattato né deprivato, quindi presenta meno problemi).
Io e mio marito abbiamo adottato una adorabile segugina al canile, spacciata dalle volontarie come dolce, tranquilla e di oramai due anni (della serie arte tranquilli oramai non cresce più). In realtà la cagnolina non aveva nemmeno un anno a giudicare dai denti da latte e non era stata adeguatamente socializzata, inoltre aveva l otite e varie parassitosi. Dolcissima lo è sempre stata, anche con nostro figlio, ma bastava un niente a paralizzarla per il terrore! In casa stava malissimo, odiava gli spazi chiusi. Portarla fuori era impossibile perché non tollerava il guinzaglio, i comandi non li imparava nemmeno a perderci la giornata.Dopo pareri di cosiddetti “esperti” (a caro prezzo) che non sono serviti a nulla, il consiglio migliore lo abbiamo ricevuto da una veterinaria che ci ha detto “è un cane da caccia, deve ritrovare la sua natura, fatela fiutare e correre all aperto”. Così abbiamo fatto, portata in montagna, tolto il guinzaglio…ed è sbocciata! E, miracolo, rispondeva pure ai richiami! Ora, dopo un anno, è ancora parecchio sensibile nei confronti di rumori, spazi chiusi ed estranei, ma possiamo portarla a passeggio in paese è in vacanza senza problemi, e ha smesso di “portate a casa” i bisogni . Ci vuole tempo e pazienza. Vero, l amore non basta, ma aiuta!
L’amore è la base di tutto… ma non può sostituire la disponibilità, la competenza, la pazienza. Complimenti per la nuova vita della piccola; la vostra storia conferma quello che su questo sito Valeria Rossi ripete da tempo: i cani hanno un’indole, e sono felici se viene loro consentito di esprimerla.
Anche io ho un cane con un probabile trauma fortunatamente non con le persone ma solo in esterno ed con altri cani. La battaglia e stata lunga e lo è ancora ma sono vere soddisfazioni quando arrivano i risultati. Dopo quasi un anno e mezzo ha quasi smesso di tirare al guinzaglio e da quando ha fatto quel progresso si è molto calmato alla vista di altri animali. A una certa distanza di sicurezza e perfettamente calmo cosa impossibile quando lo presi. Valeria a ragione a consigliare l uscita solo con un cane in quanto in casi simili se si vogliono progressi si deve dare il cento per cento delle attenzioni a volte per fare tre metri servono anche dieci minuti poiché ho notato quanto sia fondamentale aspettare che si calmi anche se lui a voglia di annusare tutto ossessivamente. Piano piano ha imparato la pazienza ed è una vera gioia vedere che il cane diventa sempre più equilibrato. Io penso che se una persona non si arrende e ci crede fortemente piano piano arrivano i progressi. Trova modi di comunicare con lui io ho risolto tanto anche scaricandolo un po prima di uscire. Corriamo su e giù per le scale e davanti All entrata giocando. Creando piccoli rituali prima di uscire lui si sente più sicuro come per esempio aspettare seduto davanti alla porta mettersi a cuccia prima di mettere il collare aprire la porta che da verso fuori senza uscire nonostante sia aperta. Piano piano ontroduco difficoltà diverse a seconda del suo grado di calma. Poi c è da inquadrare molto il carattere del cane il mio che è un derivato pastore australiano ama tenere le cose sotto controllo di conseguenza se non sono vicina a lui entro una certa distanza mi viene a cercare e approfitto di questa Cosa anche indietreggiando o facendo finta di tornare a casa se non è ancora calmo prima che arriviamo al portone. Ora ho una sensazione di pace ad uscire con lui che non avrei mai pensato avere dopo mesi di tentativi e le passeggiate diventano sempre più lunghe e benefiche per entrambi.
ma mi chiedo, e lasciarlo a casa dove sta asuo agio, e riportare fuori il cockerino? ma deve per forza essere felice di andare al parchetto?
