lunedì 2 Dicembre 2024

Quando muore un cane sportivo…

Dello stesso autore...

Valeria Rossi
Valeria Rossi
Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

di VALERIA ROSSI – Sembrerà strano a chi non ha mai vissuto questa esperienza, ma… la morte di un cane compagno di sport, oltre che di vita, è qualcosa di diverso.
Non dico che sia “peggiore”: non si può fare la scaletta, la graduatoria del dolore che ti attanaglia quando viene a mancare un amico. Però è diverso.
Ho pensato di scrivere queste righe dopo aver letto un commento su FB, in calce all’articolo che parlava della scomparsa di Batistuta, la labrador di Claudio Cazzaniga.
Il commento diceva così: “Bah…. forse piu che amare il cane il tizio amava ciò che gli ha permesso di raggiungere, io non mi sarei mai soffermato sull’aspetto sportivo“.
Ecco… preciso subito che io non sono Voltaire.
O meglio: sono d’accordo sul concetto di  “non essere d’accordo con un’idea, ma di esser disposti a morire purché l’altro sia libero di esprimerla”, solo perché questa è la base della democrazia. Però certe idee sono proprio idee del cavolo, e a volte se uno se le tenesse per sé farebbe miglior figura.

sportivo1Detto questo, mi piacerebbe provare a spiegare a colui che invece l’ha resa pubblica, questa idea (e a tutti coloro che potessero pensarla nello stesso modo), il motivo per cui Claudio si è “soffermato sull’aspetto sportivo”, citando tutte le vittorie della Bati: è stato un gesto di rispetto, un modo per rendere onore a questa grandissima cagnolina, che è stata un punto di riferimento importante per la cinofilia italiana proprio grazie alle sue vittorie.
Vittorie che, però, non significano “coppette vinte dal suo conduttore”: significano cuore, coraggio, impegno, dedizione, rapporto, amore.
Significano tutti i termini che normalmente associamo alla parola “cane”, spesso senza sapere cosa significhino davvero: e cioè limitandoci alla retorica astratta, ma senza averli vissuti nella vita di tutti i giorni.
Solo quando fai sport con un cane smetti di essere un “padrone” e diventi veramente un “partner”: che è più di “amico” ed è anche più di “membro della famiglia”.
I membri della famiglia, a volte, li sopportiamo a malapena. Gli amici, si sa, vanno e vengono.
Ma quando fai attività con un cane – si tratti di sport o di lavori di utilità sociale – crei un rapporto immensamente più stretto: diventi davvero un binomio inteso come unità indissolubile, come Yin e Yang, come le proverbiali due metà della mela.
Di solito non è così automatico farle coincidere: a volte costa sudore e fatica, lacrime e sangue. Ma quando ci sei riuscito, quando la mela si compone nella sua interezza, allora diventi molto, ma molto più di “uno che ha un cane”.
Sei qualcuno che vive un legame perfetto, un’intesa totale fatta di sguardi, di sfumature, di segnali comprensibili soltanto a voi due, che il resto del mondo può solo osservare dall’esterno ma non potrà mai capire appieno.

sportivo4So benissimo che molte persone si illudono di avere lo stesso rapporto con un cane semplicemente “di famiglia”: e non spero di riuscire a far capire loro, soltanto a parole, quanto grande sia la differenza. Perché bisogna provare.
Bisogna viverle, certe cose.
Bisogna vivere certi momenti per arrivare a capire che quando sali su un podio con il tuo partner non sei “uno che ha sfruttato il cane per vincere”: sei la metà di una macchina perfetta che però, senza l’altra metà, non sarebbe mai andata da nessuna parte. E il bello è che lo sai, e sapendolo provi una gratitudine infinita verso quell’altra metà.
Il tuo cuore vola verso di lei.
Personalmente ho provato una sensazione simile quando ho vinto – secoli or sono – il campionato italiano di pattinaggio a coppie: di sicuro il mio partner non era soltanto “quello che serviva a sollevarmi e farmi roteare per aria”. Era la metà della mia mela sportiva, era mio fratello, anzi, di più: il mio gemello. A noi non è capitato di innamorarci, come avviene a molte altre coppie sportive: però quella che sentivamo l’uno per l’altra era comunque una forma di amore.
Le stesse identiche sensazioni le ho provate quando sono salita su un podio con i miei cani… ma non succede solo sul podio: le provo anche quando lavoriamo insieme, quando proviamo un esercizio che per un po’ non viene bene e poi sì, quando mi accorgo che il cane era interessatissimo a qualcos’altro e poi, di colpo, vedendo che prendo il guinzaglio, molla tutto e arriva scodinzolando a mille, con gli occhi che si illuminano e il fumetto sulla testa che dice: “Lavoriamo? Che bello!”

