lunedì 17 Marzo 2025

La punizione negativa… è una punizione!

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Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – Ne avevamo già parlato in passato, per esempio in questo articolo: ma torno sull’argomento perché credo che sia davvero importante tenere ben presente che la “punizione” (ovvero, tutto ciò che si fa per evitare che il cane ripeta il comportamento X) è sempre spiacevole per il cane. E lo è anche quando è negativa, ovvero quando consiste semplicemente nel togliergli qualcosa che lui vorrebbe.
Non solo: una punizione negativa può essere addirittura più spiacevole di una positiva (come il classico “sberlone”), e questo è importante saperlo perché tutto il comparto gentilista (compresi i vari derivati, compresi gli eccessi ultrabuonisti eccetera) si è sempre dato e si dà talmente da fare per rimarcare la differenza tra punizione positiva “violenta” e punizione negativa, appunto, “gentile”… che il neofita spesso tende a pensare che quest’ultima si possa usare con la massima nonchalance, perché intanto non si fa alcun male al cane.
E’ vero, non gli si fa del male fisico: ma provate a pensare voi stessi a quante volte vi siete sentiti feriti per qualcosa che fisico assolutamente non era.
L’amico che ha tradito la vostra fiducia, il collega che ha sparlato di voi alle vostre spalle, l’amico o lo sconosciuto che vi ha rubato la fidanzata… vi hanno fatto, o no, molto più male di una sberla?
Il dolore di una punizione fisica passa in fretta: la delusione del vedersi sottrarre qualcosa a cui tenevamo (amicizia, amore, fiducia…) può durare una vita.
Certo, certo, non dobbiamo antropomorfizzare: ma a volte una piccola riflessione di stampo “umano” può servire a chiarire meglio un concetto applicabile alla cinofilia.
E stavolta il concetto è: la punizione negativa, se esagerata, se utilizzata con eccessiva frequenza, se presa troppo alla leggera… può anche rovinare il rapporto con il vostro cane.
Questa riflessione nasce da un episodio accaduto proprio ieri: una mia cliente viene al campo con una coppia di setter inglesi, madre e figlio, simpaticissimi e dolcissimi come tutti i setter ma un filino refrattari al richiamo… come tutti i setter (e i cani da caccia in generale), specie quando trovano un motivo di interesse particolarmente legato alla loro natura e ai loro istinti.
In altre parole: sono bravissimi in assenza di stimoli, ma diventano testardissimi se hanno percepito tracce di selvatici.

setter_corsa
Per questa ragione stiamo lavorando soprattutto sull’ingaggio (e sul richiamo tecnico), con risultati che al campo solitamente sono ottimi, anche perché non è che un campo cinofilo pulluli di fagiani o caprioli.
Ieri, però, è successo che i due malandrini, dopo essersi fatti le loro belle scorribande sul campo centrale (quello più grande) prima di iniziare il lavoro, si siano bloccati vicino al punto acqua, interessatissimi a qualcosa che a noi umane sfuggiva.
Siamo andate a vedere, ma apparentemente non c’era nulla di nulla.
Abbiamo quindi richiamato i cani e loro sono tornati… ma subito dopo sono ripartiti verso lo stesso punto: e mentre Bordeaux (il figlio, che è ancora un cucciolone) dopo un po’ perdeva interesse, Lilla (la mamma) si metteva ad abbaiare con insistenza verso il terreno alla base del punto acqua.
Nuova ispezione delle umane… e nascosta dalla vegetazione, ecco quella che sembrava proprio una tana: un buco nel terreno che proseguiva in un cunicolo impossibile da esplorare sia per noi che per i cani, perché piccolissimo e strettissimo.

