martedì 5 Dicembre 2023

Questa notte ho fatto un sogno…

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di ANDREA FAGNONI – Chissà, sarà stato che ieri sera ho fatto tardi, e forse, lo ammetto, ho anche bevuto un bicchiere di troppo (ma non dovevo guidare, giuro!)…
Sarà stata forse la stanchezza accumulata in questi giorni… boh, non saprei… fatto sta che questa notte ho fatto un sogno strano, uno di quelli che quando ti svegli al mattino te li ricordi e ti dici “povero illuso, è proprio vero che i sogni son sogni, e la realtà è tutt’altra cosa!”.
Questa notte ho sognato una cinofilia diversa, quasi utopica direi, qualcosa che forse un tempo esisteva davvero, ma che non siamo più abituati a vedere.
Una sorta di paleolitico cinofilo, quelle favole che i nonni raccontano ai bimbi che ascoltano attenti, con occhi sgranati e bocca spalancata, che alla fine, citando Guccini, dicono “mi piaccion le fiabe, raccontane altre…”.
Una cinofilia dove l’unica cosa che conta e che guida è il cane.
Scevra dagli “ismi” e “isti” di oggi, fanatici delle fazioni e delle prese di posizione preconcette, dai “sepolcri imbiancati” di alcune correnti (prendo in prestito questa espressione da un’allevatrice e addestratrice che ammiro molto), dai manichei che urlano o con noi o traditore (anche questa è una citazione, perdonatemi, vediamo chi indovina…), dagli insulti sui social che nascondono soltanto vuoti di pensiero (terza citazione).
Una cinofilia fatta di lavoro sul campo, non su internet, dove si parla, ci si confronta, si valuta, si condivide, si impara. Dove si può discutere e controbattere, dove è concesso il dissenso, purché il cane resti sempre al primo posto.
Fatta di addestratori e cinofili seri,  che “vedono” il cane prima delle etichette, che lo sentono e lo capiscono, e sanno adattare approccio, metodo e strumenti in base a ciò di cui quel singolo soggetto ha bisogno davvero, anche se significa magari smenarci qualche soldo.

sogno2Ho sognato una cinofilia senza neo-filosofi e fanta-teorici new age, Azzeccagarbugli alla ricerca di un attimo di gloria, di qualche like sui social o di qualche euro per campare, una cinofilia che riconosce che esistono cani difficili e problematici, dove un morso è un rischio calcolato e una situazione da risolvere, non un motivo per arrendersi.
Dove si riconosce che uno psicofarmaco è sempre e comunque una sconfitta, un errore. Che è un segno di incapacità e incompetenza profonda, di resa di fronte a sé stessi prima di tutto e di fronte al cane.
Dove lavoro, educazione, controllo, relazione, fiducia, complicità, sicurezza, passione, non sono parole a caso prese dal dizionario ma colonne portanti di un’etica individuale e professionale. Dove collari, guinzagli  non diventano oggetto di fantasiose e pericolose teorie o improvvisati stage a pagamento, ma restano strumenti indispensabili, per il dialogo, il rapporto, l’apprendimento e la sicurezza del cane. Liberi finalmente dalla cinofilia dei cuoricini e dai video di lupi cecoslovacchi o dogo argentini che dormono abbracciati a gattini e pulcini con neonati che li prendono a martellate in testa, instillatori di idee estremamente pericolose, dove tutti i cani sono uguali, tutti buoni, tutti angeli, tutti piccolocuoredimammachetenero… dove un collare è maltrattamento, ma divano a vita e patatine fritte sono invece un gesto d’am(MMMMM)ore(EEEEE).
Una cinofilia senza appelli strappalacrime, strappacuore e strappa…. oni (in questo senso lode e gloria agli amici di Progetto Quasi!) di cani che hanno tutti avuto esperienze terribili, tutti però belli bravi e coccoloni, tutti al sud, che però guarda caso si affidano solo tutti al nord, così tra stallatori, staffettisti e parassiti vari ci mangiano un po’ tutti.