sportivo3Avete presente quella vignetta del cane che dice: “Giocare? La mia cosa preferita! Mangiare? La mia cosa preferita! Passeggiare? La mia cosa preferita!” eccetera eccetera?
Ecco… è vero che i cani sono un po’ così: sono dei concentrati di gioia di vivere, ed è per questo che li amiamo tanto (e a volte li invidiamo tanto). Ma il cane da lavoro, quello con cui hai costruito passo passo la famosa mela di cui sopra, direbbe: “Lavorare? La cosa che preferisco più di tutte le altre mie cose preferite!”
E dopo un po’ succede anche a te.
Ti succede che di goderti il tuo cane in ogni momento, come è giusto e normale che sia, ma di avere sempre più voglia di andare al campo. O al lago, se fai lavoro in acqua. O in montagna, se fai soccorso alpino. O ad affrontare un po’ di ostacoli, se fai agility.
Non conta quello che fai, conta come lo fai: e se facendolo hai creato una mela perfetta, allora ne vai orgoglioso e ti piace parlarne, ti piace ricordare tutti i momenti che hai passato con il tuo cane.
Anche le sconfitte, certo: ma di più le vittorie… non perché hai portato a casa la coppetta o il salame, ma perché sai che avete dato il massimo insieme, tu e lui. Che avete espresso il meglio di un binomio, non del cane o dell’uomo. Che avete trovato quell’armonia ineffabile ed astratta che di colpo di concretizza in un risultato.
Robotizzare il cane?
Considerare il cane come uno strumento?
Che follia.
Il cane da lavoro si ama come si amano le proprie braccia o le proprie gambe, il proprio cervello, tutto ciò che ti consente di sentirti grande quando sei arrivato al massimo… e a volte anche quando dal massimo sei ancora ben lontano.
E’ una sensazione così forte, così intensa, così totale che a volte si porta dietro effetti collaterali non altrettanto puri, come l’agonismo spinto agli estremi limiti: a volte non è facile restare umili, a volte non è facile neppure restare amici degli altri concorrenti.
Claudio e la Bati ci sono sempre riusciti, e solo per questo meriterebbero maggior rispetto: ma so bene che è difficile capirlo per chi non ha mai vissuto lo sport, l’attività cinofila.
Per chi pensa che il cane felice sia il cane da divano, quello “trattato come un figlio” intendendo con questo il corcarlo di coccole e bocconcini… e niente più.
Io, quando penso al “trattare i miei cani come figli”, penso a quando, col figlio, ci gioco a tennis in doppio. Allora sì, c’è qualche similitudine (solo qualcuna, perché il figlio mi strapazza platealmente quando sbaglio e i cani no).
Ma è inutile che continui a scrivere, è inutile che continui a cercare di spiegare: tanto chi fa sport con il cane non avrebbe avuto alcun bisogno di questo articolo… e gli altri non lo capiranno, non ci crederanno, non sapranno.
Almeno finché non proveranno.
sportivo_claPurtroppo io non credo a ponti dell’Arcobaleno ed altre dolcissime illusioni di ricongiungimento: credo che quando una vita finisce… sia finita, punto e basta. Proprio per questo, forse, sento come uno strappo fortissimo la morte di ogni mio cane: e quando si tratta di cani con cui ho lottato, faticato, costruito qualcosa, lo strappo è più intenso. Rimani come una mela a cui è stata tagliata via l’altra metà: ti sembra di non significare più niente… almeno finché non raccogli un altro piccolo seme e non ricominci a farlo crescere, e a crescere con lui. Dopodiché diventa sempre più difficile (perché fai i paragoni, perché ti sembra di essere arrivato in cima a una scala faticosissima e di ritrovarti di colpo sul primo scalino, perché a volte ti perdi nei ricordi e la concentrazione se ne va a quel paese)… ma pian pianino la mela si ricompone e si torna ad entusiasmarsi, a incazzarsi, a litigare e a fare pace, a risalire quella dannata scala sperando (e non sapendo mai se ci riuscirai davvero) di arrivare in cima.
Quanta fatica costa, questo percorso: ma a volte, voltarsi indietro e leggere una splendida sfilza di risultati raggiunti… aiuta.
Ti fa pensare che se ce l’hai fatta una volta, potrai riuscirci di nuovo.
Ti dà la forza di andare avanti anziché crogiolarti nel tuo dolore.
Ti spinge nuovamente a vincere e a perdere, a entusiasmarti e  scoraggiarti, a incazzarti e rasserenarti: insomma, a vivere.