Credo che ogni essere vivente meriti una vita normale composta dalle uscite all’aria aperta e l’incontro con i suoi simili, per non parlare del beagle che ama seguire le tracce e qualsiasi odore nuovo…è vita una vita rinchiuso in casa? un animale come il cane che deve vivere quotidianamente all’aria aperta? e un cane da caccia poi? forse per lui sarebbe meglio vivere in un’area in mezzo alla natura lontano dagli schemi rigidi dell’uomo-proprietario, invece di essere costretto a sopportare cose che nella sua infanzia non ha mai imparato e non riuscirà più ad affrontare serenamente, le 4 pareti sono un’ulteriore costrizione…come le 4 pareti delle gabbie in cui ha vissuto per anni.
lo credo anche io e anche io li porto, ma se sta male fuori fors ein questo caso conviene lasciarlo stare.e magari portarlo in campagna a far eil segugio, e non per forza in luoghi affollati di cani/persone che lo mettono in difficoltà.
siccome certe lacune non è facile anzi a volte è impossibile colmarle… a votle tocca prenderne atto e comportarsi di conseguenza
Verissime molte delle considerazioni sui cuccioli deprivati, che, sotto altri profili, valgono anche per cani adulti reduci da esperienze terribili. Purtroppo in alcune associazioni c’è spesso estrema superficialità, ottimismo che rasenta l’incoscienza, e anche molta arroganza. Quando si ha di fronte un inesperto, la cautela e l’abbondanza di spiegazioni dovrebbero essere la regola, per non arrivare agli ormai consueti “abbandonato per la seconda volta da infami senza cuore” che mi danno l’orticaria… sono anni che discuto di questo con volontari e gruppi, e anni che mi prendo insulti perché “non capisco” che con l’ammmmore e la dolcezza si ottiene tutto…P.S.: ho quattro cani, tutti rescue, due difficili. So bene cosa vuol dire regolare importanti elementi della propria vita sulle esigenze del cane “problematico”, ma lo faccio con piacere, perché è una MIA scelta. Quando si “ammolla” il cane difficile a una famiglia che evidentemente non lo saprà gestire, l’infame senza cuore c’è, ma non si trova in quella famiglia.
Avevo letto “depravati” >:0
Una curiosità, in questo caso un cane tutor potrebbe aiutare a “reimparare” al cucciolo ad essere cane?
Valeria, vado OT, ma vorrei un tuo parere sul pt che ha attaccato e purtroppo ucciso una bambina di tre anni a Fiano, avendo avuto io 2 pt non riesco a capacitarmene(i miei , anzi uno dei miei era rissoso con gli altri cani ma stravedeva per i bambini)
Non posso confermare, ma da quel poco che ho letto cercando ulteriori dettagli il cane era del nonno, nel suo recinto (quindi probabilmente non ben inserito in famiglia) e stava mangiando, in questo caso i presupposti per almeno qualche morso sparso di avvertimento (che su una bambina di 3 anni e’ un massacro) era il minimo da aspettarsi. Ovvio che non confermo nulla, dei giornali e dei loro dettagli non mi fido più da tempo.
Domani scriverò un articolo su questa storia… purtroppo 🙁
Ho avuto anche io un’esperienza di questo genere, non con un cane di green hill, bensì con un bulldog inglese arrivato dal mercato dell’est, probabilmente allontanato troppo presto dalla mamma.
Io sono stata la settima persona che lo ha adottato, il cane era ingestibile (anche a causa di un’otite non curata), ed il bulldog, si sa, è tenerone pacioccoso…ma c’ha una sfilata di denti che……
Riassumendo, cane completamente asociale ed aggressivo nei confronti di altri cani, assolutamente diffidente nei confronti degli umani (e per forza!!!), in***zato nero perché malato, e di una malattia particolarmente fastidiosa.
I primi mesi di convivenza ha morso il mio compagno con il risultato che ha una mano paralizzata, a me, con una semplice testata, mi ha incrinato due/tre costole…dovevo tenerlo separato dalle mie boxerine perché le attaccava in continuazione.