sogno3Una cinofilia con meno cani, meno addestratori, meno educatori, meno salcazzocosatori, meno campi, meno stage, meno corsi… ma con più qualità, cura, attenzione, competenza.
Dove per fare questo mestiere non basta un pezzo di carta a pagamento, ma servono ore, e ore, e ore, e ore, di lavoro sul campo, iniziando magari come abbiamo iniziato tutti, raccogliendo le cacche la mattina presto “perché te sei giovane e inesperto”, e da lì devi partire (dal letame nascono i fior… Ultima citazione, ma questa è facile).
Dove chi nella vita ha visto solo il suo labrador obeso (perché amore di mamma, non vorrai non dargli da mangiare le lasagne di nonna… poverino… ) non si inventa educatore andando in giro a rovinare cani , fare danni (a volte a sé stesso, purtroppo troppo di rado), e rovinare quel poco di reputazione che addestratori seri hanno faticato a conquistarsi.
Una cinofilia dove prima di parlare di certe persone, si ha l’umiltà e il decoro di sciacquarsi la bocca.
Dove il confronto è ricchezza e non scontro.
Una cinofilia dove il cane che lavora è un cane fortunato, ed è la regola, non l’eccezione.
In cui Utilità e Difesa non fa rima con mostri, dove kennel non è sinonimo di prigione, dove le piste non sono solo quelle che si fanno certi pseudo educatori…
In cui le parole istinto, predazione, gerarchia, aggressività, docilità, tempra, temperamento, indole, carattere, socievolezza, vengono usate con criterio e con un significato preciso, e non buttate a caso tra una gappay e un pezzo di wurstel qualunque.
Una cinofilia dove al cane chiediamo solamente di fare il cane, per quello che è, che può, che gli abbiamo insegnato.
Ecco, questo il sogno.  Poi, purtroppo, mi sono svegliato.

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24 Commenti

  1. Credo di porter affermare, rileggendo i commenti, che come sempre la differenza la faccia, per dirla con parole di mio padre, “quel che t’ha sot i capedi ” o fra le orecchie.
    Se come scrive Deni ( fra l’altro complimenti: due dobies ed una rott sono un bell’impengno!! ) ti trovi davanti un professionista serio, non ti rifila il Valium per un cucciolo con l’ansia da separazione. Se invece ne trovi uno meno preparato, oppure anche solo meno capace,per soddisfare alla svelta il cliente, ti ritrovi col Prozac per un border che non vuol stare sul divano. Ora, sapendo quanto sia difficile azzeccare la diagnosi in umana, con un paziente che ti dice mi fa male qui se mi tocca lì, oppure che ti racconta la vita di merda che fa col boss stronzo….immaginiamo quanto sia difficile azzaccare qualcosa in veterinaria dove i pazienti non sanno parlare ed i loro proprietari spesso ne capiscono anche meno. Specialmente se questo qualcosa è una cosa di così difficile comprensione e catalogazione come il comportamento. Che mica è matematica come la conta dei globuli bianchi.
    Caos ha passato un pò di giorni a scuotere il capo. Ma visto che lo faceva quasi sempre durante le passeggiate quando gli impedivo di andare di corsa da una pisciatina da annusare ad un’altra ( quando legge il giornale, legge. Non ammette distrazioni ) come gli capita a volte di fare quando intende passarmi il concetto “uffa, cambia un pò che mi sto annoiando” ho preso la cosa come reazione allo stress… di non poter leggere in pace. Poi ho notato che si grattava, al che sono andata dal veterinario. Porello, aveva l’otite da malasezzia. Se il comportamento del mio cane a volte è un incognita anche per me…. figuriamoci per chi lo vede dieci minuti l’anno. Certo, quelli sono professionisti che “dovrebbero” sapere. Ma a volte se sanno, sanno solo di frescume. E qui torniamo alla premessa. Se è un “bravo dottore” o meno.
    Per statistica putroppo e per esperienza, sono moooltooo di più di dottori così così che quelli bravi. Quindi non mi stupisce che Valeria possa elencare una sfliza così di cuccioli col Valium ( persolnamente mi hanno prospettato di castrare Caos prima dei nove mesi perchè poteva diventare “aggressivo” e di difficile gestione. Motivo? quando mi vede dopo un pò di assenza vuole “saltarmi in braccio”,40 kg di doby, così come quando è molto sotto stress e/o non lo considero. Credo di aver capito che in realtà sta cercando di fare quello che fanno i cani fra di loro: darmi una musatina sul muso per dirmi ” sono qui, posso giocare con te? ” e certamente NON è un segnale di aggressività. Ora Caos ha 22 mesi, è un normalissimo maschio intero che non mi ha MAI mostrato un segnale di aggressività manco a chiederglielo, va d’accordo con tutti tranne con certi maschi che gli han ringhiato contro e che lui ha schedato come neppure la CIA )…. e che Deni possa invece giustamente risentirsi perchè tutti i gatti sono bigi. Epperò, Deni, quelli di diverso colore…son davvero pochini.