 

Autore

  • Valeria Rossi

    Savonese, annata ‘53, cinofila da sempre e innamorata di tutta la natura, ha allevato per 25 anni (prima pastori tedeschi e poi siberian husky, con l'affisso "di Ferranietta") e addestrato cani, soprattutto da utilità e difesa. Si è occupata a lungo di cani con problemi comportamentali (in particolare aggressività). E' autrice di più di cento libri cinofili, ha curato la serie televisiva "I fedeli amici dell'uomo" ed è stata conduttrice del programma TV "Ti presento il cane", che ha preso il nome proprio da quella che era la sua rivista cartacea e che oggi è diventata una rivista online. Per diversi anni non ha più lavorato con i cani, mettendo a disposizione la propria esperienza solo attraverso questo sito e, occasionalmente, nel corso di stage e seminari. Ha tenuto diverse docenze in corsi ENCI ed ha collaborato alla stesura del corso per educatori cinofili del Centro Europeo di Formazione (riconosciuto ENCI-FCI), era inoltre professionista certificato FCC. A settembre 2013, non resistendo al "richiamo della foresta" (e soprattutto avendo trovato un campo in cui si lavorava in perfetta armonia con i suoi principi e metodi) era tornata ad occuparsi di addestramento presso il gruppo cinofilo Debù (www.gruppodebu.it) di Carignano (TO). Ci ha lasciato prematuramente nel maggio del 2016, ma i suoi scritti continuano a essere un punto di riferimento per molti neofiti e appassionati di cinofilia.

    Visualizza tutti gli articoli

Nella stessa categoria...

28 Commenti

  1. Grazie mille Valeria. Grazie mille a tutti per la solidarietà ed i pensieri che avete scritto… Me li porterò dietro per molto tempo. Ogni persona sceglie il modo che più le piace per ricordare il proprio cane. I momenti sportivi li ho sempre condivisi su TPC ed è anche per questo che ho scelto di mantenere la chiave sportiva nel parlare di ciò che è successo. Voleva essere una forma di rispetto nei confronti della Bati.
    I momenti in casa, al parco, in vacanza o con il mio bambino rimarranno indelebili, rimarranno i nostro.
    Di cuore… Grazie davvero.