Ora io ero perfettamente consapevole di che razza di onere mi ero caricata sulle spalle…quello che mi sta francamente sulle p**** sono stati i 6 adottanti precedenti a me:
1) cucciolo comprato in nero, ma fa figo perché di razza
2) abbandonato in canile
3) adottato e riadottato perché di razza (costosa)
4) nessuno degli adottanti lo ha mai fatto sterilizzare
5) nessuno degli adottanti lo ha mai fatto curare per l’otite
Io lo sono andato a prendere in un canile in provincia di Torino, lo tenevano in una gabbia per polli senza mai farlo uscire perché il cane era inferocito e tutti avevano paura, lo lavavano con la canna dell’acqua…
non si può trattare nessun essere vivente in questo modo. Oggi non c’è più, un infarto ce lo ha portato via, dopo solo due anni che lo avevamo con noi. Alla fine eravamo riusciti a stabilire un buon rapporto con lui, ma con gli altri cani non lo ha mai avuto, ne tantomeno con le altre persone.
Bisogna riflettere molto ma molto bene prima di prendere cani di un certo tipo, davvero ti possono rovinare la vita…ho voluto un bene da morire al mio cagnone pazzo e psicopatico…ma la fatica è stata immane…
però la gente … avendone uno … dovrebbe anche usare il cervello e nn solo gli istinti buonisti! Col senno del poi, son piene le fosse!
Anche io ho un beagle ex Green Hill e la prima cosa che mi è stata detta è stata proprio che erano cani particolari, che non venivano da un allevamento chic ma da una prigione fatta di dolore e paure. Robin è una meraviglia a quattro zampe, con tutte le caratteristiche del beagle (urla con altri cani ma solo se è al giunzaglio, naso incollato per terra in passeggiata, sordo se lo chiami) ma chi se ne frega???? La cosa più importante è averlo tirato fuori da quell’inferno, farlo stare al sicuro in casa con noi e la nostra golden che lo ha amato da subito. Lo abbiamo accettato tutti per come è e lui ci ricambia regalandoci tutti i giorni momenti di gioia infinita.
Proprio oggi sto riflettendo sulla possibilità o meno di recupero del mio cane, della cui vita passata so ben poco.
Stamattina ha aggredito mia zia, venuta apposta per conoscerlo. Ci siamo rimaste malissimo. Per fortuna lei se l’è cavata “solo” con una botta allo zigomo, ma non ho potuto fare a meno di pensare a cosa sarebbe successo se l’avesse presa nell’occhio o se fosse successo con qualcun altro.
In questo mese da noi non aveva mai manifestato un comportamento simile (al massimo è capitato che si girasse contro il guinzaglio o, in un paio di occasioni, contro la mano che gli toccava il fianco… ma un balzo dritto in faccia NO!). Ho chiamato l’educatrice che ci segue e ha attribuito il comportamento allo stress e al fatto che probabilmente riposa male (lui è ipervigile e ora è iniziata la caccia… un mix pericoloso) e per il momento mi ha consigliato di provare il collare DAP, di sospendere le nuove conoscenze e di portarlo a dormire in casa.
Io mi sento sempre più inadeguata: sembrava di aver fatto qualche passo avanti e ora questo…
Abbiamo sbagliato a prendere un cane difficile? Sì, ma chiedo le attenuanti generiche.
Ora che abbiamo la bicicletta dobbiamo pedalare. Ma vorremmo trovare qualcuno che ci indichi la strada da percorrere…
vale io nella mia ignoranza posso dirti che esistono addestratori, ripeto addestratori, anche di discipline sportive ultra bravi a trattare queste situazioni , leggere il cane, e cercare una strada corretta per uscirne.
sottolineo che non faccio riferimento ad alcun metodo coercitivo o cazzate simili.
parlo di addestratori seri ece ne sono.
credo che un semplice educatore non abbia proprio le mani in pasta per cani aggressivi.
inoltre a me procedere per tenta
tivi non piace in queste cose.
forza e coraggio.