    • Annalia, il tuo commento mi è piaciuto tantissimo…non potrei essere più d’accordo. I complimenti per i dobies e la rott (+una labradorina) li devo condividere col mio compagno, senza di lui non potrei farcela, in ogni caso tornassi indietro agirei diversamente (due maschi di linee da lavoro che non possono più fare ipo per questioni (ahimé) economiche, sono una bella gatta da pelare.
      Sui Dobermann c’è ancora un ignoranza raccapricciante, ma leggendo i tuoi scritti mi sembra che con Caos stai andando benone 😀

  2. “Io non so niente dei neurotrasmettitori del cane”
    “Lo psicofarmaco mi è stato CONSIGLIATO DA UN EDUCATORE CINOFILO”
    Ma Andrea, parliamo la stessa lingua o no? Io ti dico (posso permettermi di darti del tu, tanto siamo tra persone civili?) che ci sono addirittura Medici Veterinari Comportamentalisti che ancora non padroneggiano appieno questa branca della medicina, e tu mi rispondi con un video (registrato da un intervistatore fazioso) in cui uno psichiatra per UOMINI parla del suo Beauceron (te lo vedi lui col Beauceron 😉 ) CUCCIOLO (un buon Comportamentalista l’avrebbe rispedito a casa per direttissima) a cui è stato consigliato il Prozac (dosaggi arbitrari?!?) da un EDUCATORE CINOFILO (le maiuscole stanno a significare il mio estremo stupore).
    Devo andare avanti?
    Una visita ad un cane con Disturbi comportamentali è cosa assai più seria di questo. Prima si effettua obbligatoriamente un check up completo per escludere patologie o disfunzioni organiche (esami del sangue, lastre, se si sospetta qualcosa di più grave, tac o risonanza), POI si procede alla visita comportamentale vera e propria (durata tra i 90 e i 120 minuti, non so se rendo l’idea, comprensiva della visione di video dei problemi -o presunti tali- del cane/gatto, girati dal proprietario nel suo ambiente di vita quotidiano).
    A questo punto si cerca di “guarire”…il padrone!!!!! Perchè, udite udite! Nella maggior parte dei casi basta una serie di modifiche alla routine e ai rapporti animale/famiglia per risolvere (previa piena collaborazione del proprietario, altrimenti è tutto inutile) i comportamenti problematici, senza farmaco alcuno. Si fa un largo uso di feromoni e sostanze non di derivazione sintetica e, solo se si osserva che l’animale ha problemi più complessi, allora subentra la terapia che non deve in alcun modo influire con la normale vitalità e reattività dell’animale ed è sempre, dico sempre, abbinata ad un lavoro combinato (sovente con un serio educatore) e alla correzione della gestione e delle interazioni. Un follow up rigoroso impedisce il libero arbitrio del proprietario e la graduale (in mesi, non anni) interruzione del farmaco una volta guarito il cane è d’obbligo (nella Medicina seria! I ciarlatani non operano così, ma non vorrei più ripeterlo, su questo credo che siamo d’accordo tutti).