  2. Chi ha avuto un animale peloso, squamoso o piumoso ( ed io li ho avuti tutti; con tutti si era creato quel rapporto che ti porta a capire che quella cosa lì, che nessun altro saprebbe cogliere , significa questa cosa qui …) sa che un qualsiasi animale è in grado di dare emozioni ed affetto… e riempire angoli di vita che non scopri vuoti finchè non arrivano loro.
    Quindi non può esistere la graduatoria dell’affetto, del “mi godo il mio animale più di te”.
    Però faccio sport, e so per esperienza che con chi si vive un certo tipo di condivisione , il rapporto cambia. Se passi ore su un campo da tennis, oppure in una palestra, chi condivide quelle ore con te ha un filo diretto che altri non hanno. Poco da dire e poco da fare, così è. Se vale per gli umani, vale anche per gli animali, cani, cavalli, uccelli che siano. Non c’è nulla di strano se si afferma che chi ha un animale col quale “lavora” ( per me vale pure se volete insegnargli a fare la calza… il concetto è se con lui passate del tempo per ottenere un risultato ) ha un rapporto “diverso” ( più profondo? può darsi. Più completo ? Forse ) rispetto a chi col suo animale va semplicemente a farsi un giretto.
    Che ama la sua bestiola sicuramente moltissimo, ma altrettanto sicuramente non vive tutta quella serie di cose che hanno in comune due esseri che insieme condividono la stessa esperienza di crescita, che sia difesa, agility, pet therapy visto che stiamo parlando di cani.
    Per questo , perdere un cane con cui si è ANCHE lavorato, è uno scovolgimento diverso. Non perdi solo un amico, perdi anche un collega, un socio.

  3. E’ una percezione uno dell’ altro che cerco di spiegare a quelli che sono convinti che vada con il mio cane in expo per inorgoglirmi della coppetta che portiamo a casa o dei cac del campionato, Non arrivo ad affermare che il risultato non conta ma di sicuro la cosa più preziosa è quella complicità che nasce nel ring, quell’ empatia che legge anche chi è semplice spettatore. A Settembre accanto all’ esposizione abbiamo trovato la possibilità di provare l’ agility. Due cosette semplici ma sufficienti per farmi provare una piccola fitta di gelosia nei confronti dell’ istruttrice che conduceva la mia moretta, nonostante io le corressi a fianco. Si, capisco perfettamente l’ articolo , anche sel le esposizioni non so se possono definirsi sport.

  4. Non credo che ci sia una sostanziale differenza tra chi il cane lo vive come partner nel lavoro e chi invece lo vive portandolo sempre a spasso, standoci insieme appena ne ha la possibilità lavoro permettendo.
    Gli sguardi di intesa tra l’umano e il cane sono sempre presenti se si è instaurato un giusto rapporto, a mio personale parere.
    Con la mia Maya basta uno sguardo per capire cosa vuole o cosa c’è che non va; siamo praticamente in simbiosi e non penso che il rapporto che mi lega a lei sia in qualche modo incompleto rispetto a chi fa lavoro col cane.Ripeto, sono solo mie idee.
    Un saluto a tutti

  5. A leggere certi commenti mi cadono le palle (da tennis ovviamente)…
    Tra l’altro questo e` forse il primo articolo di Valeria che non condivido in pieno sul cane, o meglio la parte sul l’illusione di trovare un rapporto facendo una cosa e invece se non la fai non puoi “capire”. Quindi chi ha un buldog inglese o un chihuahua non potra mai avere un rapporto “completo” con il suo cane perche non fa/riesce/vuole fare sport con lui?

    Boh non so, magari ho interpretato male io il discorso, tra l’altro mio padre (che faceva il pastore) con i suoi cani aveva una rapporto che il 90% di quelli che fanno Agility (per dire la prima disciplina che mi viene in mente ma potrei dire obedience, fly disk ecc ecc ecc) non avranno mai (almeno cosi penso io) pur non avendo fatto una seduta una con un educatore canino, pur non avendo letto un libro che sia uno su cosa sia il cane e quale rapporto instaurare con il cane, non avendo mai saltato un ostacolo artificiale o superato una passerella rialzata e lazzi e mazzi, quindi facciamo a chi ce l’ha piu lungo, facciamo “classifiche” su quanto si puo capire o meno un rapporto con un cane in base a quello che fai con il tuo amico.