Io al momento mi sono rivolta a questa educatrice perchè conosce il cane dal suo arrivo nel canile da cui l’ho preso, ma non nego che ora sono un po’ in apprensione per la “leggerezza” con cui mi sembra stia prendendo la cosa…
Se qualcuno mi sapesse indicare “uno bravo” nella mia zona (abito abbastanza vicino a dove a fatto l’ultimo seminario Valeria!) mi ci fionderei all’istante… anche io non amo andare per tentativi, ma davvero non saprei a chi rivolgermi!
…..tanta pazienza …..tanto amore e spirito di adattamento alle esigenze del cucciolo …..forse io sono stata fortunata …ma lo sguardo di love dopo 1 anno dall ‘uscita di Green Hill non ha bisogno di parole ….
A me è successo pure di peggio… non riconoscendo l’uomo come capobranco mi sono ritrovata un cucciolo e poi un cane adulto che ci mordeva a tutto spiano oltre che distruggerci la casa… per un pò ho avuto persino “paura dei cani” in genere, dopo più di una bellissima esperienza con i cani che giudico migliori delle persone. Soprattutto di quelle persone che accalappiano cuccioli di strada per “commerciarli” (non ti chiedono soldi ma contributi per la loro attività con i cuccioli abbandonati) e mettere nei guai le persone come me che preferiscono prendersi il cucciolo al canile o in rifugio per amore!
I beagle hanno una natura socievole e gioiosa, sono certa che i margini di miglioramento ci sono, forza e coraggio non demordere! Ne ho una vivacissima (ma socializzata) . Se posso darti un piccolo contributo da profana (non ne ho letto nel post) lunghe passeggiate in montagna o sulla neve senza guinzaglio e ricerche olfattive. La mia esprime la sua natura più vera e profonda in queste attività con tanti benefici sul carattere. Buona fortuna.
Anch’io ho un cane adottato , un Setter preso al canile comprensoriale della mia zona . Volevo quella razza , e sono stati mooolto contenti di darmelo , perche mi hanno spiegato ” i cani da caccia non li vuole nessuno ” . Quando lo ho visto al canile in mezzo ad altri cani , ho capito che era il più spaventato , forse il piu prevaricato da tutti gli altri , era l’unico che stava lontano , per meta dentro la cuccia e per meta fuori . Ho impiegato cinque minuti a decidere , volevo quello e quello ho avuto . E vero , sono animali strani , hanno comportamenti che in un umano definiremmo nevrotici , pero il mio sta cambiando , e come se stesse ritrovando serenità , non mi crea grandi problemi , ed io faccio di tutto per migliorarli la vita . E un cane da caccia , e abbiamo la fortuna di vivere in montagna , quindi dopo averlo dotato di un collare arancione fosforescente ed averlo assicurato , lo lascio vagare quanto vuole in giro per boschi e praterie . Mi pare felice , ed io con lui .
Mi si è accesa una lampadina leggendo l’articolo perchè una mia vicina di casa possiede un beagle Green Hill: quando me l’ha accennato non ricordavo la vicenda ma ora ho fatto il collegamento mentale.
La incontriamo in passeggiata ed è tranquillissima e cordiale con il mio cane, forse ho notato una certa vacuità nello sguardo ma nulla più..
Io sarei anche a favore del rispondere “hai voluto la bicicletta”. Per esperienza, la maggior parte di quelli che prendono cani difficili lo fanno per poter dire di aver “salvato una vita” e passare per brave persone. Non hai tempo né competenze per gestire il problema? Ti prendevi un cucciolo normale in un buon allevamento.