tana-arvicolaNon abbiamo proprio idea di chi possa abitare lì dentro: topo, talpa, coniglio?
Di chiunque si tratti, forse non è stato particolarmente furbo a scavarsi la tana in un campo cinofilo… ma di sicuro è stato abbastanza bravo da renderla difficile da raggiungere, almeno per un cane grande (vedremo cosa succederà quando in quel campo arriverà un terrier!).
Sta di fatto che Lilla ha continuato ad intestarsi su quella tana, completamente sorda ad ogni tentativo di richiamarla e indifferente a qualsiasi alternativa (bocconcini, giochini, interazione con la proprietaria): niente al mondo era più interessante della tana e dei suoi sconosciuti occupanti (sconosciuti per noi: probabilmente lei sapeva benissimo di chi/cosa si trattasse) e continuava a saltarci sopra abbaiando sempre più freneticamente e tentando anche di scavare con le zampe.
E che vuoi fare, quando un cane da caccia “fa” il cane da caccia?
Non puoi mica punirlo: sta facendo il lavoro per cui è stato selezionato, sta facendo ciò che gli dice il suo DNA. Anche se di fatto ti sta disobbedendo (più o meno: perchè al richiamo tornava… per un attimo. Dopodiché ripartiva a trecento all’ora e si andava a riposizionare sulla tana abbaiando a tutto volume), dargli una sberla – o qualsiasi altra punizione positiva – sarebbe un vero oltraggio alla sua natura.
Alla fine, quindi, abbiamo deciso di mettere i cani al guinzaglio e di cambiare semplicemente campo, trasferendoci in quello da agility: a questo punto tra Lilla e la tana c’era la rete e lei non poteva più raggiungerla.
Una volta ri-liberata, ovviamente, ci ha provato: ma resasi conto che non c’era più modo di arrivarci, si è rassegnata e ha cominciato a dar retta alla proprietaria… ma con una tale faccia schifata da spingermi proprio a scrivere, stamattina, queste righe.
Sulla testa di Lilla non c’era solo un fumetto: c’era un intero manifesto che esprimeva la sua profonda convinzione di avere a che fare con due emerite imbecilli (la proprietaria e la sottoscritta).
“Ma come? – dicevano il suo sguardo e tutta la sua mimica corporea – Vi ho detto e ripetuto in tutte le possibile salse che là sotto c’era qualcosa che andava assolutamente stanato e catturato… e voi mi portate via per farmi fare degli stupidissimi esercizi di obbedienza? Ma vi siete fumate il cervello?”.

setter-sguardo
Insomma, la punizione negativa (sottrarle la possibilità di accedere alla tana) non soltanto è stata assai sgradita alla cagna, ma ci ha anche fatto “perdere punti” come leader.
Per questo è importante tener presente che non  soltanto non ci sono punizioni “buone” e punizioni “cattive” (le punizioni… sono tutte punizioni!), ma che quelle apparentemente “gentili” – solo perchè non procurano dolore fisico – sono particolarmente insidiose. Infatti, a meno che non siamo degli insensibili macellai, una  punizione fisica ci rendiamo conto benissimo di doverla “dosare”… mentre di quelle  “psicologiche”, se vogliamo chiamarle così, si tende facilmente ad abusare.
Sia chiaro, anzi chiarissimo: NON sto dicendo che menare allegramente il cane sia preferibile alla punizione negativa!
Sui cani non si dovrebbe praticamente mai  agire fisicamente, con rarissime eccezioni  (se un cane mi ringhia o cerca di mordermi, che si prenda uno sberlone è matematico… sempre che non avesse ragione lui!). Sto dicendo, invece, che bisogna essere altrettanto oculati nell’uso della punizione negativa, perché anch’essa “fa male”, anche se in modo diverso: e può creare nel cane convinzioni perfino più dannose, per il nostro rapporto, di una pacca sul sedere.
In altre parole: se la pacca sul sedere può fargli pensare “ma guarda papà quanto diventa stronzo, se non obbedisco!”, la punizione negativa (almeno in certi casi) può fargli pensare “ma papà è proprio idiota!”. E non so cosa sia peggio.
Conclusione? Cerchiamo di prevenire il più possibile, perché “curare” attraverso la punizione (di qualsiasi tipo essa sia) è davvero… negativa, stavolta in senso “morale” e non matematico.
Lo è per il cane e lo è per il nostro rapporto con lui: quindi va sempre e comunque dosata con la massima sensibilità possibile.