    Ergo, se il signore del video non avesse avuto un problema col suo cane, ma con la sua bambina che lamentava un fastidioso mal di pancia, e la maestra di scuola gli avesse detto, che so: “La sua bambina ha un attacco di appendicite, gli dia antibiotico per una settimana e poi la faccia operare”, non avrebbe forse lui fatto una capatina anche dal pediatra per scoprire che la piccina aveva solo fatto indigestione di cioccolatini???? Saluti. Denise

    • In linea teorica Denise concordo su quanto dici. Tuttavia credo si debba riconoscere che il numero di cani realmente affetti da una patologia psichiatrica ( quindi con una concausa o una anomalia di tipo fisiologico) o compromessi da traumi psicologici talmente devastanti da impedirne il recupero, sia davvero infinitesimale rispetto ai cani che vengono trattati con psicofarmaci. È chiaro che in un mondo perfetto i veterinari e gli educatori con facoltà di prescrivere questi farmaci userebbero la massima cautela e serietà e interverrebbero anzi tutto sul proprietario, così come in un mondo perfetto non esisterebbe nemmeno la mala sanità umana, ma i fatti ci dimostrano di non vivere in un mondo perfetto..quindi spessissimo capita che personaggi incompetenti che con un guinzaglio non sanno che farci diano consigli, e tentino di educare dei cani, anche problematici , con metodi ridicoli. E spessissimo capita che dei cani che non hanno alcuna VERA patologia psichiatrica, ma a cui manca ” semplicemente” un corretto rapporto con l’essere umano, vengano conditi con farmaci anziché essere lavorati con pazienza e con fermezza ( cosa che invece fa quell’intervistatore fazioso di cui hai parlato riferendoti al video, che propio in questi giorni sta recuperando un cane che qualche tempo fa ha quasi ucciso una volontaria discretamente esperta in un canile, e lo sta facendo senza farmaci, con un guinzaglione, dei bocconi al momento giusto, un sano uso del “no” ed un tremendo collare a scorrimento). Sono convinta che i bravi medici veterinari di cui tu parli non solo esistano ma siano una risorsa preziosa, le terapie che prescrivono sono senza alcun dubbio corrette, ma sono necessarie per un cane su un milione. Tutti gli altri cani non hanno semplicemente ricevuto ciò di cui avevano bisogno , qualcuno pazienza e molta dolcezza per recuperare dai traumi subiti, qualcun’altro

      • Scusate, si è impallata la tastiera ) dicevo, qualcun’altro avrà bisogno di una sana disciplina e di regole molto precise ( perché i cani non sono tutti fufi

      • Beh, via, non metto in dubbio la sua bravura nel recupero di cani problematici ma….fazioso era fazioso! 🙂 si capisce quando chi pone la domanda vuole avere una risposta ben precisa…se l’intervistato avesse risposto diversamente, il video non sarebbe neanche stato pubblicato. Detto questo, probabilmente non sono abbastanza brava a spiegarmi…io so che la maggior parte dei cani ha bisogno solamente di lavoro e un corretto rapporto col proprietario (lo ripeto troppo spesso nei miei commenti, ma ogni volta si rende necessario: io ho due dobermann e una rottweiler adottata a fatica -era un sequestro e volevano dichiararla inadottabile- e li ho recuperati e addestrati -sì, ho detto proprio addestrati- con tanto tanto lavoro e sport, rispetto, ricompense, affetto e uso il collare a scorrimento senza farne mistero -i cani se lo infilano da soli e non si tende mai durante le passeggiate. Stupiti? Capito che non sono una da pane e prozac? Però se io leggo nel brano “SEMPRE E COMUNQUE”, interpreto “sempre e comunque”. Sbaglio?
        Avrei tanti altri esempi per motivare il mio pensiero e mi piacerebbe davvero un confronto, ma ho paura di essere stata già fin troppo prolissa