Perdonami ma non sono d‘accordo, a volte succede di ritrovarsi con un cane difficile senza volerlo, a me è successo. Ho adottato la mia cagnolina quando aveva solo 4 mesi da un’associazione. Io e mio marito cercavamo semplicemente un cane per compagnia e quindi ci siamo detti perché non un meticcio, ci interessava solo che fosse di taglia medio-piccola ed invece ci siamo ritrovati con una dinosaura di 28 kg e 62 cm al garrese, nonostante lo avessimo comunicato alla volontaria che ci ha seguito, ma soprattutto ci siamo ritrovati con una cucciola terrorizzata da tutto e tutti, mai aggressiva per fortuna però di difficile gestione per dei neofiti. All’epoca dell’adozione non siamo stati avvisati del carattere della cucciola né della futura taglia grande, ci avevano solo detto che dimostrava di essere un po’ timida….in realtà era assolutamente terrorizzata! L’abbiamo poi portata da un esperto che ci ha aiutati a capire come gestirla durante i suoi attacchi di panico ma ci ha subito detto che non sarebbe mai stata un cane normale. Infatti oggi ha quasi 8 anni ed ha ancora paura di chi non conosce e dei luoghi nuovi, ha imparato a fidarsi delle persone che vede regolarmente ma comunque è impossibile fare una passeggiata con lei se non nei pressi di casa nostra. Fortunatamente abbiamo uno spazio esterno che le permette di correre e fare i bisogni, ormai ci siamo rassegnati a tenercela così com’è, le vogliamo un mondo di bene , compreso nostro figlio di 2 anni che la adora, però la vita è dura con un cane così. Abbiamo rinunciato alle vacanze, al massimo andiamo a trovare i miei che vivono a 500km di distanza perché a casa loro lei è tranquilla, ma mi chiedo se sia una vita degna per lei e per noi…..Tra l’altro ho scoperto la sua vera storia dopo vari anni, cioè lei è nata in un branco di randagi, farse lo erano da generazioni, ed infatti con i suoi simili non ha problemi, ma so che i cani adulti di quel branco erano inavvicinabili perché spaventati dall’essere umano, perciò ci siamo presi una specie di lupo senza saperlo, e ce lo siamo tenuti nonostante tutto!
Non posso che concordare, danno sui nervi quelle osservazioni del tipo “i cani non si pagano, si adottano nei canili bla bla bla…” ma vi rendete conto di quello che dite? Un buon allevatore mi da la garanzia che il cane è BEN SOCIALIZZATO e cresciuto in un ambiente armonioso col la madre e i suoi fratellini, i suoi genitori sono stati selezionati per aspetto, carattere e buona salute. Un cane del canile, o questi cuccioli di beagle usciti dai laboratori, portano con se traumi e problemi comportamentali, certo puoi avere fortuna e trovarti quello che non ha subito conseguenze, ma chi ti da la garanzia? Chi ha tempo per conoscere a fondo un cane prima di adottarlo? Io non abito vicino a un canile e dopo una brutta esperienza (vivendo in campagna non volevo un cane che rincorresse la selvaggina e che sopportasse i bambini, loro dopo avermi assicurato al 100% che non fosse così mi sono ritrovata invece esattamente un cane che non volevo!!!) mi sono detta mai più! O qualcuno mi da una certa garanzia e soprattutto non mi racconta balle sul passato e i problemi del cane che vorrei adottare o non mi prendo più queste grosse responsabilità, perché non sono né addestratrice ne comportamentalista ne veterinaria e soprattutto non ho più tutto il tempo e la pazienza per affrontare certe difficoltà come quelle che comporta un cane veramente problematico. E non basta mica l’ammoooore…
Poverini…..non posso leggere queste cose senza provare un tuffo al cuore