    Tra l’altro io sono un grande stron.. (finite voi la parola) ma sinceramente nell’articolo sulla morte di Batistuta (ah tra parentesi pur non conoscendo nessuno dei due mi dispiace un mondo che sia successo sopratutto a quell’eta del cane) anche a me lo sciorinare di tutti i titoli e i campionati ha lasciato un po cosi, sicuramente come detto sono io che probabilmente in una situazione cosi, dei titoli, delle coccarde, dei podi, delle gare, ne me fregherebbe meno di zero, anzi probabilmente non mi sarebbe nemmeno passato per l’anticamera del cervello in quel momento per come mi conosco, magari avrei scritto un articolo piu avanti se fossi stato nel signor Cazzaniga ma per fortuna siamo tutti diversi solo che io l’ho trovato un po fuori luogo in quel momento. Il che NON toglie nulla all’amore che il signor Cazzaniga sono SICURISSIMO avesse per il suo amico!!!

    • Da profana posso dire che l’elenco di tutti i successi ottenuti io l’ho letta un pò come una citazione, una proclamazione dei meriti di questo cane. Bati era non “solo” il cane di Claudio, era anche il cane che con Claudio ha fatto tutte quelle cose là…
      Perdonate l’antropomorfizzazione, ma se proviamo a traslare questa vicenda in ambito umano, possiamo assimilarla agli elogi tributati che so ad un atleta che ci lascia, ricordiamo le vittorie, le gare, i sacrifici; oppure spingendoci oltre, ad un Vigile del Fuoco, ricordiamo le vite che ha salvato. La sua famiglia sicuramente lo ricorderà come padre/marito/figlio…
      Che il resto del mondo lo ricordi per quello che ha fatto, chi gli viveva accanto lo ricorderà per quello che era nel suo intimo.

    • magari nessuno te l’avrebbe neanche chiesto, di scrivere un articolo…Bati era un campione e come a tutti i campioni sportivi si tributa il giusto omaggio. O vale solo per chi fa girare le palle?..da tennis e da calcio ovviamente

      • Purtroppo manchi clamorosamente il bersaglio del mio post, non era riferito a me il “magari avrei scritto un articolo piu avanti”, ma vabbe… ritorno alla prima riga del mio primo commento vah…

        P.S. Senza nulla togliere alla bravura/forza/impegno del signor Cazzaniga e Batistuta, ci mancherebbe.

  6. la realtà è che moooooolte persone riescono ad essere invidiose di tutto, persino in una occasione simile.
    sono certa che sono le stesse persone che passano giornate ad oziare sul divano ( per la vita…… ) con il povero cane che ha avuto la sfortuna di averli accanto.
    lavorare con un cane rende il binomio unico, a prescindere che sia fenomenale o meno,rende indissolubile ed indescrivibile l’unione , fa’ si’ che si anteponga il proprio cane dinanzi ai propri cari , ai propri spazi, al proprio relax , alle proprie priorità….ma quando lui, il tuo bavoso, ti guarda negli occhi spalancando i propri fuori dalle orbite….capisci che nulla impossibile.
    ieri, mentre ci allenavamo in montagna, ho pensato alla bati ad al suo claudio ed alla sofferenza della quotidianità persa, ho pianto nella fatica, poi è apparso nelle gelida nebbia di pioggia sulla vetta il mio grande, immenso cane che anche a distanza cerca lo sguardo.

  7. È incredibilmente vero… Ho avuto molti cani ma solo con quello attuale sto lavorando e…. È incredibile…. Non è nemmeno descrivibile in realtà gli sguardi i cenni la generosità che dimostrano anche quando difronte ad un tuo palese errore ti salvano il culo….. È straordinario.

  8. Bellissimo articolo, mi ha commossa. Non faccio (per ora) sport con i miei cani, nè l’ho mai fatto, ma posso immaginare (e anche invidiare) il legame descritto.
    Non capisco invece come si possa fare un commento come quello citato all’articolo di Claudio. La trovo una cosa crudele, senza senso e francamente vergognosa.

  9. Grazie Valeria per questo articolo! Come hai scritto, chi fa sport con i propri cani non aveva bisogno di questo pezzo e chi non lo fa non capirà comunque (o preferirà non capire, per rimanere nell’illusione che riempire di coccole e croccantini il proprio cane sul divano sia il modo migliore di amarlo). Ma scalda comunque il cuore sapere che qualcuno ci capisce così bene… ci fa sentire meno “strani” nel nostro vivere il cane come la metà di un tutto di cui noi siamo l’altra metà, oltre che come compagno di vita.