        • No, affatto, troppe volte si evita di avere confronti veri e proficui per paura di esser prolissi, o per non essere sommersi dalle critiche, e si finisce per non confrontarsi. E la cinofilia avrebbe tanto tanto bisogno di confronto ( tra scuole diverse, tra vet e addestratori, tra addestratori e allievi, tra allevatori e volontari) ma ahimè, poche volte si riesce . Comunque presumo proprio che siamo sulle stesse posizioni grosso modo, in sostanza il punto è che la stragrande maggioranza dei cani ha bisogno di lavoro ed educazione; per quella parte invece che ha vere malattie ci vogliono veri professionisti, come quelli che hai descritto tu. Il resto è fanta cinofilia…….

          • Credo che la fetta di colpa più grande comunque sia dei proprietari. Chi prende un cane solo per l’involucro (70-80% del totale??) non vuole impegnarsi in alcun lavoro. Se il cane manifesta segni d’ansia o iperattività (perchè non ha modo di sfogarsi), lo reclude (in giardino, in garage, in una stanza di casa), se poi ringhia…via al canile senza voltarsi indietro! e non lo sfiora neanche l’ipotesi del campo d’addestramento né del Veterinario comportamentalista.
            La verità è che noi siamo qui a chiederci di che colore verniciare le persiane, quando ancora non sono state posate le fondamenta della casa.

          • Si capisco cosa vuoi dire, è francamente non posso darti torto. Io ad esempio ho due cani, un maschio super placido, è una cucciola dobermann tutta pepe, che proviene da una linea di sangue piuttosto accesa ( non è una linea tedesca esclusiva da lavoro ma i cani presenti nel suo patrimonio genetico avevano tutti forti temperamenti e nervi piuttosto presenti ecco), che è in movimento 20 ore al giorno, fin quando non casca suo divano esausta, che non è propriamente un amore con gli altri cani, che possiede un senso della territorialità molto forte, pur essendo femmina, che per fortuna è piuttosto aperta e quando va in giro stampa le zampe addosso a tutti ( ovviamente cerco di contenerla un po’ giusto per non farci mandare ogni giorno il conto dei danni ad abiti ed eccessori) e che, per finire, ha un gran bel predatorio e i primi tempi che lavorava con la pallina mi ha costellato di pinzatine mani braccia e gambe. Io volevo una femmina di carattere, lavoro quotidianamente con lei e quindi le sue qualità non possono che piacermi. Il suo bisogno di movimento e gioco va soddisfatto, ne va della sua e mia serenità. Il suo forte predatorio e’ un grande pregio, va mantenuto ma nel momento del lavoro in condotta l’ho disciplinato, con dei bei NO e una mano ferma; la sua antipatia per gli altri cani la sto correggendo da un lato con la giusta socializzazione e dall’altra con molta fermezza ( della serie, non ti chiedo di amare il mondo intero perché non è quello che mi interessa, ma quando sei con me resti sotto controllo e non fai la caciarona). E se in casa salta corre e ruba qualunque cosa ci sta, perché è una cucciola e mi preoccuperei se non lo facesse, ho voluto la bicicletta e pedalò insomma:) il problema come dici tu e’ che molti portano a casa cani con delle qualità che non desiderano e che non sanno gestire , lo parcheggiano in giardino ( che sia maledetto certe volte perché più che uno spazio utile per certi cani diventa una TOMBA) e amen, fin quando non morde la nipotina che è andata a fregargli la pappa da sotto il naso. In realtà per molti cani ci vuole lavoro ma sai, costa fatica