Ho un beagle e per certi versi assomiglia al cane dell’ articolo, anche il mio abbaia appena vede un altro cane a distanza (anche altri beagle lo fanno…..bisognerebbe sapere per cosa sono stati creati i beagle prima di prendersene uno), anche il mio è testardo e se vuole fare una cosa non la fa punto e basta, pure lui non ama tanto trovarsi in mezzo a cani che non conosce pur vivendo senza problemi all’ interno del suo branco di cani……ma quando vuole si scatena e corre come un pazzo (sono beagle….). Una cosa però avrebbero dovuto sapere quelli che hanno dato in adozione i beagle di Green Hill e quelli che li hanno adottati…..(probabilmente neppure il titolare di Green Hill se lo sarebbe immaginato): sono sempre cani come tutti, ma non sono i beagle che si trovano da un allevatore, in una muta per la caccia al cinghiale (alla lepre o alla volpe), in un’ esposizione oppure in una cucciolata di un privato. Sono prima di tutto cani (beagle) da LABORATORIO e per questo sono stati purtroppo selezionati come avviene per i topi, i ratti, i conigli ed i furetti…non sono uguali ai loro corrispettivi “domestici” (quelli che siamo abituati ad avere nelle nostre case), bensì sono dei brevetti. Alcune linee (spero, per la tranquillità degli adottanti che queste non siano tra quelle della Green Hill) sono state create per contrarre il diabete per poter sperimentare farmaci contro il diabete, altri per contrarre il cancro per poter testare farmaci chemioterapici, altri per la tendenza all’ obesità ecc ecc….Tutte però sono accomunate per la loro relativa indolenza agli stimoli esterni, per essere tranquilli, per essere in poche parole, idonei ad una vita in gabbia dando meno problemi possibili ai gestori del laboratorio…..sono stati in un certo senso snaturati generazione dopo generazioni (selezionati anche in consanguineità) della loro vera identità. E’ per questo che presentano difficoltà a riadattarsi alla nostra vita quotidiana (anche se sono stati presi a 4 mesi)…..poi viene l’ imprinting, ma prima di tutto bisogna fare i conti con quello che sono realmente…..è normale che non siano predisposti (geneticamente parlando) per una vita “libera”.
Io però non capisco: che cosa fa di strano questo cane? Non vuole uscire, non sopporta altri suoi simili e umani al di fuori della sua famiglia. E allora, qual è ilproblema? Lo si tiene per lo più in casa, dove evidentemente si sente protetto, e stop. L’altro cane lo si porta fuori, in area cani, zona giochi e chi più ne ha più ne metta. Io ho due cani, a volte (anche se per motivi molto diversi) devo fare così. Certo, bisogna “sbattersi” di più (anche perchè, se si vive in appartamento come chi ha scritto, l’altro va comunque portato fuori per i suoi bisogni), ma almeno siamo tutti sereni. E per inciso, il mio secondo cane, èpreso in canile e con un trascorso tragico, tuttora non sopporta cani estranei (quelli di casa si), e non mi sono mai sognata di portarlo in aree cani o similari. Davvero non capisco questo signore.
In parte sono d’accordo con il tuo commento. Nel senso che capisco la frustrazione del proprietario… però in effetti sto beagle di Green Hill, da quanto si legge, non è che faccia cose turche… cioè la mia boxer spesso si comporta in modo simile, ed è un cane “di buona famiglia”, nel senso che viene da un allevamento molto noto sulla cui professionalità metterei personalmente la mano sul fuoco, quindi senza problemi di imprinting e impregnazione. Poi magari (anzi, sicuramente) di errori ne avrò fatti io… ma mai mi sono sognato di darla via per questo. Per dire, al parchetto si va insieme alla “gang” (un gruppo di altri boxer) perché altrimenti si fa una fatica bestiale. Per strada cerco sempre di evitare “incroci pericolosi” cambiando marciapiede. Non dico se piove, ma solo se c’è il marciapiede umido non c’è verso di fare più di 10 metri per cacca-pipì. Altre volte non c’ha proprio voglia di camminare e me lo fa capire molto chiaramente. Molti di questi atteggiamenti sono certo siano responsabilità mia, di come l’ho cresciuta nei primi mesi. E all’inizio me ne facevo un cruccio. Però, ripeto, mai mi sono sognato di darla via. Perché tutto sommato sono convinto di farle fare una vita soddisfacente, ben inserita in un gruppo, con i suoi “amici” e la sua routine. anche se non sarà la vita canina perfetta…
Il signore ha la fortuna di avere un cane “normale”, che in casa è una risorsa, fonte di gia e gioia e piaceri condivisi. Ovvio che si rende conto che l altro ha problemi e vorrebbe riuscire a fare le stesse cose con i beagle.
Ho raccattato il mio cane dalla strada, aveva circa 10mesi, se l era cavata da sola per almeno 6 mesi . Ho fatto di tutto per riportarla alla normalità.