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  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

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11 Commenti

  1. Dopo aver letto questo articolo mi sento meno crudele…..io ho una cucciolona da ferma e ci sono dei cespugli in cortile sotto i quali delle lucertole hanno avuto la bella idea di farsi la tana….è da diversi mesi ormai che le rincorre senza averne mai presa una e non si stufa nemmeno dopo un pomeriggio intero…anche io ho fatto come descritto nell’articolo, sei costretta se vuoi un briciolo di considerazione dal tuo cane -.-“

  2. Leggo sempre con passione “Ti presento il cane” e in questi mesi mi ha aiutato tantissimo! Trovo Valeria fantastica e vorrei esprimere immensa gratitudine a tutti coloro che lavorano a questo sito bellissimo e utile. Sono una neofita, 6 mesi fa la mia prima cagnolina e una miriade di libri e siti da leggere 🙂 che non solo mi hanno aperto un mondo nuovo, ma si sono rivelati più utili e istruttivi di quello che pensavo! Il mio unico rammarico è stato il primo mese vissuto con Zoe (parlando di punizioni) a base di continui richiami mentre eravamo in giro per parchi per addestrarla a tornare e poterla così lasciare libera: un giorno ho commesso il MADORNALE ERRORE di sgridarla duramente perché era arrivata in ritardo 🙁 avevo proprio perso la pazienza dopo 40 min passata a chiamarla gioiosamente, bocconcini, biscottini, centripetazione, mi sono allontanata da lei per metri ma niente da fare! Ancora oggi a distanza di mesi ne raccolgo i frutti perché a volte quando la chiamo e non ho magari la voce sempre gioiosa si avvicina con timore se ci mette un pó di più a tornare…spero sia una cosa che col tempo possa passare se mi ci metto con impegno. Comunque ormai sono appassionata e fan
    sfegatata di ti presento il cane! Una bacione a tutti! Francesca

    • Ho fatto anche io lo stesso errore quando invece che tornare subito è andata a fare le feste a degli operai che giustamente non la volevano tra i piedi. L’ho sgridata e l’ho pagata cara per settimane. Si fermava a pochi metri da me e se facevo un passo avanti lei ne faceva uno indietro. Ho dovuto ricominciare tutto da capo. Se hai un cane molto sensibile non è facile, il mio precedente cane se ne fregava delle sgridate, ma con un po di pazienza ce la fai di sicuro

  3. Impedire al cane di andare dove vuole (che è un po’ il caso descritto di Lilla) è ai suoi occhi sempre una punizione o lo può interpretare anche in un altro modo? Tipo è in cucina e vuole andare sul balcone, vede passare un trattore allora deve correre in cortile ad abbaiare, poi vuole tornare in cucina … in loop infinito o fino a quando non cala il buio e allora si quieta (in estate con le porte aperte) o si becca un urlaccio (in questo periodo che le porte stanno bene chiuse…) A giudicare dal suo sguardo è punizione negativissima, ma io preferisco essere una pessima leader che un’ottima portinaia…