          • oddio, mi sembra che tu stia parlando del mio cane!!! Come mi sono rivista in questa descrizione….Dobermann da lavoro (preso a 6 mesi già pieno di problemi da mancata socializzazione), linea tedesca piuttosto conosciuta, col fratellastro prima tutto rose e fiori, dai nove/dieci mesi in poi l’inferno…il lavoro non bastava mai, le passeggiate diventavano maratone, solo con la vecchia Rottweiler di casa quello rigava dritto! Ora vedo la luce in fondo al tunnel, lui ha compiuto 5 anni, ma è ancora iperattivo e lo sviluppo cerebrale si è arrestato a 9 mesi e lui è ancora convinto di essere un simpatico cucciolone senza pensieri! Non posso che dirti in bocca al lupo e….coraggio!!! 😀

        • Cara Denise,
          Valeria generosamente parla di un 20% circa di cani che forse, visto che non possiamo saperlo con certezza, richiedono effettivamente un intervento farmacologico.
          Essendo Valeria una persona buona credo abbia abbondantemente esagerato, ma diamo pure per buona questa percentuale.

          Sono totalmente d’accordo con lei su alcune cose che dice in qualche post più sotto, ovvero quando dice che si dovrebbe sempre tenere come riferimento l’eccellenza o come dice lei “quelli bravi”, soprattutto quando si ha a che fare con scienze molto inesatte e ancora oscure come il comportamento e la mente del cane.
          Ma purtroppo la realtà ci mostra quotidianamente che “quelli bravi” se ci sono – e ci saranno pure per carità – sono talmente pochi rispetto alla mandria di cialtroni da purtroppo incidere in maniera marginale nella correzione di questa deriva malefica e dannosa.

          Quindi sì, mi assumo le mie responsabilità dicendo che paradossalmente preferisco rischiare di vedere 1 cane su 10 non “risolto” perché non si è ricorso a psicofarmaci quando magari ne avrebbe tratto un reale beneficio piuttosto che vedere gli altri 9 rovinati perché si divulgano, diffondono e giustificano pratiche da incompetenti e ciarlatani.
          Ecco il perché del mio “sempre e comunque”.

          Poi, sul fatto che ci siano troppo pochi professionisti seri coscienziosi e capaci, e che questi pochi poi non facciano notizia, siamo d’accordo.
          Ma questo è il problema di questo strano e malato mondo in cui ci ostiniamo a vivere, dentro e fuori la cinofilia.

          A presto.

  3. “Dove si riconosce che uno psicofarmaco è sempre e comunque una sconfitta, un errore. Che è un segno di incapacità e incompetenza profonda, di resa di fronte a sé stessi prima di tutto e di fronte al cane.”

    Perchè parlare senza cognizione di causa? Perchè pensate che le malattie psichiatriche o le disfunzioni organiche nei cani non esistano? O siete forse quelli che sostengono che (anche in umana) la malattia psichiatrica non sia una vera malattia e i medici psichiatri solo dei ciarlatani rifila-medicine? Peccato, sarebbe davvero un bell’articolo….salvo per lo scivolone. Il fatto che ci siano Medici Veterinari (o peggio, Educatori) che rifilano farmaci a casaccio senza averne le competenze o senza conoscere minimamente l’iter che la medicina comportamentale prevede, non significa affatto che la terapia farmacologica sia SEMPRE E COMUNQUE UNA SCONFITTA, UN ERRORE. Mi fa arrabbiare la facilità con cui persone che non conoscono una realtà, decidono di diffamarla, creando dei pregiudizi da bar nell’opinione pubblica senza curarsi delle conseguenze.
    La terapia farmacologica nel disturbo comportamentale (leggasi malattia!) è la salvezza per certi animali (e non stiamo parlando del cane agitato e ansioso perchè non fa abbastanza attività, nè di quello che ringhia al padrone perchè non ha chiaro il suo ruolo e si è assunto troppe responsabilità; bensì del cane realmente MALATO). Anche la psichiatria in umana ha subito una trasformazione straordinaria dai tempi di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” e la medicina veterinaria ha seguito a ruota, non ci sono pazienti lobotomizzati e alienati dal mondo, se la cura viene effettuata con CONOSCENZA e COMPETENZA…che sono le paroline magiche che dovrebbero impregnare un pò di più le nostre vite.