Per chi la osserva ora non sembra un cane particolarmente problematico, ha le sue paturnie ma riesco a gestirle.
Ho avuto altri cani non problematici, ho sempre visto la differenza tra loro e l ultima e, per fortuna del cane non ho mai accettato tale differenza.
Accettare passivamente che il cane resti in casa sarebbe come accettare che un ragazzino autistico non esca mai di casa perchè si sente a suo agio solo in casa.
Chi considera normale lascire un cane problematico in casa ha un concetto di amore per i cani diverso dal mio, o, forse non ha avuto la fortuna di condividere la vita con un cane speciale
“Accettare passivamente che il cane resti in casa sarebbe come accettare che un ragazzino autistico non esca mai di casa perchè si sente a suo agio solo in casa. Chi considera normale lascire un cane problematico in casa ha un concetto di amore per i cani diverso dal mio, o, forse non ha avuto la fortuna di condividere la vita con un cane speciale”
Ti quoto in pieno!
Questo articolo mi ha fatto ricordare il mio cagnone adottato. Agli inizi era timoroso, aveva paura se prendevo in mano una scopa per pulire e scappava….mi ha fatto riflettere soprattutto un concetto espresso qui, che mi ha fatto venire un dubbio: Si fidava di noi, oppure l’avevamo semplicemente addomesticato? Si LAsciava fasciare le ferite perchè si fidava di me o solo perchè così vedeva che non sanguinavano più? Che brutto tarlo….
PEr quanto riguarda il signore, speravo che per i più piccoli, questi problemi non si verificassero e sinceramente concordo che non gli si possa rispondere con “hai voluto la bicicletta”. Spero proprio che che questa condizione si possa risolvere
Mi chiedo speso vedendo queste cose tremende,siamo proprio in 2014???
Gli umani devono capire che anche loro hanno delle storie passate, e giustamente avranno i loro motivi per essere così.. Voglio vedere voi al suo posto?! Si siete egoisti!!! Io lascerei vivere questo cucciolo come vuole e piace a lui.. Purtroppo la vita e una sola.. Voi la vivete come volete, e nessuno vi dice cosa dovete o non dovete fare!!!! Vivo e lascia vivere!!!
ma cosa scrivi?!!!
hai capito cosa hai letto o hai solo fretta di sparare a vista ???
il99%dei ca i farebbe volentieri una altra vita se potesse………..tuttavia il dover ,e voler, convivere comporta adattamenti sia da parte dei cani che dei padroni.
a me il signore sembra una persona in cerca di aiuto per ottenere una vita “sociale ” e di famiglia migliore per tutti.
se avesse voluto sbarazzarsene non avrebbe perso tempo a scrivere qui.
non ho suggerimenti purtroppo.
fosse mio proverei sino all’ultimo giorno della sua vita.
Ho un caso recente di una cucciola entrata in canile con sorella e due fratelli, tutti un po timidi. La sorella, che sembrava la piu’ timida, e’ adesso un cane di famiglia normalissimo, invece l’altra si e’ rivelata fobica in passeggiata, non vuole camminare, abbaia agli altri cani e si rifiuta di fare i bisogni fuori e continua a farli in casa. L’adottante ha provato con educatore ma dice che non ci sono stati miglioramenti, sembra quasi avere una doppia personalita’. Allora mi chiedo, come mai se i cuccioli hanno avuto la stessa identica prima infanzia, lei e’ cosi’ diversa? Nessuno dei cuccioli e nemmeno adulti che ho fatto adottare negli anni da questo canile ha mai dimostrato questi problemi. Adesso l’adottante vuole dare via la cucciola perche’ non ha abbastanza tempo da dedicare a un problema cosi’ complicato. Ci ha provato (dice) e non sa piu’ che fare. Meglio a questo punto una famiglia piu’ consapevole (e con un giardino, in modo da non forzarla ad uscire) o insistere con loro magari attraverso terapie? Non so quale sia la scelta meno traumatica per il cane e non vorrei farla continuare a crescere male…
Grazie, Grazie per l’attenzione, le parole, la professionalità, i suggerimenti …