    • Premessa: un grosso applauso a Valeria, bellissimo!
      X Guass:
      No, aspetta un attimo, non è che chi non fa gare col proprio cane passa le giornate sul divano dandogli croccantini e straviziandolo, cerchiamo di non fare di tutta l’erba un fascio per favore (anche perhè la parola fascio…mi sta un po’ sui m..), XD è vero, ci sono anche quelli, come ci sono quelli che portano fuori il cane stando in continuazione col cellulare in mano, ma c’è anche chi impara, magari insieme al proprio cane, ad essere in simbiosi, a condividere tutto, sempre rispettandosi, dargli fiducia, lasciandogli anche più libertà possibile, 8nel limite del possibile ovviamente), perchè se si ama, è così che dovrebbe essere. ANZI, soprattutto con gli animali, puoi avere comunque a fianco un cane che sa fare di tutto, ma magari, per una tua scelta, non buttarti nella mischia, i motivi possono essere migliaia, quello che importa è che lui/lei stia bene, sia sereno…ti pare? Poi, certo, ovvio che se col tuo cane fai il vegetale, lo vesti come un bambino ecc, ecc…quello è un altro discorso.

    • Guarda che il mondo non si divide mica tra “lavorare col cane” e “trattare il cane come un peluche”… Capisco che chi, magari come te, come Claudio, come Valeria il cane lo vive in un certo modo trovi “incompleto” un altro tipo di rapporto; però anche noi, col cane da divano, che al massimo abbiamo addestrato a raccogliere i calzini caduti e ad acchiappare le mosche, abbiamo capito benissimo il dolore di Claudio e abbiamo capito benissimo che tipo di rapporto ci fosse tra loro e la grande immensa perdita che ha subito. E se per noi, col cane da divano, perdere un cane è perdere un pezzetto di noi, per voi deve essere come morire dentro, ci si deve sentire spaesati, dimezzati. Chi fa le affermazioni stupide che ha citato Valeria fa parte di quella cerebralmente inesistente schiera di persone che pensano che insegnare al cane a sedersi a comando sia farne un robottino. Ecco, questi qua non hanno capito un tubo. A questi qua è inutile spiegare.

      • io credo che il dolore non sia misurabile da gare, divani , ecc ecc
        il rapporto è diverso,nel mio caso primo cane da lavoro dopo tanti compagni di vita “normali”,la dedizione, il filo che ci unisce, gli sguardi, la necessità per entrambi di stare appiccicati sono differenti ma l’amore non credo.
        io dico che ognuno di noi ha la sua metà “bavosa”….per me è senza dubbio “lui”, il mio compagno di vita e lavoro .

    • Pur avendo capito il punto di vista di chi fa sport col proprio cane e ammirando pienamente, non condivido del tutto questo modo di suddividere i padroni tra quelli che praticano sport coi cani e quelli che li rimpinzano di crocchette sbracati sul divano..ci sono padroni, (è il caso della sottoscritta) che pur non potendo dedicarsi ad uno sport con i propri cani, hanno cmq un rapporto attivo e simbiotico con i propri pelosi, divertendosi a unire qualche esercizio di ubbidienza a passeggiate all’aperto e, come credo tutti noi amanti degli animali, a tante coccole.

  10. invece anche con un cane che non fa gare si può avere lo stesso rapporto, è il rapporto che ad esempio hanno i cani con i bambini di casa, o con qualcuno che ha tantissime ore di tempo al giorno per passarle assieme attivamente, magari insegnandogli qualcosa… certo non con noi adulti che anche se magari stiamo tutto il giorno col cane comunque abbiamo le nostre cose da fare quindi si è vicini ma ognuno si fa i fatti suoi. il bambino che gioca sempre col col suo cane ha questo rapporto (non tutti i bambini magari, ok, ma sicuramente io da piccola e mia figlia con il suo sì. era un vero cane da circo con tutte le cose che sapeva fare)