    • Gentile Deni,
      rispetto il suo pensiero anche se non lo condivido affatto.
      Già sappiamo poco
      della mente umana, malgrado tutti i progressi fatti negli anni, certamente
      sappiamo ancora meno della mente del cane.
      E non conoscendone realmente la mente, la sola cosa che possiamo fare è osservare un comportamento, cercare di individuarne le motivazioni e se possibile trovare un rimedio. Con attenzione e pazienza e nel rispetto della natura zootecnica del
      cane, che si manifesta eventualmente anche accettando che un cane possa essere recuperato solo parzialmente. Quindi sì, ritengo l’uso di psicofarmaci sempre una resa e una sconfitta da parte di chi si professa cinofilo. Lei poi cita
      situazioni (educatori e veterinari incompetenti) sempre più frequenti, diffuse
      e peggio ancora giustificate. Immagino avrà visto il video che sta girando in
      questi giorni su FB sul tema (https://www.youtube.com/watch?v=Og5hJvmsBYg&feature=share) che sintetizza perfettamente ciò che intendo. In vent’anni di lavoro con cani di ogni tipo e razza non ho trovato un caso che fosse uno in cui fosse INDISPENSABILE il ricorso alla farmacologia. il lavoro, la pazienza, la sensibilità, l’esperienza e la comunicazione sono le uniche medicine che un mondo cinofilo serio dovrebbe utilizzare. Senza scorciatoie.
      Distinti saluti.

    • Hai ragione in quello che dici, ma secondo me hai frainteso il vero senso delle parole di Andrea, ossia il chiaro riferimento a persone che non riescono ad educare/addestrare/altricazzi un cane e che, dall’alto della loro “bontà ed esperienza”, rifilano cure farmacologiche a cani “problematici” che in realtà non ne hanno proprio bisogno. Ergo credo non si riferisse proprio a quei poveri cani che, invece, ne hanno bisogno per problemi VERI. Ma parliamoci chiaro: utilizzare psicofarmaci o qualsivoglia tipo di robaccia chimica del genere a scopo “educativo” su un cane, è una sconfitta (oltre che una cagata).

    • Deni, hai ragione ad arrabbiarti … riferendoti a cani veramente “malati”. Esattamente come in medicina umana, se sei schizofrenico hai bisogno di medicine, ma se sei incazzato col mondo devi capire perchè non prendere il bromuro, se mi si passa il paragone…. E penso come Jacopo che qui Andrea si riferisse al fatto di risolvere facilmente un problema comportamentale con un farmaco e non con il duro lavoro… cosa a cui purtroppo anch’io ho visto ricorrere spesso nonostante la mia scarsa esperienza. QUindi capisco lo sfogo. Un cane malato necessita di cure ed anche di psicofarmaci ,se del caso. Ma un cane mal gestito no. Tutto qui.

    • Deni hai ragione, ma purtroppo c’è gente che imbottitsce ilcane di calmanti perché abbaia la notte o scava il giardino….e spesso basterebbe solo portarlo fuori e farlo sfogare con una bella corsa……