  4. Ecco, appunto… quando le nostre sacrosante necessità umane entrano in rotta di collisione con le sacrosante necessità canine, sorgono un bel po’ di problemi.
    Il cane da guardia che abbia spesso e rompe le pelotas al vicinato, il cane da difesa che morde, il cane da pastore che corre appresso ai bambini al parco e li morde sul sedere per radunarli, il cane da compagnia che va in sclero se lo lasci solo, il cane da caccia che se trova un buco nel terreno o una traccia non lo schiodi da lì, il border collie che ti tartassa finchè gli ordini di fare una qualunque cosa (eccetto lasciarti un attimo in pace), il pitbull inkazzosissimo con tutti i cani del parchetto ecc ecc ecc…
    Non è giusto nè devastare la vita propria ed altrui per un cane, nè devastare la vita del cane rompendogli le scatole di continuo per farlo essere meno cane.
    Pensarci bene prima di prendere un cane qualsiasi e benissimo prima di prendere un cane inadatto al proprio stile di vita.
    E’ vero che all’inizio tutti pensano di “sacrifciarsi volentieri”, ma quasi sempre alla fine si sacrifica il cane e non tutti i cani “si sacrificano” volentieri.

  5. complimenti per la solita chiarezza d’espressione (che in cinofilia non è cosa da poco stando a quanto si legge in giro) 😀 vorrei fare però un paio di domande banali:
    – con il senno di poi che cosa pensi avreste dovuto fare per distogliere la setter dalla tana? oppure perdere qualche punto come leader era inevitabile?
    – io non sono assolutamente eticamente contrario allo sberlone (pacca) nei casi da te descritti, ma in quei casi (cane che ti ringhia o cerca di morderti) non rischi di fargli capire che la vuoi buttare sullo scontro fisico? Quindi magari di beccarti il secondo morso su una mano quando magari il primo era solo di avvertimento all’aria, o comunque di peggiorare in modo pericoloso la situazione?

    • I comportamenti non graditi dovrebbero essere sempre chiusi con coerenza, costanza e, molto importante, una corretta intensita`, vale a dire tenendo a mente le doti caratteriali del soggetto in questione, in particolate tempra e docilita`.

      • Marco, in questi casi non c’è un “senno di poi”: cioè, in alcuni casi non ci sono alternative, sei costretto a deludere il cane. Quello che si dovrebbe sempre fare è lavorare “a monte” (e cioè sul cucciolo) insistendo su ingaggio e motivazione fino ad arrivare al punto in cui, per il cane, venire da te e fare qualcosa con te sia più importante che cacciare. Ma non è facile neppure se cominci col cucciolo… e se questo lavoro non è stato fatto sul cucciolo, non hai più molte speranze di portarlo a termine. Quindi ti arrangi con i “mali minori”, come abbiamo dovuto fare in questo caso.
        Quanto allo scontro fisico, partiamo dal presupposto che io l’eventuale pacca sul culo la dò soltanto ai cuccioli (che la vivono come una tragedia greca… e va bene così!): con i cani adulti, specie se non sono cani miei (e i cani miei spero proprio che non vogliano mangiarmi la faccia!), utilizzo metodi diversi anche per correggerli. Sì, certo che se alzassi le mani su un cane adulto e che non mi conosce potrei scatenare un “combattimento cane-umano”: ma bisogna capire quando a certi estremi si può arrivare e quando… proprio no. Di sicuro, se penso di doverci arrivare (ma non capita praticamente mai, per fortuna) non mi presento senza adeguate protezioni.

        • Ciao Valeria, mi aggancio al tuo stimolo di lavorare a monte sul cucciolo cercando di rendere il richiamo più interessante della caccia.

          La mia cockerina ha quasi quattro mesi quindi vorrei cercare di valutare se questo genere di lavoro abbia senso oppure no (mi pare di capire di sì), ma soprattutto ti chiedo se hai qualche articolo tuo o risorsa da consigliarmi per questo genere di insegnamento.

          Lei è già brava col richiamo (almeno, tutti gli amici col cane restano piuttosto stupiti), ma io sono instancabile e vorrei poter sempre migliorare. Vista poi l’indole “naso sempre a terra” del cocker potrebbe essere particolarmente utile. Soprattutto quando ci perdiamo magari un po’ di vista e lei chissà dov’è col naso: in quei casi il richiamo efficace ti può risparmiare tante fatiche e preoccupazioni/infarti in caso di pericoli!

          Grazie sempre 🙂

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