  11. sono ancora profondamente turbata ed addolorata per la notizia ricevuta ieri. Ho passato tutto il giorno a pensare a Bati che non c’è più, tanto che stanotte mi sono svegliata di soprassalto con questo pensiero in testa. Quando penso a Claudio (che non conosco ma al quale mi sento vicina come ad un caro amico che vive un grande dolore) mi viene un groppo in gola e me lo immagino proprio come nella foto qua sopra…”adesso il vuoto”. Questa sua frase mi è entrata dentro e me la sento ancora nello stomaco. Immagino i suoi pensieri, l’improvvisa mancanza di progetti, questa perdita così immediata, da un giorno all’altro. Nel commento di ieri ho scritto “porta avanti il lavoro fatto con lei”. Grazie Valeria per aver reso condivisibile una realtà oggi impensabile: Claudio un giorno troverà la forza di raccogliere un altro semino e di farlo germogliare, ritroverà altri occhi che lo guarderanno e che gli trasmetteranno gioia di imparare assieme, di giocare e lavorare, sicuramente anche di vincere. Perchè Claudio non deve mai dimenticare che l’altra metà della mela è lui. Come ha scritto ieri un lettore Bati ora è nella Storia della cinofilia, ma da qualche parte c’è un’altra “panzerotta” 🙂 che sta solo aspettando di essere accolta dal suo grande cuore. Adesso il lutto, caro Claudio, non il vuoto. Vivi il tuo (ed un po’ nostro) lutto, poi trova la forza per reagire. Un abbraccio, Daniela.

    • Credevo di essere la sola, e mi son data anche un bel po’ della pirla, ad aver sofferto tantissimo (tanto che dopo le prime copiose lacrime leggendo la notizia più volte nel corso della giornata mi son trovata ad avere gli occhi umidi !) per la morte di questo grande cane e per la solitudine del suo uomo… grazie Daniela, oltre che un bel commento hai fatto sentire anche me meno sola in un sentimento inspiegabile al mondo (visto che non conosco Claudio)

      • perchè io non mi son sentita pirla, secondo te? Ma poi ho pensato che Claudio ci ha così generosamente fatto condividere le sue soddisfazioni ed suoi progetti con Batistuta che il minimo che posso fare – ed evidentemente non sono la sola 🙂 – è condividere il suo dolore senza provare a spiegarmi il perchè

  12. Bellissime parole, in qualche modo credo che invece, pur non avendo ancora mai fatto sport con i miei cani, riesco ad immaginarlo..a “capirlo” ..

  13. Grazie Valeria!!! Bellissimo!!! Abbiamo una cucciola di Akita americano e sin da subito (avendo molto spazio all’aperto) abbiamo iniziato a “lavorare” con qualche esercizio di agility. Penso che non gareggeremo mai… ma di sicuro viviamo le sensazioni che hai descritto egregiamente nell’articolo! Desidero solo aggiungere che una grande mistica cattolica del nostro tempo una volta disse che tutto ciò che faremo con puro amore e per puro amore in questa terra, lo troveremo senz’altro Lassù! Ne avremo di sorprese canine…. !!! 🙂

  14. Trovo che queste parole di Claudio scritte alla fine dell’articolo sui Championnat del 2014 riassumano quello che tu hai spiegato, il legame che va oltre il risultato, l’essere una coppia e non un umano che usa un animale per sua soddisfazione : “… ho guardato il mio cane e le ho detto: “Oggi mi hai dimostrato che ho un cane che può vincere il Championnat de France: io ti ho dimostrato che tu hai un conduttore che ancora non è pronto per vincerlo”.

  15. Non ho neanche ancora un cane. Non ho mai fatto sport con un cane, semplicemente li amo. Eppure le tue parole mi hanno commossa: c’è così tanta bellezza in ciò che descrivi, una sublimazione dell’essere che posso capire (più che altro per simili esperienze umane, più che canine), ma non posso ancora provare.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Ultimi articoli

Scarica la nostra app!

E' gratuita e potrai rimanere facilmente aggiornato su tutti i nostri contenuti!

Scarica l'app per sistemi Android
Scarica l'app per sistemi Apple

Ti presento il cane
Condividi con un amico