    • Deni, dico anch’io la mia: la terapia farmacologica ha ovviamente senso quando c’è una MALATTIA: ma che “disturbo comportamentale” sia sinonimo di malattia, come tu affermi, non è affatto vero. I proprietari talora leggono come “disturbi” comportamenti assolutamente normali, o non proprio normali ma perfettamente sensati dal punto di vista canino. E questi NON sono cani malati, ma nove volte su dieci vengono trattati farmacologicamente. Il cane realmente malato… qual è? Quasi sempre quello che ha una patologia organica (e non psichiatrica) che porta come conseguenza i disturbi psichiatrici, o neurologici. Che so, un ipotiroidismo o un’ipoglicemia possono portare a reazioni aggressive: ma questi cani lo curi col Prozac? Ovviamente no. Curi l’ipotiroidismo, curi l’ipoglicemia: cose che può fare traquillamente un veterinario “normale”, senza bisogno che sia comportamentalista. Purtroppo le testimonianze di diversi amici (vet, ovviamente) mi confermano sempre più che il master di comportamentalismo è proprio mirato a far utilizzare psicofarmaci quando NON c’è alcuna malattia organica.
      Che poi possano essere di supporto agli umani (proprietari, educatori e affini) mentre si affronta il problema comportamentale, è sicuramente vero: ma non curi il cane, “curi” gli umani che non riescono a gestirlo senza il farmaco. E questa è una sconfitta, altroché se lo è.
      “Sempre e comunque” forse no, ma in almeno otto casi su dieci, sì (e sono stata larga).
      Per concludere, ti copincollo il msg che mi è arrivato pochi minuti fa su FB:

      “Veterinaria comportamentalista:
      beagle di 18 mesi. Problema: ansia da separazione e sporca in casa in due posti.

      Terapia:
      ANAFRANIL
      e di primo acchito (per metterlo tranquillo e togliere lo stress…)
      5 valium in una sola dose.

      Ovviamente non ha risolto un c….

      Cane rincitrullito, che ora anche se sta con una persona che non sia la sua padrona, ulula …”

      E di casi come questi posso portartene a dozzine…

      • Grazie per la risposta, mi fa piacere avere tutte queste informazioni. Dunque con “leggasi malattia” intendevo proprio quello (non mi esprimo benissimo per iscritto), cioè “quando il disturbo comportamentale non è più solo un disturbo, ma sconfina nella malattia”.
        Io vengo dall’ambiente dell’IPO, quindi sono lontana anni luce da buonismi, bambinizzazioni e supercazzole zooantropologhe. Però ho avuto anche modo di studiare, conoscere e osservare la Medicina comportamentale, quella vera, quella seria. E vi assicuro che è un mondo conosciuto poco e solo attraverso pregiudizi o totalmente sconosciuto (soprattutto a molti veterinari che invece di passare anni e anni a formarsi in questa disciplina, preferiscono o improvvisarsi e prescrivere psicofarmaci come fossero mentine, o, invidiosi, denigrare anche i colleghi che lavorano sul serio e che sanno di cosa parlano).
        Penso sempre che barricarsi dietro una convinzione ci impedisca di essere curiosi e di conseguenza ci restringa gli orizzonti e anch’io l’ho fatto per molto tempo e per molti argomenti (un esempio: l’omeopatia veterinaria. Non volevo neanche sentirne parlare, poi ho deciso di partecipare ad un seminario molto interessante e mi sono resa conto che non ne sapevo nulla di nulla. Non ho cambiato idea 🙂 e i recenti studi in umana mi danno ragione, però ho pensato: “Ma chi ero io per parlare che conoscevo quel mondo solo per sentito dire, quando dietro in realtà c’è molto di più?”
        L’università italiana di medicina veterinaria è uno schifo (non so le altre) per cui sono sicura che di incompetenti ce ne siano parecchi (per fare un parallelismo: il veterinario che appena laureato si apre l’ambulatorio perchè ha i soldi per farlo è come l’educatore che ha fatto solo il corso enci e poi si apre il campo perchè ha i soldi per farlo….ossia un cialtrone! ma ne son piene le città, degli uni e degli altri). Ma se qualcuno mi chiede di descrivere il mondo dell’addestramento o quello della veterinaria, io lo faccio avendo in mente “quelli bravi”, l’eccellenza, il “come dovrebbe essere per tutti”. Perchè i danni che fanno i macellai fanno più audience, quelli che cambiano vite invece, lo fanno in punta di piedi, senza propaganda o sensazionalismi, per questo non se ne sente mai parlare…

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